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Allegato B
Seduta n. 194 del 25/7/2007
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INTERNO
Interrogazioni a risposta orale:
RUTA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
in poco più di trenta giorni nella città di Campobasso si sono registrati ben 34 tentativi di rapine, di cui 27 andati, purtroppo, «a buon fine«;
da quanto registrato dalle forze dell'ordine le modalità di esecuzione sono state sempre le stesse, azioni criminali di un'unica «banda» che opera durante la notte arrampicandosi dall'esterno e introducendosi attraverso finestre e balconi nelle case, che siano abitate o meno, portando via beni e valori di ogni genere;
si è creato uno stato di allerta e di paura tra i cittadini, invitati dalle forze dell'ordine a tenere finestre e balconi chiusi durante la notte e ad allertare le forze dell'ordine ad ogni situazione sospetta;
la città di Campobasso da sempre è tra le città capoluogo più sicure d'Italia; i cittadini di Campobasso non hanno alcuna intenzione di rinunciare a un bene primario e a un tratto identitario dell'intera comunità molisana costituito dall'assenza o quasi di criminalità -:
quali iniziative urgenti intenda adottare per assicurare i delinquenti alla giustizia e per garantire il ripristino della consueta sicurezza e serenità ai cittadini di Campobasso;
se non intenda tempestivamente, tra l'altro, garantire una massiccia e straordinaria presenza di agenti che possano controllare in modo capillare il territorio della città di Campobasso per rispondere in modo determinato alla esigenza di sicurezza della popolazione, bene irrinunciabile conservato nel tempo con grande caparbietà dai cittadini di Campobasso, affinché ciò costituisca un esempio e un deterrente per quanti pensino nel futuro di attentare alla sicurezza della città di Campobasso e dell'intero Molise.
(3-01138)
CIOCCHETTI. - Al Ministro dell'interno, al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
sulla stampa nazionale, è stata riportata la notizia di alcuni contratti di collaborazione e contratti a progetto che il Ministero per i beni e le attività culturali e l'Amministrazione comunale di Roma hanno stipulato con gli ex brigatisti Claudia Di Gioia e Fabrizio Melorio;
precisamente alla predetta parrebbe esser stata attualmente affidata la cura degli allestimenti delle mostre all'interno della sede distaccata del Museo comunale di arte contemporanea, presso l'ex mattatoio di Testaccio, a Roma;
precedentemente, nell'ottobre del 2005, la predetta era stata chiamata come docente in un master su finanziamento e progettazione culturale e nel suo curriculum risulta, attualmente, essere «consulente per il Ministero per i beni e le attività culturali»;
come riportato dai media, la Gioia, protagonista delle drammatiche vicende dei cosiddetti anni di piombo, dopo la lotta armata ha diretto i suoi interessi altrove, prima dal carcere e poi, dopo aver usufruito di una serie di permessi e di tutti i benefici previsti dalla legge, in regime di libertà per la condizionale dal 2005 ancorché
condannata a 28 anni e due mesi di reclusione per omicidio e per il ferimento del giuslavorista Antonio Da Empoli;
per il Melorio parrebbe esser vigente una consulenza con il Ministero per i beni e le attività culturali -:
se quanto rappresentato corrisponda a verità e soprattutto se, prima dell'affidamento dei predetti incarichi di collaborazione progetto, non siano state ricercate altre competenti figure professionali tra i tanti dipendenti dell'Amministrazione comunale di Roma e del Ministero per i beni e le attività culturali troppe volte umiliati e mortificati dalla impossibilità di esprimere tutte le loro capacità e di veder premiata la loro professionalità, a scapito di anonimi consulenti esterni;
se, per la gravità dei fatti e delle relative condanne, non possa configurarsi un'incompatibilità piena rispetto all'ufficio di cui sono stati investiti.
