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Allegato B
Seduta n. 260 del 18/12/2007
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LAVORO E PREVIDENZA SOCIALE
Interrogazioni a risposta immediata:
DI SALVO, BUFFO, PETTINARI, LEONI, FUMAGALLI, BANDOLI, ZANOTTI, POLETTI, NICCHI, SASSO, TRUPIA, D'ANTONA, SCOTTO, AURISICCHIO, ATTILI, LOMAGLIO, MADERLONI, ROTONDO e CIALENTE. - Al Ministro del lavoro e della previdenza sociale. - Per sapere - premesso che:
la legislazione dei Governi della XIV legislatura, ad avviso degli interroganti in violazione della Carta costituzionale, ha cancellato il limite di durata massima giornaliera dell'orario di lavoro;
occorre ripristinare questo elemento minimo di civiltà del lavoro, con tutta l'urgenza resa necessaria dai drammatici fatti di Torino, in cui hanno perso la vita cinque operai giunti alla dodicesima ora consecutiva di lavoro;
ciò deve tradursi, in attuazione dei principi di cui agli articoli 32 e 36 della Costituzione e, in particolare, dell'obbligo della Repubblica di tutelare la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività, nell'integrazione della vigente disciplina legale dell'orario di lavoro;
è opportuno che la durata normale massima della prestazione lavorativa giornaliera sia fissata in misura non superiore alle 8 ore, fermi restando i limiti inferiori eventualmente stabiliti dalla contrattazione collettiva e nel rispetto della durata massima settimanale di 48 ore, fissata dalla direttiva comunitaria 2003/88/CE;
alla durata normale giornaliera dell'orario non potranno cumularsi più di due ore di lavoro straordinario -:
quali concrete iniziative intenda assumere il Governo per stabilire una nuova disciplina legale dell'orario di lavoro improntata al riconoscimento degli elementi minimi di regolazione della materia citati in premessa.
(3-01504)
MELLANO. - Al Ministro del lavoro e della previdenza sociale. - Per sapere - premesso che:
sulla base degli ultimi dati dell'Istat sul lavoro nero, nel 2004 il tasso di irregolarità nel lavoro, calcolato come incidenza delle unità di lavoro non regolari sul totale delle unità di lavoro, era pari al 13,4 per cento, corrispondente a 3.269 unità di lavoro;
il tasso d'irregolarità si concentra nell'agricoltura (33 per cento), nei servizi (14,6 per cento) e nelle costruzioni (12,4 per cento) e, per quanto riguarda la ripartizione territoriale, al Sud (22,8 per cento) e al Centro (12,3 per cento);
il maggior numero di lavoratori irregolari si registra nei servizi con 2.321 unità di lavoro (72 per cento delle unità di lavoro irregolari totali) e nel Mezzogiorno con 1.534 unità di lavoro (48 per cento delle unità di lavoro irregolari totali);
dall'attività svolta dagli ispettori del ministero del lavoro e della previdenza sociale è emerso che:
a) nei primi sei mesi del 2007, per ogni 100 aziende ispezionate, ben 63 sono state trovate irregolari, variando la fattispecie dal cosiddetto «lavoro nero» a irregolarità di minore entità;
b) dai dati complessivi diffusi dal ministero del lavoro in seguito all'attività ispettiva svolta risulta che il numero delle aziende risultate non in regola con la vigente normativa è pari a 102.379 unità e che tale quantità è superiore del 22,94 per cento rispetto ad analoga attività ispettiva svolta nel primo semestre dell'anno 2006;
c) il numero dei lavoratori irregolari accertati dalle ispezioni è pari 136.200 individui, con un incremento rispetto al primo semestre dell'anno 2006 del 50,11 per cento;
d) di questi lavoratori irregolari ben 62.271 sono lavoratori cosiddetti «totalmente in nero», con un incremento rispetto al primo semestre dell'anno 2006 pari all'8,88 per cento;
e) dai risultati dell'attività ispettiva il recupero dei contributi e premi evasi è cresciuto del 15,66 per cento rispetto al primo semestre dell'anno 2006;
numerosi economisti e giuslavoristi sostengono che fra le cause del lavoro irregolare, soprattutto nel Mezzogiorno, quella che incide maggiormente è l'incompatibilità dei livelli salariali minimi stabiliti dai contratti collettivi nazionali con il costo della vita, con i livelli di produttività e di redditività delle imprese del Sud e con i costi aggiuntivi che devono sostenere le aziende nel Mezzogiorno per carenza d'infrastrutture e per l'alto tasso di criminalità;
la pratica d'integrare il sussidio di disoccupazione con il lavoro irregolare, soprattutto per la cassa integrazione e la mobilità, che prevedono generose integrazioni al reddito di lunga durata, appare sempre più diffusa in assenza di una effettiva integrazione fra le politiche passive - i sussidi di disoccupazione - e le politiche attive, cioè il complesso integrato di servizi personalizzati che aiuti il lavoratore a essere più occupabile e, quindi, a trovare più velocemente un nuovo posto di lavoro, oltre che a rendere difficoltoso lavorare in modo irregolare;
in particolare, sarebbe necessaria la previsione della stesura di un patto di servizio che vincoli i lavoratori disoccupati a svolgere specifiche e determinate attività formative e di orientamento, al fine di consentire una riqualificazione professionale;
di converso, il lavoratore dovrebbe contestualmente impegnarsi all'accettazione di proposte di lavoro da parte dei servizi per l'impiego pubblici e privati, risultato ottenibile solo realizzando un'organica riforma che qualifichi nel senso indicato il sistema degli ammortizzatori sociali -:
se l'incremento dei lavoratori irregolari accertati dalle ispezioni sia sintomo dell'aumento del tasso d'irregolarità oppure della maggiore incisività dell'azione ispettiva e se non si ritenga urgente vincolare, con opportune politiche di welfare to work, l'erogazione di tutti i sussidi di disoccupazione all'effettiva sottoscrizione, da parte del lavoratore che ha perso il lavoro, di un patto di servizio avente le caratteristiche indicate in premessa.
