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Allegato B
Seduta n. 212 del 27/9/2007
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AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE
Interrogazioni a risposta scritta:
MELLANO e TURCO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
l'impianto industriale di Campomaggiore - formato da 7 torri eoliche della potenza di 1,5 Megawatt l'una - minaccia direttamente un noto dormitorio invernale frequentato da un centinaio di esemplari di Nibbio reale (specie in grave declino a livello europeo). Il progetto inoltre, pur avendo ottenuto formale autorizzazione dalla Regione Basilicata, ma con un percorso amministrativo tutt'altro che lineare, non è stato sottoposto né a Via (Valutazione Impatto Ambientale) né a Valutazione di Incidenza, quest'ultima prevista dalla direttiva comunitaria «Habitat» per quei progetti che possono avere impatti negativi sui siti di Rete Natura 2000;
l'impianto eolico si trova infatti a breve distanza da tre aree che sono sia Sic (Siti importanza comunitaria) che Zps (Zone protezione speciale): «Bosco Cupolicchio», «Dolomiti di Pietrapertosa», «Foresta Gallipoli-Cognato», due delle quali sono anche Parco Regionale e caratterizzate dalla presenza, fra le altre, di specie come Biancone, Gufo reale, Cicogna nera, Lanario e Nibbio bruno. La centrale eolica ricade inoltre all'interno di un'Area importante per gli uccelli (Important Bird Areas, Iba), dove è situato il dormitorio di Nibbio reale, per la quale le norme comunitarie impongono l'adozione di misure per prevenire danni agli habitat e agli uccelli;
il progetto di Campomaggiore non fa alcun approfondimento sull'impatto che l'impianto avrebbe sulla biodiversità e sul paesaggio. Ignora la presenza di un'Area importante per gli uccelli e non prevede l'effettuazione della Valutazione di incidenza obbligatoria per qualsiasi piano o progetto che possa avere incidenze significative su un sito di Rete Natura 2000. È evidente che in questo modo si rischia una procedura d'infrazione da parte della Commissione Europea per violazione delle normative comunitarie;
la centrale eolica di Campomaggiore fa parte di un progetto complessivo formato da due impianti proposti e autorizzati alla stessa società, la Cre-Project: il primo è, appunto, a Campomaggiore, l'altro a Rotondella, in provincia di Matera, costituito da 12 torri da 1,5 Megawatt. Due impianti autorizzati prima dell'approvazione della Legge Regionale n. 9 del 2007,
che ha bloccato tutti i progetti eolici in quanto eccedenti la soglia individuata dal Piano Energetico Regionale -:
se il Governo sia a conoscenza dei fatti descritti in premessa;
se il Governo non ritenga urgente l'attivazione di un tavolo comune per un approfondito esame del progetto e l'individuazione di soluzioni soddisfacenti per la salvaguardia dell'area.
(4-04977)
GRIMOLDI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
nel paese di Ospedaletti in provincia di Imperia, stanno per iniziare i lavori relativi alla realizzazione di un porto che nel giro di pochi anni ha visto, nel susseguirsi dei vari progetti, una continua, inesauribile ed incredibile espansione delle volumetrie;
tale porto, denominato «Parco Marina di Bavia Verde» vede la seguente cronistoria:
a) il 27 novembre 2000 viene approvato un progetto preliminare con posti barca n. 295 e con una cubatura per il porto turistico di 12.500 metri cubi;
b) il 22 ottobre 2001 iniziano i primi aumenti delle volumetrie con l'approvazione del PRUST Regionale che porta l'intervento a 25.000 metri cubi;
c) il 5 novembre 2003 la Sovrintendenza dei beni Architettonici e Paesaggistici della Liguria richiede con una lettera, i chiarimenti in merito all'esclusione della Sovrintendenza riguardante la variazione Urbanistica del porto;
d) il 27 luglio 2004 il Sindaco di Ospedaletti chiede alla Regione Liguria di interrompere l'iter amministrativo della pratica riguardante il progetto del Porto e nel contempo dichiara che il Consiglio Comunale è sovrano;
