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Allegato B
Seduta n. 211 del 26/9/2007
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INTERNO
Interpellanza:
Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dell'interno, per sapere - premesso che:
martedì 18 settembre quattro molotov sono state lanciate, da alcune persone a bordo di due motorini in corsa, contro il campo rom che si trova in via Furio Cicogna sulla Tiburtina alla periferia di Roma, provocando una grande fiammata e conseguentemente una forte preoccupazione tra gli abitanti del campo;
mercoledì 19 settembre c'è stato un secondo assalto di una quarantina di persone, uomini e ragazzi armati di bottiglie incendiarie, catene, mazze da baseball e sassi, proprio mentre sul posto erano presenti i carabinieri intenti a fare operazioni di rilievo per l'attacco avvenuto il giorno prima;
il gruppo col volto coperto e armato di spranghe e bastoni ha cominciato ad urlare ai nomadi di uscire immediatamente dalle baracche fatiscenti per uno scontro nei giardini vicino;
nonostante le forze dell'ordine presenti sul posto si siano fatte riconoscere tali individui hanno iniziato a lanciare sassi e bottiglie;
le forze dell'ordine hanno fermato un uomo di quaranta anni che si è definito membro di un comitato anti-nomadi di zona ed aveva in tasca un coltello da cucina con una lunga lama.
tale persona risulta avere precedenti penali per droga e reati contro il patrimonio;
l'intento, a detta di alcuni abitanti del posto era quello di far capire ai rom che nella borgata di casal dei pazzi non sono più tollerati;
l'insediamento rom di ponte mammolo è composto da 10 baracche in cui abitano circa 30 persone, tra i quali vi sono molti bambini;
soltanto grazie al tempestivo intervento delle forze dell'ordine presenti sul posto l'atto criminale non ha provocato gravi conseguenze;
tale ennesimo e preoccupante episodio si inserisce in un'escalation di violenza razzista e all'interno di un clima di intolleranza contro tutti coloro considerati «diversi» che rischia di aumentare in maniera esponenziale in mancanza di una seria politica dell'accoglienza -:
quale sia, secondo gli elementi a disposizione di codesto ministero la matrice di questo grave episodio di violenza squadrista e quali misure si intendano mettere in campo per garantire la sicurezza dei campi rom nel nostro Paese;
se non si ritenga necessario, stante la presenza di un tavolo tecnico interministeriale preposto ad affrontare i temi dell'accoglienza e dell'integrazione delle comunità rom, sinte e camminanti nel nostro Paese, predisporre sin da subito dei provvedimenti, anche di carattere normativo volti ad assicurarne la tutela dell'identità culturale, in un quadro di convivenza civile;
se non si ritenga che tali misure e la loro urgenza siano l'unica strada percorribile al fine di scongiurare il manifestarsi di forme sempre più gravi di violenza da parte di chi, strumentalizzando il disagio di cittadini che spesso sono costretti a vivere condizioni difficili di convivenza stante l'assenza delle Istituzioni locali e
nazionali, che si limitano al trasferimento da una zona all'altra delle città dei campi rom senza fornire i servizi essenziali e necessari per consentire agli stessi di condurre una vita dignitosa, vuole soffiare sul fuoco dell'intolleranza e del razzismo.
(2-00750) «Smeriglio».
Interrogazioni a risposta orale:
DEL BUE. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
a Viareggio, dopo la partita di calcio di C2 tra la squadra locale e la Reggiana, svoltasi con ampia partecipazione di tifosi reggiani, ma senza alcun attrito con i supporter del Viareggio ed in un clima di rispetto e di civile convivenza sugli spalti, ove le due tifoserie si trovavano peraltro praticamente appaiate, sono avvenuti gravi episodi di violenza -:
se risulta al Ministero interrogato che, dopo la fine della partita, un pullman di tifosi reggiani sia stato al centro di scontri con le forze di polizia, e se ci siano stati feriti;
se corrisponda al vero che il tutto sarebbe nato da un diverbio tra il vice questore di Lucca e un singolo tifoso reggiano che si era solo attardato a comprare bevande a un chiosco;
se corrisponda al vero che le forze dell'ordine abbiano fatto uso di manganelli contro quel tifoso e altri che nel frattempo erano sopraggiunti per chiedere spiegazioni;
se risulti vero che anche il vice questore di Lucca sia stato oggetto di violenza, come riportato da un giornale reggiano.
