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Allegato B
Seduta n. 240 del 12/11/2007
INTERROGAZIONI PER LE QUALI È PERVENUTA RISPOSTA SCRITTA ALLA PRESIDENZA
AFFRONTI e FABRIS. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, con decreto n. 308 del 28 novembre 2006 e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 30 gennaio 2007 - Suppl. Ordinario n. 23, ha inserito il Comune di Broni (Pavia) nel programma nazionale di bonifica e ripristino ambientale dei siti inquinati da amianto;
attraverso lo stesso decreto il Ministero sopraindicato ha stanziato un contributo di euro 2.272.000 per la caratterizzazione e la messa in sicurezza delle aree ex Fibronit ed ex Ecored;
i suddetti insediamenti industriali si trovano in pieno centro abitato, essendo collocati a lato della stazione ferroviaria di Broni e comunque adiacenti al centro abitato;
l'articolo 2 del suddetto decreto regolamenta i criteri di erogazione dei fondi che, non essendo ora disciplinati dalle regioni, devono essere stabiliti mediante il ricorso agli Accordi di programma da sottoscrivere tra lo Stato, le regioni, gli enti locali territorialmente competenti;
per assicurare allo Stato la possibilità di recuperare i fondi stanziati per la bonifica, attraverso la successiva riconversione delle aree, è necessario il trasferimento della proprietà delle aree oggetto di bonifica, ora in capo a curatori fallimentari, per mezzo di accordi di programma, come normato dall'articolo 1, comma 434, della legge n. 266 del 23 dicembre 2005 (Legge Finanziaria 2006);
i tecnici preposti alla bonifica e il Comune di Broni hanno stabilito un cronoprogramma che prevede la fine della bonifica entro il 2012;
allo stato attuale l'intero iter della bonifica risulta bloccato perché lo stanziamento dei fondi non può avvenire in mancanza dell'accordo di programma e per ciò non è stato possibile bandire la gara d'appalto -:
se non si ritenga di sollecitare da parte del Ministero interrogato la sottoscrizione dell'accordo di programma tra Stato, Regione ed enti locali, al fine di giungere al più presto all'erogazione del finanziamento previsto;
se il Ministero non ritenga estremamente urgente giungere alla bonifica di aree industriali che insistono nelle immediate vicinanze di centri abitati, vista la estrema nocività delle strutture in amianto per la salute umana.
(4-05401)
Risposta. - In riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, concernente la bonifica ed il ripristino ambientale dei siti inquinati da amianto nel comune di Broni (Pavia), si riferisce che «L'area industriale denominata Fibronit Spa in comune di Broni è stata inserita dalla regione Lombardia nell'anagrafe dei siti da bonificare di
cui al comma 12o dall'articolo 17 del decreto legislativo n. 22 del 1997.
A causa della gravità della situazione igienico-sanitaria, con legge 31 luglio 2002, n. 179 «disposizioni in materia ambientale», il sito è stato poi inserito tra quelli di interesse nazionale di cui all'articolo 1, comma 4, della legge 9 dicembre 1998, n. 426 e successive modificazioni intervenute.
Successivamente, con decreto del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio, è stata disposta la perimetrazione dell'Area «Ex Fibronit», quale sito di interesse nazionale comprensivo anche dell'area «Ex Ecored».
L'Amministrazione comunale che ha l'obbligo, in caso di inadempienza del soggetto obbligato, di attivare, ai sensi dell'articolo 17 del decreto legislativo n. 22 del 1997 e successive modificazione intervenute, i poteri sostitutivi con possibilità di rivalsa, si è attivata con i seguenti interventi:
1) messa in sicurezza d'emergenza (1a fase) - area ex Fibronit;
2) attività di caratterizzazione dell'area ex Fibronit;
3) redazione dei piano di caratterizzazione dell'area ex Ecored;
4) redazione del Piano di caratterizzazione dell'area Fibro Service.
Con decreto ministeriale 308 del 28 novembre 2006, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il 31 gennaio 2007 è stato assegnato un contributo di euro 2.272.727,00 per procedere alla bonifica del sito in argomento.
Il decreto ministeriale sopra citato prevede che per introitare i fondi occorre addivenire ad un accordo di programma, da sottoscrivere fra Stato, regione ed enti locali territorialmente competenti, che individui modalità, condizioni e termini per l'erogazione del finanziamento previsto dal programma nazionale di bonifica e ripristino ambientale.
Va chiarito che lo stanziamento dei fondi ministeriali per attuare gli interventi di messa in sicurezza d'emergenza dell'area ex Ecoder non può avvenire sino alla sottoscrizione dell'accordo di programma fra Stato, Regione ed enti locali.
Si segnala, inoltre, che nelle ultime conferenze di servizi svoltesi a luglio presso la sede della regione Lombardia, sono stati discussi ed approvati i documenti relativi agli interventi di bonifica e che presso la sede della regione Lombardia è stata concordata dagli enti sottoscrittori dell'accordo la versione definitiva del testo dell'intesa; la relativa sottoscrizione è prevista entro la prima metà del mese di novembre 2007.
A seguito di tale sottoscrizione il ministero trasferirà le previste risorse finanziarie per la bonifica dell'area industriale «ex Fibronit» del comune di Broni, alla regione Lombardia per la successiva assegnazione al comune.
Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare: Alfonso Pecoraro Scanio.
ALESSANDRI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
gli standard in uso nei paesi dell'Unione Europea prevedono che vi sia almeno un vigile del fuoco ogni 1.500 abitanti;
per rispettare il predetto parametro, il Corpo nazionale dei Vigili del Fuoco dovrebbe essere rinforzato con l'arruolamento di almeno altri 15mila uomini, mentre attualmente si preferisce far ricorso alle prestazioni dei volontari, assunti con contratti a tempo determinato della durata di venti giorni, rinnovabili fino ad otto volte l'anno;
nella sola Regione Emilia-Romagna, il deficit di personale nel Corpo dei Vigili del Fuoco è stimato in almeno duecento pompieri per assicurare i servizi minimi ed in cinquecento per onorare tutte le attività d'istituto;
si registra anche un deficit di risorse finanziarie, che è la causa di un'esposizione
verso i fornitori di un importo pari a 350mila curo nella sola città di Bologna, che salgono a 725mila se si fa riferimento al più vasto ambito della Regione Emilia-Romagna;
della penuria di soldi risentono anche i pagamenti dovuti ai volontari e gli investimenti nella formazione e nell'addestramento dei vigili del fuoco, con conseguente diminuzione degli standard di sicurezza;
il personale del Corpo si trova conseguentemente in stato di agitazione e manifestazioni sono annunciate ormai in varie città del Paese, inclusa Bologna -:
quali misure il Governo intenda adottare per sanare in qualche modo la carenza di risorse umane e materiali che affligge il Corpo dei Vigili del Fuoco su scala nazionale ed in particolare nella Regione Emilia-Romagna.
(4-03741)
Risposta. - Il Corpo nazionale dei vigili del fuoco soffre da tempo di gravi carenze finanziarie che si riflettono negativamente, su tutto il territorio nazionale, nelle attività operative, nelle esigenze strutturali e logistiche e nelle potenzialità organizzative, determinando una inevitabile progressiva esposizione debitoria.
Va detto, peraltro, che tale situazione è anche diretta conseguenza delle politiche di natura economica adottate negli ultimi anni.
Infatti, il dipartimento dei vigili del fuoco, del soccorso pubblico e della difesa civile, a partire dal 2001, per effetto delle ripetute manovre di finanza pubblica di segno negativo, ha visto ridurre in modo corposo le proprie dotazioni finanziarie destinate alle spese di funzionamento della struttura e delle attività di soccorso.
Tale condizione è resa ancor più difficile dal fatto che, nell'ultimo biennio, il Ministero dell'economia e delle finanze non ha potuto riassegnare parte delle somme versate in entrata da enti pubblici e da privati, quale corrispettivo delle prestazioni richieste ai Vigili del fuoco per servizi resi a pagamento o da convenzioni. Peraltro, grazie alle intese intercorse con il predetto dicastero, il Ministro dell'interno ha avviato un percorso per la soluzione di tale problematica.
Inoltre, in considerazione della necessità di far fronte alle spese per il funzionamento dei presidi logistici e dei mezzi operativi, tanto più in una struttura che assolve compiti di soccorso tecnico urgente su tutto il territorio nazionale, questa amministrazione, già in sede di assestamento della legge di bilancio per il 2007, ha provveduto a richiedere le necessarie integrazioni agli stanziamenti iniziali ai competenti uffici del Ministero dell'economia e delle finanze. Ciò comporterebbe un sia pur limitato incremento dello stanziamento delle risorse per il carburante e per le spese relative ai fitti, pulizie ed utenze.
Per far fronte alla delicata situazione di esposizione finanziaria in cui versa attualmente il Corpo nazionale dei vigili del fuoco, si precisa che l'attuale Governo ha avviato un percorso che, nell'ambito delle disposizioni urgenti in materia finanziaria introdotte dal decreto-legge 2 luglio 2007, n. 81 (cosiddetto decreto sul «Tesoretto»), ha previsto lo stanziamento di 20 milioni di curo per le esigenze del Corpo nazionale, percorso che dovrà trovare il necessario completamento.
Inoltre, il disegno di legge finanziaria per il 2008 ha previsto, nell'ambito del potenziamento della sicurezza e del soccorso pubblico, la destinazione di 20 milioni di euro per le specifiche necessità del Corpo nazionale dei vigili del fuoco.
Si è consapevoli del fatto che l'attività del Corpo nazionale è resa ancor più difficile dalla carenza di organico, attualmente quantificabile in circa 3000 unità.
Peraltro, tale situazione è anche conseguenza delle scelte politiche adottate nel corso della precedente legislatura, ove a fronte di sporadici interventi finalizzati all'aumento di organico, non si è provveduto ad assicurare la copertura del turn over del personale posto in quiescenza.
Sotto questo profilo, è obiettivo del Governo lavorare nella prospettiva di un progressivo ripianamento degli organici del «Corpo» su tutto il territorio nazionale e, quindi, del superamento delle derivanti difficoltà sul piano operativo che, come è noto, i recenti drammatici eventi calamitosi connessi
al fenomeno degli incendi boschivi hanno decisamente accentuato.
Già con la legge finanziaria per il 2007, il Governo ha operato un'inversione di tendenza sostanziale, in primo luogo, attraverso l'autorizzazione all'immediata assunzione di 600 unità nel profilo di vigile del fuoco - assunzione avvenuta a decorrere dal 16 luglio scorso - e che, al termine di sei mesi di corso di formazione in svolgimento, saranno assegnate ai comandi che presentano maggiori carenze di organico nella stessa qualifica, prevalentemente localizzate nel nord Italia.
In secondo luogo, la finanziaria per il 2007 ha avviato un percorso per la stabilizzazione del personale volontario, che per l'anno in corso avverrà sulla base dei criteri e del sistema di selezione definiti con decreto del Ministro dell'interno 30 luglio 2007, le cui domande sono in corso di esame da parte dell'amministrazione.
Tale importante scelta, oltre ad avviare un processo di stabilizzazione di giovani che prestavano servizio discontinuo nel Corpo nazionale, assicurerà allo Stato l'immissione di personale già qualificato e che quindi potrà immediatamente dare un proprio contributo al fondamentale ruolo del Corpo nazionale preordinato ad assicurare la salvaguardia della vita delle persone.
Si tratta certamente dell'inizio di un importante processo, in cui sarà necessario prevedere una prosecuzione dei percorsi di ripianamento degli organici anche attraverso l'allocazione di specifiche risorse nell'ambito del disegno di legge finanziaria per il 2008.
Nel contesto generale appena, descritto, l'attuale Governo auspica di poter risolvere, in relazione a quanto rappresentato dall'interrogante la delicata situazione in cui versano attualmente, in termini di risorse umane e materiali, i comandi provinciali dei vigili del fuoco dell'Emilia Romagna.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Ettore Rosato.
BELLILLO. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
la presenza di residuati bellici nelle acque antistanti il territorio di Cesenatico sta creando gravissimi disagi nell'espletamento del lavoro dei pescatori;
il primo settembre il motopesca «Zamò», durante una battuta di pesca, ha trovato tra il pesce pescato un grosso cilindro metallico di forma affusolata, lungo un metro e con un diametro di 20 centimetri, il quale, appena e bordo, a diretto contatto con l'aria, ha sprigionato un gas che ha intossicato e stordito uno dei pescatori che è dovuto ricorrere alle cure dei sanitari. Il pescatore è tuttora sotto osservazione del distretto sanitario per capire quali conseguenze abbia subito;
in porto i vigili del fuoco hanno provveduto a tenere costantemente bagnato il grosso cilindro metallico, incrostato da sostanza infiammabile e concrezioni, consegnandolo successivamente agli artificieri;
nelle giornate successive altri residuati sono stati ritrovati nelle reti dei pescatori, ma questa volta per precauzione, sono stati rigettati sollecitamente in mare;
molti ordigni sono ancora residuati dell'ultima guerra mondiale ma a questi si sono aggiunti quelli che gli aerei americani hanno sganciato per liberarsi dal carico al rientro delle missioni nel Kossovo, e questi sono, se possibile, secondo l'interrogante, anche più pericolosi;
questi ultimi episodi procurano uno stato di continuo allarme ed apprensione creando oltretutto situazioni di effettivo pericolo per la salute dei pescatori nonché grave pregiudizio ed inquinamento dello stesso mare -:
si chiede al Ministro quali azioni intende intraprendere per provvedere in tempi rapidi alla bonifica delle acque interessate al fine di garantire la sicurezza degli operatori del mare.
(4-05105)
Risposta. - L'atto in esame, nel riferire del rinvenimento di un grosso cilindro metallico nelle acque antistanti il territorio di Cesenatico da parte del motopesca Zamò e della conseguente intossicazione
di un pescatore a bordo dello stesso, affronta, più in generale, la questione della bonifica delle acque e della sicurezza ambientale e degli operatori del mare.
Al riguardo, premesso che non è di competenza della difesa la bonifica delle acque per la salvaguardia della pubblica incolumità, si precisa che ricade in capo alla Marina militare unicamente la responsabilità di fornire concorso a titolo oneroso all'autorità prefettizia, in caso di ritrovamento in mare di ordigni a seguito di rinvenimenti occasionali, o di individuazione di ordigni da parte di ditte specializzate incaricate di svolgere attività di ricerca degli stessi.
Ciò premesso, prima di affrontare nel merito i quesiti posti nell'interrogazione in discussione, si deve sottolineare che la difesa ha sempre tenuto nella debita considerazione il tema della salvaguardia dell'ecosistema del mar Adriatico, nel quadro di tutti gli interventi opportuni ed idonei a bonificare le aree interessate dalla presenza di ordigni.
Infatti, nel corso dell'operazione Allied Force, i velivoli appartenenti alle Forze della NATO, al rientro dalle missioni aeree svolte in Kossovo nel periodo compreso fra il 26 marzo e l'8 giugno 1999, rilasciarono ordigni in mare, all'interno di aree prestabilite e note, denominate Jettison areas, ubicate lungo l'intera estensione del mar Adriatico.
La Marina militare fu chiamata a condurre una campagna di bonifica degli ordigni nel mar Adriatico, iniziata il 13 maggio 1999 e terminata il 20 maggio 2000, impiegando le unità navali cacciamine e gli operatori subacquei.
Dal 18 giugno al 24 agosto 1999, anche la NATO contribuì alle attività di bonifica nell'ambito dell'operazione denominata Allied Harvest.
I risultati dell'operazione, per la quale le forze di contromisure mine profusero un rilevante sforzo sia in termini di risorse umane che di mezzi navali impiegati, vennero considerati soddisfacenti, al punto da far ritenere che le aree bonificate, peraltro già interessate da un'intensa attività di pesca, potessero presentare un sufficiente grado di sicurezza o, quantomeno, un livello del rischio di ritrovamenti di ordigni non superiore a quello antecedente alle citate operazioni svolte dalla NATO in Kosovo.
Ciò posto, con specifico riferimento all'episodio citato nell'interrogazione, si rappresenta che il competente Ministero dell'interno ha riferito che, in data 31 agosto 2006, alle ore 00.10 circa, il peschereccio Zamò ha segnalato al compartimento marittimo di Rimini l'accidentale rinvenimento, durante le fasi di rientro presso il porto di Cesenatico, di un oggetto metallico, presumibilmente di natura bellica, a circa cinque miglia dalla costa.
Le unità della competente autorità marittima, recatesi immediatamente sul posto, hanno potuto, quindi, riscontrare la presenza di un oggetto, dalla forma affusolata, lungo circa un metro e dal diametro di circa 20 cm, in pessime condizioni. Si trattava, infatti, di una mera «carcassa (...) aperta ed arrugginita senza carica esplosiva (...) contenente ridotta sostanza di fosforo producente solo fumo».
L'unità è stata, quindi, scortata presso il porto di Cesenatico, per motivi precauzionali, per il necessario ormeggio alla banchina di ponente, la cui area era stata appositamente circoscritta.
Nelle ore immediatamente successive, in esito ad una accurata ispezione da parte dei Vigili del fuoco e del capo compartimento marittimo, è stata quindi accertata la non pericolosità del manufatto e si è, quindi, proceduto alla sua re-immersione in un tratto di mare all'uopo individuato e debitamente segnalato con «gavitello», in attesa del successivo intervento del servizio difesa antimezzi insidiosi (Sdai) della Marina militare.
Sempre nella stessa giornata del 31 agosto, esperite, subito dopo, dalla Prefettura le prescritte procedure per l'attivazione della fase di disinnesco e bonifica, il citato nucleo Sdai ha provveduto al recupero dei resti dell'ordigno ed alla sua collocazione presso un'area custodita all'interno del Comando dell'ufficio circondariale marittimo.
Il giorno successivo, ovvero in data 1o settembre 2006, il competente reparto militare -
8o Reggimento genio guastatori paracadutisti «Folgore» - ha eseguito prontamente, su ulteriore richiesta della Prefettura di Forlì-Cesena, la definitiva bonifica e rimozione della carcassa, ormai inerte, di quella che era stata definita essere «bomba fumogena incendiaria da 100 lb».
Il fatto ha attirato, evidentemente, l'attenzione dei media, in particolare di tre testate della stampa locale che, in data 1o settembre 2006, hanno pubblicato un sintetico resoconto dell'accaduto, peraltro, mettendo in risalto l'efficienza dimostrata da tutte le componenti coinvolte.
L'affermazione riportata nell'atto secondo cui «nelle giornate successive altri residuati sono stati ritrovati nelle reti dei pescatori, ma questa volta per precauzione, sono stati rigettati sollecitamente in mare», peraltro, apparsa sulle pagine di un quotidiano locale, è priva di fondamento, così come verificato da apposite indagini, sollecitate dalla Autorità giudiziaria.
Con riferimento, invece, all'addotto reiterarsi di questi episodi che «procurano uno stato di continuo allarme ed apprensione creando oltretutto situazioni di effettivo pericolo per la salute dei pescatori nonché grave pregiudizio ed inquinamento dello stesso mare», si rappresenta che, nel decorso triennio (2003-2006) si sono verificati tre rinvenimenti, di cui due nel 2006 ed uno nel 2003.
Rinvenimenti che, tuttavia, anche in ragione della obiettiva tempestività con cui sono state curate le relative operazioni di bonifica, non hanno - per quanto riferito dalla Prefettura di Forlì-Cesena - sinora provocato momenti di tensione presso la comunità locale e, segnatamente, nel settore della pesca.
In conclusione, alla luce del quadro sopra delineato, è possibile assicurare che tutte le attività, relative alla materia in argomento, vengono sempre svolte con la massima disponibilità e tempestività dagli organi competenti della Difesa nel più ampio contesto della sicurezza per l'ambiente e per la tutela della salute dei cittadini e degli operatori del mare.
Il Ministro della difesa: Arturo Mario Luigi Parisi.
BENZONI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il Corpo dei vigili del fuoco della provincia di Como dispone di un totale di sole 104 unità, molto inferiore alle dotazioni distribuite sulle altre province, contro le 203 previste dall'organico standard, carenza accentuatasi ulteriormente dopo la mobilità di fine anno 2005;
di conseguenza le risorse disponibili nelle tre sedi di Como, Cantù, Menaggio sono costituite da sole 26 unità per turno di servizio;
dalle suddette 26 unità va sottratto, ai fini del calcolo delle disponibilità effettive, almeno il 40 per cento di risorse a causa di ferie, recuperi, corsi di formazione e malattie, con la conseguenza che l'organico effettivo su cui può contare il servizio di soccorso è in media di 15 unità per turno;
la sede di Menaggio è caratterizzata da particolari difficoltà: è aperta solo parzialmente con due unità, pur operando nella parte più complessa e vasta del territorio (area montana con viabilità difficile;
è insufficiente, anche se prezioso, il supporto offerto dalle cinque sedi volontarie, di cui in particolare quella di Dongo (all'estremo nord della provincia) opera in condizioni logistiche del tutto inadeguate;
a fronte di tale situazione, con uno scostamento tra organico standard e organico effettivo di più di 100 unità, è stata autorizzata dall'amministrazione centrale l'assunzione di 42 Vigili del fuoco discontinui, con contratto a termine di 20 giorni rinnovabile per un massimo di 160 giorni, personale che non ha seguito lo stesso processo formativo di quello permanente e che, invece, viene utilizzato con compiti di pari responsabilità;
non è stato autorizzato il pagamento di straordinari richiesto per affrontare questa situazione di difficoltà, né sono state assegnate le unità richieste: 40 necessarie,
10 promesse, 2 effettivamente assegnate nello scorso mese di maggio -:
in che modo si intenda intervenire, il più rapidamente possibile, per rendere l'organico del Corpo nazionale dei vigili del fuoco congruo e conforme alle esigenze del territorio comasco.
(4-01236)
Risposta. - Si concorda con quanto evidenziato dall'interrogante in ordine alle carenze di personale operativo dei vigili del fuoco in provincia di Como, problematica che, del resto, rispecchia una situazione esistente su tutto il territorio nazionale, ove il Corpo nazionale dei vigili del fuoco soffre di una carenza di organico attualmente quantificabile in circa 3000 unità.
In detto ambito territoriale, oltre alla sede del Comando provinciale, operano a pieno regime il distaccamento permanente di Cantù, il distaccamento misto di Menaggio e cinque sedi di vigili volontari che con la loro preziosa attività, riescono ad operare su tutto il territorio montano.
Nelle relative sedi di servizio del citato Comando provinciale le carenze più consistenti si presentano nelle qualifiche di vigile permanente e di capo squadra, mentre vi è una situazione di esubero nel profilo di capo reparto.
L'impiego del personale discontinuo ha consentito di fare fronte, in parte, alle situazioni di carenza di risorse umane, trattandosi di personale appositamente formato e addestrato, la cui assegnazione viene autorizzata in base alle carenze organiche di vigili permanenti e di capi squadra presso i singoli comandi provinciali ed in linea con il budget disponibile per l'anno di riferimento.
Le carenze nel profilo di capo squadra potranno essere sanate con prossimo concorso interno, che sarà espletato, presumibilmente entro la fine del corrente anno, mentre per il profilo di vigile permanente si provvederà alla luce delle previsioni contenute nella legge finanziaria per il 2007.
Con tale normativa vi è stata, infatti, un'inversione di tendenza sostanziale rispetto alle precedenti finanziarie in cui non si è fatto fronte al turn over del personale posto in quiescenza, prevedendo l'autorizzazione di 600 nuove assunzioni nel Corpo nazionale ed avviando un percorso per la stabilizzazione del personale volontario dei vigili del fuoco.
