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Allegato B
Seduta n. 182 del 3/7/2007
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SALUTE
Interrogazione a risposta scritta:
SMERIGLIO. - Al Ministro della salute, al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
un recente articolo del quotidiano britannico The Guardian (Milking it di Joanna Moorhead, 15 maggio 2007 - http://www.guardian.co.uk/g2/story/0,,207-9613,00.html) ed un video realizzato dal locale ufficio dell'Unicef (http://boycottnestle.blogspot.com/2007/05/watch-film-from-philippines-here.html) descrivono nel dettaglio le drammatiche conseguenze del marketing e dell'uso di latte artificiale in Bangladesh e nelle Filippine, rispettivamente;
le multinazionali che producono e distribuiscono sostituti del latte materno in quei paesi usano i loro rappresentanti di commercio per far sì che gli operatori sanitari, medici in primo luogo, diventino agenti indiretti di distribuzione di pubblicità mirante a far abbandonare il latte materno a favore di quello in polvere, anche quando ciò non è necessario;
le conseguenze di questo marketing immorale sono ben note: denutrizione, infezioni e morte. L'autrice dell'articolo non esita a dire, suffragata da dati forniti dall'Unicef e dall'OMS, che basterebbe eliminare questo marketing per raggiungere, senza bisogno di altri sforzi ed aiuti internazionali, uno degli obiettivi del millennio stabiliti dalle Nazioni Unite per il 2015, in materia di mortalità infantile;
l'organizzazione britannica Save the Children, in un documento pubblicato negli stessi giorni (A generation on: baby milk marketing still putting children's lives at risk), conferma le notizie provenienti dal Bangladesh e dalle Filippine, afferma trattarsi di pratiche di marketing sistematiche e perciò attuate anche in moltissimi altri paesi, e denuncia il fatto che ben 25 anni dopo l'approvazione del Codice Internazionale sulla commercializzazione dei sostituti del latte materno (1981) non si sia ancora riusciti a farlo rispettare alle multinazionali, Nestlé in prima fila, che dominano questo settore;
nelle Filippine, poi, sta succedendo qualcosa di ancor più grave. Circa un anno fa il governo aveva approvato una direttiva che limitava la libertà finora concessa alle imprese in questione di fare pubblicità, recependo i dettami del Codice Internazionale e rendendo la legge nazionale più rigorosa. Le maggiori compagnie del settore, nordamericane, hanno protestato per questa direttiva e, grazie anche alla lobby messa in atto dal governo USA, sono riuscite a far annullare dalla corte suprema la direttiva governativa;
il governo ha presentato ricorso ed è ora in attesa della sentenza definitiva, ma nel frattempo molte organizzazioni che promuovono l'allattamento al seno, sia nelle Filippine sia in altri paesi, hanno espresso la loro solidarietà al governo e la loro preoccupazione nel constatare come non sia possibile promulgare leggi in difesa della vita, se queste vanno contro gli interessi di alcune multinazionali;
come dimostra la pubblicazione «Il Codice Violato» del 2004 (www.ibfanitalia.org), anche le imprese operanti in Italia violano sistematicamente e coscientemente il Codice Internazionale, grazie anche al fatto che la nostra attuale legislazione non recepisce tutti i dettami dello stesso;
oltre ad offrire conferma del fatto che le strategie di marketing delle multinazionali
sono globali, le violazioni registrate in Italia, ed il marketing relativo, spiegano almeno in parte la difficoltà a far aumentare la prevalenza e la durata dell'allattamento al seno nel nostro Paese, con le conseguenze che ciò comporta per la salute di mamme e bambini, oltre che per le tasche delle famiglie e il bilancio dello Stato;
nemmeno il boicottaggio della maggiore multinazionale del settore, la Nestlé, lanciato il 4 luglio del 1977 a livello internazionale, e corredato da altre iniziative di pressione come la richiesta ad istituzioni, enti ed organizzazioni di non accettare finanziamenti e sponsorizzazioni, è riuscito a far rispettare, a parere dell'interrogante, alla compagnia il Codice Internazionale, anche se ha dovuto rendere le sue strategie di marketing molto più sofisticate e meno grossolane e dirette -:
se non si ritenga indispensabile ed urgente che la commercializzazione dei sostituti del latte-materno debba essere regolata da una seria e rigorosa legge che, rispettando la possibilità di usare sostituti del latte materno le rare volte in cui sia necessario, consenta comunque alle madri di decidere come nutrire i propri figli senza interferenze di carattere commerciale;
se non si ritenga opportuno attivarsi, in sede europea, al fine di arrivare a normative comuni in materia;
se non si ritenga necessario attivare, attraverso gli organi di informazione di massa, adeguate campagne informative sull'importanza, per il nascituro e la neomamma, dell'allattamento al seno;
quali iniziative si intendano intraprendere, nelle sedi internazionali opportune, affinché lo stesso rigore nel controllo del marketing sia esteso anche nei paesi in cui, come dimostrano i casi del Bangladesh e delle Filippine, le violazioni del Codice Internazionale si traducono immediatamente in sofferenze, malattia e morte;
se non si ritenga opportuno, come primo passo per un impegno in tal senso, che il Governo italiano faccia pervenire al governo filippino un messaggio di appoggio al suo tentativo di introdurre una legislazione più rigorosa sul marketing dei sostituti del latte materno.
(4-04230)