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Allegato B
Seduta n. 191 del 18/7/2007
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AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE
Interrogazioni a risposta in Commissione:
SANNA, CARTA, FADDA e SCHIRRU. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
nella costa meridionale della Sardegna e in particolare nel Golfo di Cagliari e nei litorali di: Villasimius, Quartu Sant'Elena, Poetto, Sarroch, Pula, Domus De Maria e Teulada si è verificato nei giorni scorsi per l'ennesima volta un grave inquinamento da idrocarburi che ha interessato diffusamente le acque di balneazione e le spiagge;
il deposito oleoso e catramoso sta provocando pericoli significativi per la salute dei cittadini e della fauna, nonché danni ambientali ed economici rilevanti in particolare per le attività turistiche;
i tratti di mare interessati dall'inquinamento sono attraversati quotidianamente da un intenso traffico di navi che trasportano il petrolio grezzo verso la raffineria SARAS di Sarroch che per capacità di trattamento degli idrocarburi e di accumulo dei derivati è considerata una delle più grandi d'Europa;
lo stabilimento è ubicato nella zona più popolata della regione e in un ecosistema
costiero e lagunare di straordinario valore ambientale e naturalistico ripetutamente interessato da gravi incidenti e preoccupanti fenomeni inquinanti derivanti dall'attività industriale;
le amministrazioni pubbliche e in particolare la Capitaneria di porto, nonostante la costante attività di controllo, risultano finora del tutto inadeguate sia per prevenire le cause e sia per individuare e sanzionare col necessario rigore i responsabili;
la pubblica opinione è sempre più allarmata e indignata per il ripetersi degli eventi inquinanti e ancor più per l'incapacità delle competenti autorità di accertare le responsabilità e di individuare le imbarcazioni e le industrie che scaricano in mare i veleni e i prodotti inquinanti -:
quali iniziative il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare intenda assumere per monitorare con tutti i mezzi necessari e con le più avanzate tecnologie il traffico navale nei mari della Sardegna e in particolare tra Capo Carbonara e Capo Teulada per salvaguardare la salute pubblica e un inestimabile patrimonio ambientale e produttivo.
(5-01305)
CACCIARI, MARIO RICCI e FRIAS. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
in data 14 giugno 2007 la CHIMET Spa ha presentato una Valutazione di impatto ambientale al fine di ottenere l'autorizzazione per aumentare l'attività che già svolge nell'impianto di Badia al Pino (comune di Val di Chiana), evidenziata nella seguente tabella:
Tipologia di rifiuti da trattare (attraverso l'incenerimento):
Rifiuti pericolosi: attuale autorizzazione 8.000 tonnellate annue; richiesta della CHIMET 20.000 tonnellate annue;
Rifiuti non pericolosi: attuale autorizzazione 4.500 tonnellate annue; richiesta della CHIMET 10.000 tonnellate annue;
l'impianto della CHIMET di Badia al Pino di incenerimento di rifiuti pericolosi è già il più grande della Toscana e fra i più importanti d'Italia;
la CHIMET Spa chiede al comune di poter ampliare e/o costruire nuovi capannoni ed altri edifici per un totale di circa 62.000 metri cubi, per poter ampliare la sua attività;
la CHIMET Spa comunica di aver ottenuto certificazioni di qualità di livello europeo, mentre un anno fa (marzo 2006) le rilevazioni dell'ARPAT hanno verificato emissioni di diossine e furani superiori di oltre 5 volte il limite massimo fissato dalla legge, come descritto nella seguente tabella:
Rilevazioni effettuate in data 1o, 3 e 14 marzo 2006:
DIOSSINE e FURANI Ng TEq/Nmc:
primo campione: 0,4384;
secondo campione: 0,5787;
media: 0,50855;
limite massimo fissato della legge: 0,1000;
in base a queste rilevazione l'impianto di incenerimento rifiuti della CHIMET è rimasto chiuso a decorrere dalla metà di luglio 2006 e per oltre tre mesi;
malgrado CHIMET abbia una autorizzazione ordinaria a incenerire 12.500 tonnellate annue fra rifiuti pericolosi (8.000 tonnellate) e rifiuti non pericolosi (4.500 tonnellate) ottiene ormai da diversi anni deroghe annuali straordinarie dal Dirigente della provincia di Arezzo a incenerire complessivamente 22.000 tonnellate di rifiuti senza per questo aver attivato alcuna VIA;
