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Allegato B
Seduta n. 235 del 5/11/2007
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SALUTE
Interrogazione a risposta in Commissione:
PORETTI, BELTRANDI, D'ELIA, MELLANO e TURCO. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
la legge n. 40 del 2004 all'articolo 2, comma 1, stabilisce che il Ministro della salute, sentito il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, può promuovere ricerche sulle cause patologiche, psicologiche, ambientali e sociali dei fenomeni della sterilità e della infertilità e favorire gli interventi necessari per rimuoverle, nonché per ridurne l'incidenza, può incentivare gli studi e le ricerche sulle tecniche di crioconservazione dei gameti e può altresì promuovere campagne di informazione e di prevenzione dei fenomeni della sterilità e della infertilità;
la legge n. 40 del 2004 prevede l'applicazione di una tecnica sperimentale: il congelamento degli ovociti. L'articolo 14 comma 8 prevede che sia: «consentita la crioconservazione dei gameti maschili e femminili, previo consenso informato e scritto»;
tale tecnica viene proposta in contrapposizione al congelamento degli embrioni, e il congelamento stesso è totalmente a carico dei pazienti;
per le finalità di studio e ricerca il ministero della salute ha assegnato all'Istituto superiore di sanità per eseguire progetti di ricerca tra cui quelli sulla crioconservazione
degli ovociti le somme di euro 500.000,00 sul capitolo 3174 ed euro 500.000,00 sul capitolo 3408, per gli anni 2004 e 2005, e le somme di euro 405.000,00 sul capitolo 3174 ed euro 500.000,00 sul capitolo 3408, per l'anno 2006. In particolare sugli ovociti, da quello che ci è dato sapere dalla relazione al Parlamento sulla legge n. 40 del 2004 anno 2007, con il decreto ministeriale 4 agosto 2004 - pubblicato nella Gazzetta Ufficiale 26 agosto 2004, n. 200 - si affida «altresì - mediante la stipula di apposita convenzione - al Centro trasfusionale e di immunologia dei trapianti dell'I.R.C.C.S. "Ospedale Maggiore" di Milano il compito di effettuare studi e ricerche sulle tecniche di crioconservazione dei gameti e degli embrioni ivi conservati. Per tale scopo è stata assegnata all'Ospedale Maggiore la somma di euro 400.000,00». Sempre secondo la relazione: «Le somme stanziate per il 2005 ed il 2006 - euro 1.000.000,00 complessivi per il 2005 ed euro 905.000,00 complessivi per il 2006 - sono state impegnate a favore dell'ISS, riservando l'identificazione dei criteri e delle procedure per la distribuzione di dette risorse ad un successivo atto»;
dalla relazione al Parlamento sulla legge n. 40 del 2004, anno 2007, si evince anche che più di 100.000 ovociti ogni anno vengono buttati perché non inseminati e non congelati e questo, dal punto di vista economico e dal punto di vista della salute della donna è uno spreco. Contrariamente a ciò che avviene in medicina per altre patologie, alle coppie che ricorrono a trattamenti di fecondazione assistita è proposta per legge una tecnica sperimentale che non produce risultati ma solo spreco del denaro pubblico e del denaro delle coppie che già devono farsi carico del costo delle tecniche di fecondazione assistita poiché non rientrano nei DRG Nazionali. Le coppie, i malati, attualmente non sono informati che per ogni 100 ovociti crioconservati si ha una media di 2 gravidanze: e questo non significa necessariamente due bambini nati;
il ministro della salute, Livia Turco, in sede di audizione in XII Commissione il 17 ottobre 2007 ha affermato che: «la tecnica di scongelamento degli ovociti produce una percentuale assai rilevante di insuccessi (il 55,2 per cento degli ovociti scongelati degenera), risultando quindi impedita fortemente alla donna l'opportunità di non essere ulteriormente sottoposta a successiva stimolazione». Mentre con il congelamento dell'embrione per anni si sono evitate successive stimolazioni farmacologiche a beneficio della salute femminile e della spesa pubblica. Lo stesso ministro ha precisato, sempre nella stessa occasione, che: «vietando la legge il congelamento degli embrioni, è impedita alla donna la possibilità di utilizzare cicli da scongelamento di embrioni, che avrebbero viceversa più alte percentuali di successo (74,6 per cento)»;
