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Allegato B
Seduta n. 202 dell'11/9/2007
AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE
Interpellanza:
Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, per sapere - premesso che:
da oltre 15 anni è stata chiusa la miniera di amianto di Balangero (Torino), un tempo la più grande d'Europa, a causa dell'elevato rischio di tumore ai polmoni che l'esposizione all'amianto provoca;
la legge n. 257 del 1992, all'articolo 11, comma 1, stabilisce che per il risanamento della miniera «Il Ministero dell'ambiente promuove la conclusione di un accordo di programma con il Ministero dell'industria, del commercio e dell'artigianato, con il Ministero della sanità, con la Regione Piemonte, con la Comunità montana di Valle di Lanzo e con il Comune di Balangero»;
la suddetta legge, all'articolo 11, comma 2, finanzia l'accordo di programma di cui sopra con trenta miliardi di lire;
la mappatura completa della presenza di amianto sul territorio è l'obiettivo fissato dal decreto ministeriale n. 101 del 18 marzo 2003, in attuazione dell'articolo 20, comma 2, della legge n. 93 del 23 marzo 2001;
la cava di amianto di Balangero è compresa all'interno dell'elenco dei siti contaminati di interesse nazionale;
è stata costituita la RSA s.r.l. (Società per il risanamento e lo sviluppo ambientale dell'ex miniera di amianto di Balangero e Corio), che dal 1995 si occupa dei lavori di bonifica;
a quanto risulta all'interrogante, oltre che da alcune relazioni tecniche, dalle instabili montagne di detriti amiantiferi si staccano periodicamente piccole frane che coprono parti dei prati e delle boscaglie circostanti;
un sopralluogo della Commissione territorio ed ambiente del Senato, effettuato nel luglio 2002, ha constatato che nei 6 anni precedenti non si era praticamente proceduto con i lavori di consolidamento e che, a fronte di questa inadempienza, sono mancati i doverosi interventi dell'ASL competente e dell'ARPA;
le difficoltà societarie dell'RSA sono culminate nel 2002 con le dimissioni del Presidente che denunciava le divisioni politiche tra i soci (pubblici e parapubblici) della RSA come principale causa dell'impedimento dell'avanzamento dei lavori;
la «Prima relazione sullo stato dell'ambiente in Piemonte» (2006) evidenzia (pag. 76-77) i siti contaminati - tra cui Balangero - in cui si verifica l'intervento del curatore fallimentare nell'istruttoria di bonifica a seguito di procedura fallimentare; all'interno della medesima pubblicazione si pone in risalto inoltre l'entità dei finanziamenti specificando che per Balangero sono stanziati 27 milioni di euro da parte del Ministero;
alle pagine 82-83 si evidenzia e si critica la gestione centralizzata della bonifica finendola: «scarsamente efficace», evidenziando che «tende a rallentare i processi di riutilizzo dei siti» e si parla di «inadeguatezza delle risposte»;
gli interventi di bonifica, delineati in forma preliminare, non sono di fatto attuati a causa principalmente di intoppi burocratici, amministrativi e giuridici;
lo stesso rapporto cita testualmente che una delle principali problematiche riguarda «il materiale venduto come pietrisco e diffuso abbondantemente sia sulle strade della zona sia nei sottofondi anche ferroviari di una buona parte del Piemonte». Materiale che «contiene amianto e dovrà essere in qualche modo gestito»;
il decreto ministeriale n. 101 del 18 marzo 2003 (già citato) prevede una prima
fase di individuazione e delimitazione dei siti caratterizzati dalla presenza di amianto nell'ambiente naturale e costruito;
i rifiuti di amianto sono classificati tra i rifiuti speciali, tossici e nocivi, ai sensi dell'articolo 2 del decreto del Presidente della Repubblica 10 settembre 1982 -:
a che stato di avanzamento sono i lavori di bonifica e messa in sicurezza del sito contaminato di Balangero (Torino);
quanto denaro complessivamente è stato investito, dalla dismissione della miniera ad oggi, nelle attività di ripristino e messa in sicurezza;
quanti soldi sono stati spesi dalla RSA dal momento della sua costituzione;
se non ritenga essere al di fuori delle prescrizioni legislative la vendita di materiali contenenti amianto per la costruzione di strade e ferrovie e se non ritenga esservi rischi per la salute nei confronti dei lavoratori che vi operano;
se esiste un elenco specifico delle infrastrutture stradali e ferroviarie nelle quali materiali contenenti fibre d'amianto sono stati forniti dalla ex-miniera, anche per consentire a chi in futuro vi opererà per manutenzioni o rifacimenti di prendere le adeguate precauzioni;
quali iniziative intenda assumere per accertare le responsabilità dei gravi ed inaccettabili ritardi nella realizzazione delle opere previste per la bonifica, dato che sono passati oltre 15 anni dalla chiusura del sito.
