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Allegato A
Seduta n. 194 del 25/7/2007
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(Sezione 7 - Misure in ordine al fenomeno della propaganda fondamentalista presso moschee e centri islamici in Italia)
MARONI, COTA, DOZZO, GIBELLI, ALESSANDRI, ALLASIA, BODEGA, BRICOLO, BRIGANDÌ, CAPARINI, DUSSIN, FAVA, FILIPPI, FUGATTI, GARAVAGLIA, GIANCARLO GIORGETTI, GOISIS, GRIMOLDI,
LUSSANA, MONTANI, PINI e STUCCHI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
l'operazione Hamman, condotta dalle forze di polizia e dalla digos di Perugia, ha portato all'arresto dell'imam della moschea di Ponte Felcino e di due dei suoi assistenti, accusati di essere membri di una cellula jihadista, finalizzata ad azioni terroristiche nel nostro Paese;
le intercettazioni ambientali e telefoniche condotte dalle forze dell'ordine, impegnate nella operazione Hamman, hanno permesso il ritrovamento di sostanze chimiche pronte per essere utilizzate in attentati terroristici contro obiettivi strategici in Italia;
da quanto si apprende dalle notizie riportate dagli organi di stampa l'attività terroristica del gruppo jihadista era radicata all'interno delle moschea umbra. La moschea, difatti, oltre ad offrire una base logistica, era utilizzata, anche nelle normali attività dedicate all'esercizio del culto, per aggregare soldati per la lotta armata e formare secondo indottrinamento paramilitare le nuove generazioni di terroristi;
nel nostro Paese le indagini sul terrorismo internazionale hanno portato a numerosi arresti e hanno dimostrato, senza ombra di dubbio, la presenza in Italia di cellule eversive del terrorismo islamico legate al movimento di Al Qaeda;
è noto che la moschea, oltre ad essere sede di attività religiosa, diventa anche centro della vita sociale e politica della comunità musulmana;
mentre oramai è palese che anche in Italia all'interno delle comunità islamiche si annidi la presenza di gruppi eversivi (basti pensare, tornando indietro nel tempo, alle vicende giudiziarie che hanno investito il centro islamico di viale Jenner a Milano, la moschea di Cremona e ai più recenti casi delle moschee di Torino di via Saluzzo e via Cottolengo), allo stesso tempo non è invece facilmente riscontrabile una collaborazione con le forze dell'ordine e la magistratura da parte di quei musulmani che si dichiarano moderati e che continuano a chiedere diritti, dimostrando la volontà di volersi integrare nella nostra società. Questo silenzio, dettato dalla paura o da una tacita condivisione di intenti, ad avviso degli interroganti, aiuta il terrorismo a crescere e a diventare sempre più forte;
una politica buonista, superficiale e poco attenta alle vicende internazionali ha permesso il radicamento del fondamentalismo islamico anche nel nostro Paese;
da tempo denunciamo l'errore di chi, in Italia e in Europa, di fronte a un solo Islam coranico, pretende di poter operare una separazione netta tra moderati e integralisti;
la storia ci insegna come sia stata proprio l'intrinseca natura dell'Islam ad impedirne, nel corso dei secoli, il radicamento in Europa. La separazione tra sfera laica e religiosa, la democrazia e i diritti umani sono principi, ad oggi, ancora incompatibili con la visione islamica del mondo;
dobbiamo prendere atto di una situazione di oggettiva incompatibilità che porta agli esiti drammatici tristemente noti. Ne sono prova le dichiarazioni degli imam italiani definiti moderati, che tentano di «incastrare» in qualche modo questi due sistemi culturali - quello dello Stato e quello della fede islamica - attraverso un'improbabile e pericolosa gerarchia, affermando che prima vengono le regole della comunità, poi quelle definite dallo Stato. Le occasioni di incompatibilità sono numerose e sotto gli occhi di tutti. Matrimoni islamici, burqa, macellazione rituale, condizione della donna, scuole coraniche che per ragioni di fede mettono in discussione le elementari teorie scientifiche su cui si basano le nostre tecnologie, il nostro benessere e, soprattutto, il nostro stile di vita;
molti immigrati, superata la fase di adattamento e di risposta alle prime necessità di sopravvivenza, si trovano a dover
scegliere a quale modello culturale fare riferimento. Questa doppia identità sfocia per molti di loro nell'odio ideologico e nel tentativo anche violento di affermare la superiorità delle proprie dimensioni culturali e di fede rispetto a un mondo che in termini storici non sentono proprio;
l'attività politica perseguita dai Governi italiani che si sono succeduti dall'11 settembre 2001 ad oggi, è stata tesa da un parte a salvaguardare, giustamente, il diritto alla libertà religiosa e dall'altra a contrastare l'attività criminosa che trovava origine nel fondamentalismo e nel fanatismo islamico;
partendo dal presupposto della correttezza logica di un tale approccio, è necessario condannare gli errori che sono stati commessi nel tentativo di arginare le frange fondamentaliste, istituzionalizzando le organizzazioni ritenute moderate;
in questa ottica presso il ministero dell'interno con decreto è stata istituita la Consulta per l'Islam italiano;
a parere degli interroganti, è inaccettabile, ad esempio, che tra i membri della Consulta per l'Islam italiano, che tanta influenza dovrebbe avere sulle comunità musulmane presenti nel nostro Paese nella ricerca della mediazione e del dialogo, vi siano anche rappresentanti dell'Ucoii (riferimento italiano del movimento integralista dei Fratelli musulmani, che controlla la gran parte dei luoghi di culto);
la legittimazione istituzionale dell'Ucoii e del suo presidente Nour Dachan costituisce un fatto grave;
è inaudito che lo Stato scelga come suo interlocutore un'organizzazione (Ucoii), che già nel 2003 giustificò la strage di Nassiriya, che vede, a quanto consta agli interroganti, il suo presidente Dachan e l'intero vertice dell'Ucoii al centro di un'indagine anti-terrorismo della procura di Roma. Un'organizzazione che, a parere degli interroganti, legittima pubblicamente il terrorismo suicida palestinese e di Al Qaeda in Iraq; che nega il diritto all'esistenza di Israele, che diffonde un'interpretazione ideologica dell'Islam profondamente anticristiana, antiebraica, antioccidentale; che è ideologicamente e operativamente affiliata ai Fratelli musulmani, che, come attesta il movimento palestinese Hamas, considerano lecito il ricorso al terrorismo per conseguire il traguardo condiviso dello Stato islamico -:
se il Ministro interrogato non ritenga opportuno provvedere all'immediata espulsione degli imam che, anche solo nell'esercizio del culto, attraverso una predicazione violenta, contribuiscono a diffondere una cultura del terrore, nonché adottare iniziative normative affinché si proceda ad una mappatura delle moschee presenti in Italia e ad una schedatura in appositi registri di tutti gli imam presenti nel nostro Paese, a predisporre controlli approfonditi in tutte le moschee e centri islamici presenti sul territorio italiano, chiudendo immediatamente quelli al cui interno si riscontrano presenze eversive.
(3-01129)
(24 luglio 2007)