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Allegato B
Seduta n. 259 del 15/12/2007
BENI E ATTIVITÀ CULTURALI
Interrogazioni a risposta in Commissione:
VILLARI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
la Soprintendenza archeologica di Pompei è un istituto autonomo che, a differenza delle altre Soprintendenze, non deve consegnare all'erario dello Stato i propri cespiti per vedersene poi riassegnare una parte, ma li gestisce in piena indipendenza e autogestione;
i programmi della Soprintendenza non sono quindi sottoposti all'approvazione ed al finanziamento da parte del Ministero per i beni e le attività culturali, ma sono vagliati da un Consiglio di Amministrazione, composto da tre membri (il Soprintendente, il Direttore Amministrativo - il cosiddetto manager, figura creata in esclusiva per Pompei - e un Funzionario designato dal Soprintendente, che ne è anche il Presidente), a cui spetta di stabilire come debbano essere impiegati i fondi, quali interventi realizzare e con quali risorse. Da segnalare che le spese del personale sono a carico dello Stato e, di conseguenza, non incidono sul bilancio della Soprintendenza;
i proventi che la Soprintendenza è completamente libera di introitare e gestire normalmente, al di là dei finanziamenti straordinari per la realizzazione di specifici progetti finanziati in questi anni con i fondi comunitari dalla Regione Campania nei fondi POR, derivano dalla vendita dei biglietti di ingresso e dalla gestione dei servizi aggiuntivi (bookshop, visite guidate, caffetteria, eccetera), affidati mediante gara di appalto da oltre 4 anni (l'attuale gestore ha ottenuto una proroga di 2 anni, in scadenza a fine anno, oltre i 4 previsti dalla legge Ronchey);
i visitatori di Pompei sono in media tra i 2,5 e i 3 milioni l'anno e, di conseguenza, gli incassi annuali della Soprintendenza si aggirano tra i 23 e i 26 milioni di euro. Tali fondi servono per la gestione dell'ordinario della Soprintendenza e per il funzionamento (pagamento canoni, pulizie, eccetera), oltre che per la realizzazione di quanto serve per la conduzione della stessa, compresa la manutenzione del sito;
nella precedente legislatura l'allora Ministro dei beni culturali ed ambientali prelevò dalle casse di Pompei 30 milioni di euro - fondi non spesi e neppure impegnati (quindi a rischio di perenzione, cioè di essere definitivamente perduti e di essere riassorbiti nel bilancio dello Stato iscritti come fondi non utilizzati) - per destinarli a vari interventi urgenti nel campo dei beni culturali. In molti allora protestarono per la sottrazione di queste risorse, sottolineando la urgente necessità di interventi di manutenzione per Pompei;
nello scorso mese di ottobre una trasmissione televisiva sul canale LA 7 ha denunciato «lo sfascio di Pompei» e il pubblico ha potuto vederne documentate le prove che, come affermato dallo stesso Soprintendente - intervistato nell'occasione - era dovuto non solo al malcostume, alla difficile gestione del personale ed a quant'altro, ma anche e soprattutto ad una carenza di manutenzione, non eseguita da anni per mancanza di fondi e di programmazione. Le immagini e le dichiarazioni del Soprintendente hanno inoltre documentato come gli intonaci dipinti e gli affreschi delle case stiano letteralmente cadendo a pezzi, lo stato di abbandono in cui versano i servizi igienici a disposizione dei visitatori ed altro ancora, individuandone come causa l'endemica mancanza di una manutenzione programmata e di progettualità di intervento;
a parere dell'interrogante è il caso il caso di evidenziare alcuni punti:
1) compito delle Soprintendenze è la conservazione e la tutela dei beni di cui sono consegnatarie, quindi la manutenzione e la conservazione di Pompei spettano alla stessa Soprintendenza;
2) a questo scopo la Soprintendenza di Pompei introita direttamente i cespiti sopra indicati;
3) attualmente, nelle casse della Sovrintendenza di Pompei risultano non impegnati e quindi non destinati a nessun intervento circa 52 milioni di euro, il corrispettivo di circa due anni di bigliettazione;
per Ercolano, altro sito archeologico dipendente dalla medesima Soprintendenza, è stata denunziata una situazione di abbandono analoga a quella di Pompei. Nel corso della sopra ricordata trasmissione televisiva, l'attuale dirigenza ha richiamato la carenza dei sistemi di sorveglianza delle aree archeologiche quale ulteriore causa del degrado documentato. Ad Ercolano infatti, poco tempo fa, è avvenuta una rapina a mano armata con furto di reperti preziosissimi. La Soprintendenza competente è stata destinataria di circa 1.200.000 euro nell'ambito dei POR 2000-6 del PON Sicurezza, erogazione finalizzata proprio al potenziamento dei sistemi di sicurezza. Recentemente però la stessa Soprintendenza ha restituito come non impegnati - né tantomeno spesi o destinati a qualsivoglia intervento - circa 500.000 euro destinati immediatamente dal Ministero ad altre Soprintendenze -:
quali iniziative intenda assumere affinché siano garantite conservazione, manutenzione e valorizzazione di Pompei e Ercolano, due dei siti archeologici tra i più celebri al mondo.
(5-01863)
COSSIGA. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
nella risposta all'atto ispettivo 4-04618, codesto ministero confermava l'intenzione di procedere all'accorpamento in un unico ente delle Soprintendenze per i beni archeologici attualmente operative nella Regione Sardegna;
la Soprintendenza di Sassari e Nuoro:
ha competenza su un territorio complessivamente più vasto di quella di Cagliari e Oristano;
impiega un totale di circa 300 unità di personale contro meno di 150;
è articolata in quattro sedi periferiche coordinate da funzionari C3 (Porto Torres, Perfugas, Nuoro e Olbia), mentre quella di Cagliari non ha sedi periferiche coordinate da funzionari C3;
dispone di ampi spazi sia presso la sede principale di Sassari, compreso un alloggio per il Soprintendente all'interno del museo Sanna sia presso il Centro Restauro di Li Punti, ove è in corso di costituzione la scuola di alta formazione per il Restauro, mentre a Cagliari gli spazi presso la Cittadella dei Musei sono già insufficienti e senza possibilità di ampliamento -:
se non ritenga più confacente alle esigenze della futura Soprintendenza Unificata per la Regione Sardegna prevedere che la sua sede sia a Sassari.
(5-01864)