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Allegato A
Seduta n. 242 del 14/11/2007
MOZIONI LEONE E GARAGNANI N. 1-00233, GERMONTANI ED ALTRI N. 1-00227, VOLONTÈ E GALLETTI N. 1-00249, DONADI E D'ULIZIA N. 1-00250 E LULLI ED ALTRI N. 1-00251 SULLA DISCIPLINA FISCALE APPLICABILE ALLE SOCIETÀ COOPERATIVE, ANCHE IN RELAZIONE AGLI EFFETTI PRODOTTI NEI MERCATI DI RIFERIMENTO
(Sezione 1 - Mozioni)
La Camera,
premesso che:
con la riforma del titolo VI del libro quinto del codice civile ad opera del decreto legislativo 17 gennaio 2003, n. 6, è stata introdotta e definita la categoria della mutualità prevalente, al fine di distinguere in modo chiaro la cooperazione contraddistinta da reali finalità mutualistiche da quella avente caratteristiche diverse, in quanto maggiormente orientata al mercato e alle logiche proprie delle società operanti in tale contesto;
sempre più taluni settori del mondo cooperativo operano sul mercato in un'ottica puramente imprenditoriale per nulla rispettosa del diritto dei soci a partecipare alla vita sociale e ad essere informati sui movimenti economico-finanziari posti in essere dalla dirigenza; peraltro, è sempre più diffusa prassi di avere un numero di dipendenti di gran lunga superiore al numero dei soci; tali situazioni privano, di fatto, la cooperazione della sua funzione tradizionale imperniata sul principio di mutualità;
il sistema cooperativo, proprio perché si considera il principio della mutualità, gode di consistenti vantaggi fiscali, operativi e di semplificazione di adempimenti e scritture: ove tale principio manchi tali vantaggi devono considerarsi privilegi illegittimi;
la situazione più eclatante si rinviene in Emilia Romagna, dove il monopolio assoluto delle cooperative in vari settori, dall'edilizia alla distribuzione, sanità e altro, condiziona negativamente il libero mercato, penalizzando, di fatto, i consumatori sempre più vittime di abusi di potere da parte di questi colossi, che hanno, in molte realtà, cancellato il commercio al dettaglio e qualsiasi altra forma di concorrenza e, conseguentemente, pongono grossi ostacoli e limitano la produzione, gli sbocchi o gli accessi al mercato, beneficiando anche di una legge regionale che aiuta, in termini significativi, il sistema cooperativo già forte per conto proprio;
ad Imola, città in provincia di Bologna, si trova un distretto industriale cooperativo, ove imprese riconducibili a vere e proprie holding nei loro settori, con oltre 1000 dipendenti, fatturati significativi ed operanti nei mercati internazionali, beneficiano di un trattamento fiscale diverso ed agevolato rispetto ad imprese che hanno natura sociale diversa e che, di fronte a questi colossi, spesso soccombono;
Berardo Caprotti, titolare del marchio Esselunga, ha recentemente denunciato
come a Bologna ed in Romagna esistono connivenze fra cooperative «rosse» ed enti locali, esistenti, peraltro, dal dopoguerra e continuati fino ad oggi con un interscambio anomalo fra dirigenti o funzionari delle suddette coop ed amministratori locali, nonché il passaggio di uomini ed affari tra due realtà che dovrebbero essere nettamente separate (si fa riferimento all'area di via Andrea Costa a Bologna e all'atteggiamento tenuto dall'organo preposto, ovvero la sovrintendenza ai beni archeologici dell'Emilia Romagna, che aveva definito area archeologica lo spazio ove stato edificato il supermercato Coop);
a Cavriago (Parma) la Coopservice, che fa capo alla potente Legacoop, controlla Servizi Italia s.p.a. con sede in Soragna di Parma, che recentemente è stata quotata in borsa; ci si chiede quale possa essere la mutualità di una società quotata in borsa, che pensa essenzialmente al livello delle proprie quotazioni ed agli azionisti; anche per i citati organismi è nota la rilevanza per l'economia regionale e le fitta rete di rapporti che li lega alla macchina pubblica;
a Roma, la trasmissione televisiva Report ha posto in luce che i soci delle cooperative per i servizi sanitari nemmeno sapevano di far parte di una cooperativa e di avere dei diritti sociali; ritenevano di essere dipendenti di società il cui nome cambiava continuamente, pur avendo sempre gli stessi titolari;
la situazione determinatasi impone un'indagine sul sistema cooperativo nazionale ed emiliano romagnolo in particolare, al fine di far emergere le eventuali violazioni delle leggi che regolano la concorrenza e la tutela dei consumatori, verificare i rapporti, non sempre chiari con gli enti locali o con le autorità preposte a concedere aree, nonché a chiarire e definire in modo chiaro il concetto di mutualità, distinguendo tra cooperazione con finalità mutualistiche da quella avente una logica prevalentemente di mercato,
