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Allegato A
Seduta n. 238 dell'8/11/2007
(Sezione 5 - Ipotesi di chiusura dello stabilimento Unilever di Cagliari)
E)
I sottoscritti chiedono di interpellare i Ministri dello sviluppo economico e del lavoro e della previdenza sociale, per sapere - premesso che:
Unilever Italia s.r.l., divisione Ice cream & frozen food di Unilever Italia (gelati e surgelati), è parte del gruppo multinazionale Unilever, uno dei più grandi produttori mondiali di beni di largo consumo (alimenti, detersivi e cosmetici). La divisione, con sede amministrativa a Roma, si occupa da cinquant'anni di prodotti alimentari, che, con i marchi Findus e Algida, si sono affermati sul mercato come leader assoluti nei settori dei gelati e dei surgelati. Opera in Italia con tre unità produttive, Cisterna di Latina (Latina), Caivano (Napoli) e Cagliari, e una rete distributiva presente su tutto il territorio nazionale;
in data 21 settembre 2007 la multinazionale Unilever, proprietaria dello stabilimento per la produzione di gelati sito a Cagliari nel viale Marconi, ha comunicato alle organizzazioni sindacali di categoria, alla presenza dei responsabili dell'Associazione degli industriali di Cagliari, la chiusura al 31 dicembre 2007 dello stabilimento cittadino, annunciando l'apertura delle procedure di mobilità, seguendo una riorganizzazione complessiva del gruppo a livello mondiale ed europeo, secondo un nuovo modello organizzativo, denominato One Unilever, che prevede, appunto, una razionalizzazione della struttura organizzativa coordinata da un solo amministratore delegato in ogni Paese europeo, che ha il compito di gestire e coordinare tutto il business Unilever;
è da oltre nove mesi che i lavoratori difendono questa importante realtà produttiva del nostro territorio, attraverso numerose iniziative a carattere provinciale, regionale e nazionale a sostegno della vertenza. Oltre a diversi tavoli formali e informali con l'assessore regionale dell'industria e una delegazione di rappresentanza sindacale unitaria dei lavoratori dell'Unilever e dei sindacati territoriali, in data 4 aprile 2007, alla presenza del Sottosegretario Alfonso Gianni, è stato aperto un tavolo a livello nazionale con il ministero dello sviluppo economico, l'assessore al lavoro della regione Sardegna, i rappresentanti dell'Unilever accompagnati dai rappresentanti di Confindustria di Cagliari e Roma, le rappresentanze sindacali nazionali e territoriali della Flai-Cgil, Fai-Cisl e Uila-Uil, accompagnate dalle rappresentanze sindacali unitarie. Il giorno 5 giugno 2007 si è avuta, poi, una giornata di mobilitazione di fronte al palazzo della regione in viale Trento a Cagliari;
lo stabilimento di Cagliari, grazie ad un'organizzazione molto semplice e ad un impianto pilota d'avanguardia, ha assunto anche il ruolo di fabbrica specializzata nei test di sviluppo di buona parte dei gelati prodotti con il marchio Algida. La produzione è destinata in buona parte al mercato nazionale ed europeo e solo per il 4 per cento è destinata al mercato regionale. Con l'introduzione delle metodologie di gestione tpm (total productive maintenance, che prevede la gestione condivisa delle attività giornaliere, tecniche e operative; la divulgazione e l'aumento delle conoscenze, l'eliminazione dei problemi e delle perdite; la sicurezza e la salute dell'ambiente di lavoro, la gestione della qualità e del miglioramento continuo), nel corso dell'anno 2000, la fabbrica di Cagliari si è posta a pieno titolo come fabbrica di punta del gruppo Unilever;
nell'impianto cagliaritano sono impiegati circa 200 lavoratori in tre turni giornalieri, ottanta sono lavoratori a tempo indeterminato, tra operai e impiegati, 26 part-time, decine di stagionali. Una forza lavoro altamente qualificata, con un bassissimo tasso di assenteismo, confermato al 2,6 per cento, che ha permesso alla fabbrica di assumere un ruolo pilota nella sperimentazione di prodotti di nicchia.
