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Allegato B
Seduta n. 193 del 24/7/2007
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INTERNO
Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'interno, per sapere - premesso che:
si fa riferimento al recente arresto dell'imam della moschea di Perugia e di alcuni complici coinvolti in azioni eversive e tendenti all'estremismo, per le connessioni evidenti con il terrorismo islamico, confermate dalle dichiarazioni del ministro dell'interno che ha sostanzialmente affermato - a parere degli interpellanti - che in Italia, le moschee rischiano di non essere più luoghi di culto ma di incitamento alla violenza;
si rammenta infine, nell'auspicio che la giunta di Bologna receda da una decisione sempre più incomprensibile a danno della collettività, che ha il diritto di sentirsi garantita di fronte a pericoli evidenti per la propria incolumità, che da tempo, per sua esplicita ammissione lo stesso governo in una risposta all'interpellanza presentata dal sottoscritto, ha ammesso la presenza di cellule eversive islamiche nella città di Bologna, che - ad avviso degli interpellanti - per quanto riguarda il CPT di via Mattei sono collegate all'ambiente dell'estrema sinistra locale e che, luoghi simbolo di Bologna, come la Basilica di San Petronio, sono tuttora sotto controllo delle forze dell'ordine per minacce di attentati; per non parlare dell'emblematica espulsione di quattro marocchini accusati di connivenza con il terrorismo islamico, il tutto a dimostrazione del fatto che Bologna è al centro di manovre eversive che dovrebbero essere prese in serie considerazione da chi ha responsabilità di governo -:
quali ulteriori iniziative di controllo (proprio in riferimento alle citate affermazioni del ministro, particolarmente significative ed emblematiche dei rischi che il nostro paese corre per il proliferare di moschee che svolgono in minima parte funzioni religiose) intenda intraprendere in tutto il paese ed in particolare a Bologna, ove è prevista una moschea con annesso centro islamico su un'area di oltre 6000mq, destinata a diventare la più grande del nord Italia e potenziale centro aggregativo di eversione con una scuola islamica della quale non si conoscono i programmi, che non prevedono inoltre l'adesione alle leggi fondamentali della Repubblica italiana;
di quali informazioni disponga (nel rispetto dell'autonomia dell'ente locale che comunque, a parere dell'interpellante, con una leggerezza ed imprudenza politica che sfiora l'irresponsabilità nei confronti dei cittadini, ha concesso i necessari permessi senza una verifica approfondita della provenienza dei fondi e dei garanti effettivi, non nominali, della rispondenza della moschea a pura finalità religiosa) sulla natura dei promotori e finanziatori del suddetto luogo di culto, e sulla disponibilità di forze dell'ordine per controllare, nell'interesse
della cittadinanza, questa realtà, e precisamente l'afflusso di molte persone estranee alla realtà bolognese, ove la comunità islamica non supera i 7000 appartenenti, la qual cosa contrasta con la dimensione eccezionale della moschea situata in zona CAAB.
(2-00678)
«Garagnani, Leone, Bondi, Osvaldo Napoli, Brusco, Fasolino, Pescante, Caligiuri, Tortoli, Simeoni, Di Cagno Abbrescia, Floresta, Zanetta, Fedele, Galli, Fratta Pasini, Pili, Mondello, Minardo, Marinello, Misuraca, Uggè, Gregorio Fontana, Jannone, Ceroni, Verro, Di Centa, Fabbri, Gelmini, Baiamonte, Bocciardo, Mazzaracchio, Gardini, Giuseppe Fini, Romagnoli, Di Virgilio, Pelino».