impegna il Governo:
ad attivare, per quanto di sua competenza, ipotesi di indagine dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato per valutare se il diverso trattamento amministrativo e fiscale di cui godono le cooperative non comporti distorsioni ed alterazioni del mercato;
ad utilizzare la guardia di finanza per verificare se vi siano state violazioni alla normativa vigente in materia di mutualità prevalente e di diritti economici e sociali spettanti ai soci, con particolare riguardo alle cooperative che operano tramite contratti con la pubblica amministrazione;
ad adottare iniziative legislative volte a ridefinire la disciplina fiscale applicabile alle società cooperative, fondandola su una nettissima distinzione tra società cooperative a mutualità prevalente, destinatarie delle misure di maggior favore e le restanti società cooperative prive di tale requisito alle quali applicare una disciplina fiscale di minore vantaggio.
(1-00233)«Leone, Garagnani».
(15 ottobre 2007)
La Camera,
premesso che:
secondo notizie di stampa, i contenuti del libro-denuncia «Falce e carrello», scritto da Bernardo Caprotti, presidente dei supermercati Esselunga, illustrano e documentano in modo circostanziato l'abnorme sviluppo economico e finanziario realizzato dalla Lega delle cooperative con la connivenza politica delle amministrazioni locali;
la Lega delle cooperative oggi è leader assoluta della grande distribuzione
commerciale con 1.331 punti di vendita tra supermercati ed altri locali pubblici e si calcola, tra l'altro, che le cosiddette «coop rosse» abbiano realizzato nel 2006 ricavi da vendita al dettaglio per un totale di 11,8 miliardi di euro, che rappresentano il 3 per cento del prodotto interno lordo italiano;
tali traguardi sono stati raggiunti nel corso degli anni grazie a legami politici realizzati con le amministrazioni locali gestite via via dal Pci, Pds e Ds, soprattutto in Emilia Romagna, Toscana, Liguria e Umbria, sovvertendo le regole del libero mercato, con una costante simbiosi tra la politica e il commercio al dettaglio;
la Lega delle cooperative, di fatto, è oggi un «pachiderma» economico-finanziario che si regge su impensabili protezioni, privilegi fiscali inauditi e un monolitico sistema burocratico-amministrativo, un vero monopolio destinato a sostenere, ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo, come un «potere forte» anche l'odierno schieramento di centrosinistra e il Partito democratico, in via di costituzione, con la pretesa di rappresentare la base della sinistra, ma di fatto nuova emanazione di vecchie consorterie bancarie;
l'articolo 2, comma 2, della legge 10 ottobre 1990, n. 287, recante «Norme per la tutela della concorrenza e del mercato», sancisce che «sono vietate le intese tra imprese che abbiano per oggetto o per effetto di impedire, restringere o falsare in maniera consistente il gioco della concorrenza all'interno del mercato nazionale o in una sua parte rilevante»;
grazie alle agevolazioni fiscali previste per le cooperative, a parità di utile lordo l'incidenza dell'ires per le imprese collettive risulta del 17 per cento contro il 43 per cento delle società commerciali;
l'articolo 2515 del codice civile, al secondo comma, recita: «L'indicazione di cooperativa non può essere usata da società che non hanno scopo mutualistico»;
l'essenza ultima dello scopo mutualistico è rappresentata dai soci che diventano imprenditori di se stessi, creando un organismo economico che è in grado di fornire loro occasioni di acquisto e di lavoro a condizioni migliori rispetto a quelle presenti sul mercato;
l'associazione dei consumatori Altroconsumo ha diffuso uno studio dal quale risulta che i prezzi di Ipercoop e Coop vengono stimati in media più alti rispetto alla Esselunga, rispettivamente del 5 per cento e del 10 per cento; inoltre, dallo studio emerge che nelle regioni in cui è subentrato un competitor privato i prezzi si sono notevolmente abbassati. Se ne deduce che è l'azienda privata e non la cooperativa a calmierare i prezzi;
i soci delle nove maggiori coop di consumo sono ormai milioni e partecipano in modo fatalmente ridotto alla governance e ricevono in cambio, sotto forma di agevolazioni sugli acquisti e ristorni dell'utile, una cifra non molto diversa da quanto ricevono i clienti fidelizzati della grande distribuzione privata;
