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Allegato B
Seduta n. 221 del 10/10/2007
TESTO AGGIORNATO AL 24 OTTOBRE 2007
...
GIUSTIZIA
Interrogazioni a risposta scritta:
ZACCHERA. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
nel novembre 2002 è stato bandito un concorso distrettuale per 443 posti di ufficiale giudiziario e nel novembre 2004 sono state pubblicate le graduatorie (sono risultati 443 vincitori e circa 750 idonei);
nel luglio 2004 è stata autorizzata l'assunzione di solo 102 idonei, divenuti 154 a fine luglio e, a settembre dello stesso anno, 248 (questi primi vincitori sono stati assunti solo in 4 regioni del nord: Lombardia, Piemonte, Liguria e Veneto);
il comma 97, della legge finanziaria 2005 (legge n. 311 del 30 dicembre 2004 - pubblicata in Gazzetta Ufficiale n. 306 del 31 dicembre 2004) ha previsto che «... Nell'ambito delle procedure e nei limiti di autorizzazione all'assunzione di cui al comma 96 è prioritariamente considerata
l'immissione in servizio: (...) c) per la copertura delle vacanze organiche nei ruoli degli ufficiali giudiziari C1 e nei ruoli dei cancellieri C1 dell'amministrazione giudiziaria, dei vincitori e degli idonei al concorso pubblico per la copertura di 443 posti di ufficiale giudiziario C1, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale, quarta serie speciale, n. 98 del 13 dicembre 2002; ...». Tale previsione permette di coprire le forti carenze delle piante organiche del Ministero della Giustizia (pari a più di un terzo rispetto a quelle previste con decreto del Presidente del consiglio dei Ministri del 10 dicembre 2002);
in data 27 luglio 2005 la Camera dei deputati (
seduta n. 663) ha sottoposto al Governo un ordine del giorno (n. 9/6016/11 - firmatari Onorevoli: Dell'Anna, Emerenzio Barbieri, Mancini, Santori, Caminiti, Leccisi, Lazzari, Lisi) con cui si chiedeva l'impegno del Governo a reperire le risorse necessarie ad assumere i restanti vincitori e tutti gli idonei al Concorso a 443 posti di ufficiali giudiziari C1 ed il Governo, nella persona del Segretario di Stato onorevole Learco Saporito, ha accettato l'ordine del giorno ed ha assunto l'impegno a reperire le risorse necessarie ad assumere i vincitori e gli idonei;
in data 3 agosto 2005 il Consiglio dei ministri ha autorizzato l'assunzione di 350 Ufficiali Giudiziari C1 (quindi, tutti i restanti 185 vincitori e 165 idonei, tra i quali anche i vincitori del sud e, proporzionalmente gli idonei in tutte le Regioni);
l'articolo 17 della legge 31 luglio 2005, n. 155 («Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 27 luglio 2005, n. 144, recante misure urgenti per il contrasto del terrorismo internazionale» pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 177 del 1o agosto 2005) ha sottratto al pubblico Ministero la possibilità di notificare tramite Polizia Giudiziaria, affidando i compiti di notifica quasi esclusivamente agli Ufficiali Giudiziari; ciò rende necessaria una tempestiva riorganizzazione degli Uffici Unici Notifiche Esecuzioni e Protesti dei tribunali, al fine di far fronte a tali ulteriori esigenze di notifica, (aspetto già, peraltro, evidenziato da S.E. il Procuratore Generale di Roma dottore Salvatore Vecchioni);
tra il 2004 ed il 2005, si sono susseguite circa 60 interrogazioni parlamentari, provenienti dalle diverse forze politiche, con cui sono state sollecitate le assunzioni dei vincitori ed idonei al concorso cui all'oggetto;
in data 15 dicembre 2005 la Camera dei deputati (
seduta n. 720) ha sottoposto al Governo due ulteriori ordini del giorno (su proposta di legge di bilancio 9/06177/157 - presentato dall'onorevole Buemi; e, 9/6177/100 - firmatari Bonito, Lucidi, Finocchiaro, Kessler, Carboni, Magnolfi, Grillini, Siniscalchi) con cui si è tornati a chiedere l'impegno del Governo ad assumere gli idonei, (Ordine del giorno accettato dal Governo nella persona del senatore Giuseppe Vegas);
in data 1o dicembre 2006 sono stati assunti 99 Cancellieri C1 attingendo dalla graduatoria a seguito di autorizzazione intervenuta nel mese di marzo 2006 (decreto del Presidente della Repubblica pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 117 del 22 maggio 2006);
attualmente restano ancora da assumere circa 430 idonei;
l'assunzione degli idonei cui al concorso in oggetto, potrebbe, nell'immediato, contribuire a risolvere parzialmente i problemi che affliggono il sistema-giustizia italiano, poiché permetterebbe di coprire le forti carenze nelle piante organiche, sia degli Ufficiali Giudiziari, sia dei cancellieri -:
cosa concretamente intenda fare il governo per risolvere questa incredibile situazione che si trascina da anni.