Interpellanze:
La sottoscritta chiede di interpellare il Ministro dell'interno, per sapere - premesso che:
nei giorni scorsi i maggiori quotidiani nazionali hanno riportato la notizia secondo la quale il sindaco del comune di Montalto di Castro ha deciso di pagare le spese legali ad alcuni degli 8 minorenni residenti nel paese arrestati per lo stupro di una ragazza di Tarquinia di 16 anni;
in particolare il comune con una delibera avrebbe «prestato» 5 mila euro a testa ad alcuni degli otto ragazzi, tra i 15 e i 17 anni, arrestati con l'accusa di aver violentato in gruppo una ragazza di Tarquinia durante una festa di compleanno;
la ragazza una volta appresa la notizia ha dichiarato su un quotidiano nazionale «Sono sbalordita del fatto che il sindaco di Montalto voglia pagare le spese legali agli stupratori. L'ennesima manifestazione di ostilità nei miei confronti. Anche perché tra di loro c'è pure suo nipote» ... «Il sindaco aveva dichiarato che sarebbe rimasto neutrale. E invece così prende posizione, sembra che solidarizzi con gli stupratori, come fanno tanti, a Montalto. Mi fa sentire ancora più sola...»;
la ragazza dopo un periodo buio in cui aveva smesso di andare a scuola e di uscire di casa aveva, da una decina di giorni, ripreso a reagire, ed è del tutto evidente che i fatti di questi giorni hanno peggiorato il già delicato processo di recupero intrapreso dalla giovane;
è di queste ultime ore la notizia secondo la quale sarebbe stata manifestata l'intenzione da parte del sindaco di ritirare la delibera;
è del tutto evidente che l'eventuale ritiro della delibera non muta la natura della scelta compiuta dal primo cittadino di Montalto di Castro;
risultano alquanto irrituali le ragioni che il sindaco ha posto a giustificazione dell'emanazione dell'atto: l'esigenza di tutelare la difesa in giudizio dei non abbienti, infatti, è già prevista nel nostro ordinamento con l'istituto del patrocinio a spese dello Stato -:
se il Ministro interpellato sia in grado di confermare la notizia riportata dai giornali secondo cui, tra i beneficiari della delibera, vi sarebbe anche uno stretto parente del sindaco;
quali iniziative abbia intrapreso o intenda intraprendere il Ministro interpellato, per quanto di sua competenza, in particolare con riferimento al potere di annullamento straordinario di cui all'articolo 138 del testo unico degli enti locali, approvato con il decreto legislativo n. 267 del 2000.
(2-00677) «Deiana».
Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dell'interno, per sapere - premesso che:
il comune di Castellammare del Golfo è stato commissariato (per mafia) da circa un anno e mezzo e la gestione curata dal
prefetto Vito Mattera e da due funzionari di prefettura Santo Lapunzina e Alfio Pulvirenti sin dall'inizio non ha trovato un'ampia corrispondenza con la parte sana della città, dando l'impressione di una criminalizzazione di una intera città, considerata «mafiosa»;
infatti la gestione commissariale non è stata occasione per fare sviluppare una economia, che già era avviata a dare risposte ai cittadini che hanno dovuto prenotarsi in tempo con congruo anticipo per accedere «al sacro soglio» e passando attraverso le forche caudine di un controllo intollerabile in una società civile:
infatti la conduzione della gestione, oltre alle carenze, si è caratterizzata per atteggiamenti non rispettosi dei cittadini, dando l'impressione di un potere arrogante e verticistico;
anche una manifestazione pubblica a Castellammare riguardo l'inizio lavori per la messa in sicurezza del porto (progetto già portato a termine dalle vecchie amministrazioni) è stata caratterizzata dall'assenza dei cittadini da un evento tanto atteso da lungo tempo (oltre cinquant'anni), poiché si è svolta facendo presidiare la città dalle forze dell'ordine dando l'impressione di uno stato d'assedio;
adesso il prefetto Mattera si è dimesso perché - secondo notizie di stampa (Giornale di Sicilia cronaca di Trapani pag. 25 di venerdì 20 luglio) - sarebbe stato raggiunto da un avviso di garanzia, che riguarderebbe «le spese per gli spostamenti del prefetto per raggiungere Castellammare e Burgio, nonché per ricevute per pranzi e rimborso spese varie» e quindi ritengo, così come richiede la cittadinanza, che debbano essere rimossi gli altri due commissari Alfio Pulvirenti e Santo Lapunzina;
poiché risulta chiaro da quanto detto che non vi è stato un rapporto di collaborazione attiva e fattiva con la cittadinanza e con le forze sociali, imprenditoriali e commerciali, compromettendo, non solo la crescita della città ma anche un giusto rapporto di fiducia tra cittadini ed istituzioni, fattori entrambi determinanti per una affermazione della legalità, i cittadini chiedono che si sblocchi l'attuale situazione per ridare fiducia in uno Stato forte e democratico -:
se, apprezzate le circostanze delle dimissioni del dottor Mattera, intenda rimuovere gli altri due Commissari e, con assoluta tempestività, nominare i nuovi Commissari, che possano dare fiducia ai cittadini nelle istituzioni, rilanciando l'economia della città e dare soprattutto una concreta speranza ad un domani migliore.
