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Allegato B
Seduta n. 191 del 18/7/2007
TESTO AGGIORNATO AL 24 LUGLIO 2007
...
GIUSTIZIA
Interrogazioni a risposta in Commissione:
SERVODIO. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
la bozza di decreto ministeriale avente per oggetto «l'intervento della Polizia
penitenziaria nell'esecuzione penale esterna» attraverso l'istituzione presso gli Uffici Esecuzione Penale Esterna (UEPE) già Centri di Servizio Sociale Adulti (CSSA) di Nuclei di verifica e controllo, ha suscitato preoccupazione e dissenso fra gli assistenti sociali di quasi tutti gli UEPE d'Italia, il volontariato che opera nella giustizia di ispirazione laica e cristiana (Conferenza nazionale volontariato giustizia), l'Ordine nazionale assistenti sociali, il Coordinamento nazionale assistenti sociali, alcuni sindacati, alcuni magistrati e garanti dei diritti dei detenuti;
numerose sono state le iniziative di mobilitazione attivate, per richiedere di non procedere con la sperimentazione prevista dalla bozza di decreto;
in particolare si rileva il rischio per la connotazione sociale degli UEPE e per il sistema dei Servizi Sociali della Giustizia operante nel settore adulti, dopo oltre 30 anni di attività e nonostante le statistiche e i risultati di diverse ricerche dimostrino che la stessa sia stata svolta, seppur con pochi investimenti, in termini positivi anche rispetto alla ricaduta sulla recidiva e di conseguenza sulla sicurezza dei cittadini;
l'Ordine nazionale degli assistenti sociali, in occasione di un incontro avuto il 16 maggio con i vertici dell'Amministrazione penitenziaria, ha rappresentato e riportato le ragioni e le motivazioni delle preoccupazioni degli assistenti sociali operanti negli UEPE, nonché i rischi insiti nella proposta di decreto ministeriale;
la legge 354 del 1975 e successive modificazioni, all'articolo 47 indica nel servizio sociale la funzione di aiuto-controllo e nello specifico recita: «il Servizio Sociale controlla la condotta del soggetto e lo aiuta a superare le difficoltà di adattamento alla vita sociale, anche mettendosi in relazione con la sua famiglia e con gli altri suoi ambienti di vita». La stessa terminologia usata dal legislatore per definire la misura alternativa alla detenzione per eccellenza, l'Affidamento in Prova al Servizio Sociale, dimostra chiaramente come il servizio sociale, con i propri strumenti professionali specifici, sia stato ritenuto soggetto ampiamente titolato nell'ambito dell'esecuzione penale. Anche nel più recente regolamento di esecuzione dell'Ordinamento penitenziario (decreto del Presidente della Repubblica 30 giugno 2000 n. 230), all'articolo 118 viene chiaramente ribadito come il controllo sui soggetti sottoposti alla misura dell'affidamento sia svolto dal servizio sociale con le proprie modalità professionali: il rispetto delle prescrizioni, che di per sé non garantisce circa la commissione di nuovi reati, è solo una parte del percorso proposto alla persona che è un percorso di sostegno e di responsabilizzazione all'interno del quale l'adeguamento alle prescrizioni è uno strumento e non l'unico obbiettivo;
gli interventi garantiti dagli UEPE, nel corso del trattamento in ambiente esterno, sono diretti ad aiutare i soggetti che ne beneficiano ad adempiere responsabilmente gli impegni che derivano dalla misura cui sono sottoposti. Tali interventi, articolati in un processo unitario e personalizzato, sono prioritariamente caratterizzati: dall'offerta al soggetto di sperimentare un rapporto con l'autorità basato sulla fiducia nella capacità della persona di recuperare il controllo del proprio comportamento senza interventi di carattere repressivo; da un aiuto che porti il soggetto ad utilizzare meglio le risorse nella realtà familiare e sociale; da un controllo, ove previsto dalla misura in esecuzione, sul comportamento del soggetto che costituisca al tempo stesso un aiuto rivolto ad assicurare il rispetto degli obblighi e delle prescrizioni dettate dalla magistratura di sorveglianza; da una sollecitazione a una valutazione critica adeguata, da parte della persona, degli atteggiamenti che sono stati alla base della condotta penalmente sanzionata, nella prospettiva di un reinserimento sociale compiuto e duraturo. L'enunciato della normativa, pertanto, appare ben chiaro, rispetto al ruolo degli UEPE e del servizio sociale in particolare,