l'articolo 45 della Costituzione italiana stabilisce che: «La Repubblica riconosce la funzione sociale della cooperazione a carattere di mutualità e senza fini di speculazione privata. La legge ne promuove e favorisce l'incremento con i mezzi più idonei e ne assicura con gli opportuni controlli, il carattere e le finalità»;
la Commissione europea, su richiesta della commissaria Neelie Kroes, sta analizzando il dossier sui vantaggi fiscali alle cooperative di distribuzione in Italia. In particolare, i servizi della concorrenza stanno controllando il ponderoso materiale informativo inviato dal Governo italiano alla fine di agosto 2007, che contiene i dati relativi a tutte le coop di distribuzione,
agli istituti di credito cooperativo e alle banche popolari,
impegna il Governo:
a voler provvedere affinché si accertino eventuali irregolarità amministrative, che possano aver alterato la libera concorrenza e la tutela dei consumatori;
ad attivarsi affinché le autorità preposte alla vigilanza sul movimento cooperativo intervengano con efficacia e tempestività nei casi in cui le cooperative si allontanino dalla funzione mutualistica.
(1-00227)(Nuova formulazione) «Germontani, Pedrizzi, Leo, Antonio Pepe, Lamorte, Proietti Cosimi, Filipponio Tatarella, Perina, Contento, Frassinetti, Moffa, Rampelli, Porcu, Ciccioli, Lo Presti, Angela Napoli, Murgia, Patarino, Menia, Consolo, Raisi, Rositani, Gamba, Ulivi, Airaghi, Mancuso, De Corato, Castellani, Ascierto, Urso, Ronchi, Giorgio Conte, Holzmann, Minasso, Migliori, Saglia».
(1o ottobre 2007)
La Camera,
premesso che:
in Italia sono presenti circa 70 mila cooperative, per lo più di piccole dimensioni, che operano in diversi settori (agricolo, credito, consumo, sociale, lavoro ed altri);
la presenza cooperativa è indice di una economia aperta e concorrenziale, come dimostra la forte presenza cooperativa anche in Nord America e nei Paesi a più rapido sviluppo, oltre che negli Stati membri dell'Unione europea, in diversi casi con imprese cooperative di maggiore dimensione rispetto a quelle italiane e che detengono maggiori quote di mercato;
le cooperative sono sorte per soddisfare i bisogni dei propri soci nel campo sociale, economico e culturale: sono imprese a tutti gli effetti, ma con finalità e funzionamento mutualistici non lucrativi e mantengono intatta la loro mission;
la diversità delle finalità ha comportato un diverso trattamento civilistico e fiscale, che, con le dovute differenziazioni legate ai diversi ordinamenti, trova riscontro anche nel resto dell'Unione europea;
ogni riflessione critica e costruttiva sulle cooperative deve partire dalla consapevolezza che la presenza delle cooperative nel panorama imprenditoriale europeo e mondiale è stata sempre considerata una ricchezza e dall'apporto che il mondo cooperativo ha dato all'economia e all'occupazione italiana;
nella XIV legislatura sono state modificate le norme civilistiche e fiscali, ridimensionando il trattamento specifico, imponendo requisiti più severi e limitando il tutto alle sole cooperative a mutualità prevalente;
nonostante le cooperative siano sottoposte a severi controlli e l'accertamento della mancanza di mutualità ne comporti lo scioglimento, rimane il problema delle cooperative non aderenti alle centrali che sfuggono in gran parte, pertanto, alla vigilanza;
è auspicabile per promuovere e far crescere la cooperazione più autentica fare chiarezza ed individuare i casi di irregolarità o abuso;
tali fenomeni vanno prevenuti e repressi senza con ciò danneggiare l'intero movimento cooperativo e di conseguenza l'economia del Paese, impoverendone il mercato e la concorrenza,
impegna il Governo:
ad assumere i provvedimenti necessari all'accertamento e alla repressione di ogni abuso o irregolarità amministrativa;
a difendere risolutamente, presso le istituzioni comunitarie, gli ordinamenti cooperativi definiti nella XIV legislatura;
ad adottare i provvedimenti necessari affinché l'amministrazione sia posta in grado, come da obbligo di legge, di assicurare la vigilanza su tutte le società cooperative, sia nella forma ordinaria sia con le necessarie ispezioni straordinarie, per l'effettivo accertamento della mutualità e l'individuazione di eventuali deviazioni dagli scopi originari mutualistici della cooperativa;
ad adottare ogni utile iniziativa per verificare se comportamenti di amministrazioni locali abbiano determinato situazioni di vantaggio per talune aziende cooperative con effetti distorsivi sulla concorrenza.