(3-01140)
Interrogazioni a risposta in Commissione:
AURISICCHIO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
I Consiglieri comunali del Comune di Bonito (Avellino) - Luca Beatrice, Fiorentino Covelli, Sonia Tordiglione -, che rappresentano più di un quinto del totale dei 13 (tredici) consiglieri assegnati al comune, ai sensi dei commi 2, 3, 4 dell'articolo 9 dell'apposito Regolamento comunale, con istanza del 22 giugno 2007 indirizzata al Sindaco, nella qualità di Presidente del Consiglio Comunale, e al Prefetto di Avellino, chiedevano la convocazione, entro il previsto termine di venti giorni dalla presentazione della domanda, del Consiglio comunale di Bonito con all'ordine del giorno:
«1. chiarimenti rispetto alle palesi contraddizioni emergenti tra le dichiarazioni, verbalizzate, del Sindaco nelle delibere del codice civile numeri 26 e 28 nella seduta dell'11 giugno 2007;
2. chiarimenti relativi all'affidamento della direzione dei lavori a tecnici esterni e non, come previsto dalla legge, all'ufficio tecnico dei comuni appaltanti o, in subordine, ai tecnici progettisti, comportando tale comportamento, aggravi di costi per i comuni stessi (circostanza verificata dopo le incomprensibili affermazioni del Sindaco nella delibera n. 28);
3. chiarimenti relativi all'attività del Comitato di Controllo delle attività del PIP, del quale fanno parte in qualità di membri designati dal Comune di Bonito, il Sindaco e l'Assessore Goccia, responsabili quindi del controllo relativo a tutti gli atti posti in essere dal Comune di Mirabella anche per conto di quello di Bonito»;
tutti e tre i punti dell'ordine del giorno si riferiscono alla realizzazione del PIP intercomunale tra i comuni di Bonito e Mirabella Eclano e all'accordo tra gli stessi stipulato in merito alla sua gestione;
gli argomenti proposti per l'inserimento all'ordine del giorno rientrano nelle competenze del Consiglio comunale come definite dall'articolo 42 del decreto legislativo del 18 agosto 2000, n. 267, tanto è vero che il Consiglio Comunale se ne era già occupato nella seduta dell' 11 giugno 2007 con le deliberazioni numeri 26 e 28;
la richiesta di convocazioni del Consiglio comunale rientra nei diritti riconosciuti ai Consiglieri comunali in base all'articolo 43 del citato decreto legislativo n. 267 del 2000;
è da ritenersi, pertanto, in assoluto contrasto con le citate disposizioni di legge il diniego del Sindaco di convocare il Consiglio comunale e la nota della Prefettura di Avellino a firma del Vice Prefetto Vicario dottoressa Tizzano del 5 luglio 2007 di conferma della decisione del Sindaco per «estraneità alle competenze dell'Assemblea»;
nessun potere è attribuito dalla legge al Presidente del Consiglio comunale in ordine alla valutazione, nel merito, dell'oggetto delle proposte di delibera regolarmente presentate dai Consiglieri comunali
spettandogli unicamente la verifica formale che la richiesta provenga dal prescritto numero di soggetti legittimati (CAS. Sez. I del 5 maggio 1999 n. 1957);
il diritto di iniziativa dei consiglieri comunali, attraverso la richiesta di convocazione del Consiglio comunale, è tutelato in modo specifico dalla legge con la previsione dell'intervento sostitutivo del Prefetto, contenuta nell'articolo 39, comma 5, del T.U.E.L., a conferma del valore essenziale che l'ordinamento riconosce al fatto che alla minoranza sia assicurata effettività del diritto l'iniziativa e, in particolare, del diritto di discussione in Assemblea sull'argomento richiesto;
la sentenza del TAR Piemonte del 24 aprile 1996, citata nella suindicata nota della Prefettura, dichiara la «illegittimità di ogni potere di valutazione da parte del Presidente del Consiglio comunale sull'ammissibilità della richiesta di convocazione del Consiglio medesimo»;
la richiesta inoltrata dai consiglieri comunali non ha ad oggetto argomenti illeciti o impossibili e la stessa richiamata nota della Prefettura di Avellino riconosce la pertinenza della richiesta allorquando afferma che la stessa verte su «problematiche già precedentemente affrontate da quel consesso» e conseguentemente riconosce la competenza del Consiglio comunale;
non è richiesta ai fini dell'inserimento dell'ordine del giorno la necessità di «concrete proposte di delibere» in quanto l'articolo 39 del T.U.E.L. parla indeterminatamente «questioni richieste» e il parere della Direzione Centrale per le Autonomie del 28 gennaio 2003 afferma che «è sufficiente la sommaria e sintetica indicazione degli affari da trattare» -:
quali atti intenda porre in essere al fine di tutelare i diritti e le prerogative dei tre consiglieri comunali di Bonito (Avellino) di cui in premessa;
quali iniziative intenda assumereaffinché l'orientamento espresso dalla Prefettura di Avellino che ha confermato il diniego del Sindaco di Bonito (Avellino) di dar seguito alla richiesta di convocazione del Consiglio comunale ai sensi dei commi 2, 3 e 4 dell'articolo 9 dell'apposito Regolamento comunale sugli argomenti richiesti, possa essere oggetto di riconsiderazione alla luce degli elementi generalizzati in premessa.