(2-00702) «Mellano».
Interrogazioni a risposta scritta:
RAMPELLI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
notizie di stampa del 6 agosto scorso riportano una intervista a Tonino Perna, docente di sociologia economica dell'università di Messina, interpellato sul gravissimo problema degli incendi;
all'epoca in cui era presidente del Parco nazionale dell'Aspromonte, sui circa 80 mila ettari di territorio gli incendi sono stati abbattuti del 90 per cento per cinque anni consecutivi (dal 2000 al 2005) con una spesa di circa 200 mila euro l'anno;
«nel 2000» - dice il Perna - «abbiamo cominciato a sperimentare un metodo di assegnazione e affido del territorio a cooperative, associazioni, imprese sociali, con un contratto "di responsabilità"; con un bando assegnammo i 78 mila ettari di territorio divisi in nove lotti ad associazioni o imprese che per sei mesi, da aprile a novembre, rispondevano del parco sul piano degli incendi attraverso un presidio del territorio»;
presidiando a piedi e per 24 ore al giorno il bosco, gli addetti riuscivano a spegnere l'incendio quando era ancora all'inizio e così si evitava che si ampliasse nell'attesa dell'arrivo dei Canadair e dei mezzi di spegnimento;
se la superficie bruciata era superiore dell'1 per cento di quella affidata, le associazioni perdevano il 50 per cento del contratto;
per cinque anni di seguito, ogni anno, si è riusciti a ridurre la superficie incendiata, malgrado i focolai fossero persino aumentati; prima, ogni anno mediamente andavano in fumo tra gli 800 e i mille ettari di bosco (a parte il 1998 in cui vennero distrutti 4 mila ettari); dal 2000 al 2005 invece bruciarono solo circa 100-200 ettari l'anno;
secondo Perna, le guardie forestali regionali che hanno il compito di controllare e guidare gli aerei sul luogo dell'incendio o gli operai idraulico-forestali che sono addetti allo spegnimento a terra non sono in grado di far funzionare la prevenzione: innanzitutto, hanno orari di lavoro fisso - così che a fine turno il territorio è scoperto - e non fanno turni di notte; alcuni poi denunciano di non
avere neppure i soldi per la benzina perché la Regione non rimborsava da anni;
il metodo dei cosiddetti «contratti di responsabilità» è mutuato dal Canada che da anni segue questo modello, ispirato a sua volta alle tradizioni indiane; esso sta ora diventando oggetto di sperimentazioni in più parti d'Europa;
l'istituzione di un fondo speciale per l'immediato recupero delle zone colpite dagli incendi - sempre secondo il sociologo - sembra il modo migliore per alimentare quella che ormai è diventata una vera «industria degli incendi»;
la stessa Corte dei conti da anni fa notare che i disastri ambientali continuano a fornire ottimo carburante per la florida industria dell'emergenza;
l'interrogante concorda sul fatto che il dibattito sulle varianti tecnologiche della lotta agli incendi - dai sistemi di monitoraggio alla necessità di comprare più aerei o di aumentare il personale - serva a poco poiché si interviene quasi sempre dopo che è avvenuta la catastrofe -:
quali iniziative intenda assumere per sviluppare in Italia un'efficace politica di prevenzione degli incendi e, conseguentemente, l'attuazione di buone pratiche per la manutenzione dei boschi;
se non ritenga necessario e urgente introdurre una premialità nel trasferimento delle risorse economiche dallo Stato a quei territori che dimostrino di sapersi difendersi dalla piaga dei fuochi estivi;
se non ritenga opportuno accogliere la richiesta del WWF sull'apposizione di una taglia contro i piromani che stanno massacrando i nostri boschi.
