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Allegato B
Seduta n. 191 del 18/7/2007
...
ATTI DI CONTROLLO
PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
Interpellanza:
I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, per sapere - premesso che:
il sito www.anticorruzione.it riporta in primo piano la seguente notizia: 6 luglio 2007. Il Prefetto Bruno Ferrante ha presentato al Presidente del Consiglio dei Ministro, On. Prof. Romano Prodi, le dimissioni da Alto Commissario per la prevenzione e il contrasto della corruzione e delle altre forme di illecito nella pubblica amministrazione, per motivi strettamente personali.»;
il Prefetto Bruno Ferrante era stato nominato a tale carica dal Consiglio dei ministri del 19 gennaio 2007;
venerdì 13 luglio le agenzie di stampa informavano che il Prefetto Bruno Ferrante era stato scelto dal colosso delle costruzioni Impregilo per assumere la carica di presidente delle sue consociate Fibe e Fibe Campania;
il 25 giugno scorso, il Gip del Tribunale di Napoli Rosanna Saraceno dispose l'interdizione ai contratti con la pubblica amministrazione per un anno, relativamente alle sole attività di smaltimento, trattamento e recupero energetico dei rifiuti, nei confronti di alcune società del Gruppo Impregilo che gestiscono i sette impianti di combustibile da rifiuti della Campania. Le aziende coinvolte sono Impregilo, Fisia, e Fibe Campania. «Il provvedimento restrittivo è il frutto di una lunga indagine relativa al periodo in cui, nell'ambito del piano per lo smaltimento dei rifiuti, elaborato dalla Regione Campania, fu espletata una gara d'appalto a seguito della quale risultò aggiudicataria un'associazione di imprese costituita da Fibe e Fisia Campania, che provvide a realizzare i sette impianti per il Cdr, dove stoccare i rifiuti in attesa della realizzazione dei termovalorizzatori. Nel 2003 giunsero alla Procura di Napoli numerose denunce, in relazione al funzionamento del trattamento rifiuti, alle discariche, ai siti di stoccaggio. Vennero dunque avviate indagini per verificare la correttezza, sotto i vari profili dell'intero sistema. Emerse allora che i prodotti di lavorazione non avevano le caratteristiche richieste dalla legge e dal contratto, e i pm rinvennero gli estremi del reato di «frode in pubbliche forniture», che portò al sequestro degli impianti, dissequestrati poi nel maggio del 2004. Cominciò quindi una lunga battaglia legale, con continui controlli, sequestri e successive revoche, fino alla risoluzione del rapporto contrattuale con le affidatane, con l'intervento del governo attraverso il decreto legge del novembre 2005, convertito poi in legge nel gennaio 2006. «Andando a ritroso - si legge nella nota della Procura - è apparso evidente che il comportamento delle società non appariva lineare, in quanto pur essendo consapevoli fin dall'inizio che lo smaltimento dei rifiuti non avrebbe potuto funzionare, hanno fatto di tutto per dissimulare tale situazione». Un comportamento che, secondo gli inquirenti «è stato possibile grazie alla complicità e la connivenza di chi aveva l'obbligo di controllare ed intervenire e non l'ha fatto per troppo tempo» (Sole 24 Ore, 26 giugno 2007);
nulla osta formalmente alle dimissioni del Prefetto Ferrante dalla carica ricoperta e alla contestuale assunzione della Presidenza di Fibe e di Fibe Campania -:
se quanto descritto in premessa non rappresenti un caso classico di «controllante» che diventa, senza soluzione di continuità, «controllato», di nome e di fatto, vista l'inchiesta giudiziaria in corso su Impregilo e consociate da parte della magistratura campana;
se il «caso Ferrante» non suggerisca la necessità e l'urgenza di una modifica della legge istitutiva dell'«Alto Commissario per la prevenzione e il contrasto della corruzione e delle altre forme di illecito all'interno della pubblica amministrazione» (articolo 1, legge 16 gennaio 2003, n. 3), con la previsione di un congruo intervallo fra le dimissioni dalla suddetta carica e l'assunzione di incarichi di responsabilità nel settore pubblico e privato;
se la scelta del futuro Alto Commissario anticorruzione terrà conto anche del requisito della stabilità temporale, per cui dovrà essere valutata la determinazione del candidato ad investire nella carica suddetta non alcuni mesi del proprio tempo ma alcuni anni (tenendo presente che la carica è quinquennale, rinnovabile per una volta);
se il Prefetto Bruno Ferrante, prima di lasciare l'incarico, abbia assolto all'obbligo di presentazione della relazione semestrale sulle attività svolte, ai sensi dell'articolo 1, comma 4, lettera d) della suddetta legge n. 3 del 2003.