soprattutto, va ricordato che è frutto di attenta valutazione sia delle esperienze di altri paesi, sia del nostro stesso paese, esperienza che ha visto, negli oltre trent'anni di vita dell'ordinamento penitenziario, rafforzarsi in termini quantitativi e qualitativi le misure alternative, con i risultati che da più parti ed in numerosissime occasioni sono stati pubblicizzati;
la bozza di decreto ministeriale non è coerente con quanto l'attuale normativa prevede e con le esperienze collaudate in altri Paesi europei a forte esperienza di Probation (non risultano esperienze europee di compresenza in uno stesso Ufficio della polizia/servizio sociale in cui vengono garantite prestazioni di aiuto-controllo, attraverso l'attività del Servizio Sociale e di controllo/vigilanza attraverso un proprio nucleo di polizia);
l'introduzione della Polizia penitenziaria negli UEPE con funzioni operative nell'ambito degli Uffici è estranea alle previsioni normative. Infatti, l'articolo 72 dell'Ordinamento penitenziario descrive sinteticamente l'attività degli uffici e prevede inoltre che l'organizzazione degli stessi è disciplinata dal regolamento di esecuzione alla legge. È l'articolo 118 del regolamento che descrive analiticamente organizzazione ed attività degli uffici. Sembra superfluo ricordare che il regolamento adottato dal Ministro e previsto dal comma 1 del nuovo testo dell'articolo 72 è norma di livello inferiore al regolamento di esecuzione citato. Circa l'organizzazione, mentre nel regolamento vi è la previsione esplicita di personale non di servizio sociale per attività amministrativa e contabile e la possibile ed eventuale collaborazione di esperti dell'osservazione all'attività specifica di servizio sociale, non solo manca qualsiasi previsione di una possibile attività di controllo di polizia, ma l'attività di controllo è prevista tra quelle proprie del servizio sociale e nel quadro delle specifiche modalità proprie di tale servizio. Inoltre la stessa legge 15 dicembre 1990, n. 395 all'articolo 5 «Compiti istituzionali del corpo di polizia penitenziaria» attribuisce la competenza «assicurare l'esecuzione dei provvedimenti restrittivi della libertà personale» al comma tre recita: «gli appartenenti al corpo di polizia penitenziaria non possono comunque essere impiegati in compiti che non siano direttamente connessi ai servizi di istituto»;
il controllo dei soggetti sottoposti a misura alternativa è oggi garantito dalle Forze dell'Ordine operanti-presenti-radicate sul territorio, le quali sono (potrebbero sicuramente meglio esserlo, se si favorisse la collaborazione e il coordinamento tra Istituzioni) dei referenti particolarmente significativi, nell'ambito dell'esecuzione penale esterna, proprio perché hanno un punto di vista complessivo sulla situazione delle persone, legato al contesto ambientale che essi presidiano e possono fornire utili elementi di valutazione alla Magistratura di sorveglianza ed agli UEPE, avendo spesso lunga conoscenza dei soggetti e delle loro vicende;