Con decorrenza 16 luglio 2007 si è provveduto alle suddette assunzioni delle 600 unità nel profilo di vigile del fuoco permanente che, al termine del corso di formazione della durata di 6 mesi attualmente in corso, saranno assegnate ai Comandi che presentano maggiori carenze di organico nella stessa qualifica, prevalentemente localizzate nel nord Italia.
Parte delle carenze attualmente esistenti potrà essere sanata, inoltre, attraverso la stabilizzazione del personale volontario in possesso dei requisiti previsti dalla legge finanziaria, per la quale è prevista una procedura ad hoc, i cui criteri e sistema di selezione sono stati definiti con decreto del Ministro dell'interno del 30 luglio 2007. Le relative domande sono attualmente in corso di esame da parte dell'Amministrazione.
Tale importante scelta, oltre ad avviare un processo di stabilizzazione di giovani che prestavano servizio discontinuo nel Corpo nazionale, assicurerà allo Stato l'immissione di personale già qualificato e quindi in grado di poter dare immediatamente un proprio contributo al fondamentale ruolo del Corpo nazionale preordinato ad assicurare la salvaguardia della vita delle persone.
Si è comunque consapevoli della necessità di prevedere una prosecuzione dei percorsi di ripianamento degli organici del Corpo nazionale anche attraverso l'allocazione di apposite risorse a partire dal prossimo esercizio finanziario.
In tale contesto generale, si auspica di poter risolvere la problematica rappresentata dell'interrogante in merito alle carenze di organico del Comando provinciale dei vigili del fuoco di Como.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Ettore Rosato.
BERTOLINI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
in data 30 maggio 2007 il nuovo Comando dei Vigili del fuoco di San Felice
sul Panaro in provincia di Modena è rimasto chiuso dalle ore 8 alle ore 20 per carenza di personale, con gravi ripercussioni per la sicurezza dei cittadini della zona;
da anni, da più parti, molteplici sono state le segnalazioni giunte al Ministero dell'interno circa le carenze di organico e di mezzi del Comando dei Vigili del fuoco di San Felice sul Panaro;
a seguito dell'ultima legge finanziaria, il comparto sicurezza a livello nazionale ha subito considerevoli tagli, provocando in tutto il territorio italiano gravi disservizi, sia sotto il profilo del personale impiegato che sotto il profilo dei mezzi utilizzati dalle forze dell'ordine;
in una recente audizione, svoltasi presso la Commissione Affari Costituzionali della Camera dei deputati, il Ministro dell'interno ha annunciato una drastica riduzione degli stanziamenti nel comparto sicurezza e la correlata volontà e necessità di far pagare agli enti locali parte delle spese per strutture e personale, delegando a tali enti territoriali la gestione della sicurezza e dell'ordine pubblico in Italia -:
se sia a conoscenza dei fatti come sopraesposti;
se sia a conoscenza di ulteriori circostanze di cui voglia mettere al corrente la Camera dei deputati;
come intenda intervenire per risolvere una situazione di grave pericolo per i cittadini della Provincia di Modena, derivante dalle pesanti carenze di organico del comando dei Vigili del fuoco di San Felice sul Panaro;
se non ritenga che la difesa e il controllo del territorio, nonché le attività di pubblica sicurezza siano e debbano rimanere di esclusiva competenza dello Stato, senza alcuna deroga a favore e a carico degli enti locali;
se non sia il caso di destinare immediatamente finanziamenti pubblici al comparto sicurezza, magari utilizzando parte delle risorse derivanti dall'extragettito prodotto dalla severa tassazione posta in essere dall'attuale esecutivo.
(4-03961)
Risposta. - La problematica rappresentata nell'atto di sindacato ispettivo rispecchia una situazione esistente su tutto il territorio nazionale, ove il Corpo nazionale dei vigili del fuoco soffre da tempo di gravi carenze in termini di risorse sia umane che finanziarie.
Per quanto concerne l'organico, la relativa carenza è attualmente quantificabile in circa 3000 unità, ciò anche a causa delle scelte operate in sede di emanazione delle leggi finanziarie della precedente legislatura, che hanno di fatto impedito la sistematica copertura, del turn-over del personale posto in quiescenza.
Il Governo è ben consapevole dell'esigenza di potenziamento dell'organico; infatti, nonostante il contesto di rigidità nel quale ha operato, la manovra finanziaria del 2007 ha attuato un'inversione di tendenza sostanziale rispetto al passato.
In primo luogo, la legge finanziaria per il 2007 ha allocato le risorse per procedere ad una immediata assunzione di 600 unità nella qualifica di vigile del fuoco, che prenderanno servizio nei Comandi provinciali, sulla base delle carenze rilevabili a livello nazionale, al termine del corso di formazione di sei mesi iniziato il 16 luglio 2007.
In secondo luogo, la citata legge finanziaria ha previsto per il Corpo nazionale dei vigili del fuoco un percorso ad hoc per la stabilizzazione del rapporto di lavoro del personale precario in possesso di determinati requisiti. Con decreto del Ministro dell'interno in data 30 luglio 2007 sono pertanto stati fissati i criteri relativi alla procedura selettiva per detta stabilizzazione, che consentirà l'immissione di personale altamente qualificato al fine di poter dare un contributo fondamentale al servizio istituzionale di salvaguardia della vita delle persone.
Il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 16 gennaio 2007 ha inoltre autorizzato, ai sensi dell'articolo 1, comma 104, della legge 311 del 2004, l'avvio, nel
triennio 2007/2009, delle procedure concorsuali per la copertura di 1021 posti nei ruoli del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, di cui 814 nel profilo di vigile del fuoco.
Le predette misure di potenziamento potranno, pertanto, migliorare la situazione del Comando provinciale dei vigili del fuoco di Modena, che dispone ad oggi di un organico di 241 unità operative su un organico teorico di 252, ove la carenza più consistente, relativa alla qualifica di capo reparto, sarà tenuta in debita considerazione in occasione dei prossimi concorsi di riqualificazione che potranno prevedibilmente attuarsi per la fine del corrente anno.
Quote di personale discontinuo viene inoltre assegnato mensilmente dal direttore regionale per l'Emilia Romagna al citato Comando, le cui sedi operative sono quella centrale di Modena ed i 5 distaccamenti di Sassuolo, Carpi, Pavullo, Vignola, S. Felice sul Panaro.
Inoltre, il progetto «Soccorso Italia in 20 minuti» ha messo in luce la necessità di potenziare il suddetto Comando con l'istituzione di un ulteriore distaccamento di vigili del fuoco volontari nel comune di Mirandola.
Anche sotto il profilo finanziario il corpo nazionale sconta gravi carenze, che si riflettono negativamente nelle attività operative, nelle esigenze strutturali e logistiche e nelle potenzialità organizzative, determinando una progressiva esposizione debitoria.
Per far fronte a tale delicata situazione, l'attuale Governo ha avviato un percorso che, nell'ambito delle disposizioni urgenti in materia finanziaria introdotte dal decreto-legge 2 luglio 2007, n. 81 (cosiddetto Decreto sul «Tesoretto»), ha previsto lo stanziamento di 20 milioni di euro per le esigenze del corpo nazionale, percorso che dovrà trovare il necessario completamento.
Riguardo, in particolare, alle spese per il funzionamento dei mezzi operativi, il Governo intende adottare ogni utile iniziativa diretta ad assicurare un incremento delle risorse a garanzia della funzionalità del soccorso tecnico urgente e al riguardo, già in sede di disegno di legge finanziaria per il 2008, nel quadro del potenziamento della sicurezza e del soccorso pubblico, sono state destinate risorse per le specifiche necessità del Corpo nazionale dei vigili del fuoco.
Sotto il profilo delle competenze, si ricorda che la legge di delega 30 settembre 2004, n. 252, nel sancire il passaggio del rapporto di impiego del personale del Corpo nazionale dal regime privatistico a quello di diritto pubblico, ne ha previsto una collocazione più consona alle missioni istituzionali del soccorso pubblico, della protezione civile e della difesa civile, con ciò allineando l'ordinamento dei vigili del fuoco a quello del personale degli altri corpi dello Stato chiamati alla difesa dei valori fondamentali della Repubblica.
In attuazione dei princìpi contenuti nella delega, il decreto legislativo 13 ottobre 2005, n. 217, relativo al nuovo ordinamento del personale del Corpo nazionale, mira, fra l'altro, nell'insieme, alla riaffermazione dell'imprescindibile unitarietà del Corpo stesso a garanzia dell'assolvimento delle funzioni di salvaguardia della sicurezza dei cittadini affidate allo Stato dalla stessa Costituzione.
Al riguardo si ricorda che il concetto di «sicurezza pubblica», intesa in senso lato, ha visto nel corso degli anni modificato e ampliato il suo significato fino a ricomprendere la tutela di tutti i diritti che l'ordinamento riconosce al cittadino in riferimento all'incolumità personale e all'integrità patrimoniale e cui lo Stato risponde, fra l'altro, attraverso la protezione civile, la difesa civile ed il soccorso tecnico urgente, quali attività riconducibili nell'ambito del soccorso pubblico.
In tale contesto, i compiti del corpo nazionale attraversano varie competenze istituzionali quali, quelle della difesa e sicurezza del territorio, del soccorso civile e, certamente rientrano a pieno titolo nella moderna missione dell'ordine pubblico e sicurezza, come individuati nella stessa finanziaria (DPEF).
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Ettore Rosato.
BIANCHI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
è noto alle cronache della Calabria e nazionali (La Repubblica, 1 agosto 2006) il progetto per la costruzione di una grande struttura turistica, denominata Europaradiso, alla foce del fiume Neto nei pressi di Crotone;
l'enfasi sull'opera, che a regime potrebbe essere tra le più grandi d'Italia, è generata e corroborata da evidenti dati sostanziali: strutture ed edifici su un'area di 1.200 ettari di macchia mediterranea, investimento complessivo superiore a 5 miliardi di euro;
il complesso turistico insisterà in una delle zone più suggestive della Calabria, area ricca di bellezze naturali ed archeologiche sottoposte, peraltro, a vincoli speciali di tutela da parte dell'Unione europea e della Regione Calabria;
la struttura avrà indubbie ricadute economiche, sia dirette sia per l'indotto che ne consegue, sull'area del crotonese e nell'intera Calabria;
a giudizio dell'interrogante tali ricadute potrebbero alimentare le pressioni, fin dalla fase della costruzione dell'opera, da parte della criminalità organizzata interessata a trarne profitti illeciti -:
se non ritenga di valutare l'opportunità di convocare un tavolo di confronto tra le istituzioni governative e locali interessate al fine di condividere il progetto e stimare:
le linee caratterizzanti in ordine all'impatto ambientale, alle ricadute economiche, alle garanzie occupazionali;
le misure di prevenzione e di monitoraggio dei principi di legalità che potrebbero essere eventualmente compromessi dalla costruzione e dalla gestione di un'opera di siffatte dimensioni.
(4-00890)
Risposta. - La Soprintendenza per i beni architettonici e paesaggistici della Calabria ha comunicato di non aver ricevuto alcun progetto e di non avere, di conseguenza, intrapreso alcuna istruttoria relativamente alla struttura indicata dall'interrogante.
Stante la rilevanza della questione, gli uffici hanno acquisito informalmente - tramite il Comune di Crotone - documenti sull'iter procedurale ed alcune planimetrie del progetto.
Si è appurato quindi che l'area oggetto d'intervento si estende in un vasto ambito, a cavallo tra il torrente Talesi e il fiume Neto che copre un'area di circa 1.200 ettari ed interessa parecchi ambiti di tutela paesaggistica automatica. L'intervento ricade anche nella zona di protezione speciale che include il territorio di numerosi comuni della provincia di Crotone. La collocazione del progetto su un territorio caratterizzato dalla zona di protezione speciale, ha indotto alcune Associazioni Onlus, tra cui Legambiente, a formulare una richiesta, indirizzata alla Commissione europea, di intervenire con procedura di infrazione nei confronti della regione che ha approvato il Piano regolatore generale di Crotone omettendo di richiedere preliminarmente la Procedura di incidenza ambientale.
Il Ministero per i beni e le attività culturali, considerata la dimensione dell'intervento di estensione inconsueta e di impatto considerevole, sta valutando la possibilità di apporre una tutela paesaggistica più ampia.
Il 27 agosto 2007 il Ministero della giustizia ha inviato una nota con la quale ha riferito che sui fatti oggetto delle interrogazioni sono in corso indagini da parte della Direzione investigativa antimafia.
Il Sottosegretario di Stato per i beni e le attività culturali: Danielle Mazzonis.
BONELLI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto riportato dall'ANSA di Cagliari del 19 gennaio 2007 13:18, oltre 14 mila trappole usate per la cattura
illegale di tordi e pettirossi e 91 reti lunghe 400 metri sono state rimosse in soli cinque giorni in seguito ad un'azione antibracconaggio condotta dai volontari della Lega italiana protezione uccelli (Lipu) nel Basso Sulcis per combattere il grave fenomeno dell'uccellagione, zona nella quale erano già intervenuti nel dicembre scorso con la rimozione di diecimila trappole;
secondo quanto rilevato dagli attivisti la situazione degli sbarramenti di reti fisse collocate dai bracconieri sui crinali per la cattura indiscriminata di migliaia di uccelli dovrebbe destare grande preoccupazione: 91 reti montate su pali, per una lunghezza complessiva di circa 400 metri lineari, sono state rimosse a Capoterra, nelle località di Santa Lucia, Punta Bidda Beccia, Costa Is Seddas e Punta Gennasoli. Sugli stessi crinali erano stese centinaia di altre reti che i bracconieri hanno tolto prima dell'arrivo dei volontari. Nelle trappole e nelle reti sono stati trovati 62 uccelli, dal tordo bottaccio al minuscolo fiorrancino, ai rapaci diurni e notturni. 23 uccelli, ancora vivi, sono stati liberati;
25 volontari provenienti da ogni parte d'Italia, hanno perlustrato i boschi dei dintorni di Capoterra. I «sentieri» realizzati dai bracconieri sono stati individuati nelle località sovrastanti il centro, abitato di Capoterra, sui Monti Arrubiu ed Arbu, nelle vicinanze della comunità montana, presso la miniera di San Leone e perfino nell'oasi Wwf di Monte Arcosu;
«sapevamo che la situazione a Capoterra era grave - ha dichiarato Giovanni Malara, responsabile del Campo Lipu per il Basso Sulcis - ma non immaginavamo di poter trovare niente di simile». I dati divulgati dalla Lipu sono oggettivamente allarmanti: «Gli uccelli catturati, almeno 600 mila all'anno, alimentano un mercato illegale gestito da associazioni criminali che prosperano incontrastate realizzando profitti con la vendita al dettaglio, nei mercati, nei ristoranti e nelle macellerie delle "grive», piatto tipico composto da otto tordi bolliti e poi messi a macerare nelle foglie di mirto»;
la Lipu ha inviato giornalmente al Ministro per le risorse agricole e forestali segnalazioni relative al materiale illecito ritrovato e chiedendo l'impiego in Sardegna del Nucleo operativo antibracconaggio del Corpo forestale dello Stato;
per arginare il grave fenomeno, la Lipu chiede l'intervento del Nucleo operativo antibracconaggio del Corpo forestale dello Stato, e denuncia l'assenza dei corpi di polizia locali nella repressione del fenomeno -:
quali misure si intendano prendere per arginare il grave fenomeno del bracconaggio in aree così importanti per la tutela della biodiversità;
se non si ritenga a tal fine di dover stimolare l'azione del Nucleo operativo antibracconaggio del Corpo forestale dello Stato.
(4-02636)
Risposta. - Con riferimento all'interrogazione in esame, concernente l'illegale cattura di tordi e pettirossi con riferimento alla situazione presente nel Sulcis, secondo quanto riferito dalla Direzione generale per la protezione della natura, risulta che il fenomeno del bracconaggio, malgrado gli sforzi profusi dagli addetti alla sorveglianza venatoria ed ambientale, è ancora presente, in alcune zone della Sardegna ove, per tradizioni gastronomiche, vengono prelevati annualmente migliaia di uccelli con trappole e reti.
In merito, occorre evidenziare che la competenza in materia di caccia è, ai sensi dell'articolo 3, lettera i), dello Statuto speciale regionale, di competenza della stessa regione Sardegna, tra i cui compiti è compreso quello della regolamentazione dell'esercizio dell'attività venatoria. In particolare, poi, la legge regionale 5 novembre 1985 n. 26 (Istituzione del Corpo forestale e di vigilanza ambientale della regione sarda), all'articolo 1 stabilisce che sono attribuiti, al predetto Corpo forestale, i compiti di vigilanza e repressione in materia.
La stessa legge regionale n. 26 del 1985 all'articolo 30 stabilisce che è riconosciuto rilevante valore all'opera svolta dalle associazioni
di volontariato e dai singoli volontari, e che il Corpo forestale e di vigilanza ambientale può avvalersi del contributo al funzionamento dei servizi delle associazioni di volontariato e di singoli volontari. Paiono, pertanto esistere proprio nell'ordinamento regionale le norme per una fattiva collaborazione tra Amministrazione e la Lipu nei termini della cosiddetti sussidiarietà orizzontale, contrariamente a quanto, invece lamentato dall'interrogante.
Le locali forze di Polizia hanno, comunque, posto in essere mirati servizi, in collaborazione con il personale della stazione forestale e di vigilanza ambientale di Capoterra nonché con esponenti della Lega italiana protezione uccelli, nei territori indicati genericamente nell'atto cui si risponde come i boschi dei dintorni di Capoterra (Cagliari), che ricadono geograficamente nelle pertinenze dei Comuni di Assemini, Sarroch, Santadi, Uta ed in minima parte di quello di Capoterra, che hanno consentito di riferire in stato di libertà all'autorità giudiziaria nove persone per violazione dell'articolo 30 lettera e) della legge 157 del 1992, sequestrando migliaia di lacci, trappole, reti e tagliole.
Inoltre, specifiche attività tecniche sono tuttora al vaglio del locale reparto investigazioni scientifiche dei Carabinieri.
La Provincia di Cagliari ha comunicato che, in considerazione della complessità ed estensione dei fenomeni di bracconaggio presenti in ambito provinciale, ha intenzione di procedere alla istituzione di un corpo di polizia ambientale provinciale, che costituisca un ulteriore deterrente contro gli illeciti operati nei confronti dell'ambiente.
In ogni caso sarà compito dell'Amministrazione che rappresento investire della questione il Ministero delle politiche agricole affinché venga attivato il nucleo operativo antibracconaggio del Corpo forestale dello Stato, così come richiesto dall'interrogante.
Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare: Alfonso Pecoraro Scanio.
BUEMI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
da un articolo apparso in prima pagina sull'edizione dell'8 luglio 2007 del quotidiano Il Corriere della Sera, a firma di autorevole esponente della stampa nazionale, emerge che le argomentazioni contenute in una recente pronuncia resa dalla V sezione del Consiglio di Stato sarebbero state quasi integralmente copiate da quelle svolte negli scritti difensivi depositati nel predetto giudizio dal difensore della parte poi risultata vittoriosa;
la vicenda esaminata dal Consiglio di Stato ha peraltro avuto già in precedenza enorme eco sulla stampa trattando della decadenza dall'incarico di un Direttore generale di AUSL della regione Lazio, in applicazione dell'articolo 55, comma IV, dello Statuto regionale della regione Lazio, nonché dell'articolo 71, comma IV, lettera a), della legge regionale 17 febbraio 2005 n. 9;
nell'articolo sopra richiamato si evince in particolare che ben 90 righe (su, a quanto pare, un totale di 117) della sentenza in questione, materialmente scritta dal giudice estensore e firmata dal Presidente, sarebbero state «copiate parola per parola, sillaba per sillaba, punto e virgola per punto e virgola (...) Al punto che sono copiati non solo i punti e le virgole ma anche i corsivi e le parole in maiuscolo, le frasi in neretto e quelle sottolineate: tutto (...), come se il giudice avesse passato allo scanner il ricorso scritto dalla difesa» del ricorrente; difesa assunta nella specie da un avvocato «che, per pura coincidenza era ancora lui, un tempo, giudice amministrativo in un Tar»;
la predetta sentenza ha, inoltre, disposto il reintegro dei Direttore generale ricorrente, quando l'incarico dal quale questo era stato dichiarato decaduto era comunque già ampiamente scaduto per decorrenza dei termini di durata dello stesso; oltretutto in una materia, quella del lavoro autonomo riconducibile alla cosiddetta parasubordinazione, in cui si è pacificamente ritenuto che non sussista alcun
diritto soggettivo alla reintegra nel posto di lavoro o nell'incarico anticipatamente risolto dalla pubblica amministrazione -:
se il Presidente del Consiglio non intenda esercitare i propri poteri ispettivi anche ai fini dell'eventuale esercizio dell'azione disciplinare nei confronti dei soggetti coinvolti.
(4-04479)
Risposta. - Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, si fa presente che la Presidenza del Consiglio di Stato, interpellata al riguardo, ha fatto notare, in via preliminare, che l'articolo 33, comma 1, della legge 27 aprile 1982, n. 186 attribuisce al Presidente del Consiglio dei ministri ed al Presidente del Consiglio di Stato, in via del tutto autonoma ed indipendente, la competenza a promuovere l'azione disciplinare nei confronti dei magistrati amministrativi.
Per quanto riguarda il caso esposto nella interrogazione in esame, il Presidente del Consiglio di Stato ha proceduto a richiedere ai due consiglieri di Stato interessati chiarimenti in merito all'accaduto, al fine di accertare se sussistessero elementi di responsabilità a loro carico.
Le risposte ottenute ed i successivi riscontri effettuati lo hanno portato ad escludere la sussistenza dei presupposti per l'apertura di un procedimento disciplinare a loro carico.
Di ciò egli ha dato comunicazione al Presidente del Consiglio dei ministri, con nota del 29 agosto 2007.
Il Presidente del Consiglio di Stato, in particolare, ha affermato, in merito alla posizione dell'estensore, che la «copiatura» riguardava comunque un atto del processo, dal quale, pertanto, del tutto legittimamente egli poteva attingere per la stesura materiale del provvedimento giurisdizionale, tenuto altresì conto che quest'ultimo consisteva in una misura cautelare, la cui precipua caratteristica è la tempestività dì emanazione. Ha, inoltre, considerato che la terzietà del giudice non dipende certamente dallo stile redazionale utilizzato nell'elaborazione di un provvedimento di sua competenza.
Quanto alla posizione del Presidente del collegio, i chiarimenti forniti hanno convinto che nessuna violazione degli obblighi e delle competenze inerenti a tale funzione fosse riscontrabile nella specie, tenuto conto, da un lato, che il medesimo aveva invitato il relatore, pur nel rispetto della sua usuale tecnica redazionale, a contenere la motivazione, e, dall'altro, che stante la natura (cautelare) del provvedimento da sottoscrivere, si era preferito privilegiarne la celerità di emanazione rispetto alla possibile richiesta di rimaneggiamento del testo.
Il Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali: Vannino Chiti.