(3-01262)
LUMIA. - Al Ministro dell'interno, al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
da notizie di stampa è emerso il mistero attorno alla morte di Claudio Castagnetta, giovane manager palermitano residente da cinque anni in Canada. Il giovane martedì scorso è stato arrestato. Due giorni dopo è morto in ospedale, ma solo venerdì è stata avvertita la famiglia tramite la questura. Dai giornali di Quebec city emerge che l'arresto sia avvenuto per motivi di ordine pubblico, altri quotidiani canadesi riferiscono la notizia che Claudio sarebbe stato affetto da crisi depressive, voce smentita più volte dai familiari dello stesso. Inoltre il console onorario di Quebec, Riccardo Rossini, smentisce la notizia che Castagnetta si occupasse di segreti industriali, ma le notizie giunte dalla polizia canadese continuano a lasciare numerosi interrogativi. Castagnetta sarebbe stato arrestato all'interno di un minimarket fornito anche di carrozzerie perché come riportato nel rapporto degli agenti, «il giovane aveva disturbato la quiete pubblica, era aggressivo e confuso» ed inoltre «da rendersi necessario l'uso di una pistola elettrica e anche di un casco di protezione, perché ammanettato, avrebbe continuato a dare violenti colpi contro le pareti del cellulare che lo trasportava in caserma». Dopo una notte in camera di sicurezza, il giovane 32enne, si è ritrovato davanti ad un giudice, che ha però rinviato l'udienza, probabilmente perché Castagnetta stava già male. Il successivo trasferimento in Ospedale, purtroppo non è servito a molto -:
quali misure intendano adottare, nei confronti delle autorità canadesi, i Ministri dell'Interno ed il Ministro degli Affari Esteri per dar luce ai numerosi punti oscuri che circondano la vicenda;
quali siano le ragioni per le quali la famiglia non è stata avvisata per tempo;
per quale ragione il giovane, che sembra non, avesse documenti, non sia stato identificato tramite le impronte digitali;
per quale motivo sono state effettuate due perquisizioni a casa di Castagnetta, e se sia stato un disposto un mandato e quali siano state le cause del decesso, e quale fosse lo stato di salute del giovane prima del ricovero in ospedale.
(3-01263)
Interrogazione a risposta immediata in Commissione:
I Commissione:
COTA, FAVA e ALLASIA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
per mancanza di personale e di risorse finanziarie, il presidio dei Vigili del fuoco di Suzzara, in Provincia di Mantova, è rimasto sguarnito per ben cinque volte dall'inizio di giugno, secondo quanto riportato dalla stampa locale, l'ultima volta domenica 10, a causa di concomitanti esigenze da soddisfare nel contiguo comune di Viadana;
il personale operativo disponibile a Mantova, Suzzara, Viadana e Castiglione delle Stiviere è attualmente composto da 178 pompieri, che sono insufficienti ad assicurare il servizio su un territorio caratterizzato dalla presenza di numerose imprese che lavorano il legno;
mancano rispetto ai livelli di forza previsti almeno trenta vigili del fuoco, nonché 14 capireparto su 18, e gravi carenze si riscontrano anche a livello di capisquadra;
il Governo ha annunciato l'effettuazione di 609 assunzioni l'anno prossimo, a fronte delle quali tuttavia vi saranno non meno di quattromila pensionamenti -:
cosa il Governo intenda fare per porre rimedio a questa situazione determinatasi nella Provincia di Mantova, assicurando il pieno e continuo funzionamento dei presidi dei Vigili del Fuoco di Suzzara, Viadana e Castiglione delle Stiviere.
