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Allegato B
Seduta n. 256 del 12/12/2007
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AFFARI ESTERI
Interpellanza:
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro degli affari esteri, per sapere - premesso che:
i Luoghi Santi siti in Israele e Palestina costituiscono, per milioni di persone al mondo, una meta di pellegrinaggio e la testimonianza tangibile di fatti storici che hanno segnato la nascita e l'evoluzione delle tre religioni monoteiste;
per questa ragione le terre del Vicino Oriente site tra il Mar Mediterraneo e il fiume Giordano hanno rappresentato per millenni dei veri e propri simboli della fede, contesi molte volte con le armi;
dopo svariati decenni di scontri le religioni monoteiste sono giunte ad un
reciproco riconoscimento che ha portato, nonostante le tensioni politiche non siano mai cessate, alla condivisione e alla comune conservazione dei Luoghi Santi;
tra le testimonianze storiche che hanno una notevole importanza per il Cristianesimo vi è certamente la città di Magdala, sul cui sito archeologico i frati francescani ancor oggi si stanno adoperando per portare alla luce resti ancora sepolti ma di assoluta importanza;
la città di Magdala, infatti, oltre ad essere un fiorente villaggio sulla riva ovest del lago di Tiberiade, era anche la cittadina in cui nacque Santa Maria Maddalena, uno dei personaggi più significativi nella vita del Cristo;
Maria Maddalena, infatti, è la prima a scoprire il Sepolcro vuoto nel giorno di Pasqua e, portandone l'annuncio ai discepoli, diviene quella che San Giovanni nel suo Vangelo definisce «apostolo agli apostoli» (Giovanni 20:1-2);
questa straordinaria figura diventa del tutto peculiare in quanto è una delle prime donne ad assurgere ad un ruolo di importanza assoluta nelle religioni monoteiste;
l'estrema attualità del messaggio cristiano risiede anche in questo evento che affida ad una donna il messaggio più importante per la Cristianità, religione in cui si riconoscono più di un miliardo di persone sul pianeta;
oltre all'assoluta rilevanza dal punto di vista religioso, non può passare in secondo piano l'aspetto storico-archeologico: il sito di Magdala è soltanto in parte stato monitorato e scavato;
la più parte dell'antica città resta ancora celata sotto i detriti del tempo: il centro abitato, in cui sarebbe sorto uno dei primi insediamenti di culto cristiano, dovrebbe includere il primo tempio dedicato alla figura di Maria Maddalena, una delle prime figure di donna venerate nella tradizione giudaico-cristiana;
purtroppo, però, le ragioni sopra esposte non sono state sufficientemente prese in considerazione da coloro che hanno permesso il progetto per lo sfruttamento dell'area che vorrebbe la zona destinata ad un parcheggio per incrementare la presenza turistica intorno al lago di Tiberiade;
di fronte a quanto esposto dovrebbe essere chiaro che la preservazione degli scavi di Magdala va ben oltre un semplice fatto ambientale, ma è un atto di responsabilità civile, per la tutela di un luogo caro alla sensibilità religiosa di più di un miliardo di persone, per la conservazione di un sito archeologico di enorme importanza -:
quali misure di propria competenza l'Esecutivo intenda porre in essere per impedire il deturpamento di un sito dall'incredibile significato storico ed archeologico;
se il Ministero degli affari esteri abbia intenzione di mobilitarsi anche nelle opportune sedi internazionali per promuovere azioni di tutela verso questo Luogo Sacro.
(2-00889) «Bezzi, Bellotti».
Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:
III Commissione:
DE ZULUETA. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
il 29 novembre 2007 il Governo ha accolto le mozioni Ranieri ed altri n. 1-00252 e Giorgetti ed altri n. 1-00248 sullo status del Kosovo;
l'atto di indirizzo Ranieri ed altri ha impegnato il Governo «a sostenere con determinazione e convinzione l'iniziativa della trojka designata dalle Nazioni Unite; a proseguire, nel quadro dell'impegno dell'Unione europea, nella ricerca di una necessaria soluzione condivisa anche oltre il limite del 10 dicembre 2007 entro il
quale i mediatori incaricati riferiranno sull'esito del loro mandato, scoraggiando iniziative unilaterali; a compiere ogni sforzo affinché sul futuro del Kosovo l'Unione europea si esprima unitariamente; a sollecitare la stipula in tempi brevi dell'accordo di stabilizzazione e associazione Unione europea-Serbia, nell'ottica del graduale ma irreversibile processo di integrazione europea di tutti i Paesi dei Balcani occidentali; a riferire tempestivamente in Parlamento su sviluppi della situazione che comportino novità significative per l'assetto della regione»;
l'atto di indirizzo Giorgetti ed altri ha impegnato il Governo «ad esprimere in tutte le sedi internazionali una posizione contraria a qualunque violazione del diritto internazionale; a sostenere presso il gruppo di contatto e le Nazioni Unite l'assoluta necessità di considerare il 10 dicembre 2007 come una tappa importante ma non necessariamente definitiva del negoziato se non sarà possibile proporre entro tale data una soluzione accettata e condivisa da tutte le parti coinvolte; a coinvolgere il Parlamento dopo la conclusione definitiva della fase negoziale, qualunque ne sia l'esito e prima di assumere posizioni ufficiali del nostro Paese definitive in merito al futuro status del Kosovo»;
l'8 dicembre 2007 Le Monde ha pubblicato un articolo dal titolo «Kosovo: l'insuccesso dei negoziati apre la via all'indipendenza». Nell'articolo si dice che il Segretario di Stato francese incaricato per gli affari europei, Jean-Pierre Jouyet, avrebbe affermato che la dichiarazione di indipendenza del Kosovo appare «ineluttabile». L'articolo aggiunge che Francia, Gran Bretagna, Germania e Italia hanno scritto ai paesi membri dell'UE per chiedere loro di «assumersi le loro responsabilità» sull'avvenire del Kosovo e che la Grecia, Cipro, Romania e Slovacchia non condividono l'indipendenza;
il 10 dicembre 2007 al termine del Consiglio europeo che ha affrontato la questione del Kosovo il Ministro degli Esteri italiano, Massimo D'Alema, ha dichiarato che: «le trattative della troika non sono più ragionevoli l'unica strada è ora trovare una via per governare il processo che si è aperto in Kosovo» attraverso, continua il Ministro, una «Indipendenza sotto supervisione internazionale con limitazioni molto rigorose» (fonte: agenzia Apcom);
lo stesso giorno la Serbia, per voce del suo Ministro degli esteri Vuk Jeremic, ha fatto sapere di essere comunque contraria all'indipendenza del Kosovo «sia che sia coordinata, semicoordinata o non coordinata» (fonte: agenzia Ansa) -:
quali siano i termini precisi della lettera citata da Le Monde alla luce delle affermazioni sopra riportate.
(5-01859)
ZACCHERA e BRIGUGLIO. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
è stata annunciata dal Governo la chiusura di alcuni consolati italiani all'estero motivandola con la necessità di razionalizzare la nostra struttura consolare soprattutto nell'ottica di ridurne le spese di funzionamento;
ogni consolato, nell'espletamento delle sue funzioni, introita con la propria attività amministrativa (rilascio visti, certificazioni, eccetera) fondi anche consistenti;
tali fondi possono coprire una parte considerevole del costo degli uffici -:
quale sia la percentuale di copertura dei costi dei consolati grazie agli introiti di cui sopra, quali siano i consolati di più basso indice di copertura e pertanto se i consolati in chiusura abbiano un indice di copertura più basso di altri.
(5-01860)
MANTOVANI, SINISCALCHI e KHALIL detto ALI RASHID. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
il quotidiano Liberazione in data 27 novembre 2007 ha pubblicato una lettera
della «campagna abiti puliti» inviata al ministro Bonino sulle violazioni, ai danni di lavoratori e sindacalisti, dell'azienda «Indiana Fibres and Fabrics Inernational (FFT.)» di Bangalore;
secondo una cronologia dei fatti ricostruita dalla «Clean Clothes Campaign» (rete internazionale di 600 organizzazioni che da 15 anni si occupano di diritti delle donne lavoratrici nel settore tessile) si legge:
Fine 2005: Le organizzazioni locali impegnate nella difesa dei diritti umani denunciano numerose violazioni, incluse forte pressione sui lavoratori, straordinario obbligatorio e non pagato, abusi fisici e verbali nella impresa di confezionamento FFI e nella sua sussidiaria JKPL di Bangalore.
