Menu di navigazione principale
Vai al menu di sezioneInizio contenuto
Allegato B
Seduta n. 221 del 10/10/2007
...
ATTI DI CONTROLLO
PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
Interrogazione a risposta orale:
D'ELIA, TURCO, BELTRANDI, MELLANO, PORETTI, TURCI, TRUPIA, DEIANA, GRILLINI, SPINI, GUADAGNO detto VLADIMIR LUXURIA, ACERBO, MARIO RICCI e SPERANDIO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
il 19 gennaio 2003, Marco Pannella lanciava la campagna «Iraq libero» per garantire libertà, democrazia e diritti agli iracheni, attraverso l'esilio del dittatore Saddam Hussein e l'instaurazione di una amministrazione fiduciaria dell'ONU in Iraq alla quale aderirono 303 parlamentari di centrodestra, 193 di centrosinistra, 15 membri del Governo italiano e 46 parlamentari europei italiani su 87;
il 19 febbraio 2003 si svolse alla Camera dei deputati un dibattito sugli «Sviluppi della crisi irachena» e, in quella occasione,
a) il Ministro degli esteri Franco Frattini tra l'altro dichiarò «(...) A loro, ai nostri amici arabi, abbiamo chiesto di esercitare la persuasione e la pressione su Saddam Hussein, fino ad esplorare la possibilità di un esilio del dittatore che sarebbe certo una soluzione rapida ed indolore, ma che, temo, non sarà la soluzione finale. Posso soltanto dire che a me personalmente il vice primo ministro dell'Iraq, che ho incontrato a Roma, ha detto esplicitamente che Saddam Hussein non andrà mai in esilio. (...)»;
e ancora (...) Per quanto riguarda la mozione Volontè ed altri n. 1-00161, essa pone una questione che ho rapidamente accennato nel mio intervento: il problema della pressione internazionale per l'esilio di Saddam Hussein. Come ho accennato, non solamente l'Italia attraverso interventi diretti, che sono stati fatti dal nostro Presidente del Consiglio e da chi vi parla, volti a sondare la disponibilità di alcuni paesi ad esercitare una pressione in questa direzione, ma anche alcuni grandi paesi arabi con un'azione autonoma, in primo luogo richiamo il recentissimo esperimento non riuscito dell'Arabia Saudita,
hanno tentato di esplorare questa via; in molti hanno provato. La risposta che è arrivata, anche pubblicamente, è stata univoca: la soluzione dell'esilio non è - e dico non è - assolutamente presa in considerazione dal leader Saddam Hussein, che è ovviamente l'interessato che dovrebbe accettarla. Premesso questo, occorre dire che la mozione pone un problema importante, sul quale il Governo dice che non ha difficoltà a confermare di essersi già impegnato; quindi non è una soluzione che il Governo vede negativamente (tanto non la vede negativamente che ha già fatto qualcosa) ma, siccome la risposta è inequivocabilmente negativa, ho la preoccupazione che enfatizzare una soluzione di cui già sappiamo lo scontato esito possa innescare una complicazione in più.