l'impianto è a poche centinaia di metri di aree (Badia al Pino, Pieve al Toppo, Tegoleto) popolare da molte migliaia
di cittadini, che peraltro sono interessate anche dall'inquinamento prodotto dall'inceneritore di San Zeno (che dista in linea d'area solo 4 Km dall'impianto CHIMET);
in data 9 luglio 2007 si è svolta un'assemblea pubblica a cui hanno partecipato molte centinaia di cittadini preoccupate dalle notizie di un possibile enorme aumento dell'incenerimento di rifiuti pericoli e non pericolosi;
sarebbe opportuno promuovere una verifica approfondita circa la correttezza e la legittimità di tutte le autorizzazioni e le deroghe concesse alla CHIMET spa sia da parte della Regione che da parte della provincia di Arezzo -:
se il Ministro non ritenga di promuovere - anche avvalendosi del Nucleo operativo ecologico dell'Arma dei Carabinieri - una verifica approfondita circa i rischi per la salute dei cittadini che abitano nei paesi vicini all'impianto CHIMET con particolar riferimento all'emissione di diossine e furani in quantità superiore a 5 volte il limite massimo fissato dalla legge per un lungo periodo di tempo.
(5-01310)
Interrogazioni a risposta scritta:
MIGLIORI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
nel febbraio 2005 il Nucleo Operativo Ecologico dei Carabinieri di Firenze ha posto sotto sequestro alcuni impianti della Draga, di proprietà della Batoli Srl., sita a San Pierino di Fucecchio in via Navalestro e che detto sequestro è avvenuto in conseguenza del fatto che la Draga era priva da anni dei necessari permessi;
considerato che dagli accertamenti espletati non risulta che sia stata effettuata, se non in epoca assai antecedente, opera di dragaggio del fiume Arno come pure nella golena dello stesso;
accertato, però, che gli impianti effettuavano il lavaggio dei materiali «inerti» ad uso edilizio preventivamente stoccati, utilizzando acqua emunta dall'Arno e qui successivamente reimmessa senza alcun filtraggio o trattamento di depurazione;
visto che l'intervento del NOE dette luogo ad un'azione giudiziaria riguardante anche l'allora Sindaco di Fucecchio, in quanto socio della Batoli Srl. -:
se sia stato accertato un danno ambientale a seguito dell'emungimento e la reimmissione d'acqua nel fiume, operazioni che risulterebbero ugualmente prive della prevista autorizzazione.
(4-04398)
CASSOLA. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
nella regione Puglia ed in particolare nella provincia di Taranto, si è verificata una grave crisi idrica;
in seguito a tale vicenda l'Acquedotto Pugliese (AQP) ha proposto al Comune di Manduria (Taranto) un progetto per la «Dissalazione delle acque del fiume Chidro» onde ricavare acqua ad uso potabile, da convogliare verso il basso Salento;
il Chidro è un piccolo corso d'acqua localizzato lungo la costa jonica salentina, nel territorio di Manduria (Taranto), con una portata di circa 2.000 litri al secondo. Pur nel suo brevissimo percorso di circa 300 metri e nella sua modesta portata, rappresenta il principale fiume dell'intero Salento e fa parte di un sistema ad alta valenza naturalistica: è «Sito di Importanza Comunitaria», facente parte di una Riserva Naturale Regionale Orientata istituita con Legge Regionale 24 del 2002;
sembrerebbe che tale corso d'acqua sia legato ad un fenomeno naturale (acqua sotterranea che fuoriesce da sorgenti ubicate in una sorta di cratere posto in prossimità del mare) delicatissimo e praticamente unico in Puglia, ricco di storia e di leggende e oggetto di studi da parte di ricercatori, nonché meta di turisti e visitatori;
molti esperti hanno dichiarato che il dissalatore potrebbe alterare il contesto naturalistico presente;
l'acqua che verrebbe erogata grazie al dissalatore avrebbe un costo molto elevato -:
di quali elementi disponga il Ministro interrogato con riferimento alla questione trattata in premessa e se intenda fornire il proprio apporto in termini di conoscenze tecniche e strategiche in merito alla corretta gestione delle acque, e contribuendo a evitare soluzioni tecniche ed economiche sbagliate, portatrici di danni irreparabili all'ambiente e al territorio, e non risolutive della crisi idrica in oggetto.