CARUSO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'interno. - Per sapere premesso che:
l'amministrazione comunale di Crotone avrebbe intenzione di autorizzare, su una superficie di circa 1.000 ettari, a 300 metri dalla costa, in località Paglianiti, tra la foce del fiume Neto a nord, la ferrovia ad ovest e la località Gabella a sud, un megainsediamento turistico denominato «Europaradiso»;
se il progetto fosse realizzato, si tratterebbe dell'insediamento turistico più imponente mai realizzato sulle coste del Mediterraneo;
il costo previsto per la realizzazione del progetto è di 10 miliardi di euro, con 1.397.550 metri quadri di edifici con un volume previsto di oltre 4 milioni di metri cubi, su 1.200 ettari di macchia mediterranea lungo 6,5 chilometri di costa, capaci di ospitare 60 mila persone, uno stadio di 30.000 posti, Disney Village, parchi acquatici e centri commerciali;
nella zona interessata dall'opera, la Regione Calabria, nell'ambito delle finalità dell'articolo 56 dello Statuto e delle competenze che le derivano dalla legge n. 59 del 1997 e dall'articolo 68 del decreto legislativo n. 112 del 1998, ha istituito, con
delibera n. 588 del 2000, il parco regionale della foce del fiume Neto;
con delibera n. 607 del 2005, in merito alla revisione del sistema regionale delle ZPS, direttiva 74/409 CEE, recante conservazione dell'avifauna selvatica e direttiva 92/43 CEE, relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali nonché della flora e della fauna selvatica, la giunta regionale della Calabria, ha istituito tre nuove zone a protezione speciale, tra cui appunto l'area Alto Marchesato e foce dei fiumi Neto e Tacina;
con l'istituzione della ZPS della foce del Neto non sono consentiti spazi di intervento in materia di pianificazione urbanistica in quanto la zona è luogo di transito, sosta temporanea e nidificazione di un gran numero di uccelli acquatici marini;
le società che hanno presentato il progetto sono la Europaradiso International Spa ed Europaradiso Italia Srl, entrambe fanno capo alla Madpit Group dell'imprenditore israeliano David Appel;
il signor David Appel, come è noto, è stato coinvolto in un'inchiesta per corruzione che vedeva implicato, tra gli altri, l'allora Ministro degli esteri di Israele, Ariel Sharon;
la Procura generale dello Stato di Israele ha statuito, nel capo di imputazione, che Appel avrebbe cercato di ottenere l'intervento di Ariel Sharon per convincere le autorità greche ad autorizzare la costruzione di un complesso turistico nell'isola di Patroklos, considerata zona archeologica protetta non edificabile;
secondo quanto risulta all'interrogante, la Europaradiso Srl ha già cominciato a siglare i precontratti di acquisto dei terreni sebbene vi gravino vincoli comunitari;
la Madpit Group ha fatto domanda a Sviluppo Italia per verificare se l'investimento possa giovarsi di un contratto di localizzazione i cui fondi sono destinati agli imprenditori che vogliono investire in Italia;
il 13 settembre 2006, il progetto in oggetto è entrato a far parte dell'inchiesta «Poseidone» condotta dalla Procura della Repubblica di Catanzaro che ha chiesto alla Regione Calabria l'acquisizione di nuovi documenti ed atti relativi agli interventi nel settore ambientale e all'utilizzo di finanziamenti pubblici riguardanti il progetto Europaradiso;
le ipotesi formulate dagli inquirenti sono legate ad una possibile truffa milionaria ai danni dello Stato italiano e della Comunità europea, portata avanti da una presunta associazione a delinquere finalizzata alla gestione di fondi pubblici;
l'indagine è volta a verificare se nell'iter per la costruzione del megavillaggio siano stati compiuti illeciti e segnatamente se siano stati presi accordi preventivi al fine di riuscire a dirottare parte dei fondi pubblici;
il 25 settembre 2006, durante una manifestazione pubblica a Crotone, a sostegno di Europaradiso, esponenti del movimento neofascista «Forza Nuova», hanno portato in piazza manichini impiccati raffiguranti il volto del Presidente della Regione Loiero ed hanno issato uno striscione con su scritto «Europaradiso o rivolta» -:
come si intenda procedere per fare rispettare la legalità in un'area con diversi vincoli di protezione comunitari e per evitare che gravi sull'eventuale progetto una procedura di infrazione comunitaria;
quali strumenti si intendano avviare affinché lo stato dei luoghi, nelle more, non sia irreversibilmente modificato col rischio di distruggere, in maniera irreparabile, una delle aree protette più importanti della Calabria, le sue coste e le colture agricole;
se il Comitato Tecnico che opera all'interno del Ministero delle attività produttive, alla luce dell'inchiesta in atto,
abbia accertato eventuali irregolarità nella richiesta avanzata dalla Madpit Group per ottenere un contratto di localizzazione destinato agli imprenditori stranieri che vogliano investire in Italia;
quali iniziative, stante il grave clima intimidatorio che si è determinato a Crotone nei confronti delle istituzioni locali, sono state prese e quali si intendano avviare al fine di prevenire incidenti e aggressioni.
(4-01364)
Risposta. - La Soprintendenza per i beni architettonici e paesaggistici della Calabria ha comunicato di non aver ricevuto alcun progetto e di non avere, di conseguenza, intrapreso alcuna istruttoria relativamente alla struttura indicata dall'interrogante.
Stante la rilevanza della questione, gli uffici hanno acquisito informalmente - tramite il Comune di Crotone - documenti sull'iter procedurale ed alcune planimetrie del progetto.
Si è appurato quindi che l'area oggetto d'intervento si estende in un vasto ambito, a cavallo tra il torrente Talesi e il fiume Neto che copre un'area di circa 1.200 ettari ed interessa parecchi ambiti di tutela paesaggistica automatica. L'intervento ricade anche nella zona di protezione speciale che include il territorio di numerosi comuni della provincia di Crotone. La collocazione del progetto su un territorio caratterizzato dalla zona di protezione speciale, ha indotto alcune Associazioni Onlus, tra cui Legambiente, a formulare una richiesta, indirizzata alla Commissione europea, di intervenire con procedura di infrazione nei confronti della regione che ha approvato il Piano regolatore generale di Crotone omettendo di richiedere preliminarmente la Procedura di incidenza ambientale.
Il Ministero per i beni e le attività culturali, considerata la dimensione dell'intervento di estensione inconsueta e di impatto considerevole, sta valutando la possibilità di apporre una tutela paesaggistica più ampia.
Il 27 agosto 2007 il Ministero della giustizia ha inviato una nota con la quale ha riferito che sui fatti oggetto delle interrogazioni sono in corso indagini da parte della Direzione investigativa antimafia.
Il Sottosegretario di Stato per i beni e le attività culturali: Danielle Mazzonis.
CATANOSO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 3 del decreto-legge 30 gennaio del 2004, n. 24, ha introdotto delle disposizioni per migliorare il servizio antincendio e di soccorso tecnico nelle isole minori di Pantelleria, Lampedusa e Lipari;
attraverso questo importante decreto, che ha finalmente riconosciuto le difficoltà di natura economica e meteorologica nelle isole minori della Sicilia, è stato disposto il potenziamento del servizio di soccorso con l'apertura di distaccamenti permanenti a Pantelleria e Lampedusa e la trasformazione del distaccamento volontario di Lipari in permanente;
contemporaneamente sono stati banditi dei concorsi riservati ai residenti nelle tre isole e si è provveduto ad autorizzare il trasferimento in detti distaccamenti, in soprannumero, di personale residente nelle tre isole ma in servizio presso altre sedi, in tal modo limitando il fenomeno del doppio pendolarismo;
i concorsi per l'assunzione dei vigili del fuoco nelle tre isole minori si sono conclusi ed il personale sta frequentando il 63 Corso basico;
la situazione, come denuncia puntualmente ed efficacemente il sindacato di categoria Confsal-Vigili del Fuoco, non è, però, soddisfacente in quanto alcuni aspetti non sono stati portati a compimento e non se ne capisce, a giudizio dell'interrogante, la ragione;
6 vigili del fuoco residenti a Lipari ed in servizio presso altre sedi non sono stati ancora trasferiti nell'isola, e 18 vigili permanenti,
9 per Lampedusa ed altrettanti per Pantelleria non sono ancora stati assunti -:
quali provvedimenti intenda adottare il Ministro interrogato per risolvere le problematiche esposte in premessa.
(4-03755)
Risposta. - Va premesso, in via generale, che il Corpo nazionale dei vigili del fuoco soffre di una carenza di organico attualmente quantificabile in circa 3000 unità.
Peraltro, si ricorda che tale situazione è anche conseguenza delle scelte politiche adottate nel corso della precedente legislatura, ove a fronte di sporadici interventi finalizzati all'aumento di organico, non si è provveduto ad assicurare la copertura del turn over del personale posto in quiescenza.
Sotto questo profilo, è obiettivo del Governo lavorare nella prospettiva di un progressivo ripianamento degli organici del «Corpo» su tutto il territorio nazionale e, quindi, del superamento delle derivanti difficoltà sul piano operativo.
Con la legge finanziaria per il 2007, il Governo ha già operato un'inversione di tendenza sostanziale, in primo luogo, attraverso l'autorizzazione all'immediata assunzione di 600 unità nel profilo di vigile del fuoco - assunzione avvenuta a decorrere dal 16 luglio scorso - e che, al termine di sei mesi di corso di formazione in svolgimento, saranno assegnate ai Comandi che presentano maggiori carenze di organico nella stessa qualifica.
In secondo luogo, la stessa normativa ha avviato un percorso per la stabilizzazione del personale volontario che, per l'anno in corso avverrà sulla base dei criteri e del sistema di selezione definiti con decreto del Ministro dell'interno 30 luglio 2007, le cui domande sono in corso di esame da parte dell'Amministrazione.
Tale importante scelta, oltre ad avviare un processo di stabilizzazione di giovani che prestavano servizio discontinuo nel Corpo nazionale, assicurerà allo Stato l'immissione di personale già qualificato e che quindi potrà immediatamente dare un proprio contributo al fondamentale ruolo del Corpo nazionale preordinato ad assicurare la salvaguardia della vita delle persone.
Si tratta certamente dell'inizio di un importante processo, in cui sarà necessario prevedere una prosecuzione dei percorsi di ripianamento degli organici anche attraverso l'allocazione di specifiche risorse nell'ambito del disegno di legge finanziaria per il 2008.
Per quanto riguarda le isole minori della Sicilia, il decreto-legge 30 gennaio 2004, n. 24 ha introdotto disposizioni per migliorare il servizio antincendio nei relativi territori ed è stato bandito un concorso riservato i cui candidati vincitori (7 posti a Lampedusa, 7 posti a Pantelleria e 26 posti a Lipari) sono stati assunti il 27 dicembre 2004 ed assegnati alle sedi di servizio in data 5 luglio 2005.
Per l'isola di Lipari, i candidati risultati vincitori erano di numero inferiore di 15 unità rispetto ai posti messi a concorso, per cui si è provveduto a indire un nuovo concorso a 11 posti riservato alla medesima isola.
I vincitori del nuovo concorso sono già in organico al Corpo nazionale dei vigili del fuoco ed assegnati a Lipari a decorrere dal 10 luglio 2007, dopo la frequenza del prescritto corso presso la Scuola di formazione di base.
Per il trasferimento dei vigili del fuoco ivi residenti, in servizio presso altri Comandi provinciali vigilfuoco, si rappresenta che i medesimi, pur avendo presentato istanza di trasferimento a seguito della circolare di mobilità del 15 marzo 2007, non si sono collocati in posizione utile per essere trasferiti presso il Comando provinciale di Messina, nel cui territorio rientra il distaccamento di Lipari.
Per quanto riguarda Lampedusa e Pantelleria, si provvederà alle relative assegnazioni di personale con le prossime assunzioni nel Corpo nazionale dei vigili del fuoco autorizzate dalla legge finanziaria per il 2007.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Ettore Rosato.
FEDI e BUCCHINO. - Al Ministro del lavoro e della previdenza sociale. - Per sapere - premesso che:
il comma 7 dell'articolo 70 della legge n. 338 del 23 dicembre 2000 (la legge finanziaria per il 2001) ha previsto a partire dal 2001, a favore dei soggetti i quali siano titolari di uno o più trattamenti pensionistici a carico dell'assicurazione generale obbligatoria e delle forme sostitutive, esclusive ed esonerative della stessa, il cui importo complessivo annuo, al netto dei trattamenti di famiglia, non superi l'importo del trattamento minimo annuo del Fondo pensioni lavoratori dipendenti, il pagamento di un importo aggiuntivo pari a lire 300.000 annue (154,94 euro);
a tale importo aggiuntivo sono interessate anche le pensioni in convenzione internazionale erogate ai residenti all'estero;
tale importo è corrisposto dall'Inps in sede di erogazione della tredicesima e spetta a condizione che il soggetto:
a) non possieda un reddito complessivo individuale assoggettabile all'Irpef relativo all'anno stesso superiore a una volta e mezza il trattamento minimo italiano;
b) non possieda, se coniugato, un reddito complessivo individuale assoggettabile all'Irpef relativo all'anno stesso superiore a una volta e mezza il predetto trattamento minimo, né redditi, cumulati con quelli del coniuge, per un importo superiore a tre volte il medesimo trattamento minimo (l'Inps non procede al cumulo dei redditi con quelli del coniuge legalmente ed effettivamente separato);
la stessa legge (al comma 8 dell'articolo citato) prevede che nei confronti dei soggetti che soddisfano le condizioni reddituali e per i quali l'importo complessivo annuo dei trattamenti pensionistici risulti superiore al trattamento minimo e inferiore al limite costituito dal medesimo trattamento minimo incrementato di 300.000 lire annue (154,94 euro), l'importo aggiuntivo viene corrisposto fino a concorrenza del predetto limite;
è previsto che anche gli altri enti erogatori, oltre all'Inps, provvedano negli stessi termini e con le stesse modalità al pagamento dell'importo aggiuntivo;
la concessione dell'importo aggiuntivo è subordinata alle seguenti due condizioni:
a) Prima condizione: l'importo pensionistico.
Per il 2006:
se l'importo della pensione per l'anno 2006 (comprensivo delle maggiorazioni sociali e dell'aumento a 516 euro) è risultato maggiore di 5.713,48 euro, nulla spetta al pensionato;
se l'importo della pensione per l'anno 2006 è risultato minore o uguale a 5.558,54 euro, il pensionato ha diritto, se risultano soddisfatte le condizioni reddituali sue e del coniuge, all'intero importo aggiuntivo;
se l'importo della pensione per l'anno 2006 è risultato compreso tra euro 5.558,54 e 5.713,48 al pensionato spetta la differenza tra 5.713,48 e l'importo della pensione, sempre che risultino soddisfatte le condizioni reddituali proprie e del coniuge;
per i residenti all'estero l'importo della pensione preso in considerazione oltre al pro-rata italiano include anche l'eventuale pensione estera;
b) Seconda condizione: i limiti reddituali.
Il diritto all'importo aggiuntivo per il 2006 di 154,94 euro, o ad una parte dello stesso, è attribuito se il reddito personale non supera l'importo di 8.337,81 euro. Qualora il pensionato è coniugato, il limite di reddito cumulato previsto è di 16.675,62 euro;
si tratta quindi di un beneficio circoscritto ad una limitata platea di aventi
diritto i quali devono essere titolari di pensioni e di redditi bassi;
da questa già limitata platea di beneficiari, l'INPS ha deciso, secondo gli interroganti senza una fondata e plausibile motivazione, di escludere i residenti all'estero titolari di una pensione (pro-rata) italiana detassata alla fonte (e quindi dall'Inps stesso in qualità di sostituto di imposta) in seguito all'applicazione di convenzioni contro le doppie imposizioni fiscali -:
se non si ritenga che l'esclusione di migliaia di nostri connazionali residenti all'estero dalla attribuzione di un modesto beneficio previdenziale, che viene invece concesso a tutti i titolari di pensione residenti in Italia, rappresenti una manifesta ingiustizia che non trova alcuna giustificazione o fondamento tecnico-giuridico, atteso che la legge istitutiva dell'importo aggiuntivo non prevede alcuna specifica esclusione soggettiva ma solo il soddisfacimento di specifici requisiti reddituali;
se il Ministero del lavoro intenda verificare i motivi dell'esclusione dei residenti all'estero titolari di pensione italiana detassata alla fonte dall'attribuzione dell'importo aggiuntivo alla tredicesima mensilità pensionistica istituito dalla legge n. 388 del 2000, articolo 70 comma 7, e, nel caso in cui tale esclusione sia considerata ingiustificata, se intenda impartire istruzioni all'Inps affinché l'istituto previdenziale eroghi la prestazione in oggetto anche ai soggetti finora esclusi.
(4-02396)
Risposta. - In merito al quesito sollevato nell'interrogazione in esame, avente ad oggetto la mancata erogazione dell'importo aggiuntivo previsto dall'articolo 70, comma 7 e seguenti, della legge 23 dicembre 2000, n. 388 anche ai titolari di pensione in convenzione internazionale, che beneficiano di un pro rata a carico italiano, pur in presenza dei requisiti reddituali richiesti dal predetto articolo 70 per l'erogazione del beneficio, l'Inps ha fatto presente quanto segue.
L'articolo 1-bis del decreto-legge 30 settembre 2000, n. 268, convertito, con modificazioni, dalla legge 23 novembre 2000, n. 354 ha previsto la destinazione di parte delle risorse provenienti dalla lotta all'evasione fiscale, sotto forma di importo aggiuntivo pari a lire 200.000 da corrispondersi in sede di erogazione della tredicesima mensilità, a favore dei soggetti che siano titolari di uno o più trattamenti pensionistici, il cui importo complessivo annuo, al netto degli assegni al nucleo familiare, non superi il trattamento minimo annuo del fondo pensioni lavoratori dipendenti.
Considerato che tale importo aggiuntivo è qualificato dalla predetta norma quale rimborso forfettario di parte, sono stati esclusi i titolari di pensione detassate per convenzione contro la doppia imposizione, mentre è stato, invece, regolarmente erogato ai titolari di pensione in convenzione internazionale non rientranti nella fattispecie appena descritta.
Successivamente il citato articolo 70, comma 7 e seguenti, ha previsto la corresponsione a regime del predetto importo aggiuntivo e lo ha innalzato a lire 300.000 (euro 154,94).
Pertanto, la platea dei beneficiari dell'importo aggiuntivo ex articolo 70 della legge 23 dicembre 2000, n. 388 è stata la medesima alla quale è stato erogato l'importo aggiuntivo di lire 200.000 in considerazione anche delle modalità di reperimento delle risorse messe per la sua copertura.
Il Ministro del lavoro e della previdenza sociale: Cesare Damiano.
GARAVAGLIA. - Al Ministro per i beni e le attività culturali, al Ministro delle infrastrutture, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
la società Arcus S.p.a., società del Ministero dei beni culturali e delle infrastrutture nata nel 2004 per sostenere iniziative nell'arte, nella cultura e nello spettacolo,
è in stato di commissariamento dal 10 novembre 2006;
il commissariamento si è reso necessario a causa dei ripetuti e pesanti rilievi effettuati dalla Corte dei Conti sia in merito alla gestione interna, considerata dai magistrati contabili eccessivamente «privatistica» dei soldi pubblici con assunzioni con stipendi elevati opinabili circa l'opportunità e consulenze record, sia in merito alla gestione dei progetti che devono beneficiare dei finanziamenti, per i quali vi è opacità di percorsi nell'assegnazione e soprattutto se debba essere una simile struttura a gestirli;
quali atti concreti siano stati compiuti dal commissario per chiarire natura e funzionalità di Arcus S.p.a.;
in questi mesi come abbia svolto la sua attività Arcus, ovvero quali progetti siano stati finanziati, e se risulti vero che siano stati finanziati solamente progetti provenienti dal Ministero dei beni culturali e dal Ministero delle Infrastrutture, costituendo in questo modo una sorta di partita di giro allo scopo di indirizzare risorse ufficialmente non gestite direttamente dai due ministeri ma di fatto rientranti attraverso il finanziamento dei progetti presentati nella disponibilità dei due ministeri senza di fatto alcun vincolo di rendicontazione, mentre risulterebbero scartati tutti i progetti inviati da singole associazioni o privati;
se siano stati effettuati per il personale interno aumenti di stipendio e avanzamenti di carriera durante il periodo di stand-by della società all'epoca del ministro Buttiglione e, se si, quali regole e procedure sono state seguite visto che il Consiglio di amministrazione praticamente era non operante;
se il commissario abbia provveduto a compiere una verifica dei verbali riguardanti le sedute di Arcus, al fine di accertare che ogni provvedimento sia stato assunto secondo i criteri previsti dalla norme vigenti relativamente ad una s.p.a a gestione pubblica;
se, qualora come evidenziato dai rilievi della Corte dei Conti il problema è contenere la spesa, non risulti una contraddizione diminuire il personale del Mibac, già stipendiato in quanto dipendente del Ministero, anche se in attività presso Arcus, per poi sostituirlo con personale esterno con un conseguente aggravio di spesa;
come mai il compenso per l'istruttoria e il monitoraggio dei progetti destinati ad Arcus (FEE) - (detratti dalla somma finanziata ai destinatari dei progetti) - per gli anni 2004 e 2005 sono stati diversificati a seconda dei destinatari delle somme finanziate senza alcuna motivazione e approvazione degli organi interni preposti (che variano arbitrariamente da 0,50 a 1,00 e 1,50 per cento) - e in che maniera siano state destinate dette FEE -:
se non sarebbe più economico per lo Stato italiano e per il contribuente che questa società venisse soppressa ed i finanziamenti dei progetti fossero gestiti dal Ministero per i beni culturali e ambientali magari con l'approvazione congiunta del programma da parte del Ministero delle infrastrutture.
(4-03704)
Risposta. - La Arcus SpA presenta una relazione trimestrale ai Ministeri competenti al fine di rispondere all'esigenza di monitoraggio continuo sugli interventi avviati e portati a termine, sullo stato di avanzamento delle iniziative previste e sulle cause di eventuali scostamenti, riportando in dettaglio - per ciascuna area tematica - una serie di dati, tra cui la tipologia del progetto, l'importo finanziato ed il destinatario del finanziamento.
Gli ultimi mesi di attività sono stati caratterizzati da una fase di monitoraggio degli interventi avviati sulla base del programma 2004 e dal prosieguo delle attività di sottoscrizione delle convenzioni e di monitoraggio dei progetti già deliberati nel 2005 e nel 2006.
Il Commissario straordinario pro tempore ha relazionato in ordine agli interventi indicati nei programmi fino ad allora approvati, proponendo ai Ministri competenti
la revoca di progetti finanziati e la rimodulazione dei programmi stessi, senza alcuna maggiore spesa, con altri interventi in favore della tutela e della conservazione dei beni e della promozione delle attività culturali e dello spettacolo per l'anno 2006, in sostituzione di progetti non più realizzabili contenuti nei programmi 2004, 2005, 2006.
Quanto alla retribuzione dei dipendenti della società si precisa che gli aumenti sono avvenuti in periodo di pieno funzionamento del Consiglio di amministrazione. Si precisa altresì che negli ultimi anni, a causa dello svolgimento delle procedure di riqualificazione del personale, vi sono stati passaggi a posizioni retributive più elevate.
I compensi per l'istruttoria ed il monitoraggio dei progetti destinati ad Arcus (fees) dovrebbero essere formalmente individuati in sede di regolamento. Al momento l'attuale Commissario straordinario ha comunicato alla Direzione generale la decisione di regolamentare i management fees insieme alle nuove procedure tecnico-economiche.
La sostituzione di personale del Ministero con personale esterno non comporterà ulteriori spese, visto che - al momento - l'intera retribuzione dei dipendenti è posta a carico della Società. In passato invece lo stipendio era a carico del Ministero e l'indennità aggiuntiva a carico della Società.
Il Sottosegretario di Stato per i beni e le attività culturali: Andrea Marcucci.
