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Allegato B
Seduta n. 235 del 5/11/2007
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SVILUPPO ECONOMICO
Interrogazione a risposta in Commissione:
VIOLA. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e della previdenza sociale. - Per sapere - premesso che:
la Speedline, di proprietà del gruppo Mazzucconi di Bergamo, produce cerchi in lega per le maggiori case automobilistiche e, attualmente, occupa 680 dipendenti a Santa Maria di Sala e 120 nello stabilimento di Bergamo (Valbrem);
un altro stabilimento a Bolzano, che chiuderà entro giugno 2008, attualmente occupa un centinaio di lavoratori, mentre altri 200 sono in CIGS da due anni;
appena quattro anni fa il gruppo Speedline occupava un migliaio di lavoratori a Santa Maria di Sala e 420 a Bolzano;
nell'arco dei quattro anni di gestione della famiglia Mazzucconi si è fatto ricorso alla CIGS, mobilità, dimissioni incentivate;
il 3 luglio 2006, presso il Ministero delle attività produttive, in un incontro per verificare l'andamento dell'applicazione del piano industriale, l'Azienda, nel comunicare il definitivo abbandono dell'accordo con la Sural che doveva far nascere uno stabilimento a Taranto, comunica, da un lato l'intenzione di chiudere lo stabilimento di Bolzano per concentrare le attività produttive nello stabilimento Salese e, dall'altro, l'intenzione di ricercare per tramite Mediobanca un partner industriale per finanziare il nuovo progetto industriale;
il piano prevedeva, in sintesi, lo sviluppo di un nuovo prodotto e processo produttivo denominato Flow-Forming;
questa nuova tecnologia, invidiata da tutti i concorrenti, è oggi particolarmente richiesta dalle case automobilistiche per ridurre il peso della ruota;
Mediobanca, dopo una breve indagine di mercato, ha invitato quattro gruppi industriali ad avanzare offerte: il gruppo Ronal (multinazionale con sede in Svizzera), il gruppo tedesco Borbet, il gruppo Cromodora di Brescia in società con Brembo e la finanziaria di De Benedetti;
dopo ripetuti incontri al Ministero, quest'ultimo si era impegnato a monitorare l'andamento della trattative per favorire quella più favorevole alla salvaguardia dei lavoratori e dell'attività produttiva;
il 27 settembre 2006 l'Azienda raggiunge un accordo separato con FIOM e UILM per la chiusura dello stabilimento di
Bolzano, senza alcun impegno per la concentrazione delle produzioni a Santa Maria di Sala;
il Ministero delle attività produttive, in ripetuti incontri, si fa garante dell'impegno della famiglia Mazzucconi per lo spostamento delle produzioni Ruote Veicoli industriali a Santa Maria di Sala;
il 17 maggio 2007 la Maberfin S.p.A, la finanziaria della famiglia Mazzucconi, annuncia la cessione del pacchetto di maggioranza della Mazucconi Wheels s.r.l che controlla a sua volta la Speedline e la Walbrem, al gruppo svizzero Ronal;
Ronal, tra i primi produttori di ruote in Europa con stabilimenti in Messico, Polonia, Cekia, Spagna, Germania, produce 12.000.000 di ruote e occupa 2.500 dipendenti in 7 unità produttive;
il 28 luglio 2007, al Ministero delle attività produttive, l'Azienda firma di nuovo un accordo separato (senza la FIM-CISL sindacato di maggioranza nel gruppo) per la proroga della CIGS, per cessazione di attività scollegata dalla vertenza generale;
il 18 settembre 2007 Ronal presenta il piano industriale che stravolge ogni impegno precedentemente assunto;
cambia la missione produttiva dello stabilimento di Santa Maria di Sala;
le ruote veicoli industriali (la produzione che doveva essere prodotta a Santa Maria di Sala), vengono spostate alla Walbrem di Bergamo che si specializzerà nella produzione di nicchia ad lato valore aggiunto;
nello stabilimento Veneziano verrebbe sviluppata prevalentemente le produzione di ruote auto Flow-Formate;
il piano prevede 184 esuberi, un nuovo stabilimento e una organizzazione del lavoro imperniata su una turnistica a ciclo continuo di 42 ore settimanali. Questa organizzazione è presente in tutti gli stabilimenti Ronal nel mondo (aziende non sindacalizzate);
nell'incontro del 18 settembre 2007 le Organizzazioni sindacali dichiarano la propria disponibilità al confronto sulla nuova organizzazione del lavoro, ma chiedono il rispetto di quanto previsto, in tema di orari, dal CCNL e dagli accordi aziendali. Per quanto riguarda gli esuberi, da un lato le stesse Organizzazioni sindacali ribadiscono la necessità di evitare impatti traumatici e, dall'altro, che tali esuberi non possano derivare da un aumento dell'orario di lavoro;
