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Allegato B
Seduta n. 262 del 20/12/2007
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AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE
Interrogazioni a risposta scritta:
FARINONE. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro per i beni e le attività culturali, al Ministro delle infrastrutture, al Ministro dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il Comune di Monza con deliberazione della Giunta Comunale n. 182 del 31 marzo 2005, stabiliva di impugnare avanti il Tribunale Superiore delle Acque Pubbliche il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 10 dicembre 2004 con il quale è stata approvata una variante al PAI (piano di assetto idrogeologico) 2001 che interessava anche il territorio di Monza;
con successiva deliberazione della Giunta del Comune di Monza, n. 10 del 16 gennaio 2007, si stabiliva di proporre motivi aggiunti all'ordinario ricorso, proponendo una perizia geologica nella quale si ravvisava la non fattibilità dello scolmatore e si contestavano i dati inesatti, relativi
all'esondazione, che nel 1976 aveva già superato il limite della «strada romana» in località Cascinazza;
detto decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 10 dicembre 2004 prevedeva, tra le altre disposizioni, un canale scolmatore in grado di deturpare il Parco storico;
a seguito del citato decreto del Presidente del Consiglio, il Comune di Monza, in data 29 novembre 2006, provvedeva a inviare delle osservazioni, presso il Ministero per i Beni Culturali e alla Soprintendenza per i Beni architettonici e per il Paesaggio per le Province di Milano, Bergamo, Como, Pavia, Sondrio, Lecco, Lodi e Varese, per evidenziare le problematiche annesse al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 10 dicembre 2004, per chiedere di tutelare il Parco e di individuare le aree di specifica elaborazione, studio e progetto per l'area o vasca naturalizzata di espansione nel caso di esondazione del fiume, prima di porre in essere scelte urbanistiche irreversibili;
a tale missiva, il Ministero citato rispondeva attraverso nota Prot. N. DG/BAP/S02/01.07.04/23418/2006, fasc. 3, del 22 dicembre 2006, nella quale si dichiarava «Ritenuto di condividere tutte le preoccupazioni e motivazioni addotte dal Sindaco di Monza contro la realizzazione del progetto in argomento si richiede a codesti Uffici di porre in essere tutte le possibili azioni a tutela del bene culturale in questione»;
in data 18 gennaio 2007, perveniva presso il Comune di Monza, un'ulteriore lettera del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, direzione generale per i beni culturali e paesaggistici della Lombardia, nella quale relativamente alle osservazioni proposte dallo stesso Comune, si riscontrava che «dal punto di vista squisitamente ambientale-naturalistico, l'arretramento del percorso del canale peggiora la situazione in maniera sensibile, dal momento che, tra l'altro prevede il disboscamento di alcune aree. Parrebbe, dunque necessario un riesame congiunto, multidisciplinare, di eventuali soluzioni alternative che possano soddisfare le istanze di tutti i soggetti coinvolti direttamente o indirettamente, in considerazione anche delle numerose osservazioni e perplessità pervenute in sede di adozione della Variante PAI, da parte degli enti locali interessati.»;
in seguito il Comune di Cologno Monzese interveniva con memorie ad adiuvandum, a quella depositata dal Comune di Monza, innanzi al Tribunale Superiore delle Acque Pubbliche, dove si era posto il contenzioso;
la Giunta Comunale di Monza, con la delibera n. 696 del 6 novembre 2007 che titola «Abbandono giudizio R.G. N. 81/05 Tribunale Superiore delle Acque» ha deciso la rinuncia da parte del Comune di Monza al giudizio già previsto per lo scorso 5 dicembre;
se venisse confermata la previsione attualmente prevista nel Piano di Assetto Idrogeologico si produrrebbe una situazione molto grave per il territorio che interessa numerosi Comuni lungo il fiume Lambro;
in particolare l'approvazione della variante al piano stralcio-fasce fluviali del fiume Lambro, comporterebbe la devastazione di una parte importante del paesaggio del Parco di Monza, della Villa Reale e dei Giardini, ritenuti ad alto valore storico, culturale e ambientale;
