Menu di navigazione principale
Vai al menu di sezioneInizio contenuto
Allegato B
Seduta n. 211 del 26/9/2007
...
AFFARI ESTERI
Interpellanza:
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro degli affari esteri, per sapere - premesso che:
in queste ultime settimane, la situazione in Myan Mar, sotto i diversi profili della promozione della democrazia e dello stato di diritto, della tutela dei diritti umani e dei lavoratori nonché dell'insufficiente contrasto mosso dalle autorità di Rangoon alle attività criminali e ai traffici illeciti che vi si svolgono, è stata oggetto non solo di numerose pronunce, prese di posizione e documenti ufficiali di organizzazioni internazionali, tra cui l'Unione europea e il Parlamento europeo, ma anche di interrogazioni parlamentari e risoluzioni impegnative per il Governo, ultima tra le quali quella presentata e approvata una settimana fa in Senato;
in tutti questi atti si è continuato a condannare fermamente lo stato di repressione in cui versa quel Paese a causa del regime dittatoriale instaurato dalla giunta militare in carica oramai da venti anni, e in particolare si sono censurate le gravissime violazioni dei diritti sindacali e del lavoro, lo sfruttamento e il lavoro forzato di donne e bambini, la disastrosa situazione economico-sociale a fronte della destinazione di somme ingentissime per spese militari, la produzione e il traffico di stupefacenti, il continuo e patente non rispetto delle principali libertà democratiche e dei diritti dell'uomo;
in questo contesto, da anni continua la lotta silenziosa e tenace del movimento democratico birmano che ha la sua icona in Aung Saan Suu Kyi, premio Nobel per la pace e da dieci anni detenuta per la sua battaglia a favore della democrazia, lotta che si è intensificata e ha iniziato a raccogliere un più significativo consenso da un mese a questa parte, in coincidenza con un nuovo insostenibile aumento del costo della vita;
in questi giorni assistiamo nel paese del sud est asiatico a una coraggiosa, fenomenale e bellissima dimostrazione di forza del popolo birmano che, stremato dalle terribili condizioni economiche in cui versa il Paese e desideroso di riconquistare la libertà e la democrazia conculcate dall'attuale giunta militare, ha intrapreso partecipatissime dimostrazioni nonviolente, marce e proteste nelle città principali del paese, guidate da migliaia di
monaci buddisti che in forza dell'autorevolezza risconosciutagli nel Paese chiedono la liberazione dei prigionieri politici e l'avvio di un pacifico processo di democratizzazione;
nelle ore serali di lunedì 24 settembre la giunta militare ha minacciato azioni contro i dimostranti, decisione che sarebbe disastrosa e che si teme possa far rivivere i giorni della sanguinosissima repressione del 1988 che provocò la morte di 3.000 dimostranti;
al momento in cui i firmatari sottoscrivono questa interpellanza, i dimostranti hanno deciso di continuare nella loro azione di pacifica protesta nonostante le intimidazioni del Governo e la minaccia di intervento con azioni di forza;
in questo contesto si deve prendere atto dell'illusorietà di un reale impegno della giunta militare in un processo di democratizzazione le cui tappe erano pure state stabilite autonomamente dallo stesso governo nel 2003 ma che sono state largamente disattese;
si deve valutare con maggiore attenzione e realismo l'efficacia dell'atteggiamento di «dialogo costruttivo e critico» sostenuto dall'Europa e dall'Italia nei confronti della Giunta militare birmana, linea diplomatica sostenuta dal Governo anche nei recenti interventi in Aula in occasione della discussione di atti parlamentari di indirizzo e di controllo sulla questione -:
se non ritenga indispensabile dare un segnale forte di solidarietà e sostegno al popolo birmano in questo frangente, a difesa della sua lotta per la democrazia;
quali passi diplomatici abbia intenzione di compiere in sede europea per rinsaldare la determinazione a sostenere il processo democratico birmano e quale linea intenda seguire in seno al Consiglio di Sicurezza per superare le posizioni più accondiscendenti nei confronti della giunta militare birmana;
se non ritenga necessario compiere passi formali nei confronti del Governo di Myan Mar, anche attraverso la rappresentanza diplomatica in Italia, per accertarsi che ogni decisione delle autorità birmane nei confronti dei dimostranti sia informata alla massima moderazione e al rispetto dei diritti dell'uomo, in modo tale da cogliere questa circostanza quale reale avvio del processo democratico.
(2-00749)
«Castagnetti, Sereni, Mattarella, Leoni».
