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Allegato A
Seduta n. 206 del 18/9/2007
RELAZIONE DELLA VIII COMMISSIONE (AMBIENTE, TERRITORIO E LAVORI PUBBLICI) RELATIVA ALLE TEMATICHE DEI CAMBIAMENTI CLIMATICI (DOC. XVI, N. 1)
(Sezione 1 - Risoluzioni)
La Camera,
condiviso il contenuto della relazione all'Assemblea sulle tematiche relative ai cambiamenti climatici, approvata dalla VIII Commissione (doc. XVI, n. 1);
ritenuto opportuno che le indicazioni in essa contenute siano utilizzate dal Parlamento come base per lo sviluppo delle politiche pubbliche in materia, in un rapporto costante con il mondo scientifico, con le forze economiche e sociali, con le istituzioni locali e con il mondo della cultura e dell'associazionismo;
considerato che le misure per la mitigazione e l'adattamento ai cambiamenti climatici rappresentano una sfida centrale, in cui le istituzioni ai vari livelli e le forze politiche sono chiamate a dare prova di lungimiranza ed efficacia;
rilevato che questi temi costituiscono uno dei terreni sui quali si misura la capacità dell'Europa di essere all'avanguardia nella realizzazione delle proprie politiche, delineando un'importante strategia comune di sviluppo e di coesione;
considerato che il 12 e 13 settembre 2007 ha avuto luogo la Conferenza nazionale sui cambiamenti climatici;
impegna il Governo:
ad assumere gli orientamenti e le proposte contenuti nella relazione ai fini della definizione delle politiche a livello nazionale e internazionale in tema di cambiamenti climatici e delle future iniziative, anche normative, a partire dalla prossima legge finanziaria.
(6-00021) «Realacci, Mariani, Cacciari, Francescato, Di Gioia, Picano, De Angelis, Pedica».
La Camera,
considerati i contenuti della relazione approvata dalla VIII Commissione sulle tematiche relative ai cambiamenti climatici (doc. XVI, n. 1);
considerata la stretta interconnessione tra cambiamenti climatici e politiche energetiche;
considerato che la ricerca sul nucleare sicuro non risulta tra le opzioni privilegiate dalla relazione;
premesso che:
l'amministratore delegato dell'Enel, Fulvio Conti, ha avvertito dei gravi rischi energetici che l'Italia corre per il prossimo inverno;
la crisi energetica scoppiata tra Russia e Ucraina nel mese di dicembre 2006, risolta solo grazie ad una complessa alchimia, dimostra che le vie del gas non sono infinite;
questa crisi energetica ci ha, inoltre, ricordato, se c'era bisogno, quanto siamo
dipendenti dai Paesi esteri e quanto serio potrebbe diventare il problema nel prossimo futuro;
sempre per l'amministratore delegato di Enel, l'Italia oggi sarebbe più fragile rispetto al 2005 perché nel frattempo sono aumentati i consumi e viceversa si sarebbero ridotti gli stoccaggi, per un'errata interpretazione del Governo e, in particolare, del ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare;
all'inizio del 2007 l'Unione europea ha rilanciato una nuova politica energetica, al servizio di un'economia a basso consumo di energia e di fonti energetiche più sicure, più competitive e più sostenibili e una politica unitaria da parte di tutti gli Stati membri rappresenta la risposta più efficace alle sfide energetiche attuali, che sono comuni a tutti gli Stati membri;
essa pone nuovamente l'energia al centro dell'azione europea, di cui è stata all'origine con i trattati che hanno istituito la Comunità europea del carbone e dell'acciaio (trattato CECA) e la Comunità europea dell'energia atomica (trattato Euratom), rispettivamente nel 1951 e nel 1957;
tra le risorse energetiche le centrali nucleari producono attualmente circa un terzo dell'elettricità e il 15 per cento dell'energia consumata nell'Unione europea. Il nucleare rappresenta una fonte di energia caratterizzata da basse emissioni di carbonio e costi relativamente stabili; ciò lo rende interessante sotto il profilo della sicurezza dell'approvvigionamento e della lotta ai cambiamenti climatici;
la Comunità europea dell'energia atomica (Euratom) ha creato, fin dal 1957, le condizioni per lo sviluppo dell'energia nucleare in Europa. Le sue finalità comprendevano, segnatamente, lo sviluppo della cooperazione nel settore della ricerca, la protezione delle popolazioni mediante l'introduzione di norme di sicurezza armonizzate, l'approvvigionamento sufficiente ed equo di minerali e combustibili nucleari, il controllo dell'utilizzo delle materie nucleari per scopi pacifici e la cooperazione con altri Paesi ed organizzazioni internazionali;
