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Allegato B
Seduta n. 193 del 24/7/2007
TESTO AGGIORNATO AL 28 GENNAIO 2008
ATTI DI INDIRIZZO
Mozioni:
La Camera,
premesso che:
secondo quanto emerso dal 30o congresso Nazionale AISD (Associazione Italiana studio del dolore) il dolore cronico risulta una patologia ancora scarsamente trattata e riconosciuta nel nostro paese;
i dati resi pubblici riportano che il 21 per cento degli italiani maggiorenni ha sofferto negli ultimi 6 mesi di dolore con una difficoltà manifesta ad avere accesso ad una cura efficace;
la gravità e la portata del problema rendono il dolore cronico una patologia di rilevante impatto sociale per come compromette la qualità della vita, causa inabilità e perdita di giornate di lavoro;
la mancata diffusione di centri per il dolore così come la totale assenza dello studio della medicina del dolore nel curriculum di studio comune a tutte le professioni sanitarie determinano difficoltà innegabili verso un'efficace trattamento di questa patologia;
a tali problemi strutturali si è aggiunta la recente revisione della nota 4 da parte dell'Agenzia italiana del Farmaco che ha di fatto limitato la rimborsabilità ad alcune tipologie di dolore sulla base di criteri discrezionali ed anti-economici, da un punto di vista della spesa sanitaria nel suo complesso, determinando una grave discriminazione tra i pazienti tanto che il responsabile scientifico del sopra citato congresso ha registrato come il nostro paese sia diventato il fanalino di coda europeo per il trattamento del dolore,
impegna il Governo:
ad assumere tutte le iniziative utili affinché sia garantito per tutti i cittadini il diritto a non patire un «dolore inutile» dando seguito a quanto previsto dal piano Sanitario Nazionale 2006-2008 laddove dichiara che «Occorre pertanto moltiplicare l'impegno del Servizio sanitario nazionale nella lotta al dolore per il carattere etico ed umanitario che la connota e perché essa è indice di qualità dei Sistemi Sanitari»;
ad inserire il trattamento del dolore nei Livelli Essenziali di Assistenza;
ad incentivare la realizzazione, a livello regionale, di progetti indirizzati al miglioramento del processo assistenziale rivolto al controllo del dolore di qualsiasi origine ed in particolare quello cronico anche attraverso l'istituzione di Commissioni regionali per la lotta al dolore;
ad adoperarsi perché vengano istituite le scuole di specializzazione in medicina del dolore.
(1-00210) «Ciocchetti, Volontè».
La Camera,
premesso che:
la vicenda dell'atleta sudafricano Oscar Pistorius che ha partecipato il 13 luglio 2007 al Golden Gala di atletica di Roma, giungendo al secondo posto nella corsa 400 metri si commenta da sé, non per la posizione raggiunta ma per il fatto che l'atleta, privo di parte di entrambe le gambe sostituite da due protesi artificiali, ha vinto la sua sfida nel sentirsi e nel vivere lo sport al pari degli altri atleti normodotati ed ha dimostrato al mondo intero la grande volontà di queste persone nel volersi sentire normali e come tali pienamente accettate dalla società, anche nella pratica delle discipline sportive;
la partecipazione di Pistorius al Golden Gala di Roma è stata preceduta da un clima che ha pesato, secondo lo stesso atleta, sulla sua preparazione fisica a causa delle incertezze sulla sua partecipazione alle competizioni da parte della Federazione Internazionale di Atletica Leggera, che comunque poi gli ha dato le
necessarie autorizzazioni, a causa della sua menomazione fisica alle gambe compensata con due protesi artificiali;
la Federazione Internazionale di Atletica Leggera al momento sta effettuando uno studio sulle protesi dell'atleta sudafricano per verificare se queste gli darebbero un vantaggio rispetto agli altri concorrenti;
non è difficile comprendere quanto la vittoria di un secondo posto nella competizione sportiva del Golden Gala di Roma abbia potuto significare per l'atleta sudafricano e per milioni e milioni di cittadini nel mondo, ma soprattutto, alla luce delle notizie riportate dalla stampa possiamo comprendere, sul piano emotivo, come questa vittoria sia stata per Oscar Pistorius la sconfitta delle menomazioni fisiche a vantaggio di una ritrovata grinta nel richiedere pari dignità anche nello sport, tra diversamente abili e normodotati;
il Tg Uno del 15 luglio 2007 delle ore 20 trasmetteva un servizio dedicato all'atleta sudafricano e al suo desiderio di poter partecipare ai giochi Olimpici di Pechino del 2008 e, proseguiva il servizio giornalistico, affrontava il tema dei regolamenti della federazione Internazionale di Atletica Leggera che, di fatto, vieterebbero la partecipazione ai giochi Olimpici agli atleti diversamente abili;