determinerebbe, inoltre, un peggioramento grave della situazione di rischio di zone abitate a San Maurizio di Cologno e in generale nel tratto di fiume sino a Milano, dovuto alla reimmissione in Lambro di forti portate in un punto già di forte criticità;
l'opera così come prospettata nel decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 10 dicembre 2004, comporta oneri di realizzazione e di manutenzione elevati, stimati circa 20 volte superiori a quelli stanziati per l'emergenza della piena verificatasi nel 2002 (piena cinquantennale);
tale opera presenterebbe modalità costruttive che servono a deviare una portata pari al 90 per cento della portata di piena di progetto e avrebbe come effetto la drastica riduzione delle portate ordinarie nel Lambro, poiché soltanto 2 mc/s di acqua possono fluire in detto fiume, prima che si attivi lo sfioro nel canale laterale, simile ad una portata caratteristica di magra -:
se i ministri interrogati non intendano sollecitare l'AIPO (Autorità Interregionale del Po) affinché venga redatto un serio studio non di canalizzazione del fiume Lambro, ma di sua «rinaturalizzazione» secondo i principi guida dell'ingegneria naturalistica che prevedono interventi non invasivi dell'ambiente spondale, bensì opere di mitigazione e compensazione programmate di ben diversa tipologia, entità e costo di realizzazione rispetto al previsto canale scolmatore;
se gli stessi ministri siano a conoscenza delle motivazioni che hanno indotto l'attuale giunta a rinunziare al giudizio promosso presso il Tribunale Superiore delle Acque;
se non si ravveda la necessità di proseguire la causa in corso nell'interesse generale sino al pronunciamento della sentenza da parte del Tribunale Superiore delle Acque, dato che la contestazione della Variante al Piano di Assetto Idrogeologico da parte del Comune di Monza riguarda opere che hanno una ricaduta di interesse generale su altri Comuni a monte ed a valle, e riduce le fasce di protezione fluviale rendendo possibili interventi edificatori, che comprometterebbero irrimediabilmente una differente regimazione delle acque ed impedirebbero il mantenimento di alcune aree di esondazione di fondamentale importanza.
(4-05984)
CARUSO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
con ordinanza n. 6294 del 30 ottobre 2007, pubblicata nel Bollettino Ufficiale Regione Calabria del 14 novembre 2007, il commissario all'emergenza rifiuti prefetto Montanaro ha deciso il raddoppio dell'inceneritore di Gioia Tauro;
il raddoppio dell'unico inceneritore previsto nel territorio calabrese dalla predetta ordinanza commissariale, quello di Gioia Tauro, comporterà lo smaltimento dei rifiuti dell'intera Calabria pari a 240.000 tonn./annue più 30.000 tonn./annue di rifiuti speciali, con passaggio all'interno dei centri abitati di Gioia Tauro e Rosarno di oltre 350 camion al giorno, che comporteranno ulteriore aumento di inquinamento da gas di scarico e da contatto gomma asfalto;
il sito dell'impianto del primo inceneritore già in funzione dall'inizio del 2005 e il suo raddoppio sono stati individuati al confine tra i comuni di Gioia Tauro e Rosarno, precisamente in Contrada Cicerna, in linea d'aria a 500 metri dall'abitato della frazione Bosco di Rosarno, a 1,5 Km dal Porto e a meno di 3 Km dai centri abitati di Gioia Tauro, Rosarno e San Ferdinando;
Contrada Cicerna si trova esattamente a ridosso della popolosa e lussureggiante area del Bosco di Rosarno: una terra ricca di verde e di agrumi di circa 400 ettari che con i suoi fertili agrumeti, la cui produzione di «clementine» della zona risulta tra le più qualitative dell'intera produzione nazionale, e le migliaia di esemplari di ulivi secolari, è stata definita «il polmone verde della Piana di Gioia Tauro»;
in questa fascia di territorio, tra i centri di Gioia Tauro, Rosarno, San Ferdinando e Rizziconi, vivono circa 50 mila abitanti, ovvero quasi il 40 per cento dell'intera popolazione della Piana;
la costruzione del secondo inceneritore era stata prevista dal piano regionale dei rifiuti nella zona nord della Calabria ma, dopo la protesta dei residenti, non se ne fece nulla;
il primo inceneritore è in funzione dall'inizio del 2005 a pieno ritmo nonostante