in particolare, sono state adottate misure specifiche a livello di Unione europea intese ad assicurare la tutela della salute delle persone che lavorano in questo settore e delle popolazioni, nonché a proteggere l'ambiente dai rischi collegati all'utilizzo del combustibile nucleare ed ai rifiuti che ne derivano;
siamo circondati da Paesi che hanno centrali nucleari: la Francia, la Spagna, l'Austria, la Svizzera e, quindi, il livello di rischio del nostro Paese è simile a quello dei Paesi che ci circondano, ma paghiamo i prezzi più alti d'Europa. Le conseguenze sono gravissime per le famiglie, di cui si riduce consistentemente il potere di acquisto, e per le imprese, che pagano l'energia anche il 30 per cento in più rispetto alla concorrenza europea;
inoltre, il processo di allargamento dell'Unione europea ai Paesi del Centro-Est ha portato all'interno dei nuovi confini 26 nuovi impianti nucleari, includendo anche gli impianti dei Paesi di prossima adesione;
questi impianti potranno giocare un ruolo importante per il futuro energetico europeo, per sostenere lo sviluppo dell'economia e contribuire alla sicurezza energetica dell'Unione europea, aumentando la diversificazione delle fonti energetiche. L'energia nucleare si è dimostrata una risorsa fondamentale per il fabbisogno energetico dei Paesi dell'Europa centro-orientale, per i suoi bassi costi (in Ungheria si sono valutati 2.96 centesimi di dollaro per chilovattore contro i 3,5-4 delle centrali a lignite) e per la valuta pregiata ricavata dall'esportazione nei Paesi limitrofi;
Paesi centroeuropei come Repubblica ceca, Slovacchia, Ungheria, per la loro favorevole posizione geografica, intendono sfruttare il proprio potenziale
nucleare con la prospettiva nel medio periodo di costituirsi come un efficiente hub energetico, capace di smistare e vendere elettricità nei mercati elettrici europei. Altri Paesi, come Romania e Bulgaria, hanno ripreso progetti di completamento di nuove centrali sospesi per mancanza di fondi negli anni '80, per diventare il riferimento energetico dell'Europa sud-orientale;
in questa prospettiva non solo l'Italia vedrà un'ulteriore dipendenza dai nuovi «arrivi», ma vedrà progressivamente ridotto il proprio ruolo di Stato fondatore;
l'Europa ci chiede, inoltre, di diversificare le fonti energetiche per avere meno dipendenza dal mercato. Noi non solo non procediamo con adeguata speditezza su questa via, ma soprattutto non affrontiamo alla radice il problema di un'adeguata indipendenza di approvvigionamento ed economicità. Anche il rafforzamento delle reti di trasporto dell'energia all'interno del Paese è ritardato ed ostacolato da una malintesa esigenza di salvaguardia dell'ambiente;
i Ministri Bersani e Pecoraro Scanio hanno firmato, alcuni mesi fa, un decreto che consente l'installazione di centrali fotovoltaiche per una potenza complessiva installata di 1200 megawatt;
per rendere l'ipotesi praticabile gli italiani sono ulteriormente ricaricati con un contributo di 0,40 euro per ogni chilovattore prodotto per 20 anni;
il provvedimento, pur incamminandosi nella giusta diversificazione delle fonti energetiche, è marginale per la riduzione delle emissioni in atmosfera (per rispettare il protocollo di Kyoto dovremmo aumentare 30 volte la potenza fotovoltaica da installare);
un settore importante come quello energetico, dal quale dipende la vita, il benessere degli italiani e la stessa civiltà come la conosciamo oggi, non può essere lasciato a se stesso;
il governo della fase di transizione dalle energie fossili a quelle sostenibili, tra cui il nucleare, non può essere lasciato esclusivamente alle politiche locali, ai gruppi di interesse o a potenze geopolitiche straniere, che farebbero pagare cara la loro influenza sia in termini economici che in termini politici;
con il referendum abrogativo del 1987 è stato «di fatto» sancito l'abbandono, da parte dell'Italia, del ricorso al nucleare come fonte di approvvigionamento energetico;
impegna il Governo:
ad avviare un serio programma nazionale e internazionale coerente di politiche e strutture energetiche diversificate, un vero «piano Marshall», che sia in grado di affrontare la futura e ineludibile crisi, indicata imminente entro il 2015 da tutti gli esperti;
a valutare l'opportunità di riprendere la ricerca sul nucleare sicuro in Italia, per poter eventualmente considerare il nucleare, in questo programma di diversificazione, un beneficio per l'ambiente, un sistema di autonomia strategica delle fonti, un fattore di garanzia della ripresa economica, un motivo di sicurezza nazionale, un'aspirazione di indipendenza politica.
