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Allegato A
Seduta n. 237 del 7/11/2007
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(Sezione 12 - Elementi in merito a detenuti deceduti per malattia in carcere, in ospedale o nella propria abitazione)
D'ELIA. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
si fa riferimento all'interrogazione a risposta immediata n. 3-00705 dell'interrogante svolta il 7 marzo 2007 e alla relativa risposta del Governo a riguardo del caso del detenuto Antonio Cordì;
nel febbraio 2006 al signor Antonio Cordì, 64 anni, detenuto nel carcere di Cuneo, fu diagnosticato un cancro al polmone, per il quale i medici richiedevano un ricovero in ospedale per un intervento chirurgico urgente (ricovero che il tribunale di sorveglianza di Cuneo non autorizzava);
nell'aprile 2006, il detenuto veniva trasferito nel carcere di Secondigliano, dove i sanitari ribadivano l'urgenza di un intervento chirurgico, ma anche il tribunale di sorveglianza di Napoli negava il ricovero in ospedale;
alla fine di luglio 2006, il signor Cordì veniva finalmente ricoverato al Cardarelli, ma il primario di chirurgia toracica dell'ospedale definiva talmente gravi le sue condizioni di salute da considerarlo ormai inoperabile per l'espandersi di metastasi, che, nel dicembre 2006, arrivavano anche al cervello;
in risposta all'interrogante, il 7 marzo 2007 il Governo affermava: «Allo stato, dunque, non si rilevano né inadempienze, né condotte di magistrati che siano disciplinarmente apprezzabili, visto che le condizioni di salute del Cordì, anche in virtù dei provvedimenti giudiziari adottati, non solo sono state costantemente tenute sotto controllo dal dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, ma sono, altresì, trattate sia con le risorse interne che con quelle esterne agli istituti, mediante l'immediata ospedalizzazione del detenuto»;
soltanto alla fine dell'aprile 2007 (30 aprile 2007), il Cordì veniva trasferito presso il reparto oncologico dell'ospedale Cardarelli di Napoli in regime di detenzione domiciliare;
essendo continuamente allettato, al fine di evitare possibili decubiti, il Cordi il 25 maggio 2007, tramite il proprio legale, l'avvocato Cartolano, richiedeva al magistrato di sorveglianza di Napoli la possibilità
di poter deambulare all'interno del nosocomio, ma il magistrato è stato inflessibile nel negargli tale possibilità;
le condizioni del Cordì continuavano a peggiorare, sicché in data 1o giugno 2007 venne avanzata istanza di detenzione domiciliare presso la sua abitazione in Locri;
il magistrato rispondeva sostenendo che la struttura del Cardarelli era più idonea rispetto all'abitazione;
il giorno 25 luglio 2007 l'avvocato Cartolano vedeva per l'ultima volta il Cordì presso la struttura ospedaliera e, osservate le gravissime condizioni del degente e verificata l'insostenibilità per i familiari di sopportare il carico dell'assistenza continua allo stesso, la mattina successiva ebbe ad inoltrare al magistrato di Napoli un'ulteriore istanza;
su tale istanza l'avvocato Cartolano non riceveva alcuna decisione da parte del magistrato, così come (da quello che i familiari hanno riferito al legale) alcuna decisione è stata notificata al Cordì finché è rimasto in vita;
la sera del 2 agosto 2007 l'avvocato Cartolano veniva avvisato telefonicamente da un familiare in visita al degente che il Cordì era incosciente e il sanitario curante, parlando al telefono con il legale stesso, esprimeva il proprio giudizio di estrema gravità delle condizioni del paziente (riferendo un aumento della pressione endocranica per l'espandersi della metastasi), comunicandogli che la sera stessa o al massimo la mattina successiva del 3 agosto 2007 avrebbe stilato una relazione diretta al magistrato sulla situazione clinica del Cordì;
la mattina del 3 agosto 2007, alle ore 10,40, l'avvocato Cartolano inoltrava un fax al magistrato, con il quale esponeva la situazione appresa la sera prima, chiedendo un accertamento telefonico urgente e rinnovando la richiesta di inviare il Cordi nella propria abitazione, al fine di evitarne il decesso in ospedale;
sempre in data 3 agosto 2007, il legale riceveva notizia del rigetto dell'istanza, nel quale il magistrato di sorveglianza, firmando in modo illeggibile il provvedimento, si limitava - secondo l'interrogante incomprensibilmente - a far riferimento ad un provvedimento di quasi due mesi prima;
alle ore 19,18 del medesimo giorno l'avvocato Cartolano, dopo l'ennesimo diniego, in calce al fax trasmesso la mattina ribadiva ulteriormente con una nuova richiesta la necessità di una decisione che non costringesse il detenuto a morire in ospedale;
a tale seconda istanza l'avvocato Cartolano non riceveva alcun riscontro e passavano ben tre giorni (il 4, il 5 ed il 6 agosto 2007) senza che intervenisse alcuna decisione;
il giorno 6 agosto 2007, alle ore 13,04, l'avvocato Cartolano, sollecitato dai familiari del Cordì (sconcertati nel dover constatare che il congiunto, pur essendo entrato in coma, fosse ancora in detenzione presso il nosocomio), inoltrava ennesima richiesta «vergata a mano» in calce al fax del 3 agosto 2007, con la quale invitava il magistrato a disporre il trasferimento del Cordì presso la sua abitazione;
soltanto il 7 agosto 2007 interveniva un provvedimento del magistrato di sorveglianza di Napoli, nel quale si faceva riferimento al rigetto della prima istanza del 3 agosto 2007 e si affermava che era pervenuta relazione sanitaria sulle condizioni del detenuto in data 6 agosto 2007, ore 17,18 (mentre nel citato colloquio telefonico della sera del 2 agosto 2007 tra il Cartolano ed il sanitario curante, questi affermava che avrebbe relazionato la sera stessa, o al più tardi la mattina del 3 agosto 2007, il magistrato di sorveglianza sulle gravissime condizioni del degente), e, in virtù di quanto sopra, si sospendeva la pena nei confronti del Cordì;
detto provvedimento veniva notificato nelle prime ore del pomeriggio del 7 agosto 2007;
il Cordì veniva trasferito nella tarda serata del 7 agosto 2007 presso la propria abitazione in Locri (Reggio Calabria), dove spirava nelle prime ore dell'8 agosto 2007 -:
se non intenda raccogliere elementi informativi finalizzati all'accertamento di responsabilità, comportamenti omissivi o inadempienze sui fatti esposti, quanti siano, nel 2006 e dall'inizio del 2007, i detenuti morti in carcere per malattia e quanti coloro che, usciti dal carcere in sospensione della pena per malattia, siano successivamente morti in ospedale o nelle proprie abitazioni.
(3-01406)
(6 novembre 2007)