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Allegato B
Seduta n. 265 del 14/1/2008
INTERROGAZIONI PER LE QUALI È PERVENUTA RISPOSTA SCRITTA ALLA PRESIDENZA
ALESSANDRI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno, al Ministro per le riforme e le innovazioni nella pubblica amministrazione. - Per sapere - premesso che:
un articolo apparso il giorno 25 settembre su Il Giornale riporta la notizia riguardante l'assurda odissea di un lavoratore licenziato a causa del suo comportamento troppo onesto;
protagonista della vicenda segnalata è l'avvocato Massimo Sega, che, dopo aver denunciato nel 1991 alcune irregolarità riscontrate in qualità di direttore del servizio ambientale presso la provincia di Roma, viene trasferito al dipartimento della pubblica istruzione, e da questo successivamente allontanato per essersi rifiutato di sottoscrivere alcuni provvedimenti sospetti del valore complessivo di 45 miliardi di lire, e successivamente spostato presso i servizi sociali;
nonostante i solerti comportamenti dell'avvocato abbiano come unica conseguenza la ridotta funzionalità dell'ufficio da lui diretto, questi non sembra arrendersi fin tanto che nel 1995, quando sotto la presidenza Fregosi ricorre alla Corte dei conti per denunziare l'illegalità di alcuni pagamenti effettuati dagli uffici della provincia a favore di una ditta appaltatrice, viene denunciato per usurpazione di funzione pubblica e per diffamazione e successivamente licenziato, nonostante la commissione disciplinare interna gli avesse dato ragione;
la vicenda prosegue nella aule di giustizia, dove il Tribunale di Roma lo assolve nel 1999 e nel 2001 dalle accuse rivoltegli, nella maggior parte dei casi su richiesta degli stessi pubblici ministeri e con il riconoscimento di aver agito per perseguire interessi generali di chiara rilevanza sociale;
la conclusione giudiziaria della vicenda è avvenuta solo il 19 giugno 2006 con l'accoglimento del ricorso da parte del Tar del Lazio, che ha dichiarato illegittimo il suindicato licenziamento del dirigente, che era stato deciso pochi giorni dopo l'invio della sua relazione alla Corte dei conti in cui segnalava l'illiceità dell'appalto, tra l'altro successivamente annullato dalla stessa provincia, e a seguito della quale il Tribunale di Roma apriva un processo per abuso d'ufficio;
a seguito della riconosciuta illegittimità di detto licenziamento l'avvocato, che oggi ha 71 anni ed è affetto da distrofia muscolare, dovrà promuovere una nuova azione giudiziaria sulla base della sentenza del Tar per ottenere in futuro il risarcimento dei danni subiti -:
se i Ministri in indirizzo siano a conoscenza della grave vicenda segnalata e come valutino i fatti descritti in premessa;
se il Presidente del Consiglio dei ministri ritenga che undici anni per ottenere una sentenza amministrativa rappresentino un periodo di tempo abnorme e quali iniziative normative e investimenti di risorse intenda promuove per favorire l'abbreviazione dei tempi della giustizia al fine di consentire un regolare funzionamento della stessa;
quali opportune iniziative normative il Ministro dell'interno e il Ministro per le riforme e le innovazioni nella pubblica amministrazione ritengano, per quanto di rispettiva competenza, di dover assumere al fine di assicurare il regolare svolgimento della funzione amministrativa e la più corretta gestione del personale e delle risorse strumentali e finanziarie necessarie al sostegno dell'attività di amministrazione generale del territorio.
(4-01692)
Risposta. - Con riferimento all'atto in esame, il Segretariato generale della giustizia amministrativa, interpellato al riguardo, nel prendere atto dei problemi sollevati in merito alla lunga attesa per arrivare alla definizione di un ricorso presso l'organo giurisdizionale amministrativo di primo grado, fa presente quanto segue.
Il caso dell'avvocato Massimo Sega, purtroppo, non è isolato. Il lungo periodo di tempo necessario alla conclusione del procedimento, oltre che, nel caso citato, riferito a fatti contingenti, è dovuto principalmente al problema dei ricorsi pendenti che, con il passare degli anni ha determinato preoccupanti livelli di arretrato, in particolare presso il TAR della Campania, sede di Napoli e presso il TAR del Lazio, sede di Roma, che hanno toccato il culmine nell'anno 2000 e che, solo dopo la prima attuazione dei rimedi posti dalla legge n. 205 del 2000, ha iniziato lentamente a decrescere.
Con riguardo ai possibili rimedi, si fa presente che gli Organi di vertice della giustizia amministrativa hanno proposto, nelle sedi competenti, possibili soluzioni che, se attuate congiuntamente, potrebbero ridurre in modo significativo il numero delle giacenze e garantire l'effettività della tutela.
Tra queste si possono citare: l'aumento dell'organico del personale amministrativo di supporto e del personale di magistratura; l'istituzione di sezioni stralcio; la riorganizzazione e l'avvio del funzionamento dell'ufficio studi e massimario; l'utilizzo delle udienze tematiche; e soprattutto, non ultimo, il maggiore sviluppo e la più capillare diffusione delle procedure informatiche all'interno dell'apparato della giustizia amministrativa.
Si informa, infine, che il ricorso in appello dell'avvocato Sega è stato sottoposto all'attenzione del Presidente della V sezione del Consiglio di Stato e sarà quanto prima fissato il suo esame.
Il Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali: Vannino Chiti.
CIRO ALFANO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
con l'articolo 23 del decreto legislativo n. 334 del 1999 (la cosiddetta Seveso II) è stata introdotta una importante iniziativa democratica che prevede, ai fini della «attuazione della direttiva 96/82/CE relativa al controllo dei pericoli d'incendi rilevanti connessi con determinate sostanze pericolose», «la consultazione della popolazione»; infatti in esso viene stabilito che: «la popolazione deve essere messa in grado di esprimere il proprio parere nei casi di ..... creazione di nuovi insediamenti e infrastrutture attorno gli stabilimenti esistenti»;
nel comma 2 viene inoltre specificato che: «il parere di cui al comma 1 è espresso nell'ambito del procedimento di formazione dello strumento urbanistico o del procedimento di Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) con le modalità stabilite dalle regioni o dal Ministero dell'ambiente, secondo le rispettive competenze, che possono prevedere la possibilità di utilizzare la conferenza di servizi con la partecipazione di rappresentanti istituzionali delle imprese dei lavoratori e della società civile, qualora si ravvisi la necessità di comporre conflitti in ordine alla costruzione di nuovi stabilimenti, alla delocalizzazione d'impianti nonché alla urbanizzazione del territorio».
poiché non risulta che:
nel caso della città di Taranto per gli impianti di rigassificazione, che rientrano
nel campo di applicazione di tale normativa, sia stata seguita la procedura prevista dal citato articolo 23, per il rilascio alla Gas Natural del Nulla Osta di Fattibilità (NOF);
i seguenti documenti: il Rapporto Preliminare di Sicurezza della Gas Natural, il NOF, la relazione di rilascio dello stesso siano stati, ad oggi, resi pubblici -:
quali azioni, accertata la veridicità dei fatti sopra indicati, si intendano immediatamente porre in essere affinché siano eventualmente resi nulli gli atti ad oggi adottati per la realizzazione di tale impianto;
acclarato il mancato rispetto della procedura prevista dal già sopra citato articolo 23 e ritenuta eventualmente non legittima la procedura adottata per la realizzazione dell'impianto di rigassificazione a Taranto, quali siano le azioni che intende adottare nei confronti di coloro che risulteranno essere i responsabili del mancato adempimento al più volte citato articolo 23 del decreto legislativo n. 334 del 1999.
(4-02268)
Risposta. - In relazione all'atto ispettivo in esame, concernente il mancato adempimento dell'articolo 23 del decreto legislativo n. 334 del 1999 in ordine alla realizzazione dell'impianto di rigassificazione nella città di Taranto sulla base di quanto comunicato dalla direzione per la salvaguardia ambientale, si riferisce quanto segue.
In merito al progetto del terminale predetto, la procedura di valutazione di impatto ambientale è attualmente in corso. Infatti, nell'ambito delle proprie competenze, ci si è assicurati che fossero messe a disposizione del pubblico, con annunci sui quotidiani La Stampa e La Gazzetta del Mezzogiorno del giorno 24 febbraio 2007, ai fini della consultazione ed espressione di eventuali osservazioni, oltre alla documentazione di VIA (lo studio di impatto ambientale ed il progetto) anche il Rapporto preliminare di sicurezza, ai sensi del decreto-legislativo n. 334 del 1999.
In merito alle problematiche relative alla sicurezza ed all'applicazione per il terminale in questione, di cui al decreto legislativo n. 334 del 1999, comunica quanto segue.
1. Applicabilità della disciplina in materia di rischi di incidenti rilevanti.
Gli impianti per la rigassificazione del gas naturale liquefatto (GNL) sono soggetti agli adempimenti previsti dal decreto legislativo n. 334 del 1999 e s.m.i., recante attuazione della direttiva n. 96/82/CE relativa al controllo degli incidenti rilevanti connessi con determinate sostanze pericolose (cosiddetta direttiva Seveso II), per la presenza di sostanze ricadenti nella categoria di «Gas liquefatti estremamente infiammabili e gas naturale» di cui all'allegato I parte 1 al decreto.
Più precisamente, sono soggetti agli adempimenti di cui all'articolo 6 e 7 del sopracitato decreto i rigassificatori nei quali sono presenti quantitativi delle suddette sostanze pari o superiori a 50 t. mentre i rigassificatori con quantitativi pari o superiori a 200 t. sono soggetti anche agli adempimenti di cui all'articolo 8.
2. Misure di controllo relative alla realizzazione di nuovi rigassificatori GNL.
I nuovi stabilimenti per la rigassificazione del GNL sono sottoposti ad un sistema di misure di controllo che prevede il rilascio, da parte del Comitato Tecnico Regionale (CTR), sulla base del rapporto preliminare di sicurezza presentato dal gestore, del nulla-osta di fattibilità (NOF).
Il NOF costituisce condizione necessaria per il rilascio della concessione edilizia ed è acquisito dall'autorità competente in materia di valutazione d'impatto ambientale (VIA), che ne tiene conto nell'ambito della relativa istruttoria.
Il gestore deve inoltre trasmettere al CTR, prima della messa in esercizio dell'impianto, il rapporto definitivo di sicurezza relativo al progetto particolareggiato, al fine del rilascio del parere tecnico conclusivo (PTC).
Il CTR è un organo incardinato nella struttura del ministero dell'interno e, come chiarito dal Consiglio di Stato con parere n. 3510 del 23 novembre 2003, è l'unica
autorità competente a verificare la sussistenza delle condizioni di sicurezza dell'impianto prima della sua costruzione e messa in esercizio.
3. Consultazione della popolazione.
L'articolo 23 del decreto legislativo n. 334 del 1999 prevede che la popolazione interessata sia messa in grado di esprimere il proprio parere, tra gli altri, nei casi di elaborazione di progetti relativi a nuovi stabilimenti soggetti a presentazione del rapporto di sicurezza, e che tale parere sia espresso nell'ambito del procedimento di formazione dello strumento urbanistico o del procedimento di valutazione di impatto ambientale.
Il ministero dell'interno, dipartimento dei vigili del fuoco, del soccorso pubblico e della difesa civile con nota circolare n. 3600 del 20 dicembre 2005, ha richiamato l'attenzione dei CTR sull'attuazione di tale disposizione stabilendo che, in attesa del trasferimento delle competenze di cui all'articolo 72 del decreto legislativo n. 112 del 1998 i CTR, contestualmente all'avvio dell'istruttoria di cui all'articolo 21 del decreto legislativo n. 334 del 1999, chiederanno al Sindaco di provvedere alla consultazione della popolazione nelle forme ritenute opportune e accerteranno che il gestore abbia avviato la procedura relativa alla valutazione di impatto ambientale, se prescritta, ovvero, nel caso in cui non lo sia, abbia fornito le necessarie informazioni attraverso la stampa locale.
Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare: Alfonso Pecoraro Scanio.
AMORUSO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
il «sistema premiale» italiano è fondato sulla legge 3 marzo 1951, n. 178, istitutiva dell'Ordine al merito della Repubblica italiana ma anche, a tutt'oggi, «legge quadro» in materia;
tale legge, agli articoli 7 e 8, disciplina il conferimento di onorificenze da parte di soggetti estranei all'ordinamento italiano e il relativo uso in Italia da parte di cittadini italiani;
il Consiglio di Stato, interpellato a suo tempo in merito, ha espresso un articolato parere in cui ha chiarito che non vi è stato, nel passaggio dal sistema istituzionale monarchico a quello repubblicano, mutamento di regime per quanto riguarda Ordini e onorificenze riferite alla Santa Sede e al Sovrano Militare Ordine di Malta;
il legislatore, nelle norme della legge quadro del 1951, aveva effettivamente scelto di non innovare alcunché in merito ai predetti soggetti, inseriti in una consolidata prassi di rapporti, ma, immediatamente dopo, aveva previsto di vietare rigorosamente e penalizzare il conferimento e l'uso di onorificenze estranee a quelle dello Stato italiano o da questo riconosciute o autorizzate a «enti, associazioni o privati» di qualunque tipo. Parallelamente era stato previsto un apposito procedimento autorizzativo nei confronti di concessioni operate da Stati esteri o da altri soggetti riconosciuti come titolari del potere di concedere legittimamente onorificenze classificate in una terza fattispecie definita come onorificenze «non nazionali»;
i soggetti richiamati dai commi 3 e 4 del richiamato articolo 7 derivano da tale norma anche una indiretta garanzia di tutela per quanto riguarda abusi di qualunque genere commessi da terzi e lesivi della loro immagine;
è noto a tutti il fastidioso pullulare di sedicenti «Ordini di Malta», qualificantisi con le più varie sigle ma tutti tendenti a farsi identificare come il succitato S.M.O.M., soggetto di diritto internazionale con cui lo Stato italiano mantiene formali e bilaterali rapporti diplomatici con reciproco accreditamento di ambasciatori;
tali illegittime, se non si vuole definirle truffaldine, attività rischiano anche di turbare i rapporti tra i due soggetti;
due autorevoli commissioni, istituite dal Ministero degli affari esteri nel 1996 (Presidente il professor Umberto Leanza, capo del Servizio del contenzioso diplomatico del Ministero) e nel 2001 (Presidente S.E. Aldo Pezzana, Presidente onorario di sezione del Consiglio di Stato) hanno fornito chiarimenti e indirizzi in materia anche in merito alla questione relativa ai cosiddetti Ordini «non nazionali», con conclusioni recepite e applicate dal Ministero stesso nelle fasi di istruttoria dell'emanazione delle relative autorizzazioni all'uso in Italia ma anche agli eventuali provvedimenti di revoca;
i succitati indirizzi, facenti riferimento ai due soli organi titolari del potere autorizzativo (Presidenza del Consiglio e Ministero degli esteri) sono a quanto consta all'interrogante largamente disattesi dalla restante pubblica amministrazione e, particolarmente, dagli organi di controllo e di polizia, a fronte di innumerevoli episodi di attività illecita posta in essere dai più diversi soggetti;
tutto ciò svilisce il valore dei conferimenti onorifici propri dello Stato italiano e di quelli dallo stesso autorizzati, escludendo la legge la liceità dell'esistenza di ogni altra possibile categoria all'infuori delle tre sopra ricordate e ben individuate in diritto e in dottrina;
la Santa Sede è già intervenuta da tempo in materia con disposizioni del Vicariato di Roma e anche la Presidenza del Consiglio, in alcune specifiche occasioni, su segnalazione di organi di controllo, si è attivata in passato anche richiedendo il parere di soggetti costituiti con compiti consultivi specifici come, in particolare, la «Commissione di studio sulle onorificenze della Repubblica», istituita fino dal 2004 nell'ambito del Dipartimento del Cerimoniale della Presidenza del Consiglio dei ministri -:
come codesta Presidenza del Consiglio intenda attivarsi in modo organico e coerente nell'applicazione corretta e integrale della legge 178/51 e nella repressione, a tutti i livelli, dei segnalati abusi in materia.
(4-04326)
Risposta. - Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, si fa presente quanto segue.
Dall'entrata in vigore della legge 3 marzo 1951 n. 178, il compito di emettere le autorizzazioni a fregiarsi delle onorificenze conferite a cittadini italiani da Stati esteri o da ordini cavallereschi «non nazionali» è demandato al ministero degli affari esteri.
Sino ad oggi, l'ufficio appositamente costituito presso il cerimoniale diplomatico della Repubblica del ministero degli affari esteri per analizzare e selezionare le istanze ad esso inviate dai cittadini italiani, insigniti delle suddette tipologie di onorificenze, ha predisposto l'emissione di svariate migliaia di provvedimenti autorizzativi.
Lo stesso ufficio, per contro, ha continuato parallelamente a respingere le istanze di autorizzazione a fregiarsi di onorificenze che non corrispondono ai requisiti previsti dalla stessa legge.
Per l'applicazione il più possibile corretta dei criteri previsti dalla legge n. 178 del 1951, il cerimoniale diplomatico ha anche fatto ricorso più volte negli ultimi decenni all'ausilio di organi consultivi nazionali (Consiglio di Stato), nonché alla consulenza esterna di gruppi di esperti e studiosi della materia cavalleresca. Ciò ha reso possibile l'individuazione di una prassi generale per la selezione delle domande, nonché per la progressiva identificazione di un ristretto gruppo di istituzioni cavalleresche dinastiche «non nazionali» (tutte facenti capo a famiglie ex-sovrane della regione italica), il cui uso viene attualmente considerato autorizzabile nel nostro Paese.
Il problema degli abusi, che nel nostro Paese continuano ad essere perpetuati nel settore degli ordini cavallereschi - tramite la diffusione di falsi ordini equestri ed associazioni pseudocavalleresche - è noto da tempo.
Fu proprio la necessità di contrastare questo fenomeno e di tutelare le nostre onorificenze nazionali (e dell'istituendo O.M.R.I. in particolare) ad indurre gli estensori della legge 178 del 1951 ad introdurre limitazioni all'uso e al conferimento delle onorificenze nel nostro Paese.
Va d'altra parte ricordato come il regime autorizzativo introdotto dalla suddetta legge preveda che l'emissione dei provvedimenti avvenga solo su istanza dei soggetti interessati. Il ministero degli affari esteri non può, pertanto, essere a conoscenza di tutte le investiture cavalleresche che vengono effettuate nel nostro Paese, ma solo di quelle per le quali viene ad esso inviata istanza per la relativa autorizzazione.
Si evidenzia, inoltre, che la normativa italiana non prevede alcun divieto per un cittadino italiano di ricevere una qualsiasi onorificenza; l'unica limitazione riguarda l'«uso pubblico» che poi lo stesso soggetto può fare dell'onorificenza, che: prevede che per potersene fregiare si debba ottenere la relativa autorizzazione. Seppure limitatamente a tale ristretto ambito di manovra, il ministero degli affari esteri ha sempre svolto e continua a svolgere attività di contrasto, in coordinamento con le competenti Autorità di controllo (prefetture, questure, commissariati), per segnalare e far rilevare gli illeciti commessi dalle suddette illegittime organizzazioni.
Per quanto concerne la «Commissione di studio sulle onoreficenze della Repubblica" istituita presso l'ufficio onorificenze e araldica della Presidenza del Consiglio dei ministri, è doveroso chiarire che tale Commissione ha l'essenziale compito di esperire una puntuale ricognizione di tutti gli ordini, decorazioni, benemerenze della Repubblica.
Si concorda, infine, con l'interrogante sull'opportunità di una più incisiva azione, sia da parte degli organi titolari del potere autorizzativo che degli organi di controllo e di polizia (mistero dell'interno, ministero della difesa), per una rigorosa applicazione delle normative in vigore in questo particolare settore.
Il Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali: Vannino Chiti.
ARACU. - Al Ministro della pubblica istruzione. - Per sapere - premesso che:
il nostro Paese è caratterizzato da una situazione climatico-ambientale favorevole, che consentirebbe senz'altro di allungare la stagione turistica estiva;
alla luce di ciò, nell'ottica di un rilancio del settore turistico, pilastro fondamentale dell'economia del nostro Paese, sarebbe opportuno posticipare di qualche giorno la riapertura delle scuole;
la modifica del calendario scolastico porterebbe un duplice vantaggio: da una parte si darebbe la possibilità alle famiglie degli studenti di andare in vacanza in bassa stagione con una notevole riduzione dei costi e dall'altra, allungando la stagione turistica estiva, si recherebbe un importante beneficio per il settore turistico e il suo indotto -:
se il Ministro in indirizzo intenda assumere le opportune iniziative normative per posticipare l'apertura delle scuole anche nell'ottica di un rilancio del settore turistico, una delle principali fonti per l'economia del nostro Paese.
(4-05319)
Risposta. - Si risponde alla interrogazione parlamentare in esame con la quale l'interrogante chiede di posticipare l'apertura dell'anno scolastico nell'ottica di un rilancio del settore turistico.
Al riguardo si fa presente che in materia di calendario scolastico il decreto legislativo 16 aprile 1994 n. 297, articolo 74, prevede che l'anno scolastico ha inizio il 1o settembre e termina il 31 agosto, che le attività didattiche si svolgono nel periodo compreso tra il 1o settembre ed il 30 giugno, con l'eventuale conclusione nel mese di luglio degli esami di maturità, ed inoltre che allo svolgimento delle lezioni sono assegnati almeno 200 giorni.
Il ministero determina il termine delle attività didattiche e delle lezioni, le scadenze per le valutazioni periodiche e il calendario delle festività e degli esami; mentre il decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 112, all'articolo 138, comma 1, lettera d), demanda alle singole regioni la determinazione dell'inizio dell'anno scolastico che infatti risulta diversificato nelle varie aree territoriali. Sono quindi le delibere delle
regioni interessate a tener conto delle diverse esigenze locali.
Per completezza di informazione, si fa presente, infine, che il regolamento in materia di autonomia delle istituzioni scolastiche, emanato ai sensi dell'articolo 21 della legge 15 marzo 1997, n. 59 con decreto del presidente della repubblica 8 marzo 1999, n. 275, all'articolo 5 stabilisce che le istituzioni scolastiche adattano il calendario scolastico in relazione alle esigenze derivanti dal piano dell'offerta formativa, nel rispetto delle funzioni in materia di determinazione del calendario scolastico esercitate dalle regioni.
Il Viceministro della pubblica istruzione: Mariangela Bastico.
BERTOLINI, PAOLETTI TANGHERONI, COSSIGA, CARLUCCI e LICASTRO SCARDINO. - Al Ministro della pubblica istruzione. - Per sapere - premesso che:
in data 20 settembre 2007 il quotidiano Il Giornale riportava la notizia secondo cui in alcuni istituti scolastici del Nord Italia circolerebbe un libro dal titolo: «Il piccolo Ateo Anti Catechismo per giovani che non si vogliono fare fregare», scritto da un professore delle scuole superiori, Calogero Lillo Martorana, che si autodefinisce «ateo razionalista»;
si tratta di un testo pensato e scritto per i ragazzi delle medie con il preciso intento di iniziarli alla pratica dell'ateismo sin dalla più tenera età, mettendo in ridicolo il cattolicesimo;
nel libro «Il piccolo ateo» si afferma che: «per credere non c'è bisogno né di avere un'istruzione né di avere una testa, che pensa; anzi, per credere, l'intelligenza, la saggezza, la razionalità e l'istruzione (quindi la scuola) sono tutte cose dannosissime»;
«La fede - scrive ancora il professor Martorana - è proprio una benda sugli occhi, non c'è altro modo per definirla! E non c'è proprio niente di eroico in essa, perché chi si illude così significa che non vuole ragionare, significa che non vuole capire»;
parlando dell'Eucarestia, l'autore del libro anti-cattolico sostiene che: «Nella fantasia credulona dei cristiani, comunione significa entrare in contatto con Dio; attraverso l'ingoio dell'ostia, i cristiani credono che Dio entri in noi e in tal modo noi diventiamo vaccinati contro le tentazioni e sciocchezze simili... La prima comunione, come altre cose simili, serve solo al Vaticano per non perdere i fedeli per strada»;
in un altro capitolo, dal titolo inequivocabile «Dio ci rende schiavi», il Martorana scrive: «I cattolici cominciano molto presto le proprie violenze alla tua libertà, col battesimo, iscrivendoti per forza nei loro registri; e poi proseguono minacciando l'Inferno se non fai quello che vogliono loro, ricattandoti col peccato che ti costringe ad aver paura di tutto (specialmente del sesso), chiamando buoni i cristiani e cattivi gli altri, cercando in tutti i modi di renderti servo sciocco di un invisibile dio e di un papa arrogante e autoritario» -:
se sia a conoscenza dei fatti come sopraesposti;
se sia in possesso di ulteriori informazioni di cui voglia mettere al corrente la Camera dei Deputati;
come giudichi tale pubblicazione, se ne condivida i contenuti, se ne reputi opportuno l'utilizzo da parte degli studenti o se non ritenga tale libro diseducativo, nonché gravemente offensivo e lesivo del sentimento religioso di molti ragazzi che frequentano istituti pubblici scolastici nel Nord Italia.
(4-04930)
Risposta. - Si fa riferimento all'interrogazione in esame e si comunica che i responsabili degli uffici scolastici delle regioni del Nord, appena venuti a conoscenza della notizia, apparsa sul quotidiano il Giornale, della distribuzione presso alcuni istituti scolastici non identificati del Nord Italia dell'opuscolo Il piccolo ateo, rivolto
agli alunni delle scuole medie, si sono subito attivati, effettuando apposite indagini.
Sono state effettuate verifiche presso le scuole del primo e del secondo ciclo di ciascuna provincia del Veneto, presso le scuole secondarie di primo grado del Friuli Venezia Giulia, le scuole secondarie di primo grado del Piemonte, tutte le istituzioni scolastiche della regione Liguria, le scuole di tutte le province dell'Emilia Romagna e le scuole della regione Lombardia. Non risulta essere avvenuta alcuna distribuzione dell'opuscolo in alcuna scuola, né ai Dirigenti scolastici delle scuole interpellate sono giunte segnalazioni in merito da parte del personale scolastico.
L'ufficio scolastico regionale per la Lombardia ha anche direttamente interpellato il Capo dell'ufficio stampa del Gruppo cattolico di ricerca e informazioni socio-religiosa, che ha denunciato il problema, al fine di conoscere maggiori dettagli che potessero consentire di individuare le scuole interessate, ma non è stato possibile ricevere informazioni più precise.
Poiché trattasi di un testo liberamente scaricabile dal sito del suo autore non si può escludere che qualche studente possa esserne venuto in possesso reperendolo per via telematica; tale eventualità non può essere ovviamente imputabile alle scuole.
Il Viceministro della pubblica istruzione: Mariangela Bastico.
BERTOLINI. - Al Ministro della pubblica istruzione. - Per sapere - premesso che:
un docente del Liceo scientifico Fanti di Carpi, in provincia di Modena, in nome della laicità dello Stato e della scuola pubblica, avrebbe fatto rimuovere dalla parete dell'aula magna il crocifisso;
tale gesto ha suscitato clamore e un acceso dibattito tra i docenti e gli studenti dello stesso Liceo;
la questione trascende il punto di vista religioso, in quanto le radici giudaico-cristiane fondano la cultura, le tradizioni, i principi di libertà, di tolleranza e di uguaglianza che sono alla base della società italiana;
deve essere una preoccupazione del Governo e dei suoi Uffici territoriali quella di salvaguardare, nella scuola pubblica laica italiana, l'inconfondibile fisionomia culturale e spirituale della nostra Nazione, ricca di storia e di tradizioni che devono essere tramandate ed insegnate in modo tale da non creare nelle giovani generazioni una pericolosa crisi di identità ed uno sradicamento da quei principi morali, spirituali e giuridici che hanno fatto grande la civiltà del nostro Paese;
nessun progetto di convivenza multicuturale o di integrazione deve condurre alla dispersione della nostra identità culturale, forgiata sul cattolicesimo, che è la «religione storica» della Nazione italiana;
a fronte di questi presupposti, è assolutamente illogico ed incoerente «assimilare socialmente» il cattolicesimo alle altre forme religiose presenti in Italia, alle quali deve essere assicurata piena libertà di operare, non certamente però avviando un processo di livellamento dei valori e dei principi o addirittura di annullamento suicida dei più alti ideali della nostra civiltà;
nel suddetto caso, così come in altri segnalati dalla cronaca, la rimozione forzata del crocifisso dalle scuole pubbliche è avvenuta in nome di un male interpretato principio di laicità, che sfocia in un laicismo esasperato e becero -:
se sia a conoscenza dei fatti sopraesposti e quale giudizio ne dia;
se nelle politiche di indirizzo del Ministero della pubblica istruzione sia prevista la rimozione del crocifisso da quelle scuole pubbliche, dove ancora è esposto;
se sia d'accordo sul fatto che la rimozione forzata del crocifisso offende il sentimento religioso della stragrande maggioranza degli italiani, che riconoscono in esso non solo il simbolo religioso, ma anche l'emblema della tradizione e dei valori che fondano la nostra società;
se e come intenda ribadire, nell'ambito delle proprie competenze e attraverso gli Uffici scolastici territoriali, i principi culturali, spirituali, morali e giuridici su cui si incardina la civiltà del nostro Paese;
se e quali azioni intenda porre in essere per prevenire e contrastare qualsiasi manifestazione di intolleranza che, in nome di un mal compreso senso di uguaglianza, venga rivolto a segni e simboli della tradizione religiosa, storica e culturale della nostra società.
(4-05044)
Risposta. - Si risponde alla interrogazione parlamentare in esame con la quale l'interrogante lamenta la rimozione dalla parete dell'aula magna del liceo scientifico Fanti di Carpi del Crocifisso.
Al riguardo, da parte del direttore dell'ufficio scolastico regionale per l'Emilia-Romagna sono stati chiesti chiarimenti al dirigente scolastico dell'istituto Fanti di Carpi il quale ha inviato all'ufficio medesimo una ampia e dettagliata relazione.
Alla luce di quanto riferito dal dirigente scolastico dell'istituto, la vicenda deve essere ridimensionata in quanto si basa sostanzialmente su un malinteso.
Il Crocifisso in questione è una pregevole ed espressiva copia in scala ridotta del celebre Crocifisso di Cimabue, esposto nella basilica fiorentina di S. Croce ed è stato realizzato negli anni passati proprio dagli allievi che hanno frequentato l'istituto.
Il medesimo è stato da sempre allocato presso il laboratorio di storia dell'arte n. 1, il più antico dei quattro laboratori in cui si conservano le riproduzioni artistiche realizzate negli anni passati dagli allievi dell'istituto.
Nel corso dell'anno scolastico 2006-2007 il laboratorio è stato trasferito sul medesimo corridoio di accesso interno all'aula Magna; nell'estate 2007 il Crocifisso, come anche altri materiali e attrezzature di laboratorio, è stato traslocato nell'aula Magna e, nella fase delle pulizie di inizio settembre, temporaneamente appeso sulla parete della stessa aula per poi ritornare nella sua originaria collocazione.
La sua presenza nell'aula Magna, come in seguito la sua assenza, è stata tuttavia caricata da taluni docenti e studenti di significati.
L'intervento della stampa, come sovente accade, ha amplificato la portata dei fatti.
Il Viceministro della pubblica istruzione: Mariangela Bastico.
