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Allegato B
Seduta n. 253 del 5/12/2007
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ATTI DI CONTROLLO
PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
Interpellanze urgenti (ex articolo 138-bis del regolamento):
I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro degli affari esteri, per sapere - premesso che:
all'indomani della caduta del dittatore Mohamed Siad Barre, avvenuta a fine gennaio 1991, in Somalia si scatena una guerra civile alimentata da clan avversari, facenti capo a diversi «signori della guerra», per la contesa del potere;
le due principali fazioni etnico-politiche che si contrappongono fanno riferimento rispettivamente al generale Ali Mahdi e al generale Farah Aidid, i cosiddetti «signori della guerra», in lotta per il controllo del Paese;
in tale contesto di anarchia i gruppi integralisti islamici rafforzano la loro presenza attraverso una fitta rete di associazioni,
istituzioni scolastiche e corti di giustizia, a cui segue la creazione di un «consiglio supremo islamico» che riunisce le diverse «corti islamiche» presenti a Mogadiscio;
l'intensificarsi delle lotte intestine e l'inasprimento dei combattimenti dà luogo a condizioni di forte problematicità per la sicurezza, la salute e in generale per i diritti umani di migliaia di civili;
a fronte di tale crisi l'Onu predispone, in un primo momento, un intervento prevalentemente di carattere umanitario che, con la risoluzione n. 733 del 23 gennaio 1992, prevede l'embargo alle forniture degli armamenti alla Somalia e l'invito a cessare le ostilità alle parti coinvolte nel conflitto;
con la risoluzione n. 751 del 27 aprile 1992, le Nazioni Unite, per rendere stabile il «cessate il fuoco» tra le fazioni, siglato nel marzo 1992, istituiscono una missione militare (Unosom) prevedendo l'invio di una forza di sicurezza;
con successive risoluzioni (n. 767 del 27 luglio 1992, n. 775 del 28 agosto 1992, n. 794 del 3 dicembre 1992) il Consiglio di sicurezza dell'Onu, preso atto dell'aggravarsi delle minacce alla pace e della situazione umanitaria, ha adeguato il dispositivo militare Unosom imponendo l'assunzione diretta da parte delle forze Onu del mantenimento della pace (peace-keeping) con ogni mezzo;
con la risoluzione Onu n. 814/1993 si dà il via ad una nuova missione, denominata Unosom II, caratterizzata da un mandato più forte, che dà la possibilità di adottare misure coercitive per rispondere ad aggressioni, minacce e violazioni della pace;
dinanzi alla sostanziale incapacità di ristabilire l'ordine e di contenere le violenze, l'ONU, nel febbraio del 1994, con la risoluzione n. 897/1994, autorizza la graduale riduzione delle forze in campo e si predispone ad abbandonare il paese;
l'Italia partecipa alla missione Onu con l'invio di un contingente militare impiegato nell'ambito dell'operazione Restore hope sotto il comando statunitense;
nel corso di un'audizione svoltasi il 13 settembre 2005 dinanzi alla Commissione parlamentare d'inchiesta sulla morte di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin, l'ex Ministro della difesa del Governo Ciampi, Fabio Fabbri, addebita il sostanziale fallimento della missione alla gestione statunitense: «io censurai questo modo di agire degli americani e dell'Onu, che avevano trasformato una missione che era inizialmente di peace-keeping, ma anche di peace-enforcing, in una guerriglia urbana continua, in un uso della violenza che portava a massicce incursioni, bombardamenti e così via. Posi il problema politico e posi anche in seno al Governo di cui facevo parte l'esigenza di una riconsiderazione della missione, dicendo che il cuore del problema era di trovare un punto di equilibrio tra l'uso della forza e le finalità di pacificazione della missione. Ciò rendendomi conto che via via che cresceva l'impiego violento della guerriglia urbana, dei combattimenti e dei bombardamenti, si riducevano enormemente le possibilità di attivazione del dialogo e di conciliazione tra le parti.»;
dopo la partenza dell'Unosom la Somalia e la sua capitale Mogadiscio si ritrovano in una situazione di totale anarchia in cui si scatenano episodi di banditismo e vendette private;
in questo vuoto di potere le corti islamiche, che avevano contribuito alle azioni di guerra e instabilità, cercano di porre un freno alla criminalità dilagante, così come testimoniato anche da una nota del Sismi del 27 agosto 1994 diretta alle autorità di governo italiane nella quale si dà atto della «crescente influenza dei gruppi fondamentalisti che sfruttano i vuoti di potere seguiti alle lotte tribali. Anche nei quartieri settentrionali della capitale è stato insediato un tribunale islamico che, oltre ad applicare la legge coranica, ha istituito proprie milizie per
pattugliare le strade nel tentativo di arginare la crescente criminalità»;
le seguenti conferenze di pacificazione, susseguitesi dopo il ritiro del contingente Onu, non portano ad alcuna intesa tra i diversi gruppi di potere;