non sia mai stata (a tutt'oggi) rilasciata una valutazione di impatto ambientale (V.I.A.) a tutela della salute pubblica dei cittadini, della fauna, dell'acqua e della flora; inoltre, non è dato a sapere se vi è una valutazione d'impatto ambientale per il raddoppio e, qualora vi fosse, com'è stato possibile rilasciarla in assenza di una VIA per il primo impianto in funzione;
va tenuto presente che la costruzione del raddoppio dell'inceneritore di Gioia Tauro è solo uno degli ultimi esempi di scelte miopi e irresponsabili nei confronti della popolazione della Piana. Infatti sempre in quel fazzoletto di terra di 400 ettari sono già presenti:
un inceneritore da 120.000 tonnellate di rifiuti annui;
un mega-depuratore collocato addirittura all'interno del centro abitato di Gioia Tauro, impianto mal funzionante che in svariati periodi dell'anno emana odori nauseabondi e terrificanti compromettendo la salute e la tranquillità dei residenti;
una mega-discarica satura;
sono in fase di realizzazione:
un altro inceneritore da 120.000 tonnellate;
una centrale turbo gas da 800 MW;
un'altra discarica da costruire;
un mega-elettrodotto da 380.000 V;
sono stati approvati i progetti per:
un rigassificatore da 12 Gmc annui;
altre due centrali elettriche;
un'isola ecologica per il trattamento di rifiuti ospedalieri speciali; studi di personalità di spicco della comunità medico-scientifica nazionale ed internazionale hanno da tempo lanciato l'allarme sulle emissioni altamente tossiche emesse da questi impianti, primi tra tutti gli inceneritori;
va, altresì, ricordato che la Piana di Gioia Tauro, peraltro contigua ai due Parchi nazionali d'Aspromonte e delle Serre, è una zona a vocazione eminentemente agricola e turistica e che deve essere valorizzata quale area di eccellenza ambientale;
il movimento per la difesa del territorio Calabria, movimento di cittadini della Piana, forti di ben 8.000 firme di cittadini che hanno firmato in pochi mesi una petizione contro il raddoppio dell'inceneritore di Gioia Tauro, i 33 sindaci dei comuni del territorio, le parti sociali CGIL, Cisl e Uil, le O.P. di agrumi e di olive ed il consiglio provinciale di Reggio Calabria, si sono decisamente opposti al raddoppio dell'inceneritore dei rifiuti di Gioia Tauro;
in particolare i sindaci della piana di Gioia Tauro, riuniti in conferenza il 21 novembre 2007, in Palmi presso l'ex Asl 10, per discutere il seguente ordine del giorno: «Problematiche generali relative ai rischi di inquinamento ambientale nella piana di Gioia Tauro con particolare riferimento alla seconda linea del termovalorizzatore di Contrada Cicerna del comune di Gioia Tauro ed eventuali iniziative da assumere a tutela della salute dei cittadini» hanno approvato all'unanimità un documento con il quale hanno deciso di chiedere al commissario per l'emergenza ambientale l'immediato congelamento del piano per i rifiuti ed al presidente della giunta regionale, agli assessori regionali, ai capigruppo del consiglio regionale, al presidente del consiglio regionale, l'immediata sospensione di ogni attività amministrativa diretta alla realizzazione del raddoppio del termovalorizzatore;
sempre in tale documento i sindaci hanno deciso di chiedere al commissario per l'emergenza ambientale ed al presidente della giunta regionale un tavolo di concertazione che affronti i problemi complessivi del piano energetico e dei rifiuti, nonché ogni problematica che investe l'ambiente sul territorio ed in particolar modo quelle relative al rigassificatore, alla centrale turbo-gas e, da ultimo, anche alle problematiche relative alla depurazione
delle acque con particolare riferimento al depuratore di Gioia Tauro;
è dello scorso 5 luglio 2007 la notizia che l'Arpa Calabria, agenzia regionale per la protezione dell'ambiente e l'Amministrazione provinciale di Reggio Calabria, durante un seminario tenutosi presso la sala consiliare del comune di Gioia Tauro, hanno dichiarato, dopo rilievi svolti, che l'aria nella cosiddetta Piana non è salubre e che le verifiche non sono adeguate;
in particolare gli stessi hanno affermato che dai rilievi svolti per diversi fattori l'aria che si respira nella Piana di Gioia Tauro è inquinata oltre le soglie minime e, rispetto ai rilevamenti delle emissioni nocive prodotte dall'inceneritore di rifiuti, la pubblica amministrazione e l'operatore privato che da tre anni gestisce l'impianto d'incenerimento non hanno ancora adeguato il sistema di verifica incrociata dei dati;
