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Allegato B
Seduta n. 255 dell'11/12/2007
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AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE
Interrogazione a risposta scritta:
MELLANO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
la maggioranza degli studi scientifici in materia di cambiamenti climatici individua come principale responsabile dell'innalzamento della temperatura l'eccessiva diffusione in atmosfera da parte delle attività antropiche di anidride carbonica (CO2), di metano (CH4) e di (N2O) protossido d'azoto;
nella relazione finale del 1o anno del progetto Climagri (Agricoltura italiana e cambiamenti climatici) si legge: «osservando le stime riportate nella Seconda Comunicazione Nazionale per la Convenzione Quadro sui Cambiamenti Climatici (1997), appare evidente che il settore agricolo contribuisce largamente alle emissioni antropogeniche di CH4 (metano) e N2O (protossido d'azoto), soprattutto a livello nazionale, dove rappresentavano rispettivamente il 46 per cento ed il 49 per cento del totale nel 1990 (30 per cento e 38 per cento a livello globale). Ci si riferisce ai dati del 1990 perché anno base del Protocollo di Kyoto e lo stesso IPCC stimava per il 1996 che l'agricoltura avrebbe contribuito al 50 per cento ed al 70 per cento delle emissioni antropogeniche su scala globale, rispettivamente di CH4 e N2O, e che sarebbe stata causa di un quinto dell'aumento annuale delle emissioni di gas serra (UN-FCCC, 1997; OECD, 1997)»;
la decomposizione anaerobica del materiale organico delle coltivazioni di riso soggette a sommersione produce metano, che si propaga in atmosfera sia attraverso l'acqua che attraverso la pianta;
le «Linee Guida», approvate il 19 novembre 1998 dal Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica, individuano come obiettivi entro l'anno 2008-2012, la riduzione del 6,5 per cento delle emissioni di CO2 rispetto a quelle del '90 e prevedono una serie di misure di mitigazione (sei azioni nazionali in tutto), tra cui la riduzione delle emissioni nei settori non energetici (quindi certamente l'agricoltura);
una tonnellata di metano emesso in atmosfera vale oltre 20 tonnellate di anidride carbonica rispetto alle questioni del riscaldamento globale;
i circa 250.000 ettari coltivati a riso in Italia (di cui oltre 220.000 in Piemonte e Lombardia) sono per lo più coltivati in sommersione, con l'innesco del processo di abbondante emissione di metano;
la produzione annuale di anidride carbonica equivalente proveniente dalle coltivazioni di riso in sommersione è valutabile circa in 1,5 milioni di tonnellate;
nel recente decreto sulla condizionalità in agricoltura si deroga per la risicoltura al divieto di «abbruciamento delle stoppie» con ulteriori evidenti danni dovuti
all'immissione in atmosfera di anidride carbonica derivante dalla combustione -:
quali provvedimenti in merito intendano prendere in vista della prossima annata agraria;
in che modo si concili la pratica irrigua della sommersione con i doveri che derivano dal protocollo di Kyoto e, più di recente, dalla necessità individuata dall'Europa di ridurre del 20 per cento le emissioni entro il 2020;
se non ritengano opportuno procedere alla graduale riconversione della coltivazione in sommersione del riso verso coltivazioni con irrigazioni turnate (tra l'altro utili per incentivare il risparmio idrico);
se non ritengano opportuno, per incentivare gli agricoltori alla riconversione della pratica di sommersione verso altre meno impattanti, di associare crediti di carbonio alle nuove tecnologie irrigue;
per quale motivo sia stata prevista una deroga nel decreto sulla condizionalità per la combustione delle stoppie di riso.
(4-05862)