a seguito della conferenza di riconciliazione nazionale tenutasi a Nairobi (Kenya) tra il 2002 e il 2004, celebratisi sotto l'egida dell'organizzazione regionale Igad (intergovernmental authority on development) che raggruppa i sette paesi dell'area (Corno d'Africa), si trova un accordo tra i capi delle fazioni tribali, prevedendo la nascita di un Governo federale di transizione (Gft) che, seppur riconosciuto dalla comunità internazionale e dalle Nazioni Unite, non riesce a garantire la stabilità necessaria per ottenere il completo controllo delle regioni meridionali e della città di Mogadiscio;
l'incapacità del Governo federale di transizione di fronteggiare la crisi politica determina il radicalizzarsi degli scontri e l'affermazione, sul territorio, dell'Unione delle corti islamiche (Uic) che nel giugno 2006 occupano Mogadiscio. Nello stesso mese si tiene a Khartoum una riunione per i negoziati preliminari tra il Governo federale di transizione e dell'Unione delle corti islamiche al fine di scongiurare una ulteriore fonte di conflitto e di dar vita ad un comune esercito e polizia;
le trattative non giungono a buon fine e la situazione si cristallizza in un'impasse relativamente tranquilla interrotta, tra il 24 dicembre 2006 e i primi di gennaio 2007, dall'intervento militare da parte delle truppe etiopi, alleate con il Governo federale di transizione e sostenute dagli Stati Uniti (intervenuti con due attacchi aerei rispettivamente l'8 e il 23 gennaio 2007), per la liberazione di Mogadiscio dall'occupazione delle milizie dell'Unione delle corti islamiche che, sconfitte, riparano in Kenya;
secondo quanto riporta un articolo del The East African, settimanale keniano indipendente, pubblicato dalla rivista internazionale, «dopo la sconfitta delle corti nel sud del Paese governano di nuovo i clan. [...] Dal punto di vista politico la Somalia è tornata alla situazione dell'ottobre 2004, quando è stato creato il Governo di transizione. L'esecutivo è debole, impopolare e diviso, e il vuoto di potere nel sud del paese è stato riempito dai capi delle fazioni e dai signori della guerra che le corti islamiche avevano rovesciato meno di un anno fa. [...] Alcune misure prese finora, come dichiarare lo stato d'emergenza e deporre il Presidente del Parlamento Hassan Aden - che aveva cercato di dialogare con le corti - non hanno dato i risultati sperati. L'international crisis group, organizzazione indipendente che lavora per prevenire e risolvere i conflitti - ha invitato il Governo a sospendere lo stato di emergenza, a reintegrare il Presidente del Parlamento e a riorganizzare il consiglio dei Ministri, in modo da dare spazio anche ai leader delle comunità che hanno appoggiato le corti. Inoltre, ha suggerito di stabilire delle autorità rappresentative per alcune città chiave, come Mogadiscio e Kismayo, per assicurare la stabilità politica. Un altro provvedimento utile potrebbe essere quello di rinunciare all'idea del disarmo forzato a favore di un piano di disarmo volontario. Il Governo dovrebbe favorire il processo di riconciliazione nazionale, completare la transizione verso un governo permanente e fissare la sua scadenza nel 2009, l'anno delle elezioni. La sostituzione delle truppe etiopiche con una forza di pace multilaterale più vasta è essenziale per ridurre il risentimento verso quella che i somali considerano un'occupazione straniera. L'Etiopia e gli Stati Uniti si sono assunti la responsabilità di rafforzare la pace in Somalia. Dovranno spingere il governo a fare i passi necessari per trasformarsi in un esecutivo che difenda gli interessi di tutto il paese»;
nel corso di un'audizione svoltasi dinanzi la Commissione affari esteri della Camera dei deputati, l'8 gennaio 2007, il Viceministro degli affari esteri Patrizia Sentinelli, riferendo sugli sviluppi della situazione in Somalia ha evidenziato la
necessità del dialogo politico e della riconciliazione tra le parti, seguendo, in particolare uno schema riassumibile in cinque punti: «Primo: la riconciliazione delle istituzioni, con la creazione delle condizioni perché il Parlamento, con tutti i suoi rappresentanti, possa riunirsi anche a Mogadiscio. Secondo: la costituzione di amministrazioni locali rappresentative, nominate da un processo partecipato che parta dal basso, a partire dalla regione del Benadir-Mogadiscio. È questo un punto, per quello che ho potuto rilevare, importante. Terzo: identificazione di un nuovo percorso; non è, infatti, ipotizzabile semplicemente il ritorno a Khartoum; dopo la scomparsa delle corti ciò non sembra possibile, almeno per ora, ma occorre cercare di instaurare un dialogo tra le istituzioni e le realtà non ancora adeguatamente rappresentate per favorire l'emersione della componente politica del movimento islamico. Quarto: l'esclusione di forme di disarmo della popolazione semplicemente coercitive, in quanto ciò non darebbe alcun seguito positivo, privilegiando invece il ruolo delle amministrazioni locali, che, una volta istituite, possono costituire gli elementi primari del processo di disarmo. Quinto e ultimo elemento: la necessità di evitare ogni forma di legislazione marziale o di emergenza». Il Viceministro Sentinelli ha inoltre sottolineato come, tra i Paesi facenti parte del gruppo internazionale di contatto per la Somalia (composto da Unione africana, Nazioni Unite, Unione europea, Stati Uniti, Svezia, Norvegia, Italia, Tanzania e altri con l'obiettivo di sostenere la pace e la riconciliazione in Somalia), l'Italia, insieme alla Norvegia e alla Svezia «potrebbero essere interessate a finanziare consistentemente una forza di interposizione» per permettere all'Etiopia di ritirarsi;