(5-01515)
Interrogazioni a risposta scritta:
ALESSANDRI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
dalle notizie pubblicate sugli organi di stampa: l'amministrazione comunale di Parma sta vagliando l'ipotesi di concedere l'autorizzazione per l'apertura di una moschea nella zona periferica ed industriale della città dove oggi sono site la stragrande maggioranza delle attività economiche, industriali ed artigiane della città;
in questi giorni, sempre secondo le indiscrezioni rese note dai media, l'amministrazione comunale insieme ai responsabili della comunità musulmana di Parma ha compiuto un sopralluogo nell'area dove dovrebbe sorgere il luogo di culto;
la notizia ha suscitato la protesta dei cittadini residenti nella zona ed in particolar modo degli artigiani e degli imprenditori che lavorano nell'area della città dove dovrebbe sorgere la moschea;
l'amministrazione comunale non ha ancora avviato un dialogo con i cittadini, gli imprenditori e gli artigiani di Parma, finalizzato ad una partecipazione attiva degli stessi nella decisione di spostare la moschea dal centro di Parma nella zona interessata; un'area che ad oggi rappresenta uno snodo commerciale di rilevante importanza per l'attività economica della città;
è necessario intervenire in tempi rapidi anche attraverso l'utilizzo della normativa d'urgenza per stabilire che le Regioni, in attuazione di quanto stabilito in materia di governo del territorio dal terzo comma dell'articolo 117 della Costituzione, possono concedere l'autorizzazione per la realizzazione di nuovi edifici destinati a funzioni di culto, per la ristrutturazione o il loro cambiamento d'uso, alle confessioni religiose che non abbiano stipulato intesa con lo Stato secondo quanto disposto dall'articolo 8 della Costituzione, solo previa approvazione da parte della popolazione del comune interessato espressa mediante referendum indetto secondo le disposizioni del relativo statuto comunale;
non è dato trascurare che solo pochi mesi fa, l'operazione «Hammam», condotta dalle forze di Polizia e dalla Digos di Perugia, ha portato all'arresto dell'Imam della moschea di Ponte Felcino e di due
dei suoi assistenti, accusati di essere membri di una cellula Jihadista finalizzata ad azioni terroristiche nel nostro Paese;
le intercettazioni ambientali e telefoniche condotte dalle Forze dell'ordine, impegnate nella operazione «Hammam», hanno permesso il ritrovamento di sostanze chimiche pronte per essere utilizzate in attentati terroristici contro obiettivi strategici in Italia;
da quanto si apprende dalle notizie riportate dagli organi di stampa l'attività terroristica del gruppo jihadista era radicata all'interno della moschea umbra. La moschea, difatti oltre ad offrire una base logistica, era utilizzata, anche nelle normali attività dedicate all'esercizio del culto, per aggregare soldati per la lotta armata e formare secondo indottrinamento paramilitare le nuove generazioni di terroristi;
nel nostro Paese, le indagini sul terrorismo internazionale, hanno portato a numerosi arresti e hanno dimostrato, senza ombra di dubbio, la presenza in Italia di cellule eversive del terrorismo islamico legate al movimento di Al Qaeda;
è noto che la moschea, oltre ad essere sede di attività religiosa, diventa anche centro della vita sociale e politica della comunità musulmana;
mentre oramai è palese che anche in Italia all'interno delle comunità islamiche si annidi la presenza di gruppi eversivi (basti pensare, tornando indietro nel tempo, alle vicende giudiziarie che hanno investito il centro islamico di viale Jenner a Milano, la moschea di Cremona e ai più recenti casi delle moschee di Torino di via Saluzzo e via Cottolengo), allo stesso tempo non è invece facilmente riscontrabile una collaborazione con le Forze dell'ordine e la magistratura da parte di quei musulmani che si dichiarano moderati e che continuano a chiedere diritti dimostrando la volontà di volersi integrare nella nostra società;
da tempo denunciamo l'errore di chi, in Italia e in Europa, di fronte a un solo Islam coranico, pretende di poter operare una separazione netta tra moderati e integralisti;
la storia ci insegna come sia stata proprio l'intrinseca natura dell'Islam ad impedirne, nel corso dei secoli, il radicamento in Europa. La separazione tra sfera laica e religiosa, la democrazia e i diritti umani sono principi, ad oggi ancora, incompatibili con la visione islamica del mondo;
l'attività politica perseguita dai Governi Italiani che si sono succeduti, dall'11 settembre 2001 ad oggi, è stata tesa da una parte a salvaguardare, giustamente, il diritto alla libertà religiosa e dall'altra a contrastare l'attività criminosa che trovava origine nel fondamentalismo e nel fanatismo islamico;
partendo dal presupposto della correttezza logica di un tale approccio, e necessario condannare gli errori che sono stati commessi nel tentativo di arginare le frange fondamentaliste, istituzionalizzando le organizzazioni ritenute moderate -:
quali provvedimenti di propria competenza il Ministro intenda adottare per garantire da un lato la sicurezza dei cittadini e dall'altro l'esercizio della libertà di culto;
se il Ministro ritenga necessario proporre in consiglio dei ministri, attraverso lo strumento della normativa d'urgenza, un intervento volto a stabilire i principi generali ai quali si debbono attenere gli enti locali dinnanzi alla crescente domanda di edificare nuove moschee da parte delle comunità musulmane presenti in Italia, garantendo la partecipazione dei cittadini in merito a tali decisioni, conseguentemente prevedendo l'obbligo della consultazione popolare attraverso lo strumento del referendum.