(2-00670)
«Mellano, Beltrandi, D'Elia, Poretti, Turco».
Interrogazioni a risposta scritta:
D'ELIA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il 17 luglio 2007 è caduto il nono anniversario dell'adozione dello Statuto della Corte Penale Internazionale su genocidio, crimini di guerra e contro l'umanità;
l'Italia si candidò ad ospitare la Conferenza diplomatica dei plenipotenziari ONU convocati per definire lo Statuto della Corte, che è poi stato adottato a Roma il 17 luglio 1998 con 120 voti a favore e solo 7 contrari;
l'Italia ha svolto un ruolo politico di altissimo profilo, sia dal punto di vista diplomatico che da quello giuridico, contribuendo alla definizione dello statuto attraverso l'esperienza di eminenti giuristi nonché alla definizione degli Elementi dei Crimini, che hanno la funzione di specificare l'ambito di interpretazione e applicazione dello Statuto;
lo Statuto di Roma è uno dei testi più avanzati nell'ambito della giustizia penale internazionale, poiché incorpora tutte le garanzie del giusto processo, dei diritti fondamentali delle vittime e degli accusati, di umanizzazione delle pene, escludendo l'applicabilità della pena di morte;
lo Statuto della Corte è entrato in vigore il 1o luglio 2002, dopo avere raggiunto le 60 ratifiche necessarie: ad oggi sono 104 i paesi che lo hanno ratificato e la Corte ha già dato inizio alle prime investigazioni e incriminazioni relative ai casi della Repubblica Democratica del Congo, del nord dell'Uganda, nel Darfur in Sudan;
il nostro Paese ha firmato lo Statuto della Corte il 18 luglio 1998 e un anno dopo il Parlamento ha approvato la legge di autorizzazione alla ratifica, contenente anche l'ordine di esecuzione, attraverso una legge delega al Governo per adottare prontamente le norme di attuazione;
ben quattro commissioni ministeriali sono state istituite con lo scopo di adeguare la legislazione interna allo Statuto di Roma: Commissione Pranzetti (1998, Ministero degli Affari Esteri, che ha completato il lavoro nel 2001), Commissione La
Greca-Lattanzi (1999, Ministero della Giustizia, che ha completato il lavoro elaborando un disegno di legge-delega a fine 2001), Commissione Conforti (2002, Ministero della Giustizia, che ha concluso i propri lavori nel 2003 con due progetti di legge mai resi pubblici), Commissione Scandurra (2002, Ministero della Difesa, che ha concluso i propri lavori con un altro progetto di legge-delega, approvato dal Senato il 18 novembre 2004 (Atto Senato n. 2493 della XIV Legislatura) e che attualmente giace alla Camera (Atto Camera n. 5433);
oltre alle quattro commissioni ministeriali, sono state prese diverse iniziative parlamentari per l'adeguamento della legislazione interna allo Statuto di Roma (Atto Camera n. 2724, On. Kessler e altri, XIV legislatura; Atto Senato n. 1638, Sen. lovene e altri; Atto Senato n. 893, Sen. Pianetta, XV Legislatura; Atto Senato n. 1089, Sen. Martone e altri);
tuttavia, a otto anni dalla ratifica, l'Italia non è ancora riuscita ad adottare la legge di attuazione dello Statuto della Corte, necessaria affinché i tribunali nazionali possano investigare e perseguire i crimini previsti nello Statuto e affinché le autorità italiane possano cooperare con la Corte nelle sue indagini e azioni giudiziarie;
se l'Italia non procederà all'adeguamento legislativo interno, i tribunali italiani non potranno applicare le disposizioni dello Statuto e il nostro paese non potrà quindi cooperare con la Corte. Questo significa che se sul nostro territorio si trovasse una persona indagata per crimini contro l'umanità e la Corte ne chiedesse l'arresto, il giudice italiano non avrebbe alcuno strumento normativo per riconoscere ed eseguire il mandato d'arresto. L'Italia potrebbe quindi, tra l'altro, divenire meta privilegiata di sospetti «criminali di guerra» -:
le ragioni per le quali non si dia seguito al lavoro intrapreso in sede ministeriale durante le scorse legislature, sostenuto, tra l'altro da iniziative legislative presentate nella corrente legislatura;
quali iniziative di loro competenza intendano intraprendere al fine dell'adattamento dell'ordinamento giuridico italiano allo Statuto della Corte penale internazionale.