(1-00249)«Volontè, Galletti».
(12 novembre 2007)
La Camera,
premesso che:
in Italia le cooperative attive nel 2007, secondo i dati Unioncamere, sono 70.306 e sono aumentate del 5,8 per cento rispetto al 2006, e prendendo a riferimento l'intero universo delle imprese italiane, pur rappresentando l'1,2 per cento dell'imprenditoria nazionale, hanno contribuito per il 6,2 per cento al tasso di crescita complessivo, con un indice di occupazione prodotta che raggiunge livelli di eccellenza compresi tra il 4 e il 9 per cento in alcune realtà regionali ed una forte presenza soprattutto nel Mezzogiorno e nelle isole;
l'Istat nell'ultimo rapporto sulle cooperative sociali in Italia ha rilevato la presenza in Italia al 2005 di 7.363 cooperative sociali attive che impiegano 244.000 lavoratori, il 70 per cento dei quali è costituito da donne, con oltre 260.000 soci, un valore della produzione complessivo pari a 6.381 milioni di euro e che prestano assistenza ad una vasta gamma di utenti, quantificabili in oltre 3,3 milioni di persone, oltre a realizzare l'inserimento lavorativo di più di 30.000 soggetti svantaggiati;
le cooperative aderenti alle associazioni nazionali di rappresentanza, assistenza e tutela del movimento cooperativo giuridicamente riconosciute sono oltre 40.000, con più di dodici milioni di soci e un fatturato di oltre 120.000 milioni di euro, mentre la cooperazione, associata e non, pesa complessivamente nell'apporto al prodotto interno lordo del Paese con una percentuale dell'8 per cento;
di recente il Cnel ha analizzato, nell'ambito del rapporto sul mercato del lavoro 2004 il contributo delle cooperative all'occupazione, facendo emergere il rafforzamento della cooperazione nell'arco del quadriennio 2000-2004 e, soprattutto, come le cooperative rappresentino uno «strumento di espansione occupazionale per le fasce meno forti del lavoro», capaci quindi di riservare attenzione al bisogno di impiego dei lavoratori «deboli»;
il Censis, nel 39o rapporto annuale sulla situazione sociale del Paese, ha riconosciuto come le cooperative, pur nell'ambito del sistema economico italiano in affanno, abbiano saputo rafforzarsi nel tempo sotto il profilo della numerosità, della diffusione territoriale, della rilevanza strategica e, malgrado la crisi economica, crescono più rapidamente della media delle altre aziende, in termini di unità, fatturato e addetti;
la Camera dei deputati, rispettivamente nelle sedute del 3 agosto 2006 e 18 novembre 2006, ha accolto gli ordini del giorno n. 9/1475/59, n. 9/1746-BIS/173 e n. 9/1746-BIS/382 in cui viene impegnato il Governo ad adottare le opportune iniziative volte a sostenere il positivo ruolo svolto dalle imprese cooperative, quale esempio virtuoso da valorizzare, e come possibile strumento, pur affiancato ad altri con pari dignità, per l'avvio di soluzioni strutturali; ad intervenire con piani d'azione concreti per consentire all'economia cooperativa di accentuare e proseguire nella propria funzione anticiclica; a prevedere, come priorità nei futuri documenti e provvedimenti, idonee e specifiche misure in favore delle cooperative, il rifinanziamento
del Foncooper (Fondo per lo sviluppo dell'impresa cooperativa), per le attività previste dalla legge n. 49 del 1985, nonché l'attribuzione di una maggiore quota di risorse per lo sviluppo di programmi di formazione, di cui alla legge n. 127 del 1971, finalizzata alla formazione di quadri cooperativi destinati alla ricerca, all'innovazione e alla competitività; a contemplare la possibilità di esentare le cooperative sociali, di cui all'articolo 1, comma 1, lettere a) e b), della legge 8 novembre 1991, n. 381, dal pagamento dell'imposta regionale sulle attività produttive nel prossimo documento di programmazione economico-finanziaria, prevedendola inoltre nelle corrispondenti disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato; a valutare l'opportunità di adottare ulteriori iniziative legislative volte ad esonerare dall'obbligo di versamento del contributo al Fondo per l'erogazione del trattamento di fine rapporto (articolo 84, comma 2, atto Camera 1746) le società di volontariato e delle altre organizzazioni non lucrative di utilità sociale di cui all'articolo 10 del decreto legislativo 4 dicembre 1997, n. 460, e successive modificazioni, tra le quali rientrano anche le cooperative sociali;
