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Allegato B
Seduta n. 190 del 17/7/2007
TESTO AGGIORNATO AL 13 SETTEMBRE 2007
...
ATTI DI CONTROLLO
PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):
I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, per sapere - premesso che:
il giorno 9 luglio si è verificata una tromba d'aria violentissima che ha colpito numerosi comuni dell'alto mantovano come già segnalato dagli interroganti in un intervento in Aula nel corso della seduta del giorno 10 luglio 2007;
il comune più danneggiato risulta essere quello di Guidizzolo;
il sindaco Graziano Pellizzaro del comune di Guidizzolo, ha comunicato che ci sono stati decine e decine di feriti, trasportati nell'ospedale vicino di Castiglione delle Stiviere. Numerosissime famiglie (almeno cinquanta), bambini, donne e anziani (circa duecento) sono stati evacuati nella notte del 9 luglio, presso una
temporanea tendopoli, allestita prontamente dal locale servizio di protezione civile che si sta prodigando per dare una prima mano alle persone e famiglie colpite;
sono state scoperchiate più di cinquecento case di abitazione civile (cinquecentocinque), che rappresentano circa il 20 per cento del patrimonio edilizio di Giuidizzolo a causa di un vero e proprio tornado che ha scoperchiato i tetti delle case, facendo crollare muri, volare autovetture, alberi, tetti e vecchie coperture di eternit, le quali possono creare un ulteriore rischio amianto; e sta nascendo anche un problema serio con riguardo alla raccolta dei rifiuti;
si registrano circa venti aziende agricole danneggiate e distrutte. Alcune stalle non hanno retto al tornado tetti e muri sono crollati ferendo e uccidendo il bestiame; diverse serre non hanno retto alla devastazione del tornado;
sono stati colpiti anche cinque insediamenti aziendali artigianali con gravissime ripercussioni sul loro futuro e quello dei propri dipendenti;
la grandine con chicci grossissimi ha inoltre colpito e danneggiato strutture dei comuni di Medole, Solferino, Cavriana, Castel Goffredo, Castiglione delle Stiviere, ed altri. Molte colture, come mais, uva e orti sono state letteralmente distrutte;
molte famiglie oggi, non riescono più ad avere non solo un tetto, ma anche un lavoro; molte aziende collassate o distrutte materialmente non riescono più a sopravvivere, a pagare i propri dipendenti;
la tromba d'aria ha colpito e causato danni ingenti anche ad edifici come cimiteri, scuole, municipi, strutture pubbliche, supermercati, strade, segnaletiche stradali, semafori, illuminazione, arredo urbano, alberature, eccetera, con danni incalcolabili;
anche la circolazione stradale è stata chiusa al traffico per molte ore; per più di dieci ore è stata interrotta la goitese, arteria strategica per le vie di comunicazione dell'alto mantovano;
le forze dell'ordine stanno prontamente garantendo almeno la sicurezza contro l'eventuale sciacallaggio nelle case divelte, che purtroppo si verifica in questi casi -:
quali urgenti ed adeguate misure intende prendere per:
a) attivarsi immediatamente con risorse umane e materiali di soccorso a queste famiglie disastrate e di aiuto ai comuni interessati;
b) una presenza effettiva e visiva dello Stato volta a tranquillizzare la popolazione e gli amministratori;
c) dichiarare lo stato di calamità e di emergenza per quei comuni che sono stati colpiti: persone, aziende, enti e tutti quelli che purtroppo hanno subito danni;
d) predisporre un programma di ricostruzione e reinvestimento, con strumenti fiscali e finanziari tali da coprire la maggior parte dei danni stimati in circa settanta milioni di euro. Possibilmente in collaborazione con la Regione Lombardia, che pare avere solo minimi mezzi finanziari per intervenire (duecento mila euro).
(2-00666) «Ruggeri, Burchiellaro, Quartiani, Fava».
Interrogazione a risposta scritta:
LOMAGLIO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
il bacino acquifero di Capo Favara, sito nel territorio del Comune di Santo Stefano Quisquina (Agrigento) si estende per quarantotto km quadrati. Tale bacino ha consentito, da sempre, un adeguato approvvigionamento a più di venti Comuni della zona ed ha fatto si che gli abitanti del luogo non avessero a soffrire a causa
delle gravi carenze idriche patite drammaticamente da altre comunità dell'isola;
la falda acquifera è stata oggetto, nel corso degli anni, di intensi fenomeni di sfruttamento che hanno portato trenta metri;
in data 4 agosto 1999 (Dec. n. 1100) la Regione, e più precisamente l'Assessorato all'Industria ha rilasciato la concessione mineraria per la ricerca, l'estrazione, l'imbottigliamento dell'acqua estratta da contrada Margimuto (che poggia proprio sul bacino di Capo Favara, che alimenta l'acquedotto cittadino) e la costruzione dei relativi stabilimenti, ad una società, la Platani Rossino s.r.l. per un anno nel 1999 e per ulteriori tre anni nel 2000 (Dec. n. 481);
a seguito di tali concessioni, la società permissionaria ha iniziato l'escavazione di un pozzo in contrada Margimuto ad una distanza di circa ottocento metri dai pozzi che forniscono l'approvvigionamento idrico potabile alla popolazione del comune di Santo Stefano Quisquina. Più in generale, il pozzo risultava collocato proprio al centro del bacino acquifero di Capo Favara;
nonostante le proteste dei cittadini ed i numerosi ricorsi avanzati da Amministratori, Sindaco e diversi cittadini al Corpo Regionale delle Miniere-distretto di Caltanissetta, la concessione è stata, nel 2002, ampliata ad un periodo di trent'anni e l'acqua ha iniziato ad essere commercializzata in tutto il territorio siciliano da parte della Platani Rossino s.r.l. con l'etichetta «Acqua Santa Rosalia»;