BIANCHI. - Al Ministro del lavoro e della previdenza sociale. - Per sapere- premesso che:
Pertusola Sud era un'azienda operante a Crotone nel settore della lavorazione dello zinco;
la vicenda di tale azienda, orami dimessa, è nota alle cronache nazionali e parlamentari perché dai processi di lavorazione sono derivati ingenti quantità di rifiuti tossici per i quali sono in corso procedure di bonifica;
il blocco del sito produttivo di Pertusola Sud ha avuto pesanti ripercussioni occupazionali, posto che sono in mobilità circa 120 dipendenti;
l'esigenza di agire con tempestività si impone anche per garantire uno sbocco ai lavoratori di un'area, quella del Crotonese, già pesantemente segnata da gravi problemi occupazionali;
quali iniziative intenda intraprendere per - :
a) tutelare i lavoratori della Pertusola Sud, assicurando un impatto positivo tra il programma di bonifica ed il territorio, con particolare riguardo al reimpiego delle maestranze il cui ritorno in fabbrica è strettamente legato alla presenza della copertura finanziaria per tutti gli interventi;
b) individuare eventuali iniziative imprenditoriali che hanno usufruito di finanziamenti pubblici appositamente previsti per il territorio del Crotonese, il cui impatto occupazionale non ha tuttavia coinvolto i lavoratori ex Pertusola, al fine di valutare un più veloce reinserimento dei lavoratori nel tessuto lavorativo.
(4-01254)
Risposta. - L'interrogazione in esame solleva l'attenzione sulla vicenda della società Pertusola Sud di Crotone e sul problema della ricollocazione delle maestranze.
Come evidenziato dal competente ufficio territoriale a seguito di specifici accertamenti, la predetta società, oggi assorbita dalla Singea S.p.A, costituiva uno dei poli industriali più importanti della chimica italiana, nel settore dei processi idrometallurgici nella lavorazione dello zinco.
La società in argomento ha cessato l'attività produttiva nel dicembre 1999, mettendo prima in CIGS e, successivamente, in mobilità circa 250 lavoratori.
Con decreto interministeriale del 2 agosto 2006, è stata autorizzata la concessione del trattamento di mobilità in favore di un numero massimo di 33 ex dipendenti della società medesima, il cui trattamento di mobilità ordinaria era scaduto nel corso del 2006.
Con successivo decreto interministeriale del 22 maggio scorso sono stati assegnati i fondi alla regione Calabria ai fini della concessione e/o proroga del trattamento di CIGS, di mobilità, di disoccupazione speciale in deroga, ai sensi dell'articolo 1, comma 1190, della legge 27 dicembre 2006, n. 296.
Ciò in attuazione dell'accordo governativo del 20 marzo 2007 stipulato presso il ministero del lavoro e della previdenza sociale che ha previsto, per le predette causali, lo stanziamento di 20 milioni di euro, in favore di lavoratori delle imprese ubicate in tale ambito regionale, coinvolti in situazioni di crisi occupazionali, che non possono accedere agli strumenti previsti dalla vigente normativa. Tra questi sono ricompresi anche i lavoratori della società Pertusola Sud.
Con successivo decreto interministeriale sono state assegnate le ulteriori risorse finanziarie, accantonate ai sensi dell'articolo 1, comma 507 della legge finanziaria per il 2007.
Si ricorda, infine, che con l'accordo territoriale del febbraio 2006, sottoscritto presso la provincia di Crotone, è stato previsto un piano di ricollocazione dei lavoratori in questione presso le nuove attività del contratto d'area di Crotone e le attività di bonifica del sito ex Pertusola.
Il Sottosegretario di Stato per il lavoro e per la previdenza sociale: Rosa Rinaldi.
BOCCI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nella giornata di domenica 5 agosto 2007, ad Orvieto, si è sviluppato un pericoloso incendio che, alimentato da un forte vento, ha devastato, in poco tempo, un'area di circa trenta ettari e che il fuoco, dopo aver danneggiato alcune abitazioni e lambito alcuni depositi di carburante, si è incanalato in una valle dove sarebbe divenuto inarrestabile se non fosse intervenuto un canadair;
per la carenza di organico, nella circostanza sopradescritta è intervenuta una squadra composta da appena due vigili del fuoco;
il distaccamento di Orvieto dei Vigili del Fuoco ha la competenza su un vasto territorio che, costituito soprattutto da campagne e colline, è attraversato dall'autostrada A1, dalla linea ferroviaria Roma-Firenze e da una linea ad alta velocità. Orvieto, inoltre, non può fare nemmeno tanto affidamento sui distaccamenti limitrofi: Terni, Amelia e Todi, infatti, distano, rispettivamente, settantacinque, sessantacinque e quaranta chilometri che, tramutati in tempo, sono non meno di un'ora di distanza -:
quali provvedimenti si intendano prendere e con quale urgenza per incrementare l'organico del distaccamento di Orvieto, città d'arte tra le più significative del Paese.
(4-04780)
Risposta. - Si concorda in linea di massima con l'esigenza rappresentata dall'interrogante a proposito del distaccamento dei vigili del fuoco di Orvieto, che attualmente risulta essere classificato nella categoria D1.
Peraltro la situazione, che interessa anche altri distaccamenti di pari categoria
nella regione Umbria (Amelia, Spoleto, Assisi, Città di Castello, Gubbio, Todi), rispecchia una problematica presente su tutto il territorio nazionale.
Le carenze di organico attualmente esistenti nel Corpo nazionale sono anche la conseguenza delle scelte operate in sede di emanazione delle leggi finanziarie degli anni precedenti, ove, a fronte di sporadici interventi di aumento di organico, non sono state previste autorizzazioni alla copertura del turn over del personale posto in quiescenza.
Ciò ha determinato una carenza di organico attualmente quantificabile, nelle qualifiche operative, in circa 3000 unità.
Sotto questo profilo, il Governo ha operato un'inversione di tendenza sostanziale rispetto al passato.
Infatti, nel recepire le proposte del Governo, il Parlamento ha emanato la legge 27 dicembre 2006, n. 296 (legge finanziaria per il 2007) che ha, in primo luogo, allocato le risorse economiche per consentire un'immediata assunzione di 600 unità nella qualifica di vigile del fuoco - assunzione cui l'amministrazione ha provveduto in data 16 luglio 2007 - che, al termine di sei mesi di corso di formazione, verranno assegnate ai vari comandi provinciali sulla base delle carenze rilevabili a livello nazionale.
In secondo luogo, la citata legge finanziaria ha previsto per il Corpo nazionale dei Vigili del fuoco un percorso ad hoc per la stabilizzazione del rapporto di lavoro del personale precario in possesso di determinati requisiti. Con decreto del ministro dell'interno in data 30 luglio 2007 sono pertanto stati fissati i criteri relativi alla procedura selettiva per detta stabilizzazione.
Tale importante scelta, oltre ad avviare un processo di stabilizzazione di giovani che prestano servizio discontinuo nel Corpo nazionale, assicurerà allo Stato l'immissione di personale già qualificato e che quindi potrà immediatamente dare un proprio contributo al fondamentale ruolo del Corpo nazionale preordinato ad assicurare la salvaguardia della vita delle persone.
Per potenziare gli organici, in relazione alle previsioni contenute nella legge n. 311 del 2004 (legge finanziaria per il 2005), il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 16 gennaio 2007 ha, fra l'altro, autorizzato questo dipartimento, per il triennio 2007-2009, a bandire concorsi per la copertura di 1021 posti nei ruoli del Corpo nazionale, di cui 814 vigili del fuoco, la cui assunzione resterà in ogni caso subordinata all'adozione dei prescritti provvedimenti autorizzativi della funzione pubblica.
Si è certamente consapevoli che si tratta di misure non ancora sufficienti a risolvere l'annoso problema della carenza di organico e, proprio nell'ottica del ripianamento, il disegno di legge finanziaria per il 2008 reca per il triennio 2008-2010, specifiche risorse per le esigenze funzionali e per assunzioni di personale nel Corpo nazionale dei vigili del fuoco. Quanto a queste ultime, è previsto lo stanziamento di 7 milioni di euro per l'anno 2008, 16 milioni per l'anno 2009, 26 milioni annui a decorrere dal 2010.
Il progetto di revisione delle piante organiche dei vigili del fuoco, attualmente allo studio presso questa amministrazione, volto ad una più efficace distribuzione delle risorse umane sul territorio, potrà certamente contribuire a risolvere, unitamente al processo in corso di riqualificazione delle sedi di servizio, la problematica rappresentata dall'interrogante a proposito del distaccamento di Orvieto che, in tale contesto, potrà conseguire la classificazione in categoria D2.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Ettore Rosato.
BRUSCO e PONZO. - Al Ministro della pubblica istruzione. - Per sapere - premesso che:
nella circolare relativa al «Piano di istituzione di posti di sostegno 2007/2008» elaborato dall'Ufficio scolastico provinciale di Salerno (USP), emanata il 3 agosto 2007, sono ripartite alle scuole della provincia 1931 cattedre di sostegno agli alunni con disabilità, con una riduzione rispetto all'organico dello scorso anno scolastico di 355 posti ed un taglio rispetto alle richieste delle scuole di ben 875 posti;
per tale decurtazione di posti vengono addotti due ordini di motivi: il primo, puramente economico, come tentativo di attuare i risparmi previsti dalla legge Finanziaria 2007; il secondo relativo ad un presunto eccesso di docenti di sostegno nella provincia di Salerno, che sarebbe più alto di altre province;
quanto al primo motivo non risulta all'interrogante nessuna espressa disposizione di riduzione delle risorse e del personale insegnante di sostegno nell'ambito della legge Finanziaria 2007; quindi la riduzione disposta deve obiettivamente far capo alle limitazioni relative alla crescita numerica del personale pubblico ed alla limitazione del precariato; ciò però non spiega la riduzione dei posti assegnati rispetto all'anno scorso; peraltro in tal modo si mortifica anche la possibilità di lavoro e la professionalità dei numerosi docenti di sostegno della provincia salernitana;
rispetto invece al secondo motivo addotto per la riduzione delle cattedre di sostegno, occorre ricordare che la provincia di Salerno è tra le più estese di Italia e comprende ben 158 comuni molti dei quali montani; è quindi impossibile che un unico insegnante possa seguire alunni disabili residenti in zone molto distanti tra loro;
la legge 5 febbraio 1992 n. 104, «Legge-quadro per l'assistenza, l'integrazione sociale e i diritti delle persone handicappate», stabilisce le modalità di assistenza e di integrazione sociale, nonché la parità dei diritti dei soggetti in situazione di handicap, enunciando anche il diritto all'istruzione ed alla integrazione degli alunni in situazione di handicap, tramite predisposizione di un piano educativo individualizzato predisposto da una equipe multi disciplinari, seguito da un docente specializzato;
pertanto in attuazione dei diritti della persona enunciati nell'articolo 3 della Costituzione, la scuola deve rendere applicabile il diritto allo studio attuando percorsi di apprendimento personalizzati e motivanti (supportati dalla disponibilità di materiali e strumenti differenziati ed impiegando risorse professionali specializzate) e a rimuovere gli ostacoli che impediscono lo sviluppo della personalità; non esistendo istituti specializzati nell'istruzione dei disabili nel salernitano tale diritto può essere attuato esclusivamente mediante i docenti di sostegno;
le improvvide decisioni adottate dalle Autorità scolastiche hanno prodotto la mobilitazione dei genitori degli alunni interessati e dei sindacati del settore scuola, che hanno preannunziato una serie di mobilitazioni e di iniziative -:
se non ritenga che il Piano di istituzione di posti di sostegno 2007/2008 elaborato dall'Ufficio scolastico provinciale di Salerno (USP) su indicazione dell'Ufficio scolastico regionale non contrasti con i principi di garanzia di istruzione e di integrazione sociale che la scuola rappresenta;
se non ritenga opportuno riesaminare le disposizioni emanate nel senso di garantire agli alunni disabili la fruizione dei diritti costituzionalmente garantiti e di tutelare il diritto al lavoro degli insegnanti di sostegno.
(4-04779)
Risposta. - Si fa riferimento all'interrogazione in esame riguardante l'organico di sostegno della provincia di Salerno per l'anno scolastico 2007/2008 e si comunica quanto segue.
Le direttive generali sull'azione amministrativa fino ad ora emanate hanno individuato come obiettivo prioritario l'assunzione di iniziative volte a dare un reale sostegno agli alunni diversamente abili.
In tal senso è stato anche ricostituito l'Osservatorio sull'handicap il quale, d'intesa con le associazioni interessate e in stretto rapporto con la scuola reale, ha il compito di approfondire tutte le tematiche concernenti l'integrazione degli alunni diversamente abili, per avere il quadro esatto delle criticità e per raccogliere nuove proposte. È stato avviato un protocollo di lavoro all'interno dell'Osservatorio ove si spiega quali percorsi la scuola farà e come avviare una intesa sostanziale con le regioni
e gli enti locali affinché anche l'assistente materiale e il mediatore culturale siano presenti nell'aula.
In particolare, per quanto concerne il corrente anno scolastico, sono stati autorizzati i posti di sostegno necessari a sostenere tutti gli allievi disabili nella misura indicata dall'apposita certificazione. I così detti tagli, riguardano invero le regioni in cui il numero dei ragazzi è in calo nonché le regioni in cui il rapporto insegnanti-alunni disabili è particolarmente basso, molto al di sotto della media nazionale che è a sua volta inferiore al rapporto tendenziale di un docente ogni due alunni diversamente abili.
Inoltre, il dibattito che si è recentemente sviluppato sulla insufficienza dei posti di sostegno, è riconducibile in parte anche alle misure adottate dal precedente Governo con Decreto del Presidente del Consiglio dei ministri n. 185 del 23 febbraio 2006, emanato in attuazione della finanziaria del 2003 che ha apportato modifiche al sistema delle certificazioni creando complicazioni e proteste.
Si ricorda che rientra nella competenza della Azienda sanitaria locale certificare l'handicap, spetta al GLHO (gruppo di lavoro operativo per l'handicap) indicare il fabbisogno di ore di sostegno per ciascun alunno disabile; il ministero sta lavorando su nuove modalità di certificazione della disabilità d'intesa con il ministero della salute.
È opportuno comunque ricordare che il docente di sostegno è una risorsa assicurata alla scuola, perché su tutta la scuola (sulla molteplicità delle sue componenti) ricade il dovere di apprestare, per l'alunno disabile, gli strumenti che ne favoriscano l'integrazione, l'educazione e l'apprendimento. Il compito di redigere il P.E.I. (Piano Educativo Individualizzato) - che descrive gli interventi predisposti per l'alunno disabile - è infatti espressamente rimesso (dal Decreto Presidente della Repubblica 24 febbraio 1994) al «personale insegnante curriculare e di sostegno della scuola», vale a dire all'intero consiglio di classe, e non già al solo docente di sostegno.
Proprio in quanto risorsa assegnata alla scuola e non al singolo portatore di handicap, il docente di sostegno fa parte a pieno titolo del Consiglio di classe, ne assume la contitolarità e partecipa alla programmazione educativa e didattica, alla elaborazione e alla verifica delle attività di competenza del Consiglio stesso con riferimento a tutti gli alunni della classe e non al solo portatore di handicap, come previsto dal Testo unico sull'istruzione approvato dal decreto legislativo n. 297 del 1994.
Per quanto riguarda la regione Campania l'organico di sostegno, assegnato - con il decreto interministeriale recante disposizioni relative alla definizione degli organici del personale docente per l'anno scolastico 2007-2008 - è di 8.146 posti.
In sede di adeguamento dell'organico alla situazione di fatto il competente direttore generale dell'Ufficio scolastico regionale per la Campania ha autorizzato altri n. 3.921 posti di sostegno per un totale di posti pari a 12.067, a fronte di 21.433 alunni diversamente abili, con un rapporto pari a un docente per 1,77 allievi disabili, ben al di sotto della media nazionale.
Per quanto riguarda in particolare la provincia di Salerno, è pur vero che i posti assegnati sono diminuiti rispetto al decorso anno scolastico, ma ciò è stato determinato da un decremento di allievi riconosciuti diversamente abili rispetto al decorso anno scolastico. Il rapporto docente di sostegno alunni diversamente abili nella provincia, nell'anno scolastico in corso, è di 1,64 ben al di sotto della media nazionale
A conferma del costante impegno del Governo sul sostegno agli allievi disabili, per dare una risposta positiva alle famiglie degli allievi diversamente abili ed ai docenti, soprattutto in riferimento alle situazioni critiche che sono state affrontate e risolte in questo avvio di anno scolastico nelle diverse regioni, sono state introdotte, nel disegno di legge finanziaria 2008, misure che consentono di rispondere a tali esigenze con una progressiva stabilizzazione e specializzazione del personale e garantire quindi una maggiore continuità didattica.
I posti dell'organico di diritto per il sostegno aumenteranno da 48.000 a 65.000
passando dall'attuale 50 per cento di insegnanti di ruolo al 70 per cento.
I nuovi criteri consentono di assicurare un rapporto medio nazionale tendenziale di un insegnante di sostegno ogni 2 alunni diversamente abili, anche attraverso compensazioni tra province diverse, fermo restando il rispetto dei principi sull'integrazione degli alunni fissati dalla legge 5 febbraio 1992, n. 104 e successive modificazioni.
Il Viceministro della pubblica istruzione: Mariangela Bastico.
BURGIO. - Al Ministro dell'interno, al Ministro del lavoro e della previdenza sociale. - Per sapere - premesso che:
il lavoratore Romano Borrelli, operaio presso la Denso di Poirino (Torino), nella primavera del 2006, e per circa due mesi, fu sottoposto a pedinamenti e appostamenti da parte di un'istituto investigativo privato, su commissione dell'azienda per la quale Borrelli lavora;
i fatti sono emersi soltanto in sede di dibattimento processuale, quando l'azienda è stata costretta a produrre la documentazione in suo possesso;
la documentazione ha inequivocabilmente dimostrato che Romano Borrelli non ha mai usufruito illecitamente di permessi concessi per cure mediche, cosa di cui era invece accusato;
la stessa documentazione ha altresì evidenziato che i pedinamenti si sono svolti anche quando Borrelli godeva di regolari periodi di ferie e che degli stessi sono stati oggetto anche il padre e il fratello del lavoratore, a causa di presunto errore commesso dall'agenzia investigativa;
l'operaio, noto per la sua attività sindacale e politica, ha ricevuto un grave danno morale a causa dell'esposizione alle ingiuste accuse, così come risulta vulnerata la sfera della riservatezza personale e familiare -:
se queste pratiche, che invadono la vita personale, possano essere considerate compatibili con la democrazia e i legittimi diritti delle lavoratrici e dei lavoratori e/o dei cittadini;
se, anche alla luce della giurisprudenza in materia, non risulti necessario un chiarimento circa la teorica possibilità per il datore di lavoro di investigare legittimamente su comportamenti esterni all'attività lavorativa del proprio dipendente;
se non risulti necessario un chiarimento circa gli eventuali limiti di tale investigazione e sugli strumenti che si intendano predisporre per evitarne il superamento;
quale giudizio si dia, in ogni caso, su tale tipologia di comportamento aziendale;
quali misure si intendano adottare sul terreno normativo ed amministrativo in merito a tale ordine di problemi.
(4-03303)
Risposta. - In relazione all'interrogazione in esame si fa presente, per quanto di competenza, che la legge 20 maggio 1970, n. 300, cosiddetto «Statuto dei lavoratori», vieta al datore di lavoro i seguenti comportamenti, all'interno del luogo di lavoro:
l'utilizzo di impianti audiovisivi e di altre apparecchiature per finalità di controllo a distanza dell'attività dei lavoratori (articolo 4);
lo svolgimento di indagini sulle opinioni politiche, religiose o sindacali o su fatti non rilevanti ai fini della capacità del lavoratore (articolo 8);
l'impedimento o la limitazione dell'esercizio della libertà e dell'attività sindacale nonché del diritto di sciopero (articolo 28).
Alla luce di quanto sopra si ritiene, pertanto, che il sistema sanzionatorio previsto dalla citata legge n. 300/70, risulta idoneo a reprimere il fenomeno indicato nell'interrogazione.
Per quanto concerne l'ulteriore profilo posto all'attenzione, si fa presente che, secondo parte della giurisprudenza (Cassazione aprile 2002, n. 4746), in taluni casi
l'impianto garantista della legge n. 300 del 1970 deve essere contemperato con l'esigenza del datore di lavoro di verificare la corretta, diligente e fedele esecuzione della prestazione lavorativa. Infatti l'oggetto del controllo è limitato alle eventuali violazioni del patrimonio aziendale, oppure ai comportamenti illeciti del dipendente che possono esporre il datore di lavoro a responsabilità penale (pret. Milano 11 dicembre 1991).
Ciò in vista della necessità di verificare l'esatto adempimento contrattuale, al fine di preservare l'integrità del patrimonio aziendale ovvero di constatare l'eventuale venir meno del vincolo fiduciario.
Resta inteso che, al di fuori di tali ipotesi, l'uso di controlli, anche attraverso investigatori privati, risulta vietato.
Il Sottosegretario di Stato per il lavoro e per la previdenza sociale: Rosa Rinaldi.
CASSOLA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nel 1992 il Trattato di Maastricht ha istituito la cittadinanza dell'Unione, attualmente disciplinata dagli articoli 17-22 del Trattato CE; in base ad essa chiunque sia in possesso della cittadinanza di uno Stato membro è cittadino dell'Unione europea e gode pertanto dei diritti e doveri attribuiti ai cittadini comunitari dalle norme dei trattati e della legislazione comunitaria;
la cittadinanza dell'Unione è complementare alla cittadinanza nazionale degli Stati membri e non la sostituisce; i cittadini dell'Unione godono di diritti conferiti loro dal Trattato e sono soggetti a doveri imposti loro dallo stesso Trattato;
l'importanza della cittadinanza dell'Unione risiede nel fatto che i cittadini godono di diritti effettivi in base alla legislazione comunitaria; in particolare tra i diritti fondamentali conferiti dalla cittadinanza conformemente alla parte seconda del trattato CE vi sono: la libertà di circolare e diritto di soggiornare nel territorio degli Stati membri e il diritto di voto e di eleggibilità alle elezioni del Parlamento europeo e alle elezioni comunali nello Stato membro in cui si risiede;
a partire dal 1 gennaio del 2007 anche la Romania e la Bulgaria sono entrate formalmente nell'Unione europea e ciò ha comportato automaticamente l'acquisizione per i cittadini rumeni e bulgari della cittadinanza europea;
appare evidente la necessità, anche in funzione dei principi della diretta applicazione del diritto comunitario nell'ordinamento giuridico nazionale, di estendere ai cittadini rumeni e bulgari quanto stabilito dalle specifiche direttive dell'Unione Europea: in particolare la direttiva 106/2006 del 20 novembre 2006 che adegua la direttiva 94/80/CE che stabilisce le modalità di esercizio del diritto di voto e di eleggibilità alle elezioni comunali per i cittadini dell'Unione che risiedono in uno Stato membro di cui non hanno la cittadinanza;
a poche settimane dall'indizione dei comizi elettorali per le prossime elezioni amministrative i comuni non dispongono di informazioni certe in merito alle procedure da seguire per l'attribuzione dell'elettorato attivo e passivo ai cittadini appartenenti agli stati di Romania e Bulgaria, appena entrati nell'Unione europea e vi è il rischio che seguano orientamenti diversi, pregiudicando in alcuni casi i diritti dei «nuovi» cittadini comunitari -:
se il Ministro dell'interno non ritenga opportuno fornire i necessari chiarimenti agli enti locali affinché anche i cittadini rumeni e bulgari possano esercitare il proprio diritto di voto alle prossime elezioni amministrative, così come sancito dai trattati istitutivi dell'Unione europea e dalla normativa comunitaria derivata.
(4-02575)
Risposta. - Come ricordato dall'interrogante dal 1o gennaio 2007 la Romania e la Bulgaria sono entrate a far parte dell'Unione europea e ciò ha comportato, per i cittadini di questi due Paesi, l'acquisto della cittadinanza europea, status che si
aggiunge, senza sostituirsi, alle rispettive cittadinanze nazionali.
Sulla base della titolarità della cittadinanza europea, i cittadini dell'Unione che risiedono in uno Stato membro del quale non hanno la cittadinanza, godono, tra l'altro, del diritto di voto e di eleggibilità alle elezioni comunali.
In particolare, le modalità di esercizio di tali diritti sono disciplinate dalla direttiva 94/80/CE del Consiglio dell'Unione europeo, recepita nel nostro ordinamento con la legge 6 febbraio 1996, n. 52 recante «Disposizioni per l'adempimento degli obblighi derivanti dall'appartenenza dell'Italia alle Comunità Europee-legge comunitaria 1994» ed attuata con decreto legislativo 12 aprile 1996, n. 197.
Sulla base di tale normativa, i cittadini dell'Unione europea, e dunque anche quelli rumeni e bulgari, che intendano partecipare alle elezioni comunali e circoscrizionali, devono presentare domanda di iscrizione nella lista elettorale aggiunta presso il comune di residenza entro il quinto giorno successivo a quello dell'affissione del manifesto di convocazione dei comizi. L'esercizio del diritto di elettorato attivo e passivo, dunque, non opera d'ufficio, diversamente che per il corpo elettorale italiano, bensì trova il proprio presupposto nell'iniziativa degli interessati.
È importante ricordare, comunque, che il descritto diritto di elettorato attivo e passivo è garantito, reciprocamente, anche nei confronti dei cittadini in possesso della cittadinanza europea che risiedano in Romania o in Bulgaria. Il disposto della citata direttiva 94/80/CE è stato infatti esteso, ad opera della direttiva 2006/106/CE del Consiglio, ai due nuovi Paesi aderenti, i quali, conseguentemente, dovranno introdurre nei rispettivi ordinamenti l'opportuna normativa di recepimento.
Con riferimento alle elezioni amministrative svoltesi il 27 e 28 maggio 2007, il ministero dell'interno, con la circolare n. 9 del 21 marzo 2007, ha, mediante le prefetture, sensibilizzato i sindaci dei comuni interessati alle consultazioni affinché, in considerazione dell'adesione della Romania e della Bulgaria all'Unione europea, provvedessero alla massima pubblicizzazione delle disposizioni dettate dal citato decreto legislativo n. 197 del 1996.
La circolare ribadisce, inoltre, che nel caso di tardività della domanda di iscrizione nelle liste aggiunte, una volta esperiti i necessari accertamenti, i sindaci possono rilasciare una apposita attestazione di ammissione al voto, ai sensi dell'articolo 32-bis del decreto del Presidente della Repubblica 20 marzo 1967 n. 23, in modo da consentire la più ampia partecipazione alle elezioni, nel rispetto del principio di parità di trattamento tra cittadini italiani e cittadini comunitari.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Francesco Bonato.
CASSOLA. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
in questi giorni nella Val di Noto alcuni petrolieri texani della Panther Oil inizieranno con le trivellazioni proprio nelle vicinanze del gioiello barocco di Noto, patrimonio dell'Unesco, e vicino anche alla Riserva Naturale e Faunistica di Vendicari;
tutto questo sarà possibile grazie a un provvedimento emesso dall'assessore all'industria della regione Sicilia, Marina Noè, che ha autorizzato alcune grandi compagnie del petrolio a effettuare ricerche di idrocarburi in loco;
esiste una forte opposizione locale alle trivellazioni i cui partecipanti si stanno fortemente adoperando per bloccare questa iniziativa;
giovedì 22 febbraio è stato urgentemente convocato a Noto un consiglio comunale aperto per decidere cosa fare al riguardo e sabato 24 febbraio vi si terrà un sit-in di protesta -:
di quali notizie disponga in merito a quanto citato e fortemente osteggiato dalla popolazione locale e agli eventuali rischi ambientali che una decisione del genere può comportare, anche e soprattutto per salvaguardare questo patrimonio unico dell'Unesco.
(4-02717)
Risposta. - In relazione all'atto ispettivo in esame concernente l'attività in Val di Noto condotta da alcuni petrolieri texani della Panther Oil, si premette che in materia di VIA delle attività di ricerca e coltivazione di idrocarburi in terraferma, la competenza è stata trasferita alle regioni dal decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 112, articoli 29 e 34 «Conferimento di funzioni e compiti amministrativi dello Stato alle regioni ed agli enti locali».
Con i succitati articoli sono state trasferite alle regioni anche le competenze relative al rilascio di autorizzazione alla realizzazione delle attività, in particolare la Regione Sicilia già prima dell'entrata in vigore di tale decreto godeva, per proprio statuto, di poteri speciali relativamente al settore minerario.
Ad ogni buon conto, con nota n. GAB/2006/5447/B01 del 16 luglio 2006, indirizzata al Presidente della Regione Sicilia, ho chiesto i risultati della preventiva valutazione di incidenza e le misure che si intendevano adottare per evitare l'eventuale danno che l'intervento della Panther Resources Corporation avrebbe potuto provocare al patrimonio ambientale, culturale, storico ed artistico della Val di Noto.
Successivamente sollecitata anche dalla direzione generale per la salvaguardia ambientale di questa amministrazione in merito alle «attività di trivellazione» in oggetto, la Regione Sicilia con nota dell'11 maggio 2007, prot. 35179, ha evidenziato che allo stato attuale l'unico provvedimento autorizzativo rilasciato alla Società Panther Resource Corporation riguarda il permesso di ricerca di idrocarburi liquidi e gassosi denominato «Fiume Tellaro». Ciò premesso, l'Assessorato territorio e ambiente della Regione Sicilia ha riferito che la società in questione, meglio denominata Panther Resources Corporation e per essa la Panther Eureka S.r.l., non è di fatto sostanzialmente legittimata ad eseguire le trivellazioni citate in quanto, sebbene titolare di un provvedimento autorizzativo emesso dall'Assessore all'industria della Regione Sicilia, la società in argomento non ha ad oggi ottenuto il necessario provvedimento di competenza dell'assessorato inerente la procedura di incidenza ex articolo 5 del decreto del Presidente della Repubblica n. 357 del 1997 e s.m.i.. Relativamente alla predetta procedura la Panther Eureka S.r.l. risulta che abbia richiesto l'attivazione della procedura di incidenza ai sensi dell'articolo 5 del predetto decreto, per il progetto relativo alla concessione mineraria denominata «Fiume Tellaro» per ricerca di idrocarburi liquidi e gassosi.
Lo stesso assessorato ha dichiarato di non aver ancora emesso un provvedimento finale relativo alla procedura di valutazione di incidenza, e che in merito allo stato attuale dell'iter istruttorio è risultato che alcune operazioni di ricerca siano state già realizzate, e per tale motivo lo stesso assessorato ha richiesto ai vari Ispettorati dipartimentali delle foreste, Comuni e province competenti per territorio nonché all'assessorato regionale all'industria, di volere comunicare se nei territori interessati dalla concessione sono state effettivamente intraprese dette opere. In considerazione che il decreto del Presidente della Repubblica n. 357 del 1997 non prevede la possibilità di avviare procedure per opere già realizzate, è evidente che in difetto di dette comunicazioni la procedura di valutazione di incidenza di che trattasi s'intende sospesa. Risulta che avverso il permesso dell'assessore all'industria l'associazione Legambiente ha proposto al TAR Sicilia il ricorso n. 2022 del 2005 tuttora pendente. Lo stesso Comune di Noto ha autonomamente proposto ricorso al TAR per l'annullamento del decreto assessoriale n. 16/2004 concessivo del permesso di ricerca in argomento. In detto ultimo ricorso è intervenuta anche la provincia regionale di Siracusa.
È interesse di questa amministrazione seguire la vicenda affinché siano rispettati, tutelati e salvaguardati i territori che in gran parte ricadono nella valle di Noto dichiarata patrimonio mondiale dell'umanità dall'UNESCO.
Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare: Alfonso Pecoraro Scanio.
CASSOLA. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
il «Festival du Film Italien de Villerupt» (Francia-Lussemburgo) è ormai giunto alla 30 edizione. Il Festival presenta annualmente oltre sessanta film italiani, accogliendo circa 40.000 spettatori tra cui una grande presenza italiana;
ciononostante, sembrerebbe che l'aiuto delle istituzioni italiane competenti non sia contrattualmente garantito, ma fissato volta per volta;
al contrario, le istituzioni francesi (città, provincia, regione e stato) che da sempre sostengono la manifestazione, intendono investire in nuove strutture per arricchire ulteriormente la manifestazione -:
se sia a conoscenza di quanto esposto in premessa e se non ritenga opportuno proporre ed attuare delle quote stabili di sostegno a favore del suddetto festival, con programmazione almeno triennale.
