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Allegato B
Seduta n. 194 del 25/7/2007
SALUTE
Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:
XII Commisisone:
DI GIROLAMO e CECCUZZI. - Al Ministro per la salute. - Per sapere - premesso che:
il 27 febbraio scorso presso il policlinico universitario «Santa Maria a Le Scotte» di Siena nella nuova sala angiografica (inaugurata nel gennaio 2007), nel corso di un intervento chirurgico in anestesia locale per l'inserimento di una protesi aortica, muore improvvisamente un paziente di 72 anni;
il 29 marzo, secondo quanto riportato dagli organi di informazione, la direzione sanitaria del policlinico dispone la chiusura della suddetta sala angiografica in seguito ad un allarme segnalato dai sensori per l'impianto di ventilazione e relativo ai gas medicali;
il 30 marzo viene effettuata una ispezione all'impianto di trasmissione dei gas medicali dagli ingegneri dell'ospedale e dal tecnico dell'azienda costruttrice (l'azienda Ossitalia di Bitonto); a seguito dell'ispezione, secondo gli organi di informazione, l'azienda ospedaliera ha comunicato che tutto era in regola;
il 5 aprile la magistratura ha aperto un'inchiesta ipotizzando il reato di omicidio colposo in relazione ai lavori effettuati nella sala angiografica; l'inchiesta, secondo quanto riportato da organi di informazione, è partita anche in seguito alla denuncia di un medico dell'ospedale «Le Scotte»;
tale medico ha affermato di avere ricevuto, in seguito alla denuncia, intimidazioni e di essersi rivolto alla fine del mese di aprile, secondo quanto riportato da fonti di informazione, alla Polizia; il direttore generale dell'azienda ospedaliera ha subito condannato l'accaduto esprimendo solidarietà e pieno sostegno al medico;
dal 6 aprile la sala angiografica viene messa sotto sequestro, le autorità competenti ipotizzano che il decesso avvenuto il 27 febbraio, potrebbe essere dipeso, secondo fonti stampa, «da uno scambio dei tubi di ossigeno, protossido di azoto e aria compressa»;
il 7 maggio i carabinieri dei Nas di Firenze hanno ispezionato la sala angiografica e sequestrato un ventilatore;
per il decesso del 27 febbraio vengono indagati, con l'accusa di omicidio colposo, 4 persone: il responsabile di Ossitalia di Bitonto, un tecnico dell'Ossitalia di Bitonto (che ha effettuato l'ispezione il 30 marzo scorso), un dipendente della Sapio Life, che ha lavorato con l'azienda pugliese nella sala angiografica, e il direttore del dipartimento tecnico dell'Azienda ospedaliera senese;
l'8 di maggio, anche in seguito alla morte di 8 pazienti in sala operatoria nell'ospedale di Castellaneta (provincia di Taranto) a causa del malfunzionamento degli impianti di distribuzione di gas medicali montati dall'azienda Ossitalia di Bitonto, i carabinieri dei Nas, su indicazione del ministero della Salute, hanno ispezionato 47 strutture sanitarie del centro-sud che utilizzavano impianti prodotti dall'azienda Ossitalia;
il 9 maggio i Nas comunicavano, secondo organi di stampa che «nessuna anomalia è stata riscontrata agli impianti di erogazione di gas medicali forniti dalla Ossitalia di Bitonto ai reparti del Policlinico Le Scotte di Siena»;
il 14 maggio veniva riesumata la salma del paziente di 72 anni, deceduto il 27 febbraio, per effettuare l'autopsia ed accertare le cause della morte;
secondo l'autopsia l'accertamento diagnostico, che aveva rilevato un infarto al miocardio, è risultato errato. I risultati totali dell'autopsia non sono stati ancora
resi noti anche a causa delle difficoltà derivate dal periodo trascorso dal giorno del decesso;
non è noto se sia stata promossa dall'azienda ospedaliera senese una indagine interna e quali siano stati i risultati -:
se corrisponda al vero la ricostruzione degli eventi sopra descritti e quali iniziative urgenti siano state avviate per far luce sulla vicenda, accertare tutte le responsabilità, e eliminare ogni situazione di rischio per i pazienti, tutelare le persone coinvolte a partire dalla famiglia del paziente deceduto; per rassicurare l'opinione pubblica e nel contempo tutelare l'immagine del Policlinico universitario «Santa Maria a Le Scotte» di Siena che ogni giorno svolge funzioni essenziali per la salute dei cittadini sia nell'assistenza di primo livello che nelle prestazioni di alta specializzazione, nonché di centro di eccellenza della ricerca scientifica, all'interno del quale operano migliaia di dipendenti con dedizione e professionalità.