in un comunicato stampa delle associazioni di Pazienti sterili: Amica Cicogna ONLUS, Cerco un Bimbo, unbambino.it, Madre Provetta onlus e L'altra Cicogna Onlus si legge che «L'American Society for Reproductive Medicine», in occasione del suo 63o convegno annuale, con un comunicato (in data 16 ottobre 2007 e ripreso da tutta la stampa internazionale) ha affermato chiaramente che le tecniche di congelamento degli ovociti, in corso di trattamenti di FIV-ET, devono essere ad oggi considerate a tutti gli effetti come procedure sperimentali, e non possono essere offerte come valide scelte terapeutiche (notizia tratta da: http://www.asrm.org/Media/Press/AM07urgecautioneggfreezing.html);
secondo l'American Society for Reproductive Medicine le donne interessate all'utilizzo di questa tecnica, devono necessariamente considerarla un rimedio ancora sperimentale e che dovrebbero essere preventivamente informate sui metodi di trattamento, sui costi e sulle percentuali di successo, per comprendere realmente cosa implica questo processo e quali siano le effettive possibilità di riuscita;
il dottor Luca Gianaroli (Società Italiana Studi di Medicina della Riproduzione nonché Presidente eletto dell'Eshere - European Society of Human Reproduction and Embryology) ha spiegato che: «questo comunicato della più grande e più autorevole associazione di specialisti di tecniche di riproduzione assistita, è la dimostrazione ufficiale di quanto più volte è stato ribadito dalla maggior parte dei ricercatori più seri in Italia e nel mondo. La grandissima maggioranza degli specialisti non ha ottenuto risultati clinicamente apprezzabili da queste tecniche»;
le evidenze scientifiche sconsigliano il congelamento degli ovociti per le donne fertili a maggior ragioni in casi sterilità e infertilità;
la tecnica produce percentuali rilevanti di insuccessi -:
se il ministro voglia nell'aggiornamento delle linee guida della legge n. 40 del 2004 a seguito dell'evoluzione scientifica delle tecnologie, modificare la destinazione dei soldi pubblici che attualmente vanno alla ricerca sulle tecniche di congelamento degli ovociti.
(5-01695)
Interrogazioni a risposta scritta:
FERDINANDO BENITO PIGNATARO. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
il 25 ottobre scorso Flavio Scutellà, bambino di Scido (Reggio Calabria), si trovava nel primo pomeriggio presso l'oratorio dell'asilo sito nella zona di Tresilico di Oppido Mamertina e mentre giocava con suoi coetanei, cadeva sbattendo la testa procurandosi un forte trauma cranico;
il bambino è stato subito trasportato, tramite il 118, presso il più vicino ospedale di Polistena, dove i medici del pronto soccorso gli prestavano le prime cure, dopo che la mamma giunta appena chiamata, li metteva al corrente che il povero Flavio era sotto terapia di antiaggreganti piastrinici in quanto soffriva di un aneurisma coronario, avendo già un occlusione alla coronaria destra;
esperiti i primi accertamenti clinici, il medico riferiva ai genitori di Flavio che dalla tac risultava un ematoma di circa otto millimetri nel lobo temporale, per cui necessitava di un immediato trasferimento ospedaliero presso una struttura specialistica di neurochirurgia;
secondo il racconto dei genitori ci furono diverse difficoltà perché gli ospedali di Reggio Calabria, Catanzaro e Cosenza pare non avessero posti per il ricovero benché urgente;
il padre di Flavio attivava tutte le procedure d'urgenza per il trasferimento, tra cui anche l'elisoccorso, ma gli veniva risposto alle ore 17 che l'elisoccorso regionale non poteva attivarsi perché era oramai buio;
la situazione intanto degenerava quando il bambino all'incirca alle ore 19,45, cominciava a perdere conoscenza, e finalmente solo alle ore 21 il bambino arriva con l'ambulanza agli ospedali riuniti di Reggio Calabria, dove tra accertamenti e complicazioni varie, veniva operato verso l'1,30;
da quel momento per Flavio le cose andarono sempre peggio, sino a quando lunedì 29 ottobre, dopo quattro giorni di coma, presso gli Ospedali Riuniti di Reggio Calabria il giovane dodicenne di Scido (Reggio Calabria) perdeva la vita;
dopo che i genitori del dodicenne hanno proposto denuncia alla magistratura perché si faccia chiarezza sulla morte del figlio, con un gesto di grande dignità nonostante l'immenso dolore per la tragedia che li aveva colpiti hanno deciso di donare gli organi di Flavio;
pare che tra le complicazioni assurde e da denunciare che hanno causato il ritardo fatale per il povero Flavio, ci sia anche il fatto che l'elisoccorso regionale non possa attivarsi dopo le 17 non perché
è buio ma perché privo di copertura assicurativa per i voli serali e notturni;