Aprile 2006: Un team di esperti indipendenti provenienti da organizzzioni locali conferma le accuse sulla base di interviste con i lavoratori della FFI. In luglio il team conduce interviste aggiuntive e in agosto pubblica un report (http://www.cleanclothes.org/ftp/06-08-Fact Fiding Report-FFI.pdf). Il report riconosce che una parte dei problemi sono stati risolti (è cessata la violenza fisica) comunque, i lavoratori che avevano espresso valutazioni critiche circa le condizioni di lavoro alla FFI continuano ad essere intimiditi.
Maggio 2006: La FFI., rifiuta di aprire un dialogo serio con sindacati del Garment and Tex file Workers Union (GATWU) per discutere possibili soluzioni. Nonostante un appello della CCC Olandes e dell'ICN del dicembre 2005, anche il principale cliente, la G-Star, rifiuta di affrontare il problema. La CCC e l'ICN decidono di rendere pubblico il caso.
Luglio 2006: Sulla base delle accuse della FFI secondo le quali le organizzazioni avevano diffuso false informazioni, un giudice locale in Bangalore censura le organizzazioni locali e i sindacati, La corte non considera il merito del caso ma emette un ordine prima facie che impedisce alle organizzazioni di pubblicare informazioni circa le condizioni alla FFI. In febbraio 2007, l'ordinanza restrittiva viene prolungata.
Ottobre 2006: CCC e ICN denunciano la violazione delle Linee Guida OCSE da parte della G-Star al PCN olandese. Il PCN accetta la denuncia e impugna il caso ma nessuna misura concreta viene attivata. G-Star chiede tempo e che la CCC e l'ICN fermino la campagna e rimuovano le informazioni dal sito. Nel 2007 CCC/ICN e G-Star hanno due incontri. Gli incontri avvengono al di fuori della procedura formale del PNC.
Novembre 2006: La CCC e l'ICN scrivono una lettera di protesta alla Social Accountability International (SAI), contro il rilascio della certificazione SA8000 alle unità produttive della FFI. CCC e ICN sostengono che la certificazione è ingiustificata perchè non è rispettato il diritto alla libertà di associazione sindacale finché le organizzazioni e i sindacati non possono parlare liberamente. Sulla base del reclamo, viene condotta una indagine che porta alla sospensione della certificazione. In aprile 2007 SAI pubblica una dichiarazione che in cui si dice che la certificazione ha bisogno di essere sospesa nei casi dove le imprese ricorrono all'utilizzo di mezzi legali o altre forme di ostruzionismo che rendono impossibile la consultazione con stakholders esterni circa il rispetto di giuste condizioni di lavoro (http://www.saintl.org/index.cfm?fuseaction= Page.viewPage&pageld=534&parentID=477& nodeID=1). La Campagna abiti puliti scrive una lettera ai marchi Armani e RARE clienti della FFI, chiedendo di intervenire presso il loro fornitore a sostegno della riapertura del confronto con le organizzazioni locali. Le due imprese non rispondono.
Gennaio 2007: CCC e ICN ricevono una lettera dallo studio legale della FFI, Pramila Associates. CCC/ICN sono accusati di «insistere in una sistematica, pianificata cospirazione per diffamare e causare danni agli affair, imagine e reputazione della FFI pubblicando deliberatamente informazioni false e crimine informatico».
Viene richiesta una ingente somma di denaro e l'immediata sospensione della campagna. L'azienda minaccia anche di chiamare l'Interpol. Le accuse e le minacce sono dirette anche ai providers XS4ALL e Antenna. Antenna ospita il sito web di ICN, XS4ALL vende semplicemente servizi di bandalarga alla CCC. In Italia esce il primo articolo su Liberazione http: www.abitipuliti.org:8080/abitipuliti/folder.2006-10-26.8916912392/. La CCC riceve una lettera dall'Ambasciata Indiana di The Hague in cui è richiesto a CCC/ICN di rimuovere le informazioni circa la FFI dai loro siti in quanto falsa. La lettera inoltre esprime il fatto che la CCC non dovrebbe interferire con il sistema legale indiano.
