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Allegato B
Seduta n. 202 dell'11/9/2007
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AFFARI ESTERI
Interrogazione a risposta immediata:
BOATO. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
nelle ultime due settimane, come riportato da tutti gli organi di stampa internazionali, sempre più numerose e diffuse sono le manifestazioni di protesta in Myanmar (ex Birmania), a favore dei diritti umani e contro la situazione economica del Paese, represse in modo brutale e illegale da bande armate cui l'esercito «delega» il compito di porre sotto silenzio ogni forma di dissenso nei confronti del regime;
fra gli appelli alla comunità internazionale anche in questi giorni assumono particolare rilievo le lettere dal Myanmar del premio Nobel per la pace, signora Aung San Suu Kyi, agli arresti domiciliari presso la propria abitazione, da oltre diciassette anni isolata dal mondo, nei confronti della quale, - scrive Federico Rampini su La Repubblica del 6 settembre 2007 - la sorveglianza della giunta militare è stata inasprita, impedendole qualsiasi possibilità di incontro;
il caso del Myanmar è in primo piano sia presso gli organismi internazionali, in primo luogo l'Organizzazione delle nazioni unite, sia nel Parlamento italiano, in cui numerose sono le sollecitazioni al Governo affinché assuma ulteriori iniziative;
nella puntata di domenica 8 luglio 2007 del programma televisivo «alle falde del Kilimangiaro» trasmesso su Rai tre, la vicepresidente del partito lega nazionale per la democrazia, Daw San San, in esilio in Thailandia, durante un'intervista ha ribadito e confermato la drammatica situazione politica, sociale e lavorativa della popolazione birmana che per il 30 per cento, circa 15 milioni di persone, vive sotto la soglia di povertà ed è vittima di spaventosi abusi e di inaudite violenze da parte della giunta militare. A tale denuncia Daw San San ha aggiunto un serio invito a tutti i turisti affinché non si rechino in Myanmar, per evitare di fornire con i proventi del turismo un'ulteriore fonte di profitto economico e di rafforzamento politico del regime;
nel gennaio del 1947, la Birmania ha conquistato l'indipendenza. Dal 1962, a seguito di un colpo di Stato del generale Ne Win, si è instaurato un regime di stampo socialista, guidato da un «consiglio rivoluzionario» di generali dell'esercito. Nel 1988, un altro colpo di Stato delle forze armate ha dato vita ad un regime militare che ha come presidente e primo ministro il generale Saw Maung. Successivamente la Birmania assume la denominazione ufficiale di «Myanmar». Le elezioni politiche indette nel maggio 1990, che avrebbero dovuto legittimare il governo militare, hanno visto la vittoria schiacciante della lega nazionale per la democrazia, il partito di Aung San Suu Kyi, premio Nobel per la pace nel 1991 e figlia di Aung San, padre della Birmania indipendente. La giunta militare non ha riconosciuto il risultato elettorale, iniziando una feroce politica di repressione nei confronti degli oppositori politici (Amnesty international per il 2006 denuncia 1.185 prigionieri politici). Il partito della lega nazionale per la democrazia è stato messo fuori legge e Aung San Suu Kyi, dopo alcuni brevi periodi di libertà, ancora oggi si trova agli arresti domiciliari.
In questi anni poco è cambiato e, nonostante l'embargo dell'Unione europea sul materiale bellico per il Myanmar deciso nel 1988 e confermato nel 2002 e nel 2006, il Consiglio di stato per la pace e lo sviluppo alla guida del Paese non ha compiuto passi significativi verso la democrazia;
nel giugno del 2000, con l'ottantottesima sessione, la conferenza generale dell'organizzazione internazionale del lavoro ha approvato una risoluzione che invita i governi, gli imprenditori e i sindacati a rivedere i loro rapporti con il Myanmar e ad adottare tutte le misure necessarie per evitare che il Paese membro possa trarre profitto da questi rapporti per perpetuare o sviluppare il sistema del lavoro forzato. Negli anni successivi, l'organizzazione internazionale del lavoro ha riaffermato e sostenuto la stessa linea d'intervento e le stesse misure nei confronti del Governo birmano e anche di recente, nel marzo 2007 durante la duecentonovantottesima sessione del consiglio direttivo dell'organizzazione internazionale del lavoro, la questione dell'osservanza da parte del Myanmar della convenzione n. 29 del 1930 sul lavoro forzato è stato oggetto di discussione e di dibattito;