(4-05174)
CATANOSO. - Al Ministro della giustizia. - Premesso per sapere che:
il servizio di assistenza informatica sistemistica ed applicativa presso gli uffici giudiziari ha avuto inizio e si è diffuso sul territorio nazionale a partire dal 1989 con l'entrata in vigore del nuovo codice di procedura penale;
a partire dal 1997 il Ministero della giustizia ha indetto alcune gare d'appalto per la gestione del servizio, inizialmente per singola regione e successivamente per macroaree, con l'accorpamento di 2 o 3 regioni;
da quella data le gare d'appalto si sono succedute ogni paio di anni, impiegando raggruppamenti temporanei di imprese che sostanzialmente erano sempre costituiti dalle stesse aziende che di volta in volta tra di loro procedevano ad una diversificazione della compagine del raggruppamento stesso;
questo metodo, di affidamento temporaneo del servizio a privati, anche se ha prodotto un sensibile abbattimento dei costi, ha inciso sui livelli occupazionali generali, sulla retribuzione dei lavoratori, ha creato una diffusa situazione di precarietà di manodopera ad alta specializzazione, senza che le casse dello Stato ne traggano un effettivo beneficio;
infatti il costo attuale del servizio, quantificabile in diversi milioni di euro, rappresenta quasi il doppio del costo che sosterrebbe la pubblica amministrazione stabilizzando direttamente i 1000 addetti al servizio;
i contratti A.T.U. (assistenza tecnica unificata) stipulati nel 2005 e nel 2006 sono tutti scaduti ed il Ministero della giustizia, a causa dei tagli sui capitoli di spesa destinati all'informatica, sta praticando l'istituto del riconoscimento del debito su scala nazionale prorogando temporaneamente gli appalti del servizio;
Tale prassi (quella del riconoscimento del debito) che avrebbe dovuto avere il carattere dell'eccezionalità e prevista solo per casi di emergenza e per brevissimo tempo, è diventata lo «standard» per la gestione del servizio di assistenza tecnica sul territorio, provocando un enorme costo del servizio a cui si aggiunge, non meno grave, l'insicurezza e la precarietà degli stessi lavoratori;
i circa 1000 sistemisti esterni delle società appaltatrici rappresentano un fondamentale e spesso unico punto di riferimento per qualunque problema di natura informatica di Procure e Tribunali, penali e civili, impiegato tutti i giorni per 8 ore a supporto della gestione del servizio informatico, in gestione server e dati (anche di estrema delicatezza), amministrazione reti, gestione e manutenzione parco hardware e software, supporto totale degli utenti ed altro, in rapporto diretto con col magistrati e operatori vari) che operano negli uffici giudiziari rappresentando una figura professionale la cui utilità non può essere assolutamente considerata episodica e sacrificabile;
nello svolgimento delle loro attività sono costretti ad assumersi, inoltre, rischi e responsabilità non proprie, derivanti da una parte dalla debolezza del rapporto contrattuale, infatti nelle gare d'appalto non vi è un minimo di considerazione per la loro qualità professionale, e dall'altra dalla delicatezza del loro operato;
in alcuni casi, in Sicilia, alcuni di questi lavoratori sono stati chiamati quali testi in processi di mafia;
in Sicilia, sono presenti 130 lavoratori dislocati presso tutti i distretti di Corte di appello, che insieme agli altri di tutta Italia, nonostante gli impegni verbali del Governo vedono il proprio futuro professionale e occupazionale vivere un momento di costante ed assoluta insicurezza -:
quali iniziative concrete intenda adottare il ministro interrogato per risolvere le problematiche indicate in premessa.