(2-00679) «Lucchese».
Interrogazioni a risposta immediata:
LA RUSSA, BENEDETTI VALENTINI, MENIA, PEDRIZZI, LAMORTE, PROIETTI COSIMI, LEO, BOCCHINO, FRASSINETTI, GERMONTANI, AIRAGHI, CONSOLO, CONTENTO, GAMBA, MAZZOCCHI, BUONTEMPO, ANGELA NAPOLI e ANTONIO PEPE. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il 21 luglio 2007, nel corso di una brillante operazione condotta dagli uomini della digos, in collaborazione con la polizia postale e la direzione antiterrorismo, sono stati arrestati, nella città di Perugia, in località Ponte Felcino, tre cittadini marocchini, con la grave accusa di associazione e addestramento terroristico internazionale;
oltre all'imam della moschea di Ponte Felcino, regolarmente residente in Italia, sono stati arrestati due suoi stretti collaboratori, successivamente risultati clandestini, mentre un quarto uomo marocchino, già individuato dalle autorità di pubblica sicurezza, risulta ancora essere latitante;
nel corso delle perquisizioni effettuate nella suddetta moschea e nelle abitazioni dei tre arrestati, le forze dell'ordine hanno rinvenuto un vero e proprio
arsenale chimico potenzialmente utilizzabile, a detta degli esperti, per la costruzione di ordigni bellici;
è stato, altresì, accertato che, all'interno della moschea di Ponte Felcino, venivano proiettati, in modo assiduo, filmati con cui si insegnava l'addestramento operativo, consistente nel saper utilizzare e manipolare materiale esplodente e nell'imparare le tecniche di combattimento corpo a corpo, di agguato ed uccisione;
tra le vittime di siffatto indottrinamento, come ampiamente dimostrato dagli investigatori, si annoverano anche i minorenni di fede islamica, chiamati, spesso inconsapevolmente, a trasformarsi in cellule del terrore;
alla luce di quanto riportato da Il Giornale del 23 luglio 2007, l'ultimo rapporto riservato dei servizi segreti del Sisde evidenzierebbe come la forza di organizzazioni «umanitarie» di matrice islamica, legate però all'estremismo, stia crescendo a dismisura e come, nonostante l'atteggiamento pacifico e la disponibilità al dialogo dimostrati dalle comunità musulmane locali, i rischi di iniziative a sostegno di organizzazioni terroristiche stiano rapidamente aumentando;
è sconcertante, ad avviso degli interroganti, quanto riportato ieri dal quotidiano Libero che pubblica il testo integrale della circolare emanata dal dipartimento della pubblica sicurezza del ministero dell'interno, indirizzata ai prefetti, ai questori e alla polizia di frontiera, con la quale si impone l'applicazione dell'articolo 1, comma 1, della legge 28 maggio 2007, n. 68, che, semplificando gli adempimenti formali e procedurali cui precedentemente erano assoggettati gli stranieri extracomunitari che fanno ingresso sul territorio nazionale per motivi di turismo e studio, permette a chiunque di entrare liberamente in Italia e di soggiornarvi per un periodo di tre mesi;
la strada maestra per combattere ogni forma di terrorismo religioso nel nostro Paese rimane quella dell'integrazione, fermo restando che, nel quadro dei diritti e doveri previsti dal nostro ordinamento, non può assolutamente essere tollerato il fatto che chi professa una religione sia, al tempo stesso, portatore di una cultura di violenza e di odio;
proprio perché bisogna evitare l'equazione moschea uguale terrorismo islamico, è sempre più necessario che l'intera comunità islamica moderata residente legalmente nel nostro Paese contribuisca a denunciare ed isolare quelle frange di estremismo che aderiscono a progetti terroristici, tradendo la stessa causa dell'Islam, i cui insegnamenti non devono negare i valori della pace, della giustizia e della pacifica convivenza -:
quali urgenti iniziative il Governo intenda assumere al fine di evitare il ripetersi di fatti, come quello esposto in premessa, che richiedono sforzi incessanti in direzione sia di un costante monitoraggio del fenomeno del terrorismo di matrice islamica che si annida nel nostro territorio, sia di un adeguato impianto legislativo e normativo in grado di saper coniugare la giusta esigenza dell'integrazione con quella della sicurezza dello Stato e dei cittadini italiani.
