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Allegato B
Seduta n. 215 del 2/10/2007
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INTERNO
Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'interno, il Ministro della giustizia, per sapere - premesso che:
in data 25 gennaio 2007, il sottosegretario alla giustizia Luigi Scotti, nel rispondere all'interpellanza urgente 2-00324, dichiarava testualmente: «In una nota trasmessa dalla polizia di frontiera di Chiasso, si segnala che Kram, partito da Karlsruhe alle ore 10,30 del 1o agosto 1980, con treno n. 201, risulta essere entrato in Italia alle 12,08, diretto a Milano, dal valico di frontiera di Chiasso»;
la risposta del Governo suscita forti e motivate perplessità, poiché è inverosimile che il treno espresso internazionale (a lunga percorrenza) 201 con a bordo il terrorista tedesco Thomas Kram abbia coperto la distanza che separa Karlsruhe da Chiasso (cioè 480 chilometri) in poco più di un'ora e mezza;
l'elemento di falsità trova riscontro dal confronto tra le dichiarazioni rese in Aula dal delegato del Governo in data 25 gennaio 2007 e le tabelle riportate nell'Orario Ufficiale delle Ferrovie italiane dello Stato (in vigore dal 1o giugno al 27 settembre 1980), così come conservato presso la Direzione centrale delle Ferrovie dello Stato, da cui si evince che il treno 201 (Holland Italien Express) - citato nella risposta fornita dal sottosegretario Scotti - partiva da Karlsruhe alle ore 3,41 e arrivava a Chiasso alle ore 10,21;
il 201 risulta essere l'unico treno che, partendo da Amsterdam e fermandosi alle stazioni di Karlsruhe, Basilea e Lucerna, giungeva a Chiasso alle ore 10,21. Per altro verso, non vi è, alcun treno 201 che perveniva a Chiasso alle ore 12,08, come
invece sostenuto dal delegato del governo nella sua risposta all'interpellanza urgente 2-00324 del 23 gennaio 2007;
dall'esame del citato Orario Ufficiale dei treni delle Ferrovie italiane dello Stato, in vigore dal 1o giugno al 27 settembre 1980, il treno espresso internazionale 201 Holland Italien Express per andare da Karlsruhe a Chiasso ci impiegava non meno di 6 ore e 50. E non un'ora e mezza così come sostenuto dal sottosegretario Scotti;
in data 1o agosto 2007, il quotidiano comunista Il Manifesto pubblicava un articolo-intervista al noto terrorista tedesco Thomas Kram dal suggestivo titolo «Bologna, l'ultimo depistaggio» a firma Guido Ambrosino;
l'autore del citato articolo, fra l'altro, scrive: «Agosto, tempo di vacanze. Kram voleva rivedere amici conosciuti a Perugia dove aveva frequentato due corsi d'italiano, dal settembre al dicembre 1979, e dal gennaio al marzo 1980»;
proprio Kram afferma: «A Milano mi aveva invitato un'austriaca, che lì insegnava tedesco. Avrei pernottato da lei e il giorno dopo avrei proseguito per Firenze»;
sempre Kram aggiunge: «Arrivato a Chiasso il primo agosto "alle ore 12,08 legali", secondo le note della polizia riportate dalla relazione di minoranza della Mitrokhin, mi fecero scendere dal treno. Dovevano avere avuto una segnalazione dalla Germania»;
sempre dalla medesima intervista, Kram afferma: «Mi trattennero per ore. Mi sequestrarono una lettera dell'amica, che spiega il motivo del viaggio. L'appuntamento con lei a Milano saltò. Non riuscii a rintracciarla. Ripresi il treno per Firenze, ma sarei arrivato troppo tardi per trovare un albergo. Decisi di fermarmi a Bologna»;
raccontando cosa fece a Bologna la mattina del 2 agosto 1980, Kram afferma: «Mi svegliai tardi, feci colazione in qualche caffè vicino piazza Maggiore. Poi mi incamminai verso la stazione su una grande strada, forse via dell'Indipendenza. Le sirene tranciavano l'aria. Da lontano vidi sul piazzale della stazione il lampeggiante di ambulanze e mezzi dei pompieri. Si capiva che era successo qualcosa di grave. Non mi avvicinai - prosegue Kram nell'intervista a Il Manifesto -. Dopo l'esperienza del giorno prima a Chiasso non volevo incappare in nuovi controlli di polizia. Un taxi mi portò alla stazione delle autocorriere. A Firenze arrivai in pullman. Rimasi forse quattro, cinque giorni. Poi tornai in Germania»;