(4-04953)
MIGLIORI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il Sindaco del Comune di Altopascio, dopo un ennesimo episodio di criminalità
registratosi in loco, ha opportunamente proposto al Comando Provinciale di Lucca dell'Arma dei Carabinieri la trasformazione della locale stazione dell'Arma in tenenza, al contempo dichiarando la disponibilità del Comune ad assumersi tutti gli oneri riguardanti tale trasformazione;
tale trasformazione assicurerebbe ad una zona nevralgica della Toscana, a cavallo di più province, un importante strumento di contrasto della criminalità particolarmente pericolosa in aree a forte densità economica e sociale -:
se non reputi opportuno ed urgente provvedere alla trasformazione in tenenza della locale stazione dell'Arma dei Carabinieri in Altopascio (Lucca).
(4-04956)
ZELLER, BRUGGER, WIDMANN, BEZZI e NICCO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
da notizie apparse sulla stampa di Bolzano, nel comune di Ortisei/St. Ulrich si è creata una situazione a dir poco conflittuale tra popolazione e forze dell'ordine a causa dell'irrigidimento dei rapporti tra Carabinieri e cittadini;
la situazione è precipitata da quando i Carabinieri di Ortisei, effettuano controlli sul presunto abuso di alcool giudicati eccessivi dai cittadini al punto che sono stati attuati alcool-test e applicate le relative sanzioni anche nei confronti dei pedoni e di coloro che escono dai bar o da una festa e si recano a piedi a casa, senza quindi utilizzare la macchina;
le autorità locali del posto, a partire dal sindaco e dal comandante dei Carabinieri di Ortisei hanno avuto un incontro per cercare di stemperare la tensione tra i cittadini e i Carabinieri e di riportare il dialogo tra popolazione e forze dell'ordine -:
se il ministro interrogato non ritenga esagerato effettuare controlli anche sui pedoni e se possa verificare se anche nelle altre regioni d'Italia si proceda con la stessa rigidità nei controlli e, a tal fine, possa fornire dei dati sul numero delle sanzioni irrogate a pedoni per abuso di alcool in Provincia di Bolzano e nelle altre regioni italiane.
(4-04966)
BIANCOFIORE. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
venerdì 14 settembre 2007 una pattuglia dei carabinieri di stanza ad Ortisei-val Gardena (Bolzano) chiamata alle 4 del mattino dai cittadini per porre fine ad una festa assordante è stata aggredita ed accerchiata da una quindicina di giovani ubriachi;
detti giovani si sono rifiutati di abbassare l'audio di fornire le generalità con l'aggravante di ricoprire i due carabinieri di ingiurie;
i carabinieri sono stati costretti a rifugiarsi nell'auto di servizio alla quale gli stessi giovani hanno tagliato i pneumatici;
di detto atto è stato immediatamente notiziato il pubblico ministero di turno, che ha disposto-peraltro, perquisizioni domiciliari;
da settimane come ha dichiarato il comandante dei carabinieri di Ortisei gruppi di facinorosi scambiano il divertimento con tentativi di intimidazione o di spacconeria ubriacandosi, distruggendo fioriere, steccati, panchine rendendosi protagonisti di schiamazzi e minacce;
ad avviso dell'interrogante da mesi è in atto in Alto Adige, da parte delle più alte istituzioni della Provincia, uno strisciante tentativo di denigrazione delle forze armate e dell'ordine, in particolare contro l'arma dei carabinieri;
detto tentativo si è concretizzato anche nella scelta del primo cittadino di Ortisei, dottor Ewald Moroder, di giustificare, di fatto, i facinorosi a danno delle forze dell'ordine, ree - a suo dire - di aver messo a ferro e fuoco il capoluogo gardenese , «desiderosi di vendetta» come riportava il quotidiano tedesco Zett am Sonntag;
lo stesso sindaco di Ortisei ha richiesto un incontro urgente al Procuratore Capo del tribunale di Bolzano, dottor Cuno Tarfusser per rappresentargli l'idea che le forze dell'ordine «farebbero troppi controlli»;
ad avviso dell'interrogante da parte della Provincia vi è il nemmeno velato tentativo di ottenere la competenza sulle forze armate e forze dell'ordine e detti episodi sembrano rientrare in tale quadro;
l'interrogante ritiene biasimevole il comportamento tenuto dal primo cittadino di Ortisei il quale ha sminuito, le funzioni stesse delle forze dell'ordine, a danno, della sicurezza stessa dei cittadini -:
se intenda fare definitivamente chiarezza sulle ricorrenti richieste di passaggio della competenza sulle forze armate e dell'ordine alla Provincia Autonoma di Bolzano;
se intenda esprimere solidarietà e garantire il rispetto verso le forze dell'ordine che esercitano il loro mandato nella Provincia Autonoma di Bolzano.