a quasi un anno dall'invasione etiope, i ribelli dell'Unione delle corti islamiche hanno boicottato una recente riunione di riconciliazione promossa dal governo transitorio rifiutando qualsiasi contatto politico fino a quando le truppe etiopiche perdureranno nella loro presenza in Somalia. Contestualmente, il primo ministro etiopico Meles Zenawi ha dichiarato che le truppe etiopiche si ritireranno non appena la forza di pace dell'Unione africana farà ingresso a Mogadiscio;
non riuscendo a far fronte alla situazione e, dopo una lunga contesa con il Presidente Abdullahi Yusuf Ahmed, il Primo Ministro somalo Ali Mohamed Gedi si è dimesso, aggravando ulteriormente l'impasse politica in cui versa il paese e facendo precipitare ancora di più la Somalia in un massacro generato dall'anarchia;
secondo una stima del 20 novembre 2007 dell'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr) il numero degli sfollati all'interno della Somalia è salito ad un milione di persone. Solo dal febbraio 2007 ad oggi, per l'improvviso intensificarsi dei combattimenti a Mogadiscio, è fuggito dalla città il 60 per cento della popolazione che ha trovato rifugio lungo le vie di comunicazione adiacenti la capitale in alloggi di fortuna che necessitano di ogni servizio e, a quanto si apprende anche da un comunicato del consorzio Ong Somalia «decine di migliaia di persone stanno fuggendo dalle violenze di Mogadiscio. Le organizzazioni umanitarie non riescono più a rispondere efficacemente alla crisi, perché la sicurezza è in rapido deterioramento e i bisogni da soddisfare aumentano»;
con una risoluzione del 15 novembre 2007, il Parlamento europeo chiede: «che sia posto termine a ogni intervento militare straniero in Somalia; il rafforzamento del ruolo della società civile - in particolare delle donne - nel processo di riconciliazione nazionale; saluta con favore gli sforzi compiuti dall'Unione africana per costituire una forza di pace che coadiuvi il processo di riconciliazione, ma deplora il fatto che finora siano stati effettivamente dislocati solo 1.600 militari sugli 8.000 che l'Unione africana aveva accettato di inviare; chiede pertanto all'Unione africana di invitare i suoi Stati membri ad onorare i propri impegni e di contribuire così alla formazione della forza di pace;
invita al riguardo l'Unione europea ad intensificare i propri sforzi volti a fornire il necessario supporto politico, finanziario e logistico al dislocamento delle truppe di pace dell'Unione africana e a compiere ogni altra iniziativa atta ad agevolare il processo di pace; invita la comunità internazionale ad intensificare gli sforzi diplomatici verso la pace e la stabilità in Somalia, evitando interpretazioni troppo semplicistiche della minaccia del terrorismo nel Corno d'Africa, talora utilizzata per stornare l'attenzione dai problemi interni e spianare la strada all'intervento militare straniero; reitera il proprio appello al gruppo internazionale di contatto per la Somalia [...] ad incoraggiare gli sviluppi politici positivi e la fattiva cooperazione con gli attori presenti in Somalia per sostenere l'attuazione della Carta federale transitoria e relative istituzioni, instaurare una e una stabilità effettive e venire incontro alle preoccupazioni della comunità internazionale in merito al terrorismo; invita la comunità internazionale, e soprattutto l'Unione europea, a rafforzare l'assistenza umanitaria per gli sfollati interni e le persone bisognose di aiuti; sollecita un'applicazione e un monitoraggio effettivo e rigoroso dell'embargo di anni imposto alla Somalia dall'Onu nel 1992 e che al momento viene virtualmente ignorato; chiede che gli autori delle violazioni dell'embargo di armi alla Somalia comincino ad essere chiamati in causa; sottolinea in particolare l'urgente necessità di proteggere i giornalisti e condanna le vessazioni sistematiche a danno di questa categoria da parte del Governo federale di transizione, che ha chiuso le reti di informazione e ha omesso di indagare sulle uccisioni di giornalisti, compromettendo gravemente l'esercizio del giornalismo indipendente in Somalia; invita il Governo federale di transizione a far luce su tali fatti e a porre fine alle sue stesse azioni vessatorie contro i media; invita il vertice Unione europea-Africa ad esaminare con urgenza la grave situazione che regna attualmente in Somalia» -:
quali urgenti iniziative il Governo intenda assumere per affrontare la gravissima emergenza umanitaria aggravatasi a seguito dell'inasprirsi della violenza nel Paese e, in particolar modo, a Mogadiscio;
quali azioni intenda promuovere per garantire il ripristino dell'ordine e la cessazione delle violenze;
quali indirizzi intenda assumere per la ripresa e il sostegno del dialogo politico tra le parti che porti ad una reale riconciliazione nazionale attraverso il coinvolgimento di tutti i soggetti in causa.
(2-00872)
«Boato, Bonelli, Balducci, Cassola, De Zulueta, Francescato, Fundarò, Lion, Pellegrino, Camillo Piazza, Trepiccione, Zanella».
(Presentata il 3 dicembre 2007).