il tedesco, commentando quanto dichiarato dal noto terrorista venezuelano Carlos in due interviste (la prima rilasciata a Il Messaggero il 1o marzo del 2000 e la seconda al Corriere della Sera il 23 novembre 2005), secondo il quale Kram sarebbe saltato giù dal treno pochi minuti prima che scoppiasse la bomba (al Corriere della Sera Carlos aveva specificato che quel «compagno» presente alla stazione di Bologna la mattina della strage era in effetti proprio Thomas Kram, dei quale ricordava il nome, e che - come risulterebbe da un rapporto scritto dell'Organizzazione dei Rivoluzionari Internazionalisti (ORI), della quale Carlos era a capo - costui («il compagno tedesco» era uscito dalla stazione pochi istanti prima dell'esplosione), replicava testuale: «Non arrivai a Bologna "pochi minuti prima dell'esplosione". Avevo non so se una borsa o una valigia, perquisita a Chiasso. Né potevo essere una vittima "predestinata" (come ha ipotizzato Carlos, aggiungendo che Kram sarebbe stato pedinato da agenti dei nostri servizi segreti, nda): nemmeno io sapevo, fino alla sera del primo agosto, che mi sarei fermato a Bologna, e non a Milano» -:
su quali elementi e informazioni il sottosegretario Scotti ha basato la sua risposta all'interpellanza urgente 2-00324 resa durante la seduta del 25 gennaio 2007;
a che ora Kram Thomas Michael, cittadino tedesco, nato a Berlino il 18
luglio 1948, risulta - sulla base delle informazioni agli atti della Pubblica sicurezza - aver varcato il confine italiano a Chiasso, la mattina del 1o agosto 1980, proveniente da Karlsruhe con treno 201;
se risulta - agli atti della Pubblica sicurezza - che Kram, così come da esito della perquisizione subita la mattina del 1o agosto 1980, avesse al seguito uno o più bagagli (borse, valigie, eccetera);
a che ora Thomas Kram risulta aver preso il treno diretto 307 Chiasso-Milano, sempre il 1o agosto 1980, secondo gli atti della Pubblica sicurezza (polizia di frontiera di Ponte Chiasso);
a che ora del 1o agosto 1980 venne inoltrato alle competenti articolazioni del ministero dell'interno il telex predisposto dal dirigente dell'Ufficio sicurezza di Chiasso Frontiera, dottor Emanuele Marotta in ordine all'arrivo di Thomas Kram in territorio italiano;
se, risulti al Governo che all'epoca delle indagini sulla strage di Bologna, gli organi inquirenti ebbero modo di raccogliere le testimonianze scritte dei tassisti in servizio nei pressi della stazione ferroviaria la mattina del 2 agosto 1980 e se fra queste testimonianze vi sia qualcuno che abbia riferito, a verbale, di aver preso a bordo, quella mattina, un turista tedesco diretto al terminal delle autocorriere;
se agli atti della Pubblica sicurezza risulti che Thomas Kram abbia soggiornato a Firenze il 2 agosto 1980 e i giorni seguenti;
se, più in generale, vi siano tracce di Thomas Kram a Firenze, prima e dopo la strage di Bologna;
se risultino, agli atti della Pubblica sicurezza, eventuali tracce di Thomas Kram (ingressi, soggiorni, pernotti, domicilio, residenza, segnalazioni, permanenza o transito a vario titolo nei nostro territorio) in Italia tra il 2 agosto 1980 e il 4 dicembre 2006, giorno della sua costituzione alle autorità tedesche, così come riportato dalle agenzie di stampa l'11 gennaio 2007.
(2-00766) «Raisi, Lamorte, Ulivi, Lo Presti, Mazzocchi, Mancuso, Alberto Giorgetti, Perina, Contento, Pedrizzi, De Corato, Martinelli, Frassinetti, Angela Napoli, Gamba, Moffa, Holzmann, Cirielli, Bocchino, Proietti Cosimi, Benedetti Valentini, Amoruso, Airaghi, Zacchera, Cosenza, Ciccioli, Patarino, Leo, Giorgio Conte, Consolo, Foti, Filipponio Tatarella, Garnero Santanchè, Angeli, Germontani, Migliori».
Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:
I Commissione:
D'ALIA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nel luglio del 2005, a seguito di un dossier-denuncia, ampiamente e puntualmente documentato, presentato da sette consiglieri comunali, sono state evidenziate presunte e gravi irregolarità nella gestione amministrativa del Comune di Naso (Messina);
tali irregolarità sarebbero ascrivibili, in particolar modo, ad atti e comportamenti del Sindaco e del Presidente del Consiglio Comunale;
dal settembre del 2005 in poi, alcuni deputati all'Assemblea Regionale Siciliana, di entrambi gli schieramenti politici, hanno presentato diverse interrogazioni per chiedere di indagare sulla situazione di cui sopra;
nell'ottobre 2005 l'Assessorato della Famiglia, delle Politiche Sociali e delle Autonomie Locali della Regione Siciliana, a seguito del Dossier-Denuncia e delle
interrogazioni parlamentari, ha avviato una ispezione per accertare la situazione denunciata;
il 22 febbraio 2006 l'ispettore regionale nominato, dottor Leone, ha trasmesso la sua relazione e ha evidenziato la fondatezza dei rilievi mossi dall'opposizione consiliare riscontrando, puntualmente, le gravi irregolarità denunciate;
anziché provvedere ad emettere gli atti conseguenti agli accertamenti effettuati, l'Assessorato ha disposto un'ulteriore ispezione, con D.A. n. 3437 del 3 novembre 2006, conclusasi con la relazione trasmessa il 13 febbraio 2007 a firma dei dottori Visigoti e Torriciano, i quali hanno congiuntamente accertato la persistenza del comportamento illegittimo degli organi amministrativi comunali, anche dopo la prima relazione ispettiva del dottor Leone;
nonostante le suddette iniziative, il Sindaco di Naso ha continuato a gestire la cosa pubblica nel più assoluto disprezzo delle regole, con ripercussioni negative sul tessuto democratico della cittadina;
per tali ragioni, nel mese di settembre del 2006 i consiglieri comunali di opposizione del tempo, si sono auto-sospesi in quanto impediti, nella loro qualità, ad esercitare il munus pubblico al quale venivano frapposti continui dinieghi ed omissioni, in violazione delle vigenti norme che disciplinano l'accesso agli atti e la partecipazione al procedimento amministrativo;
con notevole ritardo, in prossimità della campagna elettorale amministrativa del 2007, l'Assessore Regionale alle Autonomie locali ha proposto al Presidente della Regione Siciliana (relazione protocollo n. 1177 del 13 marzo 2007) la rimozione del sindaco signor Vittorio Emanuele, ai sensi dell'articolo 40 della legge n. 142 del 1990, come recepito dall'articolo 1, lettera g) della legge regionale 11 dicembre 1991, n. 48;
contemporaneamente, lo stesso Assessore Regionale proponente, con Decreto n. 879 del 19 marzo 2007, «nelle more della definizione del procedimento di rimozione» ha disposto la sospensione dalle funzioni del sindaco Vittorio Emanuele sussistendo «motivi di gravità ed urgenza... poiché le gravi e reiterate violazioni si ripercuotono direttamente sul tessuto economico e sullo sviluppo locale, violando anche la normativa in tema di affidamento di lavori pubblici»;
contro detto provvedimento di sospensione dalle funzioni, il Sindaco ha proposto ricorso al TAR Sicilia sezione distaccata di Catania, chiedendo la sospensione cautelare del provvedimento;
il TAR ha accolto la richiesta di sospensione, per ragioni di carattere formale e non sostanziale: il provvedimento impugnato è stato sospeso, infatti, solo per difetto di notifica degli atti del procedimento;
il TAR, però, entrando nel merito delle contestazioni, ha ampiamente rilevato la fondatezza della sospensione cautelare del Sindaco fondata sulle risultanze dell'attività ispettiva dei commissari regionali, con particolare riferimento alle questione delle numerose «somme urgenze» disposte, reiteratamente, con ordinanze sindacali, senza indire gare d'appalto pubbliche;