(4-04969)
SINISCALCHI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
è al primo anno di applicazione l'accordo, sottoscritto dal precedente Governo Berlusconi, per la distribuzione, raccolta e prima verifica di raccoglitori/kit di moduli per la richiesta delle regolarizzazioni delle cittadine e dei cittadini stranieri non appartenenti alla Comunità europea, pratica onerosa per i richiedenti (35 euro per persona) ma anche per lo Stato che versa analoga cifra per ognuna di esse (mentre precedentemente l'attività svolta dagli uffici preposti dello Stato era gratuita), che dovrebbe concludersi nei termini di 20 giorni;
considerato che, nei mesi di giugno, luglio, agosto di questo anno si sarebbe verificato presso i 35 uffici postali «sportelli amico» della provincia di Pordenone un'eccezionale aumento nella raccolta dei kit di regolarizzazione incrementato, pare, da una non disinteressata diffusione di voci circa una straordinaria sanatoria per la provincia di Pordenone e contemporaneamente dall'assenza, pare, negli sportelli dei dovuti controlli di veridicità delle pratiche (nonostante segnalazioni e suggerimenti forniti da associazioni di immigrati e sindacati locali);
tenuto conto che tale consistente presenza di richiedenti ha determinato per lungo tempo lunghe file agli uffici (con evidenti contraccolpi sul servizio totale ma anche sulla percezione del fenomeno migratorio assunto alle cronache anche nazionali) ma anche enormi vantaggi economici per Poste Italiane che nelle casse di Pordenone avrebbe accumulato consistenti guadagni;
tenuto conto altresì che solo nella seconda metà del mese di agosto Poste Italiane di Pordenone, su sollecitazione delle Autorità di Governo locale e delle forze di Polizia (che in occasione di controlli e pattugliamenti esterni agli uffici procedevano all'arresto di numerosi immigrati) avviava una pratica di più attenta raccolta dei kit ma anche riduceva a 3 il numero degli sportelli in provincia abilitati a tale attività con evidente danno agli immigrati che dovevano spostarsi anche di decine di chilometri per raggiungere lo sportello aperto e, sulla stampa locale, sono stati riferiti casi di non accoglienza di pratiche compilati da patronati sindacali -:
se tali notizie siano vere e la rilevanza di quanto sopra descritto;
se da indagini svolte risultino responsabilità nei confronti di alcuno per la diffusione di tali voci interessate magari allo svolgimento delle pratiche burocratiche inerenti la compilazione dei kit postali;
se nei confronti di Poste Italiane della provincia di Pordenone siano emerse responsabilità nella non accurata raccolta dei kit che di fatto ha indotto anche ciò all'aumento del numero delle pratiche
consegnate con arrivi di persone da tutta Italia e se tali responsabilità abbiano anche dei rilievi amministrativi;
quali provvedimenti futuri il Ministro ed il Governo intendano prendere sull'intera vicenda dell'accordo con Poste Italiane che nonostante il servizio a pagamento (con pesanti conseguenze per le famiglie di immigrati costrette a sborsare così ogni anno anche 140-175 euro) non solo a Pordenone ma in tutta Italia hanno di fatto allungato i tempi, già lunghi, della raccolta e istruttoria delle pratiche dell'immigrazione e se non sia venuto il momento finalmente di concertare con i Comuni, tramite l'ANCI, un trasferimento (graduale e sostenuto finanziariamente) delle competenze in materia di rinnovo dei permessi a quante e quanti sono già iscritti alle anagrafi comunali.
(4-04970)