Febbraio 2007: La Campagna abiti puliti lancia la prima campagna pubblica di pressione sui marchi Armani e RaRe, La rivista CARTA pubblica un intero servizio al caso e Armani risponde http: www.abitipuliti.org:8080/abitipuliti/folder.2006-10-26.8916912392/.
Marzo 2007: Armani risponde alla Campagna abiti puliti sollevandosi da qualunque responsabilità in relazione avendo cessato di rifomirsi alla FFI con la collezione Autunno/Inverno 2006 e chiedendo alla Campagna abiti puliti di rimuovere le informazioni dal sito che potrebbero ledere il buon nome dell'azienda - http:/www.abitipuliti.org/. Le richieste di incontro da parte della Campagna abiti puliti cadono nel vuoto. Il 31 marzo la Campagna abiti puliti organizza un presidio di sensibiizzazione davanti alla Triennale di Milano dove è ospitata una mostra su Armani, ne scrive Liberazione il 1o aprile 2007 http: www.abitipuliti.org:8080/abitipuliti/folder.2006-10-26.8916912392/.
Aprile 2007: La Campagna abiti puliti scrive una lettera ai Ministri degli affari esteri, commercio e solidarietà sociale; risponde solo il Ministro della solidarietà sociale che da udienza alla Campagna. A seguito dell'incontro la Campagna abiti puliti viene inserita nel gruppo di lavoro ministeriale sulla RSI costituito per preparare la conferenza nazionale.
Maggio 2007: CCC, ICN, XS4ALL e Antenna sono chiamati a comparire di fronte al giudice di Bangalore il 25 di giugno per diffamazione, crimine informatico, atti di atura xenofobica e razzista. Poiché il caso non è ancora stato trattato in tribunale, lo staff di queste organizzazioni olandesi si trova di fronte ad un mandato di arresto internazionale per forzarle ad apparire in tribunale in India. La Campagna abiti puliti lancia un nuovo appello sul sito per fare nuove pressioni sulle imprese italiane che continuano a mostrare indifferenza sul caso.
Giugno 2007: La Campagna abiti puliti scrive alla Tintoria Astico di Fara Vicentino, che scopre essere di proprietà del gruppo FFI (50 per cento Fibres & Fabric India e 50 per cento Fibres and Fabrics Europe BV) chiedendo di fare pressione sulla FFI affinché venga rimossa la denuncia. Non arriva nessuna risposta. Federico Rampini pubblica la lettera denuncia di abusi sul suo blog il 22 giugno 2007 http://rampini.biogautore.repubblica.it/2007/06/22/bangalore-denuncia-di-abusi-nelle-fabbriche-tessili//#comments.
Settembre 2007: Il giudice di Bangalore richiede agli avvocati della FFI di procedere con tutte le formalità necessarie per metterlo nelle condizioni di emettere il mandato di arresto.
