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Allegato B
Seduta n. 18 del 4/7/2006
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GIUSTIZIA
Interrogazioni a risposta scritta:
BUEMI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
in data 22 maggio, a soli sei giorni dalle elezioni per il sindaco e del consiglio comunale di Cosenza, gli agenti della Polizia di Stato, su mandato a firma della dottoressa Raffaella Sforza, sostituto procuratore della DDA di Catanzaro, hanno sequestrato presso il Municipio di Cosenza copia delle liste dei candidati al consiglio comunale della città. L'operazione, che, secondo l'interrogante, è stata condotta con modalità clamorose, ha avuto come conseguenza quella di catalizzare l'attenzione dei mezzi di informazione e di provocare turbamento in parte della opinione pubblica cittadina;
il sequestro delle liste è, da quel momento, diventato argomento di campagna elettorale soprattutto da parte di quei settori politici che, nei giorni immediatamente precedenti all'azione voluta dalla dottoressa Sforza, avevano formulato invettive paventando una continuità tra non specificati candidati e imprecisati settori della delinquenza cittadina;
non si è a conoscenza del fatto che all'esito del sequestrosia stata rinvenuta presso la Procura di Catanzaro alcuna notitia criminis relativa al fatto in questione e la conseguente iscrizione nel registro degli indagati con apertura di procedimento penale;
secondo l'interrogante, l'attività svolta dal sostituto procuratore di Catanzaro ha realizzato una grave interferenza con il democratico svolgimento della campagna elettorale, evidenziata anche, sempre ad avviso dell'interrogante, dalla sproporzionata modalità del sequestro delle liste -:
se il ministro non ritenga di disporre un'ispezione nei confronti dell'operato dell'Ufficio della dottoressa Raffaella Sforza.
(4-00427)
BARATELLA. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il Collegio degli Agrotecnici e degli Agrotecnici laureati di Rovigo è stato interessato da vicende, definite «gravi» dallo stesso Ministero della giustizia e che hanno determinato, su proposta del Collegio
Nazionale, l'adozione di un decreto di scioglimento in data 13 maggio 2005. I soggetti colpiti dal provvedimento di scioglimento lo contestavano tanto violentemente quanto vanamente;
nelle successive elezioni alcuni dei componenti il disciolto Consiglio, nei cui confronti esistevano collaterali procedimenti disciplinari, venivano in parte riconfermati;
in seguito i provvedimenti disciplinari che riguardavano i predetti soggetti giungevano a conclusione, con l'effetto di dichiarare radiato dall'Albo l'ex-Presidente Giorgio Ferrighi, l'intero Collegio dei revisori dei conti e di sospendere - per periodi compresi fra 8 e 12 mesi - altri tre Consiglieri;
il Collegio nazionale provvedeva allora a dare disposizione affinché i soggetti radiati e sospesi venissero integrati in Consiglio con «... i candidati non eletti alle ultime elezioni in base al maggior numero di preferenze ottenute», come testualmente prescrive l'articolo 3, comma 4, della legge 6 giugno 1986, n. 251;
nel frattempo, i soggetti colpiti dai provvedimenti disciplinari, nel tentativo di sfuggire all'afflizione conseguente, disconoscevano la giurisdizione professionale presentando ricorso ex articolo 700 presso il Tribunale di Rovigo, ancora una volta vedendosi respinto il ricorso;
essi allora, sostenendo la tesi di un complotto nei loro confronti, avviavano una sistematica azione volta ad ottenere la revoca extra-procedimento delle sanzioni disciplinari loro comminate ed impedire che il Consiglio del Collegio provinciale di Rovigo, così integrato, potesse continuare la propria attività in rispondenza ai compiti istituzionali previsti per legge;
questa azione, secondo l'interrogante, incredibilmente, pare abbia trovato sponda negli uffici del Ministero della giustizia preposti alla vigilanza sugli ordini professionali, tanto che in data 9 febbraio 2006, con nota 16181, il Ministero della giustizia «ordinava» al Collegio nazionale di provvedere allo scioglimento del Collegio provinciale di Rovigo, nonché di indicare la terna di nomi entro cui nominare il Commissario straordinario, e ciò, secondo l'interrogante, in palese violazione della legge professionale e nonostante l'attuale Consiglio garantisse l'effettivo numero legale dei suoi componenti ed adeguata funzionalità;
benché il Collegio nazionale facesse immediatamente rilevare, con nota del 14 febbraio 2006, l'illegittimità della richiesta ministeriale, per le motivazioni in appresso indicate il Ministero della giustizia ribadiva nuovamente la richiesta di scioglimento con nota del 17 febbraio 2006 protocollo n. 19714-U;
il Collegio nazionale allora, con deliberazione del giorno 11 marzo 2006 esprimeva argomentato «parere negativo» al commissariamento del Collegio di Rovigo avendo riscontrato che non ricorreva nessuna delle circostanze tassativamente all'articolo 3, comma 5, della legge professionale n. 251 del 1986 e, trovandosi in aperta divergenza con il Ministero, richiedeva l'indizione urgente di una Conferenza di servizi, strumento tipico previsto dalla legge per la risoluzione delle controversie nell'ambito della Pubblica amministrazione;
