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Allegato B
Seduta n. 197 del 30/7/2007
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LAVORO E PREVIDENZA SOCIALE
Interrogazioni a risposta scritta:
SASSO e SERVODIO. - Al Ministro del lavoro e della previdenza sociale, al Ministro della solidarietà sociale, al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
in Puglia e in provincia di Bari permangono gravi e pesanti situazioni di illegalità e di sfruttamento che caratterizzano le condizioni di numerose lavoratrici e numerosi lavoratori del settore agricolo;
in particolare, permane una diffusa situazione di mancato rispetto della contrattazione collettiva e delle contribuzioni sociali, e persiste la pratica dell'intermediazione illegale di manodopera, sia attraverso il caporalato, sia, anche, attraverso le agenzie di somministrazione;
sono purtroppo una pratica diffusa anche le buste paga false in quanto non corrispondenti alla realtà del rapporto di lavoro, degli orari, delle giornate e delle retribuzioni;
ancor più gravi sono le condizioni delle lavoratrici, caratterizzate in certi casi da rapporti di vero e proprio sfruttamento, che rasenta la schiavitù;
sulle donne, in particolare nel settore ortofrutticolo e floricolo, pesano, tante volte, orari di 10-12 ore giornaliere, con salari inferiori al 50 per cento di quello dovuto, a fronte di un orario di lavoro contrattuale di 6 ore e 30;
donne lavoratrici, provenienti anche dal brindisino e dal tarantino, partono all'alba, trasportate dai caporali nei magazzini ortofrutticoli e nei campi di numerosi centri della provincia di Bari;
esse ricevono salari decurtati, anche in maniera palese attraverso i fogli di assunzione, senza che vengano attivati d'ufficio i controlli per comminare le previste sanzioni e la revoca dei benefici pubblici;
senza l'intervento sanzionatorio e l'incremento dell'attività di controllo, chi pratica l'illegalità si convince di poter agire in assoluta impunità;
le condizioni sopra richiamate per l'hinterland di Bari e nel sud-est barese sono anche presenti per altri versi nel nord barese dove si segnala una forte presenza, prevalentemente femminile, di immigrati clandestini e neo-comunitari, impiegati per le operazioni di raccolta;
nel settore floricolo e nei magazzini ortofrutticoli della stessa provincia le lavoratrici subiscono le stesse condizioni già denunciate;
la grave e discriminatoria condizione che le imprese riservano alle donne lavoratrici, con l'appesantimento dello sfruttamento già perpetrato nei confronti degli uomini, viola le pari dignità e la stessa Costituzione della Repubblica italiana;
recenti segnalazioni, e in particolare una nota della Cgil provinciale di Bari e della Flai-Cgil provinciale di Bari, indirizzata al Ministero del lavoro e della previdenza sociale, al Ministero per le pari opportunità e a numerosi altri organi istituzionali, hanno denunciato con forza questa intollerabile situazione di illegalità e di sfruttamento che pesa sulle condizioni del lavoro agricolo nella provincia di Bari, ed esprimendo apprezzamento per l'impegno e l'attività legislativa regionale e nazionale, nonché per l'azione delle Forze dell'ordine in questo ultimo anno, hanno richiamato la necessità di riprendere con forza e determinazione l'azione di contrasto e repressione delle illegalità nelle campagne, segnalando in particolare la persistenza
di condizionamenti di carattere malavitoso nel mondo del lavoro e dell'impresa -:
se si ritenga di intervenire per rafforzare l'azione di controllo e di contrasto delle illegalità e per attivare una profonda indagine sulle condizioni delle lavoratrici e dei lavoratori nelle campagne della Puglia e della provincia di Bari.