il 26 settembre 2007 l'Azienda annuncia la disdetta di tutti gli accordi aziendali e la delocalizzazione di metà della produzione presso altri stabilimenti del gruppo, ribadendo che gli investimenti, pari a 560 milioni di euro, saranno realizzati entro 18 mesi, ma solo a condizione che i trattamenti contrattuali in essere presso gli altri stabilimenti nel mondo siano accettati anche dal sindacato italiano;
questa presa di posizione viene respinta dalle Organizzazioni sindacalie provoca la rottura delle trattative e l'inasprirsi della vertenza;
a tutt'oggi non si è ancora perfezionato il passaggio delle azioni a causa di mancati pronunciamenti dell'antitrust, ma Ronal, di fatto, sta gestendo l'azienda ed è entrata in possesso delle conoscenze tecnologiche della Speedline;
gli interroganti valutano negativamente la mancanza da parte dell'Azienda di un chiaro programma di sviluppo del sito di Santa Maria di Sala e, in considerazione del costante calo di occupazione degli ultimi anni, manifestano grande preoccupazione per i livelli occupazionali di una delle più importanti aziende del Veneziano, con tutte le ricadute sociali che ipotesi più gravi potrebbero comportare -:
se non intendano, ciascuno per le proprie competenze, verificare con urgenza lo stato delle relazioni sindacali in essere tra la proprietà e le organizzazioni sindacali di categoria al fine di rimuovere le cause che hanno provocato la rottura delle trattative;
verificare lo stato di attuazione degli accordi già stipulati tra le parti e nello specifico l'accordo separato per lo stabilimento di Bolzano rispetto al quale il Ministero delle attività produttive, in ripetuti incontri, si era fatto garante dell'impegno della famiglia Mazzucconi per lo spostamento delle produzioni Ruote Veicoli industriali a Santa Maria di Sala;
verificare al più presto l'esistenza di un Piano Industriale da parte della proprietà compatibile con un rilancio aziendale presso il sito di Santa Maria di Sala tale da garantire gli attuali livelli occupazionali e in ogni caso da stabilizzare gli stessi per il futuro;
se, infine, il Ministro dello sviluppo economico intenda convocare da subito un tavolo di confronto tra le parti che permetta di chiarire gli aspetti più controversi di questa vicenda svolgendo un importante ruolo di mediazione e di proposizione che potrebbe avviarla verso una soluzione favorevole.
(5-01692)
Interrogazioni a risposta scritta:
PALOMBA. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
negli anni sessanta fu decisa la costruzione in Sardegna di uno stabilimento di produzione d'alluminio primario (prodotto in celle elettrolitiche con anodi precotti nel cui bagno viene sciolta l'allumina);
con lo stabilimento fu costruita anche una centrale elettrica funzionante ad olio pesante munita di due gruppi da 127/180 MW (carico economico/massimo);
venne quindi avviata la produzione fino all'attivazione di 328 celle;
successivamente, in attuazione di un progetto approvato dal CIPI volto ad ottimizzare l'assetto della generazione elettrica nel Sulcis e favorire la fornitura d'elettricità all'alluminio a prezzi competitivi, verso la fine degli anni '80 la centrale elettrica dell'ALSAR fu ceduta all'ENEL;
dopo una serie di trasformazioni tecniche del ciclo produttivo volte ad adeguare la tecnologia alle migliori pratiche del settore, eliminare l'inquinamento del territorio dal fluoruro e recuperare produttività, nel 1994/1995, a seguito della messa in liquidazione dell'EFIM, il Governo decise la privatizzazione delle attività di questo Ente e nell'aprile del 1996 gran parte del complesso industriale di produzione italiana dell'alluminio che faceva capo all'ALUMIX, tra cui gli impianti di Portovesme e Fusina, fu ceduta alla Multinazionale Alcoa;
l'accordo di privatizzazione del comparto prevedeva che l'Alcoa s'impegnasse al mantenimento dell'occupazione e alla realizzazione di un piano industriale di rilancio del settore, mentre il Governo s'impegnava a fornire agli impianti dell'Alcoa energia elettrica ad un prezzo in linea con quello della media europea. Tale accordo tra il Governo e l'Alcoa sulla fornitura elettrica alle suddette condizioni venne approfonditamente esaminato dalla Commissione Europea, che giunse nel marzo 1996 alla decisione che lo stesso non figurava come «aiuto di Stato» (e tanto meno come aiuto di Stato illegittimo in quanto non lesivo della concorrenza nel mercato comune);