L'incremento del rendimento produttivo è salito dal 87,4 per cento nel 2001 al 91,80 per cento nel 2006, raggiungendo così il miglior premio per obbiettivi. Nel 2006 lo stabilimento sardo ha prodotto ben 133 milioni di pezzi, otto milioni in più di quanto previsto dal piano aziendale, vincendo un premio internazionale per la qualità totale e la cultura del miglioramento continuo e per il 2007 sono stati confermati almeno 13,7 milioni di litri di produzione. Proprio le dimensioni ridotte dello stabilimento e la flessibilità nell'impiego delle maestranze, hanno sempre rappresentato un suo punto di forza e, con l'aumentata capacità produttiva e il continuo aggiornamento tecnologico degli impianti, lo stabilimento di Cagliari si è saputo ritagliare un ruolo da protagonista nel difficile mercato dei gelati;
sottolineando, appunto, i sacrifici dei lavoratori per corrispondere alle reiterate sollecitazioni della società per la riduzione dei costi di produzione, attraverso l'applicazione di criteri di flessibilità nell'organizzazione del lavoro e l'attivazione di procedure di mobilità, che hanno coinvolto 60 addetti, la scelta della multinazionale anglo-olandese, più che da cause economiche, dipende, quindi, da fattori di geopolitica e strettamente economici;
l'equilibrio tra la necessità di produrre utili ed un comportamento aziendale responsabile, nonché l'attenzione all'impatto e ai costi che il fare impresa oggi comporta, sono stati da sempre i principi cardine dell'Unilever, che si è saputa distinguere nei mercati di tutto il mondo per l'eccellente capacità imprenditoriale accompagnata da un genuino spirito sociale. Politiche che hanno permesso all'azienda di rispondere alle sfide del nuovo mercato in maniera più responsabile e più consapevole, mettendo in atto una serie di strategie volte a potenziare il rapporto con il territorio e di essere profondamente radicata nella cultura locale;
l'impegno dell'Unilever, tenuto conto del contesto sociale che connota l'impianto di Cagliari, va orientato a promuovere il recupero industriale del sito;
non è chiaro il vincolo posto dall'azienda, secondo cui i candidati all'acquisto dello stabilimento sardo non debbano produrre gelati. Una condizione dettata dalla volontà del colosso anglo-olandese di non perdere quote di mercato lasciandole alla concorrenza, ma che rappresenta una grave limitazione che condizionerà in modo negativo la vendita almeno su tre aspetti: è difficile determinare il numero dei possibili acquirenti e gli stessi requisiti; non si conosce cosa si produrrà nello stabilimento da gennaio 2008; sono a rischio le professionalità dei lavoratori che potrebbero essere disperse se l'acquirente dovesse avere un'altra vocazione;
va considerata la frustrazione che stanno vivendo i lavoratori e le loro famiglie, che, con un altissimo senso di responsabilità mantenuto a fatica negli ultimi tempi, fra circa due mesi resteranno senza lavoro e andranno a rinforzare la numerosa schiera di disoccupati che registra l'area cagliaritana -:
quali iniziative, eventualmente, intendano assumere per scongiurare la chiusura dello stabilimento;
se non si ritenga opportuno intervenire presso l'azienda per ottenere un chiarimento in merito alla situazione dei dipendenti con contratto a tempo indeterminato, destinati a risolversi nei prossimi mesi, e dei part-time, ai quali proprio in questi giorni scade il programma triennale che avrebbe dovuto portarli all'assunzione a tempo indeterminato, e convocare a tal proposito un tavolo tecnico operativo, con la partecipazione della Unilever Italia, della regione Sardegna, della provincia e del comune di Cagliari;
se esistano previsioni e condizioni di riconversione industriale, ed eventualmente se sia possibile conoscerle, e se intendano chiedere all'azienda garanzie sul mantenimento dei livelli occupativi, essendo fondato il timore dei ridimensionamento degli organici.
(2-00815)
«Schirru, Sanna, Fadda, Quartiani».
(5 novembre 2007)