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Allegato B
Seduta n. 193 del 24/7/2007
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SVILUPPO ECONOMICO
Interrogazione a risposta immediata:
LEONE e VITALI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
al di là dell'appartenenza a qualsiasi schieramento politico, la questione dell'impatto ambientale, sociale ed economico del polo energetico brindisino non può essere ulteriormente procrastinata;
ciascuna con propri distinti studi, Greenpeace, Wwf e Legambiente hanno assegnato alla centrale a carbone di Cerano a Brindisi Sud la palma della centrale più sporca tra quelle esistenti in Italia (e tra quelle più sporche in Europa), con oltre 15 milioni di tonnellate di anidride carbonica emesse in atmosfera nel 2005 ed una produzione 2.560 megawatt, pari a tre volte la seconda centrale italiana del medesimo tipo; da sola la suddetta centrale assorbe il 10 per cento di tutte le quote di emissione disponibili per il settore termoelettrico; né si dimentichi che sullo stesso territorio gravano la centrale Edipower a carbone da 640 megawatt e la centrale a ciclo combinato Enipower da 1.170 megawatt;
la convenzione del 1996, contenente il piano di risanamento dell'area di crisi ambientale di Brindisi e trasfusa nel decreto del Presidente della Repubblica del 23 aprile 1998, che prevedeva la chiusura di una delle centrali a carbone ed il funzionamento a gas di uno dei gruppi di
Cerano, è stata disattesa o stravolta da successivi atti delle amministrazioni locali, anche a seguito di tangenti processualmente accertate;
se la massiccia produzione di anidride carbonica comporta problemi di attuazione del protocollo di Kyoto, ancor di più preoccupano le comunità locali le emissioni di metalli pesanti, gli sforamenti continui dei limiti Pm10, la preoccupante crescita delle neoplasie, l'inquinamento accertato delle falde acquifere, che hanno portato in vaste aree al pubblico divieto di impiantare colture agricole e di prelievo acquifero; acque che, invece, l'Enel preleva al ritmo di 1,8 milioni di metri cubi annui e che successivamente riversa, bollenti e sporche, in mare; anche nel porto di Brindisi alcune aree, un tempo interamente dedicate ai commerci, oggi sono occupate dal carbone (8 milioni di tonnellate scaricate nel 2006), con ulteriore danno all'economia della provincia, mentre l'Agenzia europea dell'ambiente ha dichiarato la marina del porto di Brindisi come una delle più inquinate d'Europa;
nonostante il Governo in carica si dichiari propugnatore del protocollo di Kyoto e dell'utilizzo di fonti energetiche pulite, i fatti dimostrano il contrario: nessuna pressione reale è esercitata nei riguardi dell'Enel, di cui pure il ministero dell'economia e delle finanze è il principale azionista, ad onta di tutte le proteste locali; d'altro canto la discrasia tra parole ed azione è dimostrata dalla riapertura delle miniere di carbone del Sulcis, uno dei più inquinanti in circolazione, con previsione di realizzare colà una centrale termoelettrica, incentivata anche con i contributi Cip 6, come se si trattasse di energie rinnovabili e i cui maggiori costi sono scaricati direttamente nelle bollette degli italiani -:
se non ritenga opportuno che le prescrizioni del piano di risanamento indicato in premessa siano immediatamente poste in essere, vietando qualsiasi ulteriore crescita del polo energetico brindisino.