(4-05193)
NESPOLI. - Al Ministro della giustizia, al Ministro per le riforme e le innovazioni nella pubblica amministrazione. - Per sapere - premesso che:
nel mese di novembre dell'anno 2004 è stata approvata la graduatoria dei partecipanti al concorso per la copertura in pianta organica di 443 posti per Ufficiali, Giudiziari C1 e Cancellieri C1 ritenuti, all'uopo, idonei;
la graduatoria in oggetto ha durata e validità triennale e, quindi, scadrebbe tra un mese esatto;
il Ministero della giustizia ha, da tempo, richiesto al preposto Dipartimento del Ministero della funzione pubblica l'autorizzazione ad assumere proprio gli idonei al già citato concorso -:
a che punto siano le procedure autorizzatorie utili all'assunzione dei predetti concorrenti ritenuti idonei a ricoprire i 443 posti di Ufficiale giudiziario e se non sia il caso, al fine di non vanificare le procedure concorsuali dell'anno 2004, con l'aggravio di ulteriori costi per l'espletamento di un nuovo, identico, concorso, di velocizzare e, quindi, assumere in tempo utile tutto il personale che risulta essere indispensabile al normale svolgimento dell'attività giudiziaria che, ad oggi, viene esercitato in condizioni di somma urgenza ed emergenza e, spesse volte, con enorme carenza di risorse umane.
(4-05195)
TRANFAGLIA, SGOBIO, DILIBERTO, BELLILLO, CANCRINI, CESINI, CRAPOLICCHIO, DE ANGELIS, GALANTE, LICASTRO SCARDINO, LONGHI, NAPOLETANO, PAGLIARINI, FERDINANDO BENITO PIGNATARO, SOFFRITTI, VACCA, VENIER e GIULIETTI. - Al Ministro della giustizia, al Ministro degli affari esteri, al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
nel settembre del 1943 si è verificata nell'isola greca di Cefalonia la strage di maggiori proporzioni che i Tedeschi abbiano perpetrato a danno delle forze militari italiane, in violazione del diritto internazionale di guerra e di ogni convenzione militare. Le fucilazioni vennero compiute contro truppe regolari in totale spregio dei trattati di Ginevra posti a garanzia dei prigionieri di guerra al fine di attuare una rappresaglia nei confronti del popolo italiano;
nel processo di Norimberga, in merito all'eccidio di Cefalonia, il generale Telford Taylor componente del collegio d'accusa, ribadì che il trattamento riservato ai militari italiani catturati o arresi costituiva una delle «azioni più arbitrarie e disonorevoli della lunga storia del conflitto»; il tribunale condannò il generale Hubert Lanz, liberato già 1951 quando i generali della Wehrmacht, per collaborare al riarmo, chiesero ed ottennero la scarcerazione dei loro commilitoni;
al termine del conflitto mondiale, onde evitare inutili tensioni tra i paesi membri della Nato, nessun governo italiano si costituì parte civile per le stragi nazi-fasciste, ad eccezione di Marcella De Negri, figlia di una delle vittime di Cefalonia;
ultimamente la Procura di Monaco con una decisione a firma del Procuratore Generale Stern, ha disposto silenziosamente l'archiviazione del procedimento a carico dell'allora sottotenente nazista Otmar Muhlaser, macchiatosi della responsabilità, peraltro da lui stesso ammessa, dell'eccidio della Divisione Acqui di stanza a Cefalonia; nella ordinanza di archiviazione, viene posto l'accento sulla mancanza di circostanze aggravanti che hanno reso prescrivibile il reato. Tale decisione oltre a rappresentare un oltraggio all'onore e alla memoria delle vittime mortificando coloro che ancora lottano per ristabilire la verità storica, contrasta nella sostanza con quanto definito dal processo di Norimberga in relazione alla medesima vicenda; inoltre tale decisione ha un grave valore politico riscrivendo in senso revisionista la storia della seconda guerra mondiale;
negli anni successivi alla Liberazione il Governo italiano aveva preventivato di effettuare un'azione di ricerca dei colpevoli delle stragi con il sostegno dei paesi alleati; furono aperti numerosi procedimenti
penali a carico dei criminali nazi-fascisti che, tra il 1943 e il 1945, si erano resi responsabili dello sterminio di migliaia di civili in tutto il territorio nazionale; iniziative insabbiate che tuttora giacciono presso qualche amministrazione pubblica del nostro paese;
l'esigenza di maggiore trasparenza era già stata manifestata nelle trascorse legislature dal Parlamento tramite numerose proposte di legge volte a rimuovere l'opponibilità del segreto di stato nel corso di procedimenti relativi a delitti di strage o terrorismo, privilegiando l'interesse superiore dell'accertamento della verità;