(3-01128)
MARONI, COTA, DOZZO, GIBELLI, ALESSANDRI, ALLASIA, BODEGA, BRICOLO, BRIGANDÌ, CAPARINI, DUSSIN, FAVA, FILIPPI, FUGATTI, GARAVAGLIA, GIANCARLO GIORGETTI, GOISIS, GRIMOLDI, LUSSANA, MONTANI, PINI e STUCCHI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
l'operazione Hamman, condotta dalle forze di polizia e dalla digos di Perugia, ha portato all'arresto dell'imam della moschea di Ponte Felcino e di due dei suoi assistenti, accusati di essere membri di una cellula jihadista, finalizzata ad azioni terroristiche nel nostro Paese;
le intercettazioni ambientali e telefoniche condotte dalle forze dell'ordine, impegnate nella operazione Hamman, hanno permesso il ritrovamento di sostanze chimiche
pronte per essere utilizzate in attentati terroristici contro obiettivi strategici in Italia;
da quanto si apprende dalle notizie riportate dagli organi di stampa l'attività terroristica del gruppo jihadista era radicata all'interno delle moschea umbra. La moschea, difatti, oltre ad offrire una base logistica, era utilizzata, anche nelle normali attività dedicate all'esercizio del culto, per aggregare soldati per la lotta armata e formare secondo indottrinamento paramilitare le nuove generazioni di terroristi;
nel nostro Paese le indagini sul terrorismo internazionale hanno portato a numerosi arresti e hanno dimostrato, senza ombra di dubbio, la presenza in Italia di cellule eversive del terrorismo islamico legate al movimento di Al Qaeda;
è noto che la moschea, oltre ad essere sede di attività religiosa, diventa anche centro della vita sociale e politica della comunità musulmana;
mentre oramai è palese che anche in Italia all'interno delle comunità islamiche si annidi la presenza di gruppi eversivi (basti pensare, tornando indietro nel tempo, alle vicende giudiziarie che hanno investito il centro islamico di viale Jenner a Milano, la moschea di Cremona e ai più recenti casi delle moschee di Torino di via Saluzzo e via Cottolengo), allo stesso tempo non è invece facilmente riscontrabile una collaborazione con le forze dell'ordine e la magistratura da parte di quei musulmani che si dichiarano moderati e che continuano a chiedere diritti, dimostrando la volontà di volersi integrare nella nostra società. Questo silenzio, dettato dalla paura o da una tacita condivisione di intenti, ad avviso degli interroganti, aiuta il terrorismo a crescere e a diventare sempre più forte;
una politica buonista, superficiale e poco attenta alle vicende internazionali ha permesso il radicamento del fondamentalismo islamico anche nel nostro Paese;
da tempo denunciamo l'errore di chi, in Italia e in Europa, di fronte a un solo Islam coranico, pretende di poter operare una separazione netta tra moderati e integralisti;
la storia ci insegna come sia stata proprio l'intrinseca natura dell'Islam ad impedirne, nel corso dei secoli, il radicamento in Europa. La separazione tra sfera laica e religiosa, la democrazia e i diritti umani sono principi, ad oggi, ancora incompatibili con la visione islamica del mondo;
dobbiamo prendere atto di una situazione di oggettiva incompatibilità che porta agli esiti drammatici tristemente noti. Ne sono prova le dichiarazioni degli imam italiani definiti moderati, che tentano di «incastrare» in qualche modo questi due sistemi culturali - quello dello Stato e quello della fede islamica - attraverso un'improbabile e pericolosa gerarchia, affermando che prima vengono le regole della comunità, poi quelle definite dallo Stato. Le occasioni di incompatibilità sono numerose e sotto gli occhi di tutti. Matrimoni islamici, burqa, macellazione rituale, condizione della donna, scuole coraniche che per ragioni di fede mettono in discussione le elementari teorie scientifiche su cui si basano le nostre tecnologie, il nostro benessere e, soprattutto, il nostro stile di vita;