(4-05478)
Risposta. - In merito ai quesiti posti dall'interrogante, si fa presente che l'aiuto finanziario ad iniziative di promozione del cinema italiano all'estero viene determinato, nell'ambito della programmazione triennale di spesa, sulla base degli obiettivi definiti annualmente dal Ministro, acquisito il parere della Consulta territoriale per le attività cinematografiche ed è destinato, secondo la prassi operativa invalsa presso i competenti uffici, in favore di soggetti giuridici italiani senza scopo di lucro (associazioni, fondazioni ed enti pubblici), come previsto dal decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 28 all'articolo 19, comma 3o, lettera b).
Per tale ragione, non è possibile assegnare direttamente un contributo al Festival di Villerupt, così come ad ogni altro festival di cinema italiano all'estero, in quanto l'ente organizzatore è un ente di diritto francese.
Pertanto, di solito viene riconosciuto un aiuto finanziario ad associazioni italiane che operano in collaborazione con i festival esteri così come è avvenuto, nei precedenti anni, proprio per Villerupt attraverso l'associazione ANICA.
Da due anni però la detta associazione non ha più fatto domanda di finanziamento in relazione al Festival di Villerupt.
Ciò nonostante, per continuare a sostenere indirettamente il Festival nel 2006 e nel 2007, la direzione generale per il cinema ha finanziato la Filmitalia, società del gruppo pubblico che si occupa di promozione del cinema italiano all'estero, la quale ha impiegato una parte del proprio budget annuale per Villerupt.
Giova ricordare che anche questo aiuto è determinato su base annuale e, quindi, non è possibile prevedere quote stabili di sostegno dal momento che la somma dell'intero budget messa a disposizione della società è soggetta a variazioni.
Il Sottosegretario di Stato per i beni e le attività culturali: Elena Montecchi.
CATANOSO. - Al Ministro della pubblica istruzione. - Per sapere - premesso che:
con D.D. del 22 novembre 2004 il Ministero della pubblica istruzione ha bandito un corso-concorso selettivo di formazione per il reclutamento di dirigenti scolastici per la scuola primaria e secondaria di primo grado, per la scuola secondaria superiore e per gli istituti educativi, per un numero complessivo di 1.500 posti;
le disposizioni del bando del corso-concorso per dirigente scolastico sono state poi integrate e modificate dall'articolo 1, comma 619, della legge 27 dicembre 2006, n. 296, come segue: si è stabilito di procedere alla nomina a dirigenti scolastici dei candidati di detto concorso, oltre che sui 1.500 posti originariamente previsti dal bando, anche su tutti i posti vacanti e disponibili relativi agli anni scolastici 2007-2008 e 2008-2009 («si procede alla nomina sui posti previsti dal bando di concorso ordinario a dirigente scolastico indetto con decreto direttoriale del Ministero
dell'istruzione, dell'università e della ricerca 22 novembre 2004, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 94 del 26 novembre 2004, e, ove non sufficienti, sui posti vacanti e disponibili relativi agli anni scolastici 2007-2008 e 2008-2009, dei candidati del citato concorso»). Di conseguenza, eliminate le prove d'esame finali e perciò stesso superato il vincolo della maggioranza del 10 per cento per l'ammissione al corso di formazione, si è disposto che tutti i soggetti collocati nelle graduatorie generali di merito per aver superato sia le prove scritte che i colloqui orali fossero ammessi al corso di formazione professionalizzante, già previsto dal bando, anche se in numero maggiore rispetto ai 1.500 posti originariamente messi a concorso («Si procede, altresì, sui posti vacanti e disponibili a livello regionale relativi al medesimo periodo, alla nomina degli altri candidati che abbiano superato le prove di esame propedeutiche al corso di formazione del predetto concorso ma non vi abbiano partecipato perché non utilmente collocati nelle relative graduatorie; questi ultimi devono partecipare con esito positivo ad un apposito corso intensivo di formazione, indetto dall'amministrazione con le medesime modalità di cui sopra»). Si è stabilito che tutti i soggetti ammessi al corso di formazione potessero venir nominati sulla base della produzione di una relazione finale e di un attestato positivo da parte del direttore del corso formativo («si procede alla nomina [...] dei candidati del citato concorso, che abbiano superato le prove di esame propedeutiche alla fase della formazione con la produzione da parte degli stessi di una relazione finale e il rilascio di un attestato positivo da parte del direttore del corso, senza effettuazione dell'esame finale previsto dal bando medesimo»);
la stessa legge 27 dicembre 2006, n. 296 (articolo 1, comma 605) specifica che altre nomine su posti vacanti e disponibili, relative a concorsi riservati, potranno essere effettuate solo dopo le nomine relative al concorso ordinario, di cui al citato comma 619 («Sui posti vacanti e disponibili relativi agli anni scolastici 2007-2008, 2008-2009 e 2009-2010, una volta completate le nomine di cui al comma 619, si procede alla nomina dei candidati che abbiano partecipato alle prove concorsuali della procedura riservata»);
il corso concorso ordinario è stato ultimato in tutte le sue fasi dai candidati ammessi al percorso concorsuale a norma della legge n. 296 del 2006;
notevoli risorse, umane e finanziarie, sono state impegnate dall'Amministrazione per il buon fine del concorso e queste non possono e non devono essere vanificate nel rispetto del principio di buona amministrazione ed economicità della spesa pubblica;
la normativa vigente vieta espressamente lo sperpero di denaro pubblico;
le selettive ed impegnative procedure concorsuali hanno consentito una significativa qualificazione di personale direttivo professionalmente formato;
gli UU.SS.RR. hanno proceduto ad effettuare le nomine sui posti disponibili e vacanti al 1 settembre 2007;
un'aliquota significativa di personale risulta ancora inserita nelle graduatorie di merito nelle rispettive Regioni di appartenenza in attesa di nomina-:
se il ministro interrogato intenda procedere alla ricognizione di tutti i posti vacanti e disponibili al 1 settembre 2008 su tutto il territorio nazionale, attribuire tutti i posti vacanti e disponibili al 1 settembre 2007, indipendentemente dalla pronuncia del Ministero dell'economia e delle finanze, nel rispetto dei principi dettati dall'articolo 1, comma 619, della legge n. 296 del 2006, agli aventi diritto del corso-concorso ordinario D.D.G. 22 novembre 2004;
se il ministro interrogato intenda attuare il passaggio a domanda da uno ad altro settore formativo in caso di esaurimento della graduatoria per la quale si è partecipato, così come previsto dal disegno di legge n. 2272-ter Bersani;
se il ministro interrogato intenda attuare l'interregionalità a domanda, sui posti rimasti vacanti in altra regione laddove risultino esaurite le graduatorie, così come previsto dal disegno di legge n. 2272-ter Bersani, eventualmente anche mediante stipula di contratti a tempo determinato e l'istituto della mobilità con diritto di precedenza per il rientro nella regione di provenienza;
se il ministro interrogato intenda prorogare i termini di scadenza delle graduatorie di merito (1 e 2 settore) già pubblicate a luglio 2007 fino al completamento delle assunzioni di tutti gli aspiranti dirigenti scolastici ivi inclusi;
se il ministro interrogato intenda abolire l'istituto della reggenza.
(4-05114)
Risposta. - Si risponde alla interrogazione parlamentare in esame con la quale l'interrogante, in merito al reclutamento dei dirigenti scolastici, chiede:
di procedere ad una ricognizione dei posti vacanti e disponibili al 1o settembre 2008 e attribuire tutti i posti vacanti e disponibili al 1o settembre 2007, indipendentemente dall'autorizzazione del ministero dell'economia agli aventi diritto del corso-concorso ordinario bandito con DDG 22 novembre 2004;
di attuare il passaggio, a domanda, da uno ad altro settore formativo in caso di esaurimento della graduatoria per la quale si è partecipato;
di attuare la interregionalità a domanda sui posti rimasti vacanti in altre regioni;
di prorogare i termini di scadenza delle graduatorie di merito (1o e 2o settore) già pubblicate a luglio;
di abolire l'istituto delle reggenze.
Al riguardo si fa presente che il numero dei posti messi a concorso nonché le assunzioni degli aventi diritto alla nomina sono soggetti al regime autorizzatorio previsto dalle vigenti disposizioni (articolo 39 della legge n. 449 del 1997) e, conseguentemente, al fine di procedere ad ulteriori assunzioni non si può prescindere dal richiedere la prescritta autorizzazione, come peraltro ribadito dall'articolo 1, commi 605 e 619, della legge n. 296/2006.
Per quanto riguarda l'istituto della reggenza, si fa presente che i posti che non sono vacanti ma solo disponibili, sono utilizzabili esclusivamente per le assunzioni a tempo determinato. Essendo, pertanto, necessario avvalersi di incarichi di natura temporanea si fa ricorso all'istituto della conferma degli incarichi di presidenza ed in mancanza a quello della reggenza. Peraltro è da presumersi che le reggenze, con gli esiti delle procedure concorsuali in atto, rimarranno un fenomeno del tutto residuale.
In merito, poi, alla richiesta di proroga dei termini di scadenza delle graduatorie di merito fino al completamento delle assunzioni di tutti gli aspiranti ivi inclusi, si fa presente che la legge n. 296 del 2006, finanziaria 2007 prevede, all'articolo 1, commi 605 e 619, che le nomine di cui trattasi potranno essere effettuate sui posti vacanti e disponibili relativi agli anni scolastici 2007/2008, 2008/2009 e 2009/2010. Diverse determinazioni non possono che essere assunte in via legislativa; emendamenti in tal senso sono stati presentati.
L'orientamento del Ministero è favorevole all'accoglimento.
Con riguardo, infine, alle altre richieste avanzate dall'interrogante riguardanti il superamento dei settori formativi e l'interregionalità, previsioni in tal senso sono contenute nel disegno di legge n. 1848 già approvato dalla Camera dei deputati ed attualmente all'esame del Senato della Repubblica.
Il Viceministro della pubblica istruzione: Mariangela Bastico.
CIRIELLI. - Al Ministro della pubblica istruzione. - Per sapere - premesso che:
da quanto si evince dagli articoli di stampa, sembrerebbe che a Salerno si sia tenuto un sit-in di protesta, organizzato da insegnanti e genitori, contro i tagli al
personale scolastico previsti dal Ministero della Pubblica Istruzione;
i tagli previsti dall'intervento governativo interesserebbero la categoria degli insegnanti di sostegno che offrono un servizio di supporto in ambito scolastico fondamentale per i bambini diversamente abili;
la circolare dell'Ufficio Scolastico Regionale, denominata «Piano di istituzione posti di sostegno 2007/2008» e relativa alle assegnazione delle cattedre di sostegno per la Provincia di Salerno nel prossimo anno scolastico, prevede ben 355 cattedre in meno rispetto allo scorso anno;
in particolar modo il settore più colpito dai tagli è quello dell'istruzione di primo grado che ha visto un taglio di 113 unità, seguito subito dopo dalla primaria con 108 tagli, dall'istruzione di secondo grado con 75 e dal settore dell'infanzia con 58 per un totale di 355 posti lavoro che, dall'anno prossimo, non saranno più attivi;
secondo i disposti previsti dalla predetta circolare e secondo quanto riportato anche dagli articoli di stampa, in Campania i tagli arriveranno a togliere lavoro a circa 4000 docenti, 1200 dei quali sono insegnanti di sostegno;
secondo quanto riportato dagli articoli di stampa, sembra che il Ministero abbia giustificato i tagli adducendo motivazioni di ordine economico e, soprattutto, precisando che nella sola città di Salerno il numero degli insegnanti di sostegno sarebbe troppo alto;
le motivazioni addotte dal Ministero non tengono conto, però, dell'alto numero di Comuni presenti nella Provincia di Salerno che è una delle più grandi d'Italia: sono, infatti, ben 158 i Comuni presenti e tra questi molti sono situati in posizioni difficili da raggiungere ed è per questo che sono necessari tutti gli insegnanti di sostegno attualmente esistenti per non sfavorire una fascia già debole dalla nascita come i bambini diversamente abili;
sembrerebbe che la scorsa Finanziaria presenterebbe anche delle irregolarità «per quanto riguarda l'assegnazione dei docenti di sostegno. Secondo la legge 104, i bambini disabili devono avere dei requisiti per l'assegnazione di un docente di sostegno. La nuova legge, invece, tende a restringere i campi dei requisiti, negandone ad una buona parte e legittimando così il taglio...» previsto dalla predettta circolare;
secondo quanto si evince da articoli di stampa, sembrerebbe che in alcuni casi i tagli previsti dall'intervento governativo sarebbero causa di serie conseguenze per i bambini diversamente abili facenti parte di alcuni circoli didattici della Provincia di Salerno in quanto gli stessi necessiterebbero di costanti attenzioni proprio da parte degli insegnanti di sostegno;
un'altra grave conseguenza dell'intervento disposto dalla predetta circolare sarebbe quella dell'accorpamento delle classi che porterebbe alla formazione di classi con più di 30 alunni e tutto a discapito della vivibilità dell'ambiente scolastico e della qualità del servizio che può essere offerto dagli insegnanti di sostegno ai bambini disabili;
i più colpiti da tale intervento governativo sarebbero proprio questi bambini che, a partire dal prossimo anno scolastico, avranno a disposizione meno insegnanti e, di conseguenza, meno ore da passare con un docente che li segua costantemente durante le ore scolastiche -:
se sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e, se corrispondenti al vero, quali iniziative di propria competenza intenda adottare per poter scongiurare la riduzione delle cattedre per i docenti di sostegno previsti dalla circolare «Piano di istituzione posti di sostegno 2007/2008» che, in caso contrario, sarebbe causa di gravi disfunzioni nell'ambito del fondamentale supporto scolastico attualmente garantito ai bambini diversamente abili.
(4-04797)
Risposta. - Si fa riferimento all'interrogazione indicata in oggetto riguardante
l'organico di sostegno della provincia di Salerno per l'anno scolastico 2007/2008 e si comunica quanto segue.
Le direttive generali sull'azione amministrativa fino ad ora emanate hanno individuato come obiettivo prioritario l'assunzione di iniziative volte a dare un reale sostegno agli alunni diversamente abili.
In tal senso è stato anche ricostituito l'Osservatorio sull'handicap, il quale, d'intesa con le associazioni interessate e in stretto rapporto con la scuola reale, ha il compito di approfondire tutte le tematiche concernenti l'integrazione degli alunni diversamente abili, per avere il quadro esatto delle criticità e per raccogliere nuove proposte. È stato avviato un protocollo di lavoro all'interno dell'Osservatorio ove si spiega quali percorsi la scuola farà e come avviare una intesa sostanziale con le regioni e gli enti locali affinché anche l'assistente materiale e il mediatore culturale siano presenti nell'aula.
In particolare, per quanto concerne il corrente anno scolastico, sono stati autorizzati i posti di sostegno necessari a sostenere tutti gli allievi disabili nella misura indicata dall'apposita certificazione. I così detti tagli, riguardano invero le regioni in cui il numero dei ragazzi è in calo nonché le regioni in cui il rapporto insegnanti-alunni disabili è particolarmente basso, molto al di sotto della media nazionale che è a sua volta inferiore a rapporto tendenziale di un docente ogni due alunni diversamente abili.
Inoltre, il dibattito che si è recentemente sviluppato sulla insufficienza dei posti di sostegno, è riconducibile in parte anche alle misure adottate dal precedente Governo con Decreto del Presidente del Consiglio dei ministri n. 185 del 23 febbraio 2006, emanato in attuazione della finanziaria del 2003 che ha apportato modifiche al sistema delle certificazioni creando complicazioni e proteste.
Si ricorda che rientra nella competenza della Azienda sanitaria locale certificare l'handicap, spetta al GLHO (gruppo di lavoro operativo per l'handicap) indicare il fabbisogno di ore di sostegno per ciascun alunno disabile; il ministero sta lavorando su nuove modalità di certificazione della disabilità d'intesa con il ministero della salute.
È opportuno comunque ricordare che il docente di sostegno è una risorsa assicurata alla scuola, perché su tutta la scuola (sulla molteplicità delle sue componenti) ricade il dovere di apprestare, per l'alunno disabile, gli strumenti che ne favoriscano l'integrazione, l'educazione e l'apprendimento. Il compito di redigere il P.E.I. (Piano Educativo Individualizzato) - che descrive gli interventi predisposti per l'alunno disabile - è infatti espressamente rimesso (dal Decreto del Presidente della Repubblica 24 febbraio 1994) al «personale insegnante curriculare e di sostegno della scuola», vale a dire all'intero coniglio di classe, e non già al solo docente di sostegno.
Proprio in quanto risorsa assegnata alla scuola e non al singolo portatore di handicap, il docente di sostegno fa parte a pieno titolo del Consiglio di classe, ne assume la contitolarità e partecipa alla programmazione educativa e didattica, alla elaborazione e alla verifica delle attività di competenza del Consiglio stesso con riferimento a tutti gli alunni della classe e non al solo portatore di handicap, come previsto dal Testo unico sull'istruzione approvato dal Decreto legislativo n. 297 del 1994.
Per quanto riguarda la regione Campania l'organico di sostegno, assegnato - con il decreto interministeriale recante disposizioni relative alla definizione degli organici del personale docente per l'anno scolastico 2007-2008 - è di 8.146 posti.
In sede di adeguamento dell'organico alla situazione di fatto il competente rettore generale dell'Ufficio scolastico regionale per la Campania ha autorizzato altri n. 3.921 posti di sostegno per un totale di posti pari a 12.067, a fronte di 21.433 alunni diversamente abili, con un rapporto pari a un docente per 1,77 allievi disabili, ben al di sotto della media nazionale.
Per quanto riguarda in particolare la provincia di Salerno, è pur vero che i posti assegnati sono diminuiti rispetto al decorso anno scolastico, ma ciò è stato determinato da un decremento di allievi riconosciuti diversamente abili rispetto al decorso anno
scolastico. Il rapporto docente di sostegno alunni diversamente abili nella provincia, nell'anno scolastico in corso, è di 1,64 ben al di sotto della media nazionale.
A conferma del costante impegno del Governo sul sostegno agli allievi disabili, per dare una risposta positiva alle famiglie degli allievi diversamente abili ed ai docenti, soprattutto in riferimento alle situazioni critiche che sono state affrontate e risolte in questo avvio di anno scolastico nelle diverse regioni, sono state introdotte, nel disegno di legge finanziaria 2008, misure che consentono di rispondere a tali esigenze con una progressiva stabilizzazione e specializzazione del personale e garantire quindi una maggiore continuità didattica.
I posti dell'organico di diritto per il sostegno aumenteranno da 48.000 a 65.000 passando dall'attuale 50 per cento di insegnanti di ruolo al 70 per cento.
I nuovi criteri consentono di assicurare un rapporto medio nazionale tendenziale di un insegnante di sostegno ogni 2 alunni diversamente abili, anche attraverso compensazioni tra province diverse, fermo restando il rispetto dei principi sull'integrazione degli alunni fissati dalla legge 5 febbraio 1992, n. 4 e dalla legge 4 agosto 1977, n. 517.
Il Viceministro della pubblica istruzione: Mariangela Bastico.
CODURELLI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
la legge finanziaria per l'anno 2007 (legge n. 296 del 2006) prevede contributi e varie agevolazioni per chi rottama la propria autovettura e ne acquista una nuova immatricolata come «euro 4» e «euro 5» (articolo 1, commi da 224 a 231);
in particolare il comma 226 prevede che «il contributo di 800 euro di cui ai commi 226, 227 e 228 spetta anche nel caso in cui il veicolo demolito sia intestato ad un familiare convivente, risultante dallo stato di famiglia»;
le norme in questione non sembrano prevedere esplicitamente l'estensione del beneficio, qualora l'autovettura rottamata sia in comproprietà tra parenti anche di primo grado ma non conviventi, a favore di uno dei comproprietari dell'autovettura rottamata acquirente di un autovettura nuova -:
se le norme citate si applichino anche alla fattispecie richiamata e, qualora così non fosse, quali iniziative normative intenda assumere il Governo per estendere i predetti benefici a tale fattispecie.
(4-02489)
Risposta. - Con il documento di sindacato ispettivo in esame, l'interrogante chiede quali iniziative si intende adottare al fine di estendere le agevolazioni previste dall'articolo 1, commi 226, 227 e 228, della legge 27 dicembre 2006, n. 296, (legge finanziaria per il 2007), per la rottamazione delle autovetture.
Il comma 231, dell'articolo 1, della citata legge n. 296 del 2006 prevede espressamente che «(...) Il contributo di cui ai commi 226, 227 e 228 spetta anche nel caso in cui il veicolo demolito sia intestato ad un familiare convivente, risultante dallo stato di famiglia».
In particolare, l'interrogante rileva che le norme sopra richiamate in materia di ecoincentivi, «non sembrano prevedere esplicitamente l'estensione del beneficio, qualora l'autovettura rottamata sia in comproprietà tra parenti anche di primo grado ma non conviventi, a favore di uno dei comproprietari dell'autovettura rottamata acquirente di un'autovettura nuova».
In via preliminare, si osserva che la richiamata legge finanziaria per il 2007, nei commi da 224 a 241, ha riconosciuto una serie di agevolazioni in materia di incentivi all'acquisto di autoveicoli a basso impatto ambientale, a fronte della sostituzione di veicoli con maggiore tasso inquinante.
Con circolare prot. n. 1376 del 13 febbraio 2007, il dipartimento per le politiche fiscali, ha fornito primi chiarimenti sull'applicazione delle sopraindicate disposizioni agevolative.
Nella richiamata circolare, con riferimento alle disposizioni contenute nei commi dal 224 al 236, il dipartimento per le politiche fiscali osserva che le medesime norme introducono una serie di agevolazioni a finalità ambientale, mediante l'incentivazione alla rottamazione dei veicoli maggiormente inquinanti, di categoria «Euro 0» o «Euro 1», la quale può avvenire con o senza sostituzione del veicolo rottamato con un corrispondente veicolo nuovo.
Il dipartimento per le politiche fiscali al punto 2 della richiamata circolare, osserva che, in tema di ambito soggettivo di applicazione delle agevolazioni in argomento, la citata legge n. 296 del 2006, per quanto concerne l'incentivo alla sostituzione di un veicolo maggiormente inquinante con l'acquisto di un veicolo nuovo prevede «la possibilità che il veicolo da demolire possa appartenere anche ad un familiare convivente con colui che richiede le agevolazioni, purché sia presente nello stato di famiglia di quest'ultimo».
In merito al quesito posto con l'interrogazione in esame, il predetto dipartimento ha espresso l'avviso «che la presenza del familiare convivente nello stato di famiglia di colui che richiede le agevolazioni, sia condizione necessaria ed inderogabile al fine di rendere applicabile l'agevolazione nell'ipotesi in cui il veicolo da rottamare appartenga ad un soggetto diverso dall'acquirente del veicolo nuovo».
Inoltre, in merito alla possibile fruizione dei benefici in esame nel caso di acquisto di un veicolo nuovo da cointestare a due soggetti di cui uno solo è proprietario del veicolo da consegnare per la rottamazione, al richiamato punto 2 della citata circolare, il dipartimento per le politiche fiscali ha espresso l'avviso che «i benefici in questione, possono essere accordati, poiché le norme sugli ecoincentivi non pongono alcun limite alla possibilità di acquistare in comproprietà un veicolo nuovo e di consegnarne per la rottamazione un altro intestato solo ad uno dei nuovi proprietari o ad un familiare convivente con uno dei nuovi proprietari e presente nel suo stato di famiglia».
Tale interpretazione è applicabile anche al caso inverso, in cui «viene consegnato per la rottamazione un veicolo intestato a due o più persone non legate da un rapporto di familiarità e ne viene acquistato uno nuovo intestato ad uno solo di detti soggetti o ad un familiare convivente con uno di loro».
Il Viceministro dell'economia e delle finanze: Vincenzo Visco.
DE CRISTOFARO, MASCIA e IACOMINO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nel quadro predisposto dal Ministro dell'interno per fare fronte all'emergenza criminalità a Napoli risulta agli interroganti che anche il Corpo dei Vigili del fuoco sarà impiegato a supporto delle operazione di polizia nei blitz anticamorra;
nella provincia di Napoli, su una popolazione di circa 3.000.000 di abitanti, operano 975 unità complessive di Vigili del fuoco, con un rapporto di 1 vigile ogni 3.000 abitanti che, considerando la divisione per turno, circa 150 presenze effettive, viene innalzato a 1 su 20.000;
le organizzazioni sindacali di categoria denunciano da tempo questa grave carenza di organico tanto più in una situazione complessa e articolata come quella del territorio napoletano, carenza a cui viene fatto fronte con il ricorso a un numero considerevole di ore straordinarie, mettendo in questo modo a dura prova la sicurezza e l'incolumità stessa degli operatori;
la perdurante carenza di risorse per l'acquisto di beni e materiali, l'obsolescenza dei mezzi in dotazione, l'inadeguatezza di equipaggiamenti logori e insufficienti rendono più gravosa e incerta la capacità operativa del Corpo dei Vigili;
l'impiego dei Vigili del fuoco nel piano contro l'emergenza criminalità a Napoli comporterebbe, in questo contesto, una sottrazione delle squadre adibite al
soccorso e alla sicurezza dei cittadini negli interventi di ordinaria emergenza a cui il Corpo, con grande senso di responsabilità e malgrado le insufficienze denunciate, fa fronte quotidianamente -:
quali provvedimenti il Ministro intenda assumere affinché sia potenziata la dotazione dei mezzi e delle strutture del Corpo dei Vigili del Fuoco non solo a tutela e protezione degli stessi operatori esposti costantemente a rischio della incolumità personale ma anche a garanzia di tutta la cittadinanza;
se non intenda, considerando il nuovo impiego operativo a supporto delle operazioni di polizia nei blitz anticamorra, colmare le gravi e ataviche carenze di personale del Corpo dei Vigili del fuoco di Napoli.
(4-01685)
Risposta. - Come è noto, il corpo nazionale dei vigili del fuoco è l'organismo che, per compiti istituzionali, provvede in maniera diretta e con l'immediatezza necessaria, alla tutela della vita umana e alla salvaguardia dei beni e dell'ambiente dai danni, o dai pericoli di danni, causati da incendi o da altre situazioni accidentali.
Al riordino ed aggiornamento della normativa sulle funzioni e sui compiti del Corpo nazionale dei vigili del fuoco si è provveduto di recente con il decreto legislativo 8 marzo 2006, n. 139, che ne ha individuato e definito le competenze.
Al personale del predetto Corpo è, peraltro, attribuita, nell'ambito dell'esercizio delle funzioni di istituto, la qualità di ufficiale od agente di polizia giudiziaria (articolo 6 del decreto legislativo n. 139 del 2006) e di agente di pubblica sicurezza (articolo 8, comma 1, della legge n. 1570 del 1941), che ne consente perciò, ove ne ricorrano le condizioni, l'impiego da parte dell'Autorità giudiziaria e dell'Autorità di pubblica sicurezza nell'ambito delle rispettive attribuzioni.
La diretta connessione tra i compiti istituzionali e funzioni di polizia giudiziaria emerge anche nelle previsioni contenute nell'articolo 2 del decreto legislativo n. 217, relativo al nuovo ordinamento del personale del Corpo nazionale dei vigili del fuoco.
In tale contesto si inserisce, peraltro, il dispositivo dell'ultimo comma dell'articolo 11 della legge 13 maggio 1961, n. 469, che, mantenuto in vigore dal richiamato decreto legislativo n. 139 del 2006, prevede la possibilità che i prefetti affidino ai comandi provinciali, «in via eccezionale, particolari servizi di carattere tecnico, per i quali il personale abbia attitudine in dipendenza dei compiti di istituto».
In virtù, quindi, di tali competenze sia tecnico-operative, sia di polizia giudiziaria, il personale del Corpo nazionale dei vigili del fuoco è stato effettivamente coinvolto in operazioni congiunte con le forze di polizia nel quadro dell'emergenza criminalità nel territorio della provincia di Napoli.
Tale coinvolgimento si colloca nell'ambito di quelle operazioni di polizia che richiedono specifiche competenze tecniche, strettamente connesse ai compiti istituzionali e al ruolo che riveste lo stesso personale del Corpo nazionale, nell'ottica di un'interoperatività che assicuri il migliore e più completo servizio possibile a tutela del cittadino.
In particolare, per fare fronte alla citata situazione di emergenza, lo scorso anno si sono intensificati a Napoli gli interventi delle forze dell'ordine con le quali il Comando provinciale dei vigili del fuoco ha operato in passato e continua ad operare per l'abbattimento degli ostacoli fissi.
Tale tipologia di intervento comporta sostanzialmente l'impiego di idonee attrezzature da taglio per rimuovere cancellate, portoni blindati ed ogni altro tipo di ostacolo che impedisce alle forze di polizia di raggiungere obiettivi predefiniti.
Il ministero dell'interno ha seguito e continua a seguire con particolare attenzione la problematica delle condizioni e dei termini di impiego del personale del Corpo nazionale dei vigili del fuoco in attività di polizia particolarmente complesse come quelle presenti nel territorio napoletano, al fine di ricercare sempre migliori soluzioni improntate, da un lato, ad una doverosa collaborazione istituzionale e, dall'altro, all'adozione delle necessarie cautele operative a protezione dell'incolumità dei vigili impiegati.
Nel corso di un apposito incontro, tenutosi l'anno scorso presso la prefettura di Napoli alla presenza del comandante provinciale dei vigili del fuoco, al fine di illustrare i problemi organizzativi connessi con le operazioni di polizia in argomento, i responsabili delle forze dell'Ordine presenti hanno convenuto sull'opportunità di limitare le richieste di intervento dei vigili del fuoco alle esigenze più significative e, di fatto, ciò ha comportato un immediato ridimensionamento del fenomeno.
La problematica sopra esposta si ricollega a quella relativa alle carenze di personale e mezzi evidenziate dall'interrogante nell'atto di sindacato ispettivo e che, tuttavia, non interessa unicamente il circoscritto ambito della provincia di Napoli, ma va riferita ad una più generale situazione riscontrabile sull'intero territorio nazionale, laddove gli organici operativi, a fronte di documentati incrementi delle situazioni potenzialmente pericolose, hanno subito nel corso degli ultimi anni una progressiva riduzione in termini di effettiva presenza sul territorio.
Va detto, peraltro, che le carenze di circa 3000 unità attualmente esistenti nel Corpo nazionale sono anche la conseguenza delle scelte operate in sede di emanazione delle leggi finanziarie degli anni precedenti, ove, a fronte di sporadici interventi di aumento di organico, non sono state previste autorizzazioni alla copertura del turn over del personale posto in quiescenza.
Sotto questo profilo, l'attuale Governo ha operato un'inversione di tendenza sostanziale rispetto al passato; sarà infatti possibile procedere ad un parziale ripianamento degli organici dei Vigili del fuoco attraverso l'attuazione delle misure previste dalla legge finanziaria del 2007.
In primo luogo, la citata legge ha allocato le risorse per procedere ad una immediata assunzione di 600 unità nella qualifica di vigile del fuoco, che prenderanno servizio nei comandi provinciali, sulla base delle carenze rilevabili a livello nazionale, entro la fine dell'anno, al termine del corso di formazione.