oggi in Italia vengono utilizzate ogni anno circa 2 milioni di tonnellate d'alluminio, ma solamente 191.000 tonnellate d'alluminio primario sono prodotte nel Paese, per l'ottanta per cento circa a Portoscuso e per la parte restante a Fusina. La percentuale del primario prodotto in Italia è circa pari solo al 10 per cento dell'alluminio impiegato, percentuale minima tra i paesi industrializzati occidentali. Il metallo primario prodotto nello stabilimento di Portoscuso è quasi totalmente immesso nel mercato italiano, secondo mercato europeo per dimensioni che ha dimostrato di apprezzare l'eccellente qualità del prodotto;
la produzione d'alluminio primario, basata sul processo di elettrolisi dell'allumina, ha un consumo molto alto di energia elettrica, che rappresenta una delle voci di costo operativo più alte ed il principale fattore di competitività. In tutto il mondo gli impianti per la produzione d'alluminio godono di contratti di fornitura d'energia a lungo termine le cui condizioni riflettono le caratteristiche assolutamente uniche dell'impianto come consumatore di elettricità. Per questa ragione i costi dell'energia per i produttori d'alluminio primario nei vari paesi sono decisamente inferiori a quelli di qualsiasi altra utenza. Cosicché uno stabilimento che paga un prezzo dell'elettricità non concorrenziale, consideratene la criticità e il peso sul costo di produzione, non può rimanere sul mercato, che è globale senza possibilità di trasferire eventuali inefficienze economiche sul prezzo del prodotto. Pertanto, senza tariffe energetiche agevolate lo stabilimento registrerà un bilancio in perdita e sarà destinato alla immediata chiusura;
si aggiunga che un impianto come quello dell'Alcoa ha necessità d'investimenti che permettano di migliorare ulteriormente la qualità del prodotto e di abbassare ancor più i costi di produzione per poter competere sul mercato. Ma il management di Alcoa ha dichiarato che non intende effettuare detti investimenti fino a quando sarà incerto il futuro della produzione dell'alluminio in Italia per la mancanza di chiarezza sul costo energetico agevolato;
la chiusura dello stabilimento di primario in Sardegna determinerebbe un gravissimo aumento della disoccupazione, perché tra diretti, indiretti ed indotto, sarebbero oltre 1.500 i lavoratori che perderebbero l'occupazione. Ciò metterebbe ulteriormente in ginocchio un territorio, come quello del Sulcis-Iglesiente, che determinerebbe nella provincia Carbonia-Iglesias la perdita del 13 per cento del valore aggiunto e del 10 per cento dell'occupazione, con un impatto a dir poco tragico su un sistema socio-economico in cui non esistono vere alternative all'industria;
il Governo italiano ha emanato un decreto convertito in legge dal Parlamento (legge per la Competitività) nel giugno del 2005 che permetterebbe alla produzione d'alluminio italiano di usufruire di tariffe energetiche pari a quelle mediamente applicate in Europa e la Commissione europea, sorprendentemente, viste le determinazioni del 1996, ha aperto nel luglio del 2006 un'indagine formale sulla proroga transitoria delle tariffe preferenziali per l'alluminio primario, sui cui esiti e tempi di conclusione ancora non si hanno notizie certe;
l'Autorità per l'energia ha condizionato la concreta attuazione di quanto legiferato dal Parlamento italiano in merito alle tariffe preferenziali per la produzione di alluminio primario al rilascio da parte di Alcoa di una garanzia di pagamento «a prima richiesta» azionabile in caso di decisione negativa della Commissione sulla proroga delle tariffe;
ad avviso dell'interrogante questo fatto è davvero inaccettabile, in quanto praticamente vanifica le decisioni assunte dal Governo italiano e dal Parlamento italiano;
solo il Governo italiano può ottenere che l'iter burocratico a Bruxelles abbia dei tempi celeri e si concluda positivamente -:
quali forti, autorevoli e decisive iniziative il Governo italiano intenda porre in essere per garantire alla produzione dell'Alcoa un trattamento tariffario agevolato sul consumo dell'energia elettrica tale da rendere competitiva la produzione e da evitare la chiusura dello stabilimento e la dislocazione dell'Alcoa in altre sedi estere più accoglienti sotto il profilo del trattamento energetico differenziato, sapendo che in caso contrario esso dovrebbe mettere in campo altre iniziative per salvaguardare l'attuale occupazione garantita dall'Alcoa per evitare al territorio
una grave disfatta economica e sociale.