Detto questo, io mi rimetto al voto dell'Assemblea, proprio perché il Governo non ha nessunissima obiezione, ma - lo ripeto - la risposta io personalmente ce l'ho già (me l'ha data Tarek Aziz, che forse è l'interprete un po' più autentico rispetto a quello che possiamo fare noi). (...)»;
b) il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi dichiarò «Stiamo operando ed abbiamo operato per questa soluzione; non soltanto per questa soluzione, ma anche per cercare il modo di poter offrire, a chi dovesse accettare la via dell'esilio, opportune garanzie, con l'autorevolezza di enti internazionali che le possano poi mantenere. Abbiamo operato per certi sistemi di disvelamento delle armi e degli arsenali, che ancora non sono stati evidenziati; abbiamo operato, e stiamo operando, per convincere il dittatore a dare garanzie precise alla comunità internazionale: per esempio, dando spazio all'opposizione entro un periodo di tre mesi, garantendo libere elezioni entro un periodo determinato, garantendo i diritti civili ed i diritti umani. Tutto questo lo stiamo facendo in un ambito di riservatezza - che è d'obbligo - non soltanto con un paese arabo, che si è offerto per la mediazione, ma con diversi paesi, tenendo costantemente informati al riguardo l'Amministrazione americana ed il Presidente di turno del Consiglio dell'Unione europea Kostas Simitis»;
c) la Camera approvò una mozione - accettata dal Governo - con la quale impegnava il Governo «a sostenere presso tutti gli organismi internazionali e principalmente presso il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, l'ipotesi di un esilio del dittatore iracheno»;
il 24 marzo, di fronte alle Commissioni Affari esteri di Camera e Senato, il Ministro degli Esteri Franco Frattini dichiarò «(...) Non abbiamo parlato soltanto di questo al Consiglio europeo. È aleggiata anche l'ipotesi che oggi viene fortemente ripetuta dal Partito radicale transnazionale, quella dell'esilio di Saddam Hussein. Questa non è stata materia di discussione al Consiglio europeo, ma trovandomi in un'occasione opportuna, istituzionale, posso dire che - come tutti sanno, credo, quelli che ce lo riconoscono e quelli che non ce lo riconoscono - il Governo italiano aveva non solo condiviso, ma esplorato nei fatti la possibilità concreta che si arrivasse ad un esilio di Saddam Hussein. Questi sono fatti. Avevamo incontrato - io stesso l'ho fatto - i Ministri degli affari esteri di autorevoli Paesi arabi: il Presidente del Consiglio ne aveva parlato con i leader di importanti Paesi arabi e i risultati di questi contatti sono stati purtroppo negativi. In altri termini, la risposta che ci è stata data è stata sempre quella di una indisponibilità di Saddam Hussein all'esilio. Non parlo solo della risposta che è stata data a me nell'incontro con Tareq Aziz a Roma; la risposta è stata negativa in tutte le altre occasioni, anche quella data ai nostri amici arabi più vicini all'Italia, che quindi hanno detto con chiarezza come erano andate le cose.
Io dico che quell'ipotesi ha un solo handicap, cioè che è necessaria la firma di Saddam Hussein affinché si realizzi. Se la Lega araba facesse il miracolo per ottenere questo risultato, magari a partire dalla riunione di oggi a Il Cairo, credo che nessuno al mondo potrebbe auspicare che non ci sia una soluzione immediata con
l'esilio di Saddam Hussein. I nostri amici del Partito radicale transnazionale hanno proposto una soluzione, dopo averne parlato a lungo, su cui in via di buon senso - prima ancora che sotto il profilo politico - tutti noi potremmo concordare, se non fosse che manca il consenso del più diretto interessato. Se il miracolo da parte della Lega araba ci fosse, verrebbe salutato positivamente, almeno per quanto riguarda chi vi parla. (...)»;
sul quotidiano spagnolo El Pais del 25 settembre 2007 è stata pubblicata la trascrizione integrale di una conversazione tra il Presidente americano Bush e il Primo Ministro spagnolo José Maria Aznar avvenuta il 22 febbraio 2003, quattro settimane prima dell'invasione dell'Iraq; nel corso del colloquio viene tra l'altro detto:
Bush: «(...) Gli egiziani stanno parlando con Saddam Hussein. Sembra che abbia fatto sapere che è disposto ad andare in esilio se gli permetteranno di portare con sé un miliardo di dollari e tutte le informazioni che desidera sulle armi di distruzione di massa. Gheddafi ha detto a Berlusconi che Saddam se ne vuole andare. Mubarak ci dice che in queste circostanze ci sono forti probabilità che venga assassinato. (...) Ci piacerebbe agire su mandato delle Nazioni Unite. Se agiremo militarmente lo faremo con grande precisione, e focalizzando i nostri obbiettivi. Decimeremo le truppe fedeli a Saddam, e l'esercito regolare capirà in fretta che sta succedendo. Abbiamo fatto arrivare un messaggio chiaro ai generali di Saddam Hussein: li tratteremo come criminali di guerra. Sappiamo che hanno accumulato enormi quantità di dinamite per far esplodere le infrastrutture e i pozzi petroliferi. Abbiamo previsto di occupare questi pozzi rapidamente. Anche i sauditi ci aiuterebbero, mettendo sul mercato il petrolio che sarà necessario. Stiamo elaborando un ingente pacchetto di aiuti umanitari. Possiamo vincere senza distruzioni. Stiamo progettando già l'Iraq del dopo Saddam, e credo che ci siano buone basi per un futuro migliore. L'Iraq dispone di una buona struttura burocratica e di una società civile relativamente forte. Potrebbe organizzarsi in una federazione. Nel frattempo, stiamo facendo tutto il possibile per soddisfare le esigenze politiche dei nostri amici e alleati»(...);
Aznar: «È vero che esistono possibilità che Saddam Hussein vada in esilio?»;
Bush: «Sì, esiste questa possibilità. C'è anche la possibilità che venga assassinato». Aznar: «Esilio con qualche garanzia»?;
Bush: «Nessuna garanzia. È un ladro, un terrorista, un criminale di guerra. A confronto di Saddam, Milosevic sarebbe una Madre Teresa. Quando entreremo, scopriremo molti altri crimini e lo porteremo di fronte alla Corte internazionale di giustizia dell'Aja. Saddam Hussein crede già di averla scampata. Crede che Francia e Germania abbiano fermato il processo alle sue responsabilità. Crede anche che le manifestazioni della settimana scorsa (sabato 15 febbraio, 2007, ndr) lo proteggano. E crede che io sia molto indebolito. Ma la gente che gli sta intorno sa che le cose stanno in un altro modo. Sanno che il suo futuro è in esilio o in una cassa da morto. Per questo è importantissimo mantenere la pressione su di lui. Gheddafi ci dice indirettamente che questo è l'unico modo per farla finita con lui. L'unica strategia di Saddam Hussein è ritardare, ritardare, ritardare»;
Aznar: «In realtà, il successo maggiore sarebbe vincere la partita senza sparare un solo colpo ed entrando a Bagdad». (...);
il 23 dicembre 2005 il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, nel corso di una conferenza stampa affermò che «per due mesi, invece, con il colonnello Gheddafi mi sono battuto per evitare la guerra offrendo un esilio dorato a Saddam. Ho incontrato due volte Bush per cercare di convincerlo ad evitare un intervento non autorizzato dalle Nazioni Unite»;
gli interroganti ritengono gravissimo che a fronte di una manifestazione di
disponibilità all'ipotesi dell'esilio, così fortemente sostenuta dalla maggioranza assoluta dei parlamentari e dei rappresentanti italiani al Parlamento Europeo il governo dell'epoca non abbia fatto tutto quanto in suo potere, anche in virtù dell'asserito rapporto privilegiato con il Presidente Bush, perché venisse perseguita tale soluzione, che avrebbe evitato l'intervento militare del marzo 2003 -:
se e cosa risulti negli archivi in relazione alle iniziative adottate dal Governo per corrispondere all'impegno affidatogli dalla Camera il 19 febbraio 2003 «a sostenere presso tutti gli organismi internazionali e principalmente presso il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, l'ipotesi di un esilio del dittatore iracheno».