il giornalista del Tg Uno, nel corso del medesimo servizio, dava la notizia dell'appello promosso dalla testata giornalistica in favore di Oscar Pistorius, in quanto «si ritiene che l'atleta abbia il diritto di partecipare alle Olimpiadi» e dava annuncio della raccolta di firme tramite internet dal sito www.tg1.rai.it da trasmettere poi ai vertici della Federazione Internazionale di Atletica Leggera, affinché sia presa nella dovuta considerazione la richiesta dell'atleta di partecipare ai giochi Olimpici di Pechino del 2008;
l'eventuale partecipazione alle Olimpiadi di un'atleta come Oscar Pistorius che, se pur diversamente abile, ha saputo dimostrare nei fatti il proprio valore sportivo, qualora autorizzata dalla Federazione Internazionale di Atletica Leggera e dal Comitato Olimpico Internazionale, sarebbe un evento eccezionale e di grande rilevanza sociale, sia sul piano della competizione fisica sia sul piano dei significati sociali che tale partecipazione significherebbe dal momento che porterebbe all'attenzione della pubblica opinione mondiale, e con una maggiore enfasi rispetto a quanto si sia potuto fare sinora per le persone che, ogni giorno, lottano per sentirsi ed essere «normali» e vogliono essere considerate pienamente normali e parte attiva della società;
la partecipazione di Oscar Pistorius alle olimpiadi di Pechino del 2008 potrebbe rappresentare inoltre una leva emotiva «forte» e di incoraggiamento, capace di avvicinare alle discipline sportive anche coloro che, diversamente abili, vivono la loro condizione di «diversità fisica» come un ostacolo insormontabile, che ne pregiudica la condotta di una vita normale e dunque anche la pratica sportiva, perché spesso non trovano, o sono insufficienti, nelle strutture sportive i necessari accorgimenti, non solo strutturali, per una migliore accessibilità e fruibilità degli impianti da parte di queste persone,
impegna il Governo:
affinché, nel rispetto dell'autonomia dello sport e delle sue regole, intervenga nei limiti delle proprie prerogative, traendo spunto dalle vicende di Oscar Pistorius, per garantire parità di condizioni e di accesso allo sport per tutti, chiedendo al mondo olimpico ed in particolare al Comitato Olimpico Nazionale Italiano, alla Federazione Internazionale di Atletica Leggera e al Comitato Olimpico Internazionale di non chiudersi ai cambiamenti di una società che si trasforma e che vuole offrire a tutti le stesse opportunità di essere protagonisti, anche attraverso le opportunità offerte dalla scienza e dalla tecnologia;
affinché chieda a tutte le Federazioni sportive di intervenire in tale senso, nelle
sfere delle proprie competenze e attività, affinché sviluppino specifici programmi al fine di ridurre ogni fattore discriminante che possa impedire o ridurre le capacità dei diversamente abili di praticare le attività sportive.
(1-00211) «Pedrini, Satta, Zanella, Belisario, De Zulueta, Longhi, Picano, Capitanio Santolini, Cesini, Bellillo, Boniver, Santori, Pedrizzi, Rusconi, Suppa».
Risoluzioni in Commissione:
La VII e XI Commissione,
premesso che:
l'articolo 6 del decreto legislativo 16 luglio 1947 n. 708, così come modificato dall'articolo 3, comma 99, legge 24 dicembre 2003, n. 350, dispone che le imprese dell'esercizio teatrale, cinematografico e circense, i teatri tenda, gli enti, le associazioni, le imprese del pubblico esercizio, gli alberghi, le emittenti radiotelevisive e gli impianti sportivi non possono far agire, nei locali di proprietà o di cui abbiano un diritto personale di godimento, i lavoratori dello spettacolo che non siano in possesso del certificato di agibilità Enpals;
nella seduta parlamentare del 27 marzo 2003, il Sottosegretario Viespoli si è fatto portavoce dell'Enpals, specificando che tale Istituto, dopo aver analizzato la complessa problematica inerente il dilettantismo, ha emesso la circolare n. 21 del 4 giugno 2002, per chiarire l'ambito applicativo della legislazione in vigore e per fornire una specifica regolamentazione delle prestazioni artistiche rese in forma dilettantistica, specificando che gli obblighi di cui al punto precedente vincolano i lavoratori dello spettacolo, ma non gli artisti dilettanti che si esibiscono in pubblico senza alcuna forma di retribuzione, i quali sono esonerati dall'obbligo contributivo e dal possesso del certificato di agibilità;