(6-00022) «Barani, Cirino Pomicino, Catone, Del Bue, Nardi, Francesco De Luca, Nucara».
La Camera,
considerato che la relazione della VIII Commissione, senza dubbio opportuna in quanto affronta un problema reale e sotto gli occhi di tutti come quello dei mutamenti climatici a livello planetario, ha però il limite di dare per scontato che tali mutamenti stiano avvenendo esclusivamente per effetto delle attività umane, conclusione che non vede affatto concorde la comunità scientifica internazionale;
rilevato il fatto che fortissime oscillazioni climatiche si sono da sempre verificate sulla terra per cause esclusivamente naturali per cui è necessario partire dalla constatazione che occorre preliminarmente accertare se e in quale misura, le attività antropiche stiano incidendo sui mutamenti climatici in atto, o se siamo solo di fronte ad uno dei tanti fenomeni naturali che si sono verificati nel nostro pianeta;
rilevato che le conclusioni della recente conferenza nazionale sui cambiamenti climatici, che per scelta eminentemente politica hanno sposato la tesi dell'esclusiva responsabilità delle attività umane per i cambiamenti climatici, sono state contestate da eminenti climatologi fra cui il fratello del Presidente del Consiglio in carica;
ricordato che tale conferenza è stata caratterizzata da un estremismo ecologista ed ha dato luogo a valutazioni contrarie e a polemiche anche all'interno del Governo in carica;
sottolineato che le azioni per contenere le emissioni di gas serra, che comunque sono opportune anche per ragioni sanitarie, hanno un forte impatto economico e potrebbero comportare oneri molto pesanti per il nostro sistema industriale già fortemente penalizzato da costi dell'energia elettrica molto superiori a quelli sostenuti negli altri paesi industrializzati ed in particolare negli altri paesi dell'Unione europea, a causa sopratutto della mancanza della componente nucleare della produzione di energia elettrica;
ricordato che nel solo 2006 il gestore del sistema elettrico ha speso quasi 6,5 miliardi di euro per acquistare a prezzo politico (e cioè a tariffa incentivata) l'energia elettrica prodotta dalle fonti rinnovabili e assimilate, a fronte di un valore di mercato della stessa energia pari a 2,7 miliardi in quanto la differenza (3,7 miliardi) è stata addebitata sulle bollette elettriche dei cittadini e delle imprese sotto la voce «oneri di sistema» e che tutto questo dimostra quanto sia costoso il ricorso alle fonti rinnovabili e come il loro contributo quantitativo sia comunque marginale;
impegna il Governo:
a considerare i contenuti del documento XVI, n. 1, anche in relazione alla conferenza nazionale sui cambiamenti climatici ed alle conseguenti valutazioni critiche della maggior parte del mondo scientifico sulle sue indicazioni conclusive considerate semplicistiche e improntate ad un catastrofismo di maniera;
a valutare con metodo scientifico gli eventuali effetti delle attività umane sui cambiamenti climatici in atto tenendo conto che oscillazioni fortissime del clima si sono sempre verificate anche prima della comparsa dell'uomo sulla terra;
ad individuare con razionalità gli interventi più opportuni ed economicamente praticabili per ridurre le emissioni di gas serra nel nostro Paese, azione senza dubbio necessaria ed auspicabile anche per ragioni sanitarie, tenendo però conto che si rischia in ogni caso di non rispettare gli impegni del protocollo di Kyoto i cui obbiettivi appaiono oggi fuori della nostra portata;
ad evitare per l'economia italiana in genere e in particolare per il sistema produttivo nazionale, nuovi oneri aggiuntivi sul versante energetico in quanto in Italia famiglie ed imprese sostengono già oggi costi per l'energia elettrica superiori a quelli degli altri paesi industrializzati a causa di una struttura squilibrata della produzione elettrica fondata quasi esclusivamente sul petrolio e sul metano e senza il ricorso alla meno costosa fonte nucleare che inoltre è ad emissioni zero nell'atmosfera;
a riconsiderare il sistema di incentivazione, a spese delle bollette elettriche, della realizzazione di impianti fotovoltaici ed eolici caratterizzati da costi reali di produzione dell'energia elettrica che sono da tre a dieci volte superiori rispetto a
quello già molto elevato degli impianti termoelettrici alimentati con gas od olio combustibile;
a varare un nuovo piano energetico nazionale che tenga conto delle esigenze prioritarie di: portare avanti con determinazione la politica di risparmio energetico; ridurre la dipendenza dal petrolio e dal gas per la produzione di energia elettrica; affrontare il problema serio e complesso della mobilità e dei trasporti pubblici e privati per il quale occorre una concreta politica di rinnovamento della logistica, dei consumi auto, dell'efficienza dei servizi pubblici locali, del trasporto delle merci via mare o via ferrovia; considerare con realismo la realtà marginale rappresentata, per ora, delle fonti rinnovabili; ridurre le emissioni dei gas serra sia attraverso un miglioramento dell'efficienza delle centrali termoelettriche tradizionali, sia riconsiderando l'opzione nucleare, sia pure con tutte le necessarie garanzie di sicurezza, tenendo conto che si tratta di una fonte ad emissione zero di gas serra.