Ottobre 2007: Il Partito Socialista Olandese interroga il Ministro degli Affari Esteri, il Ministro di Giustizia e il Segretario Generale degli Affari Economici circa le possibili conseguenze per la politica sulla reponsabilità sociale di impresa - che è basata sulla ricerca indipendente, sulla trasparenza e sul dialogo - se il giudice indiano decide in favore della FFI. A queste domande non è ancora stata data risposta. Amnesty International pubblica una dichiarazione sulle continue minacce nei confronti degli attivisti dei diritti umani all'estero e condanna «la pratica di produrre accuse criminali apparentemente prive di sostanza» mirate a limitare la libertà di espressione. Durante una visita ufficiale della Regina olandese a Rangalore,
alla presenza della delegazione olandese, il Ministro indiano del Commercio, Kamal Nath, accusa CCC l'ICN di diffondere false informazioni. La Fair Wear Foundation pubblica il suo report sulla FFI sul suo sito http://www.fairwear.nl/tmp/2007%20-%-20Report%20on%20FFI.,%/20complaint%20aug%202007.pdf, nel quale essa conclude che la FFI non ha solo agito in violazione del diritto di libertà di Associazione Sindacale e di Contrattazione Collettiva stabiliti dall'ILO e dei requisiti base per l'applicazione di un verificabile codices di condotta; ma si afferma anche la FFI non ha omstraalt alcuna seria intentifoneel di correggere le gravi non conformistt rifiutando di cercare un accordo con il sindacato e ostacolandolo attravverso il fruitcorso a vie legali contro le organizzazioni critiche. Le violazioni riportate includono le dimissioni forzate di 85 lavoratori che so erano iscritti al GATWU nel 2006. La Campagna abiti puliti e i sindacati tessili Filtea-CGIL, Femca-CISL e Uilta-UIL pubblicano un comunicato stampa congiunto chiedendo impegni precisi al governo italiano http://www.abitpuliti.org:8080/abitipulit//comunicati/India. I sindacati tessili Filtea-CGIL, Femca-CISL e Uilta-UIL e i sindacati confederali CGIL, CISL e UIL scrivono al PCN OCSE presso il Ministero delle attività produttive chiedendogli di attivarsi in conformità con quanto previsto dalle linee Guida OCSE. Si attende risposta http://www.abitpuliti.org/
Novembre 2007: La Campagna abiti puliti scrive una lettera aperta a Oliviero Toscani sul tema della censura a partire dalla sua campagna sociale per il marchio Nolita, della stessa azienda che produce il marchio RaRe, la Flash&Partners http://www.abitpuliti.org/ -:
quali iniziative il Governo intenda intraprendere affinché siano rispettati e salvaguardati i diritti umani ed i diritti sindacali e di espressione per i lavoratori che prestano la loro mano d'opera per la produzione di marchi internazionali come Gstar, Mcxx, Tommy Hilfiger, Gap, Guess e gli italiani Armani e Rare nonché quelli di espressione per i difensori dei diritti umani come previsto dalla dichiarazione ONU del 1998 - Declaration on Human Rights Defenders.
(5-01861)
Interrogazione a risposta scritta:
BIANCOFIORE. - Al Ministro degli affari esteri, al Ministro dell'interno, al Ministro per gli affari regionali e le autonomie locali. - Per sapere - premesso che:
già qualche mese fa, come riportato dalla stampa nazionale e locale, e da me personalmente constatato, la dottoressa Eva Klotz aveva apposto 800 cartelli monolingui in lingua tedesca all'ingresso di 116 comuni dell'Alto Adige, riportanti testualmente la scritta in sola lingua tedesca Suedtirol ist nicht Italien, vale a dire, «L'Alto Adige non è Italia»;
la stessa aveva dichiarato che quei cartelli erano di benvenuto per i turisti affinché sapessero chiaramente che «l'Alto Adige, secondo la sua idea, non appartiene all'Italia»;
tali cartelli hanno inasprito tensioni fra i gruppi linguistici in Alto Adige, offendendo il gruppo italiano per questo atteggiamento separatista e avverso allo Stato italiano, che molto ha fatto per integrare la popolazione di lingua tedesca della Provincia Autonoma di Bolzano concedendole l'Autonomia speciale più ampia d'Europa;
sul caso, oltre ad una interrogazione della medesima sottoscritta interrogante rimasta senza risposta, era già stato presentato un esposto da altri partiti politici, con il quale si chiedeva una valutazione del magistrato per ravvisare eventuali estremi di reato;
tale iniziativa si ritiene essere vilipendio e tanto più grave in quanto compiuta da una consigliera regionale che ha giurato sulla Costituzione italiana e che continua a percepire dallo Stato italiano un lauto stipendio per i suoi incarichi politico istituzionali;
