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Allegato B
Seduta n. 238 dell'8/11/2007
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ATTI DI CONTROLLO
PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
Interpellanze:
Il sottoscritto chiede di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, per sapere - premesso che:
una recente indagine di Legambiente Puglia, nell'ambito della Campagna nazionale «Ecosistema rischio 2007», ha stabilito come in Puglia nel corso dell'anno, siano accresciuti i rischi idrogeologici in tutta l'area regionale, a causa sia del notevole ritardo nella prevenzione da parte dei comuni (il 78 per cento risulta infatti in ritardo) che dei piani di emergenza aggiornati (solo l'11 per cento ha provveduto);
la predetta indagine inoltre, ha rilevato che tra i comuni della Puglia classificati a più alto pericolo di frane e alluvioni, soltanto il 22 per cento svolge un lavoro positivo di mitigazione del rischio idrogeologico, mentre il 67 per cento vive in abitazioni in aree a rischio e oltre un comune su tre presenta in tali aree, addirittura interi quartieri;
secondo il rapporto «Ecosistema rischio 2007», la situazione è altrettanto carente e grave, per quanto riguarda le attività locali della protezione civile per rispondere alle eventuali emergenze, nel caso si dovessero verificare, tali eventi calamitosi;
dai dati numerici suesposti, appare evidente come la situazione dal punto di vista idrogeologico in Puglia, diventi ogni anno sempre più preoccupante, come confermato anche dal portavoce nazionale della Campagna «Operazione fiumi 2007»;
l'Autorità di bacino della Puglia inoltre, che ha stilato un nuovo elenco, da cui emergerebbe una forte fragilità del territorio
pugliese, non ha ancora reso applicativo il documento, la cui approvazione è fondamentale e prioritaria, soprattutto per evitare che si continui a costruire nelle aree più a rischio;
risulta pertanto improrogabile attivarsi per una seria ed adeguata politica di prevenzione, al fine di rendere il territorio pugliese più sicuro e organizzato attraverso un efficiente sistema locale di protezione civile, che attualmente, così come suesposto appare lacunoso e carente;
il rapporto «Ecosistema rischio 2007» infine, ha rilevato che nel 50 per cento dei comuni sono presenti fabbricati industriali in zone esposte a pericolo e nonostante il territorio si dimostri sempre più fragile, solo il 16 per cento dei comuni ha avviato interventi di delocalizzazione delle abitazioni dalle zone a più alto rischio, mentre nessun comune si è attivato per delocalizzare fabbriche, magazzini o capannoni;
dalle considerazioni esposte emergono sostanzialmente significative e gravi responsabilità dell'operato da parte della regione Puglia, sulle politiche di prevenzione, di monitoraggio idrogeologico dell'intera area regionale, nonché degli scarsi interventi previsti a sostegno dei comuni e per la tutela del territorio pugliese, come dimostrano sia i dati numerici suesposti, che gli avvenimenti delle ultime settimane, in cui semplici temporali sono sufficienti per procurare nel migliore dei casi allagamenti e disagi, causati anche da una accresciuta urbanizzazione incontrollata delle aree a rischio -:
se non ritengano urgente prevedere una serie di iniziative al fine di migliorare l'attività di prevenzione e di monitoraggio dell'ecosistema della Puglia il cui livello di rischio e pericolosità di alluvioni e frane è altamente evidente, come descritto dal rapporto esposto in premessa;
se non ritengano altresì urgente intervenire presso il Dipartimento della protezione civile, per verificare il livello di ritardo del sistema delle attività locali del medesimo Dipartimento, la cui efficienza risulta evidentemente carente, secondo l'indagine della stessa Legambiente Puglia;
quali iniziative infine, nell'ambito delle proprie competenze, intendano assumere nei confronti dell'Autorità di bacino della Puglia, per sollecitare una rapida ed immediata approvazione del nuovo elenco, da cui emergerebbe una forte fragilità del territorio pugliese, il cui ritardo nell'emanazione da parte delle medesime autorità regionali costituisce un segnale inaccettabile di scarsa efficienza dell'attuale operato delle politiche di prevenzione e di mitigazione del rischio idrogeologico della Puglia, così fortemente avvertito.
