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Allegato B
Seduta n. 236 del 6/11/2007
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SVILUPPO ECONOMICO
Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:
X Commissione:
FAVA. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
la provincia di Mantova è uno dei territori nazionali a più forte caratterizzazione per quanto riguarda la macellazione e la lavorazione delle carni suine;
la Ghinzelli Marino SpA, nata da circa mezzo secolo, per decenni è stata il leader nazionale della macellazione suina e attualmente conta 168 dipendenti, tra operai, impiegati e dirigenti;
l'Azienda, nel segnalare la necessità di resistere ad una concorrenza sempre più spregiudicata, ha presentato a sindacati e rappresentanti dei lavoratori un piano di ristrutturazione che prevede ingenti investimenti ma anche tagli di personale e, pertanto, ritenuto inaccettabile dalla controparte;
nel dettaglio, stante quanto riportato dai sindacati al termine del terzo incontro tenutosi lo scorso 16 novembre in Confindustria a Mantova, il piano di ristrutturazione presentato si dovrebbe articolare nel biennio 2007-2008, con il pronostico che il ritmo lavorativo salga, nel 2007, di 15 capi macellati all'ora, per arrivare a 345 capi/ora; risultato, questo, da raggiungere con sei lavoratori in meno sulla linea produttiva. Nel 2008 l'Azienda intende poi investire 2 milioni di euro nel miglioramento delle strutture produttive, per giungere a 380 maiali l'ora, prospettando un ulteriore taglio di 2-3 lavoratori. L'azienda, inoltre, chiede al sindacato un'apertura sulla terziarizzazione di alcune lavorazioni ritenendo l'affidamento di alcune lavorazioni a cooperative esterne come la soluzione a problemi inerenti il ciclo produttivo;
in data 29 novembre 2006, l'interrogante presentava al Ministro del lavoro una interrogazione sulle problematiche che sarebbero sorte con questa prima riduzione di addetti;
il Sottosegretario Rinaldi rispondeva in modo telegrafico indicando solo il ricevimento della comunicazione inerente la riduzione di personale, senza prevedere alcuna sorta di attività di supporto alla trattativa;
la Ghinzelli Marino SpA, pur dopo una serie di trattative con le parti sindacali, presso la sede della confindustria mantovana decideva di comunicare unilateralmente
la chiusura dello stabilimento di Viadana, disattendendo gli accordi presi -:
se il Ministro interrogato essendo al corrente della situazione non intenda intervenire aprendo un tavolo di concertazione, al fine di scongiurare, con la chiusura dell'impianto, una ulteriore contrazione del tessuto imprenditoriale e produttivo della zona, con conseguenti ricadute sul piano occupazionale.
(5-01711)
LAZZARI e VALDUCCI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
nel marzo 2003 sono stati nominati, in forza della legge 12 dicembre 2002, i Commissari Liquidatori nelle procedure già in amministrazione Straordinaria disciplinate dal decreto-legge 30 gennaio 1979 n. 26 (convertito della legge 95/79, cosiddetta Legge Prodi). A tali nomine ha provveduto il Ministero delle attività produttive (oggi dello Sviluppo Economico);
contestualmente a tali nomine il competente Ufficio del Ministero, a suo tempo, ha provveduto, con la massima celerità, a «ordinare» la immediata liquidazione degli onorari ai predecessori in forza di decreti emessi dallo stesso Ufficio del Ministero; praticamente in poche settimane l'intera, procedura di liquidazione degli onorari ai Commissari uscenti era conclusa per tutte le procedure in a.s.;
nel marzo 2007 per una norma inserita in Finanziaria, sono stati sostituiti tutti i Commissari delle procedure in amministrazione straordinaria suo tempo nominati, anche quelli le cui procedure erano praticamente concluse;
i decreti relativi a tali nomine, per vari profili di illegittimità (anche costituzionale), sono stati per la gran parte impugnati innanzi alla magistratura amministrativa e potranno produrre (rectius stanno già producendo) gravi danni a carico dell'erario e dei creditori delle procedure; a tal riguardo risulta che il Consiglio di Stato (sezione VI, ordinanza n. 4753/07, R.G. 6711/2007) in data 13 settembre 2007 abbia già accolto la richiesta di «sospensiva» presentata da un Commissario rimosso;