(5-01348)
PORETTI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
nel novembre 2001 il Ministero della salute, istituiva, presso l'Istituto superiore di sanità (ISS) la «Commissione Nazionale sulle Cellule Staminali», presieduta da Enrico Garaci, presidente dell'ISS come diffuso nel comunicato numero 442, la Commissione risultava composta da 12 membri; tale Commissione decideva l'erogazione e la distribuzione di un finanziamento di 7,5 milioni di euro, da erogare nei tre anni successivi in tre bandi per la durato di un biennio;
il sottosegretario alla Salute, Serafino Zucchelli, nella risposta data ad un atto di sindacato ispettivo dell'interrogante realizzato con la collaborazione dell'associazione Luca Coscioni e presentata in Commissione Affari Sociali, riguardo la trasparenza sull'assegnazione di fondi per le ricerche con le cellule staminali da parte della «Commissione Nazionale sulle Cellule Staminali», istituita presso l'istituto Superiore di Sanità (ISS) nel novembre 2001 dal Ministro Girolamo Sirchia e decaduta, sempre nel corso della passata legislatura, il 9 novembre 2004, ha tra l'altro affermato:
«(...) la procedura di valutazione dei progetti di ricerca seguita dalla Commissione è quella del peer-review system, che prevede la valutazione dei progetti da parte di referees/revisori anonimi, competenti nella materia scientifica dei progetto e indipendenti dal proponente del progetto stesso (...)»;
«(...) i progetti presentati a seguito del primo e del secondo bando sono stati valutati da due o più revisori anonimi (esterni o interni alla Commissione, ma comunque non conosciuti dagli stessi membri della Commissione), scientificamente qualificati e indipendenti dal proponente del progetto [...] La Commissione Nazionale ha preso atto delle valutazioni dei referees, e soltanto in base a queste valutazioni ha finanziato o meno i progetti presentati (...)»;
«(...) l'istituto Superiore di Sanità ha precisato che nel sito web sono state regolarmente inserite le informazioni relative ai bandi e al progetti finanziati (...)»;
«(...) i consuntivi scientifici del progetto del primo bando dimostrano che molti risultati sono stati pubblicati sulle più prestigiose riviste internazionali (...)»;
«(...) l'istituto precisa che la Commissione ha promosso un primo bando per progetti di ricerca biennali, finanziati per oltre 11 milioni di euro nel 2003 (...)»;
«(...) l'attività del primo bando è oggi conclusa; i responsabili dei progetti hanno già inviato il consuntivo amministrativo e quello scientifico (...)»;
«(...) al primo bando ha fatto seguito un secondo bando concernente lo Sviluppo di uno o più prototipi strutturati, organizzativi e gestionali di banche di cellule staminali umane. Nel 2003 il bando è stato vinto dal centro-prototipo del
l'Ospedale Maggiore di Milano. In data 16 ottobre 2006, l'ISS ha comunicato che sta procedendo alla raccolta dei contributi relativi ai risultati ottenuti dall'esecuzione dei vari progetti e che tali risultati saranno divulgati attraverso un convegno scientifico e con la pubblicazione degli atti congressuali (...)»;
«(...) l'ISS ha precisato che non vi è stato un terzo bando, in quanto dopo il secondo i fondi a disposizione erano esauriti, e la Commissione stessa, non più convocata dall'agosto 2003, è decaduta il 9 novembre 2004; di conseguenza, il relativo sito web non è più attivo dal 2005;
le citate risposte non chiariscono tuttavia a pieno per l'interrogante la correttezza della gestione della citata Commissione;
in particolare l'interrogante non è riuscita a reperire documenti pubblici, siti istituzionali e riviste scientifiche che dessero conto delle attività svolte dalla citata Commissione e dai consuntivi amministrativi e scientifici delle attività medesime;
allo stesso modo non risulta chiaro all'interrogante dove sia possibile riscontrare l'importo dei progetti finanziati, siano o meno conclusi, né le modalità di scelta dei revisori citati nella risposta del sottosegretario né quali criteri essi abbiano adottato nella valutazione dei progetti;
sarebbe inoltre da approfondire il motivo per il quale non sia stato reperito un finanziamento per il terzo bando -:
se, alla luce di quanto rappresentato in premessa, il ministro non ritenga di integrare le informazioni fornite per far piena luce sul comportamento della Commissione Nazionale sulle Cellule Staminali ed evitare che in futuro commissioni di erogazione di finanziamenti pubblici si ripetano analoghe situazioni.