(2-00834) «Di Cagno Abbrescia».
I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, per sapere - premesso che:
il 23 febbraio 2006 il Ministro delle attività produttive, di concerto con quello per l'ambiente e su istanza di una società privata, ha concesso per decreto l'autorizzazione a realizzare un impianto industriale offshore galleggiante di rigassificazione di GNL (gas naturale liquefatto), permanentemente ancorato al fondo marino e collegato tramite gasdotto alla rete di distribuzione in terraferma, localizzato in un «sito» al largo della costa toscana, tra Livorno e Pisa, al confine delle acque territoriali italiane;
tale impianto è stato autorizzato con la procedura semplificata prevista dall'articolo 8 della legge n. 340 del 2000, e pertanto sul presupposto che il sito individuato per la sua installazione fosse classificato come «industriale»;
tale impianto, per motivi di sicurezza, precluderebbe definitivamente ad altri usi, compresa la pesca e la navigazione, un'area di mare di almeno 43 chilometri quadrati e porrebbe vincoli per un'area molto più vasta;
il nuovo impianto di rigassificazione sorgerebbe in una posizione prospiciente il
Parco naturale di San Rossore Migliarino Massaciuccoli, vicinissimo alla Riserva naturale marina della Meloria ed all'interno di un'area marina conosciuta internazionalmente come il «Santuario dei cetacei» ed inclusa nella lista delle Aree Specialmente Protette di Interesse Mediterraneo (SPAMI) ai sensi della Convenzione di Barcellona;
la tecnologia usata per la rigassificazione del gas naturale prevede l'uso di ingenti quantità di acqua marina, che verrebbe trattata con additivi chimici allo scopo di raffreddare gli impianti;
più precisamente, l'impianto di rigassificazione userebbe nei circuiti di riscaldamento enormi quantità di acqua addizionata con sostanze inibenti la vegetazione (ipoclorito di sodio ovvero varechina) e restituita al mare ad una temperatura inferiore di oltre 6 gradi rispetto a quella prelevata, con effetti non facilmente prevedibili sulla flora e la fauna;
nel sito in oggetto dovrebbero compiersi operazioni di allibo (ossia di travaso del gas raffreddato a -160o C da nave gasiera a nave rigassificatrice) in alto mare, vietate dal decreto ministeriale 3 maggio 1984 fino al 23 febbraio 2007;
nella stessa data in cui è stato autorizzato il rigassificatore in oggetto è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale un decreto del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, firmato dal comandante generale Dassatti del Corpo delle Capitanerie di porto, che ammette l'allibo anche per il metano, «considerata la necessità di modificare il succitato decreto al fine di ammettere al trasferimento da una nave all'altra anche il metano» e «Sentito il parere espresso nella seduta del 13 dicembre 2005 dal Gruppo di lavoro merci pericolose costituito con decreto dirigenziale 19 maggio 2005»;
il metano liquefatto presenta una fortissima instabilità e l'elevatissima quantità di GNL trasportabile da una nave gasiera aumenta notevolmente i rischi di incendio e di esplosione;
gli effetti di gas naturale liquefatto sversato su una superficie marina sono stati studiati e documentati dall'Agenzia per la protezione dell'ambiente del Governo degli Stati Uniti, concludendo che la collocazione a mare di tali impianti appare come la più rischiosa;
la conduttura del gas, dalla piattaforma galleggiante all'innesto della tubatura SNAM, percorre un tracciato in parte marino ed in parte terrestre. Il gasdotto a terra attraversa un'area - tra il porto di Livorno e l'interporto di Guasticce in prossimità della raffineria Stanic - dove sono presenti numerosi impianti industriali a rischio di incidente rilevante ed in prossimità della base militare statunitense di Camp Darby;