(4-04753)
ZANELLA. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
il Troian è una piccola restera rustica, un parco extraurbano a ovest della città nel comune di Paese in provincia di Treviso, in una campagna piena di sentieri (i troi), molto frequentati dalla popolazione locale, ricovero di fauna selvatica, e situata sopra ad un'antica centuriazione romana da dove emergono reperti storici ogni qual volta si effettuano scavi per sistemare un vecchio muro;
da qualche anno un'azienda di vivaisti, la Padana, sta acquistando interi appezzamenti di terreno abbattendo siepi e ogni genere di vegetazione, coprendo i terreni con asfalto e cemento e costruendo immensi capannoni che vengono climatizzati durante tutto l'anno con potenti bruciatori e grandi ventole che provocano rumore e vibrazioni alle vicine abitazioni di campagna;
la ditta opera dall'inizio degli anni '80 nel territorio comunale di Paese e già nel 1987 l'azienda agricola possedeva 9670 metri quadrati di serre fisse e mobili destinate a colture;
per svolgere la sua attività l'azienda ha bisogno, oltre che di serre per la produzione delle piantine, anche di sempre maggiori strutture a servizio del processo produttivo - celle frigo, centrali termiche per i gruppi elettrogeni, platee corridoi in calcestruzzo, uffici, servizi, magazzini e depositi - nonché di una idonea viabilità interna ed esterna soprattutto per gli automezzi pesanti in arrivo ed in partenza (circa una ventina al giorno), sia di idonei parcheggi per gli stessi automezzi, nonché per gli autoveicoli per i dipendenti (circa 200 posti auto), tutto pavimentato e in terreno agricolo;
sono già circa 100.000 i metri quadri di terreno coperto dalle serre dell'azienda;
complessivamente sono stati richiesti ulteriori 103.000 metri quadrati, per installazione di serre collocate in territorio agricolo ritenuto dall'Amministrazione Comunale di pregio ambientale. I programmi di sviluppo contemplano ulteriori espansioni,
avendo l'Azienda una disponibilità di terreno pari a 406.000 metri quadrati;
l'azienda ortoflorovivaistica ha chiesto gli ampliamenti delle proprie serre ai sensi dell'articolo 9 della legge regionale del Veneto del 12 aprile 1999, n. 19 e delle successive modifiche ed integrazioni. Tale legge regionale incentiva gli insediamenti di serre, anche se non ne specifica la tipologia;
nell'azienda lavorano circa un centinaio di immigrati cinesi, che sono stati visti lavorare provvisti di maschere protettive, irrorare periodicamente con prodotti chimici i 15.000 metri quadrati di vivaio scoperto e la campagna intorno;
tutto ciò avviene a pochi passi dagli usci e dagli orti dell'antica contrada, per i quali non sono previste maschere né altro tipo di protezione;
al fine di comprendere la irreparabilità del danno causato dal l'insediamento delle serre, va evidenziato che per la loro costruzione in cemento, acciaio e vetro, è prima necessario asportare completamente il terreno vegetale, e quindi in quel luogo non si potrà mai più in futuro esercitare l'agricoltura;
i gruppi ambientalisti Paeseambiente (www.paeseambiente.org) e Amici del Troian hanno raccolto più di 2.000 firme per una petizione che chiede al sindaco di tutelare questa area agricola;
il quotidiano Il Sole 24 Ore, in un articolo sulle serre, ha denunciato che in Italia nel 2005 si sono sparse nel terreno 1.400 tonnellate (contro le 190 della Francia) di bromuro di metile, una sostanza bandita dal protocollo di Montreal per l'effetto devastante che ha sulla falda acquifera e sullo strato di ozono che protegge il pianeta; sono gravi i disagi per le popolazioni e i territori, confinanti con l'azienda ortoflorovivaistica sia per quanto riguarda l'inquinamento acustico derivante dalla presenza di numerose ventole di raffreddamento, sia per un eventuale, ma possibile, inquinamento da uso di prodotti chimici;