il Vice Presidente del Consiglio dei ministri Massimo D'Alema, in risposta all'interrogazione a risposta immediata in assemblea n. 3-00134, il 19 luglio 2006 nella seduta della Camera dei deputati n. 28 ha precisato come «il Governo intende valorizzare e difendere la funzione economico-sociale del movimento cooperativo rispetto ad ingenerosi attacchi, che di tanto in tanto, si succedono contro questa grande realtà dell'economia e della società italiana»;
la Commissione europea nella comunicazione sulla promozione delle società cooperative in Europa del 23 febbraio 2004 evidenzia come «un trattamento fiscale particolare può essere accettato, ma in tutti gli aspetti della legislazione sulle cooperative andrebbe rispettato il principio secondo il quale le protezioni o i vantaggi concessi ad un tipo particolare di organismo devono essere proporzionati ai vincoli giuridici, al valore aggiunto sociale e alle limitazioni proprie di tale forma e non devono dar luogo ad una concorrenza sleale»;
la dimensione delle cooperative non caratterizza lo sviluppo della funzione mutualistica, bensì esse godono delle agevolazioni fiscali, secondo quanto previsto dalla normativa vigente, se, oltre alla presenza delle clausole indicate dall'articolo 2514 del codice civile, possiedano i requisiti della prevalenza gestionale e, quindi, in ragione dello scambio mutualistico svolgano la loro attività prevalentemente in favore dei soci, consumatori o utenti di beni o servizi ovvero si avvalgano prevalentemente, nello svolgimento della loro attività, delle prestazioni lavorative dei soci ovvero si avvalgano prevalentemente, nello svolgimento della loro attività, degli apporti di beni o servizi da parte dei soci;
i benefici fiscali riconosciuti alle cooperative sono legati indissolubilmente alla funzione mutualistica, svolta da tale tipologia di imprese, e tale funzione non è né prerogativa di settori specifici della cooperazione, né è solo riconducibile a determinati volumi di fatturato o a parametri economici, bensì connaturata alle sue caratteristiche strutturali;
il 23 luglio 2007 il Governo ha sottoscritto con le parti sociali, tra cui le associazioni nazionali di rappresentanza, assistenza e tutela del movimento cooperativo giuridicamente riconosciute, il protocollo su previdenza, lavoro e competitività per l'equità e la crescita sostenibili, nel quale si evidenzia quale priorità per l'Esecutivo, con riguardo alla cooperazione, di intervenire in materia di cooperative spurie e dumping contrattuale, oltre ad assicurare l'applicazione dell'istituto della revisione all'intero universo cooperativo, prevedendo la necessità dell'ispezione revisionale per l'aggiudicazione degli appalti pubblici;
alcuni fenomeni di degenerazione cooperativa (cooperative spurie) circo
scritti e localizzati vanno assolutamente combattuti con l'attività di vigilanza di cui al decreto legislativo n. 220 del 2002 e con l'adozione dei relativi provvedimenti sanzionatori previsti dalla normativa vigente, nonché prevenuti con specifiche azioni di formazione cooperativa, peculiari del movimento cooperativo;
il decreto legislativo n. 220 del 2002, che ha portato una significativa riforma in materia di vigilanza delle società cooperative, stabilisce, all'articolo 1, comma 1, che la vigilanza su tutte le forme di società cooperative e loro consorzi è attribuita al ministero dello sviluppo economico (già ministero delle attività produttive) e che lo stesso dicastero può avvalersi dei revisori delle associazioni riconosciute sulla base di apposite convenzioni per la realizzazione della vigilanza sulle cooperative non aderenti,
impegna il Governo:
a dare attuazione attraverso atti concreti a tutti gli ordini del giorno indicati in premessa;
ad assicurare lo svolgimento dell'attività di vigilanza su tutti gli enti cooperativi prevista dal decreto legislativo n. 220 del 2002;
