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Allegato B
Seduta n. 216 del 3/10/2007
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AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE
Interrogazione a risposta orale:
TASSONE. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
la città di Tropea sorge sopra un blocco roccioso detto «la rupe» composto da un grosso tavolato in arenaria che sostiene tutto il centro storico e il rimanente centro abitato;
la scarpata verticale (variabile in altezza tra i 25 e 40 metri e dallo sviluppo longitudinale di poco superiore a 1 chilometro) limita verso mare l'abitato di Tropea,
incombe sulla zona costiera e costituisce ormai da decenni un elemento di rischio per frane di crollo e caduta massi;
l'elevata domanda turistica unita ai ripetuti crolli di volumi rocciosi hanno posto da diversi anni il problema della sicurezza pubblica nell'uso delle aree litorali di Tropea;
la rupe è stata, negli anni, interessata da una serie di interventi di consolidamento purtroppo a macchia di leopardo non coordinati tra loro ed estremamente diluiti nel tempo;
lavori di consolidamento di una certa consistenza sono stati finanziati con decreto del Ministero dei lavori pubblici in data 9 luglio 1997, nell'ambito di un programma finalizzato ad eseguire opere di consolidamento e di difesa del suolo, attuato con delibera CIPE;
i lavori previsti nel progetto principale e nella perizia hanno permesso la stabilizzazione di alcune zone ma, non hanno messo in sicurezza l'intero costone -:
quali misure urgenti intenda attuare per evitare che ulteriori frane si aggiungano a quelle verificatesi negli ultimi anni portando alla distruzione di uno dei tratti (la «Perla del Tirreno») più caratteristici e rinomati della Calabria.
(3-01290)
Interrogazione a risposta in Commissione:
CACCIARI, DURANTI e PERUGIA. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
nell'area di crisi ambientale di Brindisi, che è pure sito inquinato di interesse nazionale, sono insediate la centrale ENEL a carbone di Cerano da 2.560 MW, la più grande d'Italia, la centrale Edipower ex ENEL a carbone da 640 MW con progetto di aggiunta di ciclo combinato da 430 MW e la centrale a ciclo combinato Enipower da 1.170 MW, con emissioni inquinanti in ampia violazione dei limiti globali posti dal decreto del Presidente della Repubblica 23 aprile 1998 «Piano di disinquinamento per il risanamento del territorio della provincia di Brindisi»;
nell'area sono presenti pure 7 impianti a rischio di incidente rilevante, uno dei pochi inceneritori di rifiuti speciali d'Italia, una delle due discariche di rifiuti speciali pericolosi d'Italia;
sulla base di decreto autorizzativo del 2003 il cui procedimento di sospensione è in corso dal 6 agosto 2007, nell'area è in progetto pure la realizzazione di un rigassificatore, oggetto di procedura comunitaria di infrazione che ha già superato le fasi della messa in mora e del parere motivato a carico della Repubblica italiana, in area peraltro attualmente sottoposta a sequestro preventivo per comportamenti penalmente rilevanti confessati e ampiamente ricostruiti dalla magistratura;
è attualmente in corso l'istruttoria per la concessione dell'Autorizzazione Integrata Ambientale di molti degli impianti industriali suddetti, tra i quali la centrale ENEL a carbone di Cerano;
la caratterizzazione ambientale della zona agricola compresa nella fascia di terreno larga 100 metri, estesa su entrambi i lati dell'asse policombustibile attrezzato di 12 km a servizio della centrale termoelettrica ENEL di Cerano, e nella fascia di 300 metri intorno alla stessa centrale, ha messo in evidenza che dei 243 punti indagati ben 230 mostrano una contaminazione oltre i limiti di legge da metalli (stagno, berillio e arsenico, vanadio, cobalto, rame, cadmio, mercurio e nichel) e che anche le acque sotterranee sono in uno stato di contaminazione oltre i limiti di legge da manganese, nichel, selenio e idrocarburi;