nonostante ciò, nessun ulteriore sviluppo ha avuto l'autonomo procedimento di rimozione del Sindaco e così a Naso si è proceduto al rinnovo delle cariche amministrative il 13 e 14 maggio 2007 con la riconferma del Sindaco uscente (incandidabile se fosse intervenuta la legittima rimozione);
come paventato dagli ispettori regionali e ripreso nel decreto di sospensione dalla carica emesso dall'Assessore Regionale alle Autonomie Locali, la situazione sopra determinatasi ha inciso, ed in maniera netta, sulla campagna elettorale, poiché la persistente illegalità, oltre ad avere avuto ripercussioni in danno dell'ente per l'omesso esperimento di pubblici incanti, ha dato linfa ad un clamoroso
conflitto di interessi, in quanto il sindaco ha gestito e gestisce di fatto una attività commerciale, intestata ad una società facente capo alla moglie (s.r.l Villa Teresa), che si occupa della vendita di materiali per l'edilizia collegando funzionalmente l'attività commerciale predetta con l'accertata condotta illegittima del sindaco nel sistema di affidamento dei lavori, si può avere conto della commistione tra azione amministrativa, sistema economico e politica;
la situazione sopra delineata ha consentito al sindaco-candidato di assumere un atteggiamento sempre più arrogante, che ha creato a quel che consta all'interrogante un clima di disprezzo verso gli avversari politici, ed ha ingenerato nella popolazione una sorta di soggezione ad esprimersi contro quello stato di cose per il timore di subire ritorsioni politico-amministrative;
durante la campagna elettorale, ignoti hanno perpetrato un vero e proprio raid teppistico ai danni della sede elettorale della lista contrapposta al sindaco, danneggiando le insegne ed i manifesti pubblicitari posti all'esterno;
nelle stesse giornate di campagna elettorale, è stato preso di mira, sempre da ignoti, un candidato al consiglio comunale in contrapposizione al signor Emanuele (il signor Francesco Corrao), al quale in una occasione ignoti hanno rotto il lunotto posteriore della propria autovettura, in un'altra occasione hanno danneggiato l'auto del fratello (Giuseppe) e, in un'altra, quella della sorella (Barbara);
anche il candidato a sindaco avversario ha subito sia il danneggiamento di un'autovettura in sua disponibilità sia un messaggio intimidatorio in quanto su una tomba del cimitero comunale di Naso è stato rinvenuto un manifesto elettorale, raffigurante una foto del candidato Liuzzo, sulla quale erano stati poggiati dei fiori;
dopo la sua rielezione, il sindaco Emanuele ha assunto un atteggiamento, a dir poco irriguardoso nei confronti delle istituzioni, tanto che all'atto del suo insediamento, avvenuto nel maggio scorso, ha fatto allegare alla delibera del primo consiglio comunale una dichiarazione scritta, a sua firma, nella quale ha qualificato come «indegna» interferenza nella storia nasitana l'attività ispettiva posta in essere sull'argomento da diversi parlamentari regionali e nazionali, nonché l'attività amministrativa portata avanti dall'Assessorato Regionale nel contesto del procedimento di rimozione;
tutto questo produce oggi negative ripercussioni sul tessuto economico-sociale e, soprattutto, sulla vita democratica del paese di Naso, poiché si è ingenerato, da un lato, un forte negativo segnale di impunità e di inutilità delle regole e, dall'altro, una sorta di autolegittimazione in chi ha perpetrato gli illeciti non sanzionati;
peraltro, la assoluta fragilità della struttura amministrativa del Comune di Naso, vittima delle conclamate illegalità già accertate dai competenti organi ispettivi regionali, costituisce facile terreno di conquista e di infiltrazione per quanti, organizzazioni criminali, volessero interferire con la vita amministrativa dell'ente condizionandone gli amministratori;
peraltro, nel mese di Giugno, i fatti e le circostanze sopra evidenziate sono state segnalate al ministero degli interni -:
se quanto denunciato al ministero interrogato è stato oggetto di approfondimento e quali provvedimenti intenda adottare il Ministro anche ai sensi dell'articolo 143 del decreto legislativo n. 267 del 2000.