Interrogazione a risposta orale:
GIANCARLO GIORGETTI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
il nostro Paese non ospita un'Esposizione Universale da 100 anni. Nel 2006 l'Italia ha scelto la città di Milano come candidata nazionale per l'expò 2015, per il quale esiste una unica città concorrente, quella di Smirne, in Turchia;
la scelta tra le due città è delegata, alla fine di febbraio prossimo, al voto dei paesi membri del BIE, presso la cui sede di Parigi, nel dicembre 2006, Milano, che supera abbondantemente la città turca per dinamismo economico, importanza finanziaria, innovazione tecnologica, produzione culturale ha presentato un progetto unanimemente ritenuto molto valido, e che la stampa ha definito nettamente superiore a quello presentato dalla città di Smirne;
la città turca, per contro, ha notevolmente valorizzato, più che le qualità della propria ospitalità, il proprio ruolo di ponte tra le culture occidentale ed orientale, accogliendo il probabile sostegno di tutti i paesi arabi e a maggioranza musulmana; tale ruolo di ponte, per quanto importante, pare insufficiente per una manifestazione nata per presentare le meraviglie dell'industria e della tecnologia moderna;
oltre che in termini di prestigio, la scelta di Milano come sede dell'expò comporterebbe un valore aggiunto di 7 miliardi
di euro per la città secondo uno studio della Bocconi con una «produzione attivata» di 13 miliardi di euro e 65 mila nuovi posti di lavoro. Potrebbe essere visitata da 29 milioni di persone nell'arco di sei mesi e con la rappresentazione di 150-180 paesi. Costituirebbe una importantissima leva di rilancio dell'area metropolitana milanese per quel che riguarda infrastrutture e servizi. Alla candidatura del capoluogo lombardo è stato già annunciato un intento partecipativo da parte delle altre città e province della Lombardia e della città di Lugano;
pur trattandosi di un evento a carattere economico e culturale, molti hanno evidenziato (anche dalle pagine del Corriere) come la scelta della sede potrebbe essere influenzata da considerazioni di carattere strategico e politico, del tutto estranee alla qualità del progetto presentato. La scelta di Smirne potrebbe essere, per alcune capitali europee che intendono ritardare ed impedire l'ingresso della Turchia nell'Unione, un modo per sedare il malessere turco verso l'Europa, regalando di fatto un evento significativo in termini di ritorno economico e turistico all'opinione pubblica turca;
a fronte di un impegno personale costante dei rappresentanti istituzionali della città di Milano e della regione Lombardia per portare in Italia l'Expò 2015, l'atteggiamento del Governo è rimasto tiepido ed ambiguo. Nell'ultima finanziaria i contributi per Milano sono stati palesemente scarsi, affatto commisurati alla necessità di mettere in atto una candidatura forte, tanto che si è scatenata una «questione settentrionale» che ancora oggi anima il dibattito politico ed è stata rinfocolata dalla questione degli slot Alitalia su Malpensa;
considerata la portata mondiale dell'evento e l'importanza degli interessi coinvolti, è impensabile che una città possa vedere coronata da successo la propria candidatura ad una esposizione universale senza un sostegno forte, deciso e convinto da parte del governo nazionale e di tutta la rete della diplomazia politica ed economica del paese -:
quali iniziative politico-diplomatiche sono state portate avanti dal Governo a sostegno della candidatura della città di Milano per l'expo 2015 e quali siano al momento le posizioni conosciute dei membri votanti del BIE in vista delle decisioni del febbraio-marzo 2008.
(3-01260)
Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:
III Commissione:
ZACCHERA e BRIGUGLIO. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
il mese scorso a Duisburg, in Germania, un regolamento di conti ha portato all'uccisione in un ristorante italiano di alcune persone legate a lotte mafiose in Calabria;
l'episodio ha avuto larga eco in Germania e nel mondo mettendo in cattiva luce la comunità italiana;
vi sono state ripercussioni anche dal punto di vista economico per una inconscia, conseguente diffidenza verso i locali pubblici frequentati o gestiti da italiani -:
quali iniziative abbia assunto il Ministro al fine di confermare solidarietà alla laboriosa comunità italiana in Germania e/o promuovendo azioni per rivalutarne l'immagine davanti al pubblico tedesco.