qualche settimana fa, la signora Klotz ha nuovamente innescato forti provocazioni, scoprendo una targa ancorata al confine del Brennero con il messaggio in tedesco «L'Alto Adige non è Italia», in occasione dell'anniversario della vittoria e dell'arrivo delle truppe italiane nel 1918 che spinsero gli austriaci ad indietreggiare verso Vienna dopo la morte di 600.000 soldati italiani;
in quella circostanza è stata altresì rimossa una corona d'alloro al cippo del Brennero per i nostri caduti italiani ma anche austriaci, sostituita con un'altra listata a lutto di matrice revanscista per il Tirolo Unito;
detta provocazione ha rappresentato una sì grave violazione delle amichevoli relazioni internazionali fra l'Austria e l'Italia e che l'Italia ha sempre garantito;
la gendarmeria austriaca ha dapprima deciso per la rimozione della targa solo in quanto avrebbe costituito «un disturbo per gli automobilisti che potrebbero venire distratti e questo è contrario al codice stradale austriaco»;
si apprende con sconcerto che successivamente, la stessa gendarmeria austriaca, ha riesaminato questa circostanza, autorizzando il movimento Südtirol Freiheit che fa capo alla consigliera Klotz, a riposizionare la stessa targa al confine del Brennero, fornita inoltre di una videocamera di controllo contro altri atti da loro ritenuti «vandalismi», tesi a cancellare il nicht-non da parte evidentemente di qualche italiano esasperato;
la collocazione del gruppo della signora Klotz, esponente del neo partito Süd-Tiroler Freiheit (libertà sudtirolese) - formazione politica ispirata agli ex terroristi degli anni sessanta ritenuti «eroi» - trova radici nell'area dell'estremismo con connotazione spiccatamente secessionista ed antitaliana;
l'Unione europea è fondata sul patto di adesione degli Stati nazionali che si riconoscono nei propri confini, impegnandosi a sviluppare una politica di collaborazione nel rispetto delle reciprocità;
ad avviso dell'interrogante l'iniziativa della signora Klotz quindi, viola espressamente i princìpi di libertà e rispetto dell'identità nazionale, inequivocabilmente affermati dal Trattato che adotta una Costituzione per l'Europa (firmato e già ratificato da entrambi i Paesi, pur non essendo ancora entrato in vigore);
questo è l'ennesimo atto posto in essere da esponenti politici del mondo di lingua tedesca altoatesino contro lo Stato italiano e di pesante provocazione nei confronti della comunità italiana dell'Alto Adige, minoranza in terra italiana;
sorprendente e mortificante è stato il silenzio ufficiale mantenuto su questo caso sia dal Governo Prodi, che dal Presidente della Provincia Autonoma di Bolzano Luis Durnwalder -:
cosa intenda fare il Governo italiano per difendere l'onore e l'unità dello Stato italiano e per mettere fine a quelle che all'interrogante, preoccupata per le tensioni emergenti fra i gruppi, appaiono vere e proprie istigazioni politiche che rischiano di far tornare l'Alto Adige indietro nella storia a capitoli che vorremmo vedere superati;
quali iniziative intenda assumere, considerato che il nulla osta dell'Austria alla ricollocazione della targa Suedtirol ist nicht Italien, potrebbe essere interpretato quale mancanza di rispetto dell'Austria nei confronti del nostro Paese, nonché chiaro pretesto per esprimere parere favorevole alla teoria della signora Klotz, secondo la quale il Sudtirolo non appartiene allo Stato italiano, oltre ad un'evidente premessa di riattivazione di quella asserita «funzione di tutela», cessata con la quietanza liberatoria del 1992, nei confronti del gruppo tedesco in Alto Adige;
se il Governo non intenda necessario dare piena applicazione, per quanto di sua competenza, alla cosiddetta legge Mancino in materia di razzismo (recentemente modificata
dalla legge di integrazione al codice penale in materia di reati d'opinione);
se la reiterata menomazione dell'indipendenza e dell'unità dell'Italia ad opera della signora Klotz, non debba portare ad adottare iniziative normative volte a porre fuori legge, come già accaduto in passato in altri Stati europei (leggasi la Spagna) con Batasuna, partiti e sedicenti gruppi folcloristici che continuino a macchiarsi deliberatamente e senza motivi di reati specie all'approssimarsi di ogni tornata elettorale;
se il Ministro degli esteri intenda in particolare rappresentare - com'è d'uso in circostanze del caso - la «sorpresa» del Governo italiano per l'iniziativa unilaterale dell'Austria - contraria ai trattati europei - nel presupposto che la sottoscritta interrogante considera scontato, che l'iniziativa stessa non fosse concordata col Governo italiano.
(4-05885)