nel maggio 2007, le organizzazioni Cisl, Legambiente, Wwf e Greenpeace hanno promosso la «campagna Birmania» e lanciato un appello per la liberazione di Aung San Suu Kyi e per la difesa dei diritti umani, sindacali, della democrazia, dell'ambiente di questo Paese dove «centinaia di migliaia di uomini, donne e bambini sono tutt'ora costretti al lavoro forzato, da parte sia dei militari, sia delle autorità locali e sono spesso obbligati alle deportazioni forzate, mentre sono comuni la detenzione e le esecuzioni, torture, stupri, utilizzati come mezzo di potere». L'appello è rivolto, in particolare «alle imprese italiane che hanno rapporti commerciali con la Birmania e alle multinazionali impegnate nel settore forestale, petrolifero, del gas e minerario, nei progetti di costruzione di dighe ed infrastrutture, che comportano ingenti profitti per il regime, la violazione dei diritti umani, sindacali, ambientali» affinché provvedano a «sospendere i loro rapporti con questo Paese, per non contribuire a rafforzare il potere della giunta, che continua ad utilizzare il lavoro forzato e la devastazione ambientale come fonte di potere;
il 21 giugno 2007, il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione sulla Birmania, la quattordicesima dal 2000 ad oggi, che «condanna la repressione incessante e la persecuzione continua perpetrata dallo State Peace and Development Council nei confronti del popolo birmano» e «invita le industrie che investono in Birmania ad assicurare che i loro progetti siano realizzati nel rispetto dei diritti umani effettivi e, in caso di abuso di tali diritti, a sospendere l'attività nel Paese; esprime il proprio disappunto dinanzi al fatto che taluni Paesi abbiano ritenuto opportuno aumentare sostanzialmente gli investimenti in Birmania, nonostante la disastrosa situazione dei diritti umani nel Paese»;
il 19 luglio 2007, il presidente del comitato internazionale della Croce rossa, Jacob Kellenberger, ha denunciato, attraverso diverse agenzie di stampa, gravi violazioni dei diritti umani nell'ex Birmania e in particolare ha fatto riferimento al lavoro forzato a cui migliaia di detenuti sono costretti dalle forze armate birmane. Inoltre il Myanmar dalla fine del 2005 ha vietato al comitato internazionale della Croce rossa le visite indipendenti nelle carceri, limitando così l'apporto determinante delle organizzazioni umanitarie negli istituti di pena;
Amnesty international, nel rapporto annuale 2007, riporta notizie allarmanti sul Myanmar e denuncia che per il 2006 «la situazione dei diritti umani si è deteriorata nel corso dell'anno, con l'intensificarsi della repressione messa in atto in tutto il Paese dalle autorità nei confronti sia dell'opposizione armata sia degli oppositori politici pacifici. Il Consiglio di sicurezza dell'Organizzazione delle nazioni unite ha inserito il Myanmar nella propria
agenda. Violazioni diffuse e sistematiche delle norme internazionali sui diritti umani e del diritto internazionale umanitario, equiparabili a possibili crimini contro l'umanità, sono state perpetrate nel corso di operazioni militari nello stato del Kayin e nella divisione di Bago. Mentre le autorità continuavano a lavorare a una bozza per una nuova costituzione, attivisti venivano sottoposti a pressioni al fine di far loro abbandonare il proprio ruolo all'interno dei partiti politici. Decine di arresti di persone impegnate in attività politiche pacifiche sono continuati durante tutto l'anno così come quelli di persone impegnate in altre attività non violente nel contesto del loro esercizio delle libertà di espressione e di associazione. A fine anno, la maggior parte delle figure di primo piano dell'opposizione erano state imprigionate o detenute in via amministrativa, mentre più di altri 1.185 prigionieri politici continuavano a essere detenuti in condizioni carcerarie sempre peggiori. Sono state almeno due le persone condannate a morte». Nel rapporto di Amnesty international è, inoltre, dedicato un capitolo alla diffusa pratica del lavoro forzato che impone ai prigionieri «di fare da portantini per l'esercito, e gli stessi sarebbero stati sottoposti a torture e ad altre forme di maltrattamenti» -:
quale siano le valutazioni del Governo sui fatti sopra esposti e quali misure intenda adottare a livello comunitario ed internazionale per la difesa dei diritti umani e sindacali in Myanmar, a sostegno della piena applicazione della risoluzione dell'organizzazione internazionale del lavoro del giugno 2000 e delle successive risoluzioni del Parlamento europeo.
(3-01194)
Interrogazioni a risposta scritta:
MIGLIORI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
nei giorni scorsi un tragico terremoto ha colpito varie zone del Perù con oltre cinquecento morti, millecinquecento feriti ed ingenti distruzioni;
oltre a necessitare di pronti interventi di solidarietà internazionale, il Perù ospita una nutrita colonia di nostri connazionali così come l'Italia ospita una significativa comunità di lavoratori peruviani -:
quali concrete iniziative di sostegno alle popolazioni colpite dal terremoto in Perù siano state assunte dal Governo italiano, quali iniziative di coordinamento col Governo peruviano siano state assunte per la ricostruzione, quali misure di verifica su danni alle persone ed alle proprietà degli italiani in Perù siano state attivate.