(5-01540)
BOCCHINO, GIORGIO CONTE e GAMBA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il Prefetto di Pavia, negli scorsi giorni, ha coordinato un'azione della polizia locale e delle Forze dell'Ordine per lo sgombero di un'area dimessa dell'ex SNIA
dove erano accampati abusivamente, ed in precarie condizioni igienico-sanitarie, oltre 100 nomadi di origine rumena;
la stampa locale ha diffuso notizie secondo le quali, al fine di incentivare il rimpatrio volontario di tali sfollati di etnia rom, a coloro tra questi che avessero aderito alla stessa proposta, sarebbe stata offerta una somma di danaro pari ad oltre 1.000 euro ciascuno;
la notizia dell'adozione, da parte dell'Autorità che rappresenta il Governo sul territorio, di una tale misura, oltre che per l'incidenza sulle finanze pubbliche, ha suscitato grave preoccupazione per il possibile incentivo di comportamenti emulativi da parte di «abusivi» di vario genere;
risulta, perciò, evidente il grave rischio del generarsi in futuro di analoghe situazioni -:
quale sia l'ammontare complessivo dei contributi versati, con indicazione delle relative risorse con cui vi si è fatto fronte, e quali criteri siano stati adottati per l'individuazione dei beneficiari e la verifica dell'effettiva adesione alla proposta di espatrio, anche in relazione alle valutazioni generali di pericolosità dell'adozione di una siffatta inaudita misura.
(5-01541)
COTA e GARAVAGLIA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
da documentazione proveniente dall'amministrazione del Comune di Nerviano (Milano) si apprende che fino al 26 giugno 2007, veniva redatto dai funzionari comunali del servizio sociale e distribuito alla cittadinanza richiedente un elenco che riportava indirizzi, mansioni e recapiti telefonici di persone, perlopiù di nazionalità straniera, che offrivano la propria attività come badanti;
tale elenco conteneva esplicitamente il riferimento al possesso o meno del permesso di soggiorno; tale requisito è considerato, così riporta una nota trasmessa dalla responsabile dei servizi sociali, «... utile allo scopo di offrire ai cittadini che si rivolgono al servizio sociale la possibilità di orientarsi nel mercato delle badanti ...» (nota prot. 17562 del 27 giugno 2007);
sempre nello stesso modulo vi erano elencate delle note che descrivevano qualità delle badanti indicate in elenco. In un caso vi è la dicitura «molto brava» per una badante priva di permesso di soggiorno, a dimostrazione del fatto che la medesima era stata già «impiegata» in altra occasione e conosciuta ai servizi sociali (in tale senso l'elenco del 17 gennaio 2007);
questo contesto era conosciuto dagli amministratori, Sindaco e Giunta, sicuramente fin dal 21 dicembre 2006 poiché in una nota a loro indirizzata (del Settore Servizi Sociali) si rileva che «... dalla tabella si nota che sono stati ricevuti molti cittadini stranieri ... queste persone sono stranieri con permesso di soggiorno e/o irregolari o clandestini che si rivolgono al Servizio anziani portando la propria disponibilità a lavorare presso il domicilio di anziani sia come badanti fisse che come personale a ore. In questa maniera sono state soddisfatte moltissime richieste di famiglie nervianesi che cercavano persone disponibili per l'assistenza continuativa.» (Relazione area anziani anno 2006 del 21 dicembre 2006, pagina 15);
per le ipotesi sopra illustrate (clandestini e/o irregolari), la condotta dei funzionari e degli amministratori è secondo l'interrogante tale da integrare, salvo che il fatto non costituisca più grave reato, una condotta di favoreggiamento della permanenza di stranieri irregolari nel territorio dello Stato in violazione delle norme del Testo Unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell'immigrazione e norme sulla condizione dello straniero (fattispecie penale punita con la reclusione);
si potrebbe altresì verificare l'ipotesi di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina in quanto nel concetto di immigrazione illegale deve essere ricompresa anche la situazione di permanenza illegale nel territorio italiano;
altri profili assai preoccupanti sono costituiti dalla constatazione dello svolgimento da parte dei Servizi sociali del Comune di Nerviano di un'attività di intermediazione di manodopera straniera irregolare e presumibilmente priva di qualsiasi minima qualificazione a svolgere le delicate funzioni di assistenza ad anziani o minori -:
se il Ministro sia a conoscenza dei fatti denunciati e se non ritenga opportuno avviare, anche tramite il comitato per il coordinamento ed il monitoraggio di cui all'articolo 2-bis del decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286, un monitoraggio volto ad accertare che, in altri comuni, non si verifichino analoghe gravi violazioni di legge e se risultino avviate indagini rispetto ai gravi fatti descritti in premessa.