I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, per sapere - premesso che:
il 4 aprile del 2007 sono state firmate alla Presidenza del Consiglio le sotto elencate intese stipulate a norma dell'articolo 8 della Costituzione:
a) Tavola Valdese (modifica);
b) Unione delle Chiese cristiane avventiste del settimo giorno (modifica);
c) Chiesa apostolica in Italia;
d) Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli ultimi giorni;
e) Congregazione cristiana dei testimoni di Geova;
f) Sacra Arcidiocesi d'Italia ed Esercito per l'Europa meridionale;
g) Unione Buddista italiana (UBI);
h) Unione Induista Italiana;
non risulta a tutt'oggi che questi documenti siano stati tradotti in disegni di legge del Governo -:
quali intenzioni abbia il Governo in merito a tali documenti per renderli efficaci nell'ordinamento giuridico italiano.
(2-00873)«Spini, Brugger».
(Presentata il 3 dicembre 2007).
I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro del lavoro e della previdenza sociale, per sapere - premesso che:
il 30 novembre 2007 i consigli territoriali dei dottori commercialisti e dei ragionieri, hanno proceduto alla elezione del consiglio nazionale dell'ordine unificato denominato ordine dei dottori commercialisti ed esperti contabili, giusto quanto disposto dal decreto ministeriale 31 luglio 2007 (Gazzetta Ufficiale Repubblica italiana n. 182 del 17 giugno 2007);
la legge 24 febbraio 2005 n. 34 prevedeva all'articolo 4 l'esercizio della delega da parte del Governo che avrebbe dovuto emanare misure volte a sostenere l'iniziativa dei competenti organi di amministrazione delle due casse di previdenza finalizzata all'eventuale unificazione degli enti in questione, nel rispetto dei principi e criteri direttivi già previsti dal citato articolo 4;
la delega è scaduta il 30 marzo 2007 e non è stata esercitata secondo le dichiarazioni dello stesso ministro del lavoro e della previdenza sociale per l'assenza per le casse di previdenza interessate di progetti condivisi di unificazione;
la situazione che si sta profilando è la seguente: avvio del processo di unificazione degli ordini dei dottori commercialisti e dei ragionieri, con l'elezione di un unico consiglio nazionale come innanzi indicato e di unici consigli territoriali, pure già eletti, ma non ancora insediati, e confusione sul destino previdenziale dei nuovi iscritti all'ordine unificato a partire dal 1o gennaio 2008;
infatti, l'inesistenza di un'intesa sulla gestione della previdenza delle due casse, che in atto operano separatamente, non consente di fare chiarezza in ordine a quale delle due casse debbano iscriversi i nuovi professionisti, rischiando così di ingenerare confusione e conflittualità crescenti;
peraltro, i regimi previdenziali delle due categorie professionali, se pur lineari e coerenti nelle coordinate fondamentali che li determinano, presentano trend storici e prospettici caratterizzati da profonde differenze con riguardo, soprattutto, alle dinamiche demografiche e alle correlate implicazio-ni in termini di sostenibilità di ciascuno di essi;
la cassa dei ragionieri infatti, presenta un saldo negativo tra nuovi iscritti e pensionati, che risulta oramai cronico e a tal proposito ha adottato una riforma volta alla autoliquidazione del proprio debito latente;
di contro la cassa dei dottori commercialisti segnala, già da molti anni, una importante implementazione della platea degli iscritti che, in prospettiva, non potrà che aumentare ulteriormente, stante l'esistenza di oltre 60.000 iscritti al registro dei praticanti e nella conseguente certezza che i nuovi professionisti dovranno aderire a quest'ultima cassa (ex lege n. 21/86). Situazione anche questa fotografata nei termini di cui sopra dal citato rapporto della Commissione parlamentare -:
quali iniziative il Governo intenda assumere per garantire un ordinato avvio del processo di unificazione degli ordini professionali dei dottori commercialisti e dei ragionieri e dell'andamento delle successive iscrizioni alle rispettive casse;
quali provvedimenti intenda assumere per evitare che il mancato esercizio della delega e il mancato raggiungimento dell'intesa tra le due casse di previdenza, possa ripercuotersi negativamente sulla gestione della previdenza dei dottori commercialisti e sulle loro pensioni presenti e future;
quali iniziative intenda adottare per confermare l'iscrizione alla cassa dei dottori commercialisti dei nuovi iscritti all'albo unificato, a partire dal 1o gennaio 2008;
se non ritenga opportuno, stante la complessità delle questioni rappresentate,
esaminare l'intera problematica previdenziale degli enti in questione, all'interno del disegno di legge di riforma delle professioni.
(2-00876)
«Catone, Francesco De Luca, Cirino Pomicino, Barani».
(Presentata il 3 dicembre 2007).