In secondo luogo, ha previsto per il Corpo nazionale dei vigili del fuoco un percorso ad hoc per la stabilizzazione del rapporto di lavoro del personale precario in possesso di determinati requisiti. Con decreto del Ministro dell'interno in data 30 luglio 2007 sono pertanto stati fissati i criteri relativi alla procedura selettiva per detta stabilizzazione, che consentirà l'immissione di personale altamente qualificato al fine di poter dare un contributo fondamentale al servizio istituzionale di salvaguardia della vita delle persone. In base alle disposizioni contenute nella citata normativa, è consentita infatti la stabilizzazione di una parte dei vigili del fuoco selezionati tra quei soggetti che prestano servizio volontario nel Corpo nazionale stesso, iscritti negli appositi elenchi da almeno tre anni e con almeno centoventi giorni di servizio, purché in possesso dei requisiti richiesti dalla normativa. A breve la Presidenza del Consiglio dei ministri - dipartimento funzione pubblica - farà conoscere la quota complessiva di vigili dei fuoco da stabilizzare e, nell'ambito di tale quota, altro personale operativo sarà assegnato a Napoli.
Ulteriori unità di personale operativo potranno essere assegnate alla sede di Napoli a seguito dei prossimi concorsi di riqualificazione per capo squadra e per capo reparto.
Si soggiunge che il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 16 gennaio 2007 ha inoltre autorizzato, ai sensi dell'articolo 1, comma 104, della legge n. 311 del 2004, l'avvio, nel triennio 2007/2009, delle procedure concorsuali per la copertura di 1021 posti nei ruoli del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, di cui 814 vigili del fuoco, la cui assunzione sarà subordinata da apposita autorizzazione del dipartimento per la funzione pubblica.
In ordine ai mezzi, si richiama la disposizione della stessa legge finanziaria 2007, nella parte in cui stabilisce, fra l'altro, che, per la realizzazione di programmi straordinari di incremento dei Servizi di soccorso tecnico urgente e per la sicurezza dei cittadini, il Ministro dell'interno e, per sua delega i prefetti, possano
stipulare convenzioni con le regioni e gli enti locali che prevedano la contribuzione logistica, strumentale o finanziaria da parte degli stessi enti territoriali.
La medesima legge finanziaria ha poi previsto nuove entrate stabili quali quelle derivanti dal sistema di finanziamento del Servizio antincendi negli aeroporti, tramite l'istituzione di un fondo di 30 milioni di euro da destinare al bilancio del dipartimento dei vigili del fuoco, del soccorso pubblico e della difesa civile, alimentato da un incremento di 0,50 euro dell'addizionale sui diritti di imbarco aeroportuale.
Per far fronte alle citate problematiche di carattere finanziario, il Governo ha avviato altresì un percorso che, nell'ambito delle disposizioni urgenti in materia finanziaria, introdotte dal decreto-legge 2 luglio 2007, n. 81 (cosiddetto decreto sul «tesoretto»), convertito, con modificazioni, nella legge 3 agosto 2007, n. 127, ha previsto lo stanziamento di 20 milioni di euro per le esigenze del Corpo, per un primo immediato ripianamento dei debiti finora maturati.
Le citate carenze di risorse potranno essere fronteggiate anche mediante le disposizioni contenute nel disegno di legge finanziaria per l'anno 2008, il quale prevede l'istituzione presso il ministero dell'interno di un fondo di parte corrente per le esigenze di funzionamento della sicurezza e del soccorso pubblico, ad esclusione delle spese per il personale e di quelle destinate al ripianamento delle posizioni debitorie, con una dotazione di 190 milioni di euro, di cui 30 milioni per le specifiche necessità del Corpo nazionale vigili del fuoco.
Nel medesimo disegno di legge è prevista inoltre l'autorizzazione per il Corpo nazionale vigili del fuoco della spesa per assunzioni di personale, per 7 milioni di euro per l'anno 2008, 16 milioni per l'anno 2009, 26 milioni annui a decorrere dal 2010 nonché lo stanziamento di 10 milioni di euro per il «patto per il soccorso».
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Ettore Rosato.
DE SIMONE. - Al Ministro della pubblica istruzione. - Per sapere - premesso che:
apprendiamo da un articolo de La Stampa del giorno 12 giugno 2007 a firma Giuseppe Legato, che presso la scuola «Manzoni» di Nichelino in provincia di Torino, il preside ha censurato uno spettacolo scritto dagli alunni perché nel copione c'era la parola lesbica;
dalle dichiarazioni dell'operatore, Marco Grilli - incaricato dall'assessorato all'istruzione di Nichelino per il progetto teatrale nelle scuole - apprendiamo che il copione, per decisione degli studenti affrontava il tema dell'omosessualità e della omofobia a seguito di un episodio di discriminazione realmente accaduto ad alcune loro coetanee; gli studenti attraverso lo spettacolo, si proponevano di sensibilizzare la comunità su questo tema di grande attualità, ed avendo lavorato per un intero anno, con il sostegno dell'insegnante della scuola, non si aspettavano il forfait del preside, alla vigilia dell'esordio, per «una parolaccia» per dirla con le parole usate dal preside;
il teatro come strumento didattico-educativo e la recita di fine anno, sarebbero state una occasione importante, a parere dell'interrogante, opportunità che la scuola pubblica dovrebbe favorire con l'obiettivo di costruire una società aperta e democratica, nella quale le differenze sono vissute come una ricchezza, e non come un male da reprimere;
la disposizione del preside, a parere dell'interrogante, è ancor più grave perché si verifica a meno di un mese dalla dichiarazione del Ministro della pubblica istruzione, che in occasione della «giornata mondiale contro l'omofobia» il 17 maggio, ha annunciato una campagna nelle scuole contro l'omofobia, dichiarando che «la scuola può e deve essere anche una palestra per la crescita della persona» e che «occorre essere quotidianamente esempi concreti di tolleranza e soprattutto dobbiamo favorire il rispetto della diversità, che è sempre una ricchezza
e mai può essere colpa» queste le parole del Ministro -:
quali misure intenda intraprendere per condannare quello che, ad avviso dell'interrogante, è il gravissimo comportamento del preside della scuola «Manzoni» di Nichelino, profondamente lesivo della dignità umana in quanto non coerente con il percorso di inclusione sociale e antidiscriminazione annunciato dal Ministero;
se ritenga di dover intervenire, con azioni di formazione del personale (docente e non) impegnato nelle istituzioni scolastiche, affinché sia garantita la piena accoglienza delle persone omosessuali, lesbiche, transgender e delle loro famiglie;
se non intenda coinvolgere, al fine di individuare gli strumenti più idonei alla realizzazione della campagna annunciata contro l'omofobia, le organizzazioni che da anni sono impegnati su queste tematiche.
(4-04065)
Risposta. - Si risponde alla interrogazione parlamentare in esame riguardante i fatti verificatesi nella scuola «Manzoni» di Nichelino (Torino) ed il comportamento adottato dal dirigente scolastico che, in occasione di uno spettacolo teatrale di fine anno, ha censurato un canovaccio di copione scritto dagli allievi e si comunica quanto riferito dal direttore generale dell'ufficio scolastico regionale per il Piemonte.
Dalla relazione del dirigente suddetto e dalle delibere degli organi collegiali, nonché dal commento esegetico dei due copioni degli insegnanti, emerge quanto segue.
Il comune di Nichelino propone ogni anno attività educative da far svolgere agli alunni del territorio, sovvenzionando laboratori tra cui uno teatrale al quale aderisce una classe terza della scuola Manzoni, curato da un consulente del comune.
In occasione della festa di fine anno denominata «Manzoniadi» alla quale sono invitati tutti i parenti degli allievi ed i futuri alunni, durante la quale oltre ad una recita, costituita da varie scenette, si svolgono anche canti, balli, attività artistiche, attività sportive e gare di scacchi, e che vuol essere una occasione per mostrare alcune delle attività che si svolgono all'interno dell'istituto, sono stati proposti, all'ultimo momento due brevi testi e non uno, preparati in fretta dagli allievi.
Sia il dirigente scolastico che i docenti impegnati nelle «Manzoniadi» hanno concordato che i testi, con tematica omosessuale, erano diseducativi e non consoni ad una rappresentazione scolastica e, pertanto, non sono stati inseriti nella recita finale; il dirigente ha anche fatto presente che l'oggetto dei due testi, doveva essere trattato nella sede e nella classe giuste, attraverso l'intervento serio e rigoroso da parte di personale competente e non trattato in pochi minuti, nell'ambito di una recita teatrale ove poteva essere travisato o risultare di difficile comprensione.
Anche il Consiglio d'istituto, nella seduta del 26 giugno 2007, con voto unanime dei presenti, ed il Collegio dei docenti nella seduta del 29 giugno 2007, hanno giudicato opportuna e corretta la decisione di sospendere la recita dei due testi ritenendo che, pur nel rispetto degli argomenti scelti dagli allievi, dei contenuti e del messaggio che i testi intendevano proporre, il linguaggio usato non fosse consono al contesto in cui questi dovevano essere rappresentati, che alcuni passaggi del testo potessero non essere compresi correttamente e dunque colpire la sensibilità di alcuni allievi, specialmente quelli del primo anno.
Riguardo al problema della diffusione di una cultura della legalità e del rispetto delle diversità si riferisce che è stato istituito un Comitato nazionale «Scuola e Legalità», che vede la partecipazione di otto ministeri, dei vertici delle forze dell'ordine, rappresentanti della magistratura e degli Enti locali con il compito di trasformare gli obiettivi strategici enunciati nelle «Linee di indirizzo sulla cittadinanza democratica e legalità» in un piano operativo capace di attivare la collaborazione interistituzionale e l'interazione con tutte le associazioni e le agenzie formative impegnate nella lotta all'illegalità.
In data 9 maggio 2007; il ministero ha sottoscritto con gli altri otto dicasteri interessati un protocollo d'intesa con il quale
le stesse amministrazioni s'impegnano a collaborare, ciascuno nell'ambito delle proprie competenze istituzionali, alla realizzazione delle iniziative volte a dare efficacia agli esiti dei lavori del suddetto comitato nonché a porre le condizioni, anche di carattere economico-finanziario, per la piena attuazione delle iniziative previste.
Le indicazioni fornite dalle commissioni in cui si è articolato il comitato hanno permesso inoltre di predisporre le recenti linee guida emanate da questa amministrazione in data 23 maggio 2007, inerenti al «Piano nazionale sull'educazione, alla legalità» con il quale si intende coinvolgere tutte le scuole, tramite azioni didattiche, testimonianze, sinergie sul territorio e tra istituzioni diverse.
Il rispetto della diversità, quale quella di genere, è inoltre, uno dei punti fondamentali del «Piano nazionale per il benessere dello studente», presentato il 18 aprile 2007, per promuovere azioni preventive del disagio fisico, psichico e sociale a scuola, tramite la collaborazione con gli altri dicasteri competenti e con i diversi soggetti presenti sul territorio.
Le azioni previste dal citato Piano sono caratterizzate dalla consapevolezza che il benessere fisico è determinato non solo dall'assenza di patologie o di comportamenti a rischio, ma anche dall'autostima, dalla visione che l'individuo ha di sé e dalle relazioni sociali, soprattutto con i coetanei con i quali gli studenti condividono la maggior parte delle esperienze.
In quest'ottica, quindi, assumono fondamentale importanza la qualità dei rapporti interpersonali, il clima scolastico e le diverse modalità con cui si vive la scuola.
Si comunica, infine, che il ministero il 10 ottobre 2007 ha firmato un protocollo d'intesa con tutte le associazioni nazionali dei genitori, compresa l'AGDO (Associazione genitori di omosessuali), riguardante il contrasto e la prevenzione dei fenomeni di bullismo, compresi quelli di natura omofobica, al fine di promuovere in collaborazione con tali associazioni percorsi culturali e formativi che contribuiscano alla diffusione del rispetto e della cultura delle differenze e delle diversità.
Il Viceministro della pubblica istruzione: Mariangela Bastico.
DELLA VEDOVA, UGGÈ, COSTA e MELLANO. - Al Ministro per gli affari regionali e le autonomie locali, al Ministro delle politiche europee, al Ministro del lavoro e della previdenza sociale. - Per sapere - premesso che:
da quanto risulta da fonte giornalistica (Repubblica del 27 luglio 2007) la Regione Autonoma Valle d'Aosta ha stipulato un contratto pubblicitario per la stampa del logo regionale sul retro delle etichette delle bottiglie di alcuni marchi minori del Gruppo Heineken e il costo dell'operazione ammonta a 16,32 milioni di euro;
da quanto risulta da altra fonte giornalistica (Ansa del 15 marzo 2007), la Regione Autonoma Valle d'Aosta ha stipulato un accordo (diverso e distinto, a quanto consta agli interroganti, dal precedente) con la società Heineken che prevede un investimento regionale di 10 milioni di euro, di cui 4 in mutui, e l'ingresso della regione nel capitale di una società del gruppo Heineken, per l'ampliamento dello stabilimento di Pollein, in cui si produce la birra Dreher (marchio di proprietà Heineken);
le trattative con Heineken e i relativi investimenti sono stati formalmente giustificate dall'esigenza di tutelare questa presenza industriale in Valle d'Aosta e di salvaguardare il «posto di lavoro» dei 70 addetti oggi impiegati nello stabilimento di Pollein;
questa vicenda mette in luce quale intollerabile disparità di trattamento si verifichi nelle varie aeree del paese a seconda che esse siano, o no, inserite in un contesto di «autonomia speciale»; la disparità di condizioni normative e la diversa capacità di spesa non introduce meccanismi di federalismo competitivo, ma elementi di distorsione e grave squilibrio. Si pensi, in confronto con la Valle
d'Aosta, alla situazione di un'area con caratteristiche analoghe, come la provincia di Sondrio - che è peraltro decisamente più penalizzata in termini di accessibilità - che vede la propria capacità competitiva limitata (in tutti i settori, a partire dal turismo) a vantaggio di altre aree per effetto di quello che gli interroganti ritengono un uso libero e spregiudicato della spesa pubblica locale -:
se quanto riportato dalle suddette fonti risponda al vero e dunque la regione Valle d'Aosta abbia complessivamente impegnato oltre 26 milioni di euro per «trattenere» in Valle d'Aosta uno stabilimento che oggi impiega 70 addetti;
se l'investimento a favore di Heineken non comporti impropri aiuti di Stato contrari alle normative dell'Unione Europea e quindi passibili di infrazione nei confronti dell'Italia;
se non intenda adottare iniziative, in particolare nell'ambito della Conferenza Stato-regioni, al fine di definire criteri omogenei per l'adozione di misure quali quelle indicate in premessa, al fine di evitare la costituzione di posizioni di vantaggio di alcune aree del Paese a scapito di altre, e in definitiva per una tutela omogenea dei lavoratori sul territorio nazionale.
(4-04600)
DELLA VEDOVA e UGGÈ. - Al Ministro per gli affari regionali e le autonomie locali, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
da alcuni giorni vari organi di stampa hanno riservato una certa attenzione agli accordi tra la Regione Valle D'Aosta e il gruppo industriale Heineken Italia S.p.A (politicamente «giustificati» dall'esigenza di evitare la chiusura dello stabilimento industriale di Pollein, che impiega circa 70 addetti), sulla natura e compatibilità giuridica dei quali è stato già chiesto conto al Governo in una precedente interrogazione;
dagli ulteriori resoconti giornalistici emergerebbe che «la vera fabbrica che la regione vuole tenere aperta» (per citare la sintesi del Sole-24 Ore del 31 luglio 2007) sarebbe la sede legale di Heineken Italia S.p.A, che, per il fatto di essere a Pollein, comporta importanti vantaggi economici per la regione valdostana (così stimati: 100 milioni di imposta di fabbricazione, altrettanti di Iva e Ires);
in termini generali, da una parte gli statuti speciali offrono alla regioni autonome un vantaggio in termini di gettito, dall'altra consegnano loro un maggiore potere di spesa per attrarre investitori e operatori economici, a cui offrire generosamente (e secondo gli interroganti irresponsabilmente) contropartite dirette e indirette, che comportano una distorsione evidente nella concorrenza tra diverse aree territoriali; in termini specifici, la dinamica dei rapporti fra la regione Valle D'Aosta e Heineken Italia S.p.A sembra avere ricalcato quasi precisamente questo schema-:
a quanto ammonti complessivamente per la regione Valle d'Aosta il gettito derivante dal fatto che Heineken Italia S.p.A abbia sede legale a Pollein;
come intenda rispondere alle rappresentanze economiche e produttive di altre aree alpine, a partire dalla Valtellina, che hanno subito denunciato negli accordi Valleè-Heineken un esempio paradigmatico di finto e «cattivo» federalismo economico-fiscale.
(4-04627)
Risposta. - In relazione agli atti di sindacato ispettivo in oggetto, si fa presente quanto segue.
La tradizione legata alla produzione della birra a livello industriale in Valle d'Aosta è iniziata con la costituzione, nel 1837, della società «Brasserie Zimmermann» con sede e unità produttiva in Aosta.
L'attività, che inizialmente era soprattutto rivolta al mercato locale, si è progressivamente sviluppata, sia a livello produttivo, sia a livello distributivo e, nel 1967, la società «Birra Zimmermann di Aosta S.p.A.», che diverrà in seguito «S.I.B. - Società Internazionale Birraia - S.p.A.»,
pianificò un importante investimento per la realizzazione di un nuovo stabilimento a Pollein.
Il complesso industriale, la cui capacità produttiva può raggiungere il milione di ettolitri, è stato inaugurato nel 1973.
In quel periodo la «S.I.B. S.p.A.» ha concluso un accordo di collaborazione con la Henninger Brau di Francoforte, che ha consentito allo stabilimento di Pollein di mantenere elevati standard di produzione, garantendo la commercializzazione della birra su tutto il territorio nazionale.
Nel 1988 la società «S.I.B. S.p.A.» si fonde con la «Birra Dreher S.p.A.», società italiana acquisita, alla fine degli anni settanta, dal gruppo olandese Heineken che stava investendo sul mercato italiano della birra. Lo stabilimento di Pollein entra così a far parte di una delle più importanti realtà produttive di birra.
Nel corso dei primi anni novanta il gruppo Heineken, nell'ambito di un'operazione di riassetto societario che ha fatto seguito alla prima fase di acquisizioni in Italia, ha modificato la ragione sociale di «Birra Dreher S.p.A.» nell'attuale «Heineken Italia S.p.A.» e lo stabilimento di Pollein, anche sede legale di Heineken Italia S.p.A., è diventato uno dei principali e più efficienti stabilimenti di produzione del gruppo olandese in Italia.
Alla luce di quanto sopra si sottolinea come l'esistenza di un'attività imprenditoriale, radicata da tempo sul territorio, e i rapporti istituzionali sviluppatisi nel tempo tra l'impresa e la pubblica amministrazione locale abbiano portato al consolidamento delle relazioni già esistenti tra le due parti.
Pertanto, all'interno del programma di sviluppo delle attività turistiche e di valorizzazione del territorio della Valle d'Aosta, la regione, a seguito di un attento studio di marketing, ha deciso di veicolare l'immagine del proprio territorio, non solo servendosi dei tradizionali strumenti di promozione televisiva ma anche adottando, in modo mirato e capillare, un particolare strumento di promozione come l'utilizzo di uno spazio sulle etichette di determinati prodotti.
È stato quasi naturale che la regione abbia indirizzato la propria attenzione verso il leader di mercato che aveva la capacità di veicolare il messaggio capillarmente sul mercato target (ovvero il territorio italiano) e che, per di più, era già conosciuto come impresa affidabile e con una realtà produttiva radicata in Valle d'Aosta.
Infatti, da un lato il target medio della regione Valle d'Aosta corrisponde a soggetti con età compresa tra i 18 e i 44 anni e, dall'altro il consumatore tipo di birra ha un'età compresa tra i 18 e i 54 anni, quindi coincidente con il target ideale della regione Valle d'Aosta.
Si deve, inoltre, considerare che la Heineken Italia è il leader indiscusso di mercato, che controlla più di 1/3 del mercato della birra locale e che ha una diffusione assolutamente capillare sull'intero territorio italiano.
L'operazione di retro-etichettatura, peraltro, non rappresenta una novità nel settore. Altre imprese quali, ad esempio, quelle titolari dei marchi Surgiva e Coca Cola, hanno, parimenti, messo a disposizione di altri soggetti uno spazio promozionale sui loro prodotti.
Si tratta di una pratica di marketing non isolata tra gli enti territoriali. Anche la provincia di Sondrio ha concluso, nel febbraio del 2007, un accordo per la veicolazione del marchio della Valtellina sulle etichette delle bottiglie di acqua Levissima.
Per quanto concerne gli aspetti operativi il progetto della collaborazione commerciale è stato attentamente valutato dall'Agenzia Saatchi & Saatchi e, in seguito, dal centro media BBS S.r.l., che hanno espresso parere favorevole all'operazione, sia per quanto riguarda l'originalità della tipologia di prodotto scelto per veicolare il marchio della Regione Valle d'Aosta, giudicandolo coerente con il posizionamento delle altre iniziative commerciali in atto, sia in ordine alla comparabilità del «retroetichetta» con strumenti di direct marketing confermando la congruità del prezzo e la convenienza del mezzo di comunicazione prescelto, in relazione all'investimento complessivo.
Quello appena descritto è l'unico elemento innovativo, intervenuto nel giugno
del 2006, nei rapporti tra Heineken e Regione Valle d'Aosta che, fin dal primo accordo del 1995 (con un contratto di cessione di quote la regione ha acquisito una partecipazione pari al 49 per cento del capitale sociale di una società del Gruppo Heineken, che è stata mantenuta invariata nel corso degli anni), sono sempre stati improntati al principio dell'investitore privato in un'economia di mercato.
A garanzia di ciò, ogni operazione è stata basata sugli esiti di perizie indipendenti effettuate da Arthur Andersen MBA srl e Praxi spa, nonché da periti nominati dal tribunale.
Quanto all'investimento «per ulteriori 10 milioni di euro», citato dalla notizia ANSA del 15 marzo 2007, si precisa che si tratta di fondi mai erogati o concessi, né promessi e non risulta che sia mai stata ventilata l'ipotesi dell'ampliamento dello stabilimento di Pollein.
Si ritiene che le vicende richiamate siano da circoscrivere nell'ambito delle attività promozionali che la regione, legittimamente, persegue e che il problema della compatibilità delle stesse con le norme europee, in materia di aiuti di Stato, non si ponga.
Infine, per quanto riguarda la quantificazione del gettito, derivante dalla presenza della sede legale di Heineken Italia S.p.A. sul territorio della Valle d'Aosta, si precisa che la presenza, nella predetta regione, della sede legale di Heineken Italia SpA sia del tutto irrilevante rispetto al gettito introitato dalle casse regionali, in ragione del riparto fiscale in vigore per la regione autonoma Valle d'Aosta, restando la società libera di poter versare quanto dovuto all'erario in qualsiasi parte del territorio nazionale.
Il Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali: Vannino Chiti.
EVANGELISTI. - Al Ministro della pubblica istruzione, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
l'Istituto di istruzione superiore di secondo grado formato da IPSIA «E. Barsani» e da IPSSCI «A. Solvetti» di Massa ha attivato, già da alcuni anni, presso la Casa di pena di Massa, un corso di durata triennale per il conseguimento della qualifica di Operatore per la Gestione Aziendale;
tale iniziativa è derivata dall'attività di volontariato esercitata all'interno dell'istituto di pena da parte di alcuni insegnanti dell'Istituto Solvetti;
essendo numerosi i candidati iscritti per sostenere gli esami come privatisti e anche le richieste di frequenza, il dirigente scolastico, in accordo con il direttore, ha deciso di istituire un corso curricolare attivando le formalità previste;
da allora la scuola ha proseguito con successo il suo corso e diversi alunni hanno conseguito la qualifica di Operatore di Gestione Aziendale;
le classi interessate sono 3: alla prima classe possono accedere coloro che sono in possesso di un diploma di scuola media inferiore, alla seconda e alla terza accedono coloro che hanno superato la prima classe oppure coloro che provengono da altre scuole, dopo aver superato un esame di integrazione per le materie del corso OGA;
la prima classe è, ovviamente molto più numerosa della seconda e della terza anche perché è più facile che gli alunni preferiscano ricominciare dalla prima classe piuttosto che sostenere esami integrativi;
infatti per l'anno 2007-2008 sono state raccolte 21 iscrizioni alla prima classe, 8 iscrizioni alla seconda e 2 alla terza;
inoltre degli attuali iscritti, non è detto che all'inizio dell'anno scolastico siano tutti presenti, dato che, per la particolare situazione in cui si trovano alcuni potrebbero essere stati o trasferiti o rilasciati per indulto o concessione di permessi;
comunque ci saranno nuovi alunni che vorranno iscriversi al corso, cosicché
sarà sempre garantito un cospicuo numero di alunni anche se, nella realtà carceraria, è quasi impossibile prevedere in modo preciso il numero di coloro che frequenteranno, anche a distanza di pochi mesi;
la scuola all'interno del carcere è una realtà atipica e, come tale, non può essere messa sullo stesso piano di altre realtà scolastiche;
occorre, pertanto, tener conto dei flussi che fanno sì che in alcuni periodi il numero dei frequentanti sia più elevato ed in altri meno;
l'Amministrazione scolastica, invece, ritenendo troppo esiguo il numero degli iscritti nella seconda e terza classe, intende unire le due classi in una unica «pluriclasse»;
l'Amministrazione scolastica fa una valutazione esclusivamente numerica, ma tale criterio nel contesto carcerario è inaccetabile per i motivi sopra enunciati ed anche per altri motivi;
infatti il tipo di utenza a cui si rivolge la scuola all'interno del carcere riguarda spesso extracomunitari che hanno difficoltà di lingua ed individui che hanno un livello di competenze alquanto basso e comunque si tratta di soggetti che, trovandosi in situazioni psicologiche particolari, richiedono attenzioni ed insegnanti il più possibile «personalizzati»;
la scuola è un momento educativo e formativo importante e gli alunni la frequentano volentieri e, riscoprendo interessi diversi, hanno l'occasione di «evadere» dal ristretto mondo in cui sono obbligati a vivere e di riprendere gli studi dopo anni di abbandono scolastico -:
se il Governo non ritenga di dover intervenire presso l'Amministrazione scolastica per evitare l'accorpamento delle classi presso il carcere di Massa onde dare agli alunni delle stesse un positivo contributo per il loro futuro reinserimento nella società ed un valido sostegno a tutti coloro che operano all'interno del carcere, dando la loro disponibilità in un percorso tanto impegnativo.
(4-03651)
Risposta. - Si risponde alla interrogazione parlamentare in esame con la quale l'interrogante chiede iniziative per evitare la formazione di una pluriclasse nel corso di durata triennale, per il conseguimento della qualifica di operatore per la gestione aziendale, funzionante nella casa di pena di Massa Carrara.
Al riguardo si fa presente che presso l'istituto superiore «Bersanti» di Massa, costituito dall'istituto professionale di Stato per l'industria e l'artigianato «E. Bersanti» e l'istituto professionale di Stato per i servizi commerciali e turistici «Salvetti» funziona, nella casa di pena, un corso triennale per il conseguimento della qualifica di operatore per la gestione aziendale.
Per l'anno scolastico 2007/2008 30 detenuti hanno richiesto l'iscrizione al suddetto corso, ed in particolare, 21 alla classe I, 8 alla classe II e 2 alla classe III.
Il direttore dell'ufficio scolastico regionale per la Toscana ha riferito che a fronte dell'esiguo numero di iscrizioni per le classi II e III, l'attivazione di una classe unica per il secondo e terzo anno è apparsa la soluzione più idonea a garantire la prosecuzione del percorso formativo avviato presso la casa di pena ove, peraltro, il numero degli iscritti è soggetto a possibili ulteriori diminuzioni per effetto di trasferimenti, permessi o altro.
Il ministero è consapevole che una scuola all'interno di un carcere è una realtà che non può essere messa sullo stesso piano di altre realtà scolastiche, tant'è che per il personale che opera presso gli istituti penitenziari sono previste apposite iniziative di formazione finalizzate all'acquisizione e allo sviluppo di specifiche competenze.
I corsi mirano, tra l'altro, ad accrescere la familiarità con le metodologie attive d'insegnamento e a sviluppare la padronanza delle strategie formative, quali i percorsi individuali di apprendimento.
La direttiva n. 47 del 23 maggio 2007 - che definisce gli obiettivi formativi, assunti come prioritari, per il personale della
scuola, docente, educativo, amministrativo, tecnico ed ausiliario per l'anno scolastico 2007/2008 - prevede iniziative di formazione per il personale che opera per l'appunto nelle scuole carcerarie degli istituti penitenziari.
Il Viceministro della pubblica istruzione: Mariangela Bastico.
EVANGELISTI. - Al Ministro della pubblica istruzione. - Per sapere - premesso che:
il 7 febbraio 2007 l'Ufficio Scolastico Regionale della Toscana ha emanato il decreto istitutivo del convitto presso l'istituto del Marmo «P. Tacca» operante dall'anno scolastico 2007-2008;
le iscrizioni da parte degli allievi delle medie per la prima classe dell'anno scolastico 2007-2008 dovevano essere effettuate entro il 27 gennaio 2007;
comunque, acquisita la certezza dell'istituzione del convitto, il personale dell'istituto si è fortemente impegnato per portare utenza al convitto ed alla scuola rivolgendosi anche ad un'utenza sovraprovinciale ed internazionale che non avesse ancora effettuato la scelta;
alla data del 2 maggio, oltre alle 18 iscrizioni alla prima classe pervenute entro la predetta scadenza si sono registrate 14 domande di iscrizione di allievi stranieri per la prima classe e per il convitto e sono stati digitati a sistema anche se l'USP di Massa Carrara, per il tramite della funzionaria addetta agli organici avesse verbalmente sconsigliato di non digitarli come richiesto per gli organici di diritto (scadenza il 3 maggio) e di attendere il periodo degli organici di fatto (mese di luglio);
in data 14 maggio sono state acquisite ulteriori 6 domande per il convitto, divenute addirittura 10 in data 16 maggio: dall'USP telefonicamente è stato detto alla vicaria della Presidenza di non inviare alcuna nota di aggiornamento dei dati numerici, essendo «fuori tempo» ed anzi di non accettare più domande di iscrizione al convitto ed alla I classe del corso diurno (distinguo reso opportuno dal fatto che nell'istituto è funzionante anche un corso serale);
quanto sopra contraddice quanto detto in un primo momento e cioè di attendere gli organici di fatto (mese di luglio) per digitare dei dati più ampi e di non farlo entro il 3 maggio (data di scadenza degli organici di diritto);
il decreto istitutivo del convitto risale al 7 febbraio 2007, e visto che prima di quella data nessuno poteva iscriversi ad una realtà «astratta», sarebbe stato opportuno concedere una deroga;
l'Istituto «P. Tacca» di Carrara ha una specificità ed un'importanza rilevanti, esso costituisce un bene caratteristico del nostro Paese e contribuisce a valorizzare il nostro patrimonio artistico anche all'estero;
salvaguardare e potenziare la struttura dell'istituto anche con una organizzazione ricettiva è di fondamentale importanza, come ribadito in presenza del Ministro stesso da amministratori del comune di Carrara e della provincia di Massa Carrara venerdì 18 maggio 2007 -:
se il Ministro non ritenga opportuno intervenire, per quanto di sua competenza, affinché siano accettate le ulteriori domande di iscrizione al convitto dell'Istituto del Marmo «P. Tacca» garantendone il regolare funzionamento.
(4-03740)
Risposta. - Con riguardo alla interrogazione indicata in esame relativa alla mancata attivazione del convitto presso l'istituto del Marmo «P. Tacca» di Massa Carrara, presso il quale, attualmente, sono iscritti complessivamente n. 83 studenti, 44 al corso diurno e 39 al corso serale, si comunica quanto riferito dal direttore generale regionale per la Toscana.
Nell'attuale quadro normativo, l'attuazione delle previsioni degli Organi di Governo regionali, cui compete il dimensionamento
della rete scolastica, è subordinata alla disponibilità di risorse umane e finanziarie, e comunque, al verificarsi delle condizioni prescritte in materia di numero degli alunni presso le singole istituzioni scolastiche e, nel caso in specie dei convittori presso le strutture convittuali.