sempre in tale occasione l'Arpacal ha dichiarato, ufficialmente e pubblicamente, in relazione ai rilievi effettuati dei fattori inquinanti nei primi sei mesi del 2007, che vi sono stati degli sforamenti dei limiti soglia come registrati presso le postazioni di Polistena ben 11 volte e Laureana di Borrello ben 16 volte ed ancora, cosa più grave, vi è un buco di 15 giorni nel mese di febbraio 2007 in cui i dati mancano completamente;
l'Amministrazione provinciale dal canto suo ha dichiarato che sono due i limiti principali che si riscontrano nel sistema: la società che gestisce l'inceneritore non comunica all'amministrazione i dati completi di tutti i parametri e soprattutto l'amministrazione provinciale non conosce la situazione in tempo reale. Inoltre, per quest'ultima, la società che gestisce l'inceneritore dei rifiuti di Gioia Tauro, ha violato la convenzione che obbliga tale società a installare altre quattro postazioni, due per la provincia e l'Arpacal e due divulgative con informazioni ai cittadini che non risultano essere stati sistemati; i cittadini della Piana rilevano e registrano il tutto, sbalorditi e preoccupati, dopo tre anni che l'inceneritore di Gioia Tauro è già in funzione;
il primo impianto d'incenerimento rifiuti di Gioia Tauro è in funzione a pieno ritmo sin dall'inizio dell'anno 2005 senza una valutazione d'impatto ambientale (VIA). A tal proposito si significa che in data 5 luglio 2007 la corte di giustizia europea ha condannato lo Stato italiano per la mancata VIA alla Terza linea dell'inceneritore Asm di Brescia e per non aver comunicato gli atti al pubblico, ritenendo evidentemente di nessun valore una procedura di VIA espletata ad impianto già autorizzato e già funzionante;
in ogni caso l'autorizzazione a procedere al raddoppio, emessa in assenza di una valutazione d'impatto ambientale per il primo inceneritore, appare palesemente lesiva del disposto di cui all'articolo 32 della Costituzione, secondo il quale «La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività»;
in attuazione del fondamentale «principio di precauzione» di derivazione comunitaria, che dovrebbe improntare ogni scelta in questo campo, compete all'Amministrazione dimostrare l'assoluta innocuità degli impianti e se vi era anche il minimo dubbio circa la loro pericolosità sulla stessa incombesse procedere ad ulteriori approfondimenti, in contraddittorio con i professionisti (medici) e associazioni ambientaliste che tali dubbi avevano e stanno sollevando;
la Suprema corte di cassazione (cass., sez. unite, 27 luglio 2000, n. 9893), legittima ad agire - anche in via preventiva, ossia in presenza di un mero pericolo di lesione per la tutela della salute (intesa come integrità psico fisica) e per la tutela del diritto a vivere in un ambiente salubre nonché a richiedere il risarcimento del cosiddetto «danno esistenziale», consistente nel turbamento psichico determinato dalla preoccupazione per il rischio, con le conseguenti limitazioni del normale
svolgimento della vita (confrontare Cass., sez. unite, 21 dicembre 2002 n. 2515; 11 gennaio 2001, n. 329, eccetera);
a tutt'oggi, nonostante l'inceneritore di Gioia Tauro sia in funzione dall'inizio 2005, non è dato a sapere dove vengono smaltite le ceneri residue dalla termodistruzione dei rifiuti, altamente cancerogene e per legge da conferire in una discarica di tipo B1 non presente né a Gioia Tauro né in provincia di Reggio Calabria;
per ben tre volte i lavoratori portuali sono stati costretti ad interrompere la loro attività all'interno del terminal containers per la presenza di nubi gassose e aria che ha comportato loro malesseri varie irritazione alle vie respiratorie -:
quali iniziative intendano porre in essere per la sospensione cautelativa del progetto di raddoppio dell'inceneritore di Gioia Tauro;
quali iniziative intendano attuare, per le parti di competenza, al fine di tutelare la salute pubblica dei cittadini residenti nella piana di Gioia Tauro, dei lavoratori portuali e degli abitanti di Contrada Cicerna;
quali iniziative intendano porre in essere per fare cessare l'emergenza rifiuti in Calabria e rimettere in discussione il piano dei rifiuti regionale e piano energetico di cui in premessa.