ma, la questione veramente sconcertante e di assoluta gravità, foriera di ulteriori contenziosi, è quella che riguarda il mancato riconoscimento dei maturati onorari ai Commissari Liquidatori rimossi dall'incarico;
infatti, con atteggiamento di inerzia incomprensibile, il Ministero dello Sviluppo economico, a distanza di sei mesi circa dalla rimozione dei Commissari, non ha provveduto ad un suo preciso dovere: provvedere a determinare la liquidazione dei compensi; si evidenzia, per altro, come la dovuta liquidazione degli onorari non pesi neanche per un centesimo sulle casse pubbliche, essendo a carico del patrimonio delle singole società in amministrazione straordinaria;
anzi, v'è di più: con nota dell'8 giugno 2007 (Protocollo n. 33708) il Ministero, con una interpretazione per lo meno azzardata delle normative in vigore, nel richiedere documentazione di vario genere e natura ai Commissari Liquidatori, «confonde» le norme della legge n. 270 del 1999 regolanti le procedure gestite da Commissari Straordinari, con quelle che regolano la legge n. 95 del 1979 (così come modificata dalla sopra citata legge 12 dicembre 2002) riguardante le vecchie procedure rette da Commissari Liquidatori (aventi, com'è di tutta evidenza, solo finalità liquidatorie);
la consapevolezza della palese forzatura di tale operazione è candidamente confessata dallo stesso ministero allorché, al penultimo comma della citata nota scrive «Quanto alla legge n. 95 del 1979, pur in assenza di analoga previsione e tenuto presente che sono stati predisposti e già depositati presso la scrivente, ... i rendiconti delle procedure ...». In buona, sostanza, ai fini che appaiono solo dilatori, il Ministero dello sviluppo economico, pur
nella consapevolezza che nessun regolamento è possibile fare a posteriori, almeno per quanto riguarda i Commissari Liquidatori che hanno retto società rientranti nella legge n. 95 del 1979, pur tuttavia richiede documenti che per sua stessa ammissione sono già in suo possesso (già depositati presso la scrivente...) -:
se sia a conoscenza di tali gravissimi comportamenti, commissivi, ed omissivi, e dunque quali iniziative intenda adottare a riguardo per porre rimedio immediato alla incresciosa situazione venutasi a creare e per evitate il pericolo che i Commissari liquidatori rimossi agiscano in via giudiziaria per ottenere il corrispettivo economico dovuto, con ulteriori aggravi per l'Erario e per il ceto creditorio delle procedure.
(5-01712)
PROVERA. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
da mesi perdura la crisi dell'Azienda Bertone di Torino. È Questo un prestigioso marchio e un'ottima industria di carrozzeria;
purtroppo il declino del mercato dell'auto italiana degli ultimi anni '90 e dei primi anni del nuovo secolo ha pesato molto su questa impresa. Neppure la vigorosa ripresa della FIAT ha determinato fin ora le condizioni per una sua ripresa;
tale situazione è imputabile a molte cause ma innanzitutto ad una incomprensibile incapacità di gestire localmente lo sviluppo coerente di un polo di carrozzieri in collegamento principe con il produttore principale di auto Italiane che è la FIAT;
tale situazione rischia di disperdere se non il marchio Bertone (valore economico di per sé) le grandi competenze manifatturiere di tale azienda;
la proprietà in interviste a giornali locali lascia intendere che se aziende in stato fallimentare trovano sostegni governativi così non è per aziende come la Bertone che ancora non è in tale situazione -:
quali iniziative intenda assumere (siccome nella finanziaria e in apposite leggi, proprio codesto Governo, e il Ministero interrogato in modo specifico ha individuato strumentazioni utili a sostenere l'attività produttiva ed i marchi nazionali) affinché non sia disperso tale importante patrimonio lavorativo e si possano confermare le attività di tutte le maestranze.