I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro della giustizia, il Ministro dell'interno, per sapere - premesso che:
il sindaco del comune di Cittadella, provincia di Padova, in data 16 novembre 2007 ha emesso ordinanza per l'attuazione delle disposizioni legislative generali in materia di iscrizione nel registro della popolazione residente:
tale ordinanza dettava i principi per le iscrizioni anagrafiche del cittadino italiano, del cittadino dell'Unione europea, del familiare del cittadino dell'Unione europea, del familiare del cittadino dell'Unione europea non avente la cittadinanza in uno Stato membro e del cittadino straniero extracomunitario;
a seguito di questa precisa suddivisione il sindaco ha ulteriormente disposto la verifica di una serie di fatti la cui legittimità non è contestata;
è stata costituita una commissione interna al comune, costituita dall'ufficiale di anagrafe da un funzionario dell'ufficio demografico e da un appartenente della polizia locale con il compito di esaminare le richieste di iscrizione all'anagrafe;
tale commissione aveva anche come ulteriore compito quello di stabilire la necessità di inoltrare l'informativa preventiva al prefetto e al questore quando per notizie e informazioni direttamente acquisite ovvero per atti emessi e/o procedimenti precedentemente adottati, da parte dell'autorità giudiziaria e/o di pubblica sicurezza venga accertato un presunto stato di pericolosità sociale tale da porre a rischio il mantenimento e la salvaguardia dell'ordine e della sicurezza pubblica;
il procuratore della Repubblica, presso il tribunale di Padova ha ritenuto che tali fatti costituissero il reato previsto e punito dall'articolo 347 1o comma del codice penale in quanto si riteneva la costituzionedellacommissione un procedimento non previsto anzi contrastante con la previsione del citato decreto;
pur avendo nelle sue mani copia autentica dell'ordinanza (che peraltro è facilmente ricavabile da internet) ha ritenutodi acquisire al procedimento, in quanto corpo di reato, l'originale dell'ordinanza;
il provvedimento con cui il procuratore della Repubblica assume vi sia contrasto è il decreto legislativo n. 30 del 2007 che come finalità ha quello di disciplinare la libera circolazione all'interno dello Stato da parte dei cittadini dell'Unione europea e relativi familiari, il loro diritto di soggiorno e le relative limitazioni per motivi di ordine pubblico e di pubblica sicurezza;
all'articolo 7) di tale decreto legislativo si leggono i criteri per il diritto di soggiorno per un periodo superiore a tre mesi, all'articolo 9) si regolamentano le formalità amministrative per i cittadini dell'Unione e all'articolo 19) si regolamentano le disposizioni comuni al diritto di soggiorno e al diritto di soggiorno permanente;
addirittura l'articolo 9 comma 7) recita: «Le richieste di iscrizioni anagrafiche dei familiari del cittadino dell'Unione europea che non abbiano la cittadinanza di uno Stato membro sono trasmesse... a cura della amministrazioni comunali alla questura competente per territorio»;
ad avviso degli interpellanti, fermo restando il rispetto della sfera di autonomia della magistratura, il provvedimento del magistrato di Padova presenta evidenti profili di abnormità. Al riguardo è possibile osservare che:
a) una cosa è l'iscrizione al registro della popolazione residente e cosa diversa è l'esercizio del diritto di libera circolazione;
b) lo stesso decreto legislativo prevede la trasmissione di atti alla questura e, proprio in quanto tali non si può che ritenere che la trasmissione sia prevista a fini di pubblica sicurezza;
c) ai sensi dell'articolo 54, comma 6, del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, nell'ambito dei servizi di competenza statale svolti dal sindaco, il prefetto può disporre ispezioni per accertare il regolare funzionamento dei servizi stessi nonché per l'acquisizione di dati e notizie interessanti altri servizi di carattere generale;
d) il sindaco, nella sua ordinanza, è evidente che non usi il termine di pericolosità sociale in senso tecnico, cioè non intende che la commissione emetta una sentenza che la dichiari ma intende, e basta leggerlo, riferirsi al rischio del mantenimento e la salvaguardia dell'ordine e della sicurezza pubblica;
e) non vi ha dubbio che l'ordinanza sia in coerenza ai principi di buona amministrazione;
f) chiunque è capace di leggere al decreto legislativo n. 267 del 2000 che il sindaco, quale ufficiale del Governo, sovrintende alla vigilanza su tutto quanto possa interessare alla sicurezza e l'ordine pubblico informandone il prefetto. Di più. Tale prerogativa non è un escamotage espositivo dell'esponente ma è positivamente richiamato all'articolo 54 nel testo del provvedimento. In altri termini il sindaco proprio per la sua prerogativa qui descritta ha adottato il provvedimento de quo;
g) è evidente che quindi il comportamento del sindaco non era solo legittimo, ma era dovuto;
h) l'atto delle procura della Repubblica non indica ove vi sia contrasto tra l'ordinanza e il decreto legislativo n. 30 del 2007;
inoltre, e questo è il motivo più pregnante della presente interpellanza, l'atto amministrativo subisce una sorta di vaglio (interna corporis dell'amministrazione del prefetto) che, dopo aver esercitato i predetti poteri ispettivi potrebbe anche eventualmente impugnare l'atto in questione ovvero il vaglio esterno del cittadino interessato che può impugnare l'atto al tribunale amministrativo regionale per i vizi di legittimità (eccesso di potere, incompetenza e violazione di legge). Solo in questi due casi, e con questi procedimenti l'atto viene meno. Il pubblico ministero che ben poteva avere la prova della intervenuta ordinanza avendone acquisito copia autentica, ha ritenuto di sequestrare l'originale dell'atto inibendone di fatto la sua attuazione. La Corte costituzionale si è già pronunziata con sentenza n. 98/81 (il nostro assunto si ricava ex adverso) stabilendo quanto alla magistratura, che «per aversi invasione occorre che la menomazione lamentata si concreti nell'esplicazione della giurisdizione fuori dei presupposti che per legge ne condizionano l'esercizio». Con il conforto di questa autorevole pronunzia non vi è dubbio che mentre potrebbe essere legittima, seppur infondata, l'informazione di garanzia e atti consequenziali del procuratore della Repubblica di Padova è evidente che il sequestro dell'originale, che dal punto di vista giuridico appare produrre gli stessi effetti di una pronunzia di annullamento del tribunale amministrativo regionale, ponendo nel nulla l'atto amministrativo esorbita dai presupposti che condizionano l'esercizio dell'azione giurisdizionale di annullamento dell'atto amministrativo;
la giurisprudenza costante ha affermato che per esservi violazioni all'articolo 347 del codice penale occorre che le funzioni vengano svolte senza legittima investitura e per fini esclusivamente propri (personali nota di riferimento) e in contrasto con quelli della pubblica amministrazione vedi per tutte le sentenze della Corte di cassazione 9348/95, 79/97;
quindi, per quanto detto sopra, appare del tutto abnorme ad avviso degli interpellanti il provvedimento del procuratore della Repubblica di Padova in quanto esso ha sostanzialmente natura di
inibizione di inefficacia all'atto amministrativo la qual cosa mai può intervenire da parte di un magistrato penale, sia esso giudicante e a maggior ragione sia esso inquirente -:
quali iniziative intenda assumere al riguardo, inclusa l'elevazione del conflitto di attribuzione;
se non intenda avviare iniziative ispettive nei confronti del magistrato interessato ai fini dell'eventuale esercizio dell'azione disciplinare.