(3-01326)
Interrogazioni a risposta in Commissione:
ALLASIA, FAVA, MONTANI, BRIGANDÌ, POTTINO e BODEGA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
nel 2000, a fronte della volontà manifestata dalla Repubblica Federale di Germania e da numerose fabbriche tedesche, tra cui la Daimlerchrysler, di risarcire tutti i danni subiti dai lavoratori coatti internati nei lager tedeschi durante il secondo conflitto mondiale, è sorto in Piemonte il Comitato dei deportati in campo di sterminio nazista KZ e dei lavoratori coatti in fabbriche tedesche, con sede in Avigliana (Torino);
il predetto Comitato ha fatto parte del coordinamento (con sindacati ed altre associazioni) che, nel 2001, ha trattato le modalità d'indennizzo con lo OIM - Organizzazione Internazionale per le Migrazioni, ovvero l'organo delegato dalla Fondazione Tedesca «Memoria, Responsabilità e Futuro» per l'istruttoria e l'erogazione dei risarcimenti;
sennonché lo OIM ha non solo escluso dai risarcimenti gli ex internati militari italiani, invocando la Convenzione di Ginevra, peraltro del tutto violata nei lager nazisti ma ha altresì escluso dagli indennizzi anche molti deportati civili che avevano dato la prova dell'internamento e del lavoro in schiavitù nei terribili campi di sterminio KZ con numerosissime sentenze ottenute con il patrocinio dell'avvocato Luca Procacci dinnanzi la Corte dei conti di Torino;
per tale motivo, nel 2004 il Comitato ha ritenuto di risolvere gli accordi inadempiuti dall'IOM e, conseguentemente, tredici ex internati, tutti civili e tutti con il riconoscimento del vitalizio ex 1.791/80 «Legge Pertini», in quanto deportati nel campo di sterminio KZ di Gaggenau, nonché lavoratori coatti presso il collegato stabilimento della Daimler Benz, hanno radicato avanti al tribunale di Torino, una causa civile contro la Fondazione Tedesca, la Germania e la Daimler Benz;
la Corte di cassazione ha infatti, con la sentenza 6 novembre 2003-11 marzo 2004, n. 5044, ritenuto il lavoro coatto un crimine contro l'umanità per cui vi è una giurisdizione universale che supera l'immunità diplomatica degli Stati, Germania compresa, consentendo così di adire i Tribunali italiani;
nel novembre 2005, la Germania e la Daimlerchrysler già Daimler-Benz, dopo aver chiamato in causa la Presidenza del Consiglio della Repubblica Italiana, in forza dell'articolo 77 comma 4 del Trattato di pace del 10 febbraio 1947, con cui l'Italia avrebbe rinunciato, anche a nome dei suoi cittadini, a qualsiasi domanda contro la Germania, ha ottenuto la sospensione della causa avanti al tribunale di Torino per una nuova pronuncia a Sezioni Unite della Corte di cassazione sulla giurisdizione, procrastinando terribilmente i tempi per i cosiddetti ragazzi del 1944;
le speranze di vita degli ex internati non sono in grado di consentire ancora una lunghissima attesa, configurando la
stessa un danno ulteriore, soprattutto per chi ha patito le inumane vicende della deportazione e del lavoro coatto -:
se il Ministro interrogato non intenda adottare le iniziative necessarie a garantire il risarcimento a tutti gli internati con particolare attenzione alle esigenze di tutela delle vittime segnate da una delle più drammatiche pagine della storia italiana.
(5-01578)
ZANOTTI e TRUPIA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
si è appreso il 9 settembre 2007 dal quotidiano la Repubblica che all'interno del Comitato Nazionale di Bioetica (CNB) vi è stato un cambio dei vice-presidenti: al posto di Elena Cattaneo, Cinzia Caporale e Luca Marini, sono stati designati Lorenzo D'Avack, Riccardo Di Segni e Laura Palazzoni;
già il 4 ottobre scorso, sul sito della Presidenza del Consiglio era apparso un comunicato stampa che dava notizia di un incontro del Presidente Prodi con il Presidente del CNB al quale il Presidente del Consiglio «ha espresso la propria solidarietà invitandolo a proseguire nel lavoro intrapreso» e «ha anche accolto il suggerimento di effettuare modifiche all'attuale composizione dell'Ufficio di presidenza del Comitato stesso»;
dal Riformista del 5 ottobre 2007 si apprende altresì che la vicepresidenza sarebbe stata «dimissionata». Scrive il quotidiano che si tratta di «un fatto senza precedenti: un dimissionamento improvviso della vicepresidenza, imposto dall'alto e senza motivazioni plausibili» e, soprattutto, «prima ancora che i tre vicepresidenti in carica fossero messi al corrente del cambio della guardia»;
il conflitto scoppiato all'interno del CNB su questioni di natura procedurale ha portato tre componenti insigni a scrivere una lettera indirizzata al Presidente Casavola, della quale si è appreso sempre dalla stampa (ad esempio http://staminali.aduc.it/php-newsshow-0-6362.html), con la quale accusano «le modalità di gestione» della Commissione e le scelte operate da parte dello stesso Presidente, con preoccupante disattenzione al Regolamento interno, in favore di esponenti e posizioni espressione sempre dello stesso orientamento e della stessa parte, nella specie sempre afferenti al comitato Scienza e vita;
ciò penalizza «valori e punti di vista morali che in democrazia hanno la stessa dignità culturale e politica di quelli che il Presidente della Commissione tende a privilegiare», come si legge nella lettera -:
quali siano le ragioni delle modifiche nella composizione dell'Ufficio di Presidenza del Comitato Nazionale di Bioetica e i criteri che hanno determinato la designazione delle tre nuove proposte.