l'assicurare la fiducia della popolazione nella propria sicurezza, vuol dire far sentire la presenza dello Stato sul territorio, secondo un'ottica di prevenzione del crimine ma anche di vicinanza (prossimità) e ascolto. Significa anche offrire ai cittadini un'attenta e costante informazione, sui risultati raggiunti in tema di reinserimento dei soggetti che scontano una pena in misura alternativa. Sapere se è in atto un processo di cambiamento nella persona, se le condizioni all'origine della commissione del reato sono mutate, se vi è qualche probabilità che quella stessa persona non incorra in altro reato, contribuisce ad accrescere la fiducia dei cittadini in uno Stato che è anche in grado di prevenire i reati attraverso il reinserimento sociale -:
quali iniziative intenda adottare per far fronte alle difficoltà in termini di «costi» che deriverebbero dall'attribuzione di nuove competenze alla polizia penitenziaria, sia rispetto agli organici che per i mezzi, strutture organizzative, supporti tecnici;
quali iniziative intenda adottare per far fronte alla difficile situazione degli
organici dell'area sociale per rendere ulteriormente efficace l'attività degli UEPE;
se non ritenga di prendere in considerazione le preoccupazioni innanzi descritte e trovare, all'interno di un progetto complessivo di riforma del sistema delle misure alternative, altri strumenti e soluzioni che permettano di attenuare il rischio di creare contrapposizioni tra operatori;
se non ritenga impegnarsi per superare la previsione di inserire presso gli UEPE i nuclei di polizia penitenziaria e per escludere, tra l'eventuale competenza della polizia penitenziaria sulle misure alternative al carcere, il controllo della misura alternativa dell'affidamento in prova al servizio sociale (nel rispetto dell'articolo 72 dell'ordinamento penitenziario e dell'articolo 118 del regolamento di esecuzione).
(5-01290)
VANNUCCI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
recentemente gli avvocati del Foro di Pesaro hanno attuato un'agitazione astenendosi per alcuni giorni dal servizio per sensibilizzare le autorità competenti sullo stato degli organici dell'intero circondario giudiziario che registra gravi carenze con una preoccupante situazione per la sede di Fano;
gli avvocati hanno rilevato che nel circondario del Tribunale di Pesaro rischia di essere irrimediabilmente compromessa la possibilità di ottenere giustizia in tempi celeri, assicurata sino ad ora dal fattivo e costante impegno di magistrati, avvocati e personale amministrativo ed all'utilizzo di giudici onorari;
in particolare gli uffici giudiziari del Circondario di Pesaro, a cui da tempo viene riconosciuto un elevato grado di efficienza e produttività, stanno attraversando un momento di gravissima difficoltà, dovuto soprattutto alle carenze di magistrati, oltre che del personale delle cancellerie;
nello specifico, la revoca della assegnazione del giudice dottor Andrea Piersantelli ed il trasferimento del dottor Paolo Giombetti, a fronte della contrazione di un organico di magistrati già insufficiente a poche unità, hanno creato un vuoto che sta destando moltissime preoccupazioni tra i magistrati e gli avvocati;
tale situazione si è ulteriormente aggravata a seguito del periodo di astensione dal lavoro della dottoressa Ercolini Francesca a decorrere dal 27 giugno 2007, lasciando scoperta la sede di Fano ove opererà un solo giudice togato, del tutto insufficiente rispetto al contenzioso pendente ed alla mole di lavoro;
risulta, infine, che il giudice dottoressa Andrea Piersantelli sia stato assegnato presso il Tribunale di Fermo ove, peraltro, ricorrerebbe ex articolo 18 ordinamento giudiziario un'ipotesi di incompatibilità esercitando la professione di avvocato nell'ambito dello stesso foro il fratello del magistrato -:
quali misure intenda intraprendere il Ministro della giustizia affinché possa essere, assicurato al Circondario di Pesaro un adeguato numero di magistrati e possa essere così garantita la tutela giurisdizionale dei cittadini e possa essere recuperata l'efficienza che da tempo distingueva gli uffici giudiziari di Pesaro da altre analoghe realtà territoriali.