(4-05986)
CACCIARI e BURGIO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
in data 8 agosto 2002 è stato sottoscritto un protocollo d'intesa tra la SIEM Spa (Società intercomunale ecologica mantovana) e la ditta SILLA Srl del Gruppo Mauro Saviola finalizzato al «Recupero energetico di rifiuti speciali non pericolosi mediante produzione di energia termica in impianto dedicato» attraverso il quale le due società convenivano di dar corso a iniziative di recupero energetico mediante impiego di Combustibile da Rifiuti (CDR) presso lo stabilimento di Sustinente (Mantova);
la fornitura di CDR era garantita da SIEM Spa e tale CDR sarebbe stato utilizzato presso lo stabilimento SILLA di Sustinente (Mantova) - ora SAMA srl specializzata nella produzione di pannello truciolare;
tra le attività svolte presso lo stabilimento SAMA di Sustinente figurano anche «Impianti di combustione con potenza calorifica di combustione maggiore di 50 MW e minore di 300 MW» (ordine attività IPCC);
in data 6 settembre 2005 veniva comunicata dalla regione Lombardia (Direzione generale qualità dell'ambiente) l'avvio del procedimento per il rilascio dell'autorizzazione integrata ambientale (IPCC) alla ditta SAMA Srl;
in data 9 luglio 2007 il comune di Sustinente inviava alla regione Lombardia - Servizio prevenzione inquinamento atmosferico e impianti - un documento di osservazioni nel quale sottolineava i seguenti passaggi:
«...l'attività dello stabilimento produce un notevole carico di emissioni e lo stabilimento si trova inserito tra i centri urbani di Sustinente, Bastia e Libiola che sono a una distanza tale da poter essere soggette a fenomeni di ricaduta delle predette emissioni»;
«per tale considerazioni si esprime parere decisamente sfavorevole all'incremento della potenzialità di incenerimento di rifiuti, con particolare riferimento all'incenerimento di CDR (...) per non gravare ulteriormente l'area di ulteriori emissioni...»;
«L'area in esame peraltro è già interessata a breve distanza da altre elevate emissioni in atmosfera, quali quelle dovute alle centrali termoelettriche di Sermide e Ostiglia...»;
«Se unitamente a questi rifiuti (rifiuti a base di legno - n.d.r.) poi avviene
il coincenerimento di CDR, notoriamente costituito principalmente da materia plastiche, è plausibile la possibilità di sintesi e di presenza di sostanze inquinanti molto pericolose quali le diossine, nei fumi»;
«Nell'ambito del rilascio dell'Autorizzazione integrata ambientale viene richiesto un incremento della potenzialità di stoccaggio delle ceneri prodotte dall'attività di incenerimento dal valore attuale di 80 mc al valore di 2.500 mc. L'amministrazione comunale è contraria e molto preoccupata...»;
in data 26 luglio 2007 si è svolta presso la regione Lombardia la Conferenza di Servizi per l'esame della richiesta di rilascio dell'autorizzazione integrata ambientale (IPCC) alla ditta SAMA Srl di Sustinente (Mantova) che si concludeva decidendo il rilascio di tale autorizzazione e precisando, nel verbale, che «l'azienda è attualmente autorizzata ad utilizzare CDR»;
in data 6 agosto 2007 la regione Lombardia comunicava agli enti competenti l'avvenuto rilascio dell'Autorizzazione ambientale integrata (IPCC) a favore della ditta SAMA per l'impianto di Sustinente (Mantova) - Autorizzazione rilasciata dalla regione Lombardia con decreto n. 9011 in data 6 agosto 2007 della Direzione generale qualità dell'ambiente;
sulla Gazzetta di Mantova del 31 ottobre 2007 il direttore tecnico del gruppo Mauro Saviola ha dichiarato che la ditta SAMA avrebbe dato via alla sperimentazione circa l'utilizzo di CDR nell'impianto dello stabilimento di Sustinente;
in base al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 7 marzo 2007 si è eliminata l'esclusione dell'applicazione della valutazione di impatto ambientale per gli impianti di recupero dei rifiuti che operano in procedura semplificata;
tale decreto si è reso necessario a seguito della Sentenza della Corte di Giustizia UE del 23 novembre 2006 (causa C - 486 - 04) con la quale l'Italia è stata condannata per la non corretta applicazione della normativa sulla VIA;
anche l'Albo nazionale gestori ambientali - Comitato nazionale con nota prot. 1592 in data 6 agosto 2007, richiamando il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 7 marzo 2007, ha sottolineato che le «Sezioni regionali dovranno richiedere alle imprese interessate il provvedimento positivo di VIA, ovvero la verifica ad assoggettabilità a VIA...»;
l'articolo 5, comma 12, del decreto legislativo 59/2005 stabilisce che «l'autorizzazione integrata ambientale non può essere comunque rilasciata prima della conclusione del procedimento di valutazione di impatto ambientale» -:
quali iniziative intenda adottare, in particolare alla luce dell'esito della procedura di infrazione richiamata in premessa, perché, con riguardo agli impianti di trattamento rifiuti quali quello dello stabilimento SAMA di Sustinente, siano tenute in considerazione le esigenze sottese all'adozione del Presidente del Consiglio dei ministri 7 marzo 2007.
(4-05996)