l'impianto è stato autorizzato senza alcuna previa ufficiale consultazione delle popolazioni interessate, nonostante l'esplicita richiesta in tale senso di un comitato spontaneo di cittadini e il dettato della Convenzione europea «sull'accesso all'informazione, sulla partecipazione del pubblico al processo decisionale e sull'accesso alla giustizia in materia ambientale» (stipulata ad Aarhus, in Danimarca, il 25 giugno 1998 e ratificata dalla legislazione italiana con Legge n. 108 del 16 marzo 2001);
il ministero dell'Ambiente, con una circolare del 3 marzo 2007, ha formalmente invitato il ministero dello Sviluppo Economico - quale Amministrazione che nel 2001 adottò, con decreto n. 17032 del 21 gennaio 2003, il provvedimento di autorizzazione del terminale di rigassificazione di Livorno - a predisporre il decreto di annullamento di tale autorizzazione;
segnatamente, il direttore generale per la Salvaguardia Ambientale, ingegnere Bruno Agricola, ha sostenuto, nella lettera con cui il Ministero dell'Ambiente chiede al Ministero dello Sviluppo Economico di dare corso alla decisione di annullare il decreto n. 17032 del 21 gennaio 2003, che l'illegittimità di tale decreto deriva in primo luogo dalla «non corretta applicazione della direttiva 96/82/CE (Seveso),
sotto il profilo della consultazione della popolazione, in quanto tale adempimento doveva essere espletato prima della conclusione dell'iter autorizzativo»;
l'8 maggio 2007 il Capo dell'Ufficio Legislativo del Ministero dell'Ambiente, Sergio De Felice, ha inviato all'Avvocatura di Stato di Firenze ed al Tar Toscana un documento che risulta, a giudizio degli interroganti, essenziale ai fini della comprensione della vicenda;
il documento, presentato come «parere dell'Ufficio legislativo» del Ministero dell'Ambiente in ordine al ricorso presentato dalla Edison S.p.A. al Tar Toscana per l'annullamento degli atti autorizzativi concessi alla OLT Offshore LNG Toscana S.p.A. per la realizzazione del rigassificatore in oggetto, elenca una serie di vizi procedurali tali da configurare l'illegittimità del procedimento amministrativo in esame;
secondo il Capo dell'Ufficio Legislativo del Ministero dell'Ambiente, l'applicazione della procedura semplificata di cui all'articolo 8 della legge 340/2000 è stata «erronea», dal momento che il rigassificatore è previsto in un sito marino e non, come imporrebbe l'articolo 8, in un «sito industriale riutilizzato»;
il documento conferma inoltre l'assenza, in occasione della VIA, della consultazione delle popolazioni interessate e dell'acquisizione del loro parere, come stabilisce l'articolo 23, comma 2 del decreto legislativo 334/1999;
Sergio De Felice ricorda come sia «ancora da acquisire la concessione demaniale per la realizzazione della costruzione» e come il nostro Paese, una volta autorizzato il rigassificatore, non abbia - secondo quanto espressamente prevede l'accordo internazionale del 25 novembre 1999 firmato da Italia, Francia e Principato di Monaco e ratificato dal nostro Paese con la legge 391 dell'11 ottobre 2001 - consultato gli altri Stati contraenti;
infine, il documento «rammenta che il procedimento amministrativo che si concluda senza aver acquisito il parere di tutte le amministrazioni coinvolte (l'Ente Parco Regionale di Migliarino, San Rossore, Massaciuccoli è, per esempio, soggetto pubblico titolare di un interesse qualificato) deve ritenersi illegittimo», secondo la sentenza del Consiglio di Stato n. 3451 del 2004. Il fatto che il suddetto Ente Parco avesse diritto a partecipare alla Conferenza dei servizi viene indirettamente ammesso dalla stessa società OLT che, nell'elenco degli Interventi di compensazione ambientale da finanziare agli «enti interessati» così come disposto dal decreto di VIA, destina all'Ente Parco 100.000 euro a sostegno di due progetti;
il 13 giugno 2007 il capo di Gabinetto del Ministero dello Sviluppo Economico, Goffredo Zaccardi, ha inviato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri una missiva con la quale contesta le considerazioni contenute nel sopra citato parere reso dall'Ufficio Legislativo del Ministero dell'Ambiente;