LION. - Al Ministro del lavoro e della previdenza sociale. - Per sapere - premesso che:
il Presidente del Consiglio regionale delle Marche ha segnalato all'interrogante una triste vicenda riguardante una signora invalida al 100 per cento cui è stata comunicata la riliquidazione della pensione di invalidità, sollecitando ad occuparsi del caso e verificando se le circostanze interessino altre persone di pari condizioni;
la vicenda riguarda la signora T.B., cui, a seguito di una sentenza su una causa di separazione e di divorzio pronunciata dal Tribunale di Ancona nel 1990, fu riconosciuto un assegno di mantenimento a carico dell'ex coniuge, signore P.A. del valore di lire 500.000 mensili, attualmente rivalutati e corrispondenti a 450 euro mensili;
in vero il caso di cui trattasi è stato riportato dall'ex coniuge, che nel prestare da sempre cure alla signora ha potuto personalmente verificare la paradossalità della procedura in cui è coinvolta la signora T.;
nel 1997 la signora T. è stata riconosciuta invalida civile parziale al 75 per cento con riduzione permanente della capacità lavorativa in seguito a minorazione psichica e le è stato attribuito un assegno sociale minimo;
ai sensi della legge 5 febbraio 1992, n. 104, la signora T., dal 1999, fruisce delle azioni di tutela, dei servizi e degli interventi allo scopo previsti dalla medesima legge quadro per l'assistenza, l'integrazione sociale e i diritti delle persone handicappate. Nel maggio 2006, in seguito ad aggravamenti delle proprie condizioni, alla signora T. è stata riconosciuta l'invalida totale al 100 per cento, con relativa inabilità lavorativa permanente ma continuando a percepire il medesimo assegno sociale minimo di 238,07 euro;
nel gennaio 2007, l'INPS (Istituto nazionale per la previdenza sociale) ha provveduto a comunicare alla signora in questione, una riliquidazione della pensione con un recupero di ben 7.625,45 euro, da restituire entro il 31 marzo 2007, in quanto dal mese di gennaio 2004 fino al mese di maggio 2006 l'interessata avrebbe percepito indebitamente l'assegno sociale minimo, dal momento che il proprio assegno di mantenimento, di 450 euro mensili, è risultato superiore al limite di reddito mensile previsto dalla disciplina di merito al fine di poter ottenere l'assegno sociale, che nel caso in discussione era fissato a 367,97 euro mensili;
la situazione descritta evidenzia una forte paradossalità del vigente sistema
delle garanzie sociali poste in favore delle persone svantaggiate e bisognose di aiuti. Riteniamo infatti troppo coercitivo un impianto procedurale che preveda la restituzione di una cifra come quella richiesta alla signora T. e per di più da dover pagare in soli tre mesi dalla richiesta. Bisognerebbe in questi casi, una volta accertato l'eventuale sostegno abusivo, procedere in base alle oggettive possibilità e condizioni del debitore, valutando le circostanze in maniera specifica e puntuale;
purtroppo sembra che il caso della signora T. non sia l'unico oggi riscontrabile nel nostro paese, e che anzi ci sarebbero numerose situazioni analoghe, diffuse omogeneamente su tutto il territorio nazionale -:
se sia a conoscenza della vicenda relativa alla signora T. citata in premessa e in caso di riscontro positivo, quale sia la reale situazione dei fatti;
se vi siano altre persone, oltre la signora T. interessate da procedure riliquidazione della pensione con profili critici analoghi a quelli di cui in premessa;
se non ritenga di dover intraprendere iniziative pertinenti volte a rendere maggiormente sostenibile e proporzionato il procedimento di recupero delle somme di cui al caso citato in premessa e in caso esistessero misure confacenti, se sia possibile estenderle ad eventuali altri soggetti in condizioni simili.
(4-03045)
Risposta. - Con riferimento all'interrogazione parlamentare in esame, l'Inps, interpellato in merito, ha fatto preliminarmente presente che la concessione delle provvidenze economiche a favore degli invalidi civili, riconosciuto il requisito sanitario che ne costituisce il presupposto essenziale, è subordinata allo stato di bisogno economico dell'interessato che viene accertato secondo quanto disposto dall'articolo 14-septies della legge 29 marzo 1980, n. 33.
I redditi da considerare per l'accertamento del diritto sono quelli calcolati agli effetti dell'Irpef ed il possesso di redditi superiori ai limiti fissati dalla suddetta legge, che distingue e favorisce gli invalidi civili totali rispetto agli invalidi parziali, determina la revoca della prestazione e l'eventuale recupero di quanto riscosso indebitamente.
Nella suddetta disciplina rientrano le provvidenze riconosciute agli invalidi civili, totali e parziali, di età compresa tra i 18 ed i 65 anni e gli assegni sociali e pensioni sociali sostitutivi dell'invalidità civile erogati direttamente dall'Inps dopo il compimento del sessantacinquesimo anno di età.
L'Inps provvede annualmente alla verifica delle prestazioni pensionistiche legate al reddito, attivando un iter procedurale che prevede l'incrocio dei dati forniti dall'Agenzia delle Entrate e dal Casellario dei pensionati, gestito dall'Istituto, e nella richiesta al pensionato di autocertificare la propria situazione reddituale.
Il recupero di somme percepite indebitamente, è disciplinato dall'articolo 2033 del codice civile secondo il quale «chi ha eseguito un pagamento non dovuto ha diritto di ripetere ciò che ha pagato».
Per le prestazioni erogate a favore degli invalidi civili non sono previste deroghe a questo principio, contrariamente a quanto accade nel campo delle pensioni pubbliche e private dove sono intervenute delle norme che hanno limitato la ripetibilità nel caso di errore dell'ente erogatore oppure in mancanza del dolo.
Tuttavia, occorre sottolineare che la validità della suddetta disciplina è pienamente operante per i pagamenti indebiti verificatesi a far data dal 1o novembre 2003. Infatti, l'articolo 42 del decreto legge 30 settembre 2003, n. 269, convertito dalla legge 24 novembre 2003, n. 326, ha introdotto disposizioni di sanatoria retroattiva per gli indebiti determinati dalla riscossione da parte di soggetti privi dei requisiti reddituali, fino all'entrata in vigore dello stesso decreto.
Se la verifica reddituale si conclude con la revoca, o la sospensione della prestazione, non si fa luogo alla restituzione delle somme percepite dagli interessati entro il 31 ottobre 2003.
L'Inps infine, ha fatto presente che, qualora venga accertata la sussistenza dell'indebito, la restituzione avviene tenendo conto della situazione economica dell'interessato, proprio allo scopo di evitare un ulteriore disagio a soggetti che versano in situazioni già sfavorevoli.
Infatti, le più recenti disposizioni dell'Istituto prevedono che la restituzione delle somme dovute avvenga tenendo presente le condizioni socio-economiche del debitore e con la concessione della massima dilazione, secondo un piano di recupero articolato per un periodo di tempo superiore ai ventiquattro mesi.
Il Ministro del lavoro e della previdenza sociale: Cesare Damiano.
LION. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
la legge n. 252 del 2004 (Delega al Governo per la disciplina in materia di rapporto di impiego del personale del Corpo nazionale dei vigili del fuoco), definisce il passaggio in regime di diritto pubblico del rapporto di impiego citato e il conseguente decreto legislativo n. 217 del 2005 stabilisce il nuovo ordinamento sia del personale non direttivo e non dirigente del corpo nazionale dei vigili del fuoco, che espleta funzioni tecnico-operative e di altro tipo, sia di quello direttivo e dirigente;
il personale amministrativo del corpo nazionale precedentemente inquadrato nelle aree B2 e B1, complessivamente circa 2.000 unità, è stato collocato negli attuali ruoli degli assistenti e nei ruoli degli operatori (articolo 161 del citato decreto legislativo), con una conseguente dequalificazione e demansionamento;
le precedenti qualifiche sono state ottenute dal citato personale sia grazie ai tanti anni al servizio nella medesima amministrazione, raggiungendo in tal modo le citate riqualificazioni, sia attraverso concorsi esterni per i quali erano richiesti anzianità, esperienza e titoli di studio;
a seguito del suddetto decreto legislativo n. 217 del 2005, sono stati annullati i concorsi interni ed esterni effettuati nel 2004 dal personale ex B2; con l'articolo 167 dello stesso sono stati banditi dei concorsi straordinari, riservati al personale ex B2, in virtù dei quali detto personale dovrebbe rientrare in possesso delle qualifiche già acquisite negli anni precedenti;
da questi concorsi sono stati esclusi tutti i dipendenti non in possesso del diploma di istruzione di secondo grado, i quali, a causa di ciò, non potranno più riacquisire la qualifica precedentemente ottenuta -:
se non ritenga di voler verificare i fatti citati in premessa e di valutare il diffuso e generalizzato malcontento che sta inducendo un numero sempre maggiore di dipendenti a ricorrere ai Giudici del Lavoro contro le determinazioni dei provvedimenti citati;
se non ritenga di voler adottare provvedimenti ad hoc per consentire il reinquadramento di detto personale nelle qualifiche precedentemente occupate nel vecchio ordinamento e, come per gli inquadramenti di lavoratori dell'area B avvenuti in senso verticale, ridare dignità e funzioni appropriate anche ai lavoratori del settore amministrativo del corpo nazionale;
se non intenda, in base a quanto previsto dalle leggi n. 312 del 1980 e n. 165 del 2001, istituire la Commissione paritetica per l'inquadramento nelle nuove qualifiche;
se non ritenga di voler favorire il ristabilimento di corrette relazioni sindacali e porre immediatamente fine alle umiliazioni cui sono stati soggetti i lavoratori SATI del Corpo nazionale dei vigili del fuoco.
(4-04151)
Risposta. - La legge di delega 30 settembre 2004, n. 252 ha sancito il passaggio dal regime privatistico a quello pubblicistico del rapporto di impiego del personale del Corpo nazionale dei vigili del fuoco.
In tale contesto, il legislatore delegato ha emanato il decreto legislativo 13 ottobre 2005, n. 217, introduttivo del nuovo ordinamento del personale del Corpo nazionale, che è stato distinto in tre «segmenti»: personale non dirigente e non direttivo con funzioni tecnico-operative, personale dirigente e direttivo, personale non dirigente e non direttivo che espleta attività tecniche, amministrativo-contabili e tecnico-informatiche.
Nell'ottica della piena valorizzazione di un ruolo, non più di semplice supporto, ma di partecipazione attiva alle missioni istituzionali del Corpo nazionale, anche quest'ultima categoria di personale è stata ricondotta nell'alveo dell'ordinamento pubblicistico, in linea con il disegno voluto dal legislatore.
Per il personale amministrativo, oltre che per quello operativo, è stato quindi delineato un nuovo e più funzionale percorso professionale, da realizzarsi attraverso una progressione in carriera caratterizzata da un meccanismo cosiddetto di «doppio binario», che garantisce alla generalità degli interessati scatti di carriera e retributivi collegati a percorsi formativi, capacità professionali e raggiungimento di un periodo di anzianità di servizio e, per chi sia in possesso di specifici titoli di merito, progressioni di carriera più rapide tramite concorsi interni.
Per il suddetto personale, la normativa in questione ha distinto, in base all'inquadramento nei nuovi ruoli e qualifiche, la posizione del personale che, con il precedente ordinamento contrattuale, apparteneva alle posizioni economiche A1, A2 e B1, da quello che era stato promosso alla posizione 132.
In particolare, il personale appartenente alle prime tre posizioni citate è stato inquadrato, sulla base del profilo e dell'anzianità posseduta, nelle qualifiche del ruolo degli «Operatori», mentre il restante personale (B2) è stato inquadrato nelle qualifiche del ruolo degli «Assistenti».
Per quanto riguarda la progressione in carriera, in base al citato sistema del «doppio binario» è previsto che il passaggio dal ruolo degli operatori a quello degli assistenti avvenga attraverso concorsi interni sulla base di specifici titoli di merito.
Con il nuovo ordinamento vengono ulteriormente aumentate, nell'immediato, le prospettive di carriera del personale amministrativo mediante la previsione di appositi concorsi straordinari, che permetterà alle 947 unità di personale attualmente inquadrato nella ex posizione economica B2, di accedere al ruolo dei «collaboratori», consentendo in tal modo la sistemazione di tutti coloro che, secondo il previgente ordinamento, appartenevano al ruolo degli assistenti in possesso di diploma di istruzione secondaria di secondo grado.
In seguito a tale passaggio di ruolo degli assistenti diplomati, restano disponibili circa 430 posti da utilizzare per i concorsi interni riservati al personale appartenente ancora al ruolo degli operatori in possesso del solo diploma di scuola media inferiore.
Si fa inoltre presente che sono in corso ulteriori concorsi straordinari (250 posti) con i quali il personale diplomato del ruolo degli operatori passerà direttamente al ruolo dei collaboratori, il che consentirà alla maggior parte dei dipendenti più anziani provenienti dalle aree B ed A, di essere promossa ai ruoli superiori.
Alla luce di quanto precede, l'inquadramento diretto del citato personale amministrativo, così come auspicato dall'interrogante, non rientra nell'attuale assetto ordinamentale introdotto dal decreto legislativo 217 del 2005, che ha previsto il passaggio ai ruoli superiori solo attraverso l'espletamento di procedure concorsuali.
In secondo luogo, si ricorda che detto inquadramento non risulta possibile in relazione al principio generale di garanzia dei diritti quesiti dei cittadini e della conseguente esigenza di salvaguardare le legittime aspettative dei partecipanti ai concorsi straordinari tuttora in via di svolgimento.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Ettore Rosato.
LUCCHESE. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere:
se sia a sua conoscenza che tutte le città d'Italia sono invase da extracomunitari
che vendono sulle strade e sui marciapiedi oggetti contraffatti e che la sera poi i centri storici sono in balia di ubriachi, drogati e violenti, che terrorizzano i passanti;
se si intenda affrontare con decisione e coraggio questa raccapricciante situazione di illegalità e di degrado o se i cittadini debbano essere costretti a continuare a subire.
(4-02252)
Risposta. - Si ritiene opportuno premettere che il diritto alla sicurezza e alla qualità della vita urbana dei cittadini costituisce una priorità che richiede, a fronte di problematiche complesse, l'intervento congiunto di tutte le componenti istituzionali, affinché ciascuna partecipi, nei settori di specifica competenza, all'azione comune della prevenzione e del contrasto ad ogni forma di illegalità.
A tal fine, nell'ambito delle linee strategiche definite nell'accordo «quadro» del 20 marzo del corrente anno, sottoscritto tra il Ministero dell'interno e l'Associazione nazionale comuni italiani (Anci), sono stati successivamente stipulati appositi «Patti per la sicurezza», rispondenti alle specifiche esigenze delle singole aree metropolitane.
In linea generale, dette «collaborazioni», che costituiscono un nuovo modello operativo per una strategia condivisa di azioni concorrenti sul territorio per la prevenzione ed il contrasto di ogni forma di illegalità, prevedono, da un lato, un incremento degli organici delle forze di polizia da impiegare in compiti di prevenzione generale, dall'altro l'impegno per le Amministrazioni locali di attuare interventi finalizzati alla riqualificazione delle aree più degradate, nonché per il maggiore coinvolgimento dei Corpi della polizia municipale nell'azione congiunta di controllo del territorio, anche nelle ore serali e notturne.
Parallelamente, le forze dell'ordine sono da sempre impegnate nella prevenzione e nella repressione di tutte le tipologie di reato, ivi comprese quelle manifestazioni delittuose ascrivibili alla cosiddetta «criminalità diffusa» che, interessando prevalentemente le aree urbane, incidono negativamente sulla percezione di sicurezza dei cittadini.
Anche al fine di fornire risposte concrete in tal senso, in sede di coordinamento tecnico interforze le autorità di polizia definiscono, e periodicamente rivedono, le strategie per l'ottimale impiego degli operatori nei servizi di prevenzione generale sulle aree urbane.
Ciò secondo direttive che, volte a privilegiare una più efficace «presenza dinamica» delle forze di polizia sul territorio; prevedono l'intensificazione sia dei servizi ordinari di controllo, sia di quelli straordinari, anche mediante il supporto di reparti specializzati.
Nell'azione di prevenzione generale, in molte città italiane concorre il servizio dei «poliziotto e del carabiniere di quartiere», costituito da operatori appositamente formati i quali sono perfettamente inseriti nelle realtà locali dove operano, in quanto ne conoscono le peculiari problematiche, e che interagiscono con il servizio costituito dal «vigile di prossimità».
Pertanto, secondo un concetto di «polizia di prossimità», il compito delle forze dell'ordine è proprio quello di essere vicine alle persone, ascoltandone le indicazioni e diffondendo in loro una percezione di sicurezza.
Grande impegno viene, altresì, profuso dalle forze di polizia nel contrasto sia della contraffazione dei marchi di fabbrica, sia della violazione dei diritti di proprietà intellettuale, condotte illecite ove sempre più spesso si annidano interessi ed ingerenze della criminalità organizzata, che rappresentano una seria minaccia per l'intero sistema economico, industriale e sociale dei nostro paese.
In modo particolare, la Guardia di finanza, forza di polizia cui la legge attribuisce in via prioritaria la titolarità dell'azione di contrasto alle condotte illecite in argomento, attraverso mirate ed attente analisi dei principali fattori di rischio, svolge quotidianamente una costante attività di prevenzione e repressione, finalizzata essenzialmente ad individuare i centri di produzione, distribuzione e commercializzazione dei prodotti contraffatti.
Inoltre, l'azione del corpo è rivolta, da un lato, ad accertare le violazioni al sistema dell'imposizione diretta ed indiretta commesse dai responsabili della contraffazione, dall'altro, a ricostruire i flussi finanziari e le attività patrimoniali riconducibili a tale tipologia di condotta.
Nella consapevolezza, poi, che un'efficace azione di contrasto non può prescindere dalla sinergica collaborazione tra pubblici poteri ed organizzazioni professionali rappresentative dei singoli settori produttivi, il Corpo della guardia di finanza ha sottoscritto specifici Protocolli d'intesa con la Confindustria, l'Agenzia delle dogane, la Direzione generale per l'armonizzazione dei mercati e la tutela dei consumatori del Ministero dello sviluppo economico e, da ultimo, con l'Alto commissario per la lotta alla contraffazione.
Nel corso del 2006 sono stati sequestrati oltre 90 milioni di articoli merceologici contraffatti, con un trend in aumento del 30 per cento rispetto ai sequestri effettuati nella precedente annualità.
Con uguale impegno, le forze di polizia svolgono servizi di prevenzione e di contrasto alle forme delinquenziali connesse alla presenza sul territorio nazionale di quegli extracomunitari che, spesso in posizione irregolare e, conseguentemente, in condizione di grave disagio economico, sono dediti ad attività illecite, tra le quali la produzione ed il commercio su strada dei prodotti contraffatti.
Al riguardo risulta che, durante il 2006, i cittadini extracomunitari deferiti all'Autorità giudiziaria sono stati circa 638.000 e quelli arrestati sono stati circa 79.800.
Il Viceministro dell'interno: Marco Minniti.
MANCUSO. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
nel gennaio 2007 la Sopraintendenza ai beni culturali di Firenze ha inviato a «Wikipedia, enciclopedia libera», una diffida a utilizzare qualsiasi tipologia di fotografia scattata all'interno di musei o comunque raffigurante opere i cui autori sono deceduti da ben più di settanta anni, se non previa autorizzazione dell'istituzione stessa;
l'enciclopedia «Wikipedia», liberamente accessibile a titolo gratuito a attraverso la rete di Internet, è aiutata da una parte dalle cosiddette licenze libere e all'altra dalle revisioni della legislazione che regolamenta il diritto d'autore da quelle della Convenzione di Berna del 1886, che permettono il libero utilizzo delle opere coperte da diritto d'autore dopo 70 anni (per la legislazione italiana) e 50 anni (per la Convenzione di Berna), dalla morte dell'autore dell'opera in riprodotta;
una visione secondo l'interrogante distorta della legislazione in materia di diritto d'autore ha fatto sì che quasi sempre si finisca per estremizzare la normativa impedendo perfino l'inserimento in rete di immagini che riproducono patrimoni artistici che idealmente non appartengono a privati o enti, ma all'umanità intera;
in Italia manca pressoché totalmente la cosiddetta «libertà di panorama» (diritto ampiamente riconosciuto all'estero); questa limitazione implica la materiale impossibilità per chiunque di pubblicare immagini relative al nostro patrimonio architettonico moderno -:
se sia intenzione del Governo di adottare misure o iniziative che da un lato tutelino il diritto d'autore, ma dall'altro lato offrano la possibilità di ottenere quel diritto di «libertà di panorama» che oggi in Italia non viene concesso, soprattutto a strumenti di pubblica utilità, quale è l'enciclopedia Wikipedia che svolge, in questo modo, una funzione sociale di accesso gratuito al sapere.
(4-04417)
Risposta. - In relazione alle questioni sollevate dall'interrogante, si chiarisce quanto segue.
La riproduzione, anche fotografica di opere d'arte all'interno dei musei è disciplinata dagli articoli 107 e 108 del decreto legislativo n. 42/2004 - recante il Codice dei beni culturali e del paesaggio - i quali
prescrivono le condizioni d'uso strumentale e precario dei beni culturali in consegna al Ministero ed agli altri enti pubblici territoriali.
Più specificatamente, gli articoli 107 e 108 del decreto citato sanciscono rispettivamente che «il Ministero, le Regioni e gli altri enti pubblici territoriali possono consentire la riproduzione nonché l'uso strumentale e precario dei beni culturali che abbiano in consegna, fatte salve le disposizioni del comma secondo (divieto di trarre calchi dagli originali di sculture) e quelle in materia di diritto d'autore»; e che «i canoni di concessione ed i corrispettivi connessi alle riproduzioni di beni culturali sono determinati dall'autorità che ha in consegna i beni ... nessun canone è dovuto per le riproduzioni richieste dai privati per uso personale e per motivi di studio, ovvero da soggetti pubblici per finalità di valorizzazione... gli importi minimi dei canoni e dei corrispettivi per l'uso e la riproduzione dei beni sono fissati con provvedimento dell'amministrazione concedente ».
Per la riproduzione di opere custodite dal Ministero e dagli altri enti pubblici territoriali è quindi necessario il rilascio dell'autorizzazione da parte del Capo dell'Istituto che ha in consegna l'opera stessa. L'autorizzazione è concessa dopo un'attenta valutazione sia della compatibilità delle modalità e tecniche di ripresa con le condizioni di conservazione del bene sia delle motivazioni dell'istanza che possono anche comprendere forme di utilizzazione a carattere commerciale e, in tal caso, la concessione dell'autorizzazione è a titolo oneroso.
Nella maggior parte dei casi, le opere custodite nei musei o negli altri luoghi della cultura non sono coperte dal diritto d'autore, trattandosi di opere di autore non più vivente e la cui esecuzione risale ad oltre 70 anni. Tuttavia, per quanto riguarda le opere di autori contemporanei si pone il problema del contemperamento di due diversi interessi: quello dell'autore alla remunerazione del proprio lavoro creativo e quello del pubblico alla libera fruizione dell'opera stessa. In tali casi, la disciplina dettata dal Codice consente la ripresa e la riproduzione gratuita dei beni solo «per uso personale o per motivi di studio ovvero da soggetti pubblici per finalità di valorizzazione» articolo 108), mentre l'articolo 70 della legge sul diritto d'autore autorizza la riproduzione fotografica di opere «con fini di critica o di discussione ... purché non costituisca concorrenza all'utilizzazione economica dell'opera».
Un utilizzo concorrenziale dell'opera potrebbe tuttavia configurarsi nel caso di pubblicazione di immagini di opere coperte dal diritto d'autore su internet, anche senza scopo di lucro o per finalità culturali o didattiche, quando la riproduzione avvenga ad altissima definizione (come nel caso delle immagini pubblicate da Wikipedia). Infatti, ciò consente ai navigatori della rete di «scaricare» le immagini e poterle riprodurre a loro volta ad altissima definizione e farne un uso anche commerciale.