e) il 21 gennaio 2005; su richiesta del Presidente della Regione Liguria, il Dipartimento di pianificazione territoriale paesistica e ambientale traccia il rapporto tra il progetto preliminare e quello definitivo. Emerge così un aumento del 130.2 per cento dei posti barca e un incremento dei volumi interrati;
f) il 27 gennaio 2005 la società Fin.Im. s.r.l., che ha in concessione l'area dove dovrebbe nascere il nuovo porto, apre un info point ed il Sindaco di Ospedaletti in una dichiarazione durante il consiglio comunale puntualmente verbalizzata, afferma che si configura una truffa da parte della Società Fin Im. S.r.l.;
g) il 13 giugno 2006 l'Amministrazione comunale di Ospedaletti cambia incredibilmente la propria valutazione in merito al porto di Baia Verde cancellando di fatto tutto quanto detto e fatto precedentemente;
h) tra il 15 e il 22 giugno 2006 si riunisce la Conferenza dei Servizi Deliberante che approva un totale di mq. 217.327.37;
i) a fronte ad un'area attualmente esistente pari a 71.329,57 mq., sono previsti vari ed ulteriori interventi tra i quali anche un riempimento a mare che porterà a 153.779,87 mq. l'area destinata ad opere fisse. Tali opere comprenderanno tra l'altro, la costruzione di alberghi, alloggi, negozi, ristoranti, bar e di un centro commerciale per un insediamento di oltre 1.000 persone, nonché un'ulteriore area di 63.547,50 mq. da destinare a specchio acqueo semichiuso così da arrivare ad un totale di area di intervento pari a 217.327,37 mq.;
la sopraesposta cronistoria mette in evidenza il continuo e spaventoso aumento della cementificazione, che cresce incredibilmente da un progetto all'altro;
tale cementificazione interessa, purtroppo, l'incantevole Golfo di Ospedaletti, uno dei pochi ancora incontaminato, che, proprio nell'area destinata alla costruzione del porto, evidenzia una massiccia presenza
di colonie di Posidonia oceanica, specie protetta e considerata un elemento qualificante dello stato dell'ambiente, ai sensi della Direttiva 92/43/CEE;
il sito destinato alla cementificazione è stato dichiarato dall'Unione europea SIC 29 liguria - Sito di Interesse Comunitario - così come deciso dalla Commissione europea il 19 luglio 2006 notificata con il numero C (2006) 3261 e pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale dell'Unione europea del 21 settembre 2006 - L. 259) -:
se i Ministri siano a conoscenza di quanto sta avvenendo nella città di Ospedaletti al riguardo della costruzione di un porto di dimensioni sproporzionate rispetto alla grandezza del proprio golfo, di superficie complessiva pari a 217.327,37 mq. che in realtà corrisponde a tutto l'attuale Centro Storico della città di Ospedaletti e che di fatto significa la creazione sul mare di una nuova città di fronte a quella già esistente oggi, e se tali aree non ricadono in territori costieri ricadenti nei vincoli di cui al decreto legislativo n. 42 del 2001;
se i Ministri siano a conoscenza del fatto che nel sito dove deve essere costruito il porto, vi è una massiccia presenza di piante marine di Posidonia oceanica, che vengono tutelate dall'Unione europea tramite la direttiva 92/43/CEE, relativa alla conservazione degli habitat naturali, e del fatto che l'area è inserita nella «Rete Natura 2000», tra i «Siti di Interesse Comunitario». (SIC 29 Liguria - fondali Sanremo - Artiglia) che sono stati adottati dalla Commissione europea il 19 luglio 2006, (Gazzetta Ufficiale dell'Unione europea del 21 settembre 2006 - L. n. 259);
fatte salve le competenze regionali in materia urbanistica e in materia di Valutazione d'Impatto Ambientale relativamente ai porti turistici, se i Ministri intendano intervenire per verificare l'osservanza dei vincoli ambientali e paesaggistici e garantire la tutela ambientale e la salvaguardia delle coste, ed in particolare della splendida baia della cittadina Ligure di Ospedaletti, nel rispetto delle direttive Comunitarie.