in via cautelativa il 28 giugno 2007 è stata conseguentemente emessa ordinanza sindacale di divieto di coltivazione delle aree agricole suddette limitrofe agli impianti ENEL, con obbligo di distruzione delle colture erbacee e dei frutti pendenti, con grave allarme, tensione e danno in territorio a vocazione agricola;
con nota prot. 129454 del 9 luglio 2007, la Provincia di Brindisi ha chiesto che tale disastro ambientale ufficialmente riscontrato sia posto al centro dell'istruttoria dell'Autorizzazione Integrata Ambientale della centrale ENEL a carbone di Cerano insieme con i 93 superamenti del limite di legge della media giornaliera di PM10 (rispetto ai 35 sconfinamenti annui consentiti dalla legge) segnalati nel 2006 dalla centralina pubblica di Torchiarolo, comune agricolo di 5.000 abitanti, il più vicino alla centrale nonché con lo scarico di 3 miliardi di tonnellate di acque calde ogni anno nelle sempre più calde acque del mare Adriatico, con i 6,5 milioni di tonnellate di carbone scaricate ogni anno da nave nel porto di Brindisi, oltre al milione e mezzo di tonnellate per la centrale Edipower e altro ancora;
l'articolo 7 del decreto legislativo n. 59 del 2005 dispone che «l'autorizzazione integrata ambientale di attività regolamentate dalle norme di attuazione della direttiva 2003/87/CE contiene valori limite per le emissioni dirette di gas serra, di cui all'allegato I della direttiva 2003/87/CE, solo quando ciò risulti indispensabile per evitare un rilevante inquinamento locale»;
con la stessa nota prot. 129454 del 9 luglio 2007, dunque, la Provincia di Brindisi ha chiesto che in sede di Autorizzazione Integrata Ambientale venga posto per l'impianto il divieto di acquisto di quote di CO2 sul mercato con riferimento al Piano Nazionale di Assegnazione - ex decreto 18 dicembre 2006 - che già assegna all'impianto quote di CO2 in diminuzione da 13.341.535 tonnellate nel 2008 a 10.169.341 tonnellate nel 2012 rispetto alle quasi 15 milioni di tonnellate di CO2 attualmente emesse (massima fonte nazionale); tale limitazione delle emissioni di CO2 alle quote assegnate si ritiene possa infatti determinare una riduzione della produzione - o una conversione a combustibile meno produttivo di emissioni quale il gas - tale da ridurre apprezzabilmente l'impatto ambientale della centrale, cosa ormai indifferibile per il disastro ambientale riscontrato;
con precedenti note prot. 199695 del 24 novembre 2006 e prot. 6674 dell'11 gennaio 2007, la Provincia di Brindisi ha chiesto come condizione per la concessione della Autorizzazione Integrata Ambientale la copertura dell'immenso parco carbone (in relazione anche all'obbligo di applicazione delle migliori tecnologie disponibili) e la realizzazione a spese ENEL/Edipower di molo combustibili dedicato nel porto esterno di Brindisi per liberare le banchine un tempo destinate a traffici mercantili e oggi asservite alla logistica del carbone; rispetto al parco carbone l'ENEL ha avviato iter amministrativo e relativamente al molo combustibili ha dichiarato una disponibilità di massima -:
quali iniziative il Ministro interrogato intenda intraprendere circa le richieste dell'Amministrazione Provinciale, con riferimento all'Autorizzazione Integrata Ambientale in corso di istruttoria per la Centrale ENEL a carbone di Cerano, in particolare circa l'impostazione della stessa sulle gravissime criticità ambientali già rilevate, e da approfondire ulteriormente e se, per il rispetto degli obblighi nazionali di riduzione delle emissioni di gas clima-alteranti, sia intenzione del Ministro, nella logica dell'articolo 7 del decreto legislativo n. 59 del 2005, partire dalla riduzione delle emissioni di gas clima-alteranti prodotte dagli impianti più inquinanti.