molti immigrati, superata la fase di adattamento e di risposta alle prime necessità di sopravvivenza, si trovano a dover scegliere a quale modello culturale fare riferimento. Questa doppia identità sfocia per molti di loro nell'odio ideologico e nel tentativo anche violento di affermare la superiorità delle proprie dimensioni culturali e di fede rispetto a un mondo che in termini storici non sentono proprio;
l'attività politica perseguita dai Governi italiani che si sono succeduti dall'11 settembre 2001 ad oggi, è stata tesa da un parte a salvaguardare, giustamente, il diritto alla libertà religiosa e dall'altra a contrastare l'attività criminosa che trovava origine nel fondamentalismo e nel fanatismo islamico;
partendo dal presupposto della correttezza logica di un tale approccio, è necessario condannare gli errori che sono stati commessi nel tentativo di arginare le frange fondamentaliste, istituzionalizzando le organizzazioni ritenute moderate;
in questa ottica presso il ministero dell'interno con decreto è stata istituita la Consulta per l'Islam italiano;
a parere degli interroganti, è inaccettabile, ad esempio, che tra i membri della Consulta per l'Islam italiano, che tanta influenza dovrebbe avere sulle comunità musulmane presenti nel nostro Paese nella ricerca della mediazione e del dialogo, vi siano anche rappresentanti dell'Ucoii (riferimento italiano del movimento integralista dei Fratelli musulmani, che controlla la gran parte dei luoghi di culto);
la legittimazione istituzionale dell'Ucoii e del suo presidente Nour Dachan costituisce un fatto grave;
è inaudito che lo Stato scelga come suo interlocutore un'organizzazione (Ucoii), che già nel 2003 giustificò la strage di Nassiriya, che vede, a quanto consta agli interroganti, il suo presidente Dachan e l'intero vertice dell'Ucoii al centro di un'indagine anti-terrorismo della procura di Roma. Un'organizzazione che, a parere degli interroganti, legittima pubblicamente il terrorismo suicida palestinese e di Al Qaeda in Iraq; che nega il diritto all'esistenza di Israele, che diffonde un'interpretazione ideologica dell'Islam profondamente anticristiana, antiebraica, antioccidentale; che è ideologicamente e operativamente affiliata ai Fratelli musulmani, che, come attesta il movimento palestinese Hamas, considerano lecito il ricorso al terrorismo per conseguire il traguardo condiviso dello Stato islamico -:
se il Ministro interrogato non ritenga opportuno provvedere all'immediata espulsione degli imam che, anche solo nell'esercizio del culto, attraverso una predicazione violenta, contribuiscono a diffondere una cultura del terrore, nonché adottare iniziative normative affinché si proceda ad una mappatura delle moschee presenti in Italia e ad una schedatura in appositi registri di tutti gli imam presenti nel nostro Paese, a predisporre controlli approfonditi in tutte le moschee e centri islamici presenti sul territorio italiano, chiudendo immediatamente quelli al cui interno si riscontrano presenze eversive.
(3-01129)
Interrogazione a risposta orale:
RONCONI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto riportato dal quotidiano Il Messaggero di lunedì 23 luglio, tra le carte ritrovate nella moschea di Ponte Felcino sarebbero state rinvenute anche mappe dettagliate di collegamenti sotterranei e dislocazioni precise delle reti idriche;
nelle stesse mappe sarebbero segnati dei cerchi in rosso sulle parti più deboli dell'acquedotto, quelle in cui il tubo sale verso la superficie pronto per essere inquinato o avvelenato -:
se non ritenga necessario procedere, per quanto di competenza, anche alla verifica della esatta provenienza delle mappe e se risultino avviate indagini in merito all'accertamento di eventuali complicità o connivenze con soggetti che hanno libero accesso a tali mappe.