(5-01587)
Interrogazioni a risposta scritta:
ZACCHERA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
è in corso una grande campagna pubblicitaria a livello nazionale da parte del Ministero della Salute per «festeggiare» il trentesimo anniversario del Servizio sanitario nazionale;
la campagna pubblicitaria è stata curata da una azienda pubblicitaria del noto pubblicitario Oliviero Toscani e dovrebbe essere costata circa 1,5 milioni di euro;
è noto come la sanità in Italia, che deve essere peraltro gestita dalle Regioni, sia afflitta da gravi problemi di carattere economico ed organizzativo ed ancora recentemente il Parlamento è stato chiamato a ripianare ingentissimi deficit legati al servizio sanitario;
non pare al sottoscritto che il messaggio pubblicitario sia particolarmente accattivante ed in ogni caso che appare un vero
e proprio spreco allestire una campagna pubblicitaria su un tale tema che non è neppure una delle consuete campagne «pubblicità progresso», ma solo la pubblicità di un servizio sul quale ogni italiano nulla può fare, oltre che esserne «utente»;
oltretutto la presunta infermierina che sorride ha un copricapo assurdo visto che, anziché la croce rossa, ha sul capo una croce che richiama la bandiera della Confederazione Elvetica;
comunque ad avviso dell'interrogante non c'era nulla da festeggiare, oltretutto non essendo il 30o anniversario un «evento» particolare né una particolare ricorrenza;
le risorse destinate alla campagna pubblicitaria potevano in modo molto più utile essere destinate a finanziare un ospedale, un servizio particolare, un'opera pubblica necessaria oppure la ricerca scientifica che in Italia è drammaticamente carente;
in alternativa queste risorse potevano essere molto più utilmente utilizzate per dare un minimo di assistenza alle migliaia di cittadini italiani indigenti che avrebbero diritto al servizio ma sono residenti all'estero e che spesso, per situazioni locali come in Sudamerica, non possono contare su di una assistenza pubblica adeguata nei paesi ai emigrazione, così come non è prevista una adeguata copertura sanitaria per i cittadini italiani che si recano all'estero per turismo;
iniziative come queste sono in palese contrasto con la necessità di contenere la spesa pubblica che, stando alle dichiarazioni del Governo, dovrebbe essere sempre rivolta ad una sua razionalizzazione -:
quali vantaggi abbia ritenuto il Ministero di dover ottenere dalla predetta iniziativa pubblicitaria;
quanto sia costata in modo diretto ed indiretto tale campagna pubblicitaria, attraverso quali media sia stata organizzata e con quali finanziamenti;
come e perché sia stata scelta l'agenzia pubblicitaria di Oliviero Toscani, quanto sia costata la collaborazione di questa agenzia e se sia stata indetta una gara tra diverse agenzie pubblicitarie ed in forza di quale criterio sia stata scelta proprio questa Agenzia;
se l'acquisto di spazi pubblicitari sia stata fatta dal Ministero stesso o attraverso quale altro mezzo od agente pubblicitario, se siano state pagate provvigioni su questo servizio e/o si sia accertato che le tariffe applicate siano state effettivamente le più convenienti sul mercato;
se più in generale la Presidenza del Consiglio non ritenga di intervenire nell'evitare che in futuro i ministeri si lancino in una serie di costose quanto pressoché inutili iniziative pubblicitarie come quella indicata.