(5-01349)
CANCRINI, DE ANGELIS e SGOBIO. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
la Fondazione Istituto Pascale di Napoli è uno dei dodici IRCCS di Italia ed è un centro di eccellenza nella ricerca e cura delle patologie oncologiche;
recentemente la direzione dell'Istituto ha deciso di accorpare di due reparti Oncologia e Senologia;
tale scelta è giustificata come riorganizzazione dei reparti per destinare spazi all'Intramoenia;
tale accorpamento determinerebbe un peggioramento delle condizioni di degenza, aumentando il numero di pazienti per stanza con patologie diverse e decorsi post operatori diversi;
il sottoutilizzo della struttura determina tempi di attesa molto alti se rapportati al tipo di patologia. Sono 90 i giorni di attesa se parliamo di Chirurgia C, 50 per Urologia, 52 per Chirurgia C, 40 giorni per la tiroide;
nella struttura esistono molti spazi inutilizzati e che addirittura un intero piano è da decenni incompleto perché mai terminati i lavori di ristrutturazione;
la scelta determinerà, verosimilmente l'allungamento dei tempi di attesa;
in tali condizioni l'intramoenia, la possibilità cioè per i medici di effettuare visite e terapie private nella struttura pubblica, servirebbe solo a scoraggiare i pazienti, ad invogliarli a rinunciare all'assistenza pubblica in favore di quella privata;
la Direzione generale, a fronte delle critiche, ha ribadito questa scelta senza motivarla né sul piano scientifico né sul piano delle imprescindibili scelte organizzative -:
se il ministro sia a conoscenza di questa scelta d'accorpamento di reparti col rischio che in una stanza trovino posto cinque o sei pazienti oncologici e quali interventi il Ministro intenda adottare per garantire l'equilibrio psicofisico degli ammalati nonché l'efficienza e la qualità dei servizi sanitari offerti dall'istituto Pascale.
(5-01350)
Interrogazione a risposta in Commissione:
PORETTI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
l'Aduc ha reso noto che l'Istituto tedesco per la valutazione dei rischi (BfR) ha esaminato diversi campioni di prodotti in pelle trovandovi nel 50 per cento dei casi quantità pericolose di bicromato di potassio;
il bicromato di potassio è un fissatore che dà un colore bruno alle pelli ed è responsabile di allergie da contatto;
con l'arrivo dell'estate si usano scarpe, sandali in particolare, in pelle a diretto contatto con l'epidermide che, con il sudore del piede, può dare fastidiose dermatiti allergiche. Anche i guanti, ovviamente non usati in questo periodo, possono dare manifestazioni analoghe;
secondo l'Aduc è consigliabile non comprare prodotti in pelle da venditori ambulanti contro i quali non può essere avviata nessuna forma di rivalsa;
l'Aduc ha scritto al Ministero della Salute per sapere se sono stati effettuati sul bicromato di potassio studi analoghi anche in Italia e quali siano stati i risultati -:
se il ministero della salute abbia effettuato, come in Germania, degli studi adeguati sul bicromato di potassio e nel caso negativo se ritenga di condurli.