(4-04404)
TREPICCIONE e FRANCESCATO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
il 23 aprile 2007 sugli organi di stampa locale della Valsesia si riportavano notizie circa la presenza di cloro difenil tricloro etano (DDT) nella discarica nel comune di Roasio (Vercelli);
in seguito a verifiche ambientali effettuate, l'ex discarica è risultata contaminata da materiale proveniente da un sito ex industriale di Milano, ex Montedison, denominato Rogoredo-Montecity, area affidata alla società Sadi Servizi Industriali per gli interventi di bonifica;
nel sito ex Montedison fino al 1970 si produceva per tutta l'Europa il cloro difenil tricloro etano. Da quest'area sono state inviate nella discarica di Roasio 40.000 tonnellate di terreni potenzialmente inquinati -:
se intenda disporre un'ispezione dei Carabinieri del nucleo operativo ecologico per appurare lo stato dei fatti, anche a salvaguardia della salute pubblica.
(4-04414)
PINI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
alla società Mengozzi S.p.A., con sede legale in Via Sacco 25, Forlì, e impianti in via Zotti 4, località Coriano, comune di Forlì, è stata rilasciata Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA) ai sensi del decreto legislativo 59 del 2005 e L.R. 21 del 2004 con Deliberazione della Giunta Provinciale della Provincia di Forlì - Cesena n. 298 del 25 luglio 2006;
tale autorizzazione (AIA) riassume, amplia e sostituisce le numerose autorizzazioni precedenti rilasciate alla Mengozzi S.p.A. a partire dal 1999 (come riportato nelle sezioni A4, A5, A6 e A7 delle «Condizioni dell'AIA» allegate alla DGP n. 298 del 25 luglio 2006);
tale autorizzazione sinteticamente consente alla Mengozzi S.p.A. di eseguire le seguenti operazione ai sensi del decreto legislativo 152 del 2006:
D10 - incenerimento a terra per complessive 32.000 tonnellate-anno di rifiuti sanitari;
D15 - deposito preliminare;
R13 - messa in riserva;
il tutto subordinato al rispetto delle condizioni e prescrizioni contenute nell'autorizzazione e come meglio descritto nelle «Condizioni dell'AIA» allegate alla DGP n. 298 del 25 luglio 2006;
al rilascio dell'autorizzazione che ha consentito il raddoppio della potenzialità (passando da 16.000 a 32.000 tonnellate per anno) ha espresso parere non favorevole il Comune di Forlì con propria nota del 26 giugno 2006 che riassume le numerose precedenti;
è ancora pendente ricorso avanti al TAR di Bologna dello stesso Comune di Forlì e del WWF Italia - sezione locale di Forlì avverso la legittimità amministrativa di tale delibera della Giunta Provinciale di Cesena - Forlì;
prendendo spunto dalle «condizioni dell'AIA», si osserva quanto segue:
1. La citata Autorizzazione Integrata Ambientale rilasciata con Deliberazione della Giunta Provinciale della Provincia di Forlì - Cesena n. 298 del 25 luglio 2006 descrive l'assetto impiantistico nella sezione C.1.2 delle «Condìzioni dell'AIA» con i seguenti cicli produttivi:
«termovalorizzazione dei rifiuti sanitari con produzione di energia elettrica:
conferimento dei rifiuti sanitari;
alimentazione dei rifiuti al forno;
combustione dei rifiuti;
recupero termico e produzione di energia elettrica;
trattamento fumi;
estrazione ed emissione dei fumi;
recupero e stampaggio dei contenitori in plastica e dei relativi coperchi»;
2. Nella medesima sezione C.1.2 «Descrizione dell'attuale assetto impiantistico» viene descritta dettagliatamente ogni singola fase di ciascun ciclo produttivo; di tutte, la sola fase di alimentazione al forno è descritta in modo assolutamente sommario. In essa si spiega che:
i rifiuti vengono introdotti:
dal sistema di svuotamento automatico se conferiti nei contenitori riutilizzabili;