questo triste episodio conferma la gravissima situazione in cui versa la sanità calabrese a causa di quelle che l'interrogante reputa pessime gestioni delle Asl in cui regnano spesso sprechi e malaffare, piuttosto che efficienza e sistemi organizzativi in grado di far fronte ad ogni emergenza;
il diritto alla salute e a questo punto il diritto alla vita sono costantemente violati in Calabria, tutte le istituzioni devono attivarsi per fare pienamente luce sull'accaduto, considerato che questi casi di malasanità contribuiscono solo ad alimentare la sfiducia dei cittadini nei confronti dello Stato;
non è più accettabile assistere a tragedie come quella subita dalla famiglia Scutellà, che giustamente chiede che si individuino responsabilità per evitare che si ripetano in futuro drammi che il senso comune del Paese non può più tollerare -:
se il Ministro sia a conoscenza di quanto esposto in premessa;
se risulti vero che l'elisoccorso regionale non abbia prestato attività dopo le ore 17 non perché buio ma perché privo di copertura assicurativa per i voli serali e notturni;
quali iniziative intenda intraprendere il Ministro secondo le proprie prerogative, per fare immediatamente chiarezza sulla tragedia che ha colpito il piccolo Flavio e la famiglia Scutellà al fine di individuare e severamente punire i responsabili per quanto poteva e doveva essere evitato;
quali azioni con urgenza intenda mettere in atto per la Calabria al fine di razionalizzare politiche sanitarie in grado di affrontare e risolvere prontamente il degrado in cui versano le strutture ospedaliere territoriali che necessitano di attrezzature ed impianti adeguati alle tante emergenze che la moderna medicina quotidianamente richiede, affinché i cittadini riacquistino fiducia nelle istituzioni.
(4-05483)
CATANOSO. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
i quotidiani siciliani La Sicilia e Il Giornale di Sicilia, nei giorni scorsi, hanno riportato la notizia di un caso di contagio da scabbia all'Ospedale «Santa Marta e Santa Venera» di Acireale;
lo stesso ospedale è il riferimento sanitario di una intera zona e di un rilevante numero di comuni della provincia di Catania;
i reparti di Geriatria e Riabilitazione sono stati chiusi per la necessaria disinfestazione giovedì 27 settembre e riaperti il lunedì successivo e che, secondo quanto risulta all'interrogante, parecchie persone appartenenti al personale medico e paramedico sono state infettate dall'acaro della scabbia, oltre ad un potenziale numero di persone tra il personale sanitario, degenti e loro parenti che sono venuti a contatto con il paziente in questione. All'apparire di casi di infezioni da scabbia qualunque struttura medico-ospedaliera conosce le procedure da applicare per circoscrivere il contagio e disinfestare persone, oggetti ed ambienti, con protocolli ben precisi e tempi regolamentati;
il Presidio Ospedaliero di Acireale, invece, secondo quanto riporta la stampa quotidiana sopraccitata è stato riaperto dopo quattro giorni dall'attivazione delle procedure di emergenza, mentre il personale dei due reparti sottoposti a disinfestazione, anzichè essere allontanato dalla struttura ospedaliera, così come indicato dal Servizio di epidemiologia della stessa Ausl, è stato semplicemente trasferito ad altro reparto con l'evidente rischio di ulteriore contagio;
il caso segue di poche settimane quello, molto grave, e oggi all'attenzione dell'autorità giudiziaria per taluni aspetti, del decesso della donna polacca dopo un
ricovero presso il Pronto Soccorso dell'ospedale acese, come riportato più volte dai mass-media;
nell'ultimo periodo si è verificato, a detta di mass-media, operatori e cittadini, uno strano aumento di decessi tra coloro che, hanno fruito della struttura;
all'interno del nosocomio acese, a dispetto delle tante altre professionalità presenti nei vari reparti, esiste una diffusa deresponsabilizzazione da parte del personale;
nell'organizzazione del Pronto Soccorso non esiste un servizio di Triage che possa stabilire accessi e precedenze: i pazienti si accalcano disordinatamente nel tentativo di accelerare la propria cura, spesso danneggiando i pazienti più gravi e con nocumento dei medici che talvolta subiscono vere o proprie minacce e intimidazioni -:
se il ministro interrogato intenda dare corso ad una ispezione presso il P.O. di Acireale per appurare che tutte le misure di profilassi legate al contagio di scabbia siano state approntate e sopratutto, che, sia salvaguardato il diritto alla salute e non vengano occultate eventuali responsabilità nei casi suesposti.
(4-05505)