(6-00023) «Leone, Tortoli, Stradella, Di Cagno Abbrescia, Fasolino, Germanà, Lupi, Mondello, Osvaldo Napoli, Paroli, Simeoni».
La Camera,
premesso che:
il pianeta, nel corso della sua storia, è andato incontro a modificazioni cicliche del clima che l'hanno portato ad attraversare diverse ere glaciali alternate ad epoche più calde;
nell'attuale fase di riscaldamento del pianeta si sta assistendo ad una variazione significativa di uno dei fattori che potrebbero contribuire al riscaldamento globale, ossia la concentrazione in atmosfera di anidride carbonica ed emissione di gas ad effetto serra;
in alcuni Paesi, in primo luogo quelli dell'Unione europea, le istituzioni e le società si stanno attrezzando per affrontare tale sfida, mettendo in campo politiche di riduzione delle emissioni di gas che surriscaldano la Terra e avviando l'adeguamento delle strutture e degli stili di vita ai cambiamenti dell'ambiente e del territorio;
il Consiglio europeo nella riunione dell'8-9 marzo 2007 ha sottolineato l'importanza di raggiungere un obiettivo strategico di limitare l'incremento della temperatura media della superficie della terra al di sotto dei 2 gradi rispetto ai livelli pre-industriali, proponendo un approccio integrato per la definizione delle politiche energetiche e ambientali basato su tre obiettivi principali: aumentare la sicurezza dell'approvvigionamento energetico, assicurare la competitività delle economie europee con la disponibilità di fonti energetiche, promuovere lo sviluppo sostenibile e combattere il cambiamento climatico;
il Consiglio ha confermato l'impegno di riduzione delle emissioni di gas serra con obiettivi di riduzione dell'ordine del 30 per cento al 2020 rispetto ai livelli del 1990, come contributo ad un accordo negoziale internazionale di riduzione per il periodo post Kyoto, ed ha deciso per l'Unione europea un impegno di riduzione, unilaterale, del 20 per cento al 2020 comparato ai livelli del 1990, ricorrendo al sistema dell'Unione europea di scambio delle quote di emissione, ad altre politiche in materia di cambiamenti climatici, nonché a interventi nel contesto della politica energetica;
l'Italia è ancora lontana dagli obiettivi di Kyoto ed è in una situazione ancora più difficile rispetto ad eventuali altri impegni di riduzione legati al processo post Kyoto;
il ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ha indetto la Conferenza nazionale sui cambiamenti climatici, svoltasi a Roma il 12 e il 13 settembre 2007
presso la Fao, per far nascere e sostenere una politica efficace sui cambiamenti climatici nel nostro Paese;
impegna il Governo:
a rispettare il protocollo di Kyoto e mantenere i livelli di anidride carbonica previsti dall'Unione europea, tenendo anche conto dello sviluppo economico del Paese;
a esaminare la possibilità di istituite un sistema d'imposizione volto a promuovere un'economia a basse emissioni di carbonio, incentivando al riguardo le tecnologie e i processi produttivi migliori a disposizione e favorendo modelli di consumo più sostenibili;
a prevedere il miglioramento dell'efficienza dei combustibili fossili e la realizzazione di impianti di nuova generazione e l'ulteriore sviluppo di un metodo efficiente ed economico per la cattura del carbonio e il suo stoccaggio in relazione a carbone, gas e petrolio, in accordo con le decisioni assunte dalla piattaforma tecnologica europea per centrali elettriche a combustibili fossili a emissioni zero (Zep, Zero emission fossil fuel power plant);
a riprendere la scelta del nucleare, che resta tra le tecnologie più efficienti in termini energetici, prive o a bassa emissione di carbonio e che potrebbe avere un grande potenziale nel quadro delle riduzioni delle emissioni, oltre a garantire una maggiore indipendenza dalle attuali fonti di approvvigionamento energetico;
ad invitare, inoltre, i Paesi industrializzati che non abbiano ratificato il protocollo di Kyoto a riconsiderare la propria posizione, a prendere misure interne energetiche e a svolgere un ruolo attivo nei futuri negoziati internazionali, in modo da partecipare al futuro regime sui cambiamenti climatici.
(6-00024) «Volonté, Adolfo, Mereu».