recentemente l'Amministrazione di Paese ha intimato per ben quattro volte il blocco dei lavori, a seguito della presentazione da parte dell'azienda ogroflorovivaistica di comunicazioni di installazione di serre (per complessivi 103.000 metri quadrati) e, a seguito di questi blocchi l'azienda ha fatto ricorso al TAR del Veneto, chiedendo un indennizzo al Comune di Paese di oltre 3 milioni di euro per danni; il Comune si è costituito sostenendo che «non è possibile che una Amministrazione Comunale subisca una violenza tale nel proprio territorio camuffando una attività industriale come attività agricola, senza chiedere alcuna autorizzazione, senza un permesso di costruire, senza un riferimento al decreto del Presidente della Repubblica n. 380 del 2001, Testo unico dell'Edilizia, senza pagare nulla per oneri»;
l'edificazione negli anni di nuove serre a Paese, a ridosso di via Cal dei Mulini e via Troian, ha comportato la distruzione e lo sradicamento di siepi centenarie caratteristiche dell'ambiente rurale del Troian;
via Cal dei Mulini e via Troian sono caratteristiche stradine di campagna e rappresentano un ambiente rurale unico nel suo genere, dove regna l'ombra delle siepi e la pace caratteristica delle zone di campagna lontane dei centri abitati, e sono continuamente percorse dalla popolazione locale, da bambini in bicicletta, da persone a spasso con il cane, da sportivi;
le serre sono dotate di impianti di illuminazione ed aerazione con potenti ventole che emettono un rumore continuo e luce che rovina l'atmosfera di pace e serenità tipica del Troian;
l'area scoperta delle serre sarà probabilmente interessata da ulteriori colate di catrame o di cemento o di ghiaia irrorata poi molto presumibilmente da diserbanti;
tutta quest'area è considerata area agricola ai sensi dei vigente PRG (Piano Regolatore Generale);
approfittando di una legge regionale che all'interrogante appare aberrante, la n. 19 dei 1999 - articolo 9, che consente alle aziende dei settore orto-floro-frutticolo di edificare nei terreni agricoli nuove serre senza l'obbligo di concessione ed autorizzazione edilizia, l'azienda Padana ha insediato in una splendida antica campagna una vera e propria zona industriale ed è arrivata a chiedere al Comune di Paese l'autorizzazione alla costruzione di un inceneritore;
la legge regionale permette che i vivaisti coprano di serre fino il 50 per cento della loro proprietà;
l'azienda ha presentato al Comune di Paese domanda di costruzione di un inceneritore di rifiuti (con capacità di combustione di oltre 50.000 tonnellate anno, creazione di un magazzino di rifiuti da 14.000 metri cubi, per il quale serviranno trasporti per circa 2.200 bilici di rifiuti l'anno), per produrre la propria energia, e richiesta di allargamento e asfaltatura degli antichi sentieri per il passaggio dei suoi bilici;
questo inceneritore a CDR (combustibile derivato da rifiuto) comporterebbe un ulteriore inquinamento acustico e dell'aria ed emissione di vapori e fumi che andrebbero a peggiorare la situazione ambientale del comune;
l'Istituto di Geologia Applicata del CNR di Padova nello studio «La centuriazione romana fra Sile e Piave nel suo contesto fisiogrofico - Nuovi elementi di lettura», del 1992, autori A. Costi, L. Lazzaro, B. Marcolongo e J. Visentin, considera il Troian un borgo originario della centuriazione romana e vi individua (proprio nell'area relativa all'espansione delle nuove serre) tramite apposita cartografia in scala 1:25.000 (tavola 4):