(4-04997)
PAOLO RUSSO, FASOLINO e LAURINI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
nel maggio 1998 cinque frane, di proporzioni diverse, si staccarono dai Monti Suessolani, all'interno del territorio di competenza del Comune di San Felice a Cancello (Caserta), causando stravolgimento dei luoghi, danni e anche la morte di una persona;
il Comune di San Felice a Cancello fu quindi inserito tra quelli per i quali con Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 17 gennaio 1997 era stato già dichiarato lo stato di emergenza idrogeologica per altri territori della Regione Campania, in precedenza interessati da simili eventi;
con Ordinanze del Ministero dell'Interno delegato per il Coordinamento della Protezione Civile n. 2499 del 25 gennaio 1997 e n. 2787 del 21 maggio 1998, e successive modifiche ed integrazioni, il Presidente della Giunta Regionale della Campania venne nominato Commissario Delegato per l'attuazione degli interventi prioritari, urgenti ed indifferibili finalizzati al soccorso della popolazione, alla salvaguardia della pubblica incolumità ed all'approvazione ed attuazione degli interventi infrastrutturali di emergenza e di prima sistemazione idrogeologica;
con ordinanza n. 3809 del 28 febbraio 2005, siffatto Commissario Delegato di Governo per l'Emergenza Idrogeologica nella Regione Campania approvò e finanziò il progetto esecutivo «Interventi per la sistemazione idrogeologica del versante dal Monte S. Angelo Palomba alla Collina di Cancello (Bacini da B53 a B61) e di ripristino dell'Alveo Arena», da realizzarsi, per l'appunto, nel territorio del Comune di San Felice a Cancello;
allarmati dalle dimensioni delle opere a farsi e seriamente preoccupati per la loro effettiva utilità rispetto allo scopo perseguito, il Comitato Civico per la Salvaguardia Ambientale e Storico-Artistica della Valle di Suessola e l'Associazione La Ginestra richiesero ed assai faticosamente, ottennero un minimo di concertazione che, all'incirca nel maggio-giugno 2006, si concluse con delle indicazioni che i progettisti della struttura Commissariale si impegnarono a recepire in una perizia di variante;
da allora il Comitato Civico e La Ginestra non hanno più saputo nulla di ufficiale in ordine a siffatta perizia;
all'incirca nel maggio del corrente anno sono iniziati i lavori di realizzazione degli interventi in questione, senza che al Comitato Civico ed a La Ginestra fossero minimamente sottoposti i nuovi atti progettuali approvati in seguito alle richieste formulate un anno prima;
dalla notifica degli atti di esproprio ai cittadini direttamente interessati - avvenuta all'incirca nel mese di aprile del corrente anno - si è appreso che la perizia di variante è stata approvata con ordinanza commissariale n. 4781 del 29 marzo 2007;
con nota inviata a mezzo racc. a.r. n. 130217710372 del 20 giugno 2007, ricevuta il 22 giugno 2007, il Comitato Civico per la Salvaguardia Ambientale e Storico-Artistica della Valle di Suessola ha inoltrato al Commissariato di Governo per l'Emergenza Idrogeologica, con sede in Napoli, Vico Monte Poveri Vergognosi, alcune richieste, tra cui quella che gli «fosse fornita, ai sensi della legge n. 241 del 1990, copia del progetto dell'opera e di tutti i relativi allegati tecnici ed amministrativi»;
analoga richiesta aveva già inoltrato al Sindaco del Comune di San Felice a Cancello con nota del 13 giugno 2007, ricevuta il 18 giugno 2007, prot. N. 6925 (Doc. 4);
in entrambe, la richiesta veniva ampiamente motivata con le forti riserve che ancora si nutrono in ordine agli interventi a farsi e quindi con la necessità di eseguire un esame approfondito di quanto progettato;
a tutt'oggi le richieste non sono state evase, tanto che, scaduti i trenta giorni di cui al comma 4 dell'articolo 25, legge 241/1990, il Comitato si è visto costretto a rivolgersi al Difensore Civico Regione Campania ed alla Commissione per l'accesso ai documenti amministrativi, dai quali non ha ancora avuto riscontro;