nella passata legislatura fu istituita una Commissione parlamentare di inchiesta con l'obiettivo di far luce su eventuali occultamenti dei fascicoli di inchiesta alle stragi (rinvenuti presso Palazzo Cesi, sede della Procura Generale militare) e su eventuali complotti; lavori che si conclusero con un invito al Parlamento a liberalizzare il materiale acquisito che ad oggi non si è mai trasformato in alcuna iniziativa né legislativa né di altro tipo -:
quali iniziative si intendano assumere presso la Comunità Europea ed il Governo tedesco affinché i criminali di guerra responsabili di crimini contro l'umanità vengano processati e definitivamente condannati;
quali misure si intendano adottare affinché venga riconosciuto l'indiscusso valore delle vittime delle stragi di Cefalonia e ai loro familiari venga consegnata la verità storica e il dovuto risarcimento morale;
quali provvedimenti intenda avviare al fine di ottenere la desecretazione dei fascicoli riguardanti gli innumerevoli massacri e crimini nazisti ed in tal modo contribuire a dare piena pubblicità a tutti i documenti rendendoli accessibili e consultabili alla collettività.
(4-05196)
CAPARINI e BRICOLO. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
nei giorni scorsi in tutte le Procure d'Italia sono state celebrate le giornate per l'apertura dell'anno giudiziario durante le quali sono stati dati i numeri reali sui crimini commessi durante l'anno appena trascorso;
da una analisi degli stessi, comparata con i dati forniti dal Ministero della giustizia e dal Dipartimento anticrimine emerge che in Italia c'è stato un aumento esponenziale di atti di violenza nei confronti delle donne e che si sono registrati ben il 30 per cento dei casi di abuso sessuale sui bambini in più rispetto agli anni precedenti;
si è mantenuta drammaticamente bassa l'età media delle vittime di abuso, che va così dagli zero ai cinque anni. Le regioni più colpite da questo esecrabile crimine sono la Lombardia, il Veneto, il Lazio e la Campania;
nel 2006 sono state aperte circa 3.000 pratiche legate a minori scomparsi. Statisticamente il 20 per cento dei bambini scomparsi non viene più ritrovato, i sospetti degli inquirenti sono rivolti alle reti pedopornografiche. Solo nel primo semestre dell'anno scorso siti, collettivi o individuali, propedofilia hanno avuto un incremento del 300 per cento;
i dati sono agghiaccianti: su un campione scelto di ben 443 pedofili accertati, il 67 per cento (pari a 299) è rimasto in stato di libertà con l'aggravante di continuare a rimanere, nella maggior parte dei casi, a contatto diretto con i bambini;
in aumento sono anche i crimini legati alla pedofilia in internet, dove un sito pedopornografico produce un introito giornaliero di almeno 90mila euro, secondo una cifra fornita durante un recente convegno tenutosi a Cuneo presso l'ordine dei medici, dal dottor Tommaso Pastore, dirigente responsabile della squadra
mobile di Cuneo. Il costo medio di una foto pedopornografica spazia invece tra i 30 e i 100 euro;
«Oggi i pedofili cercano fotografie sempre più raccapriccianti, chiedendo ai produttori di tale materiale un aumento delle violenze ed un abbassamento delle età delle vittime. Per questo non è più raro che si trovino anche dei neonati, tra le giovani vittime» è il commento del dottor Massimiliano Frassi presidente dell'Associazione Prometeo a difesa delle vittime della pedofilia www.associazioneprometeo.org;
statisticamente sette bambini su dieci navigano da soli senza alcun controllo da parte di adulti ed il 70 per cento degli «agganci» da parte di pedofili avviene nelle chat. Oggi i bambini iniziano a navigare in internet fin dall'età di 7 anni. Spesso dopo i primi messaggi segue anche un contatto diretto da parte del pedofilo che riesce a risalire all'abitazione del giovane, ad ottenere un incontro ed a far scattare l'abuso;