con la suddetta circolare l'Enpals riconosce di fatto di non avere competenza giuridica sugli artisti dilettanti, anche perché tale istituto è stato autorizzato per legge a disciplinare i lavoratori dello spettacolo, ma non coloro che svolgono, nel loro tempo libero, un'attività artistica amatoriale, ai sensi degli articoli 21 e 33 della Costituzione che tutelano la libertà di espressione e la libera attività artistica;
nella stessa circolare del 4 giugno 2002 si legge, però, che nel caso in cui la prestazione artistica dilettantistica si ponga in termini funzionali e complementari alla normale attività commerciale propria delle imprese che ospitano l'esibizione, così da configurarsi come servizio offerto alla clientela (il caso, per esempio, di intrattenimenti musicali o recitativi realizzati in locali commerciali non immediatamente destinati alla realizzazione di spettacoli o concerti) è da considerarsi come prestazione d'opera connotata dal carattere di onerosità;
la Corte di cassazione, con la sentenza del 6 aprile 1999, n. 3304, ha riconosciuto che «Ogni attività oggettivamente configurabile come prestazione di lavoro subordinato si presume effettuata a titolo oneroso, ma può essere ricondotta ad un rapporto diverso istituito affectionis vel benevolentiae causa, caratterizzato dalla gratuità della prestazione e dalla sussistenza di una finalità ideale alternativa rispetto a quella lucrativa, che deve essere rigorosamente provata da chi afferma la gratuità»;
dimostrare la gratuità della propria prestazione è piuttosto complicato, quando non è impossibile, se non si fa parte di una cooperativa che opera nel settore, la quale, a fronte di una richiesta di rimborso spese, fornisce il nulla osta ministeriale e un contratto scritto di prestazione d'opera gratuita che costituiscono la prova di gratuità richiesta dalla Cassazione;
il comma 188 dell'articolo 1 della Legge 27 dicembre 2006, n. 296 interviene in questo ambito disponendo che alcune
categorie di soggetti siano esenti dagli obblighi informativi e contributivi previsti dalla normativa previdenziale del settore dello spettacolo se si esibiscono «in spettacoli musicali, di divertimento o di celebrazione di tradizioni popolari e folcloristiche» e purché non percepiscano un compenso superiore ai 5.000 euro annui per tali esibizioni;
il suddetto comma dispone le esenzioni di cui sopra per i giovani fino ai diciotto anni, gli studenti di scuola media superiore e dell'università, per i pensionati e per coloro che svolgono un'attività lavorativa per la quale sono già tenuti al versamento dei contributi ai fini della previdenza obbligatoria;
la circolare Enpals n. 6 del 20 aprile 2007 interpreta la norma della Legge Finanziaria 2007 in senso restrittivo, includendo fra gli spettacoli musicali solo quelli di celebrazioni di tradizioni popolari e folcloristiche;
di fatto, ad oggi, i giovani musicisti (esclusi quelli che suonano musica folcloristica) che abbiano il desiderio e la possibilità di esibirsi in un locale a titolo gratuito, si trovano a dover scegliere fra due possibilità: richiedere il certificato di agibilità e versare i contributi all'Enpals pur non essendo lavoratori dello spettacolo, o pagare una quota per associarsi ad una cooperativa dello spettacolo che tuteli il loro diritto di suonare da dilettanti;
la musica, soprattutto per i giovani, diventa spesso un vero e proprio stile di vita, un modo per ritrovarsi e farsi riconoscere attraverso scelte che definiscono, sottolineano e amplificano differenze nel rapportarsi, negli stili di vita e di comportamento, nella definizione dell'universo valoriale, rappresentate dalle scelte degli stili musicali che spaziano dal metal al commerciale, dal rap al pop, dal rock al blues, dal jazz alla musica popolare;
nel programma di Governo presentato da questa maggioranza si legge l'impegno a dedicare maggiore attenzione alle espressioni artistiche giovanili,
impegnano il Governo:
a rispettare l'impegno assunto nel programma elettorale, mettendo in atto politiche volte ad agevolare i giovani che si avvicinano alla musica e a tutelare le loro espressioni artistiche, favorendo la promozione e lo sviluppo della cultura musicale e agevolando l'esibizione di giovani musicisti dilettanti, in accordo con quanto espresso dagli articoli 4 e 9 della Costituzione, rispettivamente a tutela del diritto del lavoro e della promozione dello sviluppo della cultura;
a chiarire che l'ambito di applicazione delle disposizioni espresse all'articolo 1, comma 188 della legge 27 dicembre 2006, n. 296, interessa tutte le espressioni artistiche e i generi musicali.
(7-00256)
«Grimoldi, Goisis, Caparini, Alessandri».