a) elementi paleoidrografici costituiti da «tracce di paleoalvei e meandri relitti del Piave wurmiano»;
b) emergenze antropiche con elementi di centuriazione a maglia rettangolare coincidenti sia con tratti di canalizzazione sia con limiti di percellizzazione agraria; elementi areali con strutture antropiche sepolte;
nel testo «Paese: ambiente, storia, aspetti di vita quotidiana», ed Amministrazione Comunale di Paese, del 1989, autori J. Visentin, G. Biscaro, A. Boin Stocco, L. Bordignon, R. Franceschi, V. Mardegan, A. Costi, viene riportato che per «il Troian la tradizione orale fa riferimento alla presenza di un ricovero in muratura per pastori» risalente ad epoca antica;
in data 21 dicembre 2005, la Soprintendenza per i beni archeologici del Veneto Dott.ssa Maurizia De Min Soprintendente Reggente), con lettera prot. 15191, ha scritto al sindaco di Paese, e per conoscenza e Paeseambiente richiedendo formalmente, in seguito al ritrovamento nel 2005 di resti di ossa umane presso i cantieri dell'area del Troian che sembrano rivestire interesse archeologico, che venga segnalato in futuro «qualsiasi lavoro che preveda manomissione dell'attuale livello di campagna anche a profondità minime in modo da poter verificare le eventuali persistenze archeologiche in situ»;
il 27 dicembre 2005, l'archeologo Prof. Lino Martinelli ha trasmesso una lettera alla Dott.ssa Elodia Bianchin della Soprintendenza Archeologica del Veneto e per conoscenza al sindaco di Paese, in merito al ritrovamento di reperti e scheletri sepolti nell'area del Troian. In questa lettera viene riferito che da alcune recenti testimonianze nell'area del Troian, tra il 1956 ed il 1960, in seguito ad alcuni scavi di cantieri, sono emersi scheletri umani (adulti e bambini) sepolti singolarmente. Viene altresì riferito del ritrovamento di un elmo, di una spada, di elementi e frammenti di pietra e di ossa di scheletri di cavalli;
emblematica è stata la protesta contro le serre inscenata il 9 settembre 2007 dall'artista Martinelli in centro storico a Treviso;
da sottolineare che un'area adibita a serre una volta cessata l'attività dell'azienda
non potrà essere più coltivata poiché il terreno viene sottoposto all'asportazione del suo strato fertile, diventando quasi sicuramente una zona industriale o peggio ancora un enorme insediamento abitativo da migliaia di abitanti, tutto ciò mentre la stessa legge regionale 11/2004 fra gli obiettivi si pone di «mantenere e migliorare il suolo», e la «riduzione del consumo del suolo agricolo»;
con sentenza n. 2606/07 del 25 luglio del 2007, la seconda sezione del TAR dei Veneto, composta dal presidente Umberto Zuballi, dal consigliere Claudio Rovis e dal Consigliere Relatore Riccardo Savoia, ha accolto il ricorso della Gruppo Padana Ortofloricoltura dei Fratelli Gazzola, rappresentata e difesa dagli avvocati Antonio Munari, Mauro Bonato e Michele Pedoja, presentato contro un'ordinanza del 5 luglio 2007, del comune di Paese rappresentato e difeso dagli avvocati Antonio d'Alesio e Mauro Ferruzzi, con la quale aveva ordinato all'azienda di non edificare un capannone ad uso serra nell'area rurale del Troian, nel comune di Paese;
nella sentenza si legge che il comune deve basarsi solo sulle dichiarazioni della ditta relative alla tipologia di serra da costruire e che le già timide e poco incisive norme di tutela delle siepi del regolamento edilizio non valgono nulla perché non supportate da specifica norma di legge;