(5-01542)
FRIAS, MASCIA e FRANCO RUSSO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nella notte tra il 10 e l'11 agosto, in località Pian di Rota (comune di Livorno), un incendio ha distrutto le baracche in cui abitavano alcuni cittadini di origine rumena, provocando la morte di quattro bambini;
i sopravvissuti al drammatico incendio, assieme ai loro parenti arrivati da Pisa, sono stati trovati dalle forze dell'ordine alla stazione ferroviaria di Livorno, poco dopo l'accaduto, e sono stati trattenuti in Questura per una intera notte e per gran parte del giorno successivo;
a seguito degli interrogatori, è stata contestata ai genitori l'accusa di omicidio colposo e di abbandono di minore; il pubblico ministero Antonio Giaconi ha dichiarato alla stampa «con gli elementi che abbiamo a disposizione propendiamo per l'ipotesi dell'incidente, con la conseguente gravissima negligenza dei genitori di aver lasciato soli i bambini» (come si legge nell'articolo «Nella baraccopoli sotto il viadotto muoiono i bambini», in L'Unità, cronaca regionale toscana, 12 agosto 2007);
a seguito dell'udienza di convalida del fermo, il giudice per le indagini preliminari ha ritenuto infondata l'accusa di incendio colposo, suggerendo agli inquirenti indagini più accurate sull'ipotesi di incendio doloso e aggressione (come si evince dalle cronache del 17 agosto, ed in particolare dall'articolo «Bimbi morti nel rogo, i genitori restano in carcere», pubblicato su La Nazione);
il 23 agosto 2007, la Procura, la Questura e i Vigili del fuoco di Livorno, pur affermando di continuare gli accertamenti «senza escludere a priori nessuna ipotesi», dichiaravano improbabile la tesi dell'aggressione, avvalorata solo pochi giorni prima dal GIP (si veda in particolare «Arresti domiciliare, strada in salita» e «L'aggressione esclusa dai Vigili del Fuoco», in Il Tirreno, cronaca di Livorno, 23 agosto 2007);
in una intervista pubblicata sulla cronaca regionale toscana de La Repubblica, il 29 agosto 2007, il legale dei cittadini rumeni coinvolti nell'incendio, avvocato Andrea Callaioli, ha ricordato l'impressionante sequenza di incendi, attentati ed episodi di violenza che, nei mesi scorsi hanno colpito baracche e rifugi di persone senza fissa dimora nel territorio livornese: il 27 ottobre 2006, negli uffici ex Coca Cola nei pressi della stazione, adibiti a dimora provvisoria per senza casa; il 25 dicembre 2006, nella baracca di via Firenze abitata da un cittadino slavo; il 28 dicembre 2006, all'insediamento di senza casa sotto le logge del Palazzo Grande (un'aggressione i cui autori sono rimasti sconosciuti); il 13 marzo 2007, alla roulotte di Domenico Ognibene, livornese senza fissa dimora, sulla Variante Aurelia; il 15 marzo 2007 in via del Limone (incendio di carcasse di auto all'autodemolizione dei fratelli Giusti); il 26 marzo 2007 alle terme ex-Corallo, precaria abitazione di persone senza casa; i128 giugno all'oratorio salesiano; e, infine, il 29 giugno, la violentissima
rissa alla stazione, tra un gruppo di cittadini rumeni e un gruppo di italiani, e il successivo «assedio» della Questura da parte dei questi ultimi, per chiedere la consegna degli stranieri «per fargliela pagare» (così il cronista);
secondo gli interpellanti, le indagini relative all'incendio di Pian di Rota devono proseguire in ogni direzione e con la massima cura, come infatti disposto dal giudice per le indagini preliminari in sede di convalida del fermo -:
se, e in che modo, il ministero dell'interno intenda attivarsi per garantire la sicurezza delle famiglie Rom rumene presenti nel territorio di Pisa e di Livorno e se le notizie pervenute alla prima firmataria del presente atto, relative a sgomberi eseguiti contro persone in precarie condizioni di salute, corrispondano al vero e, in caso affermativo, se tali sgomberi siano sali autorizzati dalle rappresentanze locali del Ministero dell'interno (Questura, Prefettura o Comitato per l'ordine e la sicurezza pubblica presso la Prefettura).
