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Allegato B
Seduta n. 188 del 12/7/2007
...
GIUSTIZIA
Interrogazioni a risposta scritta:
MENIA e ASCIERTO. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere:
se sia a conoscenza di una situazione critica venutasi, progressivamente, a creare nella Regione Calabria, tra il locale provveditore regionale, dirigente generale, dell'amministrazione penitenziaria, dottor Paolino Quattrone, e numerosi dirigenti penitenziari, direttori d'istituto penitenziario e di uffici dell'esecuzione penale esterna;
se corrisponda al vero che diversi dirigenti penitenziari abbiano adito l'autorità giudiziaria amministrativa per contrastare i provvedimenti, di regola di trasferimento d'ufficio, ritenuti vessatori ed illegittimi del provveditore, dottor Quattrone, ottenendo giudizi favorevoli;
se corrisponda al vero che alcuni dirigenti penitenziari calabresi abbiano adito l'autorità giudiziaria ordinaria avendo ipotizzato nei loro confronti condotte penalmente rilevanti poste in essere da parte del provveditore regionale, dottor Quattrone;
se corrisponda al vero che i rapporti interrelazionali tra il dottor Quattrone e diversi dirigenti penitenziari calabresi, alcuni dei quali anche recentemente sono stati verosimilmente oggetto di azioni intimidatorie, siano fortemente deteriorati a discapito dell'azione amministrativa la quale, invece, richiederebbe, proprio in ambito penitenziario, un clima di proficua serenità e leale collaborazione, nonché particolare vicinanza e sostegno da parte del provveditore verso i dirigenti penitenziari, direttori d'istituto in realtà difficilissime, ove sono presenti organizzazioni rappresentative di una feroce criminalità di tipo mafioso;
se corrisponda al vero che, in data 21 giugno scorso, presso la Casa circondariale di Crotone, nel corso di una riunione ove erano presenti il Direttore generale del personale, dottor De Pascalis, lo stesso Provveditore della Calabria, dottor Quattrone ed i Direttori penitenziari d'istituto e di Uepe (uffici esecuzione penale esterna) in servizio presso il provveditorato, nonché i Comandanti di Reparto, i funzionari dell'area educativa, quelli delle aree contabili, gli assistenti sociali ed altri ancora, il precitato dottor Quattrone, dopo avere sostanzialmente affermato di non credere da tempo nelle istituzioni e nel sistema politico (singolare affermazione se
solo si pensi che la nomina a dirigente generale è di natura politica, ancorché governativa...), nonché aver ricordato come lui incarnasse l'amministrazione penitenziaria in Calabria, talché quanti non si fossero adeguati a tale verità avrebbero potuto fare le valigie e lasciare quella regione, sarebbe andato ben oltre, sostenendo che «alcuni direttori sono fuori dalle istituzioni e devono fare le valigie ed andarsene dalla regione in parola»;
ove gli interrogativi esposti risultassero, anche solo parzialmente, veritieri e noti al Ministro interrogato, quali iniziative urgenti lo stesso intenda assumere al fine di consentire ai diversi dirigenti-direttori penitenziari interessati di poter svolgere, in un clima il più possibile sereno e proficuo, la loro difficilissima missione istituzionale in Calabria, nonché quali provvedimenti cautelativi si adotteranno nei confronti di chi, dirigente generale penitenziario, mostri così scarsa ed ingiustificabile attenzione verso le istituzioni politiche, evidenziandone visibile disprezzo;
se inoltre il ministro non ritenga utile e necessario convocare egli stesso, o il sottosegretario delegato, un incontro urgente con tutti i dirigenti penitenziari della Calabria, onde accertare direttamente se il malumore e le preoccupazioni espresse da alcuni siano condivise dalla generalità del management penitenziario e se anche con le autorità giudiziarie ordinarie, in particolare con la magistratura di sorveglianza, si siano realizzate situazioni se non di conflittualità con il Provveditore, quantomeno di perplessità, in particolare con l'ufficio di sorveglianza del Tribunale di Cosenza;
se il ministro non ritenga utile e doveroso da parte del Governo revocare l'incarico di dirigenza generale a chi non mostri leale collaborazione verso i vertici politici ma, anzi, indirizzi verso i medesimi un malcelato disprezzo.
(4-04362)
BELISARIO. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
alcuni magistrati del distretto della Corte di Appello di Potenza risultano indagati dalla Procura della Repubblica di Catanzaro nell'ambito dell'inchiesta «toghe lucane»;
in particolare risulta indagato il Procuratore della Repubblica di Matera dottor Giuseppe Chieco;
secondo fonti giornalistiche nei giorni scorsi, e per ultimo il 9 luglio 2007, a mezzo di organi di polizia giudiziaria la Procura della Repubblica di Matera ha esperito indagini e sequestrato presso i Carabinieri di Policoro documentazione inerente l'inchiesta di Catanzaro;
è di tutta evidenza come il dottor Chieco, indagato dalla Procura di Catanzaro, si trovi a dirigere una Procura che a sua volta indagherebbe sulla Procura di Catanzaro ed il dottor Tufano, Procuratore Generale presso la Corte di Appello di Potenza, anch'egli indagato dalla Procura della Repubblica di Catanzaro, svolgerebbe attività di vigilanza sulla Procura di Matera il cui vertice, si ripete, è indagato dalla Procura di Catanzaro;
tale situazione appare insostenibile sia per gli operatori del diritto che, soprattutto, per i cittadini;
se, verificate le circostanze innanzi rappresentate, il Ministro della Giustizia intenda porre in essere azioni ispettive per accertare una situazione che rischia di degradare la credibilità delle istituzioni - come il Sindacato degli Avvocati di Matera ha rappresentato al CSM incontrando tra gli altri il Procuratore Generale della Cassazione il 20 giugno 2007, avviando eventualmente azioni disciplinari.
(4-04364)