La IV Commissione,
premesso che:
ha sede nella città di Pavia uno Stabilimento Militare Materiali del Genio (Arsenale), ove prestano servizio 240 dipendenti civili, nel quale si è verificata la quasi totale cessazione delle attività proprie a seguito del processo di riorganizzazione dell'Amministrazione della Difesa;
nell'ambito della ristrutturazione del Ministero della difesa, in data 20 gennaio 1998, è stata decretata la dismissione dell'Arsenale di Pavia;
a partire dall'emissione di questo decreto si è aperto un processo di confronto fra tutte le parti interessate: Ministero della difesa, Ministero dell'interno, Ministero della funzione pubblica, Ministero del tesoro e del bilancio e della programmazione economica, lavoratori e Organizzazioni Sindacali di categoria;
il primo esito di tale confronto è stato il progetto di trasferimento della struttura alle dipendenze dell'Agenzia per la Protezione civile del Ministero dell'interno; progetto, quest'ultimo, venuto meno
nel gennaio 2002 in virtù della discutibile scelta della regione Lombardia di non destinare alla provincia di Pavia la sede principale della Protezione civile ed allo stabilimento militare la posizione importante che ad esso competeva, in questo quadro;
dal 2004 sono state messe in atto iniziative volte a sperimentare possibilità di riconversione attraverso l'affidamento di nuovi incarichi per cui a Pavia, in accordo con l'Ispettorato logistico dell'Esercito sono riprese manutenzioni sui mezzi e materiali dell'Esercito;
a fine 2005 nel corso di un incontro tra il Ministro pro tempore e le Organizzazioni sindacali in merito anche allo stabilimento pavese «è stato confermato che sono in corso iniziative per il rilancio dell'attività, con l'impegno a ricercare ogni soluzione per salvaguardare i livelli occupazionali» (Comunicato stampa del 16 novembre 2005 del Gabinetto del Ministro);
di conseguenza si è proceduto, congiuntamente all'Ispettorato Logistico dell'Esercito, a individuare un piano industriale coerente con il progetto in corso sul Polo industriale nord di Piacenza;
le ristrettezze economiche del bilancio della Difesa (confermate nella legge finanziaria 2007) e l'indirizzo politico generale, orientato alla razionalizzazione delle strutture militari, hanno indotto l'Amministrazione della difesa a confermare il mancato interesse strategico per lo stabilimento di Pavia riconfermando il progetto di dismissione;
nell'ultimo decennio nella città di Pavia oltre 15 stabilimenti industriali hanno chiuso i battenti, con la conseguente perdita del posto di lavoro per migliaia di operai e l'Arsenale oggi costituisce l'ultimo polo industriale della città;
pur in un quadro di scarsa chiarezza e incertezza i 240 lavoratori dell'Arsenale di Pavia, nel corso di questi anni, hanno dimostrato una significativa capacità di mettersi sempre in discussione, di farsi artefici e fattivi protagonisti del loro futuro e con la loro professionalità e buona volontà hanno saputo dimostrare la capacità di assolvere ai nuovi compiti affidati (riparazione di unità abitative shelter, di tende pneumatiche Modula ed altri interventi), ovvero di saper rispondere alle nuove esigenze che trovano ragion d'essere nelle nuove e sempre più vive necessità che si manifestano in conseguenza della sempre maggiore presenza operativa italiana in missioni all'estero;
di fronte all'esemplare risultato della sperimentazione di questo nuovo piano industriale, la città si attendeva un provvedimento che ufficializzasse la nuova missione dello stabilimento, provvedimento che il precedente Ministro della difesa non ha firmato prima delle elezioni;
stante questa situazione, il nuovo Governo ha dato immediatamente significativi segnali tangibili del proprio interesse e della propria attenzione, culminati nella firma di un protocollo di intesa con le rappresentanze sindacali, in cui si stabiliva anche l'attivazione di tavoli tecnici per approfondire le complesse tematiche relative all'arsenale di Pavia;
non possono essere considerati attendibili nella valutazione di idoneità economico-industriale i dati di contabilità economica e industriale relativi alle attività al momento svolte, in quanto si tratta di uno stabilimento la cui struttura non è stata oggetto di aggiornamento in senso industriale;
la chiusura dello stabilimento pone il delicato problema della destinazione del personale civile, ovvero dell'avvio di un processo di reimpiego e/o mobilità dei dipendenti. Processo delicato in quanto la tipologia di professionalità possedute limiterebbe il reimpiego presso altri enti dell'Amministrazione difesa a un numero molto esiguo e si renderebbe quindi necessario un non semplice processo di mobilità verso altre istituzioni pubbliche del territorio,
impegna il Governo
a salvaguardare l'esistenza dello stabilimento militare di Pavia attraverso l'elaborazione
di un piano di razionalizzazione e di ristrutturazione, d'intesa con le organizzazioni sindacali, che non escluda un cambiamento delle lavorazioni e ricerchi integrazioni e sinergie con le iniziative economico-industriali presenti sul territorio.
(7-00255) «Giuditta, Adenti».