(5-01343)
Interrogazioni a risposta scritta:
LO PRESTI. - Al ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
numerose autofficine, che in virtù di convenzione con il ministero dell'interno, assicurano la riparazione e la manutenzione dei veicoli di servizio della Polizia di Stato, lamentano il mancato pagamento dei servizi resi nell'ultimo anno 2006/2007 in favore degli automezzi in dotazione presso numerose Questure di Italia;
quanto sopra risulta personalmente all'interrogante che ha raccolto numerose richieste di intervento per chiarire le ragioni del ritardo nei pagamenti, che rischia di mettere in crisi la solidità economica di tali imprese artigianali -:
quali siano le ragioni per le quali non vengono effettuati i pagamenti delle prestazioni rese da tali officine e quali provvedimenti intende assumere il Ministro per regolarizzare al più presto i pagamenti e gli interessi di mora.
(4-04485)
ALESSANDRI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il quartiere ferrarese noto come «Grattacielo» è teatro da anni di un processo di degrado che ha pesanti riflessi sotto il profilo della sicurezza dei cittadini;
l'insofferenza della cittadinanza si sta traducendo in manifestazioni di protesta e forme di sensibilizzazione, che hanno per scopo quello di attirare l'attenzione delle istituzioni su quanto sta accadendo nel Comune di Ferrara;
tra le altre, una menzione la merita la decisione presa il 18 luglio scorso dai cittadini ferraresi di promuovere passeggiate dimostrative per contendere il territorio del quartiere «Grattacielo» alla criminalità -:
quali misure il Governo ritenga di assumere per garantire ai cittadini ferraresi il ripristino della legalità nel quartiere del «Grattacielo» e nelle zone del Comune di Ferrara che maggiormente soffrono per la crescita della criminalità.
(4-04500)
FERDINANDO BENITO PIGNATARO. - Al Ministro dell'interno, al Ministro del lavoro e della previdenza sociale. - Per sapere - premesso che:
il Tribunale di Reggio Calabria, sezione Misure di prevenzione, su richiesta del Procuratore della Repubblica di Palmi, ha emesso un'ordinanza che ha portato i Carabinieri ed i Finanzieri delle compagnie di Palmi a sequestrare nella mattina del 23 luglio beni per 120 milioni di euro appartenenti alla cosca Mazzagatti di Oppido Mamertina in provincia di Reggio Calabria;
il provvedimento di sequestro espletato ieri in Calabria rappresenta molto probabilmente il più consistente tra quelli effettuati in Italia e riguarda anche gli stabilimenti calabresi della «Italcementi» s.p.a. di Bergamo, colosso italiano nella produzione e commercializzazione di cemento;
i carabinieri ed i finanzieri delle Compagnie di Palmi hanno anche notificato il provvedimento della sospensione temporanea dell'amministrazione dei beni per gli stabilimenti e centri distribuzione - Area Sud - di Vibo Valentia, Catanzaro e Castrovillari, nonchè della Rete commerciale - Area Sud - Ufficio Vendite Calabria di Vibo Valentia della Italcementi, con sede legale a Bergamo;
dalle indagini si desume che le imprese riferibili a Mazzagatti ed al suo nucleo familiare si sono storicamente interposte tra Italcementi e gli imprenditori edili acquirenti in Calabria, che avrebbero messo da parte ogni regola di buona gestione economica;
il blocco delle attività a causa del sequestro, mette a serio rischio il lavoro di centinaia di lavoratori occupati nei tre stabilimenti di Vibo, Catanzaro e Castrovillari tra impiegati diretti della Italcementi S.p.a., tra lavoratori delle imprese dell'indotto e tra quelli delle imprese di manutenzione e di trasporto;
tale grave episodio giudiziario getta nel baratro dell'incertezza più assoluta i tanti lavoratori che rischiano in tal modo di perdere il proprio posto di lavoro, a causa di indagini che potrebbero rivelarsi più lunghe del previsto, lasciandoli senza alcuna prospettiva futura e nella disperazione più totale;
il tutto avviene in Calabria e cioè in una regione ad alta densità mafiosa che condiziona purtroppo lo sviluppo sociale e l'economia nel suo complesso, spesso causando, come nel caso de quo, disagi ed enormi difficoltà ai cittadini onesti che con enormi sacrifici lavorano quotidianamente per guadagnarsi da vivere -:
se i Ministri interrogati siano a conoscenza di quanto su esposto;
quali iniziative intendano mettere in atto, nel pieno rispetto dell'azione della Magistratura, per salvaguardare l'attività lavorativa di centinaia di lavoratori calabresi, che vivono con apprensione l'ulteriore sviluppo delle indagini ed ai quali occorre da parte dello Stato infondere fiducia e garanzia del proprio posto di lavoro.