(5-01509)
MANTOVANI e SINISCALCHI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
la legge 7 marzo del 2001, n. 58, ha istituito nello stato di previsione del Ministero degli Affari Esteri un Fondo per lo Sminamento Umanitario, destinato alla realizzazione di programmi integrati di sminamento umanitario;
il Fondo per lo Sminamento Umanitario è stato istituito con le seguenti finalità:
a) campagne di educazione preventiva sulla presenza delle mine e di riduzione del rischio;
b) censimento, mappatura, demarcazione e bonifica di campi minati; assistenza alle vittime, ivi incluse la riabilitazione psicofisica e la reintegrazione socio-economica;
c) ricostruzione e sviluppo delle comunità che convivono con la presenza di mine;
d) sostegno all'acquisizione e trasferimento di tecnologie per lo sminamento;
e) formazione di operatori locali in grado di condurre autonomamente programmi di sminamento;
f) sensibilizzazione contro l'uso delle mine terrestri e in favore dell'adesione alla totale messa al bando delle mine;
lo stanziamento per il primo triennio (2001-2003) è stato complessivamente di 14,997 milioni di euro, il secondo triennio (2004-2006) è stato dimezzato passando a 7,5 milioni di euro ed ulteriormente penalizzato nella programmazione del triennio 2007-2009, con un'indicazione di budget complessiva di 6,69 milioni di euro;
con maxiemendamento al DPEF 2007 si confermava (tabella C Fondo per lo sminamento Umanitario) uno stanziamento di 2.254 milioni di euro per ciascuno degli anni 2007, 2008 e 2009 per un totale di 6,76 milioni di euro;
la stessa dotazione del Fondo per l'anno 2007 veniva ridotta da 2,236 milioni di euro come stanziamento definitivi a 1,952 con un depauperamento del Fondo di euro 283.342,21 in previsione di variazioni negative di bilancio non verificatesi;
il Ministero degli Affari Esteri ha quantificato la cifra necessaria a interventi significativi tali da far fronte all'emergenza ordigni inesplosi in più di 30 milioni di euro;
la situazione da contaminazione da ordigni inesplosi si è aggravata con l'utilizzo di munizioni cluster in tutti i recenti conflitti;
ancora 78 Paesi risultano contaminati dalle mine antipersona che continuano a provocare effetti disastrosi di lungo periodo sulla sicurezza, la salute, l'agricoltura, l'ambiente, l'economia e la possibilità di sviluppo di popolazioni già in situazioni critiche ed impoverite da altri fattori;
ogni anno si registrano decine di migliaia di nuove vittime, l'85 per cento delle quali sono civili e il 20 per cento bambini;
molti dei sopravvissuti disabili che vivono in Paesi affetti da mine antipersona, versano in gravi condizioni di emarginazione sociale;
la presenza di mine e di ordigni inesplosi sono un grave impedimento alla ricostruzione postbellica -:
se non si ritenga urgente porre in atto tutte le determinazioni possibili per reintegrare il già esiguo fondo dei 283.342, 21 euro decuratati dallo stanziamento previsto dalla legge finanziaria 2007 o di fornire spiegazioni su tale accantonamento e sulle variazioni negative di bilancio.
(5-01510)
Interrogazioni a risposta in Commissione:
D'ELIA e MELLANO. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
ormai da alcuni giorni si hanno notizie di manifestazioni di piazza che coinvolgono centinaia di migliaia di cittadini del Myanmar, che sfidando il feroce regime dittatoriale, sfilano insieme a decine di migliaia di monaci buddisti per le
strade dell'ex-capitale Yangon e in altri importanti centri del Paese, chiedendo democrazia e libertà;
il regime militare, che dalla fine degli anni '80 ha conquistato il potere con un colpo di stato, si è dimostrato uno dei più crudeli, dei più violenti e repressivi dell'intero pianeta con sistematico ricorso alla violenza nei confronti dei dissidenti (famosa la repressione nel sangue del movimento studentesco del 1988) e con un controllo capillare e militare di tutto e di tutti;
il simbolo della lotta per la libertà in Myanmar è rappresentato dalla signora Aung San Suu Kyi, premio Nobel per la pace da anni costretta agli arresti domiciliari proprio per le sue pubbliche accuse nei confronti del regime;
con sempre maggiore evidenza il Governo militare sta minacciando la popolazione, che pacificamente manifesta, di reprimere con la forza chi osa sfilare pubblicamente per le strade per reclamare democrazia, libertà, migliori condizioni di vita e il rilascio dei numerosi prigionieri politici;
un eventuale intervento militare e violento nei confronti dei manifestanti rischia di provocare decine o centinaia di vittime, con il concreto rischio di espansione in tutte le aree del paese delle violenze, delle repressioni, delle torture, delle sparizioni e delle condanne sommarie;
sintomo del possibile intervento dei militari è il recente svuotamento degli ospedali dei malati meno gravi -:
se il Governo Italiano ritenga necessario ed urgente dichiarare ufficialmente il proprio incondizionato sostegno alla lotta nonviolenta in atto da parte dei monaci buddisti e delle centinaia di migliaia di cittadini del Myanmar e richiamare le massime autorità birmane al rispetto dei diritti umani e civili, diffidando il Governo militare dall'intervenire con la forza nei confronti di pacifiche manifestazioni ed invitando le autorità ad avviare un processo di riconciliazione nazionale che conduca alla democratizzazione del Paese.