(5-01340)
Interrogazioni a risposta scritta:
PEDICA. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
dalla documentazione fatta pervenire all'interrogante, risulta che in data 26 giugno 2007 si è tenuta la riunione del Consiglio di amministrazione della Fondazione IRCCS Ospedale Maggiore Policlinico Mangiagalli e Regina Elena;
tra i punti all'ordine del giorno del Consiglio d'amministrazione si discuteva della richiesta del quotidiano «La Voce d'Italia» di poter prendere visione dell'elenco dei consulenti esterni del 2006 e 2007 del suddetto nosocomio, ma l'accesso veniva negato con un pretesto dal direttore generale Giuseppe Di Benedetto il quale giustificava il suo diniego perché il regolamento in materia di privacy e di accesso agli atti è molto stringente;
si desume, di conseguenza, che il direttore generale del Policlinico di Milano ignora la natura di ente pubblico della Fondazione, così come il servizio erogato, che è pagato con il denaro dei contribuenti sia tramite l'aliquota per il Servizio sanitario nazionale sia con l'addizionale IRPEF oltre che con il ticket sulle prestazioni ospedaliere;
all'Ospedale Maggiore, a quanto sembra, non vogliono far sapere come viene speso il denaro dei contribuenti, a partire dagli stipendi come quello del direttore generale che guadagna circa 180mila euro all'anno, tra stipendio e «premio di produzione»;
ben più grave è ciò che ha segnalato il quotidiano indipendente on line la «Voce d'Italia» in un articolo pubblicato il 29 giugno 2007 nel quale ha denunciato la mancata certificazione del bilancio 2005 della Fondazione IRCSS;
tale situazione è stata denunciata da uno dei componenti dell'organo di controllo dell'Ospedale Maggiore, la dott.ssa Marialuisa Paxi Rocco la quale, con una lettera inviata ai Consiglieri di amministrazione, al Collegio sindacale ed al Direttore generale, riportava che risulterebbero pagati ben centomilaeuro/00 alla società di revisione contabile «Reconta Ernst & Young S.p.a.» per la certificazione del bilancio certificazione che non è mai stata effettuata;
l'episodio è particolarmente grave, in quanto potrebbe configurarsi l'ipotesi di danno erariale e la Corte dei conti potrebbe obbligare il policlinico e gli amministratori responsabili alla restituzione della somma indebitamente corrisposta
alla «Reconta Ernest & Young», oltre a ravvisare responsabilità penale e civile;
la lettera della dott.ssa Paxi Ricco, infatti, segnala la mancanza della nota integrativa nel bilancio che lo rende «non verificabile», inoltre un funzionario della società di revisione succitata, convocato alla riunione del Collegio sindacale, avrebbe dichiarato di non aver potuto effettuare alcuna verifica, in quanto non gli sarebbe stata consegnata «alcuna documentazione contabile e contrattuale;
lo stesso Collegio sindacale, inoltre, ha approvato il bilancio 2005 con delle riserve, da sciogliere nella gestione successiva, perché la documentazione richiesta, dalla dott.ssa Paxi Ricco, per le verifiche contabili-amministrative non le è stata mai consegnata;
la situazione contabile - amministrativa dell'ente è stata definita dall'organo di controllo come «confusa, sfuggente, imprecisa, incontrollata e incontrollabile -:
se il Ministro sia a conoscenza dei fatti suesposti;
se intenda intraprendere iniziative ispettive presso l'Ospedale Maggiore Policlinico Mangiagalli e Regina Elena al fine di far luce su una gestione amministrativa poco trasparente;
se, di conseguenza, ritenga opportuno adottare provvedimenti che ristabiliscano la legalità e la chiarezza.
(4-04493)
PEDRINI e RAZZI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
le malattie rare sono quelle che si manifestano in un numero di pazienti ridotto e, secondo le stime dell'Unione Europea, incidono sulla popolazione con una media di 5 casi per 10.000 abitanti. I «farmaci orfani» sono i medicinali utili a curare queste malattie e pur rivestendo notevole importanza in campo medico-scientifico, soffrono di una scarsa commercializzazione, in quanto le imprese farmaceutiche non possono avere interesse a produzioni i cui ricavi non coprono i costi;
tali terapie farmacologiche sono rimborsate in Italia e inserite nei prontuari territoriali, il reale accesso alla terapia per questi malati risulta in concreto limitato e non omogeneo sul territorio nazionale. Le casistiche più comuni risultano essere: lungaggini burocratiche tra diagnosi e piano terapeutico prescritto dal Centro di riferimento da un lato ed effettiva erogazione del farmaco dall'altro (anche 9-12 mesi), non riconoscimento della terapia prescritta dal Centro di riferimento, disparità di trattamento tra le diverse regioni, province e, talora, ASL e aziende ospedaliere (AO) della stessa città, fino ad arrivare all'interruzione per mancanza di fondi di terapie farmacologiche salvavita già in atto, come recentemente denunciato, da articoli di stampa, nella regione Sicilia;
