Menu di navigazione principale
Vai al menu di sezioneInizio contenuto
Allegato B
Seduta n. 226 del 18/10/2007
...
DIFESA
Interpellanza:
Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro della difesa, per sapere - premesso che:
a Cefalonia, isola greca del mar Jonio, nel settembre del 1943 la prima divisione da montagna degli alpini tedeschi fu protagonista della strage di maggiori proporzioni che, nel secondo conflitto mondiale, i tedeschi abbiano compiuto contro gli italiani;
dopo l'8 settembre del 1943, la maggioranza degli ufficiali, dei sottufficiali e della truppa presenti sull'isola di Cefalonia concordarono nel non consegnare le armi ai tedeschi e resistere. Gli scontri durissimi seguiti a tale decisione costarono la vita ad oltre cinquemila militari della divisione Acqui;
il 22 settembre, in seguito ai continui bombardamenti tedeschi e alla mancanza di aiuti alleati, il Generale Gandin decise la resa. Un atto che oltre a comportare la cessazione delle ostilità, presupponeva garanzie precise nei confronti dei prigionieri. Invece da parte, tedesca iniziò una caccia all'uomo che si concluse con una delle stragi più efferate e più vili che la storia militare italiana ricordi;
il 24 settembre del 1943 Otmar Mühlhauser, sottotenente dell'esercito tedesco, fu tra i protagonisti di questi omicidi in qualità di comandante del plotone di esecuzione che uccise numerosi ufficiali italiani della divisione Acqui nel cortile della località «Casette rosse»;
come denunciato dagli organi di stampa nazionali ed esteri e da diverse iniziative parlamentari, dopo 63 anni dall'eccidio di Cefalonia la Procura generale di Monaco di Baviera ha predisposto l'archiviazione del procedimento penale di primo grado nei confronti del signor Otmar Mühlhauser. Mostrando di fare proprie le valutazioni che mossero i soldati nazisti ad assassinare i militari italiani, il procuratore generale Stern ha motivato la propria decisione con la seguente dichiarazione: «Le forze militari italiane, non erano normali prigionieri di guerra. Inizialmente erano alleati dei tedeschi e si sono poi trasformati in nemici combattenti diventando dei traditori»;
nel discorso ufficiale in memoria dei caduti di Cefalonia pronunciato il 25 aprile 2007 il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha affermato: «È soltanto un assurdo residuo del passato quel recente pronunciamento del magistrato di Monaco, che ha rispolverato l'indegna giustificazione o attenuante - per l'eccidio di Cefalonia - del presunto «tradimento» italiano, assumendo così implicitamente la tesi che l'Italia dovesse restare legata alla catena di un insensata e servile alleanza e di una già incombente disfatta»;
in Italia le associazioni democratiche antifasciste e resistenziali, degli ex-internati, dei reduci, dei familiari delle vittime delle stragi del fascismo e del nazismo attendono ancora che la giustizia condanni i responsabili di tali atrocità ristabilendo una verità storica e politica da troppo tempo taciuta;
la signora Marcella Negri, figlia di uno degli ufficiali italiani uccisi a Cefalonia nel '43, è a tutt'oggi l'unica parte civile nel processo aperto a Monaco di Baviera contro Otmar Mühlhauser;
nel febbraio del 2007, in seguito al rifiuto da parte del Tribunale di Monaco di accogliere il ricorso contro l'ordinanza presentato da Marcella Negri, la stessa ha chiesto una «ingiunzione a procedere» che obblighi la procura a riaprire l'indagine;
l'8 marzo 2007 il tribunale di Dortmund ha archiviato per prescrizione l'inchiesta principale sulla strage di Cefalonia, dalla quale ha avuto origine l'istruttoria di Monaco;
nell'agosto 2007 diversi organi di stampa hanno dato notizia di una lettera che Marcella De Negri e il giornalista Franco Giustolisi, autore dell'«Armadio della vergogna», hanno indirizzato a Giorgio Napolitano, Romano Prodi e ad i Ministri italiani degli esteri, della difesa e della giustizia;
in quella lettera De Negri e Giustolisi contestavano l'inerzia della politica e della magistratura italiana (in primis dell'ufficio competente, la procura militare di Roma) rispetto ad un evento (il massacro di Cefalonia, appunto) parte dei cui responsabile era - ed è tuttora - in vita;
il 30 agosto compare su il manifesto una risposta di Antonino Intelisano, procuratore militare della Repubblica, il quale riferisce di aver «richiesto alla Procura di Dortmund copia del provvedimento di archiviazione» e preannuncia, qualora ne riscontrasse i presupposi di legge, una nuova inchiesta -:
quali misure il Ministero interpellato intenda adottare, a fronte delle due archiviazioni di Monaco e Dortmund, affinché si giunga ad un esito processuale giusto e rispettoso della memoria dei militari italiani della divisione Acqui trucidati a Cefalonia;
alla luce delle nuove risultanze indicate in premessa:
a) quali iniziative intenda assumere presso la Comunità Europea, il Governo tedesco e il Governo italiano affinché tutti i criminali di guerra responsabili di crimini contro l'umanità vengano processati e condannati;
b) quali procedure intenda porre in essere affinché venga dato riconoscimento alla memoria delle vittime delle stragi e delle persecuzioni nazifasciste, ai combattenti e ai caduti per la Resistenza contro il nazifascismo e quali iniziative intenda adottare perché venga attribuito il dovuto risarcimento economico e morale ai familiari delle vittime di tali persecuzioni;
c) quali disposizioni intenda far proprie al fine di contribuire alla salvaguardia e alla promozione della memoria storica di tali avvenimenti, sia in Italia sia all'estero;
quale sia il giudizio del Ministro interpellato sulla possibilità; ventilata dal procuratore militare della Repubblica Antonino Intelisano, che la nostra autorità giudiziaria apra un inchiesta sui tragici avvenimenti di Cefalonia.
(2-00795)«Burgio».