nel mondo, secondo un report dell'Onu, ogni anno si stima che siano violentate 150 milioni di bambine. Il segretario generale Kofi Annan ha suggerito ad ogni paese di adottare «drastiche misure di contrasto a tale turpe fenomeno» anche in relazione al fatto che in molti paesi l'abuso «sia socialmente accetto o persino legale». A tal riguardo l'Italia rimane uno dei paesi a «massima esportazione» di turisti sessuali. Al fianco delle mete oramai consolidate in tal senso, in primis Romania e Thailandia, oggi si presentano nuovi territori dove andare a «caccia di bambini». Tra questi l'Ungheria, che nel 2006 ha visto triplicati i reati di abusi a danno di minori o il Kenya, dove esistono circa 15mila bimbi di strada vittima di violenza e per i quali è sceso in campo il presidente dell'Unicef Italia Antonio Sclavi che ha denunciato i crimini disgustosi consumati impunemente sulla pelle di questi bimbi «da parte di un numero sempre maggiore di italiani»;
nell'Europa orientale ancora oggi ci sono 1.500.000 bambini che vivono fuori dalla famiglia, 900mila dei quali sono rinchiusi in istituti, spesso in condizioni ai limiti della sopravvivenza. Solamente lo scorso anno in Romania sono stati abbandonati in strada circa 9.000 bambini. Molti sono stati poi arrestati dalla polizia e rinchiusi in manicomi, facendo loro condividere gli spazi insieme a malati di mente adulti. Quando il reato non è consumato all'estero, dall'estero vengono portate le vittime. Solo a Milano sono almeno 500 i baby prostituti della Romania;
sono oramai ridotti ad una percentuale bassissima i casi di cosiddetti «falsi abusi», che oggi si avvicinano intorno allo 0,5 per cento. Percentuale riferita specialmente a quei casi in cui adolescenti, o preadolescenti affermano di aver subito attenzione da parte di adulti, salvo poi in sede di colloquio venire smentite dai fatti. Lo stesso non avviene per casi di bimbi piccoli, la cui credibilità è confermata dal fatto che si trovano a raccontare, con vissuti drammatici e per loro sempre dolorosi, attenzioni o violenze sconosciute alla loro giovanissima età;
secondo dati nazionali, il 50 per cento degli adulti che hanno problemi di disturbi alimentari, soprattutto di anoressia, hanno subito abusi sessuali durante l'infanzia senza ricevere il necessario aiuto. Lo stesso dicasi per i casi di suicidi tra i giovani, dei quali raramente si ha notizia, ma che spesso hanno una comune matrice legata all'abuso, laddove la morte diventa una drastica via di fuga da una situazione non più gestibile dalla vittima;
tra gli elementi di novità, se così si può dire, l'aumento di casi legati a scuole materne dove interi gruppi di bimbi sono stati sottoposti ad abusi rituali, casi per i quali, dopo aver analizzato le carte processuali e seguito alcune vittime da vicino, l'Associazione Prometeo ha parlato dell'esistenza di una rete che agisce nel nostro paese;
vi è un aumento di sette pseudo religiose o di tipo satanico, che rivolgono sempre di più la propria attenzione ai giovani. Giovani come partecipanti delle
stesse, o giovanissimi come vittime per i propri rituali. Un'indagine svolta dall'Asl di Varese, insieme alla provincia, su un campione di 561 studenti ha rilevato che il 12,5 per cento degli stessi aveva subito abusi sessuali durante l'infanzia, facendo così parlare di «epidemia silenziosa»: tali dati potrebbero essere in difetto dato che il 3 per cento dei ragazzi intervistati tramite questionari anonimi, a tale domanda ha siglato la risposta «preferisco non rispondere». «Solo lo scorso anno sono state raccolte al nostro sportello di ascolto 46 nuove storie di giovani e di adulti che da bambini hanno subito abusi da parte di genitori, insegnanti e sacerdoti, nessuno dei quali è stato creduto da chi stava vicino e oggi, oltre a dover far fronte al peso dell'abuso, devono fare i conti con disturbi alimentari e di dipendenza da sostanze» ha dichiarato ai sottoscritti interroganti Marco Marchese, psicologo e presidente dell'AMS di Palermo, aggiungendo «purtroppo sono ancora molti i pedofili che riescono a vincere i processi a causa della vecchia formula dell'insufficienza di prove, formula che va ricordato non equivale al fatto che non sia accaduto nulla ma che le prove, appunto, non siano state sufficienti». Anche davanti a questo la prevenzione, quindi, risulta essere oggi più che mai necessaria;
i dati forniti fanno emergere l'imprescindibile necessità di un intervento sempre più coordinato tra le varie forze in campo, col fine di tutelare, di più e meglio, i bambini, in una società che pare aver oramai abdicato a tale ruolo -:
quali misure intenda adottare il ministro per prevenire, contrastare e reprimere tale abominevole crimine.