al fine di rivendicare la correttezza dell'applicazione della procedura semplificata di cui all'articolo 8 della legge 340/2000, Goffredo Zaccardi sostiene di aver «ritenuto applicabile il suddetto articolo 8 al procedimento in esame in assenza di una specifica normativa concernente le infrastrutture offshore»: il che, come è evidente, costituisce l'ammissione dell'utilizzo della procedura in oggetto in una modalità non conforme alla lettera del testo legislativo;
nello stesso documento, Zaccardi ricorda come il Ministero dei Trasporti abbia «fatto presente, nell'ultima Conferenza dei Servizi, che non ci "fosse" alcun impedimento al rilascio della concessione» demaniale marittima, non smentendo però, anzi ribadendo, quanto affermato da De Felice, e cioè che la concessione sia «ancora da acquisire»;
contestando l'asserzione contenuta nel documento dell'Ufficio Legislativo del Ministero dell'Ambiente secondo cui l'autorizzazione dell'impianto di rigassificazione si porrebbe in contrasto con l'Accordo
relativo alla creazione nel Mediterraneo di un santuario per i mammiferi marini, siglato a Roma il 25 novembre 1999 e ratificato dall'Italia con Legge 11 ottobre 2001, n. 391, il capo di Gabinetto del Ministero dello Sviluppo Economico ammette che gli articoli 6 e 12 della legge di ratifica prevedono un «obbligo di cooperazione e vigilanza», che non riteniamo sia difficile declinare come obbligo di reciproca consultazione degli Stati firmatari;
nel medesimo documento Zaccardi afferma, per contraddire l'asserita violazione del decreto legislativo n. 334/1999 (e cioè l'obbligo di consultazione delle popolazioni interessate e dell'acquisizione di un loro parere in merito al progetto in esame) che la società Olt Offshore Lng Toscana s.r.l. «ha provveduto il 19 febbraio 2003 alla pubblicazione sui quotidiani la Repubblica e il Tirreno dell'avviso dell'avvenuto deposito della documentazione presso i preposti uffici della Regione per l'eventuale consultazione e formulazione di osservazioni», mostrando di fraintendere il significato di «consultazione» delle popolazioni locali;
risulta evidente, a giudizio degli interroganti, l'assenza, nella legislazione italiana, di norme specifiche che regolamentino l'industrializzazione del mare, a riprova del fatto che tale concetto è giuridicamente estraneo alla nostra cultura e che un utilizzo così concepito del mare, e cioè alternativo rispetto a funzioni legate ad attività consone (come quelle estrattive o di navigazione) si configura come abnorme ed extra-legale -:
se il Governo intenda considerare l'ipotesi, acclarata la particolare fragilità e delicatezza ambientale del sito in questione e l'assoluta novità della soluzione tecnologica adottata, di sottoporre il progetto ad una valutazione di impatto ambientale particolare e rigorosa;
se il Governo intenda verificare quali siano state le motivazioni addotte dal Gruppo di lavoro merci pericolose nell'esprimere parere favorevole alla modifica del decreto 3 maggio 1984 che vietava l'allibo di gas metano da nave a nave per motivi di sicurezza e chi siano i membri di tale Gruppo di lavoro costituito con decreto dirigenziale il 19 maggio 2005;
se il Governo intenda revocare l'autorizzazione dell'impianto in parola, in ragione delle argomentazioni sopraesposte, viste le iniziative giurisdizionali che sono state assunte da parte di alcuni cittadini livornesi e pisani nonché del comune di Pisa e di Greenpeace Italia e preso atto dell'autorevole giudizio espresso dal Capo dell'Ufficio Legislativo del Ministero dell'Ambiente, non contraddetto, nella sostanza, dalla lettera del Capo di Gabinetto del Ministero dello Sviluppo Economico a cui si è fatta menzione;
se il Governo intenda provvedere alla definizione di un piano energetico nazionale che sia sostenibile dal punto di vista sanitario, ambientale ed economico e cioè che, in primo luogo, assuma l'urgenza, stabilita anche dall'Unione Europea, di ridurre sensibilmente il consumo di combustibili di origine fossile;
se il Governo intenda promuovere, in questa direzione, una moratoria nazionale sulla localizzazione o messa in attività degli impianti energetici a combustibili fossili.