(5-01546)
Interrogazioni a risposta scritta:
FRANZOSO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
per il disinquinamento del Mar Piccolo a Taranto, sono stati destinati, con fondi FAS, 25,5 milioni di euro;
da notizie di stampa si apprende che il Presidente della Giunta regionale della Puglia, onorevole Nicola Vendola, nella sua
funzione di commissario delegato all'emergenza ambientale avrebbe presentato il progetto di cui sopra, già elaborato dal suo predecessore;
sempre da notizie di stampa si apprende che tale progetto non continuò il suo iter perché non condiviso dall'Amministrazione provinciale di Taranto guidata da Gianni Florido;
si apprende inoltre che il Commissario delegato all'emergenza ambientale, avrebbe formalmente richiesto al Ministero dell'ambiente, con note ufficiali e con dichiarazioni a verbale nelle Conferenze dei servizi, di utilizzare tali fondi per la bonifica dell'area yard ex Belleli di Taranto, alla luce delle perplessità manifestate dagli Enti locali sul progetto originario relativo all'area del Mar piccolo;
secondo quanto dichiarato dall'assessore regionale all'ecologia, Michele Losappio, il Ministero dell'ambiente non avrebbe mai dato risposte a tali ripetute richieste;
a seguito di tale silenzio sono scaduti i tempi per l'utilizzo dei fondi stanziati con conseguente revoca del finanziamento di cui trattasi. Tale revoca ha provocato un considerevole danno ambientale, non consentendo un intervento necessario come il disinquinamento del Mar piccolo, ed economico perdendo l'occasione di bonificare l'area yard ex Belleli, sulla quale si è già proceduto agli adempimenti per la caratterizzazione dell'area stessa, strategica per la sua collocazione, e che oggi, con la venuta meno dei fondi, viene sottratta allo sviluppo industriale e portuale della città di Taranto -:
se quanto illustrato in premessa corrisponda a verità;
quali siano state le motivazioni della mancata risposta del Ministero al Commissario delegato all'emergenza ambientale in Puglia;
quali siano state le cause, e di chi le eventuali responsabilità, dell'avvenuta revoca dello stanziamento di cui in premessa.
(4-05059)
NACCARATO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il 3 ottobre 2006 lo scrivente ha depositato un'interrogazione parlamentare per fare chiarezza sul controverso caso della Zincheria Valbrenta e della grave situazione in cui versano i cittadini del comune di Rosà, in provincia di Vicenza, in relazione ad una zona artigianale-industriale che ospita attività produttive insalubri, che rischiano di inquinare la falda acquifera sottostante;
il tecnico incaricato della perizia finalizzata ad accertare la presenza di elementi inquinanti il 20 settembre 2006 ha richiesto al giudice per le indagini preliminari del tribunale di Bassano del Grappa, dottor Morandini, una proroga dei termini concessi per la perizia tecnica stessa poiché è stato fatto oggetto di «minacce di ritorsioni personali qualora non avesse desistito dall'accettare e proseguire l'incarico affidatogli»;
la gravità di questo fatto desta notevole preoccupazione sulla situazione che si è determinata sulla vicenda della Zincheria Valbrenta -:
se il Governo sia al corrente dei fatti sopra esposti, se intenda rispondere all'interrogazione parlamentare 4-01151 presentata dal sottoscritto martedì 3 ottobre 2006 nella
seduta n. 46, se voglia predisporre gli strumenti per fare chiarezza sul caso, anche interessando la provincia competente come ente deputato alla tutela dell'ambiente e all'esecuzione dei controlli in materia di inquinamento.
(4-05075)
MIGLIORI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
nel tratto di Lungarno che attraversa la frazione di Fornaci in Comune di Reggello (Firenze) risulta assente per quasi un metro un tratto dell'argine del fiume;
tale situazione è da tempo stata oggetto di iniziative di sollecitazione da parte dei cittadini nei confronti delle varie autorità competenti;
considerando la prossima stagione autunnale, tale situazione può comportare gravi rischi alluvionale per l'intera frazione -:
quali iniziative immediate per il relativo ripristino dell'argine si intendano assumere.
(4-05086)