(4-04571)
CASSOLA. - Al Ministro del lavoro e della previdenza sociale, al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
la Signora Amelia Rossi, impiegata a contratto regolato dalla legge italiana in servizio presso il Consolato generale d'Italia in Buenos Aires, è stata licenziata a pochi mesi dal suo pensionamento;
Amelia Rossi è un attivo membro della commissione «Familiares de desaparecidos Italo-Argentinos dentro del Plan Condor de los Paises de Uruguay-Paraguay-Brasil-Chile-Bolivia y Peru» che durante il regime militare argentino si battè per la difesa dei diritti umani e dei connazionali vittime della feroce persecuzione politica della giunta militare;
nel 1982 fu assunta come impiegata a contratto presso il Consolato generale d'Italia in La Plata, poi, nel 1987, si trasferì al Consolato generale di Buenos Aires, dove per alcuni anni prestò servizio in vari settori ottenendo la stima dei superiori, il rispetto dei colleghi e la riconoscenza della comunità italo-argentina;
in data 12 ottobre 1994 Amelia Rossi venne licenziata per presunta invalidità totale e permanente a seguito di accertamenti effettuati presso l'Ospedale italiano di Buenos Aires su richiesta di alcuni funzionari;
il Tar del Lazio, con ordinanza n. 3017/94, accolse l'istanza di sospensiva e, infine, il 20 aprile 1995, dopo una lunghissima vertenza, a seguito di una successiva ordinanza del TAR, n. 600/95, la signora Rossi fu reintegrata al posto di lavoro e risarcita del mancato guadagno nel periodo di ingiustificata sospensione dal lavoro;
in quello stesso periodo capitava che le autovetture di proprietà degli impiegati della rete diplomatico-consolare argentina venivano «nazionalizzate», le targhe ritirate e, in attesa del rilascio delle nuove targhe, era diffusa la prassi di applicare provvisoriamente riproduzioni delle precedenti targhe;
il mattino del 3 ottobre 1995 Amelia Rossi si trovava in ufficio quando le fu chiesto di spostare l'auto, parcheggiata nella strada antistante il Consolato in zona centrale della città, trafficata da pedoni, automobilisti eccetera. Poco dopo Amelia Rossi fu arrestata davanti alla porta del Consolato da due poliziotti argentini per falsificazione di targhe; fu portata al Commissariato, perquisita, interrogata per ore e le fu sequestrata l'auto;
il 14 novembre 1995, la signora Rossi fu licenziata «per gravi infrazioni ai doveri d'ufficio» e la suddetta si rivolse puntualmente al TAR del Lazio, che il 5 febbraio 1996 emise una sospensiva con l'ordinanza n. 467/96. L'Amministrazione fece appello al Consiglio di Stato che tuttavia lo respinse (ordinanza n. 736/96);
il 15 febbraio 1996 la signora Rossi fu assolta per non aver commesso il fatto dall'Autorità giudiziaria argentina e due mesi dopo riprese servizio in Consolato. Nel 2002 il TAR del Lazio emise una sentenza favorevole a Amelia Rossi, annullando i licenziamenti;
il Consiglio di Stato ha annullato la sentenza del T.A.R. e ha confermato il licenziamento della Signora Rossi che, nel frattempo, era stata eletta rappresentante sindacale unitaria nel predetto ufficio consolare -:
se sia a conoscenza di quanto esposto in premessa e se non ritenga di voler fare luce su questa vicenda, al fine di garantire e tutelare i diritti di una lavoratrice italiana.
(4-04583)
CARUSO e SMERIGLIO. - Al Ministro del lavoro e della previdenza sociale, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
la notte tra l'11 e il 12 luglio 2007 è avvenuta l'ennesima aggressione di matrice fascista a Roma, nel quartiere di Casalbertone;
al termine di un attacchinaggio di manifesti, un gruppo di giovani di destra armati di spranghe, catene e coltelli, ha tentato di assaltare l'occupazione abitativa di via De Dominicis, dove vivono da anni decine di famiglie dei movimenti di lotta per la casa, causando diversi feriti tra gli aggrediti, uno dei quali risulta essere ricoverato con alcune costole fratturate ed una coltellata all'inguine;
l'aggressione di chiara matrice fascista ancora una volta è riconducibile all'attività del gruppo fascista del circolo futurista «Padroni di Casa», un gruppuscolo d'impronta fascista che si nasconde dietro il paravento del tifo ultrà della Roma, ma la cui attività principale consiste nell'esercizio della violenza e dello squadrismo politico nel quartiere;
già al momento dell'apertura del Circolo Futurista, in un palazzo di proprietà dell'Inps sito in via degli Orti di Malabarba 15, numerose sono state le proteste nel quartiere che denunciavano la chiara matrice fascista dell'attività che si sarebbe svolta in quel Circolo;
nella notte tra il 28 e il 29 gennaio 2006, un gruppo di 7-8 persone aveva già aggredito due iscritti al circolo di Rifondazione Comunista di Casalbertone, gli aggressori, armati di mazze, hanno pestato i due attivisti e poi li hanno lasciati sanguinanti a terra;
negli ultimi mesi, si sono ripetuti con sempre maggior frequenza, insulti e aggressioni verbali ai danni di persone che transitavano all'esterno del circolo, mentre di notte avvenivano con altrettanta frequenza lanci di bottiglie e altri oggetti contundenti contro sedi di associazioni e partiti;
i manifesti e le scritte xenofobe e razziste che fanno di contorno alla sede del circolo, spesso rivendicano apertamente la paternità delle violenze e delle azioni di squadrismo politico -:
quale forma contrattuale è stata instaurata tra i responsabili del predetto circolo, che si rende responsabile di iniziative razziste e filofasciste e l'Inps;
se non ritenga opportuno, alla luce dell'attività razzista e xenofoba del suddetto gruppo, rescindere la formula contrattuale con la quale l'Inps ha concesso l'uso dei suoi locali al predetto circolo fascista.
(4-04588)