nel frattempo, il Comitato Civico e La Ginestra, cui si sono aggiunte le Associazioni Forza Lavoro, Italia Nostra e Spazio Civile, sono riusciti comunque ad entrare in possesso del progetto di variante, per cui lo hanno esaminato, anche con l'ausilio di professori universitari esperti in materia. Al momento si è in possesso della relazione del prof. Franco Ortolani, Ordinario di Geologia alla Università di Napoli Federico II, mentre a giorni sarà disponibile quella di altro cattedratico, esperto in ingegneria idraulica;
da questa analisi sono emerse le seguenti considerazioni tecniche:
1) L'intervento progettato è finalizzato a prevenire il rischio idraulico, non quello da frane;
il Commissariato ha progettato la realizzazione di un alveo pedemontano che parta dalla frazione Ponti Rossi, costeggi i piedi della montagna in direzione Cancello Scalo, si immetta in una immensa vasca il località Largo Lagno e poi confluisca nel canale Carmignano;
per espressa ammissione dei progettisti, detto canale è destinato a recepire le acque che provengano dal fronte della montagna: esso ha quindi una funzione esclusivamente idraulica. Il rischio che invece il Commissariato è chiamato a prevenire non è quello idraulico, bensì quello da frane. In caso di frana, il canale in questione non servirebbe a nulla, in quanto la frana lo supererebbe e travolgerebbe gli abitati;
si stanno quindi spendendo soldi (otto milioni e mezzo di euro) senza raggiungere il fine in nome del quale quei soldi sono stati stanziati,
2) la finalità idraulica potrebbe essere assolta dal vecchio alveo Arena;
la mera finalità idraulica potrebbe tranquillamente essere assolta da un vecchio alveo ivi preesistente, l'Alveo Arena, il quale, opportunamente riportato alle sua antiche ed originarie dimensioni, potrebbe svolgere quella funzione che per secoli ha espletato, far defluire le acque da monte a valle;
i progettisti asseriscono che ciò non è possibile in quanto in più punti l'Alveo non può essere riportato alle sue dimensioni originarie;
secondo gli interroganti l'affermazione è falsa;
alcuni tecnici che fanno parte delle associazioni sopra menzionate hanno esaminato e misurato, a proprie cure e spese, l'intero alveo, da monte a valle, ed hanno verificato che non v'è alcun impedimento insuperabile a che esso venga riportato alle originarie dimensioni;
tra l'altro, l'acqua che in esso confluirebbe, potrebbe essere rallentata sia a monte, dalle varie vasche di laminazione già in corso di realizzazione, che a valle, dalla vasca di laminazione in corso di realizzazione in località Largo Lagno, opportunamente posizionata in modo diverso;
siffatta variante potrebbe procurare i seguenti positivi risultati:
a) garantire la medesima finalità (idraulica) oggi perseguita con l'opera progettata, con un notevole risparmio di danaro pubblico (ripristinare il vecchio alveo costerebbe sicuramente molto meno che farne un secondo);
b) utilizzare il denaro risparmiato per veri interventi di messa in sicurezza dal rischio frane, che è il vero rischio che preoccupa la popolazione;
c) evitare di realizzare un secondo alveo, che è fonte delle seguenti voci di danno:
c.1) un danno ambientale collettivo, perché deturpa una zona naturalistica ancora incontaminata;
c.2) un danno concreto individuale, perché fraziona dei fazzoletti di terra attualmente ben tenuti e coltivati, domani inutilizzabili;
c.3) un ulteriore danno ambientale collettivo, perché futuro ricettacolo di rifiuti incontrollati;
c.4) un potenziale danno da allagamento, perché, come affermano gli stessi progettisti, in caso di suo intasamento - e nulla è previsto per la sua futura manutenzione - l'acqua in esso confluita sarebbe destinata a tracimare nei fondi e nelle case circostanti;
3) il progetto non tiene conto della impossibilità del Canale Carmignano di ricevere le portate dell'alveo Arena;
nelle intenzioni dei progettisti, il nuovo canale pedemontano dovrà confluire nel canale Carmignano. Stessa sorte dell'alveo Alveo Arena, per le acque provenienti da monte;
in realtà, il canale Carmignano non è in grado di sopportare siffatte portate, in quanto, nel tratto che attraversa la frazione Cancello Scalo, è stato, nel corso degli anni, in più punti ridotto nelle sue dimensioni, per cui il deflusso di nuove portate, anche minime, potrebbe determinare allagamenti;