(3-01131)
Interrogazione a risposta immediata in Commissione:
X Commissione:
MURA e D'ULIZIA. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - promesso che:
la riforma del diritto societario, prevista dal decreto legislativo n. 6/2003 e successive modifiche, conferma, all'articolo 2545-quater, comma 2 de codice civile, l'obbligo di versamento di una quota di utili netti annuali ai Fondi Mutualistici per la Promozione e lo Sviluppo della Cooperazione;
per le cooperative non aderenti ad alcuna associazione, o per quelle che aderiscono ad Associazioni che non abbiano costituito il Fondo Mutualistico, resta l'indicazione dell'articolo 20 della legge n. 59/1992 secondo cui il gettito dei contributi relativi al 3 per cento sono utilizzati per alimentare appositi capitoli dello stato di previsione del Ministero di competenza (attualmente il Ministero dello sviluppo economico, prima il Ministero delle attività produttive e prima ancora il Ministero del lavoro);
a seguito della suddetta legge, è stato aperto un apposito c/c postale intestato alla Tesoreria dello Stato sul quale affluiscono i versamenti relativi: al contributo biennale; il 3 per cento dell'utile di esercizio; gli avanzi della gestione soppressa, in quanto non impegnati; e come disposto dall'articolo 20, lettera c) della legge 31 gennaio 1992, n. 59, i contributi determinati ai sensi della lettera a) del medesimo articolo maggiorati del 10 per cento per le cooperative edilizie di abitazione e i loro consorzi, ivi compresi quelli aventi sede nelle regioni a statuto speciale;
mensilmente la Tesoreria dello Stato comunica alla Direzione generale della Cooperazione, l'importo mensile dei versamenti e la Direzione generale della Cooperazione richiede, tramite la Ragioneria competente, la rassegnazione ai relativi capitoli di spesa;
i capitoli di spesa su menzionati, attualmente nel bilancio del Ministero dello sviluppo economico, devono essere destinati alla copertura delle spese comunque connesse con le ispezioni ordinarie, comprese quelle per la formazione di personale qualificato per l'esecuzione delle medesime;
il contributo dovuto dagli enti cooperativi a copertura delle spese relative alle ispezioni ordinarie è accertato e riscosso dal Ministero dello sviluppo economico (per le cooperative non aderenti) o dalle Associazioni Nazionali di rappresentanza e tutela del Movimento cooperativo (per le cooperative aderenti);
il contributo dovuto dalle cooperative al Ministero dello sviluppo economico od alle Associazioni Nazionali riconosciute è obbligatorio -:
se corrisponda al vero che nella riunione presso il ministero dello sviluppo economico, tenutasi il 12 luglio 2006, si è fatta presente la mancanza di fondi nelle casse del ministero, se ciò corrispondesse a verità come siano stati utilizzati sia i contributi relativi al 3 per cento dell'utile di esercizio versati dalle cooperative non aderenti alle centrali, sia i contributi versati dalle cooperative non aderenti alle centrali per l'attività revisionale e quali iniziative intenda attuare il Ministro interrogato per verificare, presso il ministero competente, se abbia avuto luogo l'utilizzo, per usi cooperativi di tutti i contributi versati dalle cooperative e comunque inseriti nel bilancio.
(5-01319)
Interrogazione a risposta scritta:
PINI e FAVA. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
Gazprom è pronta «a cominciare a vendere gas in Italia a partire da aprile» e si pone come obiettivo di crescita quello di raggiungere una quota di mercato del 10 per cento;
si tratterà all'inizio solo di 100 milioni di metri cubi su 3,5 miliardi previsti (l'Italia ne consuma 76 miliardi l'anno), ma in ogni caso è il primo passo verso la conquista (parziale) del mercato finale;
quanto alla scelta del partner italiano che, secondo le indiscrezioni potrebbero essere Hera o Acea, Medvedev ha sottolineato che «esiste una buona scelta di partner potenziali, incluse le più famose Enel ed Edison»;
nei giorni successivi il colosso russo del gas Gazprom ha confermato l'interesse per l'acquisizione dell'ex municipalizzata italiana Hera;
Hera ha confermato i contatti con Gazprom per ottenere una quota del gas che sarà trasportato in Italia dopo la firma dell'accordo con l'Eni;
secondo il management Hera da tempo è molto attiva su questo fronte mentre gli analisti sottolineano come ogni voce di contatto con il colosso russo produce effetti benefici sui titoli;
diverso e meno ottimistico è invece il quadro che fanno gli specialisti di quel settore particolarissimo che è la distribuzione del gas e che valutano la complessa formula che determina il prezzo finale. Nella sostanza, i russi stanno approfittando del modo frammentato con cui i numerosi potenziali partners italiani si stanno muovendo;
ad avviso dell'interrogante, Gazprom sta in pratica mettendo in atto una gara di fatto e la sostanza finale è che il prezzo del gas, in virtù di questa situazione, è troppo alto. Proprio Hera (ma non è la sola) starebbe trattando a livelli troppo elevati -:
se il Ministro sia a conoscenza della situazione e possa indicare con quali formule si stia sviluppando la collaborazione tra Hera e Gazprom, se attraverso una joint-venture, uno scambio o una vendita di quote azionarie;
nel caso di scambio o di una vendita di quote azionarie, a quali tipi di queste si
farà riferimento: a pacchetti nelle mani di privati o di amministrazioni pubbliche.
(4-04460)