(4-05480)
CATONE. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
nel nucleo industriale di Avezzano (L'Aquila) si trova la Fiamm, una fabbrica di accumulatori per macchine;
fino al 2004 la Fiamm vantava un personale di ben 450 unità, attestandosi tra le fabbriche che più di altre contribuivano al benessere socio-economico del territorio;
attualmente nella fabbrica sono impiegate circa 220 persone e per la sua attività vi sono solamente commesse della Fiat;
negli incontri tra la proprietà e le parti sociali è stato convenuto di presentare un piano industriale per il rilancio del sito produttivo già nel mese di luglio 2007;
ad oggi non risulta alcun piano industriale da parte della proprietà e questo crea sconcerto ed allarme per i 220 dipendenti e per le loro famiglie -;
se non ritenga opportuno convocare con urgenza un confronto con le parti sociali, l'azienda e le istituzioni locali per dare una risposta concreta a centinaia di lavoratori e alle loro famiglie.
(4-05490)
ANGELO PIAZZA. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
il Ministero dello Sviluppo Economico ha competenza in materia di:
a) liquidazione coatta amministrativa delle società fiduciarie e delle società fiduciarie e di revisione, ai sensi del decreto-legge 5 giugno 1986, n. 233, convertito in legge, con modificazioni, dall'articolo 1 Legge 1o agosto 1986, n. 430;
b) commissariamento e liquidazione coatta amministrativa di società cooperative, enti cooperativi e consorzi agrari, ai sensi del regio decreto 16 marzo 1942, n. 267 e della Legge 17 luglio 1975, n. 400;
c) liquidazione coatta amministrativa di società di assicurazione;
d) amministrazione straordinaria delle grandi imprese in stato di insolvenza, ai sensi del decreto legislativo 8 luglio 1999, n. 270;
il potere di intervento del Ministero dello Sviluppo Economico, in tali materie, si estrinseca nella nomina del commissario o dei commissari preposti agli enti nonché dei comitati di sorveglianza;
le normative summenzionate stabiliscono che la nomina dei commissari non può essere meramente discrezionale ma deve sempre fare riferimento a requisiti di comprovata capacità professionale, esperienza e moralità dei soggetti che vengono incaricati;
in particolare, l'articolo 39 del decreto legislativo 270/99 ha previsto l'emanazione di un apposito regolamento che disciplini i requisiti di professionalità e di onorabilità dei commissari;
con il Decreto del Ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale - Direzione Generale della Cooperazione n. 168 del 27 aprile 2001 «Disposizioni in materia di liquidazioni coatte amministrative di enti cooperativi» è stato previsto che venga istituito «l'archivio dei commissari liquidatori» e che non siano consentite «nomine di commissari non iscritti nell'archivio», salve eccezioni motivate -:
quante nomine commissariali nelle materie della cooperazione, dell'amministrazione straordinaria, dei consorzi agrari, delle società fiduciarie siano state effettuate dall'attuale Governo;
se si sia provveduto a predisporre i regolamenti e gli albi e/o archivi dei commissari previsti dalla normativa;
ed, infine, quali procedimenti valutativi e comparativi nonché quali criteri di
scelta abbiano presieduto alle nomine commissariali sinora effettuate.
(4-05494)