(4-04505)
CATANOSO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il Siap, Sindacato Italiano Appartenenti Polizia, ha avuto modo di denunciare le gravissime condizioni in cui versa lo stabile adibito ad uffici per il Commissariato di Polizia di Caltagirone in provincia
di Catania, unito alle, purtroppo, note e mai abbastanza denunciate carenze di uomini e mezzi dello stesso;
le carenze strutturali del Commissariato arrivano ai nostri giorni fin dal 1999, anno in cui fu effettuato il primo accertamento e la verifica dei luoghi di lavoro, e da allora nessun intervento di manutenzione, financo ordinaria, è stato compiuto, figurarsi a parlare di migliorie;
un sopralluogo effettuato su disposizione del Questore il 20 ottobre del 2004 aveva evidenziato una serie di inosservanze alla normativa in materia di sicurezza dei lavoratori sul posto di lavoro (decreto legislativo n. 626 del 1994);
con quel sopralluogo i Vigili del Fuoco avevano inibito la frequentazione di alcuni locali a causa del rischio di cadute e incendi, ma nonostante ciò non solo non si è provveduto alla messa in sicurezza dei locali inibiti alla frequentazione, ma si continua a perseverare nel colpevole rimpallo di responsabilità tra locatore, conduttore ed amministrazione comunale di Caltagirone;
i poliziotti, a cui va il plauso di tutta la comunità calatina, continuano a fare il loro dovere ma questa situazione non può continuare senza che si trovi una soluzione definitiva;
come riporta il quotidiano La Sicilia e come denuncia il Siap, gli agenti del Commissariato di Caltagirone si sono autotassati per riparare il motore elettrico per la fornitura di acqua dalla rete idrica comunale dopo che reiterate richieste alla Questura di Catania sono rimaste lettera morta;
le carenze di organico sono al limite dell'emergenza nella zona del Calatino, 40 agenti presenti su un organico previsto di oltre 60 ed una sola autovettura, con oltre 250 mila chilometri, «volante» per il controllo di un territorio che comprende più di 100 mila abitanti e diversi paesi connessi alla sua giurisdizione;
anche l'amministrazione del comune di Caltagirone ha le sue colpe visto che, secondo quanto scrive il Questore di Catania al Siap in una nota datata 14 giugno 2007, si dovrebbe occupare di trovare una idonea allocazione per i probabili nuovi uffici del Commissariato della città -:
quali azioni intende adottare il ministro interrogato per accelerare i tempi di valutazione degli immobili disponibili ad ospitare il Commissariato di Polizia calatino;
quali provvedimenti intende adottare il ministro interrogato per risolvere i gravi problemi del Commissariato p.s. di Catania-Caltagirone esposti in premessa.
(4-04508)
AIRAGHI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
in data 13 giugno 2006, in un'interrogazione a firma del sottoscritto interrogante, si chiedeva di assicurare un adeguato organico alla caserma dei vigili del fuoco di Saronno per poter garantire il giusto livello di sicurezza per il territorio del saronnese;
il territorio del saronnese ha un bacino di 150 mila persone;
il territorio del saronnese, per la sua collocazione, per la carenza di infrastrutture viabilistiche nonché per l'intenso traffico locale, risulta difficilmente raggiungibile da autopompe provenienti da caserme situate in altre città;
in caso di emergenza devono, con notevole ritardo, intervenire sul territorio vigili del fuoco provenienti da Legnano, Busto Arsizio, se non addirittura Seregno, Milano, Varese;
lo scorso marzo il Sottosegretario di Stato aveva risposto all'interrogazione del sottoscritto evidenziando che «nell'ambito del progetto "Soccorso Italia in venti minuti" teso alla riduzione dei tempi di intervento attraverso una più capillare distribuzione di presidi dei vigili del fuoco»
sarebbero stati istituiti nuovi presidi volontari ed un distaccamento permanente a Tradate;
in data 20 luglio 2007 un incendio nel territorio di Saronno ha distrutto diverse centinaia di metri quadrati di coltivazioni;
la caserma cittadina in quel giorno era chiusa poiché la squadra di servizio era in trasferta per colmare carenze di personale in altre città;
i soccorsi sono dovuti giungere addirittura dalla città di Milano, impiegando ben più di trenta minuti -:
cosa intenda urgentemente fare per assicurare un adeguato organico alla caserma di Saronno, tale da garantire il giusto livello di sicurezza ai cittadini del territorio, a maggior ragione dopo quanto accaduto e prima che ben più gravi tragedie possano minacciare seriamente l'incolumità stessa dei cittadini.
(4-04510)