Non è stato possibile, pertanto, attivare il convitto per il numero limitato di domande, n. 15, alle quali, come comunicato dal dirigente scolastico, se ne sono aggiunte ulteriori n. 9. Inoltre, il Convitto non sarebbe stato l'unico nell'ambito provinciale e regionale e la sua istituzione avrebbe comportato l'attivazione di n. 11 posti di collaboratore scolastico, n. 1 di assistente amministrativo, n. 1 di infermiere, n. 2 di guardarobieri, n. 3 di cuochi e n. 5 di istitutori.
Il Viceministro della pubblica istruzione: Mariangela Bastico.
FABRIS. - Al Ministro della pubblica istruzione. - Per sapere - premesso che:
sulla Gazzetta Ufficiale IV serie speciale del 26 novembre 2004, n. 94, è stato pubblicato il bando relativo al corso-concorso ordinario per il reclutamento di 1.500 dirigenti scolastici;
con nota del MIUR del 3 dicembre 2004, prot. 1275, sono state date indicazioni al fine di assicurare una uniforme attuazione delle disposizioni in esso contenute;
in particolare, alla lett. A), punto b), della citata nota, per quanto riguarda i requisiti di partecipazione è chiarito che «le lauree triennali e i titoli riconosciuti equipollenti alle lauree valgono quali titoli idonei, laddove siano (o fossero) richiesti per l'accesso all'insegnamento nel quale è stato maturato il prescritto requisito di servizio»;
al suddetto corso-concorso hanno partecipato, risultandone vincitori, tra gli altri, docenti in possesso di titolo ISEF equiparato a laurea in scienze motorie e docenti in possesso di laurea conseguita da meno di sette anni;
in alcune regioni, tuttavia, ai docenti titolari dell'insegnamento di educazione fisica, in possesso del titolo triennale rilasciato dall'ISEF, considerato a suo tempo titolo idoneo per l'accesso all'insegnamento, e ai docenti in possesso di laurea conseguita da meno di sette anni, è stato contestato il possesso del requisito per la partecipazione al concorso per il reclutamento di 1.500 dirigenti scolastici;
tale contestazione risulta contraria alle indicazioni fornite dal MIUR, nonché lesiva delle legittime aspettative dei docenti interessati, che hanno per questo intrapreso la via giudiziaria;
si ritiene opportuno che il Governo intervenga al più presto per chiarire questa situazione, anche attraverso provvedimenti normativi urgenti che impongano alle amministrazioni coinvolte di adeguarsi a dette indicazioni -:
quali iniziative normative urgenti il Governo, e in particolare il Ministro interrogato, intenda assumere, alla luce di quanto descritto nella presente interrogazione, affinché si provveda al più presto a soddisfare le legittime aspettative dei docenti che si sono visti contestare ingiustamente il possesso del requisito per la partecipazione al concorso per il reclutamento di 1.500 dirigenti scolastici.
(4-03583)
Risposta. - Si fa riferimento all'interrogazione in esame riguardante la partecipazione dei docenti con laurea conseguita presso l'istituto superiore di educazione fisica, equiparato alla laurea in scienze motorie, o con laurea conseguita da meno di sette anni al corso concorso ordinario per dirigenti scolastici e si comunica quanto segue.
La questione segnalata dall'interrogante, è stata recepita nell'ambito del disegno di legge recante misure urgenti in materia di Pubblica Istruzione, approvato dalla Camera dei deputati il 10 ottobre 2007 (N.2272) e attualmente al Senato della Repubblica (Atto Senato 1848).
Infatti, l'articolo 9 del suddetto disegno di legge stabilisce che i diplomi di educazione fisica rilasciati dall'istituto superiore di educazione fisica statale di Roma e dagli analoghi istituti superiori pareggiati, ai sensi dell'articolo 28 della legge 7 febbraio 1958 n. 88, costituiscono titoli validi per l'accesso alle procedure di reclutamento dei dirigenti scolastici, limitatamente a quelle relative ai corsi concorsi di formazione indetti con i decreti del direttore generale 17 dicembre 2002 e 22 novembre 2004 e con il decreto ministeriale 3 ottobre 2006.
Il Viceministro della pubblica istruzione: Mariangela Bastico.
FALLICA. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
il Ministero dell'ambiente e tutela del territorio e del mare, con decreto n. 1926 del 10 ottobre 2005, ha riaffidato la gestione dell'area marina protetta dell'isola al Comune di Ustica, comunicando che in data 19 ottobre 2005, lo stesso decreto era stato registrato dalla Ragioneria Generale dello Stato;
lo stesso Ministero ha inoltre comunicato al Comune di Ustica, che le problematiche sorte dalla legge 6 dicembre 1991, n. 394 concernente: «Legge quadro sulle aree protette», erano state superate, in considerazione che nella fattispecie, non trova applicazione la disposizione prevista dall'articolo 19, comma 2 della predetta legge, in quanto la norma essendo inserita nel titolo II, Aree naturali protette nazionali, non si può estendere al caso di presenza di un parco o riserva naturale terrestre confinante con un'area marina protetta nazionale;
il medesimo Ministero inoltre, con una nota successiva, ha comunicato che il provvedimento di affidamento in gestione dell'area marina protetta, è stato ritenuto non soggetto al controllo della Corte dei Conti;
il Comune di Ustica, secondo quanto previsto dall'articolo 8, comma 1 della legge 31 luglio 2002, n. 179, ha proceduto all'assunzione del personale da destinare anche al funzionamento dell'area marina protetta, assumendosi l'onere economico;
il Sindaco di Ustica, successivamente, ritenendo valido il principio generale di buona collaborazione tra le pubbliche amministrazioni, al fine di programmare di concerto con il Ministero dell'ambiente, l'attività dell'area marina protetta, ha reiterato al medesimo Ministero, in data 11 dicembre 2006, la richiesta di incontro, formulata precedentemente in diverse date dallo stesso, non ottenendo, così come nei precedenti casi, nessuna risposta;
è importante ricordare inoltre, che lo stesso Sindaco di Ustica, così come previsto dalla legge n. 241 del 1990, in data 19 settembre 2005, aveva anche formulato una richiesta di accesso agli atti, al fine di conoscere le risultanze di ogni atto ispettivo ministeriale sull'area marina protetta dell'isola di Ustica, non ottenendo nuovamente nessuna risposta -:
quali siano le motivazioni dei mancati riscontri, alle diverse richieste inviate dal Comune di Ustica, al Ministero interrogato;
se non ritenga urgente e necessario, stante l'avvenuto inizio della stagione turistica, stabilire un indirizzo chiaro e definitivo per la gestione dell'area marina protetta, evitando il proseguirsi di una situazione mortificante nei confronti dell'amministrazione comunale interessata, che ha dimostrato in diverse occasioni la volontà di collaborazione con il Ministero in questione e che continua subire penalizzanti scelte gestionali operate dalle precedenti amministrazioni -:
se non ritenga necessario altresì ribadire, l'indirizzo politico del precedente Ministro dell'ambiente, nell'affidare la gestione dell'area marina protetta allo stesso Comune di Ustica o, in alternativa, le intenzioni su eventuali altre scelte di affidamento.
(4-04317)
Risposta. - In merito a quanto indicato nell'atto di sindacato ispettivo in esame, concernente l'affidamento in gestione dell'area marina protetta dell'isola di Ustica, si rappresenta che il ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, con il decreto DEC/DPN/1187, in corso di registrazione, ha deciso di affidare all'APAT la gestione provvisoria dell'area marina in parola.
Tale gestione provvisoria, nelle more dell'espressione del parere del Consiglio di Stato, richiesto per derimere i dubbi interpretativi in ordine all'effettiva applicabilità dell'articolo 19, comma 2, della legge n. 394 del 1991, sarà regolata da un'apposita convenzione in corso di perfezionamento.
La gestione provvisoria avrà una durata di sei mesi e la convenzione potrà essere rinnovata, laddove il Consiglio di Stato non abbia espresso il richiesto parere prima del termine finale.
Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare: Alfonso Pecoraro Scanio.
FASOLINO. - Al Ministro della pubblica istruzione. - Per sapere - premesso che:
la signora Antonelli Maria Rosaria nata a Salerno il 1 ottobre 1968, residente a Baronisi in Via F. De Sanctis 13 ha frequentato il corso abilitante per docenti tecnico-pratici, ai sensi della legge 4 giugno 2004 n. 143, classe di concorso C520, e in data 18 maggio 2005 ha inoltrato al Presidente della Repubblica ricorso, a seguito di esclusione dal corso abilitante al fine di essere ammessa perché in possesso dei requisiti richiesti;
il 10 giugno 2005 è stata ammessa, con riserva, al corso abilitante poiché con meno di 360 giorni di insegnamento al 4 giugno 2004 ma di gran lunga superati all'inizio del corso abilitante iniziato nell'ottobre del 2005;
conseguita l'abilitazione (con riserva) nell'aprile del 2006, è inserita a tutt'oggi con riserva nelle graduatorie provinciali ad esaurimento nella provincia di Salerno;
con l'articolo 4 del decreto-legge 30 giugno 2006, n. 115, convertito con modificazioni dalla legge 17 agosto 2005 n. 168 (legge omnibus), il legislatore ha regolato le controversie come quella in oggetto emanando disposizioni in materia di abilitazioni e di titoli professionali: «conseguono ad ogni effetto l'abilitazione professionale o il titolo per il quale concorrono i candidati, in possesso dei titoli per partecipare al concorso, che abbiano superato le prove d'esame scritte ed orali previste dal bando, anche se l'ammissione alle medesime o la ripetizione della valutazione da parte della commissione sia stata operata a seguito di provvedimenti giurisdizionali o di autotutela». La disposizione riguarda gli esami di tutte le professioni, anche quelle non regolate dal decreto del Presidente della Repubblica 328 del 2001 e quindi anche le abilitazioni dei docenti -:
se non intenda emanare con urgenza un provvedimento in base ai fatti esposti per lo scioglimento della riserva.
(4-04488)
Risposta. - Si risponde alla interrogazione parlamentare indicata in esame con la quale l'interrogante chiede che venga sciolta la riserva con la quale la signora Antonelli è stata inserita nelle graduatorie ad esaurimento della provincia di Salerno dopo aver conseguito, sempre con riserva, l'abilitazione all'insegnamento per la classe di concorso C520.
Al riguardo si fa presente che la richiesta dell'interrogante non può trovare accoglimento. È infatti ancora pendente ricorso straordinario al Capo dello Stato, presentato dalla signora Antonelli, avverso il procedimento di esclusione dalla frequenza al corso speciale abilitante, indetto con decreto ministeriale n. 21 del 2005 per la classe di concorso C520 (tecnica dei servizi e pratica operativa).
Al riguardo si chiarisce che la signora in parola, in data 15 marzo 2005 ha presentato domanda di iscrizione al suddetto corso speciale per la classe di concorso
C520 dichiarando di aver prestato servizio, con il possesso del prescritto titolo di studio per i seguenti periodi:
dal 30 gennaio 2004 al 30 giugno 2004 presso l'ITT di Montesano;
dal 9 settembre 2004 al 23 dicembre 2004 presso l'istituto paritario «Passatelli» di Castellabate;
dal 7 gennaio 2005 all'11 giugno 2005 presso l'I.P.S.A.R. «Passatelli» di Castellabate.
Il decreto ministeriale n. 21 del 2005 ha consentito agli insegnanti tecnico pratici, in possesso del prescritto titolo di studio, che hanno prestato servizio per 360 giorni nelle scuole statali, paritarie o legalmente riconosciute dal 1o settembre 1999 al 6 giugno 2004, di poter conseguire l'abilitazione frequentando corsi speciali abilitanti.
L'unico periodo valido di servizio prestato dalla docente per essere ammessa a frequentare i corsi abilitanti è compreso dal 30 gennaio 2004 al 6 giugno 2004 per un totale di 129 giorni e per questo motivo con decreto del 28 aprile 2005 n. 4641 la docente è stata esclusa dalla partecipazione al suddetto corso.
Avverso la suddetta esclusione la docente ha presentato ricorso straordinario al Presidente della Repubblica e quindi l'ufficio scolastico provinciale di Salerno l'ha inserita - in attesa della decisione del ricorso - con riserva negli elenchi dei docenti ammessi a frequentare il corso speciale abilitante e successivamente, con riserva negli elenchi dei docenti abilitati nella classe di concorso C520 e di conseguenza risulta con riserva, per la stessa materia, nelle graduatorie ad esaurimento.
Il Viceministro della pubblica istruzione: Mariangela Bastico.
FAVA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
per mancanza di personale e di risorse finanziarie, il presidio dei Vigili del fuoco di Suzzara, in Provincia di Mantova, è rimasto nuovamente chiuso per ben due volte il 14 ed il 15 ottobre scorso;
le esigenze del presidio di Suzzara risultano essere state ancora una volta sacrificate a quelle concorrenti dei distaccamenti di Viadana e Mantova;
con l'inverno alle porte e la conseguente crescita della probabilità di giornate nebbiose, nulla garantisce il tempestivo intervento dei Vigili del Fuoco a Suzzara dai presidi più vicini in caso di emergenza;
il personale operativo disponibile a Mantova, Suzzara, Viadana e Castiglione delle Stiviere rimane in ogni caso assolutamente insufficiente ad assicurare il servizio su un territorio caratterizzato dalla presenza di numerose imprese che lavorano il legno -:
cosa il Governo intenda fare per porre rimedio a questa situazione, assicurando il pieno e continuo funzionamento del presidio dei Vigili del Fuoco di Suzzara.
(4-05311)
Risposta. - Il comando provinciale vigili del fuoco di Mantova presenta una situazione di effettiva carenza di personale con particolare riferimento alle qualifiche di capo reparto e di capo squadra, che si cercherà di ripianare, seppur parzialmente, a seguito dei prossimi concorsi di riqualificazione e con le procedure di mobilità. Tale situazione non si riscontra, invece, nel profilo operativo di vigile del fuoco permanente, ove sussiste una carenza di una sola unità rispetto alla pianta organica normativamente prevista (107 unità in servizio a fronte di una pianta organica di 108).
Il richiamo del personale discontinuo, prontamente inserito nel dispositivo di soccorso, ha finora consentito di fare fronte alla descritta situazione di carenza, anche se talvolta non si è potuta garantire la formazione delle squadre minime necessarie al presidio delle quattro sedi di servizio della provincia, motivo per cui, in alcune occasioni, si è verificata la sospensione del servizio nel distaccamento di Suzzara che,
tuttavia, data la brevissima distanza (20 Km.) dal comune capoluogo, è sempre facilmente raggiungibile dalle squadre operative presenti nella sede del comando provinciale, a differenza degli altri due distaccamenti, quelli di Castiglione delle Stiviere e di Viadana, distanti oltre 40 km dalla citata sede centrale.
Si soggiunge comunque che, in sede locale, al fine di mantenere operativo il distaccamento di Suzzara, è allo studio un progetto di collaborazione tra il comando provinciale di Mantova e quello di Reggio Emilia che gestisce, al confine con il territorio mantovano, il distaccamento di Guastalla e che prevede l'utilizzo di tutte le risorse umane disponibili, per la cui realizzazione saranno comunque necessarie opportune verifiche anche da parte delle competenti direzioni regionali dei vigili del fuoco.
Peraltro, la problematica descritta nell'atto di sindacato ispettivo è stata già affrontata in sede di risposta ad una precedente interrogazione sull'argomento e rispecchia una situazione presente su tutto il territorio italiano, ove il Corpo nazionale dei vigili del fuoco soffre di una persistente carenza di personale operativo, anche a seguito della rideterminazione delle attuali dotazioni organiche avvenuta con il decreto legislativo 13 ottobre 2005, n. 217.
Al riguardo, le carenze di circa 3000 unità attualmente esistenti nel Corpo nazionale sono anche la conseguenza delle scelte operate in sede di emanazione delle leggi finanziarie degli anni precedenti, ove, a fronte di sporadici interventi di aumento di organico, non sono state previste autorizzazioni alla copertura del turn over del personale posto in quiescenza.
Sotto questo profilo, il Governo ha operato un'inversione di tendenza sostanziale rispetto al passato; sarà infatti possibile procedere ad un parziale ripianamento degli organici dei vigili del fuoco attraverso l'attuazione delle misure previste dalla legge finanziaria del 2007.
In primo luogo, la citata legge ha allocato le risorse per procedere ad una immediata assunzione di 600 unità nella qualifica di vigile del fuoco, che prenderanno servizio nei comandi provinciali, sulla base delle carenze rilevabili a livello nazionale, entro la fine dell'anno, al termine del corso di formazione. Si terrà pertanto conto della necessità di assegnare nuovo personale alle sedi del nord Italia, tra cui quella di Mantova.
In secondo luogo, ha previsto per il Corpo nazionale dei vigili del fuoco un percorso ad hoc per la stabilizzazione del rapporto di lavoro del personale precario in possesso di determinati requisiti. Con decreto del Ministro dell'interno in data 30 luglio 2007 sono pertanto stati fissati i criteri relativi alla procedura selettiva per detta stabilizzazione, che consentirà l'immissione di personale altamente qualificato al fine di poter dare un contributo fondamentale al servizio istituzionale di salvaguardia della vita delle persone. In base alle disposizioni contenute nella citata normativa, è consentita infatti la stabilizzazione di una parte dei vigili del fuoco selezionati tra quei soggetti che prestano servizio volontario nel Corpo nazionale stesso, iscritti negli appositi elenchi da almeno tre anni e con almeno centoventi giorni di servizio, purché in possesso dei requisiti richiesti dalla normativa. A breve la Presidenza del Consiglio dei ministri - dipartimento funzione pubblica - farà conoscere la quota complessiva di vigili del fuoco da stabilizzare e, nell'ambito di tale quota, altro personale operativo potrà essere assegnato al comando di Mantova.
Si soggiunge che in relazione alle previsioni contenute nella legge n. 311 del 2004 (finanziaria per il 2005), il decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 16 gennaio 2007 ha, fra l'altro, autorizzato questo dipartimento, per il triennio 2007-2009, a bandire concorsi per la copertura di 1021 posti nei ruoli del Corpo nazionale, di cui 814 vigili del fuoco, la cui assunzione resterà in ogni caso subordinata all'adozione dei prescritti provvedimenti autorizzativi della funzione pubblica.
Si ricorda, infine, che il disegno di legge finanziaria per il 2008 reca per il triennio 2008-2010, specifiche risorse per assunzioni di personale nel Corpo nazionale dei vigili del fuoco ed in particolare 7 milioni di euro
per l'anno 2008, 16 milioni per l'anno 2009, 26 milioni annui a decorrere dal 2010.
Si auspica pertanto che l'attuazione complessiva delle suindicate misure possa risolvere, compatibilmente con le priorità di livello nazionale, la problematica relativa alla carenza di organico in provincia di Mantova, nonché la particolare situazione nella quale si trova il distaccamento di Suzzara.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Ettore Rosato.
FILIPPESCHI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
in questi giorni si rincorrono con insistenza le voci di uno spostamento della Polizia stradale di Volterra;
tali voci stanno originando incertezze e preoccupazioni nei cittadini e nelle istituzioni e preoccupazioni all'interno dell'organizzazione del distaccamento di Volterra;
la presenza della Polizia stradale, assieme alle altre forze dell'ordine, contribuisce a garantire la sicurezza e la tutela di un vasto territorio come la Val di Cecina;
l'impegno a suo tempo portato avanti dall'Amministrazione comunale assieme al Ministero per individuare una nuova sede atta ad offrire una soluzione organizzativa idonea ed efficiente si è quasi completata;
sussistono ancora da realizzare dei lavori di completamento degli impianti per rendere la nuova struttura più sicura e rispondente alle normative in materia;
la comunità di Volterra e dell'intero territorio non può assistere silente a possibili colpi di mano che vedano la realtà privata di un servizio importante e fondamentale per il territorio -:
quali iniziative si intendano assumere per garantire alla comunità di Volterra e del territorio della Val di Cecina il mantenimento e consolidamento del presidio della Polizia stradale di Volterra, da impegnare sulla rete viaria delle strade regionali n. 68 per l'intero tratto, della 439 fino al congiungimento nell'Aurelia e della 329, la loro configurazione geografica rende più facilmente controllabile la viabilità essendo la città di Volterra centrale rispetto al territorio da controllare.
(4-04264)
Risposta. - Il dipartimento della pubblica sicurezza ha avviato uno studio analitico per la rimodulazione degli uffici di tutte le specialità operanti sull'intero territorio nazionale, coerentemente con le disposizioni contenute nella legge finanziaria per il 2007 che, all'articolo 1, comma 431, ha previsto la razionalizzazione dei presìdi esistenti nei settori specialistici della polizia di Stato.
La norma è finalizzata a vantaggi sia economici che funzionali: si mira, da un lato, a ridurre l'impegno di spesa per le locazioni e il funzionamento delle strutture, dall'altro ad evitare dispersioni di risorse umane, recuperando e riutilizzando più proficuamente quelle precedentemente impiegate per tenere aperti uffici che possono, invece, essere facilmente accorpati ad altri senza creare scompensi all'attività d'istituto.
Quindi, una diversa distribuzione del personale sul territorio consentirà di destinare a compiti operativi un numero maggiore di unità.
Nel caso della polizia stradale, il piano elaborato riguarda tredici uffici della specialità, attualmente dislocati in zone già di competenza di altri presìdi delle forze dell'ordine.
In tale contesto è stata avviata, dal mese di giugno scorso, la procedura volta alla soppressione del Distaccamento della polizia stradale di Volterra (Pisa), in quanto si è tenuto conto sia del fatto che l'operatività del reparto si estrinseca, per circa il 50 per cento, in aree di traffico non ricomprese nella provincia di Pisa, sia della circostanza che sul territorio del comune di Volterra insistono anche un Commissariato di pubblica sicurezza ed una compagnia dell'Arma dei carabinieri.
Nelle more della suddetta dismissione sono state interrotte le trattative per l'acquisizione
di un nuovo immobile e, a far data dell'8 ottobre 2007, è stata disposta la sospensione delle attività del citato distaccamento e causa dell'inagibilità dell'edificio ospitante, riscontrata nel corso di una verifica effettuata, ai sensi del decreto legislativo n. 626 del 1994, sulla sicurezza dei luoghi di lavoro.
Conseguentemente, il personale del distaccamento è stato aggregato in parte presso la sezione della polizia stradale di Pisa ed in parte presso il commissariato di pubblica sicurezza di Volterra.
Quest'ultimo potenziamento non potrà che generare favorevoli riflessi per la tutela della sicurezza e dell'ordine pubblico nel territorio di quel comune.
Il Viceministro dell'interno: Marco Minniti.
GREGORIO FONTANA e JANNONE. - Al Ministro della pubblica istruzione. - Per sapere - premesso che:
diversi istituti scolastici in provincia di Bergamo hanno denunciato una grave e preoccupante situazione finanziaria causata dall'ineguatezza del budget assegnato per la predisposizione del programma annuale;
tali istituti lamentano in particolare le scarse risorse a disposizione per le supplenze brevi;
in alcuni casi la spesa sostenuta per le supplenze svolte ha già superato il budget assegnato e il raddoppio previsto dai fondi perequativi;
al fine di poter assicurare il corretto svolgimento dell'attività didattica gli istituti stanno facendo fronte a tale emergenza anticipando le risorse disposte dal Ministero per altre finalità;
in data 1 marzo 2007 è stato emanato il decreto ministeriale n. 21 che stabilisce, a decorrere dall'anno 2007, che il «Fondo per le competenze dovute al personale delle istituzioni scolastiche, con esclusione delle spese per stipendi del personale a tempo indeterminato e determinato» e il «Fondo per il funzionamento delle istituzioni scolastiche» confluiscano nella dotazione finanziaria annuale delle istituzioni scolastiche statali autonome e delle scuole annesse ai convitti ed agli educandati;
con l'emanazione di tale decreto, che prevede una nuova metodologia per l'assegnazione dei fondi alle scuole, senza più vincoli di destinazione, dovrebbero risolversi, almeno in parte, i problemi di liquidità -:
quale sia l'effettiva situazione economica degli istituti scolastici in provincia di Bergamo in cui, secondo notizie apparse sulla stampa (L'Eco di Bergamo del 4 maggio 2007), si registra, un passivo di circa 6 milioni di euro e, se tale notizia fosse confermata, come intenda procedere il Ministro per risanare tale deficit;
se il Ministro ritenga che le misure contenute nel decreto ministeriale n. 21 possano essere efficaci per risolvere la grave situazione finanziaria degli istituti scolastici in provincia di Bergamo;
se il Ministro, con i poteri che gli sono propri, non ritenga di rivedere i criteri di assegnazione alle scuole delle risorse destinate al pagamento delle supplenze relative a lunghi periodi;
se il Ministro, con i poteri che gli sono propri, non ritenga opportuno aumentare l'organico dei docenti in provincia di Bergamo anche in considerazione della geografia locale (60 per cento di territorio montano).
(4-03793)
Risposta. - Si risponde all'interrogazione parlamentare in esame, con la quale l'interrogante chiede notizie circa la situazione finanziaria degli istituti scolastici della provincia di Bergamo e un aumento dell'organico dei docenti nella medesima provincia.
Si fa presente che l'articolo 1, comma 601, della legge 27 dicembre 2006, n. 296 (legge finanziaria 2007) ha introdotto una semplificazione nelle procedure di assegnazione delle risorse finanziarie alle istituzioni
scolastiche, prevedendo che le stesse siano attribuite direttamente dal ministero della pubblica istruzione, sulla base di criteri e parametri definiti con decreto del Ministro.
I criteri ed i parametri sono stati individuati con il decreto ministeriale n. 21 del 1o marzo 2007.
Tra i mesi di aprile ed agosto sono state effettuate quattro erogazioni dirette di risorse finanziarie.
Alle istituzioni scolastiche della provincia di Bergamo sono stati così accreditati complessivamente euro 39.139.068,21.
Le prime tre erogazioni facevano riferimento ai parametri individuati con il decreto ministeriale n. 21 del 1o marzo 2007, la quarta era riferita alla rilevazione degli oneri delle istituzioni scolastiche effettuata dal ministero a fine giugno, con particolare riguardo alla spesa per «supplenze brevi» dal 1o gennaio al 30 giugno 2007, oltre che per altri istituti contrattuali del comparto scuola.
Dal giorno 8 ottobre 2007 è stata attivata la procedura di rilevazione delle ulteriori esigenze di finanziamento da assegnare alle scuole al fine di adeguare il finanziamento già erogato alle effettive necessità delle istituzioni scolastiche, sempre nel limite delle disponibilità finanziarie per l'anno 2007.
Per quello che riguarda le scuole della provincia di Bergamo, come delle altre province della Lombardia, è stata effettuata un'erogazione straordinaria di fondi, accreditati nel mese di luglio, per fronteggiare la spesa per le «supplenze brevi».
La somma complessiva, destinata a novantanove (99) istituzioni scolastiche della provincia di Bergamo su un totale di centoquarantasei (146), è stata pari a euro 1.982.541,00.
Si fa presente inoltre che il decreto-legge del 7 settembre 2007 n. 147 «Disposizioni urgenti per assicurare l'ordinato avvio dell'anno scolastico 2007-2008 ed in materia di concorsi per ricercatori universitari», convertito nella legge n. 176 del 25 ottobre 2007, prevede all'articolo 2 comma 5 che, a decorrere dall'anno scolastico 2007/2008, la competenza alla ordinazione dei pagamenti, a mezzo dei ruoli di spesa fissa, delle retribuzioni e delle indennità spettanti al personale della scuola nominato in sostituzione del personale assente per motivi di maternità, nonché quello nominato per supplenze brevi e che si trova in congedo di maternità ai sensi del testo unico di cui al decreto legislativo 26 marzo 2001, n. 151, nonché alle indennità di cui all'articolo 24 del medesimo testo unico, è attribuita al ministero dell'economia e delle finanze. Tali compensi sono imputati ai capitoli di spesa iscritti nello stato di previsione del ministero della pubblica istruzione.
Infine, per quanto concerne il richiamato aumento di organico, il direttore regionale competente ha comunicato che non risultano segnalate particolari problematicità relative all'organico del personale docente della provincia di Bergamo.
Il Viceministro della pubblica istruzione: Mariangela Bastico.
FUGATTI. - Al Ministro della difesa, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
negli ultimi periodi nel circondario della Bassa Vallagarina, in particolare nel comune di Ala, si sono verificati numerosi episodi criminosi;
durante la notte, cittadini ed esercenti subiscono furti e rapine portati a termine per lo più da soggetti ancora ignoti;
la stampa locale ha recentemente sottolineato con forza tali episodi, ritenendoli causa di inquietudine per la popolazione;
gran parte di questi furti avvengono durante la notte, con i criminali che entrano nelle case probabilmente narcotizzando i proprietari;
i luoghi in cui tali atti criminosi accadono sono facilmente raggiungibili dalla vicina provincia di Verona tramite collegamenti stradali;
sempre più crescente è la preoccupazione della popolazione che, nonostante l'aumento dei controlli svolto dalle forze dell'ordine, si sente oggi non più al sicuro nelle ore notturne all'interno delle proprie abitazioni -:
se il Ministro sia a conoscenza dei fatti criminosi spiegati in premessa;
quali atti concreti, stante l'attuale momento di crescita di furti e rapine riscontrata nella zona della Bassa Vallagarina, abbia in previsione di attuare il Ministro interrogato, al fine di restituire la tranquillità alle popolazioni.
(4-03726)
Risposta. - Nel comprensorio della Bassa Vallagarina (Trento) si è registrato, nel corso del primo semestre del corrente anno, un incremento del numero dei furti in abitazione e in danno di esercizi commerciali rispetto al dato riscontrato nel corrispondente periodo del 2006.
Tuttavia, diversamente da quanto segnalato nell'atto di sindacato ispettivo parlamentare, sempre nello stesso arco temporale di riferimento non risultano essere stati denunciati episodi di rapina, né sono emersi dalle indagini elementi che possano far supporre l'utilizzo da parte dei malviventi di sostanze narcotizzanti.
Come accertato nei casi scoperti di flagranza di reato, la maggior parte dei furti vengono commessi da cittadini provenienti da paesi dell'est europeo.
Per prevenire più efficacemente il fenomeno «predatorio» in argomento nella Bassa Vallagarina, la compagnia dell'Arma dei carabinieri di Rovereto (Trento) ha integrato le ordinarie attività di prevenzione generale con mirati servizi di controllo del territorio soprattutto nelle ore notturne, attuati anche con l'impiego di militari in abiti civili.
Nel corso del primo semestre del corrente anno, tali misure hanno consentito di trarre in arresto 5 persone, mentre altre 4 sono state deferite all'Autorità giudiziaria in stato di libertà.
È stata anche potenziata l'attività di indagine che ha consentito il 5 luglio scorso ai carabinieri del nucleo operativo di denunciare 43 persone - di cui 23 tratte in arresto - ritenute responsabili di associazione per delinquere finalizzata alla perpetrazione di furti, alla ricettazione e al riciclaggio.
Quanto sopra evidenzia che le forze di polizia seguono con la massima attenzione la situazione della sicurezza pubblica nell'area in questione, secondo strategie che sono finalizzate, da un lato, ad assicurare una più efficace «presenza dinamica» sul territorio, dall'altro a fornire una concreta risposta alla domanda di sicurezza dei cittadini.
Ritengo opportuno soggiungere che la tutela dell'ordine e della sicurezza pubblica sull'intero territorio nazionale costituisce una priorità dell'azione del Governo, che con il decreto legge 1o novembre 2007, n. 181, ha anticipato, nel contesto delle apposite misure legislative approvate il 30 ottobre scorso per contrastare tutti i fenomeni delinquenziali, le norme più stringenti contro la criminalità.
Il provvedimento ha riconosciuto ai prefetti - per motivi di pubblica sicurezza - poteri di allontanamento dal territorio nazionale dei cittadini comunitari, che diviene immediato nel caso in cui il comportamento sia lesivo della dignità umana, dei diritti fondamentali della persona o dell'incolumità pubblica e renda la permanenza sul territorio nazionale del cittadino dell'Unione europea (o di un suo familiare) incompatibile con l'ordinaria convivenza.