Ciò nondimeno sarebbe sufficiente che la diffusione delle immagini avvenisse con una risoluzione tale da permettere sì una agevole e godibile consultazione per il pubblico ma non così alta da consentire anche un uso dell'immagini per pubblicazioni o altri usi commerciali.
Per quanto attiene infine all'opportunità, segnalata dall'interrogante, di introdurre nell'ordinamento italiano il diritto «alla libertà di panorama» si precisa quanto segue.
Nelle legislazioni in cui è contemplata, la libertà di panorama consente di fotografare un soggetto (ad esempio un'opera d'arte o un edificio) che si trova in un luogo pubblico o un monumento visibile pubblicamente con la possibilità di distribuire le immagini nel rispetto, in ogni caso, dei diritti degli autori delle opere riprodotte.
La legge italiana sul diritto d'autore non contiene alcuna eccezione per le fotografie scattate in luoghi pubblici. Pertanto, occorrerà distinguere: se il soggetto fotografato ricade nell'ambito delle disciplina del diritto d'autore, cioè se si tratta di un'opera moderna, la sua riproduzione e fruizione è consentita nei limiti indicati dall'articolo 70.
Se invece si tratta di un'opera non coperta dal diritto d'autore, se la stessa è
esposta in ambito museale, si applicano le regole di cui agli articoli 107 e 108 sopra richiamate, se la stessa è invece collocata in luogo pubblico, può essere liberamente fruita, rientrando in tale ultima accezione anche la sua riproduzione fotografica.
Il Sottosegretario di Stato per i beni e le attività culturali: Andrea Marcucci.
MARINELLO e ROMELE. - Al Ministro del lavoro e della previdenza sociale, al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
in un articolo pubblicato dal quotidiano Italia Oggi, sono riportati gli effetti della circolare n. 52 emanata dall'Inps per la contribuzione agricola per il 2007;
il medesimo articolo precisa altresì che, per quanto il costo del lavoro resti immutato ai valori del 2006, per gli apprendisti agricoli la contribuzione sale al 10 per cento, mentre i lavoratori subiscono un rincaro contributivo dello 0,3 per cento;
infatti la legge n. 296 del 2006 (legge finanziaria 2007) ha previsto che l'aliquota contributiva di finanziamento per gli iscritti alla gestione obbligatoria e alle forme sostitutive ed esclusive sia elevata dello 0,3 per cento, per la quota a carico del lavoratore;
proprio le diverse disposizioni in materia agricola previste dalla legge finanziaria 2007 indicano che gli effetti certamente penalizzanti, come l'aumento dell'aliquota dei contributi per gli apprendisti, come detto, pari al 10 per cento della retribuzione imponibile ai fini previdenziali, non sostengono l'economia agricola nazionale, che versa in uno stato di emergenza a causa di molteplici fattori fra cui i cambiamenti climatici e l'aumento dei costi di produzione, che aggraveranno pesantemente l'intero comparto -:
se non convengano che le disposizioni riportate in premessa, produrranno effetti distorsivi per il settore agricolo, con un forte aumento del lavoro sommerso e una prevedibile diminuzione di assunzioni di lavoratori da parte delle imprese agricole;
se non ritengano altresì che le disposizioni inserite dalla legge finanziaria 2007, volte ad aumentare le aliquote dei contributi previdenziali, contribuiranno a rendere più evidente e drammatica la crisi agricola italiana, specie per il mercato ortofrutticolo;
se non ritengano infine, attraverso appositi provvedimenti o iniziative di natura legislativa, modificare la legge 5 maggio 1982, n. 203, recante: «Norme sui contratti agrari», al fine di liberalizzare le vigente legislazione che per decenni è stata troppo vincolistica e incentrata sul regime di proroga sistematica, impedendo la mobilità degli affitti, disincentivando, di fatto, i proprietari dal concedere in affitto i propri terreni, al fine anche di contenere l'esodo in atto di migliaia di lavoratori agricoli, le cui penalizzanti norme, fra cui quelle esposte in premessa, incentivano l'abbandono dall'attività agricola e contadina.
(4-02906)
Risposta. - In merito all'interrogazione parlamentare in esame, sulla base delle notizie fornite dall'Inps si comunica quanto segue.
L'articolo 1, comma 769, della legge 27 dicembre 2006, n. 269 (legge finanziaria per il 2007), relativamente alla contribuzione degli apprendisti agricoli, ha previsto, in via generale, che l'aliquota contributiva di finanziamento per gli iscritti alla gestione obbligatoria ed alle forme sostitutive ed esclusive, è elevata dello 0,3 per la quota a carico del lavoratore.
Inoltre, l'articolo 1, comma 773 prevede che, con effetto sui periodi contributivi maturati a decorrere dal 1o gennaio 2007, la contribuzione dovuta dai datori di lavoro per gli apprendisti artigiani e non artigiani è complessivamente rideterminata nel 10 per cento della retribuzione imponibile ai fini previdenziali.
La norma ha, altresì, stabilito che «per i datori di lavoro che occupano alle dipendenze un numero di addetti pari o inferiore
a nove, la predetta complessiva aliquota del 10 per cento a carico dei medesimi datori di lavoro è ridotta gradualmente in ragione dell'anno di vigenza del contratto e limitatamente ai soli contratti di apprendistato di 8,5 punti percentuali per i periodi contributivi maturati nel primo anno di contratto e di 7 punti percentuali per i periodi contributivi maturati nel secondo anno di contratto, restando fermo il livello di aliquota del 10 per cento per i periodi maturati negli anni di contratto successivi al secondo».
La predetta disposizione normativa ha, altresì, previsto che ai lavoratori assunti con contratto di apprendistato ex articolo 4 e successivi del decreto legislativo n. 276 del 2003, vengano estese le disposizioni in materia di indennità giornaliera di malattia secondo la disciplina generale prevista per i lavoratori subordinati.
Il Ministro del lavoro e della previdenza sociale: Cesare Damiano.
MARTINELLO. - Al Ministro del lavoro e della previdenza sociale. - Per sapere - premesso che:
con il decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 503 (cosiddetta riforma Amato), sono stati introdotti criteri più restrittivi in tema di integrazione al trattamento minimo, rispetto alla precedente normativa di cui al decreto-legge 12 settembre 1983, n. 463, convertito, con modifiche, dalla legge 11 novembre 1983, n. 638;
per la valutazione dei presupposti che danno diritto al trattamento minimo previdenziale è risultata determinante la condizione reddituale complessiva goduta dal pensionato, con particolare riguardo pertanto anche ai redditi percepiti dal coniuge;
in particolare gli effetti previsti dall'entrata in vigore dell'articolo 4, che si riferisce ai nuovi requisiti reddituali, del sopra citato decreto legislativo sono subito apparsi particolarmente iniqui nei confronti di quelle donne che, nella prospettiva del conseguimento dell'integrazione al minimo, avevano scelto di abbandonare l'attività lavorativa per dedicarsi alla cura della famiglia;
è vero che per riconoscere un maggiore livello di tutela nei confronti di queste categorie si sono apportate nel corso degli anni delle modifiche al decreto legislativo n. 503 del 1992. Così l'articolo 11, comma 38, della legge 24 dicembre 1993, n. 537 ne ha differito l'entrata in vigore e ha innalzato i limiti di reddito originariamente previsti; così anche la legge 14 dicembre 2000, n. 385, ha parzialmente modificato l'articolo 4 del citato decreto subordinando il conseguimento di un'integrazione soltanto parziale al possesso di determinati requisiti di anzianità contributiva;
questi interventi legislativi non hanno comunque posto fine alle ingiustizie che si sono verificate a seguito dell'entrata in vigore del decreto legislativo n. 503 del 1992;
alcuni autorevoli rappresentanti di questo Governo, tra i quali l'attuale Presidente del Consiglio ed il Ministro degli esteri, avevano sottoscritto, nel 1996, un documento politico in occasione del congresso della Federcasalinghe, svoltosi a Fiuggi, impegnandosi non solo a cancellare l'articolo 4 della legge di riforma Amato per l'integrazione al minimo ma sottolineando che tra i risultati ottenuti, con molti sforzi ed un tenace lavoro, l'allora Governo Dini appoggiato da tutto il centrosinistra, aveva anche trovato la copertura finanziaria per cancellare definitivamente l'articolo 4 -:
quali provvedimenti il Ministro e l'attuale Governo intendano adottare per porre rimedio ad una situazione di ingiustizia sociale che continua a pesare su molte famiglie italiane.
(4-02287)
Risposta. - Con riferimento all'interrogazione parlamentare in esame l'Inps ha fatto presente quanto segue.
L'articolo 6 della legge 11 novembre 1983, n. 638, disponeva, nel testo originario,
che l'integrazione al trattamento minimo non spettasse ai soggetti con redditi propri assoggettabili all'imposta sul reddito delle persone fisiche per un importo superiore a determinati limiti.
L'articolo 4 del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 503, e successive modificazioni ed integrazioni ha stabilito, con effetto dal 1o gennaio 1994, che ai fini del diritto all'integrazione al trattamento minimo assume rilievo, oltre al reddito proprio, anche il reddito del coniuge non legalmente ed effettivamente separato.
L'articolo 1 della legge 14 dicembre 2000, n. 385 ha, inoltre, previsto che nei confronti dei soggetti che si trovino in determinate condizioni di età, di assicurazione e di contribuzione, e di reddito, l'integrazione al minimo, fermo restando il limite di reddito proprio, sia attribuita in una misura percentuale fissata dalla legge stessa e variabile in relazione al reddito cumulato con quello del coniuge.
In particolare il predetto articolo è rivolto a coloro ai quali, alla data del 31 dicembre 1992, mancavano non più di tre anni per il raggiungimento dell'età pensionabile prevista dalla normativa vigente a tale data e che siano nelle condizioni di assicurazione e contribuzione di cui all'articolo 2, comma 3, del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 503.
Tali condizioni sono quelle previste per determinate categorie di lavoratori al fine dell'esclusione dall'elevazione dei requisiti assicurativi e contributivi prevista dai commi 1 e 2 del medesimo articolo 2 per il diritto alla pensione di vecchiaia.
Le categorie di lavoratori di cui al citato comma 3, e quindi in possesso delle condizioni assicurative e contributive richieste dalla legge n. 385 del 2000, sono le seguenti:
lavoratori dipendenti ed autonomi che al 31 dicembre 1992 abbiano maturato i requisiti di assicurazione e contribuzione previsti dalla normativa vigente a tale data (15 anni di assicurazione e contribuzione);
lavoratori dipendenti ed autonomi ammessi alla prosecuzione volontaria in data anteriore al 31 dicembre 1992;
lavoratori dipendenti che possono far valere un'anzianità assicurativa di almeno venticinque anni e risultano occupati per almeno 10 anni, anche non consecutivi, per periodi di durata inferiore a 52 settimane nell'anno solare;
lavoratori dipendenti che abbiano maturato al 31 dicembre 1992 un'anzianità assicurativa e contributiva tale che, anche se incrementata dai periodi intercorrenti tra la predetta data e quella riferita all'età per il pensionamento di vecchiaia, non consentirebbe loro di conseguire i requisiti assicurativi e contributivi previsti dai commi 1 e 2 dell'articolo 2 del decreto n. 503.
La normativa in questione non prevede, quindi, deroghe valevoli in linea generale per le donne che, nella prospettiva del conseguimento dell'integrazione al minimo, abbiano scelto di abbandonare il lavoro per dedicarsi alla famiglia.
Per quanto riguarda, infine, la richiesta di interventi in materia avanzata nell'interrogazione, si fa presente che eventuali ulteriori deroghe potranno essere esaminate in sede parlamentare.
Il Ministro del lavoro e della previdenza sociale: Cesare Damiano.
MAZZONI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
con decreto pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale - serie speciale - numero 24 del 2 marzo 1998 il Ministero dell'interno ha indetto un concorso pubblico a 184 posti di vigili del fuoco e, pur non essendosi realizzata l'estinzione numerica dei concorrenti risultati idonei, nel 2001 veniva indetto un altro concorso per 173 posti di vigili del fuoco discontinui e che, pertanto, si è proceduto alle assunzioni degli idonei di entrambe le graduatorie, senza far alcuna distinzione di anzianità rispetto ai bandi di uscita;
la graduatoria del concorso del 1998 è ancora vigente, in quanto la scadenza è stata ulteriormente prorogata al 31 dicembre 2007;
la grave carenza di organico in sede nazionale si riflette sulle enormi difficoltà che le diverse sezioni territoriali incontrano nel garantire ai cittadini un efficace servizio di soccorso, di prevenzione e vigilanza;
l'impegno economico sostenuto dallo Stato per l'espletamento di un concorso pubblico non ha poi portato all'assunzione degli idonei;
il piano triennale del Governo, prevede l'assunzione di complessive mille unità di Vigili del Fuoco con un primo contingente di 600 unità entro il mese di luglio, come annunciato dal sottosegretario Ettore Rosato -:
se il Ministro interpellato sia a conoscenza della vicenda sopra descritta;
se intenda procedere alle future assunzioni attingendo alle graduatorie nel rispetto dell'anzianità dei bandi e quali iniziative intenda adottare in vista della scadenza della graduatoria fissata per il 31 dicembre 2007;
se in conseguenza ritiene di dover rivedere le piante organiche delle sedi territoriali, per rendere l'organizzazione del servizio più rispondente alle esigenze, in alcuni casi fortemente mutate, delle diverse realtà del territorio.
(4-03444)
Risposta. - Nel 1998 veniva bandito un concorso pubblico a 184 posti di vigile del fuoco.
Il successivo concorso a 173 posti, bandito nel 2001, è stato adottato in base ad una precisa disposizione di legge, - l'articolo 1 della legge 10 agosto 2000 n. 246, recante il potenziamento dell'organico del Corpo nazionale dei vigili del fuoco - la quale prevedeva che alla copertura del 25 per cento dei posti portati in aumento nel profilo di vigile del fuoco si provvedesse con concorso, per titoli, riservato ai vigili iscritti nei quadri del personale volontario (cosiddetti discontinui).
Le successive proroghe, intervenute per effetto di varie disposizioni legislative, della validità delle graduatorie dei due concorsi del 1998 e del 2001, hanno consentito all'Amministrazione di assumere, oltre ai vincitori, anche altri contingenti di vigili del fuoco risultati idonei.
Per l'anno in corso, la legge 27 dicembre 2006, n. 296 (legge finanziaria per il 2007), realizzando un'inversione di tendenza sostanziale rispetto alle finanziarie della precedente legislatura anche attraverso un percorso di stabilizzazione del personale precario, ha consentito di assumere, con decorrenza 16 luglio 2007, un contingente di 600 vigili del fuoco per far fronte alle carenze di organico del Corpo nazionale e sopperire alla copertura del turn over.
Nello stesso periodo, con decreto-legge del 28 dicembre 2006, n. 300, poi convertito nella legge n. 17 del 2007, concernente la proroga dei termini previsti da disposizioni legislative, entrambe le graduatorie del concorso pubblico a 184 posti bandito nel 1998 e del concorso a 173 posti bandito nel 2001, riservato ai vigili discontinui, sono state, da ultimo, prorogate fino al 31 dicembre 2007.
Nel citato contingente di 600 vigili del fuoco, la cui assunzione è stata autorizzata dalla legge finanziaria per il 2007, sono incluse 137 unità provenienti dalla graduatoria degli idonei del concorso a 184 posti nel Corpo nazionale dei vigili del fuoco bandito nel 1998.
In applicazione delle citate normative emanate a dicembre del 2006, e per evidenti esigenze di equità da garantire agli idonei delle graduatorie di tutti i bandi ancora in vigore, le restanti unità sono state assunte attingendo, in parti uguali (vale a dire nella misura di 137 unità per ogni procedura concorsuale), rispettivamente dalla graduatoria del concorso a 173 posti, riservato ai vigili discontinui, nonché da quelle dei due concorsi riservati ai vigili volontari ausiliari del Corpo nazionale congedatisi negli anni 2004 e 2005.
Si soggiunge, altresì, che a completamento del numero complessivo delle 600 unità autorizzate dalla finanziaria, sono stati assunti n. 52 volontari in ferma breve arruolati dal Ministero della difesa ai sensi
del decreto del Presidente della Repubblica n. 332 del 1997.
Per quanto riguarda la graduatoria del concorso a 184 posti, questa verrà utilizzata fino all'espletamento di nuovi concorsi nella qualifica di vigile del fuoco permanente.
Il percorso avviato con la finanziaria per il 2007, ed in particolare le procedure per la stabilizzazione del personale precario, si confida possano contribuire a ripianare progressivamente le carenze di organico presenti sul territorio nazionale tenendo conto delle diverse realtà del Paese, ed è impegno del Governo continuare a lavorare in questa direzione, anche nell'ottica del completamento del disegno complessivo di riforma dell'ordinamento del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, avviato con la legge di delega n. 252 del 2004
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Ettore Rosato.
MIGLIORI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
nella frazione di Vallerona, nel Comune di Roccalbegna (Grosseto), da anni è in corso un preoccupante movimento franoso che riguarda tutto l'abitato e la sua stessa stabilità, trattandosi di uno sperone localizzato sul Trasubbino affluente del fiume Ombrone;
sono stati eseguiti finora interventi di difesa parziale di parte dell'abitato;
in data 18 ottobre 2006 si è svolto un sopralluogo della protezione civile -:
quale sia l'esito di tale sopralluogo, attesa la particolare gravità della situazione.
(4-01336)
Risposta. - In riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame si fa presente quanto segue.
Il movimento franoso verificatosi il 18 ottobre 2006 nella frazione di Vallerona del comune di Roccalbagna, in provincia di Grosseto, ha interessato una zona già ricadente all'interno di un'area perimetrata dall'Autorità di bacino interregionale del fiume Flora, alla quale corrisponde un livello di rischio molto elevato (R4) e dove è stato già effettuato un intervento di consolidamento che ha arrestato lo scivolamento della porzione stratigrafica superficiale del versante.
La frana si è manifestata con cedimenti del manto stradale e di alcuni muri di contenimento, lungo una pubblica piazza adiacente all'area.
A seguito del movimento franoso è stato effettuato un sopralluogo dal settore di protezione civile della provincia di Grosseto poiché, il predetto dissesto, per entità ed estensione, rientra tra le competenze di protezione civile delle amministrazioni locali.
In particolare si precisa che la regione Toscana non ha inviato al Dipartimento della protezione civile alcuna richiesta di dichiarazione dello stato di emergenza, ai sensi dell'articolo 5 della legge n. 225 del 1992.
Il Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali: Vannino Chiti.
MIGLIORI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali, al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
i beni immobili del complesso di San Domenico nel centro storico di San Gimignano (Siena), città patrimonio mondiale dell'umanità per l'UNESCO sono dal 1992, anno in cui l'Istituto Carcerario si trasferì in altra località del Comune, inutilizzati e conseguentemente al centro, come contenitore di straordinario pregio, di svariate ipotesi progettuali di riuso;
tali beni immobili sono di proprietà demaniale statale e vincolati ai sensi del testo unico in materia di beni culturali ed ambientali di cui al decreto legislativo 29 ottobre 1999, n. 490;
nel corso degli anni si sono succeduti interventi come proposte di legge per trasferire a titolo gratuito al demanio comunale il complesso di San Domenico;
nella prima stesura della Legge Finanziaria consegnata al Parlamento figurava una lista di beni e Comuni interessati a trasferimenti a demani comunali tra i quali non figurava San Gimignano;
risulta evidente sia l'esigenza di chiarezza circa le prospettive del complesso di San Domenico sia la volontà dello Stato di dotarsi o di un autonomo progetto di uso o di considerare l'opportunità di entrate dall'alienazione di tali immobili -:
quale definizione urgente e concreta di tale situazione l'Amministrazione Statale intenda perseguire, tenendo conto del particolare pregio degli immobili e delle esigenze architettoniche e culturali della città di San Gimignano.
(4-01929)
Risposta. - In data 28 maggio 2007 è stato sottoscritto dal Ministero dello sviluppo economico, dal Ministero per i beni e le attività culturali e dalla Regione Toscana il V Atto integrativo dell'accordo di programma quadro in materia di beni e attività culturali, nel quale risulta inserito l'intervento relativo allo «Studio di fattibilità per il restauro e riuso dell'ex carcere di San Gimignano (già convento di San Domenico) finanziato con i fondi statali ex delibera CIPE n. 3/06 assegnati alla Regione Toscana. Tale intervento ha il fine di elaborare uno studio di fattibilità per il recupero del complesso immobiliare e la sua utilizzazione per finalità culturali allo scopo di permetterne la conservazione. Il soggetto che dovrà attuare l'intervento è il comune di S. Gimignano e il termine previsto per portarlo a compimento è il 30 aprile 2009.
Il Sottosegretario di Stato per i beni e le attività culturali: Danielle Mazzonis.
MIGLIORI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
il Dipartimento per l'Innovazione e le Tecnologie della Presidenza del Consiglio ha organizzato un nuovo sito internet (www.italia.it) finalizzato a promuovere il nostro turismo nell'ambito del quale esiste la voce «Arrivare in Aereo»;
all'interno di tale parte del sito chiedendo informazioni relative all'aeroporto di «Firenze Peretola» vengono indicati solo due tra i diciotto voli internazionali disponibili, mentre altri tre vengono segnalati solo dopo scalo intermedio a Roma o Milano ed addirittura ben tredici voli sono totalmente ignorati -:
se trattasi di clamoroso errore dei servizi essenziali della Presidenza del Consiglio dei Ministri o semplice proseguimento di una «politica turistica» contro la città di Firenze ed il suo aeroporto.
(4-03786)
Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame, con la quale si evidenzia che risulta incompleta sul portale www.Italia.it relativamente al sito dell'aeroporto di Firenze Peretola, la segnalazione della disponibilità dei voli internazionali riferiti al medesimo scalo aeroportuale, si rappresenta quanto segue.
L'articolo 12 del decreto legge 14 marzo 2005, n. 35, convertito con modificazioni nella legge 14 maggio 2005, n. 80 ha previsto interventi per il rafforzamento ed il rilancio del settore turistico ed in particolare per il progetto «Scegli Italia»; per tale progetto sono stati stanziati, infatti, nella precedente legislatura 45 milioni di euro dei quali, 7 milioni di euro finalizzati alla messa a punto e alla pubblicazione del portale, mentre un ulteriore importo di 21 milioni di euro è stato destinato al finanziamento di uno o più progetti per la realizzazione di contenuti digitali relativi all'offerta turistica regionale o interregionale, predisposti dalle Regioni.
Successivamente, con l'avvio della nuova legislatura, il Governo ha affrontato la questione della riorganizzazione del portale, offrendo idonee soluzioni alle problematiche derivanti dall'impostazione eccessivamente centralistica data al portale al momento della sua realizzazione. Tale impostazione, censurata da più parti, è da ritenersi ormai superata; infatti con decreto
del Vice Presidente del Consiglio dei ministri e del Ministro per le riforme e le innovazioni nella pubblica amministrazione l'8 novembre 2006 è stato costituito il Comitato nazionale per il portale www.Italia.it che registra il coinvolgimento delle Regioni nella realizzazione del progetto.
In tale sede, infatti, le Regioni rappresentano circa la metà dei componenti e sono chiamate a collaborare al perfezionamento dell'iniziativa nazionale, nel pieno rispetto dell'articolo 117 della Costituzione che attribuisce la materia del turismo alla competenza esclusiva regionale. A riscontro, quindi, di questa nuova e più efficace collaborazione tra le amministrazioni centrali dello Stato e le Regioni, è in corso di trasferimento l'importo già stanziato di 21 milioni di euro.