in tutta questa vicenda appare all'interrogante quanto meno singolare il comportamento dell'Ufficio ministeriale il quale, investito del dovere istituzionale di vigilanza e controllo sul corretto funzionamento degli ordini professionali, ha esercitato ripetute richieste al Collegio nazionale degli Agrotecnici e degli Agrotecnici laureati, con motivazioni, secondo l'interrogante, assolutamente inconsistenti ed opposte anche a precedenti decisioni dell'Ufficio medesimo, affinché detto Collegio nazionale adottasse determinazioni che appaiono all'interrogante, in contrasto con la legge professionale n. 251 del 1986 ma anche lesive sia dei diritti degli attuali componenti il Collegio di Rovigo (che si vedrebbero privati del loro diritto elettivo) che degli stessi soggetti colpiti da semplice
sospensione (i quali si vedrebbero privati del loro diritto di rientrare nell'organo consiliare al termine della sospensione che li ha colpiti) -:
se non ritenga doveroso disporre una immediata verifica presso l'indicato ufficio del Ministero della giustizia per verificare quale sia la ragione dell'adozione di atti, secondo l'interrogante, in contrasto con la legge professionale;
se non ritenga, infine, accertata la gravissima situazione descritta dall'interrogante e valendosi dei poteri di auto tutela, revocare il decreto, secondo l'interrogante illegittimo e infondato, del precedente Ministro della giustizia del 28 aprile 2006 con il quale è stato commissariato il Collegio di Rovigo.
(4-00437)
BOCCI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
la nota e rocambolesca evasione di un pericoloso detenuto albanese dal carcere di Capanne a Perugia, avvenuta l'undici giugno scorso, ha riproposto il problema della drammatica situazione nei penitenziari dell'Umbria, più volte denunciata dalle organizzazioni sindacali al Ministero della Giustizia e all'Amministrazione penitenziaria, una situazione praticamente al collasso in primo luogo per una ragione comune a tutto il sistema penitenziario italiano, caratterizzato dall'insostenibile sovraffollamento dei detenuti, in progressivo aumento, secondo l'interrogante, dopo l'entrata in vigore della cosiddetta legge Cirielli, approvata dal precedente Governo;
le gravi ricadute di questa legge sul sistema penitenziario erano state ampiamente previste e denunciate, ma questo non ha impedito al Governo di insistere per le «note ragioni»;
oggi rimangono, a giudizio dell'interrogante, i perversi effetti del provvedimento e la necessità di porvi rimedio;
connessa a questa ragione è il problema anch'esso endemico, delle carenze di personale in ogni comparto, con la conseguente esigenza di integrazione degli organici (sia della polizia penitenziaria che del comparto Ministeri);
il sovraffollamento e lo stato di degrado in cui versano le carceri italiani rende problematica ogni forma di convivenza sia per i detenuti, sia per chi lavora all'interno della struttura, che vede compromessa la fruizione dei propri diritti assicurata dai contratti collettivi (la mobilita di sede, la mobilita verso altre amministrazioni, le norme sulla famiglia, eccetera);
accanto a questi problemi comuni vanno evidenziati quelli specifici dei penitenziari umbri (Perugia, Terni, Spoleto, Orvieto);
ben prima del fattaccio dell'evasione le organizzazioni sindacali e i loro responsabili regionali e nazionali avevano cercato di richiamare l'attenzione delle Autorità Competenti e dell'opinione pubblica sui gravi problemi che avrebbe creato l'apertura dell'Istituto (di Capanne) prima del suo completamento sia strutturale (Inaugurazione da parte del Ministro Castelli è avvenuta in tutta fretta con i lavori incompleti anche sui sistemi di sicurezza elettronici antiscavalcamento ancora non funzionanti), sia di organico (in proposito è stata rimarcata la decisione del Dipartimento dell'Amministrazione penitenziaria, a giudizio dell'interrogante, di tenere in attività il centro clinico presso la vecchia struttura carceraria di P.zza Partigiani a Perugia);
la carenza di personale rende allo stato assolutamente improponibile l'ipotesi di apertura di ulteriori spazi detentivi, quali quelli che si prefigurano per Capanne e per la C.R. di Spoleto (200 detenuti) dove sono stati quasi completati i lavori di ristrutturazione a tale scopo;
la medesima carenza di personale è denunciata per il carcere di Terni in una situazione di particolare attenzione anche per la presenza in questo istituto carcerario di detenuti del calibro di Provengano;
quali provvedimenti il Ministro intenda adottare e quali strumenti e mezzi intende attivare -:
a) per l'adeguamento degli organici;
b) per l'attuazione della Legge (cosidetta Meduri) di riforma per la Dirigenza penitenziaria con gli adempimenti previsti in materia di personale;
se non ritenga necessario, in attesa dell'ampliamento degli organici, di sospendere in via cautelativa l'apertura di ulteriori spazi detentivi nei penitenziari di Spoleto e di Capanne.
(4-00440)