(4-04399)
FITTO, FRANZOSO, LAZZARI, VITALI, SANZA, BRUNO, DI CAGNO ABBRESCIA, LICASTRO SCARDINO, CARLUCCI, MAZZARACCHIO e LEONE. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
da mesi la Regione Puglia è afflitta da una grave emergenza idrica che sta mettendo letteralmente in ginocchio le province di Taranto, Brindisi e Lecce;
a Taranto da oltre una settimana case, ospedali, industrie sono senz'acqua e solo grazie alla sensibilità dell'Ilva che ha accettato di ridurre la quota di acqua potabile utilizzata per i propri impianti, la situazione pur restando di emergenza, dovrebbe lievemente migliorare;
a Lecce e in tutto il Salento da giorni cittadini e turisti affollano i Municipi protestando contro l'assenza di acqua;
a Brindisi c'è la stessa situazione;
il Capo del Dipartimento Nazionale di Protezione Civile Guido Bertolaso, nel corso del vertice in Prefettura a Bari, ha detto che il 5 marzo 2007 la Presidenza del Consiglio dei Ministri ha emanato una circolare con la quale metteva in allerta tutte le Regioni, gli Enti Locali e territoriali, sulla possibilità di gravi crisi idriche ed emanava nel contempo direttive che le Regioni avrebbero dovuto adottare nell'ambito di un Piano di Misure urgenti per fronteggiare l'emergenza, da inviare alla Presidenza del Consiglio in collaborazione con lo stesso Dipartimento di Protezione Civile;
nessun Piano di Misure urgenti risulta presentato dalla Regione Puglia in ottemperanza a quella direttiva;
solo ieri, 11 luglio, nel corso del vertice in Prefettura a Bari con lo stesso
Bertolaso, sono state individuate queste misure e solo ieri si addivenuti alla determinazione di chiedere all'Ilva di Taranto di ridurre la propria quota di acqua potabile e di utilizzare le falde e i pozzi, anche privati, per far fronte all'emergenza;
da due anni e mezzo ormai, l'Acquedotto Pugliese, il più grande Acquedotto d'Europa, è paralizzato, per stessa ammissione del primo management scelto dalla Giunta Vendola e che a dicembre scorso è andato via denunciando ritardi, omissioni e inadempienze della stessa Giunta Regionale sul fronte degli investimenti e dello sblocco di progetti determinanti per garantire l'efficienza di AQP;
da due anni e mezzo gli investimenti pubblici per circa mille milioni di euro, destinati al potenziamento della rete di AQP, sono bloccati da sciatterie e da veti ambientalisti;
a Manduria l'amministrazione comunale e un gruppo di ambientalisti si oppongono alla realizzazione del dissalatore del Chidro che da solo garantirebbe l'erogazione di 650 litri di acqua al secondo;
il Consiglio dei ministri, ai sensi della legge 225 del 1992 (Protezione civile) potrebbe emanare una ordinanza di dichiarazione dello stato di emergenza idrica con nomina del Commissario delegato per la gestione dell'emergenza idrica in Puglia, ma il Presidente della Regione Puglia, Vendola, ha dichiarato di non voler chiedere al Governo tale provvedimento -:
se e quando la Regione Puglia abbia inviato alla Presidenza del Consiglio dei ministri il Piano di misure urgenti contro l'emergenza idrica richiesto dall'Ordinanza del Presidente del Consiglio del 5 marzo 2007;
se non ritenga di dover procedere immediatamente all'emanazione dell'ordinanza di dichiarazione dello stato di emergenza idrica con nomina del Commissario delegato per la gestione dell'emergenza idrica in Puglia, ai sensi della legge 225 del 1992 (Protezione civile);
se non ritenga di dover intervenire in sostituzione della Regione Puglia - nell'ambito delle proprie attribuzioni - per l'immediato sblocco dei finanziamenti pubblici e dei progetti destinati a migliorare l'efficienza dell'Acquedotto Pugliese;
se non ritenga di investire direttamente il Dipartimento Nazionale di Protezione Civile per affrontare l'emergenza con poteri straordinari e per sopperire ai ritardi, alle omissioni e alle inadempienze della Regione Puglia anche rispetto alla direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri del 5 marzo scorso.
(4-04413)