(2-00835) «Cacciari, Burgio, Mario Ricci».
Interrogazione a risposta orale:
BUONTEMPO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
l'emergenza abitativa a Roma ha raggiunto livelli di guardia;
il 30 ottobre il prefetto di Roma ha ricevuto i rappresentanti di Action, associazione che riunisce gli occupanti abusivi, che uscendo dall'incontro hanno riferito testualmente: «Il prefetto non concederà la forza pubblica in questa città per gli sfratti per cessata locazione, per morosità ed anche per gli inquilini senza titolo che vivono nelle case degli enti» (Ansa regionale del 30 ottobre 2007, ore 19.07);
il 31 ottobre, nella cronaca di Roma, il Corriere della sera riportava la stessa notizia, ad oggi non smentita dal prefetto;
i rappresentanti di Action hanno riferito, inoltre, che «il prefetto ha fatto accenno anche all'occupazione dell'ex ospedale Regina Elena, spiegando che lo richiede il Policlinico, ma ha anche precisato che deve essere garantita prima una casa alle famiglie in occupazione. Speriamo che questo impegno del passaggio "da casa a casa" venga rispettato. Mosca ci ha anche detto che in alcuni casi le nostre provocazioni sono utili» (Ansa regionale del 30 ottobre 2007, ore 19.09) -:
quali iniziative il Governo intenda assumere per accertare se quanto attribuito al prefetto risponda a verità e, soprattutto, che sorte avranno le graduatorie per la casa definite dal Comune, posto che il passaggio «da casa a casa» ipotizzato dal prefetto, sarà possibile soltanto quando un efficace piano casa renderà disponibili le abitazioni necessarie;
quali provvedimenti s'intendano adottare a tutela dei cittadini che sono in lista d'attesa nelle graduatorie comunali e che corrono il serio pericolo di vedersi sorpassare, nell'assegnazione, dagli occupanti abusivi;
se non si ritenga, qualora non sufficientemente smentite, che dichiarazioni come quelle sopra riportate possano alimentare il già grave fenomeno delle occupazioni abusive che già in passato hanno provocato seri problemi di ordine pubblico.