il Comune di Santo Stefano Quisquina, dal canto suo, in un primo momento ha accettato di buon grado l'iniziativa, accordando anche la concessione edilizia per la costruzione dello stabilimento e spianando quindi la strada all'autorizzazione rilasciata dall'assessorato all'Industria. In seguito ha fatto marcia indietro, in ragione delle sopraggiunte proteste provenute da più parti, facendo dapprima ricorso al TAR (poi respinto dal Consiglio di Giustizia amministrativa) ed infine emettendo un'ordinanza, nel 2000, con la quale disponeva l'immediata sospensione di ogni attività di escavazione o trivellazione di pozzi in Contrada Margimuto, nonché la chiusura del pozzo trivellato dalla Società Platani Rossino s.r.l. L'azienda, per tutta risposta, ha inviato al sindaco una citazione civile miliardaria;
attraverso numerosi studi a carattere idrogeologico e geochimico, è stato dimostrata la pericolosità dei prelevamenti acquiferi nell'area in esame, perché ciò costituirebbe un'ulteriore diminuzione della riserva, già notevolmente danneggiata, ed arrecherebbe non pochi problemi alla popolazione locale che non sarebbe più in grado di approvvigionarsi e sarebbe costretta ad acquistare l'acqua (studi condotti da Livio Travisan, ordinario di geologia all'università di Pisa, nel 1966; dai professori Alaimo e Daina dell'università degli studi di Palermo nel 1990; e da Francesco Martorana, geologo, nel 2000). Anche l'EAS, con una nota del 4 agosto 2000 ha avvertito che, l'allora realizzando pozzo della ditta, sfruttando le risorse idriche del complesso acquifero, avrebbe comportato riflessi pregiudizievoli per l'approvvigionamento idropotabile del Comune di Santo Stefano Quisquina. Di contro, non è stato mai reso noto alcuno studio in grado di sostenere il contrario;
occorre rilevare infatti, che già nel 1982 il genio Civile di Agrigento impose la chiusura dei pozzi aperti dalla Montecatini in contrada Margimuto perché rischiavano di depauperare le risorse idriche necessarie all'approvvigionamento della popolazione ed avevano determinato la quasi totale essiccazione della sorgente Capo Favara;
già nel 2002 i Paesi di Santo Stefano e Cammarata rimanevano gli unici che ricevevano l'acqua direttamente dalla sorgente. Tutti gli altri Paesi della zona venivano riforniti con l'acqua degli invasi, trattata e clorata;
oggi, i sopraggiunti mutamenti sull'assetto societario della Platani Rossino
s.r.l. hanno determinato un quadro nuovo in cui a gestire la pratica estrattiva dell'acqua, per finalità commerciali, è una nota società, la Sampellegrino S.p.A., gruppo della multinazionale Nestlè, con elevatissime capacità di penetrazione nel mercato delle acque minerali e dunque con una maggiore invasività ed incidenza sul patrimonio idrico della zona. Un investimento di cinque milioni di euro che ha portato alla costruzione di un capannone accanto al vecchio stabilimento, all'introduzione di nuove tecnologie ed che ha fatto lievitare la capacità di imbottigliamento. Sembra infatti che gli attuali trenta milioni di bottiglie annui prelevati e distribuiti sul mercato si moltiplicheranno presto in duecentocinquanta milioni destinati a coprire soltanto i mercati regionali;
allo stato attuale, già dal mese di maggio, l'acqua della sorgente santa Rosalia è commercializzata con l'etichetta «Nestlé Vera Santa Rosalia» con una nuova confezione e lo slogan «vera siciliana»;
la provincia di Agrigento soffre di gravissimi problemi legati all'approvvigionamento idro-potabile, in relazione al quale con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 5 novembre 1999 fu dichiarato lo stato di emergenza, poi più volte prorogato fino al 30 giugno 2006 (da ultimo con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 29 dicembre 2005), istituendo un apposito regime commissariale -:
se, e per quali motivi, il Governo ritenga cessati i presupposti dello stato di emergenza idrica nella Provincia di Agrigento, anche per garantire il diritto delle popolazioni interessate ad una fruizione del bene pubblico acqua, contro i progetti di privatizzazione delle sorgenti del bacino acquifero di Capo Favara nel territorio del comune di Santo Stefano Quisquina;
se con riferimento al periodo e ai poteri di competenza, il Governo ed il Dipartimento della Protezione Civile intendano verificare la linearità e la legittimità dell'iter seguito per il rilascio della concessione allo sfruttamento a fini industriali delle sorgenti del bacino acquifero di Capo Favara, da parte dell'Assessorato Industria della Regione Siciliana e inoltre se ritengano di valutare se nell'iter seguito sia stato adottato l'elementare principio di precauzione in riferimento al rischio per la sicurezza e la salute dei cittadini delle Comunità interessate, a causa del depauperamento delle falde acquifere e del rischio idrogeologico connesso al dissennato uso del bacino;
se siano stati effettivamente esercitati i necessari controlli da parte delle autorità preposte in riferimento alle quantità di acqua estratta così come prescritto dalle concessioni e in relazione allo stato di salute della falda. Ciò anche al fine di verificare se un così massiccio sfruttamento acquifero della Quisquina non comprometta in futuro gli equilibri idrogeologici del territorio, interessato ad economia prevalentemente agropastrorale, la cui integrità naturalistica va salvaguardata.
(4-04393)