Al riguardo si rileva che conclusasi nello scorso mese di luglio la fase realizzativa vera e propria, finalizzata a rendere effettivamente operativo il portale, è stata avviata la fase di revisione ed implementazione dei contenuti in piena sinergia con le Regioni. In tale contesto il citato Comitato nazionale ha già provveduto a fornire gli indirizzi necessari per uniformare l'attività delle Regioni e consentire la produzione di ulteriori contenuti, assicurandone la necessaria integrazione con quelli già presenti nei portali regionali.
L'impegno del Governo è, quindi, quello di garantire il mantenimento degli attuali livelli di funzionalità del portale nel passaggio dalla prima fase di realizzazione al nuovo assetto gestionale. Da ultimo va poi sottolineato che gli errori lamentati all'atto della prima pubblicazione del portale, tra i quali vanno senz'altro ricompresi quelli indicati dall'interrogante, e che comunque risultano percentualmente irrilevanti rispetto al complesso delle informazioni ivi contenute, sono stati eliminati e l'ulteriore sviluppo dell'iniziativa consentirà una messa a regime dei contenuti e delle indicazioni fornite, tali da assicurare per accuratezza e puntualità un miglior servizio agli utenti.
Il Ministro per le riforme e le innovazioni nella pubblica amministrazione: Luigi Nicolais.
MISITI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
a seguito dei gravi eventi sismici verificatisi in data 31 ottobre 2002 nel territorio della provincia di Campobasso, il Presidente del Consiglio dei ministri ha dichiarato lo stato di emergenza con decreto, emanato in pari data, ai sensi dell'articolo 5, comma 1 della legge 225/1992;
successivamente, il Presidente del Consiglio dei ministri, nell'esercizio dei poteri al medesimo attribuiti in materia di coordinamento della protezione civile, ai sensi dell'articolo 5, comma 2, della citata legge 225/92, ha provveduto all'adozione dell'ordinanza 3253/2002;
con la suddetta ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri sono stati previsti i primi interventi urgenti per il soccorso alla popolazione e la rimozione delle situazioni di pericolo, affidando la gestione di questi ultimi al commissario delegato, individuato dal decreto-legge 245/02 nella figura del Capo di Dipartimento della Protezione Civile, ed in un secondo momento, in sede di conversione del menzionato decreto-legge, per la gestione della fase successiva alla prima emergenza, nelle figure dei Presidenti delle Regioni Molise e Puglia;
con conseguente ordinanza n. 3279/2003, emanata dal Presidente del Consiglio dei ministri, all'articolo 1 sono stati fissati con precisione i compiti del commissario delegato nel modo seguente:
«Il Presidente della Regione Molise, commissario delegato, ai sensi dell'articolo 1, comma 3 del decreto-legge 245/02, convertito con modificazioni, dalla legge 286/02, assicura, anche con riferimento alle iniziative da portare a termine ai sensi dell'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri 29 novembre 2002, n. 3253 il complessivo coordinamento;
a) delle iniziative finalizzate all'attuazione ed al completamento degli interventi finalizzati alla chiusura della prima fase dell'emergenza, individuando e ponendo in essere tutte le iniziative necessarie ad un
rapido rientro nell'ordinario, anche attraverso l'emanazione di direttive nei confronti di Comuni e delle altre strutture pubbliche locali interessate, per il corretto utilizzo e per la più proficua gestione dei beni e dei servizi acquisiti ed in corso di acquisizione;
b) della effettuazione di rilievi aereofotogrammetrici sui centri storici dei comuni colpiti dal sisma;
c) della microzonazione sismica dei comuni colpiti dagli eventi tellurici di cui in premessa;
d) della verifica delle iniziative poste in essere dagli Enti locali in attuazione sia delle disposizioni di cui all'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri n. 3253/2002 che delle determinazioni assunte dal Commissario delegato;
e) della verifica ed accertamento delle attività da porre in essere da parte dei sindaci ai sensi dei commi 5 e 6 del presente articolo;
f) della predisposizione di uno studio della vulnerabilità sismica degli edifici pubblici, strategici e di culto localizzati nelle medesime aree;
g) della definizione delle linee di indirizzo per la progettazione e la realizzazione degli interventi di ricostruzione degli edifici pubblici e privati distrutti, e di riparazione dei danni e miglioramento sismico degli edifici danneggiati dall'evento sismico;
h) della pianificazione degli interventi di ricostruzione, di riparazione, di miglioramento, di adeguamento sismico degli edifici pubblici e privati danneggiati, nonché di quelli adibiti a funzioni di servizio pubblico essenziale»;
con decreti del Ministro delle finanze del 14, del 15 novembre 2002 e del 9 gennaio 2003 si sospendevano gli obblighi tributari per i soli 14 comuni maggiormente colpiti facenti parte del cosiddetto cratere sismico;
nel novero delle iniziative la cui realizzazione è stata devoluta al Commissario delegato non è ricompresa la competenza in ordine all'individuazione dell'ambito di applicazione del provvedimento emergenziale prima citato. Tanto è vero che il Presidente del Consiglio dei ministri all'articolo 1, comma 2, dell'ordinanza 3253/2002, ha provveduto direttamente a tale incombenza, stabilendo che le previsioni contenute nel provvedimento emergenziale in argomento si dovessero applicare ai comuni della provincia di Campobasso e Foggia colpiti dagli eventi sismici del 31 ottobre in cui siano state riscontrate situazioni di danneggiamento agli immobili;
come è noto il Commissario delegato mutua l'esercizio dei poteri conferitigli ex articolo 5, comma 4 della legge 225/92, dal Presidente del Consiglio dei ministri e, pertanto, il medesimo Commissario può esercitare esclusivamente le funzioni espressamente delegategli dal titolare del potere, senza potersene discostare;
malgrado quanto suddetto e, dunque, nonostante la precisa individuazione dei territori della provincia di Campobasso, interessati dalla fase della ricostruzione, sia stata effettuata dall'articolo 1, comma 2, dell'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri 3253/2002, il Presidente della Regione Molise, in qualità di Commissario delegato, con decreti n. 5 del 14 febbraio 2003 e n. 7 del 19 febbraio 2003 ha delimitato l'ambito territoriale su cui applicare l'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri 3253/2002 secondo l'interrogante senza averne il relativo potere;
con tali interventi, non riguardanti soltanto i centri abitati gravemente colpiti, il Presidente della Regione Molise ha di fatto, secondo l'interrogante, sottratto finanziamenti ai comuni, a cui erano stati destinati -:
se i provvedimenti adottati dal Presidente della Regione Molise, quale commissario delegato, con decreti n. 5 del 14 febbraio 2003 e n. 7 del 19 febbraio 2003, con i quali ha delimitato, arbitrariamente,
l'applicabilità dell'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri 3253/02, rientrino nelle sue competenze.
(4-02613)
Risposta. - Il Presidente della regione Molise, Commissario delegato per l'emergenza relativa agli eventi sismici del 31 ottobre 2002, ha individuato, con due provvedimenti commissariali, n. 5 del 14 febbraio 2003 e n. 7 del 19 febbraio 2003, limitatamente al territorio della provincia di Campobasso, l'ambito di applicazione delle previsioni contenute nell'ordinanza di protezione civile n. 3253 del 29 novembre 2002.
Al riguardo il Dipartimento della protezione civile, a seguito dell'esame dei predetti provvedimenti, ha più volte rappresentato le proprie perplessità circa la legittimità delle disposizioni in essi contenute relative ai poteri esercitati dal Commissario stesso, considerate non del tutto in linea con la vigente normativa emergenziale.
In particolare, è stato evidenziato che l'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri n. 3253, emanata a seguito della dichiarazione dello stato di emergenza, ai sensi dell'articolo 5 della legge n. 225 del 1992, ha affidato la gestione dei primi interventi urgenti per il soccorso alla popolazione e la rimozione delle situazioni di pericolo al Commissario delegato, non prevedendo alcun potere in ordine all'individuazione in argomento.
Il Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali: Vannino Chiti.
MURGIA. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
così come si evince dal testo dell'articolo pubblicato sul quotidiano Il Sardegna del giorno 15 novembre 2006, sembrerebbe che siano state ritrovate in casa di un'anziana signora inglese, la signora Jean Preston, due tavole del Beato Angelico, trafugate dalla chiesa di San Marco in Firenze;
da quanto si evince dall'articolo pare che «...si tratta di due piccoli dipinti quattrocenteschi ritrovati in casa di una professoressa inglese, Jean Preston, morta quest'anno all'età di 77 anni...»;
così come affermato nel testo dell'articolo pare che «...l'identificazione delle due opere è stata fatta da Micheal Liveridge, capo del Dipartimento di Storia dell'Arte dell'Università di Bristol. Per le due preziosissime opere su legno di pioppo, sparite dal complesso di San Marco durante le campagne napoleoniche ...si parla già di una possibile vendita all'asta nel prossimo mese di marzo 2007. Verranno, infatti, probabilmente battute da Duke's per oltre un milione di sterline...» -:
se sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e, se corrispondenti al vero, quali iniziative di propria competenza intenda adottare con particolare riferimento alla possibilità di evitare la vendita all'asta delle preziose opere, che porterebbero i dipinti in un museo d'oltreoceano, e di riportare in Italia le due tavole facenti parte della pala smembrata opera del Beato Angelico.
(4-01694)
Risposta. - In merito al primo quesito posto dall'onorevole interrogante e cioè se il Ministero fosse a conoscenza della vendita all'asta delle due tavole del Beato Angelico, appartenenti ai pilastri laterali della pala di San Marco smembrata nell'Ottocento, si fa presente che il Ministero stesso ha partecipato all'asta tramite il Polo Museale Fiorentino mettendo a disposizione la somma di 2.400.000 euro, oltre i diritti d'asta.
I dipinti sono stati aggiudicati ad un antiquario italiano, Fabrizio Moretti, per la somma di 2.500.000 euro.
L'acquirente ha espresso al soprintendente del Polo Museale Fiorentino, la propria disponibilità a vendere allo Stato italiano i dipinti per la somma di 3.800.000 euro con possibilità di un consistente sconto.
In merito al quesito relativo alle iniziative che il Ministero intende intraprendere per la tutela e la valorizzazione delle opere,
è in corso di valutazione da parte del Polo la possibilità di acquistare i preziosi dipinti destinando a ciò una parte della somma che il Ministero aveva stanziato per l'asta ed individuando, per la parte rimanente, altri soggetti disposti a contribuire.
Una richiesta in tal senso è stata avanzata dal soprintendente all'ente Cassa di Risparmio di Firenze e, attualmente, il Polo è in attesa di una risposta.
Il Sottosegretario di Stato per i beni e le attività culturali: Danielle Mazzonis.
OPPI, PILI e MEREU. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
su proposta del proprio Assessore della Igiene e Sanità, la Giunta regionale della Sardegna, ha all'ordine del giorno una deliberazione rubricata «Progetto strategico salute mentale: linee di indirizzo per l'organizzazione dei Dipartimenti di salute mentale e per gli accertamenti e i trattamenti sanitari obbligatori» relativa all'attuazione delle disposizioni del Piano regionale dei servizi sanitari (legge regionale 28 luglio 2006, n. 10);
la deliberazione in questione prevede - tra l'altro - l'apertura di un Centro di Salute Mentale (CSM) nei locali siti presso il complesso dell'ex ospedale psichiatrico di Villa Clara: negli stessi locali in cui era ospitata, fino al 1997, la struttura manicomiale, chiusa in base alla riforma psichiatrica voluta dalla legge 13 maggio 1978, n. 180 «Accertamenti e trattamenti sanitari volontari e obbligatori» pubblicata nella Gazzetta Ufficiale 16 maggio 1978, n. 133. Tale proposta di deliberazione prevede, poi, che tale centro rimanga aperto per 24 ore al giorno, 7 giorni su 7 e sia dotato di posti letto;
analogamente, in data 27 dicembre 2006, il Direttore generale della Azienda sanitaria locale n. 5 di Oristano provvedeva al trasferimento «temporaneo» del Servizio psichiatrico diagnosi e cura (SPDC) dal presidio ospedaliero Delogu di Ghilarza al vecchio ospedale San Martino di Oristano. In tale struttura vengono attualmente ospitati l'SPCD; il Centro Salute mentale, il SERT e la Neuropsichiatria infantile. A tutt'oggi il Servizio psichiatrico diagnosi e cura è ancora ospitato al vecchio San Martino che non è un ospedale generale. Questo rappresenta un grave pericolo e stigma per i pazienti psichiatrici: com'è noto, infatti, gli articoli 32, 33, 34 e 35 della legge 833 del 23 dicembre 1978, «Istituzione del servizio sanitario nazionale», riprendendo la legge Basaglia di riforma psichiatrica, disciplinano le norme per effettuare trattamenti o accertamenti sanitari obbligatori (TSO e ASO). Questa disposizione legislativa è stata approvata in un clima culturale e politico caratterizzato dal desiderio di rompere con il passato e dalla fiducia in un futuro riformista. In particolare, per quanto riguarda la psichiatria, questa riforma aveva la volontà di smantellare l'esistente, costituito prevalentemente dalle strutture manicomiali, e poneva una fiducia illimitata in alcune nuove teorie psichiatriche che vedevano la malattia mentale come un artefatto della società. Veniva, quindi, modificato completamente l'approccio alla sofferenza psichica non più da relegare a lungo termine in strutture chiuse lontane dagli ospedali ma da porre sul territorio e da trattare, per brevi periodi, in regime di ricovero in reparti ubicati presso gli ospedali generali;
in particolare l'articolo 33, 4 comma della citata legge 833/1978 dispone che «Gli accertamenti e i trattamenti sanitari obbligatori sono attuati dai presidi e servizi sanitari pubblici territoriali e, ove necessiti la degenza, nelle strutture ospedaliere pubbliche o convenzionate»;
se questo non fosse stato poi sufficiente a palesare lo spirito del legislatore di allora, volto a creare nel paziente psichiatrico la minore ghettizzazione possibile del trattamento sanitario, vale ricordare il 3 comma dell'articolo 64 della citata legge 833/1978 che, chiaramente, recita: «È in ogni caso vietato costruire nuovi ospedali psichiatrici, utilizzare quelli attualmente esistenti come divisioni specialistiche
psichiatriche di ospedali generali, istituire negli ospedali generali divisioni o sezioni psichiatriche e utilizzare come tali divisioni o sezioni psichiatriche o sezioni neurologiche o neuro psichiatriche». La particolare e assai complessa procedura che la legge dispone per il TSO (il Sindaco può emanare l'ordinanza di TSO nei confronti di un libero cittadino solo in presenza di due certificazioni mediche che attestino che la persona si trova in una situazione di alterazione tale da necessitare urgenti interventi terapeutici, che gli interventi proposti vengono rifiutati e che non sia possibile adottare tempestive misure extraospedaliere: le tre condizioni di cui sopra devono essere presenti contemporaneamente e devono essere certificate da un primo medico e convalidate da un secondo medico che deve appartenere alla struttura pubblica) stigmatizza la cura e la tutela necessarie per la realizzazione del trattamento obbligatorio. Ma va ricordato che le legge è tassativa nel disporre che il trattamento sanitario obbligatorio si attui presso un reparto psichiatrico di diagnosi e cura Servizio psichiatrico diagnosi e cura di un ospedale generale. Va sottolineato comunque che il TSO può essere realizzato solo in questi reparti. Qualsiasi altro ricovero in una qualsiasi altra struttura psichiatrica o sociale, indipendentemente dalle modalità con cui avviene, è da considerarsi sempre come un sequestro di persona;
alla luce delle citate disposizioni legislative, di una prassi psichiatrica oramai quasi trentennale e della assodata gravità di un ricovero dei pazienti afflitti da patologie psichiatriche in strutture che nella coscienza sociale e nella comune e quotidiana vulgata sono note come «manicomi», appare assai grave la ventilata decisione della Giunta regionale della Sardegna di allocare nei locali del complesso psichiatrico di Villa Clara (rectius: manicomio di Villa Clara) di Cagliari un Centro di salute mentale aperto 24 ore al giorno, con posti letto di ospitalità sanitaria, in cui sarebbe possibile realizzare dei TSO e aprire un Servizio psichiatrico diagnosi e cura in un presidio che non sia un ospedale generale;
sia per i pazienti psichiatrici volontari, sia - ancor più severamente - per i pazienti sottoposti a ASO e TSO, l'ingresso nel Manicomio, anziché, come prevede la legge presso i reparti di psichiatria degli ospedali generali (SPDC-Servizi Psichiatrici di Diagnosi e Cura), costituisce un gravissimo vulnus per la patologia che si dovrebbe curare, oltre che un'insopportabile mortificazione della persona e della sua dignità -:
se il Governo sia informato dei fatti descritti;
se non ritenga la grave situazione descritta in premessa un fatto su cui intervenire urgentemente, anche ai sensi dell'articolo 32, comma 4, della legge n. 449 del 1997:
se non ritenga di assumere le opportune iniziative al fine di verificare, ai sensi dell'allegato 1 del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, 29 novembre 2001 in combinato disposto col decreto ministeriale 17 giugno 2006, il rispetto degli standard in tema di assistenza sanitaria psichiatrica.
(4-03496)
Risposta. - Il quadro normativo delineato nell'interrogazione parlamentare non tiene conto del fatto che ulteriori leggi, soprattutto leggi finanziarie, sono intervenute successivamente alla Legge 23 dicembre 1978, n. 833 per sancire il superamento degli ospedali psichiatrici. Inoltre, l'articolo 3, comma 5, della Legge 23 dicembre 1994, n. 724 «Misure di razionalizzazione della finanza pubblica» che stabiliva i criteri per tale superamento, è stato successivamente modificato allo scopo di definire le sanzioni in caso di inadempienza, e soprattutto, per individuare gli strumenti, sia programmatori che finanziari, idonei a favorire la chiusura dei residui istituti manicomiali e lo sviluppo dei Dipartimenti di salute mentale.
L'ultima modifica, apportata dall'articolo 98, comma 3, della legge 23 dicembre 2000, n. 388 (legge finanziaria per il 2001), consente di utilizzare, se necessario, i residui
manicomiali nel quadro delle attivazioni delle strutture residenziali.
Non esiste, quindi, un impedimento legislativo a istituire servizi del Dipartimento di salute mentale (Dsm) all'interno di un «ex residuo manicomiale», purché le strutture siano coerenti con quanto previsto dal progetto obiettivo nazionale «Tutela salute mentale 1998-2000», approvato con decreto del Presidente della Repubblica 10 novembre 1999, e soddisfino i requisiti minimi strutturali, tecnologici ed organizzativi, individuati dal Decreto del Presidente della Repubblica 14 gennaio 1997, concernente l'esercizio delle attività sanitarie da parte di strutture pubbliche e private.
Va, inoltre, rilevato che in gran parte delle Regioni, nell'ambito del processo di riconversione degli ex ospedali psichiatrici, sono state attivate, all'interno degli stessi, diverse strutture residenziali e/o ambulatoriali per la salute mentale, nella logica della riqualificazione degli spazi dei vecchi comprensori manicomiali e della loro destinazione ad usi sanitari, sociali ed educativi.
La previsione di dotare di posti letto un Centro di salute mentale (Csm), aperto 24 ore al giorno, è coerente con le indicazioni del suddetto progetto obiettivo, che determina in «almeno 12 ore» l'orario di apertura, lasciando alle Regioni autonomia organizzativa in merito alle dotazioni strutturali; al contrario, la destinazione di tali posti letto anche per i ricoveri in Trattamento sanitario obbligatorio (Tso) appare in contrasto con la citata Legge n. 833 del 1978 e con il progetto obiettivo, secondo cui tali ricoveri devono effettuarsi in ambito ospedaliero.
Un più puntuale quadro conoscitivo sui contenuti, del progetto regionale è stato fornito dall'Assessorato alla sanità della regione Sardegna, che ha precisato che, con l'emanazione del piano regionale dei servizi sanitari 2006-2008, approvato dal consiglio regionale il 19 gennaio 2007, si è inteso promuovere, tra l'altro, la complessiva riorganizzazione dei servizi di salute mentale.
Nelle more della predisposizione del progetto strategico salute mentale, le ASL devono attivarsi, già dal primo anno di validità del medesimo, per la realizzazione dell'obiettivo minimo di apertura dei Csm per almeno 12 ore al giorno, 7 giorni su 7, e per l'apertura sperimentale, in almeno 3 aree pilota, del Csm per 24 ore.
Nella regione Sardegna, il Csm è individuato come la struttura che esercita tutte le attività di prevenzione, cura e riabilitazione a livello distrettuale; nella rispettiva area territoriale di competenza è programmata la disponibilità di almeno una sede idonea all'ospitalità diurna e, in prospettiva, anche notturna. Compito prioritario del Csm è quello di mantenere la persona con disturbo mentale nel suo contesto naturale di vita, favorendo l'umanizzazione dei rapporti, il sostegno alle famiglie e il loro coinvolgimento nella definizione di programmi e percorsi riabilitativi individualizzati, superando cosi l'impostazione attuale dell'approccio, di tipo prevalentemente ambulatoriale.
Pertanto, nell'ottica della definizione del citato progetto strategico e in applicazione delle disposizioni della legge regionale n. 10 del 28 luglio 2006, l'Assessorato alla sanità ha elaborato le «Linee di indirizzo per l'organizzazione dei Dipartimenti di salute mentale (Dsm) e per gli accertamenti e i trattamenti sanitari obbligatori», nel cui processo di elaborazione sono stati coinvolti i diversi soggetti, istituzionali e non, interessati alla riqualificazione dei servizi e degli interventi.
Allo scopo di recepire ulteriori osservazioni, proposte e suggerimenti, documento elaborato è stato inviato all'esame dei direttori generali delle Asl e della Commissione salute mentale, organismo consultivo istituito presso l'Assessorato, costituito dai responsabili dei Dipartimenti di salute mentale, dalle rappresentanze delle Associazioni dei familiari, delle cliniche universitarie di Sassari e Cagliari e dell'Anci. Il documento recepisce la necessità che il Csm assuma la funzione di riferimento e coordinamento dell'intervento e del programma terapeutico individuale, integrando, così, funzioni e risorse di diversa provenienza; dovrà garantire il sostegno alla vita quotidiana e la continuità della presa in carico, promuovendo azioni territoriali idonee a rispondere alle necessità terapeutiche individuali,
allo scopo di evitare, per la carenza di appropriate alternative, possibili ricoveri.
È previsto, inoltre, che i Csm debbano essere collocati in sedi facilmente accessibili, con spazi articolati e dedicati a diverse funzioni, e che possano avere una dotazione di posti letto territoriali, dimensionata al bisogno e, comunque, non superiore a 4 posti letto.
Relativamente al Tso, le suddette linee individuano le modalità e le procedure per l'attuazione del ricovero nel Servizio psichiatrico di diagnosi e cura (Spdc), proponendone un modello operativo per tutto il territorio regionale.
L'intervento extraospedaliero viene riservato alle situazioni nelle quali non sono presenti i tre requisiti necessari per il trattamento ospedaliero, richiamati anche nell'atto parlamentare, ma, per le quali tuttavia lo stato clinico richiede interventi urgenti.
Più in particolare, la Regione ha precisato che i posti letto attivati nei Csm 24 ore sono destinati alle situazioni e condizioni cliniche e ambientali che, per tipologia e gravità, non richiedono l'intervento sanitario specifico della struttura ospedaliera, ma che possono essere gestite in maniera adeguata in un contesto professionalmente qualificato. Pertanto, i Tso dovranno svolgersi, come disposto dalla normativa vigente, nell'ambito dei Servizi psichiatrici di diagnosi e cura ospedalieri.