(5-01543)
ZELLER, BRUGGER, WIDMANN, BEZZI e NICCO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il 28 e 29 ottobre 2007 si svolgerà il referendum ai sensi dell'articolo 132, secondo comma, della Costituzione, per il distacco dei comuni ladini di Cortina d'Ampezzo, Fodom/Livinallongo, Col/Colle S. Lucia dalla Regione Veneto e la loro aggregazione alla Regione Trentino-Alto Adige/Südtirol e, all'interno della stessa Regione, alla Provincia Autonoma di Bolzano;
la Consulta ladina che racchiude in un unico organismo l'U.L.d'A (Union de i Ladis d'Anpezo), la Fodom e la Col si è fatta promotrice del referendum per riunificare i territori ladini, ingiustamente separati dal regime fascista contro la volontà della popolazione e annessi al Veneto, dove la minoranza ladina della provincia bellunese non gode delle stesse tutele che hanno i ladini che vivono in Trentino-Alto Adige/Südtirol;
i promotori del referendum, nell'ambito della loro campagna informativa, hanno distribuito un libretto informativo sull'autonomia speciale di Bolzano, edito dalla Provincia Autonoma (il Manuale dell'Alto Adige) e un'edizione speciale dell'Accordo di Parigi per la ricorrenza del suo sessantesimo anniversario, recapitando il tutto per posta a circa duecento famiglie dei comuni interessati dal referendum;
l'iniziativa è stata accolta dalle autorità locali venete, in particolare da quelle dei comuni bellunesi, come un invito alla secessione camuffato da motivazioni pseudo-culturali, scatenando forti reazioni da parte del Governatore del Veneto, Galan, che ha chiamato in causa anche il Presidente della Provincia Luis Durnwalder;
i dissensi delle autorità venete sono arrivati al punto che i Carabinieri si sono presentati nella sede dell'Union d'Anpezo per acquisire informazioni sulle modalità con cui è stato redatto l'elenco delle famiglie a cui inviare il materiale informativo ed è stata avviata anche un'indagine sulla questione relativa al convertitore satellitare installato sul passo Giau, per trasmettere i programmi ladini della RAI e le trasmissioni austriache dell'ORF anche in provincia di Belluno;
gli interroganti ritengono intollerabili i predetti atti che hanno assunto la connotazione di pubblica intimidazione posto che i cittadini dei tre comuni altro non chiedono che l'esercizio di un diritto democratico espressamente previsto dalla Costituzione -:
se il Ministro interrogato possa fornire gli opportuni chiarimenti sulle predette azioni delle Forze dell'Ordine predette, in particolare spiegare in base a quali ordini, provvedimenti o norme di legge hanno agito.
(5-01544)
Interrogazioni a risposta scritta:
PIRO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il 1o ottobre si è appresa la notizia della recente irruzione avvenuta nella villa a Marsala (Trapani) del sostituto procuratore della DDA di Palermo Roberto Piscitello, ad opera di ignoti che sono riusciti ad entrare in casa mettendo fuori uso l'allarme, alla ricerca di importanti documenti processuali;
lo sconcerto aumenta nell'apprendere la notizia che la casa del PM Piscitello non fosse adeguatamente sorvegliata, nonostante da due anni venisse richiesta una appropriata vigilanza in ragione della rilevanza del suo lavoro di inchiesta, in particolare negli ultimi mesi, da quando il sostituto procuratore antimafia è rimasto da solo a svolgerlo, occupandosi della cattura del superlatitante Matteo Messina Denaro, delle indagini sulla mafia trapanese e le collusioni con i poteri forti;
quest'ultimo episodio, che ha il chiaro sapore dell'intimidazione mafiosa per fermare il prezioso lavoro di contrasto della criminalità organizzata al servizio dello Stato, preoccupa ancor di più in quanto inserito, soprattutto negli ultimi tempi, in un'escalation di intimidazioni ai danni di magistrati, politici, imprenditori, giornalisti e religiosi che coraggiosamente denunciano, scavano, squarciando il velo di silenzio ed omertà -:
quali iniziative e misure ha intrapreso e intenda predisporre il Ministro dell'interno per rafforzare la protezione dell'importante lavoro di inchiesta del PM Roberto Piscitello, oltre alla scorta già messagli a disposizione.