(4-04749)
MIGLIORI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
a seguito dei gravissimi fatti di sangue avvenuti lo scorso agosto a Duisburg (Germania) che hanno visto drammaticamente coinvolti nostri connazionali, si è registrato nei confronti della numerosissima comunità italiana operante in tale Paese una pesante campagna di sospetto tanto che, prendendo a pretesto la vicinanza di un ristorante italiano rispetto al luogo della strage di Duisburg, Il Corriere Italiano di Francoforte ha denunciato i dubbi montanti circa la possibilità che «dietro la ristorazione italiana in Germania» si possano nascondere attività mafiose;
i rischi di credibilità e onorabilità della ingente complessiva presenza in Germania del «sistema Italia» va tutelata e difesa rispetto ad ogni possibile rischio in merito -:
quali iniziative simboliche e concrete, d'immagine e presenza siano state assunte dal Governo per tutelare l'autorevolezza della comunità italiana in Germania, la rispettabilità della nostra ristorazione, la credibilità complessiva del nostro Paese.
(4-04750)
RAMPELLI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
lo scorso mese di agosto un noto quotidiano nazionale ha denunciato il silenzio dei media occidentali dinanzi al disastro dei monsoni in India e in Bangladesh, dove decine di milioni di sfollati sono in attesa di soccorsi;
la stessa calamità ha stremato la Birmania dove interi villaggi sono stati sommersi dalle inondazioni, la popolazione è fuggita e molti raccolti sono andati distrutti;
uno dei regimi comunisti più impenetrabili del pianeta - che ha condannato il paese all'isolamento dopo quasi mezzo secolo di oppressione - è rimasto immobile di fronte alla calamità nazionale;
in quattro giorni di navigazione i pochi giornalisti presenti non hanno visto soccorsi organizzati: nelle zone infestate dalla malaria mancava tutto, dall'acqua potabile ai medicinali, né sono stati inviati dalle città dottori e infermieri;
in Birmania il 30 per cento della popolazione, circa 15 milioni di persone, vive sotto la soglia di povertà;
la speranza di vita media è 58 anni per gli uomini, 60 per le donne, una delle più basse dell'Asia; i tassi di mortalità per malaria e tubercolosi rimangono molto elevati e l'epidemia di HIV/AIDS si è diffusa negli ultimi anni;
la mortalità infantile è al 7 per cento - un livello quasi africano - e più del 30 per cento dei bambini al di sotto dei cinque anni soffre di malnutrizione; quasi la metà dei bambini in età scolastica non è scolarizzata;
nella Risoluzione approvata dal Parlamento europeo il 21 giugno 2007 si afferma che il Consiglio di Stato per la pace e lo sviluppo (SPDC) - nome ufficiale del regime militare comunista del Myanmar - continua a sottoporre la popolazione birmana a gravi abusi dei diritti umani, quali lavori forzati, persecuzione di dissidenti, torture, reclutamento di bambini soldato, sevizie inflitte dalle truppe governative a donne e bambini delle minoranze etniche, nonché deportazioni coatte;
nel paese sono oltre un migliaio i detenuti politici ancora incarcerati e il governo birmano continua a negare ai prigionieri un'adeguata assistenza medica durante la detenzione;
la Birmania è il secondo produttore al mondo di oppio illegale e contribuisce per più del 90 per cento alla produzione di eroina dell'Asia sudorientale;
la brutale repressione operata dal regime nei confronti di numerosi gruppi etnici - fra cui i karen del Myanmar orientale - ha causato sofferenze e migrazioni interne su vasta scala;
secondo l'agenzia Asianews, dinanzi a quello che può definirsi un vero e proprio genocidio verso le minoranze etniche, la comunità internazionale non ha mai preso iniziative per impedirlo;
lo scorso gennaio il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha respinto una risoluzione che chiedeva al Myanmar di diminuire la repressione e liberare i prigionieri politici e di coscienza; Russia e Cina hanno votato contro, spiegando che la questione non riguarda la sicurezza e la pace della regione, per cui non se ne deve occupare il Consiglio -:
quale sia la valutazione del Governo in merito a tale questione e se non ritenga necessario intervenire presso le competenti sedi internazionali e comunitarie per sollecitare l'invio di aiuti umanitari in Birmania;
quali forme di cooperazione allo sviluppo da parte delle ONG italiane siano attive in Birmania e con quali risultati;
quali siano le relazioni diplomatiche che lo Stato italiano intrattiene con la Birmania, un paese che, nell'indifferenza della comunità internazionale, continua ad essere oltraggiato da una delle peggiori forme di comunismo.
(4-04752)