occorre quindi studiare una soluzione, altrimenti tutto il progetto idraulico ipotizzato dai progettisti per l'intero territorio di San Felice a Cancello è destinato a non poter funzionare senza arrecare danni ingenti alle cose ed alle persone site in Cancello;
4) vi sono indizi che secondo gli interroganti indirettamente confermano l'assoluta inutilità dell'opera progettata;
a) il nuovo canale pedemontano, come detto, confluisce in una immensa vasca in località Largo Lagno;
da quel punto in poi, la montagna continua per alcune centinaia di metri, con analoga conformazione geomorfologia. Addirittura, il fronte appare più debole del precedente per due ragioni: la recente costruzione di una strada con diversi tornanti ad opera dell'ARIN spa; un recentissimo incendio che ha devastato l'intera vegetazione che fittamente lo ricopriva;
nonostante ciò - nonostante cioè la montagna continui con identiche caratteristiche rispetto al tratto che la precede - nella zona sottostante non è stata prevista alcuna opera di messa in sicurezza. Eppure, al di sotto di siffatto tratto esiste un denso nucleo abitativo (Largo Lagno);
la mancata previsione di interventi fa supporre che, nella mente dei progettisti, in corrispondenza di questo secondo tratto, non esista alcun rischio, né idraulico né franoso;
occorrerebbe allora spiegare perché nel tratto antecedente il rischio si invoca e si spendono (ad avviso degli interroganti inutilmente) otto milioni e mezzo di euro;
secondo gli interroganti c'è molta approssimazione sia nella individuazione del rischio, sia nella progettazione degli interventi che dovrebbero mitigarlo;
b) il progetto oggetto delle presenti riflessioni interessa le frazioni Ponti Rossi - Botteghino, entrambe attraversate dal canale pedemontano in parola;
stranamente, però, gli avvisi di esproprio ad oggi notificati riguardano solo il tratto relativo alla parte finale della frazione Botteghino, non a quelle iniziale ed alla frazione Porti Rossi;
si ha quindi la sensazione che, relativamente a questi ultimi due tratti, il Commissariato abbia allo studio ulteriori perizie di variante, forse proprio nel senso di non realizzare il nuovo canale pedemontano;
se così fosse, verrebbe confermata l'assoluta inutilità del canale e quindi a maggior ragione l'assurda e l'ingiusta dannosità di quello che si sta già realizzando;
si sta realizzando un'opera in virtù di una delega governativa per raggiungere un fine statuito per legge: messa in sicurezza della montagna dal rischio frane;
detto fine in realtà ad avviso degli interroganti rimarrà solo sulla carta, in quanto l'opera non metterà affatto in sicurezza l'abitato dal rischio frane;
si sta quindi realizzando un'opera in nome di un fine che non sarà raggiunto. Il tutto per decisione di tutti coloro che hanno progettato ed approvato l'opera, non essendo immaginabile che non conoscano l'inutilità della stessa rispetto ai fini previsti per legge. Tanto più che il medesimo fine raggiunto con l'opera in questione (quello idraulico) potrebbe essere tranquillamente assolto con un intervento (ripristino del vecchio alveo Arena) di gran lunga meno costoso;
in un futuro - speriamo mai - si potrebbe essere responsabili delle vittime che dovessero essere coinvolte da una eventuale frana che l'opera in questione sicuramente non arginerà -:
quali urgenti iniziative saranno assunte per evitare il dispendio così cospicuo di risorse che evidentemente non solo non risolverebbero i rischi idrogeologici, ma addirittura potrebbero essere la causa di ulteriori e più gravi devastazioni;
quali urgenti iniziative saranno assunte per sospendere le attività in corso ed attivare un tavolo di confronto tecnico per rimediare alle ipotesi progettuali cosi palesemente incongrue;
quali urgenti iniziative saranno assunte per far si che risorse pubbliche siano spese nell'interesse dei cittadini e non addirittura contro a dispregio dello straordinario lavoro che associazioni civiche di territorio utilmente vanno facendo.
(4-05005)