a realizzare la concreta attuazione dell'articolo 83 del decreto legislativo. n. 276 del 2003, che stabilisce la certificazione del regolamento interno delle cooperative riguardante la tipologia dei rapporti di lavoro attuati o che si intendono attuare, in forma alternativa, con i soci lavoratori, prevedendo, in caso di mancata realizzazione, idonee iniziative legislative volte a introdurre una normativa secondo cui, qualora le province non abbiano costituito le commissioni di certificazione, le stesse possano essere istituite presso le direzioni provinciali del lavoro e siano presiedute da un presidente indicato dalla direzione provinciale del lavoro medesima, confermandone, tuttavia, la composizione già prevista dalla normativa vigente, il tutto per assicurare quella funzione di controllo sulle forme contrattuali applicate ai soci lavoratori coimprenditori;
a dare ulteriore attuazione al contenuto dell'articolo 45 della Costituzione, secondo cui la Repubblica non è tenuta solo a riconoscere la funzione sociale della cooperazione a carattere di mutualità e senza fini di speculazione privata, non operando alcuna distinzione tra cooperative per via delle dimensioni, del fatturato, del numero dei soci o del settore di riferimento, ma impegna il legislatore a promuovere e favorire l'incremento della stessa con i mezzi più idonei e assicurandone, nel contempo, con opportuni controlli, il rispetto del carattere e delle finalità;
a garantire lo sviluppo della cooperazione e la lotta alla cooperazione «spuria» per il mezzo di idonee iniziative di formazione dirette alla diffusione dei principi cooperativi attraverso corsi per cooperatori, nonché un'idonea qualificazione professionale dei dirigenti di cooperative attraverso l'attribuzione di una maggiore quota di risorse per lo sviluppo dei suddetti programmi di formazione di cui alla legge n. 127 del 1971.
(1-00250)(Nuova formulazione) «Donadi, D'Ulizia».
(12 novembre 2007)
La Camera,
premesso che:
le cooperative rappresentano in tutto il mondo una forma di impresa collettiva che si fonda sul principio di «una testa, un voto», associa circa un miliardo e mezzo di persone e anche in tutti i grandi Paesi dell'Unione europea sono una realtà importante, sia sotto il profilo economico che sotto quello sociale, come riconosciuto dalla comunicazione della Commissione europea del 23 febbraio 2004 sulla promozione delle società cooperative in Europa, secondo la quale esse «esercitano un'influenza sulla vita
quotidiana di oltre 140 milioni di cittadini», contribuendo positivamente all'occupazione, in particolare delle fasce più deboli, alla tutela dei consumatori e alla diffusione di forme di autoimprenditorialità in ceti sociali che ne sarebbero altrimenti esclusi;
la citata comunicazione della Commissione europea auspica, tra l'altro, iniziative degli Stati membri volte a creare condizioni più favorevoli allo sviluppo delle cooperative;
in Italia le cooperative attive nel 2007 sono oltre 70.000 - di cui oltre 40.000 sono quelle aderenti alle associazioni nazionali di rappresentanza, assistenza e tutela del movimento cooperativo - e contribuiscono al prodotto interno lordo per oltre il 7 per cento;
la disciplina civilistica e fiscale della cooperazione è stata riformulata nel corso della XIV legislatura - nell'ambito della più generale riforma del diritto societario (legge n. 366 del 2001 e successivi decreti legislativi di attuazione) - tracciando una netta distinzione tra le cooperative a mutualità prevalente e le altre cooperative e differenziando, altrettanto nettamente, il regime fiscale delle due tipologie di cooperative;
i benefici fiscali riconosciuti alle cooperative sono legati alla funzione mutualistica svolta da tale tipologia di imprese, alla luce dell'articolo 45, comma 1, della Costituzione, che recita: « La Repubblica riconosce la funzione sociale della cooperazione a carattere di mutualità e senza fini di speculazione privata. La legge ne promuove e favorisce l'incremento con i mezzi più idonei e ne assicura, con gli opportuni controlli, il carattere e le finalità»;