(2-00877)
«Brigandì, Maroni, Cota, Gibelli, Bricolo, Goisis».
(Presentata il 3 dicembre 2007).
Il sottoscritto chiede di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'interno, per sapere - premesso che:
tra la notte di martedì 27 e la giornata di mercoledì 28 del mese di novembre 2007, un'eccezionale ondata di maltempo ha investito alcune zone della Sardegna, colpendo, in particolare, i due piccoli comuni di Padru (provincia di Olbia-Tempio) e di Lodè (provincia di Nuoro); poi, nella giornata di giovedì 29 novembre 2007, il maltempo si è spostato, in maniera violenta, sul comune di Budoni (provincia di Olbia-Tempio), con spaventose conseguenze disastrose per i danni incalcolabili, verificatisi in quel territorio, dove ha rischiato di perdere la vita, travolto dall'incontenibile piena delle acque un ex sindaco;
i danni provocati dall'imponente nubifragio sono oltremodo ingenti, tanto che, per ricordare un evento del genere, occorre ritornare con la memoria agli anni '50;
i tre sopracitati comuni fortemente danneggiati rappresentano piccole comunità, non in grado, pertanto, di far fronte a danni così ingenti, per assoluta mancanza di adeguate risorse finanziarie;
in particolare, nel caso del comune di Padru, va sottolineato che è stata, addirittura, sfiorata la tragedia per il crollo di un ponte, con conseguente isolamento di un rione, composto di una decina di famiglie, nella popolosa frazione denominata Sotza -:
quali urgenti provvedimenti, oltre il riconoscimento dello stato di calamità naturale, il Governo intenda adottare per consentire ai comuni di Padru, Lodè e Budoni di riprendere la loro vita ordinaria, disponendo conseguenti e adeguati finanziamenti in sintonia con la regione autonoma della Sardegna, per rimettere immediatamente in pristino le importanti e indispensabili infrastrutture distrutte dall'imponente alluvione.
(2-00878)«Satta, Fabris».
(Presentata il 3 dicembre 2007).
Interrogazione a risposta orale:
BUONTEMPO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle infrastrutture. - Per sapere - premesso che:
l'Anas ha determinato con l'avvio dei lavori del V macrolotto dell'autostrada Salerno-Reggio Calabria tra Bagnara e Scilla, area che avrebbe dovuto servire il terminale terrestre del ponte sullo Stretto di Messina (dal Km 412,429 al Km 424,100): inevitabili sono i disagi, per il dimezzamento della carreggiata, per le popolazioni locali e per le imprese coinvolte nel traffico sullo Stretto;
il traffico medio in tale area che consiste dai venti ai quarantamila veicoli giornalieri, di cui tremila camion, con grande importanza economica e sociale;
sono note la richiesta del Ministro Bianchi di bloccare i cantieri e la totale difformità di vedute del Ministro delle infrastrutture nonché dell'Anas;
lascia perplessi la non meglio precisata proposta del Ministro Bianchi di dirottare in tutto o in parte il traffico merci e passeggeri da e per la Sicilia sulle, «Autostrade del mare», su Gioia Tauro
con grave pregiudizio del notevole traffico e relativo volume d'affari che si svolge in detto porto anche in conseguenza dell'accordo sulla logistica;
l'ingente finanziamento (1,7 miliardi di euro) per la realizzazione degli ammodernamenti programmati nell'area di Reggio Calabria ammodernamenti in origine concepiti e finanziati nell'ottica della realizzazione del ponte sullo stretto annullata dal presente Governo come priorità;
l'Anas ha dovuto pertanto rivedere in questa nuova ottica la progettazione dei necessari ammodernamenti autostradali, in caso di cambio orientamento governativo, circa la realizzazione sul ponte sullo stretto, sarebbe inevitabile l'ulteriore cambiamento della progettazione e della realizzazione delle opere appena menzionate con conseguente inevitabile spreco di tempo e di denaro pubblico;
le recenti vicende parlamentari hanno posto in evidenza che una parte sostanziale della maggioranza si è espressa in favore al mantenimento della società «Ponte di Messina» malgrado il diverso avviso del Governo;
a ciò si aggiungono le recenti dichiarazioni del Ministro delle infrastrutture, riguardo non meglio precisati investimenti, per altro non rinvenibili in alcun documento di programmazione governativa, per la mobilità in Sicilia a valere sui fondi già stanziati per il ponte sullo stretto;
in base a quanto esposto appare chiaro che non esiste per l'interrogante una politica, o essa al momento attuale non è comunque intellegibile, dell'attuale Governo in merito all'area in questione ed ai connessi collegamenti con la Regione siciliana -:
quali iniziative il Governo e direttamente il Presidente del Consiglio, intendano assumere, stante la completa difformità di vedute dei Ministri competenti, per indicare una volta per tutte ed in via definitiva l'orientamento ed i progetti del Governo circa il complesso nodo dei collegamenti Sicilia-continente per quanto attiene ai lavori della Salerno Reggio Calabria e della viabilità connessa nell'area.