nella gran parte dei casi le malattie rare sono degenerative, progressive, croniche e, se non riconosciute e curate, possono causare gravi handicap fisici e mentali e diventare spesso causa di morte precoce;
va peraltro considerato che l'estrema rarità di questi pazienti, la variabilità dei sintomi della malattia e l'alta probabilità di diagnosi tardive rendono infatti estremamente complessa la formulazione di seri studi in questo campo;
non si può non riconoscere che alcuni farmaci orfani, recentemente introdotti sul mercato farmaceutico e frutto di una ricerca internazionale all'avanguardia, hanno drasticamente cambiato le prospettive di vita per questo gruppo di pazienti. Infatti sono stati osservati in tutti i gruppi di pazienti studiati, dopo il trattamento con i nuovi farmaci specifici, una diminuzione di cure mediche dispendiose e un miglioramento della qualità di vita;
un'ampia gamma di dati mostra che un inizio precoce del trattamento, prima che si sia instaurato un danno d'organo irreversibile, può aiutare a minimizzare
costose cure mediche e a diminuire, stabilizzare o cambiare la progressione della malattia;
al dramma di essere affetti da patologie rare e gravissime, si aggiunge per questi pazienti quello di arrivare ad una diagnosi corretta spesso solo dopo anni di sofferenze e di drammatico peregrinare da un medico all'altro, da un ospedale all'altro, da un esame all'altro;
diventa più che mai indispensabile, per queste patologie, la diagnosi precoce;
attualmente, in Italia, lo screening neonatale è regolamentato per legge per 3 malattie (ipotiroidismo congenito, fibrosi cistica, fenilchetonuria). Solo alcuni programmi regionali hanno esteso lo screening, per periodi di tempo variabili, per alcune altre malattie metaboliche. Tutti i neonati vengono dunque esaminati, tramite il prelievo di qualche goccia di sangue da una piccola puntura nel tallone, per queste poche malattie, al fine di diagnosticarle prima che i sintomi si presentino e dunque trattarle efficacemente con diete speciali, che consentono una normale crescita e sviluppo del bambino;
oggi è possibile eseguire uno screening neonatale per diagnosticare un numero consistente di malattie genetiche, con la stessa metodica con cui si esegue lo screening «standard»; permettendo di identificare non solo l'eventuale presenza di una delle quattro malattie genetiche più diffuse ma anche altre quaranta malattie metaboliche genetiche (aminoacidopatie, acidurie organiche, difetti del ciclo dell'urea, difetti della B-ossidazione degli acidi grassi, malattie da accumulo lisosomiale, eccetera) molto gravi, invalidanti e spesso mortali, per la maggior parte suscettibili di terapia farmacologica e/o semplicemente dietetica;
lo screening neonatale metabolico allargato (eseguito a poche ore dalla nascita del bambino come quello attualmente previsto per legge e ad un costo aggiuntivo molto modesto) può fare la differenza tra la vita e la morte, tra l'invalidità e un normale sviluppo fisico poiché consente un precoce trattamento della malattia;
una diagnosi precoce e precisa, inoltre, è fondamentale per una prevenzione primaria nell'ambito familiare, data la possibile ricorrenza della stessa malattia in più soggetti dello stesso nucleo familiare e aumenta le conoscenze relative all'epidemiologia reale di queste malattie ancora così poco conosciute;
le maggiori difficoltà sembrerebbero riconducibili, nella totalità dei casi, a problemi di budget del singolo reparto ospedaliero, della singola AO/ASL o della regione a fronte di terapie che, proprio per la loro natura di farmaci orfani, sono particolarmente costose e di diagnosi che, proprio per la loro rarità, sono difficilmente prevedibili a livello locale -:
se il Ministro non ritenga che sia resa obbligatoria l'estensione dello screening neonatale permettendo così un precoce inizio della terapia adeguata, garantendo non solo la prevenzione di danni d'organo, ma anche dolorosi e costosi percorsi diagnostici successivi;
quali concrete iniziative il Ministro intenda adottare per rendere realmente accessibile la terapia per le malattie rare, nel rispetto del diritto alla salute, sancito solennemente dall'articolo 32 della Costituzione, diritto ad essere curato, quale che sia l'affezione di cui si soffre.