dall'operatore se conferiti in contenitori a perdere, all'interno di Navette mediante le quali vengono poi trasferiti alla Tramoggia di carico del forno. Una volta piena, la navetta viene presa in carico dalle catenarie della birotaia e reimmessa nel circuito per il trasferimento fino al ribaltatore, sovrapposto direttamente alla tramoggia di alimentazione del forno, entro la quale i rifiuti vengono sversati per ribaltamento. Dopo tale operazione le Navette proseguono nel circuito e, tramite ascensore, scendono al piano terra per il lavaggio (che avviene mediante getti d'acqua in pressione ed additivo igienizzante) e la sosta in attesa di riprendere il ciclo». Nulla, assolutamente nulla, viene detto della dimensione di ogni Navetta, del numero di Navette e del tempo che ciascuna Navetta impiega per compiere il ciclo, dal riempimento allo svuotamento, nonché dettagli più precisi sul lavaggio, sul tipo di igienizzante e sul percorso e tempo che ciascuna Navetta impiega dal lavaggio a riprendere il ciclo di riempimento.
3. Al termine della descrizione delle varie fasi del ciclo produttivo di termovalorizzazione è presente una tabella di «riepilogo delle "emissioni" derivanti dal ciclo produttivo di termovalorizzazione» (tabella 2.1-4) e, relativamente alla sezione alimentazione del forno, (meglio descritta al precedente punto 2.) per quanto riguarda eventuali «emissioni gassose» la casella appare totalmente vuota, a significare che nessuna emissione gassosa è prevista in questa fase.
4. Nella sezione C.2.3 «emissioni in atmosfera» sono puntualmente e dettagliatamente descritti quindici punti di emissioni convogliate, mentre relativamente alle «Emissioni diffuse e fuggitive» - si riporta: «Le emissioni diffuse sono relative alle emissioni di vapore acqueo proveniente dall'apertura a fine lavaggio del tunnel di lavaggio e asciugatura dei contenitori in polietilene. Non sono presenti emissioni fuggitive». Null'altro.
5. Nella sezione C.2.6 «Rifiuti», nonché nella sezione D.4 «condizioni specifiche per l'esercizio dell'impianto» ed in particolare alla sezione D.4.5 «Rifiuti: limiti, requisiti, monitoraggio, prescrizioni» viene chiaramente evidenziato che le operazioni relative allo stoccaggio (D15) riguardano solo ed esclusivamente rifiuti prodotti dall'impianto nel suo ciclo produttivo, mentre per quanto alla messa in riserva (R13) ci si riferisce al solo codice CER (Catalogo Europeo dei Rifiuti) 15
gennaio 2007 relativo agli imballaggi in vetro. Appare evidente che alcuno stoccaggio di rifiuti in ingresso (diverso da quelli esplicitamente autorizzati alle operazioni D15) è ammesso nell'impianto Mengozzi S.p.A.;
6. Infine si riporta quanto prevede il Piano di Monitoraggio relativo alla «tabella 1.7 - Emissioni in atmosfera - Emissioni diffuse e fuggitive: nel sito non sono presenti sostanze che possano dar luogo a emissioni fuggitive». Null'altro;
riassumendo e precisando l'impianto Mengozzi è stato autorizzato, nonostante parere contrario del comune di Forlì, a ricevere e bruciare 32.000 tonnellate - anno (4 tonnellate/ora) di rifiuti sanitari a rischio infettivo (cosa che sta già quotidianamente avvenendo in attesa del pronunciamento del TAR di Bologna);
i rifiuti sanitari vengono conferiti (in contenitori riciclabili che vengono svuotati meccanicamente con rivoltamento del contenitore, o in contenitori monouso caricati manualmente da un operatore) in Navette. Pur non trovandosi nell'AIA, si comunicano i dati relativi a tali navette: ciascuna navetta ha un volume pari a circa 6 mc e vi sono ottanta navette in circolo; complessivamente si può quindi affermare che - tenendo conto di un peso specifico medio pari a 500 Kg per mc - lo stoccaggio dei rifiuti sanitari in ingresso all'impianto è pari a 240.000 Kg (corrispondenti a circa sessanta ore di funzionamento dell'impianto); tali dati, pur di evidente rilevanza, sono totalmente assenti dai documenti relativi all'AIA;