(3-01482)
Interrogazione a risposta in Commissione:
TASSONE. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle infrastrutture. - Per sapere - premesso che:
si apprende da quanto dichiarato dallo stesso ministro interrogato durante la conferenza nazionale delle infrastrutture tenutasi nei giorni scorsi a Napoli, che sarebbero stati bloccati i fondi per un miliardo e 35 milioni di euro, provenienti dall'extragettito fiscale, da destinare al comparto ferroviario per favorirne gli investimenti;
la decisione sarebbe stata presa in considerazione del fatto che ci sarebbe una denunciata diversa utilizzazione dei fondi in questione da parte dell'ente gestore della rete ferroviaria che intenderebbe destinarli al risanamento del deficit della holding;
stesso principio si applicherebbe per le entrate aggiuntive provenienti dall'aumento del costo dei biglietti ferroviari operati per l'anno in corso e per quelli successivi;
nelle sue dichiarazioni il ministro interrogato ha motivato che la questione è molto delicata e va valutata sotto il profilo delle competenze organizzative e programmatiche specifiche degli enti di gestione e dei rapporti tra lo Stato e gli stessi, auspicando che si operi nel senso di una netta separazione tra le varie competenze delle società compartecipate;
in particolare viene denunciato un conflitto d'interessi tra la pubblica amministrazione che dovrebbe riappropriarsi del dovere di programmazione e le funzioni degli enti di gestione che o eseguono l'indirizzo del governo o si rendono del tutto autonome;
numerose sono state le prese di posizioni del management di Rfi e Trenitalia per smentire quanto dal Ministro sollevato e dichiarato in merito alla questione;
ad avviso dell'interrogante decisioni di tale portata sono tali da bloccare, allo stato, la disponibilità finanziaria da destinare agli investimenti fondamentali per lo sviluppo infrastrutturale ed economico del Paese -:
quale sia l'effettivo stato della situazione in riferimento ai fatti sopraesposti e quali azioni politiche intenda il Ministro delle infrastrutture in ogni caso assumere per evitare il mancato utilizzo di fondi per favorire il rilancio degli investimenti del comparto ferroviario;
se il Presidente del Consiglio reputi che la posizione del Ministro corrisponda a quella complessiva del Governo e, in caso contrario quali iniziative intenda assumere in proposito.
(5-01843)
Interrogazioni a risposta scritta:
TREPICCIONE. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
non essendo più utilizzabile il sito di stoccaggio preliminare di Masseria del Re nel Comune di Giugliano, ove sono state finora conferite le balle di rifiuti trattati dagli impianti della Regione Campania di selezione ex CDR, occorre individuare nuovi siti allo scopo di evitare il blocco del sistema campano di raccolta e smaltimento dei RR.SS.UU;
i tecnici della struttura commissariale, coordinati dal soggetto attuatore Leonello Serva, hanno individuato le aree di cava ove realizzare i nuovi impianti di stoccaggio preliminare delle balle ex CDR;
il soggetto attuatore, con nota prot. 26525, ha comunicato ai Presidenti delle Province e ai Prefetti della Campania l'elenco dei siti potenzialmente utilizzabili per lo stoccaggio delle balle ex CDR da cui risultano individuati ben 19 siti potenzialmente idonei in Provincia di Caserta;
tuttavia, nella riunione della Consulta Regionale convocata il 30 ottobre 2007 presso la sede della Regione Campania di cui al decreto legge n. 203 del 2006, convertito in legge 290 del 2006, avente ad oggetto l'individuazione di siti alternativi all'area di Giugliano-Masseria del Re per lo stoccaggio delle balle ex CDR, il Presidente della Provincia di Caserta non avrebbe indicato alcun sito per lo stoccaggio delle ecoballe;
con l'Ordinanza n. 391 del 10 novembre 2007 il Commissario Delegato ha disposto l'espletamento di apposite attività conoscitive e rilievi tecnici presso il sito ubicato in località Vaglie della frazione Casanova nel Comune di Carinola, non compreso nell'elenco stilato dai tecnici della struttura commissariale, allo scopo di verificare la possibilità di allocare un sito per stoccaggio delle ecoballe;
il suddetto sito era stato opportunamente escluso dai tecnici del Commissariato essendo per sua natura e ubicazione del tutto inidoneo ad ospitare impianti per lo stoccaggio dei rifiuti. Ricade, infatti, nel pieno centro abitato della frazione di Casanova di Carinola, a soli 80 metri dalla prima abitazione, a 350 metri da una scuola dell'infanzia, a 450 da una scuola primaria. Appaiono poi del tutto inidonee le infrastrutture di accesso al sito, in quanto per l'eventuale stoccaggio dei materiali occorrerebbe attraversare il centro abitato di Casanova, con grave disagio per la popolazione residente costretta a subire l'aumento di polveri nocive e di rumori molesti provocati dal traffico veicolare pesante connesso al trasporto delle ecoballe;