L'attivazione di un Csm presso l'Asl 8 di Cagliari, negli spazi in precedenza occupati dall'ospedale psichiatrico, risponde alle necessità di innovazione e riqualificazione degli interventi per la promozione e tutela della salute mentale, secondo quanto previsto dalle disposizioni regionali in materia ed in linea con le norme nazionali. L'Assessorato, inoltre, ha richiamato quanto già esposto in precedenza in merito alle intervenute modifiche legislative, successive alla Legge n. 833 del 1978 in materia di servizi di salute mentale.
Ha segnalato anche che il trasferimento del Spdc dall'ospedale generale di Ghilarza al vecchio ospedale San Martino di Oristano è temporaneo; come prevede il piano di ristrutturazione ospedaliera della Asl n. 5, l'ubicazione definitiva del Spdc sarà al piano terra del nuovo reparto degenze mediche dell'ospedale generale di Oristano, attualmente in fase di realizzazione avanzata e la cui ultimazione è prevista per la fine del 2007.
Secondo quanto dichiarato dall'Assessorato il provvedimento risultava l'unica soluzione percorribile, considerata l'assoluta indisponibilità di spazi all'interno dei PP.OO. San Martino e Delogu di Ghilarza per i lavori di adeguamento delle due strutture ai requisiti previsti per l'accreditamento e la messa a norma.
È stata infine ribadita la necessità di considerare le suddette strutture, distanti tra loro solo 50 metri, funzionalmente aggregate come in un ospedale strutturato a padiglioni, essendo stati adottati appositi protocolli di trasporto e di assistenza in emergenza.
Il Sottosegretario di Stato per la salute: Antonio Gaglione.
PICCHI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
il giorno 20 giugno 2007 nell'ambito della mostra «Filosofico amore e meravigliosa speditezza, la pittura napoletana del Seicento dalle collezioni medicee» nella sala del Verone degli Uffizi a Firenze, un'opera di Salvator Rosa, intitolata «Menzogna», definito un capolavoro del '600 napoletano, è stata danneggiata da una donna che incautamente si è appoggiata all'opera d'arte, bucando la tela;
il giorno 20 giugno 2007 si è appreso dalla stampa che nella chiesa di San Marco a Firenze sono stati rubati tre dipinti che si trovavano all'interno di una cornice di legno inserita nella parte superiore di un armadio della fine del XVII secolo. I dipinti, che rappresentano ognuno un santo domenicano e Papa Pio V, hanno valore storico sembrano che non siano catalogati né assicurati contro il furto;
in precedenza in data 2 maggio 2006, a Firenze, una finta guardia giurata è riuscita a farsi consegnare l'incasso della biglietteria di Palazzo Pitti e a dileguarsi nel nulla poco prima dell'arrivo delle vere guardie giurate, arrecando un danno di più di 200.000 euro alla struttura facente parte del Polo museale fiorentino; in data 6 giugno 2006, a Firenze, ignoti hanno sottratto, durante l'orario di apertura al pubblico, il «Meriggio», quadro di Nino Tirinnanzi esposto presso la Sala d'Arme di Palazzo Vecchio nel corso di una manifestazione facente parte della kermesse «Il Genio Fiorentino», promossa dalla Provincia di Firenze, semplicemente staccandolo dal supporto, favoriti dalla completa assenza di un sistema di videosorveglianza; in data 13 luglio 2006, a Firenze, è stato commesso un furto al Museo nazionale del Bargello, in orario di apertura ai visitatori, mediante apertura di una teca protettiva di vetro con un diamante e l'asportazione di alcuni gioielli di arte moresca del XII e XV secolo di un valore stimato attorno ai 400.000 euro, in presenza di un sistema di allarme tarato in maniera imperfetta e di un circuito di videosorveglianza obsoleto, che hanno consentito ai ladri di dileguarsi facendo perdere le proprie tracce; in data 22 luglio 2006, è stato reso noto il trafugamento, occorso il 23 di giugno, di un'antica formella di marmo del XIV secolo proveniente da una lastra tombale, raffigurante l'arme della famiglia Cennamelli del valore di circa 6.000 euro, esposta nel Museo statale di San Marco presso un piccolo chiostro interno sprovvisto di sorveglianza;
lo stesso Governo era già stato interrogato sulla stessa materia, non fornendo risposte soddisfacenti -:
quali urgenti iniziative intenda adottare per evitare ulteriori furti nei musei statali fiorentini;
quali ulteriori iniziative voglia intraprendere per la completa catalogazione delle opere d'arte presenti nella città di Firenze;
come sia possibile che i dipinti in premessa non fossero catalogati;
se il Ministero non intenda promuovere e coordinare un gruppo di lavoro ad hoc, snello ed efficiente, per studiare e proporre strumenti per la tutela del patrimonio artistico fiorentino.
(4-04157)
Risposta. - Il 3 ottobre 2006 si è tenuta, presso la prefettura di Firenze, una conferenza regionale sulla sicurezza e la tutela del patrimonio storico e artistico della Toscana.
In tale occasione è stata condivisa la necessità di incrementare la sicurezza dei luoghi dove sono custoditi i beni onde evitare il rischio del loro danneggiamento o furto.
Coerentemente, in data 11 aprile 2007 è stato stipulato un protocollo d'intesa tra il Ministero dell'Interno, la Regione Toscana ed il comune di Firenze, volto a rafforzare le misure di salvaguardia dei beni artistici e storici presenti nel territorio toscano iniziando dalla città di Firenze in quanto la più esposta ad eventi dannosi peraltro ascrivibili a fattori collegati all'ambiente sociale che circonda i luoghi o a eventi meramente accidentali, piuttosto che a veri e propri comportamenti vandalici in danno della integrità del patrimonio d'arte.
Si è dunque convenuto che la Prefettura e la Regione si sarebbero impegnate a collaborare nella ricerca degli strumenti utili al rafforzamento dei sistemi di difesa passiva dei luoghi di esposizione o custodia dei beni individuati da una apposita Commissione composta da rappresentanti della Prefettura di Firenze, della Regione Toscana, del Comune di Firenze, della questura, del Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale, del Comando Provinciale Guardia di Finanza di Firenze e della Soprintendenza Speciale per il Polo Museale Fiorentino.
La Commissione ha «Il compito di censire i siti che per l'attuale dotazione delle misure di sicurezza e per l'importanza dei beni storici e artistici custoditi o esposti, necessitano di più idonei presidi di sicurezza passiva, indicando la priorità e le più adeguate modalità di intervento».
L'indagine che ne è seguita ha evidenziato lo stato attuale della sicurezza nei musei della Città e stabilito gli interventi necessari al raggiungimento di un livello di sicurezza ottimale, indicando i luoghi dove risulta necessario un incremento nei sistemi di sicurezza, partendo dalle strutture situate nelle aree definite più critiche.
L'analisi della dinamica che ha portato il 20 giugno 2007 al danneggiamento del dipinto La menzogna di Salvator Rosa, esposto nella sala del Verone della galleria degli Uffizi, nell'ambito della mostra «Filosofico amore e meravigliosa speditezza, la pittura napoletana del seicento dalle collezioni medicee», mostra con chiarezza che non si è trattato di un atto intenzionale di vandalismo. Il danno, definito dal direttore della galleria «una perforazione dai contorni netti e senza deformazioni o abrasioni», è stato riparato da una restauratrice specializzata nell'arco di due-tre ore a seguito delle quali il dipinto è tornato in esposizione. Dopo tale incidente l'opera è stata protetta con una teca di plexiglas, come altre due opere di piccole dimensioni, ed è stato collocato un distanziatore a protezione delle opere in tutte le sale della mostra. Per quanto concerne la sicurezza generale della galleria degli Uffizi, nelle cui sale del primo piano si trova la mostra citata, essa è dotata dei sistemi di sicurezza canonici, ovvero impianti di rilevazione fumi, antintrusione e TVCC. Inoltre, due metal detector situati all'ingresso della galleria garantiscono il controllo dei visitatori.
In merito al furto dei tre dipinti facenti parte del fastigio di un sedile ligneo intagliato raffiguranti Santi dell'ordine domenicano avvenuto tra il 18 ed il 19 giugno 2007 nella chiesa di San Marco a Firenze, sono state fornite le immagini fotografiche necessarie all'attività di recupero del Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale.
Riguardo al furto dell'incasso presso la biglietteria di Palazzo Pitti subito in data 2 maggio 2006, si precisa che i suddetti locali, posti nel Rondò di destra di Palazzo Pitti ed accessibili direttamente dall'esterno della Piazza, sono stati dati in concessione, alla concessionaria Firenze Musei che si occupa del servizio di biglietteria. Sul fronte di Palazzo Pitti sono comunque presenti alcune telecamere tipo «dome» ed una telecamera fissa all'interno della biglietteria.
Le telecamere del complesso di Palazzo Pitti fanno capo al centro di controllo e visualizzazione. Dopo il furto, la cassetta di registrazione delle telecamere è stata visionata dalle forze dell'ordine.
Da alcuni mesi è stata inoltre messa in funzione una barriera antintrusione in Piazza Pitti, posta a circa sei metri di fronte al Palazzo, gestita direttamente dal centro di controllo e visualizzazione. Questa si aggiunge ai sistemi di rilevazione fumi, antintrusione e TVCC già presenti. Per le telecamere è in funzione una rete esterna ed interna ed all'ingresso del palazzo esiste un metal detector per il controllo dei visitatori.
In seguito al furto commesso il 13 luglio 2006 presso il museo del Bargello, è stato effettuato un sopralluogo dal sottosegretario Marcucci.
Si è constatato che la ditta incaricata delle manutenzioni e dell'assistenza tecnica ai sistemi di rilevazione del Bargello aveva effettuato una verifica l'11 luglio 2006, appena due giorni prima del furto.
Il contenitore in cui erano custoditi gli oggetti sottratti era munito di un sistema di allarme con sensori a raggi infrarossi. A parere dei tecnici della ditta incaricata della manutenzione, l'allarme non è entrato in funzione molto probabilmente perché l'elevata temperatura della sala avrebbe interferito con la sensibilità del sensore ad infrarossi.
La telecamera di sorveglianza presente nella sala, dotata di un angolo visuale molto stretto, era in bianco e nero e non copriva la zona della teca protettiva.
La sorveglianza nella sala ove è avvenuto il furto, che si trova tra due sale più ampie, era assicurata dai custodi presenti nelle sale contigue. Tale presenza era motivata dal fatto che in dette sale erano esposte sculture difficili da proteggere sia per le dimensioni sia per la collocazione sia per la funzione espositiva cui sono destinate.
Al momento della scoperta dell'accaduto è stata immediatamente chiamata la polizia
di Stato, sono state bloccate le uscite e trattenuti i visitatori per un'ora nel museo.
Tramite le registrazioni acquisite dalle telecamere è stato possibile individuare uno dei due autori del furto, grazie anche alla collaborazione dei visitatori presenti.
Gli oggetti rubati - protetti da sistemi di allarme e dal personale preposto alla vigilanza diurna e notturna - non erano assicurati, così come non sono assicurati i tesori di inestimabile valore conservati negli altri musei, visto che il costo della copertura assicurativa sarebbe estremamente oneroso.
Le conclusioni dell'indagine ispettiva hanno evidenziato alcune carenze tecnologiche nel sistema di video sorveglianza e l'insufficienza del numero di unità addette alla sorveglianza delle sedi.
Non sono stati invece riscontrati comportamenti omissivi o inadeguati da parte del personale.
Il consiglio di amministrazione della Soprintendenza Speciale al Polo Museale ha deliberato, in sede di assestamento del bilancio, una serie di spese per potenziare le misure di sicurezza nel Museo del Bargello, tra cui l'installazione di un metal detector all'ingresso, l'adeguamento del corpo di guardia; inoltre le vetrine della sala interessata al furto, sono state dotate di un allarme volumetrico più sofisticato tipo visarm, ed è stata disposta la revisione degli apparati architettonici.
Nel museo, oltre al sistema di rilevazione fumi, è presente l'impianto antintrusione e TVCC.
Anche per il chiostro dei Silvestrini del Museo di San Marco, momentaneamente chiuso al pubblico a seguito del furto della formella in marmo del XIV secolo ivi esposta, entro il 2007 verrà installato un cancello che lo isolerà, così che il chiostro, sarà visibile solo dal cortile, e saranno rafforzati gli impianti di sicurezza che andranno ad aggiungersi al sistema TVCC.
Sono in programma ed in alcuni casi già in fase di attuazione interventi atti ad aggiornare ed incrementare i sistemi di sicurezza dei musei del polo Museale Fiorentino, finanziati nell'ambito della programmazione ordinaria 2007.
Per quanto concerne più in generale l'aspetto della conservazione del patrimonio artistico fiorentino, in linea con quanto previsto dalle priorità stabilite dal Ministro nella direttiva per l'anno 2007, si richiama l'obiettivo strategico del miglioramento del sistema di sicurezza dei musei, dei monumenti, e delle aree archeologiche per prevenire attività criminose e/o terroristiche. In coerenza con tale direttiva una quota delle risorse disponibili sono state destinate al miglioramento dei sistemi attivi e passivi che possano garantire una idonea conservazione delle opere.
Per rafforzare la tutela penale del patrimonio culturale anche attraverso la rivisitazione delle sanzioni penali contenute nel codice dei beni culturali e del paesaggio, il Consiglio dei Ministri del 23 maggio 2007 ha approvato, su proposta del Ministro Rutelli, il disegno di legge di delega al Governo per la riforma delle sanzioni penali in materia di reati contro il patrimonio culturale e del paesaggio.
Le innovazioni proposte in materia di beni culturali consistono in specifiche aggravanti per il reato di danneggiamento e di furto d'arte quando abbiano ad oggetto beni culturali nell'inasprimento delle pene per la ricerca archeologica abusiva, nell'estensione del reato di ricettazione a chi detiene beni culturali di provenienza illecita, nell'aumento delle pene per il delitto di uscita illecita di beni culturali dal territorio nazionale, nell'estensione del reato a chi detiene illecitamente il bene all'estero; nell'istituzione della fattispecie del riciclaggio in relazione ad operazioni sui beni culturali, nella previsione che la sospensione condizionale della pena sia subordinata, a discrezione del giudice, al risarcimento del danno o alla eliminazione delle conseguenze dannose o ancora alla prestazione di attività socialmente utile non retribuita, nel rafforzamento infine dei poteri d'indagine per il perseguimento di questo genere di reati.
Il Sottosegretario di Stato per i beni e le attività culturali: Danielle Mazzonis.
PINI. - Al Ministro per le politiche giovanili e le attività sportive, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il mancato accordo tra Mr. Bernie Ecclestone e la società Sagis (gestore dell'autodromo di Imola) dovuto all'incapacità di quest'ultima di rispondere alle richieste economiche del patron della Formula Uno e la conseguente cancellazione del Gp di San Marino dal calendario ufficiale delle gare, comportano un danno di immagine notevole alla storia italiana senza negare l'aspetto economico, soprattutto relativo alla terra che ospita il Gran Premio e che attorno ad esso ha saputo costruire e incrementare il flusso turistico, la Romagna;
già da tempo era stato invece richiesto un intervento della Regione Emilia- Romagna nella persona del Presidente Vasco Errani, per cercare una soluzione finanziaria onde evitare la cancellazione dal calendario, attraverso quelle ristrutturazioni e quelle migliorie da porre in essere all'autodromo e poste come conditio sine qua non dell'iscrizione al calendario 2007 dai vertici di Formula Uno;
la condizione economica di indebitamento ascrivibile alla società Sagis e Automobile club Bologna, che si occupavano dell'impianto, erano note già nel corso del 2005 tanto che a marzo dello scorso anno si era parlato di una ricapitalizzazione della Sagis ma nessun atto, dalla data riportata, è andato in porto nonostante un contributo straordinario di 10 milioni di euro concesso dal passato Governo;
il temporeggiamento e l'inerzia delle autorità pubbliche, dal sindaco di Imola fino alla giunta regionale e al suo presidente, si sono palesate in un ambiguo tentativo, peraltro riuscito, di «scaricare» su Sagis ogni responsabilità, ma è pleonastico affermare che sarebbe stato necessario prevenire e forzare l'articolo 13 dell'accordo tra Comune e Sagis in base al quale l'ente pubblico può recedere dal contratto nel caso in cui la società di gestione non ottenga l'inserimento del Gran Premio nell'anno successivo facendo pressione sui vertici della società e invitando la stessa ad un rispetto del contratto, per potere anticipare l'attuale situazione di dissesto;
alla base del contenzioso con Bernie Ecclestone che ha portato alla cancellazione del Gran Premio di San Marino, pare ci sia la decisione del Governo italiano di contravvenire alle scelte del Governo precedente e alle richieste di Formula Uno in relazione alla possibilità di sponsorizzazioni delle ditte di tabacco nell'autodromo -:
come intenda procedere in ordine alla possibilità di trovare una soluzione in extremis che possa riportare il Gran Premio a Imola e quali iniziative concrete il Governo intende predisporre per ridare slancio alla struttura;
se sia a conoscenza di come siano stati eventualmente impiegati i 10 milioni di euro concessi dal precedente Governo di cui in premessa.
(4-01498)
Risposta. - Con riferimento all'interrogazione in esame, con la quale l'interrogante Gianluca Pini chiede di conoscere se il contributo straordinario di 10 milioni di euro, concessi dal precedente Governo per evitare la cancellazione del Gran premio di formula 1 di San Marino dal calendario 2007, sia stato eventualmente impiegato, si osserva quanto segue.
Al riguardo, si rappresenta che il predetto finanziamento è stato disposto per far fronte ad interventi urgenti per la messa in sicurezza dell'autodromo «Enzo e Dino Ferrari» di Imola dall'Ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri n. 3847 del 29 dicembre 2005, che ha posto il relativo onere a carico delle risorse destinate all'attuazione del programma delle infrastrutture strategiche di cui alla «legge obiettivo».
In attuazione della predetta Ordinanza, il Cipe, con delibera n. 75 del 29 marzo 2006, ha destinato agli scopi una quota di limite di impegno quindicennale di 894.000 euro nell'ambito delle disponibilità della «legge obiettivo».
Il contributo è stato reso infine attivabile dall'ordinanza n. 3540 del 4 agosto 2006, che ha individuato nella regione Emilia Romagna il destinatario del medesimo autorizzandola nel contempo alla contrazione di mutui o all'effettuazione di altre operazioni finanziarie.
Il Sottosegretario di Stato per le politiche giovanili e le attività sportive: Giovanni Lolli.
SERENI, VENTURA, FLUVI, NANNICINI, MUSI e PIRO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il Comandante Generale della Guardia di Finanza, generale di Corpo d'Armata, Cosimo D'Arrigo, ha recentemente sottolineato l'inadeguatezza delle risorse finanziarie a disposizione del corpo per l'assolvimento dei compiti di istituto;
da recenti notizie di stampa si è appreso che l'ex Comandante Generale della Guardia di Finanza, generale Roberto Speciale, avrebbe utilizzato in maniera impropria e per uso personale risorse e mezzi della guardia di finanza;
per questi suoi comportamenti il generale Roberto Speciale risulta inquisito dalla magistratura militare -:
se risponda al vero l'uso di velivoli ATR42 della Guardia di Finanza da parte del Generale Speciale non per scopi istituzionali ma per uso personale;
quali siano i piani di volo dei viaggi aerei cui ha preso parte il generale Speciale nella sua qualità di Comandante della Guardia di Finanza;
a quanto ammonti il costo per ogni ora di volo di aerei di questo tipo;
se corrisponda al vero che la Guardia di Finanza ha acquistato, negli anni scorsi, due velivoli Piaggio P 180 Avanti II, velivoli ad altissime prestazioni sostanzialmente attrezzati ed adibiti ai trasporto di persone;
quale sia il costo dei due velivoli;
come l'esercizio di tali velivoli si integri nelle attività aereo-navali della Guardia di Finanza;
quale sia il rapporto costi-risultati dell'utilizzo di questi aerei in relazione ai compiti di istituto della Guardia di Finanza;
se risponda al vero, ed in quali circostanze e per quali fini istituzionali, che il generale Speciale abbia utilizzato tali velivoli e più in generale i mezzi aerei e navali della Guardia di Finanza, in particolare se ed eventualmente con quali modalità e a quale titolo, nel periodo fra il 3 e 12 agosto 2006 il generale Speciale abbia utilizzato motovedette della Guardia di Finanza;
se, a che titolo e per quali finalità, il generale Roberto Speciale abbia percepito, durante il suo mandato di Comandante generale della Guardia di Finanza, oltre agli emolumenti di legge, somme corrisposte dal II Reparto del Corpo prelevate dai fondi riservati;
quali iniziative il Governo abbia assunto o intenda assumere per verificare la fondatezza delle notizie di stampa richiamate e, in caso affermativo, quali misure intenda adottare per perseguire i comportamenti denunciati, che gli interroganti giudicano illegittimi, e per evitare che simili abusi possano ripetersi in futuro.
(4-05590)
Risposta. - Nel rispondere all'interrogazione, vogliamo prima di tutto esprimere la nostra solidarietà e la nostra stima nei confronti del Corpo della guardia di finanza, il cui ruolo istituzionale è fondamentale per la tutela della legalità e per il corretto funzionamento dello Stato, e che non deve sentirsi vulnerato da vicende che non riguardano il suo ruolo ma solamente alcuni comportamenti che, proprio per tutelare la dignità e il prestigio del Corpo, devono essere adeguatamente censurati ed espunti.
Per soddisfare le domande contenute nell'interrogazione il Governo ha chiesto al Comando generale della guardia di finanza tutti gli elementi documentali e di fatto corrispondenti alle numerose questioni poste dagli interroganti. In questa sede riferiamo al Parlamento ciò che il Comando generale ha comunicato.
Alle prime due domande contenute nell'interrogazione, cioè se risponda al vero che l'ex Comandante generale della guardia di finanza Roberto Speciale abbia usato velivoli in dotazione al Corpo per scopi personali e non istituzionali e quali siano stati i percorsi di ciascun volo, il Comando Generale ci informa che «l'utilizzo degli aerei ATR 42, Piaggio P180 "Avant II" e degli altri mezzi della Guardia di finanza da parte del Generale di Corpo d'Armata Roberto Speciale risulta effettuato per esigenze di servizio attinenti alle funzioni istituzionali di Comandante Generale del Corpo. L'approntamento dei mezzi è avvenuto nel rispetto delle procedure interne vigenti. In particolare, il velivolo ATR 42 è stato impiegato per spostamenti di servizio del Generale Speciale nelle date e per le missioni indicate nel prospetto allegato n. 1. Analogamente, l'aereo Piaggio P180 "Avant II" è stato utilizzato dal Comandante Generale per esigenze di servizio nel corrente anno, come risulta in allegato 2» Trasmettiamo questi allegati al Parlamento (disponibili presso il Servizio Assemblea), rilevando che in essi sono riportati 45 voli in elicottero e 75 voli in aereo, due dei quali compiuti con i nuovi Piaggio 180 Avant recentemente acquistati dal Corpo (di cui si parlerà rispondendo ad una successiva domanda). Per ciascun volo in aereo, nella documentazione allegata è fornita una sintetica indicazione delle motivazioni di servizio. Occorre rilevare che in molti casi le motivazioni di servizio risultano dalla semplice citazione di un foglio di viaggio, senza chiarirne la natura, in altri casi espongono situazioni che inducono a ritenere possibili scelte di trasporto assai meno costose. È il caso di numerose visite a reparti comodamente raggiungibili in auto o con mezzi di linea, delle numerose trasferte in Sicilia (17, per l'esattezza), quasi sempre per «visite ispettive», dei tanti viaggi compiuti per presenziare a cerimonie di varia natura. Si rileva, ad esempio, che dal 20 al 27 di agosto 2005 e dal 23 al 30 di agosto 2006 si siano protratte due visite estive del Generale Speciale alla Scuola alpina di Predazzo per le quali è stato accompagnato e riportato a Roma da un aereo di servizio, in un periodo - va detto - nel quale, in ambedue gli anni, nella scuola sono assenti gli allievi perché si tratta di un periodo dedicato alle vacanze. Si rileva anche la circostanza che il volo in elicottero ripreso nel filmato diffuso su Internet che documentava il viaggio compiuto a Passo Rolle dal Comandante generale accompagnato da un gruppo di signore e signori in abiti civili, non risulti nell'elenco fornito dal Comando generale. Qualche attenzione merita anche la circostanza che 40 dei 75 voli effettuati in aereo, si siano svolti nel corso di fine settimana, talvolta iniziati il giovedì, talvolta conclusi il lunedì.