(5-01307)
Interrogazioni a risposta scritta:
LOMAGLIO. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
in più occasioni e con diverse note (dicembre 2005-aprile 2006-luglio 2006), l'O.S. CGIL-FP Polizia Penitenziaria della Sicilia ha avuto modo di segnalare, al Capo del Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria, alla Direzione Generale della Formazione e del Personale del Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria e al Provveditore Regionale dell'Amministrazione Penitenziaria per la Sicilia,
le pessime condizioni igieniche e la carente salubrità nei luoghi di lavoro della Casa Circondariale di Caltanissetta;
a tal proposito, il Capo del Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria, a seguito dell'intervento dell' O.S. CGIL-FP Polizia Penitenziaria della Sicilia, ha interessato il servizio VISAG (Servizio di Vigilanza sull'Igiene e Sicurezza dell'Amministrazione della Giustizia) del Ministero della Giustizia, Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria Ufficio del Capo del Dipartimento il cui Direttore, con propria nota prot. GDAP-0167446-2006 del 17 maggio 2007 ha assicurato immediato intervento al fine di verificare le condizioni del luogo e di proporre eventuali provvedimenti;
i disagi e le precarie condizioni igienico sanitarie di cui sopra, possono essere così evidenziati:
per diversi mesi è stata disposta la chiusura delle docce e dei bagni nella caserma agenti per le infiltrazioni che causavano danno alle sale colloqui, causando innumerevoli disagi al personale di Polizia Penitenziaria;
in più occasioni, il personale di Polizia Penitenziaria ha segnalato la presenza di grossi ratti all'interno della Caserma Agenti e nei locali della Mensa;
la caserma agenti ha spazi ridotti, pessime condizioni igienico-sanitarie ed evidenti problemi strutturali che potrebbero creare nocumento alla salute del personale di Polizia Penitenziaria;
ancora oggi non si è provveduto alla riparazione dei bagni ormai chiusi da quasi un anno;
la cinta muraria e le relative garitte blindate, ove viene espletato il servizio di sentinella armato da parte del personale di Polizia Penitenziaria, oltre a presentare numerose crepe, si trovano in pessime condizioni strutturali ed igieniche;
nelle garitte blindate della cinta muraria, non sono presenti idonei sistemi di climatizzazione al fine di evitare malesseri o malanni in una zona in cui, nel periodo estivo, la temperatura supera i 40 gradi;
la postazione di controllo per il servizio dei passeggi, dove presta servizio il personale di Polizia Penitenziaria, si trova in cattivissime condizioni;
la struttura non ha idoneo alloggio per il comandante di reparto e lo stesso è stato costretto ad alloggiare in una stanzetta adattata presso la Caserma Agenti;
gli operatori Amministrativi del comparto Ministeri, dell'Area Educativa nonché dell'Area Sanitaria operano nella maggior parte dei casi, in locali inadatti;
il personale medico SIAS non ha idonea struttura in cui permanere nei momenti di attesa;
il servizio di Guardia Medica non copre tutto l'arco delle 24 ore anche in presenza di un numero abbastanza elevato di detenuti tossicodipendenti e il servizio SERT è previsto per sole due ore giornaliere, lo stesso dicasi per l'Esperto Psicologo;
il servizio di guardia medica con i medici SIAS non è organizzato così come previsto dalle normative vigenti sull'organizzazione del lavoro e la Direzione della Casa Circondariale di Caltanissetta, alla richiesta di attivazione del tavolo negoziale sulla materia da parte del sindacato NIDIL-CGIL di Caltanissetta, non ha mai risposto;
presso la Casa Circondariale di Caltanissetta è presente da quasi 10 anni una nuova struttura «mobile» per l'espletamento dei colloqui visivi tra la popolazione detenuta e i propri familiari, mai stata utilizzata se non in casi eccezionali. La stessa, inoltre, non ha non vi è alcun arredo o struttura tale da poterla rendere utilizzabile come sala colloqui, non ha sufficiente aerazione ed è costruita con materiale metallico;
non esistono luoghi in cui i familiari, in attesa dell'accettazione per l'ingresso ai colloqui, possono attendere senza