le Navette si muovono lungo un percorso birotaia sotto una tettoia con libera circolazione di aria;
tali Navette, successivamente allo svuotamento, vengono lavate con acqua in pressione e additivo igienizzante sempre sotto tettoia senza controllo alcuno di eventuali emissioni anche sotto forma di nebulizzazione e/o aerosol;
l'operazione di stoccaggio di rifiuti sanitari a rischio infettivo non è descritta, né autorizzata (e invero non potrebbe certo essere autorizzata sotto semplice tettoia e senza captazione e trattamento delle emissioni), in nessuna sezione dell'Autorizzazione integrata ambientale;
le eventuali emissioni diffuse e fuggitive derivanti dallo stazionamento di tali rilevanti quantità di rifiuti sotto semplice tettoia (e quindi esposti anche a forti sollecitazioni termiche), nonché dalle operazioni di lavaggio delle navette, non sono evidenziate in nessuna sezione dell'Autorizzazione integrata ambientale, sono anzi negate in più punti ed è perfino negata la presenza di sostanze che possono dar luogo ad emissioni fuggitive (tabella 1.7 del piano di monitoraggio), il che ad avviso dell'interrogante è in palese contrasto con la tipologia di rifiuti trattata presso l'impianto: rifiuti sanitari a rischio infettivo;
ad avviso dell'interrogante non è in alcun modo ipotizzabile l'assenza di emissioni diffuse e fuggitive derivanti dall'attività di stoccaggio di 250.000 Kg di rifiuto sanitario a rischio infettivo (ancorché funzionale all'alimentazione del forno), e ancor più non può certamente essere negata la presenza di sostanze che danno luogo ad emissioni fuggitive; perciò sono necessari immediati interventi delle autorità competenti per fermare immediatamente tale situazione che appare di rischio sia ambientale, sia igienico-sanitario -:
se risulti - anche ai sensi dell'articolo 13 del decreto legislativo 59 del 2005 - che: attualmente siano trattate presso il forno della ditta Mengozzi S.p.A. sito in via Zotti 4, località Coriano, comune di Forlì, siano trattati circa 4.000 Kg/ora di rifiuti sanitari a rischio infettivo in base all'Autorizzazione integrata ambientale (AIA) ai sensi del decreto legislativo 59 del 2005 e L.R. 21 del 2004 con Deliberazione della giunta provinciale della Provincia di Forlì - Cesena n. 298 del 25 luglio 2006; che l'attività di alimentazione dei rifiuti sanitari a rischio infettivo al forno avvenga effettivamente attraverso ottanta Navette che si muovono su una birotaia sotto una semplice tettoia senza alcun controllo
delle emissioni diffuse provenienti dai rifiuti stessi, che l'attività di lavaggio delle ottanta Navette, una volta avvenuto il rivoltamento a bocca forno, avvenga mediante getti di acqua in pressione e liquido igienizzante sempre sotto semplice tettoia senza alcun controllo delle arie diffuse e delle nebulizzazioni ed aerosol che si sprigionano in tale attività; infine che l'attività di alimentazione del forno mediante le ottanta Navette sia configurata a tutti gli effetti come attività di stoccaggio che andrebbe autorizzata espressamente come attività di messa in riserva ai fini dello smaltimento nel forno e sia quindi sottoposta a tutte le cautele del caso, ed in particolare che tutte le attività di stoccaggio dei rifiuti sanitari a rischio infettivo siano svolte in ambiente confinato con captazione, collettamento e controllo delle emissioni.
(4-04419)