Il Viceministro dell'interno: Marco Minniti.
GALLI. - Al Ministro della pubblica istruzione. - Per sapere - premesso che:
la riduzione dei costi e l'efficienza della pubblica amministrazione dovrebbe rappresentare un caposaldo del programma di Governo, nonché una necessità inderogabile per l'assetto ed il funzionamento dei conti pubblici;
la riqualificazione della P.A. non si deve limitare ad un intervento meramente economico, ma deve essere incisiva nel
proporre efficienza di servizio nonché nel valorizzare il lavoro dei propri dipendenti, troppo spesso costretti a seguire prassi burocratiche lente e dispendiose, che distolgono risorse umane da altri compiti, più significativi e importanti;
come ogni anno, i singoli istituti scolastici o le singole Direzioni didattiche, per poter immettere nell'organico il personale non di ruolo inserto nelle graduatorie di 2 e 3 fascia, sono costretti ad inviare, anche per la nomina di una sola figura professionale, centinaia di comunicazioni in varia forma, (telefonica, con telegramma, con raccomandata) al fine di verificare la disponibilità del personale in oggetto ad essere convocato;
ciò rappresenta indubbiamente un incomprensibile appesantimento burocratico che pone oltremodo seri limiti alle scelte dell'autonomia gestionale scolastica, nonché fattore dequalificante delle capacità professionali del personale attivo per il grave e inutile eccesso procedurale -:
se non si ritenga opportuno, al fine di ridurre i costi di cui in premessa, provvedere affinché il personale non di ruolo inserito nelle graduatorie di 2 e 3 fascia, che aspira ad essere inserito nell'ambito della disponibilità della P.A. ed impiegato per l'anno scolastico corrente, così come per i successivi, comunichi preventivamente la propria disponibilità ad essere convocato presso la sede scolastica o la Direzione didattica per la quale si rende disponibile, in modo che gli uffici preposti abbiano a disposizione in tempo reale l'elenco del personale effettivamente disponibile alla convocazione.
(4-04698)
Risposta. - Si risponde alla interrogazione parlamentare in esame con la quale l'interrogante chiede iniziative affinché sia facilitato il compito delle istituzioni scolastiche per il reperimento del personale supplente.
Al riguardo si fa presente che la questione riguardante le difficoltà derivanti dall'applicazione delle procedure previste dal regolamento recante norme sulle modalità di conferimento delle supplenze al personale docente ed educativo, approvato con decreto ministeriale 27 maggio 2000, n. 201 - è stata oggetto della massima attenzione da parte del ministero in occasione della rivisitazione del regolamento medesimo.
In particolare è stata esaminata la questione riguardante il conferimento di supplenze per brevi periodi nella scuola primaria e dell'infanzia dove, considerata l'età degli allievi, in assenza del docente titolare, si rende necessaria la repentina nomina del docente supplente.
Ed è proprio per razionalizzare, quanto più possibile, le modalità di convocazione e di reperimento dei supplenti dando concreta soluzione alle difficoltà delle scuole più volte segnalate, che con decreto ministeriale n. 131 del 13 giugno 2007 con il quale è stato adottato un nuovo regolamento per le supplenze del personale docente ed educativo, è stata prevista una nuova figura di aspirante a tali tipologie di supplenze.
Come auspicato dall'interrogante, l'aspirante deve dare una reperibilità nella fascia oraria di prima mattina ed una disponibilità ad una presa di servizio pressoché immediata. Sono anche previste particolari e tempestive modalità di convocazione mediante il telefono fisso, il cellulare ovvero tramite e-mail.
Tali misure saranno oggetto, nel corrente anno scolastico di monitoraggio per valutarne la concreta efficacia.
Il Viceministro della pubblica istruzione: Mariangela Bastico.
GASPARRI. - AI Ministro della pubblica istruzione. - Per sapere - premesso che:
all'istituto comprensivo San Giovanni Bosco di Ginosa sono iscritti sette alunni in situazione di handicap:
diversamente dagli anni scolastici precedenti, ai sette ragazzi sono stati assegnati soltanto quattro, anzichè sette, docenti di sostegno;
appare del tutto evidente che, in situazione di tale difficoltà, il rapporto uno ad uno tra docente ed alunno con handicap è essenziale, non solo per i processi di apprendimento, ma anche per l'integrazione degli stessi nella comunità scolastica;
tagliare ben tre unità potrebbe provocare gravi rallentamenti per gli alunni, con tutte le conseguenze del caso;
verrebbe infatti a mancare la garanzia di un sereno svolgimento dell'anno scolastico da parte dei ragazzi, con le legittime preoccupazioni da parte delle famiglie -:
se sia a conoscenza di tale grave situazione esistente nell'istituto san Giovanni Bosco di Ginosa;
quali iniziative intenda assumere per risolvere una causa di elementare giustizia sociale e procedere all'integrazione di altri tre docenti, nonché fornire un'adeguata risposta alle specifiche esigenze dei singoli alunni in situazione di handicap ed alle legittime aspettative delle famiglie, giustamente preoccupate era situazione che si è venuta a creare.
(4-04976)
Risposta. - Si risponde alla interrogazione parlamentare in esame riguardante la diminuzione dei posti di sostegno presso l'istituto San Giovanni Bosco di Ginosa (Taranto).
Si premette che le direttive generali sull'azione amministrativa fino ad ora emanate hanno individuato come obiettivo prioritario l'assunzione di iniziative volte a dare un reale sostegno agli alunni diversamente abili.
In tale ottica è stato anche ricostituito l'osservatorio sull'handicap, il quale, d'intesa con le associazioni interessate e in stretto rapporto con la scuola reale ha il compito di approfondire tutte le tematiche concernenti l'integrazione degli alunni diversamente abili, per avere il quadro esatto delle criticità e per raccogliere nuove proposte. Da ultimo è stato avviato un protocollo di lavoro all'interno dell'osservatorio ove si spiega quali percorsi la scuola farà e come avviare una intesa sostanziale con le regioni e gli enti locali affinché anche l'assistente materiale e il mediatore culturale sia presente nell'aula.
In particolare, per quanto concerne il corrente anno scolastico, sono stati autorizzati i posti di sostegno necessari a sostenere tutti gli allievi disabili nella misura indicata dall'apposita certificazione. I così detti tagli, riguardano invero le regioni in cui il numero dei ragazzi è in calo, nonché le regioni in cui il rapporto insegnanti-alunni disabili è particolarmente basso, molto al di sotto della media nazionale che è a sua volta inferiore al rapporto tendenziale di un docente ogni due alunni diversamente abili.
Inoltre, il dibattito che si è recentemente sviluppato sulla insufficienza dei posti di sostegno, è riconducibile in parte anche alle misure adottate con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri n. 185 del 23 febbraio 2006, emanato in attuazione della finanziaria del 2003, che ha apportato modifiche al sistema delle certificazioni creando complicazioni e proteste.
Si ricorda che rientra nella competenza della Azienda sanitaria locale certificare l'handicap, spetta al GLHO (gruppo di lavoro operativo per l'handicap) indicare il fabbisogno di ore di sostegno per ciascun alunno disabile e che il ministero sta lavorando su nuove modalità di certificazione della disabilità d'intesa con il ministero della salute.
Si ritiene anche opportuno precisare che il docente di sostegno è una risorsa assicurata alla scuola, perché su tutta la scuola (sulla molteplicità delle sue componenti) ricade il dovere di apprestare, per l'alunno disabile, gli strumenti che ne favoriscano l'integrazione, l'educazione e l'apprendimento. Il compito di redigere il P.E.I. (Piano Educativo Individualizzato) - che descrive gli interventi predisposti per l'alunno disabile - è infatti espressamente rimesso (dal decreto del Presidente della Repubblica 24 febbraio 1994) al «personale insegnante curriculare e di sostegno della scuola», vale a dire all'intero consiglio di classe, e non già al solo docente di sostegno.
Proprio in quanto risorsa assegnata alla scuola e non al singolo portatore di handicap, il docente di sostegno fa parte a pieno titolo del consiglio di classe, ne assume la contitolarità e partecipa alla programmazione educativa e didattica, alla elaborazione e alla verifica delle attività di competenza del consiglio stesso con riferimento a tutti gli alunni della classe e non al solo portatore di handicap, come previsto dal Testo unico sull'istruzione approvato dal decreto legislativo n. 297 del 1994.
Per garantire la necessaria continuità didattica, essenziale per i percorsi di integrazione dei ragazzi disabili, e una maggiore specializzazione dei docenti, più rispondente alle differenti disabilità e per dare maggiore stabilità agli insegnanti, la norma sugli insegnanti di sostegno, contenuta nella legge finanziaria 2008, consentirà di passare finalmente dalla logica dell'emergenza e delle deroghe a quella della programmazione e dell'organico funzionale a disposizione delle singole scuole o di reti di scuole, alle quali verranno assegnate in modo stabile docenti di sostegno.
L'organico di diritto del sostegno passerà dagli attuali 48.000 posti a 65.000 posti. Un piano triennale definirà le nuove 17 mila assunzioni, riducendo fortemente il grande numero di precari presenti soprattutto nella scuola superiore.
Oggi solo il 50 per cento degli insegnanti è di ruolo, con le nuove disposizioni la percentuale salirà al 70 per cento. Ciò al fine di assicurare contingenti di personale corrispondenti alle effettive esigenze rilevate, tramite una stretta collaborazione tra regioni, uffici scolastici regionali, aziende sanitarie locali e istituzioni scolastiche sulla base di certificazioni idonee a definire appropriati interventi formativi.
Inoltre, nel disegno di legge (atto Senato n. 1848), recante disposizioni urgenti in materia di pubblica istruzione già approvato dalla Camera dei deputati e attualmente all'esame del Senato della Repubblica è previsto che con decreto di questo ministero vengano determinati criteri per la permanenza pluriennale dei docenti nella sede assegnata con priorità per alcune categorie, tra le quali i docenti di sostegno.
Per quanto riguarda il caso specifico dell'istituto San Giovanni Bosco di Ginosa, il direttore generale regionale ha riferito che il gruppo provinciale di lavoro per il sostegno di Taranto (GLH), dopo attenta analisi dei documenti presentati dalle scuole (DF-PEI o PEP) e delle valutazioni su base comparativa delle diagnosi funzionali dei singoli soggetti, ha provveduto ad indicare il fabbisogno delle ore di sostegno per ciascun alunno disabile. Alla provincia di Taranto è stato assegnato un contingente di sostegno di n. 892 posti a fronte di un numero complessivo di disabili di 1641 unità; pertanto, il rapporto insegnanti-alunni disabili è inferiore al rapporto tendenziale di un docente ogni due alunni diversamente abili.
Nel caso in specie il gruppo di lavoro suddetto, per l'anno scolastico 2007-08, ha proposto l'assegnazione all'istituto «San Giovanni Bosco», presso il quale sono iscritti n. 10 alunni diversamente abili (di cui 3 nella scuola primaria e n. 7 nella scuola secondaria di 1o grado) di n. 6 posti di sostegno rispettivamente 2 alla scuola primaria e 4 alla scuola secondaria di primo grado, in considerazione delle differenti patologie dei singoli allievi.
Il Viceministro della pubblica istruzione: Mariangela Bastico.
GERMANÀ, LISI, CROSETTO, CARFAGNA, BERNARDO, DI CENTA, ROSSO, CAMPA, LUCIANO ROSSI, FLORESTA, DI CAGNO ABBRESCIA, TORTOLI, PELINO, FABBRI, ROMELE, BALDELLI, STAGNO D'ALCONTRES, MISURACA, NAN, LENNA, PONZO, LAZZARI, OSVALDO NAPOLI, APREA, VERRO, GIUDICE, FASOLINO, CECCACCI RUBINO, RAO, ROMAGNOLI, FEDELE, PAROLI, FRATTA PASINI, LICASTRO SCARDINO, MARINELLO, PALUMBO, ZORZATO, MORMINO, MARRAS, VITALI, MINARDO, DRAGO, D'ALIA, BAIAMONTE, BOCCIARDO, MAZZARACCHIO, DI VIRGILIO, BERTOLINI, PICCHI, FALLICA, CESARO, STRADELLA, BRIGUGLIO, FRASSINETTI,
BONO, CONSOLO, GAMBA, FOTI, PEDRIZZI, BRIGANDÌ, GOISIS, ALESSANDRI, BODEGA, LUPI, SANTELLI, GRIMALDI, RAVETTO e BRUSCO. - Al Ministro della pubblica istruzione. - Per sapere - premesso che:
nel 1977 con la legge 517 in Italia sono state eliminate le classi differenziali per studenti disabili;
nell'ultima Finanziaria, saggiamente, è stato eliminato il condizionamento del numero degli insegnanti di sostegno al numero degli studenti normodotati (fino all'anno scolastico 2006-2007 il numero degli insegnanti di sostegno per istituto doveva rispettare il rapporto 1:138);
relativamente all'attribuzione dei posti di sostegno, la normativa vigente, così come richiamata dalla C.M n. 51 del 12 giugno 2007, attribuisce al Ministero della pubblica istruzione il potere di adeguare l'organico di diritto (il numero degli insegnanti di sostegno non può superare il rapporto 1:138) all'organico di fatto, corrispondente quest'ultimo alle effettive esigenze delle istituzioni scolastiche, il numero degli insegnanti di sostegno richiesto dalle scuole relativo al bisogno reale degli studenti disabili, autorizzando perciò richieste di posti in deroga al rapporto 1:138, per aumentare il numero degli insegnanti di sostegno nelle scuole;
la mancata attribuzione di tali posti in deroga di fatto cancella e nega il diritto fondamentale all'educazione e all'istruzione dei ragazzi disabili, diritto sancito dalla Costituzione e richiamato dalla legge 104/92. Tutto ciò equivale ad un grave isolamento per le fasce più deboli, ghettizzazione e premessa alla regressione umana, personale e sociale;
in quest'anno scolastico 2007-2008, a fronte di un aumento del 5 per cento (circa 10.000 alunni certificati in più) della popolazione scolastica con disabilità, corrisponde una diminuzione di insegnanti di sostegno (5.000 insegnanti in meno) determinata esclusivamente dalla necessità di dover dar corso ad un'imposizione del Ministro dell'economia, senza tener conto che la necessità e la gravità delle situazioni superano di fatto il vincolo squisitamente economico imposto e che il Ministro dell'economia si deve semplicemente adoperare per attuare quegli scostamenti che sono necessari per garantire il diritto allo studio agli alunni diversamente abili;
nella scuola secondaria di secondo grado, l'alunno che usufruisce del rapporto 1 : 1 (un insegnante di sostegno per uno studente disabile) ha diritto a 18 ore settimanali di sostegno contro le 30-36 ore effettive di lezioni, ore che sono insufficienti specialmente per quegli alunni che seguono un piano di lavoro differenziato;
in un'intervista, il vice ministro Bastico ha affermato che ci sarà un insegnante di sostegno in più ogni due nuovi studenti disabili (significa che uno studente disabile deve avere l'insegnante di sostegno per 9 ore settimanali). Tale situazione, però, ponendo una forte attenzione al fattore prettamente numerico, trascurerebbe la persona con i suoi bisogni, per cui le esigenze degli alunni disabili risulterebbero secondarie;
gli insegnanti di sostegno sono figure professionali specializzate che, in molte realtà territoriali, rappresentano l'unica risorsa umana e culturale per favorire la crescita personale e sociale degli alunni diversamente abili;
purtroppo, da diversi anni, in ordine alla definitiva attribuzione degli insegnanti di sostegno, si registrano, da parte del Ministero della pubblica istruzione e quindi degli Uffici scolastici regionali, operazioni di riduzioni del personale di sostegno, creando l'incresciosa quanto paradossale situazione di dover portare avanti azioni di protesta e/o azioni giudiziali da parte delle famiglie per vedere garantito il diritto allo studio dei propri figli;
nell'anno scolastico 2006-2007, ad esempio, nella sola provincia di Messina ci sono stati sei ricorsi da parte di genitori alla Magistratura e cinque appelli del Ministero della pubblica istruzione;
anche per l'anno scolastico 2007-2008, inopinatamente il Ministero della pubblica istruzione ha ridotto le assegnazioni dei posti in deroga, dopo averli autorizzati in base alla normativa richiamata in premessa. Tale decisione risulta inaccettabile ove si consideri che le riduzioni in questione sono frutto di decisioni di carattere economico-finanziario e calpestano i princìpi generali già richiamati che sono determinanti per la crescita personale di ogni soggetto;
il Ministro, attraverso questa politica di tagli, acuisce le difficoltà delle famiglie dei minori disabili, che vedono le istituzioni come un nemico contro cui lottare e non un punto di riferimento in caso di bisogno e inoltre trasmette agli studenti «normodotati» il subdolo messaggio che il compagno di classe disabile è un peso per la collettività;
alcune istituzioni scolastiche, non riuscendo ad avere le giuste ore di sostegno, stanno realizzando i laboratori H dove gli insegnanti di sostegno raggruppano gli studenti con la programmazione differenziata, ritornando alle anacronistiche «classi differenziali» -:
se il Ministro in indirizzo non ritenga urgente ripristinare immediatamente le giuste e necessarie assegnazioni di posti di sostegno in tutte le province e che il numero delle ore di sostegno da assegnare agli alunni non sia vincolato a nessun tipo di parametro statistico ed economico ma sia affidato solo al gruppo di lavoro (neuropsichiatra, psicologo, assistente sociale, docenti) che opera all'interno di ogni singola scuola così come stabilito dall'articolo 5, comma 2, del decreto del Presidente della Repubblica del 24 febbraio 1994 e che venga eliminato il pasticcio, tutto italiano, dell'organico di diritto e l'organico di fatto.
(4-04881)
Risposta. - Si fa riferimento alla interrogazione parlamentare in esame riguardante le cattedre di sostegno e si comunica quanto segue.
Le direttive generali sull'azione amministrativa fino ad ora emanate hanno individuato come obiettivo prioritario l'assunzione di iniziative volte a dare un reale sostegno agli alunni diversamente abili.
In tal senso è stato anche ricostituito l'osservatorio sull'handicap il quale, d'intesa con le associazioni interessate e in stretto rapporto con la scuola reale, ha il compito di approfondire tutte le tematiche concernenti l'integrazione degli alunni diversamente abili, per avere il quadro esatto delle criticità e per raccogliere nuove proposte. Da ultimo è stato avviato un protocollo di lavoro all'interno dell'osservatorio ove si spiega quali percorsi la scuola farà e come avviare una intesa sostanziale con le regioni e gli enti locali affinché anche l'assistente materiale e il mediatore culturale sia presente nell'aula. In particolare, per quanto concerne il corrente anno scolastico, sono stati autorizzati i posti di sostegno necessari a sostenere tutti gli allievi disabili nella misura indicata dall'apposita certificazione. I così detti tagli, riguardano invero le regioni in cui il numero dei ragazzi è in calo, nonché le regioni in cui il rapporto insegnanti-alunni disabili è particolarmente basso, molto al di sotto della media nazionale che è a sua volta inferiore al rapporto tendenziale di un docente ogni due alunni diversamente abili.
Inoltre, il dibattito che si è recentemente sviluppato sulla insufficienza dei posti di sostegno, è riconducibile in parte anche alle misure adottate con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri n. 185 del 23 febbraio 2006, emanato in attuazione della finanziaria del 2003, che ha apportato modifiche al sistema delle certificazioni creando complicazioni e proteste. Il ministero sta lavorando, su nuove modalità di certificazione della disabilità d'intesa con il ministero della salute.
Si ricorda che rientra nella competenza della Azienda sanitaria locale certificare l'handicap, spetta al GLHO (gruppo di lavoro operativo per l'handicap) indicare il fabbisogno di ore di sostegno per ciascun alunno disabile; si ritiene anche opportuno precisare che il docente di sostegno è una risorsa assicurata alla scuola, perché su
tutta la scuola (sulla molteplicità delle sue componenti) ricade il dovere di apprestare, per l'alunno medesimo, gli strumenti che ne favoriscano l'integrazione, l'educazione e l'apprendimento. Il compito di redigere il P.E.I. (Piano Educativo Individualizzato) - che descrive gli interventi predisposti per l'alunno disabile - è infatti espressamente rimesso dal decreto del Presidente della Repubblica 24 febbraio 1994 al «personale insegnante curriculare e di sostegno della scuola», vale a dire all'intero consiglio di classe, e non già al solo docente di sostegno.
Proprio in quanto risorsa assegnata alla scuola e non al singolo portatore di handicap, il docente di sostegno fa parte a pieno titolo del consiglio di classe, ne assume la contitolarità e partecipa alla programmazione educativa e didattica, alla elaborazione e alla verifica delle attività di competenza del consiglio stesso con riferimento a tutti gli alunni della classe e non al solo portatore di handicap, come previsto dal Testo unico sull'istruzione approvato dal decreto legislativo n. 297 del 1994.
Si fa infine presente che il disegno di legge finanziaria per l'anno 2008, attualmente all'esame della Camera dei deputati, all'articolo n. 50, commi 3 e 4, detta disposizioni in materia di sostegno per gli allievi disabili che superano le attuali modalità di attribuzione degli insegnanti di sostegno, partendo dalla definizione di un organico funzionale attribuito ad ogni scuola o a reti di scuole, con l'obiettivo di garantire continuità didattica e maggiore valorizzazione dei docenti di sostegno anche in relazione ai diversi tipi di disabilità. La nuova norma modifica l'attuale parametro di un insegnante di sostegno ogni 138 alunni, criterio che ha prodotto notevoli disparità di trattamento tra gli alunni e precarietà dei docenti. I posti dell'organico di diritto degli insegnanti di sostegno aumenteranno da 48mila a 65mila e un piano triennale definirà 17mila nuove assunzioni, riducendo l'elevato numero di precari presenti soprattutto nella scuola superiore.
Attualmente il 50 per cento degli insegnanti di sostegno è di ruolo, mentre con le nuove disposizioni la percentuale salirà al 70 per cento, al fine di assicurare contingenti di personale corrispondenti alle effettive esigenze rilevate, tramite una stretta collaborazione tra regioni, uffici scolastici regionali, aziende sanitarie locali e istituzioni scolastiche, sulla base di certificazioni idonee a definire appropriati interventi formativi.
Il Viceministro della pubblica istruzione: Mariangela Bastico.
GIORDANO, FALOMI e CARUSO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
qualche settimana fa la città di Catanzaro ha reso omaggio al suo concittadino Giuseppe Malacaria, operaio ucciso da una bomba il 4 febbraio 1971 nel corso di una manifestazione antifascista; in quella occasione è stata posta in sua memoria una targa commemorativa;
il giorno dopo il suddetto atto commemorativo la targa è stata penosamente oltraggiata da una svastica fatta durante la notte (Liberazione - 9 febbraio 2007);
da tempo in questa città si sta assistendo, in maniera crescente, ad atti di intolleranza, di violenza e di razzismo;
in questi giorni lo stesso consigliere provinciale del Partito della Rifondazione Comunista, Pino Commodari, sta subendo, anche attraverso la stampa locale, insulti e diffamazioni che gli interroganti giudicano del tutto fuori dalle righe rispetto ad un normale confronto politico -:
se sia a conoscenza dei fatti sopraccitati;
se non ritenga necessario attivarsi affinché vengano messe in atto misure di controllo in grado di prevenire il ripetersi di episodi analoghi a quelli descritti in premessa.
(4-02661)
Risposta. - Il 4 febbraio 2007, su iniziativa dell'amministrazione comunale di Catanzaro, è stata apposta, in piazzetta della
Libertà, una targa di marmo commemorativa dell'operaio Giuseppe Malacaria, ucciso da un ordigno esplosivo il 4 febbraio 1971 nel corso di una manifestazione antifascista.
Detta targa, nella notte fra il 6 ed il 7 febbraio, è stata deturpata da ignoti, che vi hanno tracciato una croce uncinata.
Il successivo 16 marzo l'amministrazione comunale ha apposto, nel medesimo luogo, una nuova targa.
In relazione all'episodio, un gruppo di estrema destra, denominato «Alternativa popolare» - originato da una scissione all'interno di «Forza Nuova» - ha diramato una nota alla stampa con cui ha preso le distanze dall'atto vandalico, pur ribadendo il suo dissenso sul contenuto della targa apposta dal Comune, in quanto i responsabili dell'attentato del 1971 sono tuttora ignoti.
Effettivamente in passato si sono verificati a Catanzaro episodi di intolleranza. Il prefetto ha segnalato che, nella notte del 20 novembre 2006, ignoti si sono introdotti nella sede della federazione provinciale del «Partito dei Comunisti Italiani», ubicata in quel capoluogo, tracciando sulle pareti frasi minacciose ed oltraggiose nei confronti della ricorrenza del 25 aprile, asportando, inoltre, dei cavalletti di legno ed alcuni manifesti di propaganda politica del partito realizzati in occasione della campagna elettorale per le consultazioni politiche del 9 e del 10 aprile 2006.
Nei giorni successivi, operatori della questura di Catanzaro hanno notato, sui muri cittadini, manifesti che riproducevano il simbolo della croce celtica - utilizzato da «Alternativa popolare» - e che, nella parte retrostante, riportavano la stampa dei manifesti del «Partito dei Comunisti Italiani» relativi alla citata consultazione elettorale.
Ottenuta dall'Autorità giudiziaria l'autorizzazione a perquisire la sede di «Alternativa popolare», gli operatori di polizia vi hanno rinvenuto, fra l'altro, due cavalletti di legno del tutto simili a quelli trafugati dalla federazione provinciale del «Partito dei Comunisti Italiani» ed un esemplare dei citati manifesti.
Gli atti relativi al materiale posto sotto sequestro e ritenuto corpo di reato sono stati trasmessi all'Autorità giudiziaria.
Relativamente agli attacchi verbali subiti dal consigliere provinciale del «Partito della Rifondazione Comunista» Pino Commodari, il prefetto di Catanzaro ha riferito che essi derivano dalla forte divergenza fra le posizioni assunte dall'esponente politico in occasione della commemorazione della «Giornata del Ricordo» per i caduti delle foibe e quelle espresse da «Alternativa popolare».
Quanto alle iniziative assunte per contrastare il ripetersi di simili episodi, si assicura che da tempo il ministero dell'interno mantiene un elevato livello di controllo in relazione al rischio di possibili episodi di intolleranza o di intimidazione politica.
In particolare, le Autorità di pubblica sicurezza e le forze di polizia seguono con attenzione tutti gli eventi che possono incidere negativamente sulla libertà di espressione di tutte le componenti politiche e dei loro esponenti. A tal fine, le forze di polizia dispongono e rivedono periodicamente, in sede di coordinamento tecnico, le misure per assicurare, da un lato, un più capillare controllo del territorio con priorità dei servizi di sorveglianza sugli obiettivi maggiormente esposti a rischio e dall'altro, l'intensificazione dei servizi di informazione per il monitoraggio costante delle attività svolte dagli aderenti ai gruppi politici più estremisti degli opposti schieramenti.
Nel caso specifico, al fine di prevenire ulteriori episodi vandalici contro edifici pubblici, sedi di partiti politici e monumenti, le Autorità di pubblica sicurezza hanno concordato con l'amministrazione comunale di Catanzaro la apposizione, nei punti strategici della città, di apparati di videosorveglianza collegati con le sale operative delle forze dell'ordine.
Sono stati inoltre disposti mirati servizi di prevenzione e controllo del territorio.
Il Viceministro dell'interno: Marco Minniti.
GRIMOLDI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
rispondendo all'interpellanza n. 2-00652, concernente interventi in favore dei Vigili del Fuoco di Monza, il Sottosegretario per l'interno Ettore Rosato, in data 20 settembre 2006, ha annunciato l'intenzione del Governo di portare la consistenza organica del presidio dei Vigili del Fuoco di Monza almeno al livello di 84 unità, in corrispondenza dell'elevazione di Monza a Provincia;
nella stessa circostanza, il predetto Sottosegretario Rosato ha altresì reso nota l'assunzione entro dicembre di seicento nuovi Vigili del Fuoco su base nazionale nonché la predisposizione di una Convenzione tra il Ministero dell'interno e la Regione Lombardia che permetterà anche a quest'ultima di investire risorse nel potenziamento dei distaccamenti dei Vigili del Fuoco situati sul suo territorio;
non sono stati tuttavia precisati i tempi dell'invio dei Vigili del Fuoco addizionali di cui Monza necessita né quelli relativi al perfezionamento della citata Convenzione;
né sono stati comunicati i criteri in base ai quali Monza è stata finora classificata, dal punto di vista del rischio incendi, al livello più basso, noto come S1, a dispetto delle morti verificatesi anche di recente a causa del fuoco -:
quali siano i criteri in base ai quali Monza è tuttora considerata città a basso rischio di incendi e i tempi previsti dal Governo per l'invio dei Vigili del Fuoco attesi dal Comune di Monza nonché per il perfezionamento della convenzione con la Regione Lombardia che permetterà alla Giunta regionale lombarda di investire nel potenziamento dei presidi locali dei Vigili del Fuoco.
(4-04978)
Risposta. - Come già ampiamente illustrato in precedenza nell'interpellanza n. 2-00652, un primo passo migliorativo per colmare le carenze di organico di cui soffre il Corpo Nazionale dei vigili del fuoco si è avuto con l'applicazione delle disposizioni della legge finanziaria 2007 che, nonostante il contesto di rigidità nel quale ha operato, ha comunque attuato un'inversione di tendenza sostanziale rispetto al passato.
Per quanto riguarda, in particolare, la situazione del distaccamento permanente dei vigili del fuoco di Monza, si osserva che il relativo organico è stato determinato in base a criteri adottati su tutto il territorio nazionale per le sedi del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, tenendo conto di parametri quali la densità demografica, il numero degli interventi di soccorso e le caratteristiche del territorio.
Si precisa, inoltre, che a seguito della recente istituzione della provincia Monza-Brianza, questo ministero ha previsto la trasformazione della sede dei vigili del fuoco di Monza da distaccamento dipendente dal comando provinciale di Milano a sede del nuovo comando provinciale di Monza. Le sedi che rientrano nella competenza della nuova provincia sono tre e precisamente Monza, sede centrale, Desio e Seregno, per le quali sono previste 84 unità di vigili permanenti, 28 unità di capo squadra e 28 unità di capo reparto per un totale di 140 unità di personale operativo, cui va aggiunto il personale direttivo, dirigente e di supporto tecnico amministrativo.
L'attuale classificazione del comando di Monza è equivalente a quella di tutti i comandi dei vigili del fuoco venutasi a creare a seguito dell'istituzione di nuove province, e le risorse umane allo stesso assegnate corrispondono agli standard di altre province equivalenti quali, a titolo di esempio si citano Cremona e Piacenza.
Al termine del corso di formazione di 6 mesi avviato il 16 luglio 2007, potrà comunque essere inviata alla sede di Monza, una parte delle 600 unità assunte con la legge finanziaria 2007. Ulteriori unità potranno essere inviate a conclusione degli imminenti concorsi di riqualificazione di capi squadra e di capi reparto; altro personale potrà essere assegnato appena conclusa la procedura di stabilizzazione del personale volontario attualmente in corso.
In relazione alle previsioni contenute nella legge finanziaria n. 311 del 2004
(legge finanziaria per il 2005), il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 16 gennaio 2007 ha, fra l'altro, autorizzato questo dipartimento, per il triennio 2007-2009, a bandire concorsi per la copertura di 1021 posti nei ruoli del Corpo nazionale, di cui 814 vigili del fuoco, la cui assunzione resterà in ogni caso subordinata all'adozione dei prescritti provvedimenti autorizzativi della funzione pubblica.