(4-04499)
MENIA. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
con grande enfasi mediatica si è voluta presentare l'iniziativa del Servizio di salute mentale di Trento «Quel treno speciale per Pechino» (8 agosto-28 agosto 2007) che secondo l'interrogante riconferma la consuetudine di «certa» psichiatria a privilegiare le attività propagandistiche e le operazioni demagogiche piuttosto che l'impegno clinico e l'attività di ricerca nell'ambito della diagnosi, la cura e la riabilitazione in ambito psichiatrico;
dopo «La rotta di Colombo» - l'attraversamento dell'Atlantico da Cadice alla Martinica - quest'anno viene proposta «La rotta di Marco Polo» - da Roma a Pechino in treno: due iniziative che secondo gli organizzatori intendono «contrastare lo stigma e i pregiudizi [che complicano] il decorso» della malattia mentale;
216 persone - utenti, operatori, familiari, cittadini attivi - in gita per rivendicare la «personalità personale», la «fiducia reciproca» e il «pensare positivo». Naturalmente seguite da un apparato «mediatico forte» per dare il maggior risalto possibile a questa estemporanea trovata pubblicitaria;
nella presentazione, si ripetono come dei mantra alcune espressioni che servono soltanto a colpire l'emotività generale e, contemporaneamente, ad impedire un confronto serio e rigoroso sulla salute mentale, sugli approcci scientificamente definiti per affrontare il suo emergere, il suo decorso e le sue ricadute personali, familiari e sociali, i dispositivi più adeguati e valutabili per affrontare la prevenzione primaria, secondaria e terziaria, le operazioni più incisive e corrette per sensibilizzare l'opinione pubblica e l'immaginario collettivo sul grave problema della malattia mentale;
in un sistema sanitario che stabilisce una classificazione dei livelli essenziali di assistenza nell'ambito della patologia organica e che fonda la qualificazione delle pratiche adottate sull'evidenza, sul controllo, sulla valutazione degli esiti, sul rapporto costi/benefici, sugli indicatori di risultato, è quanto meno stravagante che ciò non avvenga per la psichiatria, pur riconoscendo la difficoltà di definizione di certi percorsi strettamente scientifici;
ad avviso dell'interrogante non sembra rilevabile, nel progetto in questione, il rispetto di alcuni «precetti» che stabiliscono un approccio corretto alle problematiche psicopatologiche:
una rigorosa diagnostica che favorisca le scelte terapeutiche mirate, la pianificazione personalizzata di un trattamento, una informazione adeguata sulla prognosi, una maggiore compliance clinica, una riduzione delle fughe, delle ricadute e delle cronicizzazioni;
un supporto farmacologico specifico per qualità, quantità e durata;
un orientamento psicoterapeutico individuale e/o di coppia e/o familiare che risolva eventuali conflitti o distorsioni comunicative primarie, o comunque che affronti quelle emergenti con la stessa malattia mentale;
un percorso riabilitativo personalizzato che, necessariamente, rappresenta la conclusione operativa delle tre procedure sopra esposte;
come risulta all'interrogante, l'iniziativa in esame è patrocinata dal ministero della salute -:
quanti siano i pazienti coinvolti e da quale patologia siano affetti;
se gli stessi stiano già affrontando con i familiari un percorso psicoterapeutico riconosciuto e scientificamente documentato;
se gli operatori/accompagnatori siano considerati ufficialmente al lavoro nel periodo della «gita», e se sì, se si ritenga compatibile questa funzione con il ruolo professionale per il quale sono pagati e inoltre se e quali indennità di missione siano agli stessi aggiuntivamente corrisposte;
se siano stati predisposti degli indicatori di esito per questa iniziativa o la stessa debba essere ritenuta valida a priori e in quanto tale;
se il ministero della salute, che «sta convintamene sostenendo» questa iniziativa, sostenga di conseguenza la tesi ideologica che nega la malattia mentale, il valore della diagnosi e la stessa psicoterapia, esibendosi in rappresentazione di marketing a beneficio dell'immagine e dell'ideologia e a discapito dei contenuti e della clinica; vi sono - a parere dell'interrogante - altre modalità più adeguate alla realtà e più radicate nel territorio, per
affrontare tali questioni, che non una crociera nell'Atlantico o una passeggiata siberiana;
quanto infine sia costata nel complesso, relativamente ai soldi pubblici, tale iniziativa e se il ministero abbia o meno intenzione di sostenere anche altre iniziative professionalmente più congrue o voglia continuare, nel campo in questione, a limitare il suo avallo a queste ad avviso dell'interrogante estemporanee iniziative pubblicitarie.
(4-04512)