(3-01412)
Interrogazioni a risposta scritta:
LA MALFA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per le riforme e le innovazioni nella pubblica amministrazione. - Per sapere - premesso che:
il Governo in data 25 novembre 2006 ha adottato un provvedimento di revoca del vertice dell'Agenzia per la rappresentanza negoziale delle pubbliche amministrazioni (ARAN), applicando, alla scadenza del termine di legge, quel meccanismo di spoil system, relativamente al quale il programma elettorale dell'Unione esprimeva ferma contrarietà;
l'ARAN esercita la delicata funzione di agente negoziale, rappresentante dei datori di lavoro pubblici, nelle trattative contrattuali, ed è pertanto assolutamente necessario evitare fenomeni di condizionamento e promiscuità con le associazioni sindacali del pubblico impiego;
l'articolo 46 del decreto legislativo n. 165 del 2001, proprio per scongiurare i rischi di condizionamento dell'Agenzia da parte delle organizzazioni sindacali fissa, a carico dei componenti del comitato direttivo, una chiara incompatibilità con l'assunzione di incarichi sindacali;
la disposizione della legge finanziaria 2007, definita dalla stampa norma «salva-contratti», rende ancora più delicata la funzione dell'Agenzia, considerato che le ipotesi di contratto sottoscritto in sede ARAN diventeranno efficaci con il semplice decorso di un breve intervallo di tempo;
secondo un articolo apparso su Il Giornale del 5 gennaio, il Governo sarebbe stato in procinto di nominare il nuovo Comitato direttivo dell'ARAN, scegliendo componenti di gradimento sindacale, come dimostrato dalla presenza nell'organo del prof. Mimmo Carrieri, coordinatore, della rivista culturale della CGIL Quaderni di rassegna sindacale - Lavori, e del dottor Giancarlo Fontanelli, già segretario confederale della UIL, con delega al pubblico impiego;
il 23 gennaio 2007 il sottosegretario Mario Scanu, rispondendo ad un'interrogazione parlamentare presentata al Senato, ha dichiarato che il Governo ha proceduto sin dal 22 dicembre 2006 alla nomina del nuovo Comitato direttivo dell'ARAN, presieduto dall'avvocato Massimo Massella, senza però precisare i nomi degli altri componenti del direttivo;
sino ad oggi non risultano essere stati emanati dal Governo i comunicati che, per prassi, accompagnano le nomine dei vertici degli enti pubblici di maggiore rilevanza -:
se corrispondano al vero le notizie riportate sulla stampa in merito alla composizione del Comitato direttivo dell'ARAN e, qualora così fosse, se il Governo non ritenga che la nomina in tale organo di soggetti che abbiano, o abbiano avuto, un rapporto organico e duraturo con le organizzazioni sindacali sia censurabile in termini di legittimità e di opportunità.
(4-05558)
CAMPA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
si sta insistendo da tempo sulla necessità di adeguare il Paese con le infrastrutture dei trasporti necessarie ad assecondare lo sviluppo ed a facilitare i collegamenti con il resto dell'Europa. Una prospettiva che ha un'importante ricaduta sull'intero sistema-Italia poiché rappresenta un prezioso volano economico keynesiano. Un progetto essenziale per lo sviluppo del settore produttivo del Nord Est e per il funzionamento del nodo di collegamento di Venezia;
appare incomprensibile che il nostro Paese, così deficitario nei collegamenti viari e nello stesso tempo bisognoso di accelerare l'apparato economico, non faccia tesoro di questa opportunità, investendo nel progetto TAV e opponendosi con senso di responsabilità e consapevole decisione alle difficoltà di carattere ideologiche che vengono dal «Fronte del No», interno al Governo e alla maggioranza;
sono considerazioni che non riguardano la comune polemica politica, ma appartengono alla necessità di dare finalmente risposte positive a problemi antichi. A testimoniare la serietà e l'opportunità di questi rilievi è la preoccupazione espressa oggi dall'onorevole Costa, Presidente della Commissione Trasporti del Parlamento europeo, al termine dell'audizione dei coordinatori europei per le reti TEN-T durante la quale sono stati espressi timori per la realizzazione delle tratte dell'alta velocità ferroviaria Verona-Padova e Mestre-Trieste, definite prioritarie per l'intero sistema dell'alta velocità. Dall'Europa ci viene un pressante invito perché il Governo si faccia carico degli opportuni investimenti, e che si adottino le strategie capaci di utilizzare anche i capitali privati -:
se intenda dare assicurazioni alla Commissione Trasporti del Parlamento europeo che il progetto della TAV rimane prioritario nell'ambito del piano di adeguamento delle infrastrutture viarie, e che quindi non sarà frenato da comportamenti ideologici esistenti all'interno del Governo e della maggioranza;
se inoltre intenda assumere adeguati impegni finanziari per realizzare le opere previste dal piano TEN-T.
(4-05571)