Si ricorda, inoltre, che il disegno di legge finanziaria per il 2008, reca per il triennio 2008-2010, specifiche risorse per assunzioni di personale nel Corpo nazionale dei vigili del fuoco, nonché per l'acquisto di mezzi e attrezzature.
Si soggiunge che alla fine di ottobre 2007 è stato siglato l'accordo tra il ministero dell'interno e la regione Lombardia per potenziare il sistema di soccorso attraverso programmi straordinari di incremento dei servizi antincendi.
Tale convenzione prevede peraltro il perseguimento dei seguenti obiettivi: potenziamento di mezzi e attrezzature, messi a disposizione dalla regione, organizzazione delle esercitazioni e delle simulazioni, organizzazione della campagna anti-incendio boschivo, realizzazione di distaccamenti volontari che lavoreranno insieme alle organizzazioni della protezione civile, formazione dei volontari e dei tecnici di protezione civile degli enti locali.
Si auspica che l'attuazione complessiva delle predette misure possa garantire il funzionamento ottimale della sede di Monza.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Ettore Rosato.
HOLZMANN e ZACCHERA. - Al Ministro della pubblica istruzione. - Per sapere - premesso che:
nel territorio della provincia di Bolzano esiste, ed è sentito, il problema dell'apprendimento della seconda lingua, sia da parte della popolazione di lingua tedesca che di quella italiana;
le esperienze pregresse hanno dimostrato che la migliore età per apprendere una seconda lingua è quella infantile ed a tale riguardo sono state fatte esperienze molto significative in ogni parte d'Europa;
il modello di scuola bilingue sarebbe utilissimo se lo si potesse trasferire alle scuole in lingua tedesca ed italiana della provincia di Bolzano, così come già avviene per la scuola ladina dove il trilinguismo è una realtà consolidata da decenni e produce risultati assai positivi;
la Giunta provinciale di Bolzano si ostina, purtroppo, a dare un'interpretazione restrittiva dell'articolo 19 dello Statuto di autonomia, che prevede l'insegnamento nella lingua madre degli studenti;
l'articolo di cui sopra venne concepito per dare una solida garanzia alla popolazione di lingua tedesca che durante il fascismo venne privata delle proprie scuole e che si oppose a tale limitazione organizzando le cosiddette «Katacomben Schule», ovvero scuole clandestine dove si insegnava la lingua tedesca;
pur condividendo, nella sostanza, l'articolo 19 dello Statuto e la necessità di consentire ai giovani di mantenere la propria identità culturale tedesca od italiana con la possibilità di frequentare liberamente le scuole del proprio gruppo linguistico, si ritiene che qualche passo in avanti potrebbe essere fatto migliorando l'attività didattica d'insegnamento della seconda lingua;
in questi giorni la stampa locale e nazionale ha dato ampio risalto alla notizia che alcune scuole materne di lingua tedesca hanno organizzato lezioni di italiano a pagamento e fuori orario, su esplicita richiesta dei genitori;
tale fenomeno si riscontrava, da alcuni anni, anche nelle scuole materne di lingua italiana che però, a partire dal 1999, hanno predisposto un orario che prevede, dall'età di 5 anni, cinque ore di lezione in lingua tedesca;
la Giunta Provinciale di Bolzano, per bocca del suo Presidente, afferma che tali iniziative non sono condivise e neppure
autorizzate, e vanno svolte soltanto a pagamento ed al di fuori dell'orario;
a parere dell'interrogante, l'esplicita volontà delle famiglie di offrire maggiori e migliori opportunità di apprendimento ai loro figli è stata mortificata da atteggiamenti politici che hanno più il sapore di irresponsabile propaganda elettorale che di reale volontà di creare un clima di pacifica convivenza e di migliore integrazione tra i gruppi linguistici -:
se il Ministro interrogato, cui l'articolo 19 dello Statuto di autonomia riconosce poteri di vigilanza in materia di scuole materne, non ritenga che le competenze della Provincia di Bolzano - nella loro applicazione concreta - siano eccedute al punto di violare l'autonomia scolastica, che invece consente di avviare sperimentazioni al fine di migliorare l'apprendimento della seconda lingua;
se, ove ritenga che la predetta applicazione restrittiva dell'articolo 19 dello Statuto di autonomia leda gli interessi dei giovani e delle loro famiglie, non intenda assumere le necessarie ed urgenti iniziative che pur sempre al ministro competono ai sensi del medesimo articolo citato.
(4-05142)
Risposta. - Si risponde alla interrogazione parlamentare indicata in esame con la quale l'interrogante, nel rappresentare che il Presidente della giunta provinciale di Bolzano non sembra condividere le iniziative di bilinguismo attivate nelle scuole dell'infanzia della provincia, chiede a questo ministero di intervenire presso la provincia di Bolzano affinché l'articolo 19 dello Statuto non venga applicato in modo restrittivo.
Al riguardo si fa presente che in materia di scuola dell'infanzia la provincia autonoma di Bolzano esercita potestà legislativa primaria ai sensi dell'articolo 8 dello Statuto dell'autonomia, approvato con decreto del Presidente della Repubblica 31 agosto 1972, n. 670.
In merito alla questione evidenziata il sovrintendente scolastico della provincia autonoma di Bolzano ha comunicato che la tematica del «bilinguismo precoce» è stata oggetto di vasto e pluriennale dibattito sulla sua compatibilità con le previsioni dell'articolo 19 dello Statuto dell'autonomia il quale prevede, tra l'altro, che «nelle scuole elementari, con inizio dalla seconda o dalla terza classe, secondo quanto sarà stabilito con legge provinciale su proposta vincolante del gruppo linguistico interessato, e in quelle secondarie è obbligatorio l'insegnamento della seconda lingua che è impartita dai docenti per i quali tale lingua è quella materna».
La tematica stessa è stata oggetto di esame da parte della Corte costituzionale, la quale, con ordinanza n. 430 del 4 dicembre 2006 ha dichiarato la manifesta infondatezza della questione di legittimità costituzionale dell'articolo 2-bis della legge provinciale 30 dicembre 1988, n. 64 inserito dall'articolo 18 della legge provinciale 8 aprile 2004 il quale dispone l'inizio dell'insegnamento della seconda lingua, nella fattispecie l'italiano, anche anteriormente alla seconda/terza classe elementare.
Il Sovrintendente scolastico ha peraltro fatto presente che la giunta provinciale, con deliberazione n. 5053 del 10 ottobre 2007, ha avuto modo di autorizzare approcci ludici per l'apprendimento della seconda lingua, tedesco, nelle scuole dell'infanzia in lingua italiana. Da quella data, infatti sono stati avviati e finanziati progetti specifici, ed inoltre, previsti espressamente in organico docenti di madrelingua tedesca, finalizzati ad insegnare tale lingua nella scuola dell'infanzia in lingua italiana.
Detti progetti contemplano, in via generalizzata e gratuita, l'insegnamento del tedesco, lingua 2, per tutti i bambine/bambini di età compresa tra i 4 e i 5 anni; per bambine e bambini di tre anni è previsto un concorso finanziario da parte delle famiglie che possono aderire volontariamente al progetto medesimo.
Il medesimo Sovrintendente scolastico nel far presente che non vi è quindi alcun divieto da parte del Presidente della provincia autonoma di Bolzano alla prosecuzione e all'implementazione dei progetti di approccio ludico alla seconda lingua nelle
scuole dell'infanzia in lingua italiana, ha infine precisato che le opzioni operate in materia dalla scuola in lingua tedesca rispetto a quelle di lingua italiana sono differenti atteso il loro carattere autonomo.
Il Viceministro della pubblica istruzione: Mariangela Bastico.
JANNONE. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
presso l'aeroporto di Orio al Serio, in provincia di Bergamo opera in media e su base annua, un poliziotto di frontiera ogni 53.500 passeggeri internazionali, gli agenti controllano ogni anno i documenti di 26.750 passeggeri di Paesi extra-Schengen. Oltre alle verifiche a campione che vengono svolte sui passeggeri internazionali provenienti da «Paesi Schengen». A livello nazionale si registra quindi il più iniquo e sbilanciato rapporto fra numero di agenti in servizio e movimento di passeggeri internazionali;
le cifre indicano una carenza cronica di personale e sono state fornite dal Sindacato Italiano della Polizia (Siap), che ha compiuto uno studio analizzando la situazione degli aeroporti italiani fruiti da almeno un milione di passeggeri all'anno, escludendo Malpensa e Fiumicino. L'indagine è stata trasmessa formalmente al Ministro degli Interni Giuliano Amato;
a Bergamo operano attualmente settantuno poliziotti di frontiera. L'organico dello scalo della Lombardia, rimasto inalterato dal 2000 quando il movimento passeggeri era di 1,2 milioni di unità, risulta tanto più inadeguato se paragonato alla continua crescita di voli, alla moltiplicazione delle rotte e al costante incremento del numero dei passeggeri. Nel 2005, secondo i dati Siap, lo scalo bergamasco ha registrato un volume di traffico superiore ai 4 milioni di passeggeri e nel 2006 Orio, se si tiene anche presente il traffico merci, è divenuto il quarto aeroporto italiano per unità di traffico -:
quali iniziative il Ministro dell'interno intenda adottare per integrare e rafforzare l'organico di polizia in modo da adeguarlo al voluminoso traffico dei passeggeri attuali dello scalo di Bergamo;
quali soluzioni sia in grado di adottare per evitare che la sproporzione fra organico di polizia, e carico di lavoro incida negativamente sulla qualità dei controlli alla frontiera con conseguenti rischi per la sicurezza dello scalo.
(4-03890)
Risposta. - Presso l'ufficio di polizia di frontiera aerea dell'aeroporto di Orio al Serio prestano servizio 74 appartenenti ai ruoli operativi della polizia di Stato, a fronte dei 64 previsti dalla dotazione organica, oltre a 2 unità di personale del nucleo artificieri ed a 6 operatori della squadra cinofili. Contribuiscono inoltre alla funzionalità della struttura 2 appartenenti ai ruoli tecnici della polizia di Stato ed un dipendente dell'amministrazione civile dell'interno.
Nel periodo compreso fra l'8 luglio ed il 15 settembre 2007 è stata disposta l'assegnazione temporanea di altri 4 operatori di polizia.
Nel sottolineare che l'organico dell'ufficio, in considerazione dell'incremento del traffico aereo presso lo scalo, è stato sensibilmente rafforzato negli anni più recenti con un incremento di 20 unità rispetto alla dotazione effettiva presente nel 2002, si assicura che le esigenze di potenziamento del presidio sono attentamente seguite dal dipartimento della pubblica sicurezza che, peraltro, non può non valutarle in rapporto con le esigenze degli altri uffici di polizia presenti sul territorio nazionale.
Relativamente alla segnalata inadeguatezza del numero del personale di polizia in servizio presso l'aeroporto in argomento in rapporto al volume di traffico ivi registrato, si sottolinea che la grande maggioranza dei passeggeri che transitano per lo scalo - 4.291.239 nel 2005; 5.226.340 nel 2006; 4.156.280 sino al 10.9.2007 - si avvale di collegamenti aerei interni ai Paesi aderenti al trattato Schengen, per i quali non sono previsti controlli alla frontiera. Inoltre, fra
i circa 27.000 passeggeri che annualmente viaggiano verso destinazioni «extra Schengen» molti sono diretti verso Paesi comunitari quali la Gran Bretagna, l'Irlanda e la Romania.
Si ritiene, infine, di dover evidenziare che nell'aeroporto di Orio al Serio, come negli altri scali nazionali, i controlli di sicurezza per i passeggeri ed i loro bagagli a mano, per i bagagli da stiva e per le merci sono ormai svolti da istituti di vigilanza privata e che d'intesa con l'Ente nazionale per l'aviazione civile sono stati da tempo avviate le iniziative volte ad implementare i servizi di sicurezza da affidare a privati.
Il Viceministro dell'interno: Marco Minniti.
LA LOGGIA. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
con decreto sul ministero dell'ambiente n. 1926 del 10 ottobre 2005 è stata riaffidata la gestione dell'area marina protetta dell'isola di Ustica a tale Comune, ma a tutt'oggi tale affidamento non ha avuto per ragioni prevalentemente burocratiche, effettiva attuazione malgrado le reiterate sollecitazioni del Comune di Ustica -:
quali siano le motivazioni del mancato riscontro delle note del Comune di Ustica;
se non ritenga necessario ed urgente, anche in vista dell'approssimarsi della stagione turistica, dare un definitivo indirizzo alla gestione dell'area marina protetta, citata in premessa, evitando di continuare a mortificare una amministrazione comunale come quella di Ustica che ha dimostrato anche con l'assunzione a proprio carico di dipendenti dell'area protetta, di voler collaborare, in linea con le leggi vigenti, con il ministero dell'ambiente;
se intenda confermare l'indirizzo politico del precedente Governo di affidare la gestione dell'area marittima protetta al Comune di Ustica o quale sia, in alternativa, il suo intendimento e quali i tempi di attuazione;
se non ritenga doveroso rispondere alla richiesta del sindaco di accesso degli atti ispettivi riguardanti l'area marittima protetta.
(4-02222)
Risposta. - In ordine all'interrogazione in esame concernente l'affidamento della gestione dell'area marina protetta dell'isola di Ustica all'omonimo comune, si riferisce quanto segue:
con decreto ministeriale del 12 novembre 1986 è stata istituita la predetta area marina e con decreto del 30 agosto 1990 ne è stato approvato il regolamento di organizzazione.
Fino al 2003 la gestione è stata affidata al Comune di Ustica; successivamente, a causa di alcune problematiche gestionali tanti da determinare un'indagine da parte della competente Procura Regionale della Corte dei conti - la gestione è stata affidata per sei mesi alla Capitaneria di Porto del capoluogo siciliano (decreto ministeriale n. 136/2/2003 del 14 marzo 2003) e successivamente, prorogata con Decreto n. DEC/DPN/1033 del 31 dicembre 2003.
Successivamente, constatato il superamento delle difficoltà gestionali sopra evidenziate, con decreto DEC/DPN/1266 del 30 giugno 2004 è stato nuovamente disposto l'affidamento della gestione alla Amministrazione comunale.
Il succitato decreto però non ha superato il previsto controllo della Corte dei conti, che ha ricusato il visto ritenendo che l'affidamento in questione non fosse conforme all'articolo 19, comma 2, della legge 6 dicembre 1991, n. 394.
Tale norma prescrive che «qualora un'area marina protetta sia istituita in acque confinanti con un'area protetta terrestre, la gestione è attribuita al soggetto competente per quest'ultima». Nella fattispecie, pertanto, confinando l'Area marina protetta con la Riserva naturale orientata (R.n.o.) «Isola di Ustica», a parere della Corte, soggetto competente per la gestione sarebbe stata la Provincia Regionale di Palermo.
In difformità rispetto all'avviso della Direzione per la protezione della natura, il Ministro pro tempore con decreto DEC/DPN/1926 del 10 ottobre 2005, trasmesso al
Comune di Ustica in data 27 dicembre 2005 e successivamente alla Capitaneria di Porto di Palermo ha nuovamente disposto l'affidamento della gestione dell'Area marina in argomento in favore dell'Amministrazione comunale di Ustica, per un periodo quinquennale, ritenendo inapplicabile alla fattispecie il disposto dell'articolo 19, comma 2, che troverebbe attuazione in presenza di aree protette confinanti di carattere nazionale, e non come nel caso in esame in cui l'area confinante è di carattere regionale.
Il decreto del 2005 è stato registrato dall'Ufficio generale di bilancio presso questo Dicastero in data 19 ottobre 2005 che contestualmente ha sollecitato la Direzione a disciplinare quanto prima l'attività di gestione. Allo stato, non avendo superato il controllo della Corte dei conti, il succitato decreto di affidamento non ha conseguito efficacia giuridica.
In data 7 aprile 2006 al fine del trasferimento della gestione dell'area dalla Capitaneria di Porto al Comune di Ustica, si è sollecitata l'autorità comunale a predisporre un organico e compiuto programma gestionale avente carattere prodromico alla stipula della convenzione prevista dall'articolo 19, comma 1, della legge n. 394 del 1991.
Allo stato, il Comune non ha adempiuto.
La Direzione competente, con nota del 7 novembre 2006, manifestando al Ministro il proprio convincimento negativo in ordine alla sussistenza delle necessarie condizioni per il perfezionamento dell'affidamento della gestione dell'Area marina protetta a favore del Comune di Ustica, ha proposto una gestione congiunta tra la Provincia regionale di Palermo e Amministrazione Comunale.
Tenuto conto delle particolari difficoltà di gestione rilevate, in data 18 dicembre 2006 è stata prospettata al Ministro l'ipotesi di un affidamento temporaneo all'Agenzia per la protezione dell'ambiente e per i servizi tecnici A.p.a.t. della gestione, in attesa che gli enti prioritariamente interessati maturassero gli accordi necessari ad istituire forme consorziali rappresentative della molteplicità degli interessi coinvolti.
Con note del 25 gennaio e, da ultimo, del 25 maggio 2007 - a seguito di un atto di diffida e messa in mora pervenuto da parte del Comune di Ustica nei confronti di questa Amministrazione per l'adempimento e l'esecuzione del decreto del 10 ottobre 2005, nonché della nota, partecipata per conoscenza alla Direzione referente, con la quale la Capitaneria di Porto di Palermo ha fornito riscontro alla richiesta del Comune di Ustica inerente la sospensione, da parte della medesima Capitaneria di Porto, di ogni determinazione per l'affidamento del funzionamento/gestione dei campi boe e servizio ormeggio - è stata evidenziata al Ministro l'urgenza di pervenire in tempi brevi alla definizione dell'affidamento della gestione dell'Area marina protetta Isola di Ustica, tenuto conto dell'approssimarsi della stagione estiva e dell'evidente necessità di assicurare la tutela di dette aree.
Si riferisce inoltre che con nota del 26 giugno 2007 è stato richiesto un parere al Consiglio di Stato in ordine al disposto dell'articolo 19 comma 2 della legge 6 dicembre 1991 n. 394.
In attesa dell'espressione del richiesto parere del Consiglio di Stato, ad oggi non ancora pervenuto, il Ministro dell'ambiente con decreto del 5 luglio 2007 ha affidamento in gestione provvisoria l'area marina protetta «Isola di Ustica» all'Apat per un periodo di sei mesi.
In data 3 agosto 2007 la Ragioneria centrale ha rilevato, la necessità di acquisire, contestualmente al decreto, la convenzione Ministero Apat che regolamenta l'attività di gestione.
È stato quindi avviato, di concerto con l'Apat, il percorso per la definizione di detta Convenzione il cui schema definitivo è stato sottoposto all'esame degli uffici competenti dell'Agenzia.
Successivamente alla stipula della Convenzione il decreto sarà trasmesso per la registrazione agli Organi di controllo.
Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare: Alfonso Pecoraro Scanio.
MANCUSO. - Al Ministro della pubblica istruzione, al Ministro dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
nelle scuole superiori della Provincia di Novara, in special modo nelle classi 2 e 4 è stato distribuito e sottoposto agli alunni un questionario della Università degli Studi di Pavia, Dipartimento di Psicologia;
tale questionario è stato fatto compilare senza l'autorizzazione firmata dei genitori (obbligatoria per quegli alunni ancora minorenni);
le domande contenute sono di svariato genere e riguardano anche la sfera sessuale, la salute, la religione ed altri parametri coperti da privacy;
il questionario, in teoria anonimo, consente invece di poter risalire all'alunno che l'ha compilato: alcune domande specifiche, unite all'indicazione obbligatoria di scuola, classe, sezione, sesso ed età e numero d'ordine, possono far risalire all'identità dell'alunno cui è stato sottoposto;
in alcuni casi l'alunno, alla voce «numero d'ordine» è stato invitato ad inserire il proprio numero con cui risulta iscritto nel registro di classe, rendendolo facilmente identificabile-:
se sia lecito che ad alunni, in gran parte minorenni, vengano somministrati questionari senza previa autorizzazione scritta dei genitori;
quali provvedimenti intenda prendere il Governo, per impedire la diffusione e la somministrazione di questionari che violano palesemente la sfera personale.
(4-03209)
Risposta. - Si risponde alla interrogazione in esame con la quale l'interrogante fa presente che nelle scuole della provincia di Novara è stato distribuito e sottoposto agli alunni un questionario dell'Università degli studi di Pavia, Dipartimento di psicologia, che consente di risalire all'alunno che lo ha compilato ed inoltre senza la preventiva autorizzazione dei genitori.
Al riguardo l'Ufficio scolastico regionale del Piemonte ha fatto presente che tutti i dirigenti scolastici delle scuole ove è stato somministrato il questionario hanno assicurato di aver informato preventivamente i genitori.
L'Università di Pavia ha fatto presente che la ricerca condotta nelle scuole di Novara fa parte di un progetto di ricerca-azione molto più ampio denominato «Cultura del rischio, etica del limite», focalizzato sull'analisi del rischio in adolescenza, che prevede il lavoro e la collaborazione congiunta del Dipartimento di psicologia dell'Università degli studi di Pavia, la cattedra di psicologia dinamica, il Dipartimento di medicina preventiva di Pavia, la provincia di Novara e la Azienda sanitaria locale di Milano centro. Le scuole coinvolte nel progetto non sono soltanto quelle della provincia di Novara ma anche quelle del nord e del centro Italia. Tutti i questionari proposti sono stati somministrati in forma del tutto anonima.
I dati richiesti - numero d'ordine non necessariamente coincidente con il numero di iscrizione nel registro degli allievi, codice identificativo della scuola (precedentemente stabilito dai ricercatori in base alle zone d'Italia in cui la ricerca è stata proposta), classe frequentata, sezione, sesso, età - sono stati ritenuti indispensabili per una corretta analisi finalizzata a rilevare differenze dovute al tipo di studi, all'età del soggetto, eccetera.
L'Università di Pavia ha anche fatto presente che i dati stessi sono stati trattati al solo scopo di ricerca e la professionalità delle figure impegnate è tale da garantire l'assoluto anonimato. Nella convenzione stipulata con la provincia di Novara sono stati inseriti appositi articoli per il rispetto della normativa di cui alla legge 675 del 1996 «Tutela delle persone e di altri soggetti rispetto ai trattamenti di dati personali».
L'Università ha infine precisato che all'interno dei tre strumenti proposti non era contenuta alcuna domanda riguardante la sfera religiosa.
Il Viceministro della pubblica istruzione: Mariangela Bastico.
MANCUSO e ULIVI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
prossimamente, in Trentino-Alto Adige, potrà capitare di imbattersi in cartelli bianchi e rossi che recitano: «Südtirol ist nicht Italien» che tradotto vuol dire: «L'alto Adige non è Italia»:
questi cartelli sono stati messi in vista dei molti turisti che affollano e affolleranno nei prossimi giorni il Trentino;
questi ignobili cartelli sono stati realizzati da un movimento separatista denominato Südtirol Freiheit;
in Alto Adige da sempre la comunità di lingua italiana e quella di lingua tedesca convivono tra molte difficoltà -:
di quali informazioni al riguardo disponga il Governo e se consti che siano state avviate indagini con specifico riguardo a quanto descritto in premessa.
(4-04405)
Risposta. - In merito all'affissione in Trentino Alto Adige di manifesti recanti i colori della bandiera austriaca con la scritta Südtirol ist nicht Italien (L'Alto Adige non è Italia), da informazioni acquisite tramite il Commissario del Governo per la Provincia di Bolzano, è emerso che l'affissione in parola è stata frutto di una iniziativa del partito Süd-Tiroler Freiheit (Libertà per i Sudtirolesi), guidato da Eva Klotz, da sempre fautrice dell'autodeterminazione per l'Alto Adige.
L'intenzione manifestata dal suddetto partito è quella di contrapporsi a tutte quelle forze politiche che «vedono l'Alto Adige come una Provincia schiettamente italiana», e soprattutto di sottrarre i voti al partito più forte della Provincia Autonoma di Bolzano, la Südtiroler Volkspartei, che detiene la maggioranza assoluta ed alla quale viene contestato l'aver stretto un patto preelettorale con l'attuale maggioranza di Governo.
A differenza del partito della Klotz che rivendica il diritto di autodeterminazione dei popoli ed in particolare della minoranza linguistica tedesca e ladina, l'azione politica della Südtiroler Volkspartei è volta in prima linea alla salvaguardia dello Statuto, per raggiungere un'autonomia condivisa, ponendosi in alternativa ed in opposizione alla politica di scontro.
In questo senso, la S.V.P. intrattiene proficui rapporti di collaborazione con lo Stato e con il Governo.
Nel contempo il partito della Klotz condanna anche la promozione turistica dell'Alto Adige che, secondo Südtiroler Freiheit, metterebbe in secondo piano le tradizioni del gruppo linguistico tedesco e ladino, minandone l'identità culturale. Invero, è il caso di ricordare che lo Stato italiano intende promuovere il pluralismo culturale, etnico e linguistico in tutto il Paese, ed in particolare valorizzare e preservare il patrimonio culturale dell'Alto Adige, in quanto risorsa preziosa e ponte virtuale tra l'Italia e l'Europa, nonché esempio avanzato di un sistema autonomistico assurto a modello.
L'affissione dei manifesti ha dato luogo alla proposizione di un esposto alla Procura della Repubblica di Bolzano, da parte di alcuni esponenti di Alleanza Nazionale e di Forza Italia, al fine di accertare se si configurasse, nel caso di specie, una ipotesi di reato.
La Procura della Repubblica di Bolzano non ha, tuttavia, rinvenuto, alcun elemento penalmente rilevante.
Si precisa, altresì, che i manifesti in questione sono comparsi in 40 dei 116 comuni della provincia di Bolzano, concentrati in particolare nei comprensori della Bassa Atesina, dei Meranese, dell'Alta Val Pusteria e della Val Venosta. Sino ad oggi risultano esserne stati affissi 109, quasi tutti negli appositi spazi pubblicitari.
Tranne l'iniziativa giudiziaria sopra descritta e qualche isolato episodio in cui i
manifesti in questione sono stati lacerati ad opera di ignoti, non si sono registrate proteste significative.
Per completezza, si fa presente che l'attività propagandistica di Eva Klotz e dei suo partito Südtiroler Freiheit si pone nel solco di quelle iniziative dimostrative che attuò in passato il partito cui la Klotz apparteneva, l'Union für Südtirol, e dal quale si è recentemente staccata.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Ettore Rosato.
MANCUSO. - Al Ministro della pubblica istruzione. - Per sapere - premesso che:
ogni anno, con l'approssimarsi dell'inizio dell'anno scolastico, le famiglie italiane devono affrontare spese ingenti per comprare i libri di testo per i figli che frequentano la scuola;
da anni si susseguono proposte trasversali per evitare alle famiglie enormi spese e garantire agli studenti la possibilità di vivere a scuola la cultura del confronto;
in Italia i libri di testo sono circa tremila. Le case editrici obbligano le librerie ogni anno ad acquistare in anticipo i testi senza permettere loro di restituire gli eventuali invenduti se non per una percentuale inferiore al 5 per cento degli acquisti. Con questi presupposti le librerie sono molto caute negli ordini, con la conseguenza che troppo spesso i libri di testo sono introvabili;
praticamente ogni anno, le case editrici mandano in stampa le «nuove edizioni», che di fatto ricalcano le edizioni precedenti, con variazioni minime. Questo comporta, comunque, un aumento del prezzo;
si richiamano gli articoli 30, 31 e 34 della Costituzione -:
quali misure intenda adottare il Governo per contenere i costi dei libri di testo, con particolare riferimento alle famiglie con redditi più bassi;
se sia intenzione del Governo istituire qualche sorta di controllo sull'andamento dei prezzi dei libri di testo;
se il Governo non ritenga opportuno intervenire affinché le nuove edizioni che propongono solo aggiornamenti marginali vengano ridotte al minimo;
se il Governo non ritenga opportuno adoperarsi affinché i libri di testo vengano stampati su carta riciclata, fatto, questo, che oltre a rappresentare un momento di salvaguardia dell'ambiente comporterebbe una notevole riduzione del costo dei testi.
(4-04864)
Risposta. - Si risponde alla interrogazione in esame con la quale l'interrogante chiede che vengano adottate iniziative che consentano di ridurre i costi dei testi scolastici.
L'esigenza di ridurre l'onere per l'acquisto dei libri scolastici è particolarmente sentita da questo Ministero e proprio per alleviare l'onere finanziario delle famiglie sono stati già posti in essere numerosi interventi.
Si ricorda preliminarmente che l'articolo 156 del Decreto legislativo n. 297 del 1994 prevede la totale gratuità dei libri di testo nelle scuole elementari che vengono così forniti dai Comuni.
Ogni anno con decreto del Ministero viene stabilito il tetto di spesa che costituisce il prezzo massimo complessivo della dotazione libraria necessaria e il limite entro il quale i docenti devono operare le proprie scelte.
Per limitare il più possibile il peso economico a carico delle famiglie, con la legge n. 448 del 1998, finanziaria per il 1999, è stata prevista, tra l'altro, la fornitura gratuita parziale o totale dei libri di testo a favore degli alunni meno abbienti della scuola dell'obbligo e della scuola secondaria superiore stanziando a tali fini appositi finanziamenti.
Il decreto-legge 1o ottobre 2007, n. 159 recante «Interventi urgenti in materia economico-finanziaria, per lo sviluppo e l'equità fiscale» per il sostegno all'adempimento
dell'obbligo di istruzione autorizza la spesa di 150 milioni di euro.
Inoltre, con Decreto dirigenziale del 17 luglio 2007, sono stati destinati circa 155 milioni di euro in borse di studio da assegnare al sostegno delle famiglie meno abbienti per agevolare la frequenza scolastica nelle scuole medie e in quelle superiori.
Nella legge n. 296 del 2006, Finanziaria per il 2007, è stata data l'opportunità di potenziare il comodato d'uso, positivamente attuato in alcune realtà territoriali, e agevolare l'attivazione della pratica del noleggio; a tal fine sono stati disposti specifici stanziamenti di risorse finanziarie.
Per effetto della stessa legge finanziaria per il 2007, il tetto di spese entro cui i Collegi dei docenti debbono deliberare le adozioni dell'intera dotazione libraria sarà esteso a tutti gli anni di corso della scuola secondaria superiore.
Anche quest'anno le scelte dei libri di testo sono state oggetto di monitoraggio, soprattutto con riguardo ai costi e al rispetto dei tetti di spesa; nella circolare di imminente emanazione, è stata predisposta una serie di ulteriori misure per contenere e verificare il rispetto del tetto di spesa, ipotizzando anche l'eventuale anticipazione delle adozioni per favorire, tra l'altro, la predisposizione dei testi in braille per gli allievi non vedenti.
Si fa anche presente che nel disegno di legge n. 1848, già approvato in Aula Camera ed attualmente all'esame del Senato della Repubblica, sono contenute disposizioni in materia di peso, trasporto e uso dei libri di testo, tra le quali la previsione di strutture di supporto da parte delle istituzioni scolastiche, finalizzate al corretto uso della dotazione scolastica, che potranno concorrere ad alleviare gli oneri a carico delle famiglie.
Infatti il libro di testo è uno degli strumenti attraverso cui è possibile perseguire gli scopi formativi e gli obiettivi didattici fissati dalla progettazione d'istituto; per il raggiungimento di detti scopi esistono altri strumenti quali le biblioteche di classe e d'istituto e i mezzi didattici multimediali.
Per quanto concerne, infine, la ristampa dei testi scolastici, si fa presente che la questione è all'attenzione dell'Autorità per la Concorrenza, che ha avviato una specifica indagine.
Il Viceministro della pubblica istruzione: Mariangela Bastico.