(5-01713)
CAPEZZONE. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
i commi 905 e 906 dell'articolo 1 della legge 27 dicembre 2006, n. 296 («Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato - Legge finanziaria 2007»), intervenivano sulla cessione delle quote superiori al 20 per cento del capitale delle società proprietarie e gestrici di reti nazionali di trasporto del gas naturale, controllate direttamente o indirettamente dallo Stato;
il combinato disposto delle previsioni di tali commi ha, di fatto, ulteriormente - e, parrebbe, indefinitamente - prorogato il termine del 31 dicembre 2008, stabilito dall'articolo 1-ter, comma 4, del decreto-legge 29 agosto 2003, n. 239, convertito, con modificazioni, dalla legge 27 ottobre 2003, n. 290, come prorogato dall'articolo 1, comma 373, della legge 23 dicembre 2005, n. 266, nei soli confronti delle società sopra citate, prevedendo che la cessione delle quote superiori al 20 per cento del capitale debba avvenire entro ventiquattro mesi dalla data di entrata in vigore di un decreto del Presidente del Consiglio dei ministri (per il quale la norma non prevede alcun termine) chiamato a definirne le modalità operative, anche ai fini dell'attribuzione allo Stato dei poteri connessi alla cosiddetta golden share;
ad ora, e nell'imminente esame del testo della legge finanziaria per il 2008,
tale decreto del Presidente del Consiglio dei ministri non risulta all'interrogante essere stato emanato -:
quali valutazioni o quali impedimenti abbiano portato il Ministero e il Governo a non dare attuazione ad una norma da loro voluta.
(5-01714)
D'AGRÒ, FAVA e ALFREDO VITO. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
il prossimo 1o novembre 2007 entreranno in vigore le norme di cui al decreto legislativo recante il recepimento della direttiva 2004/39/CE relativa ai mercati degli strumenti finanziari, che modifica le direttive 85/611/CEE e 93/6/CEE del Consiglio e la direttiva 2000/12/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, e che abroga la direttiva 93/22/CEE del Consiglio, cosiddetta Direttiva MiFID (Market in Financial Instrument Directive), approvato dal Consiglio dei ministri lo scorso 30 agosto 2007;
tale provvedimento interviene in materia di vigilanza su intermediari, sui servìzi e le attività di investimento, sull'operatività transfrontaliera, nonché sulla gestione collettiva del risparmio, sui provvedimenti ingiuntivi, sui mercati e sulla gestione accentrata di strumenti finanziari ed amministrativi;
l'articolo 11 del decreto legislativo in oggetto, che apporta modifiche alla Parte III, Titolo I, Capo I del Testo unico della finanza (TUF), prevede l'inserimento dell'articolo 66-bis al TUF riguardante i mercati di strumenti finanziari derivati sull'energia elettrica e il gas;
con tale disposizione nascerà anche in Italia il nuovo Mercato dei derivati energetici;
tra i prodotti energetici, l'energia elettrica costituisce la commodity con le maggiori variazioni;
gli strumenti derivati costituiscono i prodotti finanziari più idonei per operare strategie di salvaguardia consentendo di trasferire il rischio di variazione dei prezzi dagli operatori a coloro che intendono sostenerlo;
nello scenario internazionale, accanto alle negoziazioni fisiche di energia elettrica, si sono sviluppati scambi di prodotti finanziari derivati;
il nuovo articolo 66-bis del TUF introduce competenze di vigilanza dell'Autorità per l'energia elettrica e il gas coordinatamente con la Consob in considerazione degli interessi pubblici alla tutela della stabilità, economicità e concorrenzialità dei mercati dell'energia;
al momento non è ancora stato individuato il nuovo soggetto che avrà il compito di gestire questo nuovo mercato;
alcuni organi di informazione hanno riportato nei giorni scorsi la notizia che il Gestore del mercato elettrico (GME) e Borsa italiana lavorano per far partire il mercato dei derivati energetici in Italia;
