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Allegato B
Seduta n. 238 dell'8/11/2007
ATTI DI INDIRIZZO
Mozione:
La Camera,
premesso che:
lo status attuale e le prospettive politiche ed istituzionali del Kosovo sono definite da una Risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, la n. 1244 del 10 giugno 1999. Tale risoluzione è l'unico atto internazionale sullo status del Kosovo oggi in vigore;
la Risoluzione ONU afferma chiaramente il principio del rispetto dell'integrità territoriale e della sovranità dello Stato serbo, erede della Federazione Jugoslava, unitamente all'impegno ad assicurare al Kosovo una sostanziale autonomia;
di fatto, dal 1999, il Kosovo rappresenta un protettorato internazionale, nel quale, nonostante l'ingentissimo dispendio di forze e finanziamenti esteri, non si registra alcun successo nella ricostruzione e nell'avvio di un periodo di pace e benessere: dominano le famiglie mafiose e l'economia non decolla nonostante i miliardi di euro di aiuti. La questione etnica è solo apparentemente superata: i serbi, fuggiti in massa, non rientrano perché non ci sono le condizioni di sicurezza;
nel 2003 a Vienna, sono stati avviati i colloqui per una sistemazione definitiva dello status politico del Kosovo. La rappresentanza Kosovara ha visto da subito l'indipendenza come unico scenario accettabile, la Serbia, con altrettanta determinazione, ha chiesto il rispetto della risoluzione ONU, che preserva l'integrità del suo territorio. Coerentemente, Belgrado si è sempre dichiarata, in sede negoziale e non, nettamente contraria all'indipendenza della regione Kosovara;
nell'aprile 2004 intanto il Governo di Belgrado ha approvato autonomamente un assetto «cantonale» per il Kosovo che garantisce alla regione amplissima autonomia;
constatata l'inefficacia dell'intervento internazionale nella regione i Paesi coinvolti, attraverso l'ONU, hanno voluto imprimere una forte accelerazione nel corso dell'ultimo anno al negoziato sullo status, inviando un negoziatore con il preciso obiettivo di giungere ad un disimpegno delle forze esterne nella regione, magari sostituite per un breve periodo da forze dell'UE;
il Rapporto del negoziatore ONU Ahtisaari, presentato nel marzo scorso, non è stato in grado di suggerire nessuna soluzione condivisa da entrambe le parti, e ha segnato l'ennesimo fallimento della diplomazia internazionale; la partita è tornata ora ai negoziati diretti tra le parti, con la mediazione della trojka Russia-Stati Uniti-UE, che nelle prime battute è apparso come un dialogo fra sordi, così riassunto dal presidente serbo Tadic: «Noi insistiamo per parlare di quale status finale dovrà avere il Kosovo. I kosovari-albanesi invece vogliono discutere solo di che relazioni avremo una volta che saranno indipendenti»;
i leaders Kosovari hanno ufficialmente dichiarato che, se l'indipendenza non sarà l'esito naturale dei negoziati, che dovrebbero concludersi il 10 dicembre prossimo, la regione procederà unilateralmente e immediatamente a dichiarare la propria autonomia; l'indicazione del 10 dicembre come deadline per una soluzione definitiva, qualunque essa sia, sta pericolosamente emergendo anche in altre capitali: il presidente francese Nicolas Sarkozy, al termine dell'incontro del 9 ottobre a Mosca con Vladimir Putin, ha affermato di aver detto al presidente russo che «l'Europa riconoscerà l'indipendenza» della regione se non si arriverà a un accordo nei tempi previsti;
l'indipendenza del Kosovo costituirebbe un elemento pericoloso per la stabilità complessiva della regione, trascinando con sé ulteriori tensioni etniche tra
le componenti slava ed albanese delle altre Repubbliche della ex Jugoslavia, in particolare il Montenegro e la Macedonia;
l'utopia della «Grande Albania» non è del resto estranea alle forze politiche albanesi come non lo è mai stato dagli obiettivi dell'UCK;
potrebbe inoltre rivelarsi un elemento di rivendicazione da parte dei serbi bosniaci della Srpska, una delle due repubbliche che compongono la Bosnia e che rappresenta il 49 per cento del territorio bosniaco, i quali premerebbero per la divisione del Paese e l'unificazione alla madrepatria,
impegna il Governo:
ad esprimere in tutte le sedi internazionali una posizione contraria a qualunque violazione del diritto internazionale e ad una eventuale dichiarazione unilaterale di indipendenza da parte del Kosovo;
a sostenere presso il gruppo di contatto e le Nazioni Unite l'assoluta necessità di considerare il 10 dicembre come una tappa importante ma non necessariamente definitiva del negoziato se non sarà possibile proporre entro tale data una soluzione accettata e condivisa da tutte le parti coinvolte;
a non riconoscere un'eventuale dichiarazione unilaterale di indipendenza da parte kosovara e a sollecitare una analoga ed unitaria presa di posizione da parte di tutti i membri dell'Unione Europea.
(1-00248)
«Giancarlo Giorgetti, Maroni, Gibelli, Alessandri, Allasia, Bodega, Bricolo, Brigandì, Caparini, Cota, Dozzo, Dussin, Fava, Filippi, Fugatti, Garavaglia, Goisis, Grimoldi, Lussana, Montani, Pini, Stucchi».