(4-05198)
MARINELLO. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
in data 31 gennaio 2007, il sottoscritto interpellante ha presentato un'interrogazione parlamentare al Ministro della giustizia in merito alla soppressione dei cosiddetti Tribunali minori considerati strutture fondamentali per l'amministrazione della giustizia nel nostro Paese;
nella risposta all'interrogazione parlamentare, il Ministro ha dichiarato testualmente: «che l'auspicata revisione delle circoscrizioni giudiziarie avrà mire più organiche e costruttive che non la mera e lamentata soppressione dei tribunali per i minorenni»;
tale risposta appare poco chiara ed insoddisfacente, perché il Ministro non chiarisce in modo esaustivo e comprensibile quali siano le sue intenzioni circa la revisione delle circoscrizioni giudiziarie e la soppressione dei tribunali minori «e non dei minorenni» che costituiscono, senza ombra di dubbio, un valido strumento per «smaltire» le cause arretrate e ridurre i tempi biblici dei nostri processi;
se si vuole attuare una chiara politica di riforma della giustizia, per avere non solo una giustizia più «giusta», ma anche più celere a garanzia dei cittadini e delle loro richieste, si devono adottare strumenti organizzativi idonei e risorse economiche importanti, quali ad esempio il cosiddetto «tesoretto», da destinare, almeno in parte, al rafforzamento della struttura organizzativa della giustizia del nostro Paese, oggi assai carente e sulla quale lo stesso Ministro è intervenuto più volte, lamentando di non avere le necessarie risorse economiche per poter creare un sistema efficiente ed efficace per i cittadini;
è necessario che il Ministro chiarisca in modo chiaro e preciso quali siano le sue intenzioni sulla paventata soppressione dei tribunali minori, sul rafforzamento dell'amministrazione della giustizia del nostro Paese, che deve essere adeguata al ruolo che l'Italia svolge nel contesto europeo e internazionale, sempre tenendo presenti gli interessi dei cittadini;
la risposta fornita dal Ministro alla interrogazione del sottoscritto interpellante, non appare, come il sottoscritto ha già ripetuto nella prima parte della premessa, soddisfacente perché non chiarisce
le sue intenzioni circa la soppressione dei tribunali minori e la revisione delle circoscrizioni giudiziarie -:
quali siano le reali intenzioni del Ministro circa la paventata soppressione dei Tribunali minori e la revisione complessiva delle circoscrizioni giudiziarie e se ci sia, allo stato, un progetto organico di riforma complessiva;
se, allo stato, il Ministro non ritenga di utilizzare, nella sua azione di ammodernamento del funzionamento della giustizia, parte del cosiddetto «tesoretto», sempre in relazione alla necessità di avere adeguate risorse per non sopprimere i tribunali minori che svolgono un ruolo fondamentale nell'amministrazione della giustizia del nostro Paese;
se non sia necessario fornire risposte chiare e precise, sul rapporto che esiste tra la celerità del processo, la riduzione dei suoi tempi «biblici» e la revisione delle circoscrizioni giudiziarie con la soppressione dei tribunali minori, come, in riferimento al punto precedente della premessa, il Ministro intenda ridurre i tempi dei processi se poi, al contempo, si dovesse ridurre la potenzialità ed il numero dei tribunali minori che a oggi costituiscono importanti presidi per l'amministrazione della giustizia del nostro Paese;
se non sia una contraddizione politica ed amministrativa, avere oggi risorse economiche che potrebbero essere utilizzate, in parte, per ammodernare il sistema giudiziario del nostro Paese rendendolo più efficace ed efficiente a tutela dei cittadini e delle loro giuste richieste e «lamentarsi» per non avere risorse economiche adeguate da utilizzare.