(4-05043)
BERTOLINI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il commissariato della città di Carpi in provincia di Modena, alla fine del mese di luglio, ha scoperto una serie di «finti matrimoni» tra maghrebini e donne italiane, in molti casi tossicomani (già note alle forze dell'ordine), senza alcuna reale convivenza;
le donne lo facevano per denaro, gli uomini per ottenere la regolarizzazione della propria posizione di immigrati in Italia;
la polizia, all'inizio di settembre, avrebbe poi accertato che il fenomeno si sarebbe esteso ai campi nomadi, dove si sono rivolti probabilmente gli organizzatori di queste unioni fasulle, invogliando, con cospicue offerte di denaro, ragazze ancora nubili a sposarsi dietro compensi di 5 o 6 mila euro;
sembra, infatti, che giovani donne, che risiedono nei campi nomadi di Carpi e dei comuni limitrofi, abbiano dato la loro disponibilità a sposare cittadini extracomunitari di nazionalità nordafricana;
nella cittadina di Bomporto, sempre in provincia di Modena, il caso più eclatante riguarderebbe proprio una giovane tossicomane, da tempo malata e ormai allo stadio terminale in un ospedale della provincia, che si sarebbe sposata con un extracomunitario;
al momento, pur avendo già individuato le persone che hanno ideato ed attivato questo mercato dei facili permessi di soggiorno, non si è ancora proceduto ad arresti o denunce, in quanto si è in attesa di una disposizione della Procura di Modena che ha in esame il corposo fascicolo presentato dall'ufficio stranieri del Commissariato di Carpi -:
se sia a conoscenza dei fatti come sopraesposti;
se possieda nuove informazioni di cui voglia mettere al corrente la Camera dei Deputati;
se e come intenda intervenire - ferma restando l'autonomia della magistratura - per sollecitare le autorità dipendenti o vigilate dal ministero interrogato nella lotta contro un fenomeno che si diffonde sempre più rapidamente e risolta estremamente insidioso, non solo perché
costituisce un aggiramento delle leggi sull'immigrazione, ma anche e soprattutto perché consente la regolarizzazione di personaggi pericolosi, che rischiano di compromettere l'ordine e la sicurezza pubblica.
(4-05046)
ANGELA NAPOLI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il 27 e il 28 maggio 2007 si sono svolte le elezioni amministrative nel Comune di Sant'Onofrio (Vibo Valentia) che hanno visto la competizione tra due sole liste elettorali;
in data 29 maggio 2007 è stato proclamato sindaco Francesco Ciancio collegato alla lista n. 2 «Uniti per Sant'Onofrio» con 1.104 voti assegnati; la lista n. 1 «UDC A.N. Carchedi Sindaco» ha riportato n. 1.097 voti;
le operazioni elettorali sono state contrassegnate da una pluralità di vizi lesivi della sfera giuridica dei candidati della lista n. 1, i quali hanno prodotto regolare ricorso;
i ricorrenti denunziano l'attribuzione di 329 voti nella sezione n. 3, alla lista n. 2, anziché n. 319, come si evincerebbe dalla somma di n. 47 per schede non contenenti voti di preferenza e di n. 272 per schede contenenti voti di preferenza;
appare chiaro che la impugnata proclamazione risentirebbe del grave e macroscopico «errore di calcolo» che avrebbe iniquamente assegnato 10 voti in più alla lista n. 2, senza i quali la sua posizione elettorale recede in favore della lista n. 1;
a quanto sopra si aggiungerebbero vizi attuati nelle altre singole sezioni;
le citate elezioni amministrative sono state precedute dal «giallo» dello spostamento d'ufficio della residenza di circa trenta nuclei familiari, i quali risiederebbero in una frazione di altro Comune, il che, naturalmente ha dato luogo a speculazioni elettorali, anche alla luce dell'esigua differenza di voti che, ad ogni competizione amministrativa separa i due schieramenti -:
se non ritenga necessario ed urgente far avviare le opportune attività di controllo sul Comune di Sant'Onofrio.
(4-05052)