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Allegato A
Seduta n. 184 del 5/7/2007
...
(Sezione 2 - Iniziative per la tutela ed il rispetto della memoria delle vittime del genocidio di Srebrenica)
B)
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro degli affari esteri, per sapere - premesso che:
in Europa dal termine della seconda guerra mondiale, il massacro di Srebrenica risulta essere senza precedenti. Esso fu perpetrato contro la popolazione civile, tra l'11 e il 19 luglio del 1995, dalle truppe serbo-bosniache comandate dal generale Mladic;
a Srebrenica furono torturate, uccise e sepolte in fosse comuni 8.000 persone, uomini e ragazzi bosniaci di religione musulmana, rifugiati e residenti nella cittadina della Bosnia orientale, dichiarata zona protetta dall'Onu nel 1993;
tale massacro è stato compiuto in ragione del progetto di pulizia etnica perseguito dai serbo-bosniaci nei confronti dei musulmani bosniaci;
nel 1993, in base alla risoluzione n. 819 del Consiglio di sicurezza, a Srebrenica fu dispiegata la Forza di protezione dell'Onu, l'Unprofor, in difesa della popolazione civile. All'atto del massacro l'area era sotto la responsabilità dei caschi blu olandesi, presenti con un contingente di 450 soldati. Dinanzi all'attacco sferrato dalle truppe serbo-bosniache contro l'enclave musulmano, il contingente olandese rimase nella più totale immobilità, divenendo testimone passivo dei rastrellamenti, degli stupri e dell'uccisione di migliaia di musulmani;
sono ormai trascorsi dodici anni da quella tragedia, riconosciuta dal tribunale penale internazionale dell'Aja (aprile 2004) come un vero e proprio genocidio, e i principali responsabili, l'ex presidente della Repubblica Srpska, Radovan Karadzic e il suo generale Ratko Mladic, sono tuttora latitanti. Entrambi accusati dalla giustizia internazionale di genocidio, crimini di guerra e crimini contro l'umanità, sono nascosti, molto probabilmente, nella regione balcanica, così come dichiarato dall'ambasciatore degli Stati Uniti d'America a Sarajevo, Douglas McElhaney in un'intervista dell'11 dicembre 2006, rilasciata al quotidiano indipendente Oslobodjenj;
in questi anni, si è dibattuto a lungo sui fatti di Srebrenica e sul mancato intervento del contingente olandese e il relativo e incontestabile fallimento della missione della Forza di protezione Onu, l'Unprofor, in quell'area;
dal 1995 in poi, sono state istituite diverse commissioni d'indagine sulle scelte e i comportamenti che hanno avuto le Nazioni unite e le truppe schierate sul campo. In particolare, quella dell'Onu con il rapporto conclusivo del 1999 e quella dell'istituto olandese per la documentazione di guerra (niod) con il rapporto pubblicato nel 2002 attribuiscono le maggiori responsabilità dell'eccidio ai capi politico-militari serbo bosniaci, cioè Radovan Karadzic e Ratko Mladic e ammettono solo una responsabilità «morale» dell'Onu e del contingente olandese;
tali conclusioni determinarono, inevitabilmente, aspre critiche da parte delle associazioni costituite da superstiti e da parenti delle vittime del genocidio. Tra queste il «movimento delle madri di Srebrenica e Zepa», «le madri di Srebrenica» e le «donne di Srebrenica» protestarono vivamente e presentarono formale denuncia contro le Nazioni unite per responsabilità nel massacro;
lo sdegno e le proteste delle associazioni e dell'intera comunità internazionale, suscitati dalla pubblicazione dei rapporti, alcuni mesi fa sono stati rinnovati con fervore alla notizia della decisione del
Ministro della difesa olandese di conferire cinquecento medaglie al valore ai soldati olandesi che fecero parte del contingente di pace stanziato a Srebrenica;
in Olanda, le associazioni bosniache hanno manifestato davanti al Parlamento e davanti alla caserma di Assen dove è avvenuta la cerimonia di consegna delle medaglie;
in Bosnia-Erzergovina, la radio studentesca «efm.ba» ha promosso la campagna denominata «aferim» (complimenti), grazie alla quale in pochi giorni sono state recapitate all'ambasciata olandese in Bosnia-Erzegovina migliaia di cartoline con immagini della tragedia;
il 4 dicembre 2006, la presidenza tripartita bosniaca - risultante dalle elezioni del 1o ottobre 2006 - ha presentato formale protesta all'ambasciatore dei Paesi Bassi in Bosnia e ha affermato in una nota ufficiale; «questo atto del governo olandese ha suscitato amarezza e proteste dei cittadini di Bosnia e in particolare tra le famiglie delle vittime del massacro»;
l'associazione delle «madri di Srebrenica e Zepa» ha parlato di «vergogna» nei confronti dell'Olanda, mentre su Il Foglio del 9 novembre 2006, Adriano Sofri ha scritto: «quei militari e gli ufficiali furono o inerti o complici della selezione di donne e bambini da cacciare e braccare, e dello sterminio di 8.000 uomini di ogni età, ragazzi e vegliardi, compresi, da parte degli sgherri di quel Ratko Mladic, che l'Olanda del Tribunale internazionale aspetta ancora invano. Tutto si scorda prima o poi. Prima, tutto si decora di una medaglia al valore» -:
se il Governo sia stato informato a suo tempo delle reazioni e proteste provocate dalla decisione del Ministro della difesa olandese di conferire le onorificenze ai soldati del contingente presente a Srebrenica;
quali siano le valutazioni in merito;
quali posizioni intenda assumere il Governo italiano, in sede comunitaria e internazionale, al fine di promuovere tutte le necessarie iniziative per la tutela e il rispetto della memoria delle vittime del genocidio di Srebrenica.
(2-00638)
«Boato, Bonelli, De Zulueta, Cassola, Balducci, Francescato, Fundarò, Lion, Pellegrino, Camillo Piazza, Poletti, Trepiccione, Zanella».