(4-05214)
BERTOLINI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
la vigente normativa in materia di stato di necessità appare all'interrogante meritevole di alcune specificazioni e riforme in quanto la sua concreta applicazione in sede giudiziaria può portare a situazioni paradossali e non auspicabili;
ciò appare di particolare urgenza ed attualità soprattutto in relazione al fenomeno delle occupazioni abusive di immobili, particolarmente avvertito di questi tempi, le quali rischiano di trovare facili e pietistici alibi nelle invocate circostanze esimenti;
a titolo di esempio, si può citare la vicenda verificatasi a Modena, che - lungi dal rappresentare un caso isolato - è emblematica di uno stato di cose generale;
il 14 maggio 2005 un gruppo di giovani di «Libera» e del sindacato anarchico Usi, insieme a 3 tunisini entrarono nella casa cantoniera dell'Anas di via Canaletto a Modena, vuota da anni;
dopo una lunga indagine ed una altrettanto laboriosa ricostruzione ad opera del Pubblico Ministero Pasquale Mazzei, del Tribunale di Modena, i giovani ed i tre tunisini vennero rinviati a giudizio in 16, soprattutto in base a numerose foto scattate dalla Digos;
nei giorni scorsi si è tenuta l'ultima udienza in Tribunale nel corso della quale il Pubblico Ministero Federica Benati ha chiesto la condanna a 3 anni e 10 giorni per due degli imputati e due mesi per ciascuno degli altri imputati. Per tutti ha riconosciuto il carattere pacifico dell'azione e quindi ha chiesto le attenuanti generiche. Ha invece escluso che fosse ravvisabile lo stato di necessità, come previsto dall'articolo 54 del Codice penale;
al contrario, è stato proprio lo «stato di necessità» il cardine della requisitoria della difesa dell'avvocato Fausto Granelli. Proprio l'urgenza sociale avrebbe a suo avviso spinto gli anarchici a quell'occupazione. Preso atto del fatto che non c'è stato alcun danneggiamento - le serrature e le catene erano già state manomesse, poiché quella casa cantoniera era già stata usata come rifugio da balordi e spacciatori - il difensore ha sottolineato l'attenzione degli occupanti a non distruggere: gli anarchici sono entrati da una finestra sul retro e
hanno agito solo per dare un tetto a quei tunisini da tempo costretti a vivere in un'automobile, «Era una situazione di emergenza. È stata un'azione dettata da un principio di giustizia sociale sancito dalla Costituzione» ha affermato l'avvocato nella sua arringa;
il Tribunale di Modena ha assolto tutti gli imputati, aderenti a Libera, Cam, Collettivo Studentesco Universitario, Sindacato RdB Cub, dalle accuse di danneggiamento, deturpamento e imbrattamento, mentre ha riconosciuto colpevoli sei anarchici modenesi di «occupazione abusiva» dello stabile pubblico;
beneficiando delle attenuanti generiche, in quanto incensurati, i condannati hanno ottenuto lo sconto di pena, che è stata commutata in pena pecuniaria: 500 euro a testa che sono stati comunque condonati;
per tutti gli altri assoluzione piena sia per il danneggiamento «perché il fatto non sussiste», sia per l'occupazione abusiva -:
quali iniziative normative intenda assumere per impedire che stabili del pubblico demanio siano oggetto di occupazioni da parte di persone che, per il solo motivo dell'indigenza, non siano poi perseguibili per legge.
(4-05215)