(4-05173)
FABRIS. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle infrastrutture - Per sapere - premesso che:
il Ministro delle infrastrutture Antonio Di Pietro nel corso di una intervista riportata dal Sole 24 Ore del giorno 7 settembre 2007 ha annunciato l'inserimento nella Legge Finanziaria 2008 di una norma che prevede l'abolizione totale del sistema degli arbitrati nelle opere pubbliche, trasferendo al Ministero della giustizia i 250 milioni di euro di costo che gli arbitri hanno per la Pubblica Amministrazione ogni anno aggiungendo «In questo modo si migliorerebbero la funzionalità della magistratura ordinaria e la finiremmo con il sistema arbitrale che non garantisce trasparenza e penalizza sempre la pubblica amministrazione»;
in base alla normativa vigente in tema di opere pubbliche è prevista la possibilità per le Amministrazioni Pubbliche di declinare la richiesta di arbitrato da parte delle imprese per tutti quei contratti stipulati prima del 2000 per i quali si
applica il vecchio capitolato di appalto (decreto del Presidente della Repubblica n. 2063 del 1962) -:
se corrisponda al vero che:
a) con domanda di arbitrato notificata in data 25 giugno 2007 il signor Edoardo Longarini, in qualità di unico socio assegnatario di tutti i rapporti facenti capo alla Società Adriatica Costruzioni, in liquidazione, ha avviato un contenzioso per la risoluzione della controversia insorta in ordine al rapporto concessorio di cui ai decreti ministeriali n. 4923 del 13 novembre 1964 e n. 4370 del 17 dicembre 1975 per la realizzazione del piano di ricostruzione adottato dal Comune di Macerata;
b) il signor Edoardo Longarini, nella indicata domanda di arbitrato ha designato quale proprio arbitro l'ingegner Vito Gamberale, ex amministratore delegato di Società Autostrade S.p.a;
c) il Ministro delle infrastrutture, nel resistere all'avversa domanda, ha nominato, ai sensi dell'articolo 810 del codice di procedura civile, come proprio arbitro 1'avvocato Domenico Condello (Docente di informatica giuridica e di Diritto dell'informatica rappresentante dell'Italia dei Valori);
d) in data 26 giugno 2007, il Ministro delle infrastrutture Antonio Di Pietro e il signor Edoardo Longarini, hanno concordato di deferire ad arbitri la controversia di cui dell'importo complessivo di 70 milioni di euro circa, designando il professor Carlo Malinconico quale terzo arbitro con la funzione di Presidente;
se l'Avvocatura Generale dello Stato sia stata interpellata ed abbia condiviso l'opportunità di definire la controversia al Collegio Arbitrale non avvalendosi delle facoltà riservata alla controparte (Ministero delle infrastrutture);
la posizione del Ministro delle infrastrutture che, ad avviso dell'interrogante da un lato conduce una politica di moralizzazione della Pubblica Amministrazione e dall'altro prosegue nella politica dei suoi predecessori di rivolgersi per la definizione del contenzioso al Collegio Arbitrale concedento, viste le laute parcelle previste in tali casi, incarichi alle persone a lui vicine;
quali siano stati i criteri adottati dal Ministro delle infrastrutture per la scelta dell'arbitro di parte, del Presidente del Collegio arbitrale e di componenti della Segreteria del Collegio medesimo;
quali professionalità specifiche riveste in tema di lavori pubblici l'avvocato Domenico Condello che è stato preferito, forse perché appartenente allo stesso schieramento politico del Ministro delle infrastrutture, a scapito sia dei Dirigenti del Ministero delle infrastrutture che degli avvocati dell'Avvocatura Generale dello Stato.
(4-05202)