(3-01505)
LA RUSSA, MENIA, LAMORTE, ANTONIO PEPE, GERMONTANI, PROIETTI COSIMI, LEO, FILIPPONIO TATARELLA, PEDRIZZI, MOFFA, CICCIOLI, PATARINO, DE CORATO, MIGLIORI, MINASSO, BELLOTTI, AIRAGHI e LISI. - Al Ministro del lavoro e della previdenza sociale. - Per sapere - premesso che:
dopo il blocco dei tir, una nuova raffica di scioperi minaccia le prossime festività natalizie. Ad incrociare le braccia, infatti, potrebbero essere gli operatori dei settori del trasporto e del commercio, nonché i farmacisti;
in particolare, Fit-Cgil, Fut-Cisl e Uil trasporti minacciano l'astensione dal lavoro se non saranno convocati dal Governo in relazione alla vendita di Alitalia, mentre i piloti dell'aviolinea e quelli che fanno parte della Campania Eurofly hanno già proclamato lo sciopero, rispettivamente, per i giorni 7 e 8 gennaio 2008;
sul piede di guerra vi sono anche i lavoratori delle ferrovie, Fit-Cgil, Fit-Cisl, Uil-Trasporti, Fast-Ferrovie, Ugl-Trasporti e Orsa-Ferrovie hanno indetto uno stop di 24 ore delle Ferrovie dello Stato nella seconda metà del mese di gennaio 2008;
un'ondata di scioperi territoriali nel trasporto locale sono previsti a partire dall'11 gennaio 2008 in alcune delle principali città italiane, da Napoli a Torino, con diverse modalità;
anche i sindacati del settore del commercio hanno confermato lo sciopero per il 21 e il 22 dicembre 2007, proprio a ridosso delle feste natalizie, per il rinnovo del contratto; venerdì 21 dicembre 2007 si fermeranno, per l'intera giornata, le imprese del commercio operative cinque giorni, mentre il 22 dicembre 2007 sarà la volta, sempre per tutto il giorno, di tutti gli altri lavoratori, compresi i dipendenti delle farmacie private;
nel frattempo, continua anche la protesta dei metalmeccanici per la chiusura, entro l'anno, della vertenza sul rinnovo del contratto; Fim, Fiom e Uilm hanno proclamato dal 1o al 21 dicembre 2007 otto ore di sciopero articolato, territoriale e aziendale;
a ridosso del 25 dicembre 2007 sciopereranno, molto probabilmente, anche i lavoratori del settore elettrico: Filcem-Cgil, Flaei-Cisl, Uilcem-Uil hanno proclamato l'astensione del lavoro straordinario per il periodo che va dal 19 dicembre 2007 al 23 gennaio 2008, mentre per il personale addetto alle centrali di produzione elettrica l'astensione riguarderà le ultime 4 ore del turno del mattino e le prime 4 ore del turno del pomeriggio;
ad avviso degli interroganti, il Governo si è sinora dimostrato oggettivamente incapace di intraprendere opportune iniziative di mediazione, al fine di garantire, anche in occasione delle prossime festività natalizie, l'erogazione di fondamentali servizi, non solo pubblici, per l'intera collettività -:
quali concrete iniziative il Governo stia assumendo per impedire che, in Italia, i cittadini siano penalizzati dall'ondata di scioperi di settore già proclamati per i prossimi giorni, che, nel caso in cui si verificassero, dimostrerebbero, ancora una
volta, l'assenza di lungimiranti politiche governative volte ad assicurare la piena funzionalità dei servizi essenziali.
(3-01506)