sull'area in Località Vaglie esistono pozzi di captazione delle acque irrigue, che potrebbero essere compromessi ed inquinati dalla realizzazione di un sito di stoccaggio dei rifiuti;
la qualità dei materiali da stoccare, non CDR, ma rifiuto «tal quale» come
hanno dimostrato ampiamente e in più occasioni le indagini dell'Arpac sui materiali derivanti dalla lavorazione dei CDR campani, può compromettere non solo la salute, ma l'intera economia dell'area;
l'allocazione di un impianto di stoccaggio dei rifiuti nella frazione di Casanova appare, infatti, del tutto in contrasto con la salubrità dell'area, fortemente vocata all'agricoltura con produzioni di grande pregio, dalla frutticoltura al vino Falerno del Massico Doc, dall'olio extravergine Dop «Terre aurunche» alla produzione di latte bufalino utilizzato per la rinomata mozzarella di bufala Campana, protetta con marchio Dop;
l'intera area è ubicata alle porte del Parco Regionale «Roccamonfina-Foce Garigliano» e della Riserva Naturale Lago di Falciano-Foce del Volturno Costa di Licola, enti impegnati, attraverso l'impiego di fondi europei, in azioni di tutela e valorizzazione del territorio e che vedrebbero irrimediabilmente compromessa la loro funzione;
a soli 600 metri dalla zona in questione esistono preesistenze storico-archeologiche di grande interesse per le quali sono in itinere progetti di recupero e valorizzazione;
i cittadini di Carinola hanno già mostrato il loro dissenso alla realizzazione di un possibile impianto di stoccaggio dei rifiuti con manifestazioni di piazza e la costituzione di un comitato contro la discarica che presidia giorno e notte la zona;
occorre risolvere la cronica emergenza rifiuti in Regione Campania, senza compromettere la salute dei cittadini, l'economia dei territori ed evitando lo scontro con le popolazioni locali, che può creare problemi di ordine pubblico difficilmente gestibili -:
quali siano le motivazioni che abbiano spinto il Commissario delegato ad ordinare rilievi tecnici sul sito ubicato in località Vaglie, pur disponendo di altri 19 localizzazioni potenzialmente idonee per lo stoccaggio delle balle ex CDR;
se non si intenda intervenire, in ogni caso, per bloccare ogni ulteriore accertamento e qualsiasi attività tecnica propedeutica alla realizzazione di un impianto per lo stoccaggio dei rifiuti in località Vaglie della frazione Casanova nel Comune di Carinola, in quanto il sito non soddisfa «le necessarie garanzie ambientali e sanitarie», richieste dall'articolo 3 comma 2 della Legge 290 del 2006, limite al quale soggiacciono anche i poteri straordinari del Commissario per l'emergenza rifiuti.
(4-05805)
SGOBIO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
dagli ultimi dati Istat si evince chiaramente che l'inflazione torna a crescere in modo preoccupante, tanto che a novembre i prezzi sono maggiorati del 2,4 per cento rispetto allo stesso periodo di un anno fa, segnando il maggior rialzo da giugno 2004;
a spingere i rincari sono gli alimentari ed i carburanti, cioè i generi di prima necessità: per i primi gli aumenti complessivi sono del 3,7 per cento rispetto ad un anno fa, con il prezzo del pane, che in un anno ha messo a segno un rialzo record del 12,4 per cento, con quello della pasta aumentato del 7,7 per cento, del latte cresciuto del 6,4 per cento, della frutta maggiorato del 4,7 per cento e della carne rincarato del 3,4 per cento;
per quanto riguarda i derivati del petrolio, la benzina è cresciuta del 9,8 per cento in un anno, il gasolio dell'11,2 per cento ed il combustibile per riscaldamento del 12,1 per cento;
il preoccupante fenomeno dell'aumento del costo della vita incide pesantemente sul bilancio economico degli italiani, a fronte di un blocco dei loro salari,
stipendi e pensioni, che in Italia, crescono meno che nel resto d'Europa -:
quali provvedimenti intendano assumere contro tale fenomeno e se non ritengano urgente intervenire, presso i soggetti interessati, al fine di attuare per i beni primari la fissazione di livelli massimi di prezzo in via amministrativa, a difesa ed a tutela dei consumatori e delle famiglie italiane;
se non ritengano, altresì, indispensabile intervenire al fine di affrontare concretamente la grave questione salariale che attanaglia il nostro Paese, ipotizzando l'introduzione di un meccanismo di indicizzazione dei salari e delle pensioni degli italiani al reale costo della vita.
(4-05812)