La terza domanda dell'interrogazione chiede quale sia il costo per ogni ora di volo degli ATR 42. Il Comando generale ci informa che «il costo medio di un'ora di volo di un ATR 42 è pari a euro 3.885,91; nel computo sono ricomprese anche le singole voci di costo correlate alle prestazioni di assistenza tecnico-logistica della linea di volo».
Le quattro domande successive riguardano i nuovi Piaggio P180 Avant II: si chiede se sia vera la notizia del loro recente acquisto, quanto siano costati, come si integrino nelle attività di servizio della Guardia di finanza e quale sia il rapporto costi/benefici di quei velivoli. La risposta fornita dal Comando generale ci informa che «la Guardia di finanza, con i contratti n. 9746 di rep. in data 20 dicembre 2005 e n. 13 di rep. in data 16 giugno 2006, ha acquistato due velivoli Piaggio P180 "Avant II" con relativo supporto tecnico-logistico ed addestrativo. La scelta di acquisire tali aeromobili è stata determinata da motivazioni tecnico-operative, tenendo conto dell'esigenza di garantire la massima sinergia tra le istituzioni impegnate, a vari livelli di competenza, a garantire quotidianamente la sicurezza nazionale ed assicurare l'intero
perabilità tra le rispettive flotte delle Forze di Polizia e delle Forze Armate, attesa la presenza in linea di volo del medesimo aeroplano presso l'Aeronautica Militare, la Marina Militare, l'Esercito, l'Arma dei Carabinieri, la Polizia di Stato, il Corpo Forestale dello Stato, i Vigili del Fuoco e la Protezione Civile. Si tratta, infatti, di un velivolo che, nella sua categoria, garantisce requisiti di operatività "multitask" in quanto è in grado di assicurare, in virtù delle caratteristiche prestazionali e di riconfigurabilità, ampia versatilità d'impiego per missioni di sorveglianza marittima, trasporti sanitari, collegamenti e trasferimenti veloci in aree nazionali, europee ed internazionali, di aliquote di personale per tempestivi rischieramenti nei teatri operativi d'interesse, ove la Guardia di finanza è chiamata ad operare nella sua proiezione internazionale. Non secondaria, altresì, è stata la considerazione dell'elevata efficienza e garanzia di funzionalità derivante dalla organizzazione del supporto tecnico-logistico attuato dalla società Piaggio Aero Industries presso l'aeroporto di Pratica di Mare - base di stanza dei citati mezzi -, ove la menzionata società ha costituito il proprio polo tecnico di manutenzione, assicurando la massima celerità d'intervento in caso di avarie o problemi tecnici».
Quanto al costo si precisa che «i due velivoli P180 "Avant II" sono stati acquisiti rispettivamente: - ad un prezzo netto di fornitura pari ad euro 7.200.000,00 per il complessivo contratto nr. 9746 di rep. suddetto, di cui euro 6.469.739,00 riferiti al solo velivolo. L'importo globale contrattuale, che tiene conto della quota interessi, ammonta ad euro 9.156.288,74; ad un prezzo netto di fornitura pari ad euro 7.000.000,00 per il complessivo contratto nr. 13 di rep. suddetto, di cui euro 6.469.739,00 riferiti al solo velivolo. L'importo globale contrattuale, che tiene conto della quota interessi, ammonta ad euro 9.471.614,38».
Sull'impiego operativo il Comando generale sostiene che «L'impiego operativo del P180 nell'ambito delle attività aero-navali del Corpo della Guardia di finanza, al termine del periodo addestrativo tuttora in corso, consentirà di potenziare le attività di trasporto tattico veloce del personale e quelle di soccorso, in quanto: - le elevate prestazioni del mezzo ne garantiscono il rapido rischieramento in area operativa, anche in presenza di condizioni meteorologiche fortemente penalizzanti per velivoli di diversa tipologia. In tal modo, è possibile sia trasportare unità tattiche attrezzate ovvero materiali in prossimità delle zone di intervento d'interdizione, sia garantire il rapido raggiungimento delle zone di pattugliamento; - il velivolo è stato predisposto per l'installazione di sensori FLIR (Forward Looking InfraRed), ossia di apparati per la visione ad infrarossi, in tempo di notte o in situazioni meteo marginali dei teatri operativi terrestri e marittimi; - le dotazioni comprendono barelle imbarcabili per il trasporto di persone traumatizzate, completate a bordo da un sistema di defribillazione, con la possibilità di imbarcare in casi di emergenza il personale medico e paramedico esterno».
Infine, per quanto riguarda il rapporto costi/benefici, il Comando Generale afferma che «L'analisi costi-risultati dell'utilizzo dei due Piaggio P180 non può essere sviluppata compiutamente, allo stato, in quanto tali velivoli sono stati consegnati al Corpo da pochi mesi (ossia, il 21 dicembre 2006 il primo esemplare, il 26 febbraio 2007 il secondo) e sono stati finora impiegati in attività addestrativa degli equipaggi (piloti e specialisti)».
La domanda seguente chiede se, in particolare, nel periodo 3-12 agosto 2006 il generale Speciale abbia utilizzato mezzi navali della Guardia di finanza e per quale scopo. Il Comando generale risponde che «Nel periodo dal 3 al 12 agosto 2006, il Comandante Generale pro-tempore non ha utilizzato mezzi navali del Corpo, fatta eccezione per il guardacoste 82 Galiano sul quale si è imbarcato alle ore 12,30 del 4 agosto 2006 nel porto di Napoli per recarsi a Capri, dove è giunto alle ore 13,15. Detta crociera rientrava nell'ambito della pianificata attività di servizio dell'unità del Corpo nell'area del golfo partenopeo». Però precisa, con nota protocollo n. 348909 del 24 ottobre 2007, che a bordo del guardacoste 82 Galiano
suindicato, erano anche il figlio del Generale speciale, la nuora e i due consuoceri.
Infine, l'ultima domanda dell'interrogazione chiede se, e a che titolo, il Generale speciale abbia percepito durante il suo mandato di Comandante generale della Guardia di finanza, oltre agli emolumenti di legge, somme corrisposte dal II Reparto prelevate dai fondi riservati. A questo interrogativo il Comando generale ha risposto in un primo momento ricordando che «lo stanziamento di bilancio per le spese riservate per l'attività informativa iscritto nello stato di previsione della spesa del Ministero dell'economia e delle finanze - Guardia di finanza, è riscuotibile con quietanza del Comandante Generale, che costituisce documentazione del relativo titolo di spesa». Tali fondi sono stati, quindi, utilizzati dal Comandante Generale pro-tempore - Generale di Corpo d'Armata Roberto Speciale - così come da numerosi ufficiali, ispettori, sovrintendenti, appuntati e finanzieri, per il pagamento di fonti confidenziali, l'incentivazione delle acquisizioni informative ed il potenziamento, in Italia ed all'estero, dell'attività di intelligente». Ad una successiva richiesta con la quale si precisava che nessuno chiedeva come quei fondi siano stati utilizzati, giacché si tratta di fondi, appunto, «riservati», ma si chiedeva quali siano stati gli importi corrisposti al generale Speciale nonché l'elenco delle relative quietanze indicate, come il Comando generale informa, quali unici giustificativi sufficienti a norma di legge, la nota trasmessa dal Comando generale ribadisce che l'articolo 43 del Regolamento distrazione del Corpo prevede che l'unico giustificativo necessario è la quietanza rilasciata dal Comandante Generale e che «tale procedura è motivata dalla peculiare natura di queste spese che, in quanto attinenti all'attività di ricerca informativa, devono e sono caratterizzate da particolare ed assoluta "riservatezza", ai fini del buon funzionamento dei servizi di intelligente tipici delle Forze di Polizia».
In conclusione, l'interrogazione chiede quali misure il Governo intenda adottare per «perseguire i comportamenti denunciati, che gli interroganti giudicano illegittimi, e per evitare che simili abusi possano ripetersi in futuro».
Il Governo si riserva, sulla base degli elementi trasmessi dal Comando generale della Guardia di finanza e degli ulteriori elementi che potranno integrare tale informativa, di valutare accuratamente la legittimità amministrativa di quei comportamenti, fermo restando che spetta all'Autorità giudiziaria valutare la presenza di eventuali illeciti di altra natura.
Il Sottosegretario di Stato per l'economia e per le finanze: Antonangelo Casula.
ULIVI e MIGLIORI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
giunge agli scriventi una notizia secondo la quale sarebbe prevista la soppressione del Distaccamento di Polizia Stradale di Arcidosso (Grosseto), assai utile come supporto ed ausilio alle popolazioni locali;
la presenza nel territorio del summenzionato Distaccamento, composto di n. 16 unità, appare particolarmente utile anche e soprattutto per le caratteristiche orografiche del territorio montano e la particolare tortuosità delle strade che, soprattutto in inverno, appaiono assai pericolose e spesso sede di gravi incidenti automobilistici, come avviene nella SS 223, dove viene sovente e fattivamente utilizzata una pattuglia a prevenzione degli infortuni -:
se il ministro dell'interno intenda confermare quanto in premessa e, in caso affermativo, non ritenga di dover evitare la soppressione di un Distaccamento così indispensabile per la salute pubblica, anche se questo dovesse rientrare in una politica di risparmio economico che, in casi simili al presente, non vale certo la vita ed il benessere degli automobilisti e dei cittadini in generale.
(4-04026)
Risposta. - Come è noto, la Legge finanziaria per il 2007 ha previsto, all'articolo 1, comma 431, che l'Amministrazione della pubblica sicurezza provveda, al fine di conseguire economie ma garantendo, comunque,
la piena funzionalità dei servizi di ordine e di sicurezza pubblica, alla razionalizzazione dei presidi esistenti nei settori specialistici della Polizia di Stato.
In ottemperanza alla menzionata disposizione, il Dipartimento della pubblica sicurezza di questo ministero ha avviato un piano analitico per la rimodulazione degli uffici di tutte le specialità operanti sull'intero territorio nazionale, da realizzarsi in base ad attento monitoraggio delle articolazioni territoriali.
Ciò premesso, nel rispondere allo specifico quesito formulato dall'interrogante, si comunica che, allo stato, non è stata formulata alcuna proposta per la soppressione del distaccamento della Polizia stradale di Arcidosso (Grosseto), non essendo emersi finora elementi che giustifichino tale eventualità.
Il Viceministro dell'interno: Marco Minniti.
ZACCHERA. - Al Ministro del lavoro e della previdenza sociale, al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
si apprende che in diverse parti del mondo i pensionati INPS hanno difficoltà a poter incassare le pensioni, soprattutto nel caso della presenza di delegati all'incasso, essendo variato l'Istituto di credito delegato al pagamento -:
quale sia esattamente la situazione;
se questi ritardi e queste disfuzioni risultino anche al Ministero e, in questo caso, quali iniziative siano state intraprese per minimizzare i disagi per i pensionati.
(4-03655)
Risposta. - Con riferimento all'interrogazione parlamentare in esame, inerente il pagamento delle pensioni ai residenti all'estero, Inps ha comunicato quanto segue.
A seguito dell'espletamento della gara d'appalto per l'affidamento dei servizio di pagamento delle pensioni all'estero, è risultato aggiudicatario della concessione l'Istituto centrale delle banche popolari.
Il servizio in questione, entrato in funzione a partire dal mese di maggio del corrente anno, ha introdotto talune innovative modalità di pagamento, come stabilito dal bando di gara, intese a migliorarne la qualità attraverso la personalizzazione delle prestazioni offerte e l'equiparazione delle modalità di pagamento a quelle previste per i pensionati residenti in Italia, in quanto, per alcuni aspetti, più snelle ed adeguate alle esigenze dei beneficiari.
Per quanto concerne le procedure di pagamento delle pensioni, tenendo conto anche di quanto rappresentato da più parti circa il pagamento di commissioni bancarie e dei tempi di erogazione della pensione, sono state introdotte delle innovazioni quali: moneta di pagamento l'Euro o valuta locale; pagamento il primo giorno utile del mese; modalità di pagamento con accredito in conto corrente, oppure in contanti allo sportello; bonifico bancario domiciliato; card; massima diffusione territoriale della rete bancaria estera; importo della pensione esente da qualsiasi commissione; servizi di assistenza diretta al cliente; servizi di front-office presso la struttura delle convenzioni internazionali; implementazione delle procedure informatiche relative alle nuove modalità di pagamento e scambio telematico dei dati con gli istituti dì credito; informazioni sullo stato della pensione nelle 24 ore successive alla richiesta.
Con l'avvio del servizio si è proceduto ad una verifica di tutti i dati riguardanti l'archivio dei pensionati.
Nel corso dei mese di aprile, infatti, agli interessati è stato inviato un apposito modulo con cui segnalare i dati relativi all'indirizzo, le coordinate bancarie, la modalità di pagamento prescelte, gli eventuali nominativi dei delegati all'incasso e dei contitolari del conto. Per il pagamento della mensilità di maggio 2007 si è proceduto tramite assegni direttamente all'indirizzo del pensionato.
Tuttavia, a seguito dell'introduzione delle nuove modalità di servizio, si sono verificati dei disguidi a cui l'Istituto sta cercando di sopperire con celerità.
A tale scopo, all'interno della struttura delle convenzioni internazionali e dell'Istituto
di credito aggiudicatario del servizio Icbpi, è stata costituita una apposita task-force cui segnalare problematiche e difficoltà. La struttura è dotata di un apposito call-center, numeri telefonici e caselle di posta elettronica (e.mail) funzionanti per tutto l'arco della giornata. Inoltre, è stata costituita una casella di posta elettronica cui i patronati segnalano all'Istituto e alla banca eventuali disguidi e problemi.
L'Inps ha fatto presente, infine, che l'attività viene puntualmente monitorata al fine di far fronte ad eventuali problematiche che dovessero prospettarsi ed, allo stesso tempo, consolidare la banca dati dell'Istituto.
Il Ministro del lavoro e della previdenza sociale: Cesare Damiano.
ZANELLA e PELLEGRINO. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
la circolare ministeriale a firma del Ministro Livia Turco del 3 ottobre 2006 definisce l'area di applicazione del decreto-legge n. 223 del 4 luglio, noto come «decreto-legge Bersani», stabilendo che anche i prodotti omeopatici possono essere venduti negli esercizi commerciali previsti dall'articolo 5 del suddetto decreto, ovvero fuori dalla farmacia, per esempio nei supermercati, in quanto classificati come medicinali vendibili senza presentazione di ricetta medica;
i farmaci omeopatici, a differenza dei normali prodotti farmaceutici da banco (OTC) sono farmaci a registrazione semplificata e pertanto per questi è fatto divieto di promuovere qualsiasi forma di pubblicità e di contenere un foglietto illustrativo; sono dunque, farmaci privi di indicazioni terapeutiche e di indicazioni di posologia, come anche recentemente confermato dal decreto legislativo di recepimento delle direttiva 2001/83/CE e successive modificazioni, e della direttiva 2003/94/CE, comma 1 dell'articolo 16; articolo 85; commi 1 e 2 dell'articolo 128;
non si fa poi alcuna differenza fra i prodotti omeopatici «semplici» e «complessi», dei quali i primi, per la loro composizione o per la loro formulazione, sono prescritti su una semplice indicazione di patologia (come per esempio avviene nel caso di una pomata di Arnica consigliata per un trauma o un collirio a base di Euphrasia per una congiuntivite) e rappresentano di fatto un'alternativa a comuni prodotti da banco per i quali la vendita può anche essere liberalizzata; mentre i secondi, o medicinali omeopatici a base sperimentale, non hanno una prescrizione standardizzata, proposta sulla base della patologia in atto e sono efficaci solo se strettamente individualizzati, quindi devono essere necessariamente prescritti dal medico. Nessuna distinzione viene fatta fra queste categorie di prodotti omeopatici, così come «omeopatici» sono considerati i farmaci antroposofici o omotossicologici, in base all'articolo 20 del decreto legislativo di recepimento della direttiva 2001/83/CE e successive modificazioni, e della direttiva 2003/94/CE, pur essendo categorie farmacologiche fra loro profondamente diverse. I primi se sono considerati simili ai farmaci convenzionali OTC, dovrebbero essere equiparati a questi e quindi dovrebbero poter essere pubblicizzati in modo appropriato ed essere provvisti di apposito foglietto illustrativo;
non è chiaro come potrà orientarsi la grande distribuzione in merito all'assunzione di farmacisti esperti nel settore omeopatico, ammesso che questa evenienza sia mai stata presa in considerazione per rispondere alle esigenze dei circa 11 milioni di italiani che ne fanno uso, visto che i farmacisti, professionisti che dovrebbero consigliare i medicinali, non sono in realtà obbligati a conoscere i prodotti omeopatici dal momento che il corso di laurea in farmacia non prevede una formazione su tali medicinali; la mancanza di una regolamentazione comporta la mancanza di criteri formativi uniformati e riconosciuti ai quali la grande distribuzione possa fare riferimento per l'assunzione di personale qualificato -:
se il Governo ritenga opportuno rivedere la decisione di rendere possibile la vendita, al di fuori della farmacia e senza distinzione tra «semplici» e «complessi», di tutti i prodotti omeopatici;
se il Governo non ritenga giusto permettere la possibilità di pubblicizzare anche i prodotti omeopatici al pubblico, se non altro, quelli equiparati ai farmaci OTC, visto che questi ultimi sono notoriamente pubblicizzati senza alcun problema;
se non sia doveroso, a tutela dei cittadini che si rivolgono sempre più numerosi a queste terapie, attivarsi per consentire, almeno per i prodotti omeopatici definiti «complessi», soprattutto nel caso della vendita fuori farmacia, un foglietto illustrativo contenente le indicazioni terapeutiche.
(4-01932)
Risposta. - Si precisa che per i medicinali omeopatici, già notificati nel periodo di vigenza dell'articolo 7 del decreto legislativo 17 marzo 1995, n. 185, «Attuazione della direttiva 92/73/CEE in materia di medicinali omeopatici», in seguito abrogato dall'articolo 20 del decreto legislativo 24 aprile 2006, n. 219, concernente il codice comunitario in materia di medicinali per uso umano, lo stesso articolo 20 citato dispone che per quelli presenti sul mercato italiano alla data del 6 giugno 1995 «resta fermo quanto previsto dalla normativa vigente alla data di entrata in vigore del presente decreto».
Il termine delle disposizioni transitorie attualmente è stato posticipato al 31 dicembre 2015 dall'articolo 6, comma 8-undecies, del decreto-legge 28 dicembre 2006, n. 300, «Proroga di termini previsti da disposizioni legislative e diverse», convertito, con modificazioni, nella legge 26 febbraio 2007, n. 17.
Per tali prodotti non è stata rilasciata fino ad ora nessuna formale autorizzazione all'immissione in commercio, in considerazione dell'autorizzazione ope legis prevista dalle suddette disposizioni normative.
Riguardo alla possibilità che i medicinali omeopatici possano essere ricompresi nel disposto dell'articolo 5 della legge 4 agosto 2006, n. 248, che ha convertito con modificazioni il decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, si fa presente che la circolare n. 3 del Ministero della salute del 3 ottobre 2006, ha chiarito che «anche i prodotti omeopatici possono essere venduti negli esercizi commerciali previsti dal citato articolo 5, quando sono classificabili come vendibili senza presentazione di ricetta medica».
Inoltre la stessa circolare dispone che, al momento, i medicinali omeopatici vengono venduti in confezioni conformi a quelle esistenti sul mercato dalla data del 6 giugno 1995.
Per questi prodotti in regime di normativa transitoria non vi sono disposizioni normative sul regime di fornitura.
Anche tali prodotti, peraltro, se venduti finora nelle farmacie senza ricetta (eventualmente in base a una dicitura sulla confezione apposta dal produttore sotto la propria responsabilità), possono essere venduti negli esercizi commerciali previsti dal predetto articolo 5, essendo evidente che la Legge n. 248 del 2006 ha inteso consentire la vendita in esercizi diversi dalla farmacia, alle condizioni indicate nello stesso decreto, di tutti i medicinali finora acquistabili in farmacia senza prescrizione medica.
Relativamente alla possibilità di pubblicizzare i medicinali omeopatici al pubblico, la scelta dell'ordinamento italiano di vietare tale pubblicità dipende dal fatto che i medicinali omeopatici sottoposti a registrazione semplificata sono privi di qualsiasi valutazione di efficacia da parte dell'Autorità sanitaria.
Tale peculiarità, come sottolineato anche dal Consiglio superiore di sanità nella seduta del 20 dicembre 2005, giustifica e, anzi, rende quanto mai opportuna l'adozione di maggiori cautele nei confronti di questa categoria di medicinali.
Inoltre, poiché attualmente non è possibile fare una distinzione, se non sommaria, tra medicinali soggetti a procedura semplificata di registrazione e, quindi, senza indicazioni terapeutiche, e medicinali omeopatici soggetti a procedura ordinaria di autorizzazione con indicazioni terapeutiche approvate, non è nemmeno possibile desumere, sulla base delle disposizioni normative
vigenti, una equiparazione ai farmaci over the counter (OTC) o da banco.
Riguardo la possibilità di inserimento di un foglio illustrativo contenente le indicazioni terapeutiche per i medicinali omeopatici vendibili al di fuori della farmacia, si fa presente la non compatibilità con quanto previsto dalla attuale normativa sopra descritta.
Tuttavia, in fase di registrazione e/o autorizzazione verrà rilasciato un foglio illustrativo secondo quanto previsto dal decreto legislativo n. 219 del 2006.
Con riferimento alla distinzione tra medicinali omeopatici unitari, complessi e antroposofici, si fa presente che attualmente non è prevista nessuna formale distinzione tra medicinali omeopatici unitari e complessi, né tra medicinali omeopatici e medicinali antroposofici, poiché nessuno dei medicinali attualmente in commercio è stato registrato o autorizzato e, pertanto, non è possibile desumere l'esclusività della vendita, al di fuori della farmacia, degli uni o degli altri.
Sulla base di quanto ora delineato, si ritiene che la circolare del Ministero della salute n. 3 del 3 ottobre 2006 abbia correttamente individuato i medicinali omeopatici vendibili al di fuori della farmacia come medicinali acquistabili in farmacia senza prescrizione medica.
Infine, si sottolinea che la miglior tutela del cittadino è quella di procedere alla registrazione e/o autorizzazione dei medicinali omeopatici, piuttosto che prevedere l'inserimento di un foglio illustrativo non autorizzato contenente, tra l'altro, indicazioni terapeutiche ad oggi non scientificamente dimostrate.
Il Sottosegretario di Stato per la salute: Antonio Gaglione.