(5-01513)
RANIERI e MATTARELLA. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
dopo otto giorni di pacifici e sempre più imponenti cortei per le strade dell'ex capitale della Birmania, Yangon, la giunta militare del Myanmar, riunita in un «gabinetto di guerra», ha dapprima schierato la polizia in assetto antisommossa davanti alle migliaia di monaci buddisti, studenti e cittadini, che al regime militare chiedono democrazia e dialogo, ha imposto il coprifuoco a Yangon e a Mandalay e ha annunciato che la capitale sarà per 60 giorni sotto il controllo diretto del comandante militare, minacciando l'uso della forza se i monaci e i civili dimostranti non cesseranno di sfilare nelle strade della città;
si tratta della più grande manifestazione mai svolta nel Paese da quando la giunta militare ha preso le redini del potere circa 45 anni fa ed è divenuta artefice di un regime che non ha esitato a reprimere in modo violento ogni forma di opposizione e dissenso, come è avvenuto nel 1988 quanto circa 3.000 persone furono uccise nei pressi del grande monastero buddista di Shwedagon, simbolo del dissenso e delle aspirazioni alla democrazia del popolo birmano;
durante le manifestazioni religiosi hanno innalzato bandiere su alcune delle quali è stata apposta l'immagine del pavone da combattimento, l'emblema usato dagli studenti nella rivolta del 1988 e simbolo della Lega nazionale per la democrazia, il movimento della signora Aung San Suu Kyi, premio Nobel per la pace, figlia dello scomparso leader d'opposizione Aung San Suu Kyi e da anni agli arresti domiciliari;
la comunità internazionale, riunita all'Assemblea generale dell'Onu, ha subito espresso preoccupazione per la concreta
possibilità di un confronto violento con i dimostranti, come dimostra l'appello «alla massima moderazione» rivolto alla giunta dal segretario generale Ban Ki-moon all'inaugurazione della sessione e l'annuncio che il suo inviato, Ibrahim Gambari, si recherà «molto presto» nel Paese del sud-est asiatico;
gli Stati Uniti hanno annunciato nuove sanzioni economiche nei confronti della Birmania e la stessa Cina, principale interlocutore politico e commerciale della Birmania, ha modificato la propria tradizionale linea di non ingerenza ed ha auspicato il ripristino di condizioni di stabilità nel Paese;
la presidenza di turno portoghese dell'Unione europea, nel corso del recente Coreper, ha assunto un'iniziativa volta a valutare un inasprimento delle sanzioni, già in vigore nei confronti della Birmania, che potrebbe essere definita in occasione della prossima riunione dei ministri degli esteri dei Ventisette, il 15 ottobre a Lussemburgo;
la presidenza di turno della Ue ha espresso la propria solidarietà al popolo del Myanmar e la sua «ammirazione per i monaci, le suore e i cittadini coraggiosi che stanno esercitando il loro diritto a manifestare pacificamente»; l'Unione europea «sollecita le autorità del Myanmar a rispettare questi diritti e soprattutto a non usare la violenza contro il popolo che è impegnato alla non violenza» e rivolge un appello a tutte le parti interessate «a portare avanti un processo genuino di riconciliazione e negoziazione che riunisca tutto il popolo del Myanmar» -:
quali iniziative il Governo italiano intenda porre in essere nell'immediato, nelle opportune sedi internazionali e con particolare riferimento all'Unione europea, per prevenire le violenze e promuovere in Birmania un'evoluzione della situazione che ripristini la piena tutela delle libertà fondamentali dei cittadini birmani che si oppongono alla governo dei militari e chiedono un ritorno alla democrazia.
(5-01514)
Interrogazione a risposta scritta:
BRIGUGLIO. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere:
quali iniziative il Governo italiano intenda adottare per la difesa dei diritti umani in Birmania, a fronte delle manifestazioni dei monaci buddisti contro la dittatura militare che ha proclamato il coprifuoco per reprimere le manifestazioni pacifiche;
quali iniziative il Governo intenda assumere per rendere operative le sanzioni economiche decise dall'Unione europea e dall'Organizzazione Internazionale del Lavoro.
(4-04952)