tale funzione non è né prerogativa di settori specifici della cooperazione, né è riconducibile a determinati volumi di fatturato o a parametri economici, bensì connaturata alle sue caratteristiche strutturali: pertanto, la minore incidenza fiscale per le cooperative è motivata dal fatto che gli utili prodotti vanno obbligatoriamente accantonati alle riserve indivisibili e compensata da limiti e vincoli all'accesso del mercato dei capitali, nonché dall'intergenerazionalità del patrimonio;
funzione mutualistica e sviluppo dimensionale non sono concetti antitetici, poiché i requisiti della mutualità prevalente non dipendono dalle dimensioni delle cooperative, ma solo dalla prevalenza dello scambio con i soci e dall'adozione di stringenti clausole statutarie che vietano ai soci di appropriarsi, in qualunque modo, degli utili della società, utili che, anzi, venendo accantonati a riserva indivisibile, rimangono nell'impresa destinati a finanziarne lo sviluppo; questo comportamento virtuoso determina la naturale, fisiologica e progressiva crescita dimensionale delle cooperative, tant'è che, quando ciò non avviene, si assiste alla scomparsa delle cooperative in quanto incapaci di produrre ricchezza;
il sistema civilistico, a seguito della riforma del 2004, ha rafforzato i vincoli a carico delle società cooperative - al rispetto dei quali è preposto un sistema di vigilanza, anch'esso riformato durante la XIV legislatura - e di controlli periodici sulle cooperative, al fine soprattutto di verificarne il perseguimento delle finalità mutualistiche; qualora a seguito del controllo emergesse il mancato perseguimento dello scopo mutualistico, la società cooperativa potrebbe essere sciolta per atto autoritativo: si tratta di controlli e sanzioni specificamente dirette alla sola impresa cooperativa proprio per tutelarne la peculiare natura giuridica e sociale, così come riconosciuto dal citato comma 1 dell'articolo 45 della Costituzione;
alcuni fenomeni degenerativi, quali quelli relativi alle cosiddette «cooperative spurie», vanno combattuti proprio con l'attività di vigilanza di cui al decreto legislativo n. 220 del 2002 e con l'adozione dei relativi provvedimenti sanzionatori, oltre che con l'introduzione di norme più adeguate e stringenti, volte all'applicazione dell'istituto della revisione, così come previsto
anche nel capitolo cooperazione del «Protocollo su previdenza, lavoro e competitività per l'equità e la crescita sostenibili», siglato il 23 luglio 2007 da Governo e parti sociali;
il 10 ottobre 2007 Governo e associazioni nazionali di rappresentanza, assistenza e tutela del movimento cooperativo hanno firmato il protocollo cooperazione, che dettaglia gli impegni relativi al settore, già indicati nel «Protocollo su previdenza, lavoro e competitività per l'equità e la crescita sostenibili»,
impegna il Governo:
a continuare a promuovere lo sviluppo della cooperazione, in ottemperanza al dettato costituzionale e per quanto di sua competenza;
ad assicurare l'effettivo svolgimento della vigilanza su tutte le cooperative, affinché sia garantito il rispetto delle finalità mutualistiche e il perseguimento della funzione sociale da parte di tutto il mondo della cooperazione, anche al fine di assicurare la corretta distinzione tra cooperative a mutualità prevalente e cooperative a mutualità non prevalente prevista dalla disciplina vigente;
ad intervenire in materia di cooperative «spurie» e dumping contrattuale, dando piena attuazione agli impegni assunti con il «Protocollo su previdenza, lavoro e competitività per l'equità e la crescita sostenibili», come definiti dal protocollo cooperazione del 10 ottobre 2007, in particolare per quanto riguarda l'adozione dei necessari provvedimenti di cui ai punti c) e d) e la puntuale valutazione delle risultanze del monitoraggio previsto dai punti a) e b) del protocollo citato.
(1-00251)«Lulli, Fincato, Mungo, Provera, Aurisicchio, Pettinari, Turci, Turco, Soffritti, Ferdinando Benito Pignataro, Vacca, Evangelisti, Trepiccione, Fundarò, Fabris, D'Elpidio, Brugger, Sanga, Ruggeri, Fluvi».
(13 novembre 2007)