(3-01137)
Interrogazione a risposta in Commissione:
GALATI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nei giorni scorsi è stato fatto oggetto di gravi minacce il Consigliere dell'amministrazione provinciale di Catanzaro Giuseppe Ruberto detto «Peppino», di cui si è ampiamente occupata la stampa locale -:
quali siano le misure concretamente in atto sul territorio provinciale e regionale
per la prevenzione specifica di attività delittuose dirette verso esponenti politici e delle pubbliche amministrazioni impegnati nella vita istituzionale;
quali iniziative siano state nello specifico adottate per l'identificazione dei responsabili del grave atto intimidatorio e la tutela dell'incolumità del consigliere provinciale e dei suoi familiari;
quali attività investigative a più ampio raggio l'amministrazione degli interni intenda disporre per rispondere al crescente disagio ed all'allarme della popolazione locale per progressiva recrudescenza di fenomeni di criminalità organizzata e non, tesi a destabilizzare la civile convivenza ed il normale svolgimento delle attività economiche della zona;
in che termini l'amministrazione centrale del Ministero degli interni e più in generale gli apparati di Stato che si occupano di pubblica sicurezza intendano operare per rafforzare la loro collaborazione con le istituzioni locali e la loro presenza all'interno dei luoghi istituzionali e politici della Regione Calabria, a garanzia del corretto e democratico svolgimento delle funzioni amministrative e politiche attribuite dalla legge alle stesse istituzioni.
(5-01337)
Interrogazioni a risposta scritta:
CAMPA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
i veneziani continuano ad essere preoccupati per la loro sicurezza. Non si tratta di una situazione infondata, dal momento che lo stesso Capo della Polizia di Stato, Prefetto Antonio Manganelli ha lanciato l'allarme del grave fenomeno della criminalità, che investe i numerosi immigrati clandestini, che nel Veneto raggiunge l'inquietante percentuale del 60 per cento dei reati;
eppure, di fronte a una situazione così delicata, il Governo continua ad intervenire con iniziative del tutto inadeguate: un esempio palese è rappresentato dal «Patto per la sicurezza», sottoscritto dal viceministro onorevole Minniti che prevede l'assegnazione di 50 nuove unità ripartite tra i tre corpi di polizia;
si tratta di una sperequazione incomprensibile, rispetto ai 150 assegnati a Bologna e ai 100 a Genova, se si considerano i particolarissimi compiti a cui le forze dell'ordine devono far fronte a Venezia, quasi giornalmente visitata da alte personalità e autorità internazionali e dal numero più elevato in Italia di turisti (un milione di presenze annue in più rispetto a Roma);
sono proprio i numerosi turisti, che affollano le calli del centro storico, che costituiscono una facile attrazione per i borseggiatori;
a Venezia deve essere compresa la realtà dell'intera area che attira altri milioni di turisti estivi, soprattutto a Jesolo, Cavallino e sul litorale di Chioggia: solo qualche settima fa, gli agenti di polizia di Stato erano rimasti addirittura senza alcuna automobile per eseguire il normale pattugliamento;
l'episodio, largamente descritto dai giornali e dalle televisioni, ha suscitato gravissimo allarme tra la popolazione che si è sentita completamente indifesa;
nulla è stato ancora fatto per aggiornare i motoscafi per il pattugliamento e il pronto intervento in laguna e nel centrostorico. Essi risalgono ai primi anni '80 e spesso sono in avaria: ciò accade anche in occasioni d'emergenza;
alla situazione di Venezia e del suo hinterland, va aggiunta la realtà dell'intero Veneto, con i suoi numerosi centri d'arte e con importanti poli turistici, le cui delicate e irrinunciabili esigenze continuano ad essere disattese -:
per quale motivo non si dia corso all'accordo quadro nazionale, pronto dal 2005 e da tutti valutato molto positivamente, in modo da affrontare subito i problemi della sicurezza dell'intero Veneto.
Quando intenda completare l'assegnazione di mezzi e di uomini alle forze dell'ordine di Venezia ed in particolar modo a quelli destinati ad operare in acqua;
come intenda dare corso immediatamente alle possibilità previste dalla Finanziaria del 2006 comma 439 che dà la possibilità di applicare vera sussidiarietà, in attesa del completamento del piano nazionale prevedendo subito la stipula di convenzioni tra i prefetti e gli enti locali.