essere soggetti esposti alle azioni atmosferiche, tranne che per la presenza di una piccola saletta d'attesa utilizzabile dopo che sono state espletate le prime formalità;
non vi sono spazi sia per l'ordinaria attività riguardante l'«ora d'aria» che per la socialità e, ancora peggio, non vi sono luoghi ove sia possibile praticare attività ricreative e culturali così come previsto dall'Ordinamento Penitenziario;
diverse questioni qui esposte sono state verbalizzate nella riunione periodica prevista dalla legge n. 626 del 1994 presso la casa circondariale di Caltanissetta;
la Direzione della Casa Circondariale aveva assicurato alle OO.SS di categoria già nel 2005, che per il 2006 sarebbero stati appaltati i lavori relativi alla ristrutturazione Caserma Agenti che, come evidenziato, è tuttora fatiscente. Di contro, al personale di Polizia Penitenziaria che ha lamentato il problema, è stata data come risposta, che non è obbligo della Direzione mettere a disposizione del personale i locali della caserma agenti;
risulta oltremodo inaccettabile che al personale di Polizia Penitenziaria, che per svariati motivi è costretto ad alloggiare in caserma o a quello smontante dal turno di servizio, non sia consentito utilizzare i servizi igienici e le docce. Ciò ha determinato uno stato di malessere generalizzato tra il personale operante all'interno della Casa Circondariale -:
se il Ministro intenda attivarsi affinché tutte le opere di ristrutturazione e di adeguamento, richieste dalle OO.SS., siano effettivamente e rapidamente realizzate al fine di garantire il rispetto delle elementari e necessarie condizioni di vivibilità e di sicurezza per gli operatori penitenziari e per la popolazione detenuta, nel rispetto della normativa vigente e delle direttive internazionali.
(4-04403)
ANGELA NAPOLI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il territorio della locride in Calabria è rimbalzato alle cronache nazionali dopo il delitto del Vice Presidente del Consiglio Regionale, Franco Fortugno; delitto, peraltro, a tutt'oggi impunito rispetto ai reali mandanti e movente;
pur tuttavia quel territorio è stato sempre permeato dalla presenza di storiche cosche della 'ndrangheta, che ancora oggi permangono e che sono divenute artefici di ingenti traffici di droga e di armi e che, contemporaneamente, hanno saputo inserirsi negli appalti e nella pubblica amministrazione;
sempre nel territorio della locride si sono registrati numerosi delitti e casi di lupara bianca, molti dei quali rimangono a tutt'oggi impuniti;
per quanto sopra l'interrogante ritiene che sia indispensabile, più che mai in quel territorio, l'efficienza dell'Amministrazione della giustizia;
nella trasmissione «W l'Italia diretta», andata in onda martedì 17 luglio 2007, alle ore 21.00, su RAI3, è emersa una situazione, veramente preoccupante ed allarmante, del Tribunale di Locri;
le immagini televisive, accanto alla preponderante presenza di figure di magistrati, seppur preparati, ma al primo incarico, hanno evidenziato carenza di personale amministrativo, e di adeguate attrezzature nonché l'allocazione di pratiche di archivio e di attrezzature inutilizzabili, a dir poco, in locali veramente vergognosi;
l'interrogante è a conoscenza che la costruzione della nuova sede del Tribunale di Locri risulta bloccata a causa di negative informative antimafia che hanno coinvolto le ditte aggiudicatici dell'appalto;
quanto emerso nella citata trasmissione televisiva è davvero vergognoso per l'intera amministrazione della giustizia e non può che continuare ad aumentare sfiducia nei cittadini, evidenziata, peraltro,
dall'assenza degli stessi alla trasmissione in diretta dalla piazza del Tribunale di Locri;
numerose sono state, in passato, le rassicurazioni del Ministro della giustizia sulla positività delle condizioni interne al Tribunale di Locri, ma le immagini televisive hanno evidenziato ben altra situazione -:
quali urgenti iniziative intenda attuare al fine di garantire l'efficienza all'interno del Tribunale di Locri nonché la dignità e l'immagine dell'intera Amministrazione della giustizia.
(4-04411)