va ricordato che sia il presidente che il consigliere relatore che hanno pronunciato la sentenza, sono gli stessi che con sentenza n. 2671 del 2005 avevano dichiarato legittima l'autorizzazione della provincia di Treviso per la discarica di amianto di Castagnole la Terra, sentenza poi annullata e capovolta dai giudici romani del Consiglio di Stato;
l'unica speranza per i cittadini ed il comune resta ora il ricorso in appello al Consiglio di Stato contro questa sentenza a dir poco incredibile;
il sindaco, in seguito alla sentenza, ha scritto una lettera all'azienda invitandola a non riprendere i lavori in attesa del pronunciamento del consiglio di Stato, richiesta accolta a parole sui quotidiani locali dai fratelli Gazzola, ma nei fatti snobbata, dato che da tre giorni gli operai della ditta stanno recintando l'area con rete elettrosaldato mentre ieri 2 agosto è stata definitivamente distrutta, sotto i colpi di una potente ruspa, una siepe centenaria lunga circa un centinaio di metri ubicata perpendicolarmente a via Troian di Castagnole;
quella distrutta non era una siepe qualunque: nel 2005 era stata censita e riportata nella planimetria «5.1.i.3b Articolazione vegetazione» del quadro conoscitivo del Piano di Assetto del Territorio (PAT) del comune di Paese; nel 2006 era poi stata inserita nella planimetria denominata «Carta delle Invarianti» del PAT in approvazione in quanto considerata «Elemento lineare» e perciò degna di tutela; sempre nel 2006 l'area dove insiste questa siepe era stata interessata dal passaggio di un «Corridoio Ecologico Primario» così come riportato nella «Carta delle trasformobilità» del PAT in approvazione;
il 28 agosto 2007 la Padana ha cominciato a recintare il cantiere di una nuova serra da 24 mila metri quadrati con altezza di sette metri e mezzo, lunghezza di 204 metri, larghezza massima 90 metri, si tratta della «madre» di tutte le serre;
purtroppo la cattiva notizia non riguarda solo le ingenti dimensioni del nuovo capannone industriale, la cosa che fa rabbrividire, che colpisce come un pugno allo stomaco è che il sito della nuova serra è ubicato a nord di via Troian/via Cal dei Molini, ovvero un'area agricola vergine ed incontaminata;
a fronte di quanto sopra riportato e delle recenti sentenze del Tar che, nella disputa tra ditta e amministrazione pubblica, hanno dato ragione all'azienda, appare necessario che sia arginato il fenomeno di urbanizzazione incontrollata delle campagne, dovuta a leggi regionali che ne
permettono l'attuazione senza alcuna autorizzazione edilizia, al di fuori della pianificazione urbanistica ed edilizia dei comuni -:
se il Governo non ritenga opportuno verificare se episodi come quello illustrato risultino diffusi nel restante territorio nazionale;
come intenda contrastare lo specifico problema dell'escavazione di un'area di confermato interesse storico ed archeologico;
se le norme e gli obblighi di carattere generale introdotti con il decreto del Presidente della Repubblica 380/01, quali DIA o PdC, che definiscono gli atti tipici di rilevanza edilizia su tutto il territorio nazionale costituiscano principi generali dell'ordinamento;
se, costituendo la serra fissa, nella realtà giuridica, una vera e propria costruzione, non ritenga di assumere ogni iniziativa volta a chiarire come sia sempre necessario pretendere, in conformità al decreto del Presidente della Repubblica 380/01, la presentazione del permesso di costruire, e solo in via subordinata la procedura della dichiarazione di inizio di attività.
(4-04756)