(4-04471)
PINI - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
da informazioni acquisite presso i Servizi demografici del Comune di Bologna risulta che siano state accolte dal medesimo ufficio le richieste di residenza avanzate da alcuni stranieri di cittadinanza rumena, di etnia Rom, che hanno occupato abusivamente uno stabile sito in Via Malvezza 2;
tale stabile è infatti da tempo occupato abusivamente da cittadini stranieri e tale occupazione abusiva è stata denunciata dai proprietari alle forze dell'ordine in data 4 ottobre 2006 e 27 gennaio 2007;
nonostante lo stabile in questione non sia in condizioni di abitabilità ed agibilità, risulta che il Comune di Bologna abbia accolto le domande di residenza presentate dagli occupanti abusivi, evidentemente privi di un titolo legittimo di occupazione, ma anzi in una condizione di palese illegalità -:
se il Ministro sia a conoscenza dei fatti segnalati, se non ritenga di dover assumere iniziative volte a rimuovere la situazione di illegalità denunciata ed in particolare all'annullamento degli atti amministrativi illegittimi posti in essere dai Servizi demografici del Comune di Bologna.
(4-04475)
BERTOLINI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
recenti indagini hanno evidenziato come nella moschea di Ponte Felcino, in provincia di Perugia, si svolgesse in maniera continuata attività di addestramento ad azioni con finalità di terrorismo e come in essa, attraverso il locale Imam, operasse una cellula jihadista;
il caso di Perugia è solo l'ultimo di una serie di fatti avvenuti in Italia in cui un Imam viene arrestato per «proselitismo e addestramento con finalità di terrorismo» e in cui un luogo di culto musulmano viene utilizzato per indottrinare all'odio contro la società occidentale ed i valori cristiani, oltre che per arruolare ed addestrare aspiranti stragisti;
tali gravi fatti confermerebbero che gli allarmi lanciati più volte da numerosi esperti sulla penetrazione fondamentalista in Italia sarebbero più che mai fondati ed opportuni;
numerose moschee, in buona parte controllate da esponenti dell'Ucoii, sono state spesso sospettate di essere al centro di attività eversive;
il numero di moschee presenti sul territorio nazionale sarebbe raddoppiato dal 2000 ad oggi, passando da 351 a 696, mentre le scuole coraniche sarebbero attualmente 158;
nonostante ciò, molte amministrazioni comunali hanno già rilasciato (o sono in procinto di farlo) autorizzazioni alla costruzione di nuove moschee (come per es. Bologna e Modena);
nell'aprile del 2007 la 58esima relazione dei servizi segreti italiani, evidenziava come l'insegnamento religioso praticato all'interno delle moschee e delle scuole coraniche fosse oggetto di specifiche «analisi in relazione alla prevenzione di zone grigie dove i reclutatori jihadisti godono di libertà di manovra, specialmente nella reislamizzazione in senso estremista di elementi naturalizzati»;
diverse province dell'Emilia Romagna, come Modena, Reggio Emilia e Bologna sono state al centro di indagini
riguardanti attività gestite da extracomunitari legati a movimenti radicali islamici ed a presunti finanziamenti destinati al sostegno della lotta integralista islamica e al finanziamento delle moschee;
attualmente l'Emilia Romagna risulterebbe essere la regione d'Italia che ospita il maggior numero di scuole coraniche, e cioè ben 25 -:
se sia a conoscenza dei fatti come sopraesposti;
se vi siano dati certi su quante siano le moschee e le scuole coraniche sul nostro territorio nazionale, da quali organizzazioni sono gestite e quanti siano gli Imam presenti in Italia;
se non ritenga necessario, alla luce degli ultimi fatti di cronaca, vietare la realizzazione di nuove moschee, garantendo contestualmente serrati controlli rispetto a quelle già esistenti, in tutte le regioni d'Italia;
se concordi nel ritenere che gli allarmi lanciati rispetto ai rischi legati alla penetrazione fondamentalista in Italia siano non solo fondati, ma quanto mai opportuni, e per questo richiedano una reazione forte da parte di tutte le Istituzioni, comprese le Amministrazioni locali;
se e quali azioni intenda porre in essere al fine di evitare che le moschee presenti sul territorio nazionale si trasformino in zone franche per estremisti che predicano l'odio religioso e l'estremismo contro la civiltà occidentale e contro la nostra società.
(4-04483)