sembra esserci da parte del Governo la volontà di ridisegnare il settore elettrico, prevedendo la costituzione di una nuova società (costituita da GSE, AIA e Cassa Conguaglio) con la cessione della azioni del GME al Ministero dell'economia e delle finanze per una successiva privatizzazione;
lo scorso 30 luglio, Paolo Landi, Segretario generale di Adiconsum, ha inviato una lettera ai Ministri Padoa Schioppa e Bersani per evidenziare le eventuali ripercussioni negative che potrebbero prodursi sugli utenti finali, qualora non fossero adeguatamente precisati i ruoli di vigilanza riservati alla Consob e all'Autorità per l'energia elettrica e il gas;
l'Adiconsum afferma, inoltre, nella lettera in oggetto, che in questo quadro un contributo significativo potrebbe essere offerto dal GME, soggetto che attualmente organizza e gestisce il mercato a pronti dell'energia elettrica, in virtù dell'esperienza
maturata in questi anni nella gestione della Borsa elettrica -:
se il Ministro sia al corrente di un accordo tra Gestore del Mercato Elettrico e Borsa italiana e se in tale accordo sia stata preservata l'autonomia della società, che ha un ruolo pubblico ed importante nel sistema elettrico italiano, ed il rischio di speculazioni e turbative sul mercato spot dell'energia.
(5-01715)
Interrogazione a risposta scritta:
MURA. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
Sviluppo Italia è l'Agenzia Nazionale per l'attrazione degli investimenti esteri e lo sviluppo d'impresa, sottoposta alla vigilanza del Ministero dello Sviluppo Economico;
il Ministero dell'Economia e delle Finanze detiene il 100 per cento delle quote associative dell'Agenzia, provvede alla nomina del presidente, dei revisori dei conti ed alla designazione dei consiglieri di amministrazione;
il Ministero dello Sviluppo Economico provvede all'approvazione dell'organigramma e del programma di attività di Sviluppo Italia;
Sviluppo Italia è un ente integralmente finanziato con fondi pubblici;
il personale di Sviluppo Italia attualmente in servizio è pari a 1.719 unità, mentre sono state allontanate recentemente oltre 300 unità con contratto a termine per mancato rinnovo dello stesso;
vari organi di stampa hanno riportato in agosto la notizia dell'assunzione presso Sviluppo Italia come consulente del dottor Gabriele Visco, figlio di Vincenzo Visco attuale viceministro dell'Economia;
il 17 marzo 2007 si è insediato il nuovo amministratore delegato di Sviluppo Italia, il dottor Domenico Arcuri, che ha annunciato verbalmente il piano di riordino dell'Agenzia, anticipando il mancato rinnovo dei contratti a termine ancora vigenti e con scadenza fine anno 2007 e il taglio di ulteriori 140 unità a tempo indeterminato, tra cui dirigenti e quadri;
ad oggi, però, il piano, più volte annunciato, per la riorganizzazione dell'Agenzia non risulta ancora presentato e approvato dal consiglio di amministrazione -:
se corrisponda al vero la notizia, riportata in premessa, circa l'assunzione come consulente del dottor Gabriele Visco, se corrisponda al vero che sarebbe stato in seguito inquadrato a tempo indeterminato con la qualifica di dirigente e quale sia l'onere a carico di Sviluppo Italia per la copertura degli emolumenti corrisposti al dottor Visco;
se il ruolo e l'incarico affidato al dottor Gabriele Visco non potesse essere ricoperto utilizzando le risorse già in organico presso Sviluppo Italia;
quali siano, essendo Sviluppo Italia un ente pubblico totalmente sovvenzionato da fondi pubblici, i criteri e le procedure sulla base delle quali sono effettuate le assunzioni, se non ritenga il ministro che tali criteri e procedure debbano essere improntate alla massima trasparenza e quali provvedimenti intenda attuare in proposito.
(4-05521)