MARAN. - Al Ministro della pubblica istruzione. - Per sapere - premesso che:
ferma e doverosa è stata la presa di posizione della dirigente scolastica Laura Fasiolo del Liceo Scientifico Statale Buonarroti di Monfalcone (Gorizia) a sostegno di un docente la cui abitazione era stata oggetto di un raid notturno perpetrato da ex studenti dopo gli esiti dell'esame di Stato;
occorre contrastare una visione della scuola giustificazionista davanti a fenomeni di prepotenza e bullismo che finirebbe per assecondarne la dequalificazione e l'irresponsabilità, anziché l'obiettivo dell'acquisizione e del rispetto delle regole della convivenza civile da parte delle giovani generazioni;
è necessario evitare che la motivazione alla base dell'atto irresponsabile compiuto da sei maggiorenni possa essere ricercata nell'operare del corpo docente e nel presunto insuccesso degli obiettivi formativi dell'istituzione scolastica;
l'impegno richiesto ai dirigenti scolastici, anche nello svolgimento di operazioni di prevenzione da fenomeni di bullismo, in un contesto così complesso e difficile, richiede il sostengo e il rispetto degli organismi istituzionali -:
quali iniziative intende assumere il Ministro, con riferimento alla vicenda descritta in premessa e per assicurare che i fenomeni di bullismo siano adeguatamente condannati.
(4-04622)
Risposta. - Si fa riferimento alla interrogazione indicata in oggetto riguardante l'episodio di alcuni studenti del Liceo
«Buonarroti» di Monfalcone coinvolti in un raid notturno ai danni di una docente.
Si premette che sulla problematica del bullismo in data 5 febbraio 2007 sono state emanate linee di indirizzo generali che prevedono azioni nazionali per il contrasto e la prevenzione di tale fenomeno.
Sono stati istituiti gli Osservatori regionali permanenti, che oltre a monitorare il fenomeno e a verificare le attività svolte dalle varie scuole, hanno il compito di promuovere percorsi di educazione alla legalità, all'interno delle scuole, tramite attività curricolari ed extracurricolari.
Per favorire la diffusione di una cultura della legalità e del rispetto delle diversità, è stato anche costituito un Comitato nazionale «Scuola e Legalità», con il compito di trasformare gli obiettivi strategici enunciati nelle «Linee di indirizzo sulla cittadinanza democratica e legalità (Direttiva 16 ottobre 2006)», in un piano operativo capace di attivare la collaborazione interistituzionale e l'interazione con tutte le associazioni e le agenzie formative impegnate nella lotta all'illegalità. Le indicazioni fornite dalle commissioni in cui si è articolato il Comitato hanno permesso di predisporre le linee guida del 23 maggio 2007, inerenti al «Piano nazionale sull'educazione alla legalità» con il quale si intende coinvolgere tutte le scuole, tramite azioni didattiche, testimonianze, sinergie sul territorio e tra istituzioni diverse. Inoltre è stata creata una rete di docenti referenti nazionali, punto di riferimento per i giovani studenti, per educare alla convivenza civica e solidale.
Queste azioni sono strettamente connesse alle azioni di sistema che si stanno già realizzando allo scopo di prevenire il disagio giovanile, tra le quali le scuole aperte, più sport a scuola, percorsi di studio della nostra Costituzione, potenziamento delle occasioni di cittadinanza attiva e di partecipazione degli stridenti e dei genitori alla vita della scuola.
La necessità di ripristinare nella scuola il concetto di regola, il rispetto della norma e della legalità ha motivato questa Amministrazione, in accordo con i forum nazionali delle associazioni studentesche e delle associazioni dei genitori, ad effettuare alcune modifiche in senso restrittivo delle sanzioni disciplinari previste dallo Statuto delle studentesse e degli studenti (Decreto del Presidente della Repubblica 249 del 1999) fino a prevedere l'esclusione dello studente colpevole dallo scrutino finale o la non ammissione all'esame di Stato, l'allontanamento dalla scuola per periodi superiori a quelli attualmente previsti durante il quale la scuola in coordinamento con la famiglia promuoverà percorsi di recupero educativo mirati all'inclusione, alla responsabilizzazione e al reintegro, ove possibile, nella comunità scolastica.
Il direttore generale dell'Ufficio scolastico regionale per il Friuli Venezia Giulia, riguardo al caso in oggetto riferisce che, oltre ad un colloquio con la dirigente in parola, ha acquisito una dettagliata relazione da parte della medesima, che peraltro dal corrente anno scolastico, avendo cambiato sede, non dirige più il liceo di Monfalcone.
Il direttore conferma che il liceo «Buonarroti» è una scuola validamente attiva non solo nella pratica quotidiana dell'insegnamento ma anche nell'adozione di progetti e iniziative che sono diretti a rendere più attraente e, quindi, più motivante lo studio, in modo da costituire per i giovani un centro di interesse intellettuale e culturale, con valide prospettive di formazione e istruzione, positivamente alternative ai comportamenti bullistici.
Sul fenomeno del bullismo è in corso, anche nella Regione Friuli Venezia Giulia, il progetto nazionale di contrasto al medesimo, con la creazione di appositi osservatori, nei quali sono presenti i soggetti e le istituzioni che possono avere un ruolo in tale problematica e sono state attivate iniziative di coinvolgimento della totalità delle scuole per discutere del fenomeno, per elaborare strategie e procedure condivise al fine di consentire soprattutto ai docenti di affrontare meglio il problema tanto complesso.
Il Viceministro della pubblica istruzione: Mariangela Bastico.
MARINELLO. - Al Ministro del lavoro e della previdenza sociale. - Per sapere - premesso che:
sembra essere stata messa la parola fine alla lunga crisi della Fiat attraverso l'adozione della mobilità lunga per circa duemila dipendenti;
tale provvedimento è stato adottato - secondo le intenzioni del Governo - come premessa per il rilancio dell'azienda e per la promozione di una nuova fase di espansione del gruppo del Lingotto;
con la concessione della mobilità lunga ai lavoratori Fiat il Governo ha recepito in toto le richieste che il gruppo di Torino aveva avanzato in occasione dell'incontro a Palazzo Chigi il 18 dicembre 2006;
tale atteggiamento apre la strada ad analoghe rivendicazioni da parte di aziende che versano in identiche condizioni organizzative e finanziarie della Fiat, per cui - a fronte di uno stanziamento di risorse nella legge Finanziaria per il 2007 per concedere la mobilità lunga a soli seimila lavoratori - le domande presentate riguarderebbero già quarantamila dipendenti -:
se e in quale modo il Governo intenda mostrare la stessa generosità e la stessa disponibilità verso queste aziende e i loro lavoratori, nei quali si sono create notevoli aspettative, evitando che siano attuate delle inconsapevoli discriminazioni ai danni di dipendenti di aziende in crisi o in ristrutturazione che non hanno lo stesso peso nelle vicende economiche e politiche italiane.
(4-02662)
Risposta. - Con l'interrogazione in esame si chiede di conoscere i criteri in base ai quali il Governo intende stanziare le risorse destinate, dalla legge finanziaria per il 2007, alla concessione della mobilità lunga.
In proposito si fa presente che il decreto del Ministro del lavoro e della previdenza sociale del 2 maggio 2007, recante il «Piano di riparto delle seimila unità di mobilità lunga, di cui all'articolo 1, comma 1189 della legge 27 dicembre 2006 n. 296», prevede, nelle premesse, che saranno accolte integralmente le richieste per l'assegnazione di mobilità lunga, provenienti: a) dalle imprese sottoposte alle procedure di cui al decreto legislativo 270 del 1999 ed al decreto-legge 347 del 2003 convertito con modifiche dalla legge 39 del 2004, recante misure urgenti per la ristrutturazione industriale di grandi imprese in stato di insolvenza, b) da imprese ubicate nelle regioni Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia, sottoposte a procedure concorsuali; c) da gruppi di imprese il cui piano di gestione delle eccedenze è stato oggetto di verifica in sede di Presidenza del Consiglio, in considerazione della relativa eccezionalità delle ricadute occupazionali che hanno reso necessario l'intervento di più amministrazioni dello Stato.
Si è ritenuto, inoltre, di assegnare le residue unità di mobilità lunga disponibili ad imprese o gruppi di imprese cosidetti in bonis i cui piani di gestione delle eccedenze occupazionali siano stati oggetto di esame congiunto presso il Ministero del lavoro, in misura percentuale rapportata alla dimensione del rispettivo organico - secondo criteri di priorità individuati dalla direttiva del Ministro del lavoro e della previdenza sociale del 25 gennaio 2007 - e, precisamente, nella misura del 24,10 per cento alle imprese-gruppi con organico fino a 2.000 unità e del 33 per cento alle imprese-gruppi con organico superiore a detta soglia.
Si fa presente, infine, all'interrogante che, presso la direzione generale degli ammortizzatori sociali, è possibile visionare l'elenco delle imprese-gruppi di imprese ammesse al trattamento di cui all'articolo 1, comma 1189 della legge n. 296 del 2006.
Il Sottosegretario di Stato per il lavoro e per la previdenza sociale: Rosa Rinaldi.
MELLANO. - Al Ministro delle comunicazioni. - Per sapere - premesso che:
appaiono ogni giorno sulle pagine web scene di animali torturati, picchiati,
uccisi: si tratta di reati che nella maggior parte dei casi non vengono puniti, i cui responsabili restano liberi di continuare a commettere atrocità;
il sadismo nei confronti degli animali è un reato in modo analogo a ogni tipo di comportamento che danneggi fisicamente un animale o implichi un comportamento innaturale per la sua indole;
secondo quanto riferisce l'associazione ENPA (Ente Nazionale Protezione Animali) sono numerosi i video che girano sulla rete come, ad esempio, quello di una donna che calpesta animali di ogni sorta, dalle lumache ai gatti, «divertendosi» nell'atto di ucciderli lentamente. Altri video, girati tramite apparecchi cellulari, mostrano un gatto lanciato da una scarpata, uno scoiattolo attirato con un esca e sbattuto con violenza con una catapulta rudimentale contro un albero, una tartaruga bruciata viva, un piccolo felino addirittura decapitato. In un caso, un papà incita una bimba a picchiare il gatto che tenta debolmente una difesa senza speranza -:
quali iniziative il Governo intenda assumere affinché provider e motori di ricerca non incentivino la diffusione di materiale del tipo in premessa che, è importante sottolinearlo, viene girato in Italia molto di frequente come le voci di sottofondo attestano senza possibilità di equivoci;
se il Ministro non ritenga opportuno attivarsi chiedendo ai provider di impegnarsi ad impedire la diffusione di materiale del tipo in premessa, così da arginare un fenomeno che cresce a macchia d'olio, in un clima che sembra avallare la diffusione di immagini violente in rete.
(4-02111)
Risposta. - Al riguardo si fa presente che nell'ambito del quadro normativo ed istituzionale vigente, il servizio di Polizia postale e delle comunicazioni riceve quotidianamente segnalazioni di utenti internet relative alla localizzazione in rete di foto o filmati che documentino la commissione, vera o presunta, di reati di ogni genere, compresi quelli relativi a maltrattamenti o uccisione di animali.
Le notizie di questo tipo, acquisite anche attraverso il Commissariato on line, vengono attentamente controllate e, laddove venga effettivamente accertata la natura illegale dei contenuti o dei fatti a cui gli stessi si riferiscono e previa verifica della competenza giurisdizionale nazionale, si procede ad informare l'Autorità giudiziaria, con la quale viene concordato l'eventuale, ulteriore sviluppo delle indagini che potrebbero richiedere la necessaria emissione di decreti. I casi di competenza degli organi esteri vengono trasmessi a questi ultimi, attraverso una consolidata procedura, che risulta essere l'unica attuabile in tali circostanze.
Allo stato non esistono, infatti, strumenti normativi che obbligano i provider nazionali all'inibizione dell'accesso da parte degli utenti italiani a tali siti su segnalazione dell'Autorità, così come invece previsto per quelli pedopornografici (articolo 14-quater della legge 3 agosto 1998, n. 269).
Per quanto riguarda, invece, la presunta «incentivazione» da parte dei provider o dei gestori dei motori di ricerca all'immissione di contenuti illeciti in rete, occorre precisare che in base alla normativa nazionale vigente (articoli 14-17 del decreto legislativo 9 aprile 2003, n. 70, che ha recepito la direttiva europea 200/31/CE), tale pratica non trova alcun riscontro, atteso l'obbligo da parte del fornitore che ne venga a conoscenza, della rimozione tempestiva di tali contenuti o delle segnalazione alla Autorità competente, qualora l'obbligo stesso incomba nei confronti di terzi.
Oltre a quanto previsto dalla citata norma occorre aggiungere che i contenuti immessi dagli utenti non debbono violare i termini del contratto stipulato con il fornitore del servizio e che, di norma, comprendono il divieto di pubblicare materiale osceno, illegale, relativo a violenze o più genericamente ritenuto offensivo o improprio, pena la rimozione immediata del contenuto stesso.
Gli stessi provider, pur ribadendo più volte che le difficoltà di natura tecnica
rendono impossibile un monitoraggio totale e costante dei contenuti immessi dagli utenti, hanno in più occasioni collaborato fattivamente con il servizio della Polizia postale, all'oscuramento di siti e-o contenuti illegali, fornendo su richiesta e con procedure particolarmente celeri, tutti gli elementi utili all'identificazione di utenti ritenuti responsabili di reati, per il loro successivo deferimento all'Autorità giudiziaria.
Il Ministro delle comunicazioni: Paolo Gentiloni Silveri.
MELLANO. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
dilaga in tutta Italia, dalla Lombardia a Lampedusa, la caccia di frodo agli uccelli migratori, abbattuti da appostamenti nei quali i bracconieri attirano le prede con l'ausilio di microregistratori che riproducono il canto di specie cacciabili e protette, collegati a casse di amplificazione del suono;
i micidiali strumenti sono particolarmente utilizzati in Provincia di Brescia, nel Delta del Po, in Campania, Puglia, Sicilia, Veneto, nelle piccole isole tirreniche, in Toscana e in Calabria, ma diffusi anche nel resto d'Italia;
la Lega Abolizione Caccia ricorda che questa forma di bracconaggio è esplicitamente vietata dalla normativa statale sulla caccia, e che gli articoli 21 e 30 della legge 157/92 prevedono una ammenda di competenza del giudice penale sino ad un massimo di 1.500 euro per l'utilizzo di richiami acustici a funzionamento elettromagnetico durante l'attività venatoria; recentemente la Corte di cassazione ha qualificato come reato anche il possesso di questi dispositivi sui luoghi di caccia, anche se momentaneamente non in funzione;
mai come nel 2007 vi sono stati da parte degli organi di vigilanza venatoria (Corpo Forestale, Polizie Provinciali, guardie venatorie volontarie delle associazioni ambientaliste) così tanti sequestri giudiziari di questi dispositivi (commercializzati con modelli sempre più sofisticati, ad esempio muniti di radiocomando di accensione a distanza, o camuffati da cellulari, per sviare i possibili controlli negli appostamenti di caccia);
l'impiego di questi dispositivi è micidiale nell'attirare illegalmente le prede verso i capanni di caccia da dove vengono presi a fucilate in gran quantità; il loro impiego è vietatissimo e comporta anche il sequestro delle armi e delle munizioni del cacciatore di frodo, ma nessuno si è mai premurato di vietarne anche il commercio cosicché non è difficile vedere richiami elettroacustici muniti di micro-cassette coi richiami delle specie di interesse venatorio in libera vendita nelle vetrine di molte armerie, o addirittura acquistabili per posta -:
se il Governo non ritenga necessario assumere iniziative normative volte a introdurre, oltre al divieto di utilizzo già vigente, anche il divieto di commercio dei richiami elettroacustici radiocomandati.
(4-05575)
Risposta. - Con riferimento alle problematiche oggetto dell'interrogazione, concernenti la caccia di frodo agli uccelli migratori tramite l'uso dei richiami elettroacustici radiocomandati, si evidenzia, innanzi tutto, che il Mipaaf, tramite il Corpo forestale dello Stato, è da sempre impegnato a difesa della vita biologica delle specie selvatiche autoctone ed esotiche e dei loro habitat naturali.
Tra i primari compiti istituzionali del Corpo forestale dello Stato rientra, infatti, quello di garantire l'esatta osservanza delle disposizioni di legge della normativa sull'attività venatoria (legge n. 157 del 1992) ed attuare - le più efficaci iniziative di contrasto e repressione di qualsiasi forma di bracconaggio.
L'attività di controllo si estrinseca sia attraverso l'azione quotidiana delle strutture operative dislocate sull'intero territorio
nazionale (Comandi Stazione, Coordinamenti territoriali per l'ambiente, Uffici territoriali per la biodiversità, eccetera), sia attraverso la realizzazione di specifiche operazioni antibracconaggio a carattere nazionale, effettuate da contingente di personale forestale altamente qualificato nei luoghi di maggiore concentrazione dell'avifauna e di elevata presenza di bracconieri.
L'impegno profuso e le energie impiegate dal Corpo forestale dello Stato nello specifico settore, trova conferma nell'alto numero di controlli effettuati dal personale CFS nell'anno 2006.
In particolare, nel corso di tali attività sono stati effettuati n. 73.023 controlli, n. 81 perquisizioni, n. 956 sequestri penali (tra i quali numerosi richiami elettroacustici); sono stati accertati n. 1.008 reati e n. 755 persone denunciate penalmente all'Autorità giudiziaria.
Quanto alla opportunità di prevedere il divieto di commercio dei richiami elettroacustici-radiocomandati, e innegabile che gli organi di controllo nella loro attività di prevenzione e repressione del fenomeno del bracconaggio, nei casi di uso di detta strumentazione radiocomandata con accensione a distanza ed ancor più di quella ad ultrasuoni di recente anch'essa in commercio e facilmente reperibile nelle armerie, incontrano una serie di difficoltà.
Difficoltà che rendono senza alcun dubbio estremamente problematica la contestazione delle violazioni, sanzionate a norma degli articoli 21 e 30 della legge n. 157 del 1992.
La natura intrinseca di tali apparecchiature, infatti, facilita l'elusione di qualsiasi forma di controllo, in quanto consente per, quelle a funzionamento elettroacustico muniti di telecomando di accendere o spegnere le stesse anche a notevoli distanze e per quelle ad ultrasuoni di emettere suoni non percepibili dall'udito umano, ma solo dalle specie di animali selvatici ai quali gli stessi sono indirizzati.
Il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali: Paolo De Castro.
MENIA. - Al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il 10 febbraio 2007 si è celebrato il Giorno del Ricordo in tutto il Paese;
in diverse località del Triveneto, da Trieste a Chioggia, da Gorizia a Padova, sono stati affissi, nei pressi dei luoghi in cui si svolgevano dette celebrazioni, dei manifesti che avevano come titolo «Un fascista morto rimane pur sempre un fascista» il cui contenuto era di stampo negazionista e apologetico dei massacri delle Foibe;
in calce ai suddetti manifesti è riportata la dicitura: «S.i.p. via Porzus 5 Gorizia»;
tale vicenda, oltre comunque ad integrare gli elementi di una fattispecie di reato, appare pericolosa per il messaggio di violenza ed intolleranza che trasmette, tanto più perché si registra proprio in quelle zone che sono oggi al centro del fenomeno della rinascita delle Brigate Rosse -:
se sia appurato da chi o per conto di chi siano stati stampati tali manifesti;
se risultino avviate indagini a proposito della sopra segnalata vicenda.
(4-02635)
Risposta. - Le celebrazioni tenutesi il 10 febbraio 2007 nelle province di Gorizia, Padova, Trieste e Venezia in occasione della «Giornata del Ricordo» hanno avuto regolare e pacifico svolgimento.
Risponde al vero che, nei giorni precedenti le commemorazioni, siano stati rinvenuti - in particolare nelle province di Venezia, Padova e Trieste - alcuni stampati di un manifesto dal titolo «un fascista morto rimane sempre un fascista».
A Trieste il contenuto dei citati manifesti ha suscitato forte clamore negli ambienti degli esuli italiani provenienti da territori della ex Jugoslavia, anche in considerazione del fatto che l'affissione ha avuto luogo alla vigilia dell'inaugurazione ufficiale del monumento nazionale della Foiba di Basovizza.
Dagli accertamenti condotti dagli organi di polizia è emerso che la dicitura «S.i.p. via Porzus 5 Gorizia» - apposta in calce agli stampati - non è veritiera, in quanto nella città isontina non risulta esistente alcuna via denominata «Porzus», che è, invece, una località del comune di Attimis, in provincia di Udine dove, come noto, il 7 febbraio 1945 un gruppo di partigiani della brigata «Osoppo» fu tragicamente trucidato da partigiani delle divisioni «Garibaldi».
Del ritrovamento dei manifesti è stata informata l'Autorità giudiziaria, ma le attività investigative in corso non hanno consentito di individuarne i responsabili.
In merito alle iniziative assunte in occasione delle celebrazioni commemorative della «Giornata del Ricordo», si precisa che il Dipartimento della pubblica sicurezza di questo Ministero ha sensibilizzato tempestivamente le Questure affinché fosse intensificata l'attività informativa al fine di prevenire sia eventuali turbative all'ordine pubblico, sia eventuali azioni comunque illegali, aventi come pretesto il dissenso nei confronti della ricorrenza.
Tuttavia, è doveroso rilevare l'obiettiva difficoltà di un'attività preventiva in grado di impedire in modo assoluto fatti come quello segnalato nella presente interrogazione. Ciò sia alla luce dell'elevatissimo numero dei possibili obiettivi distribuiti su tutto il territorio nazionale, sia in quanto si tratta di gesti che, pur nella loro gravità, non richiedono particolari attività preparatorie e, conseguentemente, risultano più difficilmente rilevabili attraverso una preventiva attività di informazione.
Nondimeno, al fine di adottare ogni utile strategia per prevenire ulteriori analoghi episodi, le Forze dell'ordine dispongono e rivedono periodicamente, in sede di coordinamento tecnico, le misure per assicurare un più capillare controllo del territorio.
Il Viceministro dell'interno: Marco Minniti.
MIGLIORI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
si apprende la notizia dell'imminente chiusura del distaccamento della Polizia Stradale di Volterra (PI);
la soppressione di tale essenziale presenza ai fini della sicurezza stradale e civile di tutta tale parte della Provincia di Pisa comporterebbe danni significativi alla qualità della vita e all'economia turistica rappresentando una incomprensibile scelta di irrazionale «razionalizzazione»-:
se non si reputi opportuno ed urgente riconfermare la presenza e il distaccamento in Volterra della Polizia Stradale.
(4-03348)
Risposta. - Il Dipartimento della pubblica sicurezza ha avviato uno studio analitico per la rimodulazione degli Uffici di tutte le specialità operanti sull'intero territorio nazionale, coerentemente con le disposizioni contenute nella legge Finanziaria per il 2007 che, all'articolo 1, comma 431, ha previsto la razionalizzazione dei presìdi esistenti nei settori specialistici della Polizia di Stato.
La norma è finalizzata a vantaggi sia economici che funzionali: si mira, da un lato, a ridurre l'impegno di spesa per le locazioni e il funzionamento delle strutture, dall'altro ad evitare dispersioni di risorse umane, recuperando e riutilizzando più proficuamente quelle precedentemente impiegate per tenere aperti uffici che possono, invece, essere facilmente accorpati ad altri senza creare scompensi all'attività d'istituto.
Quindi, una diversa distribuzione del personale sul territorio consentirà di destinare a compiti operativi un numero maggiore di unità.
Nel caso della Polizia stradale, il piano elaborato riguarda tredici uffici della specialità, attualmente dislocati in zone già di competenza di altri presìdi delle Forze dell'ordine.
In tale contesto è stata avviata, dal mese di giugno scorso, la procedura volta alla soppressione del Distaccamento della polizia stradale di Volterra (Pisa), in quanto si è tenuto conto sia del fatto che l'operatività del reparto si estrinseca, per circa il 50 per cento in aree di traffico non ricomprese
nella provincia di Pisa, sia della circostanza che sul territorio del Comune di Volterra insistono anche un Commissariato di pubblica sicurezza ed una Compagnia dell'Arma dei carabinieri.
Nelle more della suddetta dismissione sono state interrotte le trattative per l'acquisizione di un nuovo immobile e, a far data dall'8 ottobre 2007, è stata disposta la sospensione delle attività del citato Distaccamento e causa dell'inagibilità dell'edificio ospitante, riscontrata nel corso di una verifica effettuata, ai sensi del decreto legislativo n. 626 del 1994, sulla sicurezza dei luoghi di lavoro.
Conseguentemente, il personale del Distaccamento è stato aggregato in parte presso la sezione della polizia stradale di Pisa ed in parte presso il Commissariato di pubblica sicurezza di Volterra.
Quest'ultimo potenziamento non potrà che generare favorevoli riflessi per la tutela della sicurezza e dell'ordine pubblico nel territorio di quel Comune.
Il Viceministro dell'interno: Marco Minniti.
MINARDO. - Al Ministro dell'istruzione. - Per sapere - premesso che:
risulta all'interrogante che le numerose lamentele e gli allarmismi avanzati dai genitori degli alunni delle scuole materne, elementari e medie, che fanno parte dell'Istituto comprensivo «Emanuele Ciaceri» di Modica (Ragusa), relativi a non ben chiari atteggiamenti, da parte dell'attuale dirigente scolastico di ostruzionismo nei confronti di ogni iniziativa o progetto didattica intrapreso dagli insegnanti;
il comportamento del dirigente scolastico, secondo l'interrogante, il più delle volte non è stato rispettoso nei confronti degli operatori scolastici, genitori ed alunni dell'istituto comprensivo ed è emerso l'intento di frapporre ostacoli di ogni tipo a qualsiasi iniziativa didattica;
nello scorso mese di aprile è stato inviato un ispettore da parte dell'Ufficio scolastico regionale per la Sicilia per verificare tutta la situazione di cui ad oggi non si sa nulla;
il dirigente scolastico ha fatto domanda di proroga per altri due anni di attività scolastica;
inoltre, sulla persona del dirigente scolastico grava una condanna passata in giudicato -:
se il Governo intenda adottare provvedimenti che facciano chiarezza su tutte le vicende che in questi anni hanno caratterizzato l'attività del dirigente scolastico frequentemente, a giudizio dell'interrogante, contrassegnata da episodi in netto contrasto con la figura e le funzioni ricoperte;
qualora tale quadro negativo fosse confermato, se ritenga di rimuovere ed esonerare da qualsiasi carica presso la scuola il dirigente sopraccitato e di bloccare la domanda di proroga di due anni di attività scolastica;
quali siano i contenuti della relazione ispettiva considerato che alla richiesta di accesso alla medesima è stato opposto un rifiuto, con una lettera del 7 giugno inviata alle insegnanti, giustificata dal fatto che si tratta di un procedimento tra amministrazione scolastica e soggetto nei cui confronti si svolge l'ispezione.
(4-00326)
Risposta. - Nell'interrogazione in esame viene fatto presente che nell'Istituto comprensivo «Emanuele Ciaceri» di Modica (Ragusa) esiste una situazione di conflittualità tra l'attuale dirigente e altre componenti della comunità scolastica e che tale situazione, secondo quanto rappresentato, sarebbe da attribuire al dirigente scolastico; a questo proposito, l'interrogante lamenta che ad alcuni interessati sarebbe stato denegato l'accesso alla relazione ispettiva presentata dall'ispettore incaricato dal Direttore generale dell'Ufficio scolastico regionale per la Sicilia.
A tale riguardo, si comunica quanto segue.
Il Direttore scolastico regionale per la Sicilia, tenuto conto delle risultanze ispettive,
ha invitato il dirigente scolastico in parola a fornire per iscritto le proprie controdeduzioni informandolo che la contestazione di addebiti era finalizzata all'eventuale avvio della procedura di valutazione e per l'acquisizione di elementi conoscitivi ai fini del rinnovo dell'incarico dirigenziale.
Le controdeduzioni presentate dall'interessato sono state in parte ritenute valide dal Direttore scolastico regionale; questi, tuttavia, emergendo dalla relazione ispettiva una certa difficoltà del dirigente in parola ad intrattenere rapporti sereni, ha ritenuto di ricordare al medesimo che tra i doveri dei dirigenti scolastici assume particolare rilevanza l'impegno a porre in essere una strategia di più ampio respiro in cui si fondono capacità amministrative e conoscenza delle norme, ma anche capacità relazionali e comunicative nel conseguimento di obiettivi di efficienza e di efficacia dell'azione didattica ed educativa.
Quanto, poi, alla domanda di proroga per altri due anni del collocamento a riposo, il Direttore scolastico regionale ha comunicato che l'interessato nel decorso anno scolastico ha effettivamente richiesto il mantenimento in servizio per due anni oltre i limiti di età previsti; l'Amministrazione lo ha dovuto concedere in quanto l'articolo 16 del decreto legislativo n. 503 del 1992 - trasfuso nel comma 5 dell'articolo 509 del testo unico delle disposizioni legislative vigenti in materia di istruzione, approvato con decreto legislativo n. 297 del 16 aprile 1994 - non prevede alcuna valutazione discrezionale in merito all'accoglimento di tali domande da parte dell'Amministrazione stessa.
Il Viceministro della pubblica istruzione: Mariangela Bastico.
MISITI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
nell'esercizio della delega legislativa di cui alla legge 15 dicembre 2004, n. 308 il precedente Governo, con il decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152 disponeva, all'articolo 63, la soppressione delle autorità di bacino previste dalla legge 18 maggio 1989, n. 183 a far data dal 30 aprile 2006, trasferendo l'esercizio delle relative funzioni alle contestualmente istituite Autorità di bacino distrettuali;
le pur previste disposizioni tecnico-organizzative finalizzate ad assicurare la piena operatività delle Autorità di bacino distrettuali non venivano attuate per la sopraggiunta, conclusione della XIV legislatura né le pur previste disposizioni transitorie sembravano sufficienti a «sostenere», in particolare, l'azione delle soppresse autorità di bacino di rilievo nazionale, tanto da generare l'invito dell'allora Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio onorevole Matteoli ai relativi Segretari Generali ad esercitare tutte le funzioni necessarie per garantire la continuità amministrativa tra le strutture soppresse e quelle istituite, nelle more della piena operatività di queste ultime;
l'attuale Governo, nella complessa e generale attività di revisione del citato decreto legislativo 152 del 2006 avviata sin dal proprio insediamento, individuava alcune significative criticità generate dal predetto strumento normativo e meritevoli di puntuali e tempestivi provvedimenti correttivi, tra le quali la necessità di prorogare le autorità di bacino di cui alla legge 18 maggio 1989, n. 183, sino alla data di entrata in vigore del decreto correttivo che definisse la disciplina in materia di distretti idrografici, conformemente attuata integrando, con le previsioni di cui all'articolo 1, comma 3, del decreto legislativo 8 novembre 2006, n. 284, l'articolo 170 del decreto legislativo 152 del 2006 citato;
la generale politica di contenimento della spesa pubblica, rafforzata dal luglio 2004 con il cosiddetto «decreto tagliaspese» (decreto-legge 168 del 2004) e proseguita attraverso strumenti legislativi ordinari e straordinari ha determinato, per le sette autorità di bacino di rilievo nazionale, una progressiva e significativa contrazione
delle risorse finanziarie destinate al loro funzionamento, tale da ridurle di circa il 70 per cento rispetto allo stanziamento «storico» previsto sin dalla loro costituzione;
nonostante le predette autorità di bacino abbiano attuato tutte le misure di risparmio possibili per adeguare le loro esigenze di ordine finanziario alle disponibilità assentite - peraltro parzialmente incrementate attraverso le ordinarie procedure di assestamento di bilancio - tale drastica riduzione dei finanziamenti ha generato situazioni di natura debitoria in ognuna di esse e, in particolare per l'Autorità di bacino del fiume Tevere, una procedura di sfratto esecutivo per morosità, non potendo corrispondere il canone di locazione dell'immobile sede dei propri uffici dal settembre 2005;
lo sfratto di cui sopra sarà reso esecutivo, a meno di un intervento volto a rimuovere la situazione di morosità determinatasi, in uno dei tre piani dell'immobile in cui hanno sede gli uffici dell'Autorità il 19 giugno 2007 con intervento, ove necessario, della Forza Pubblica;
la situazione creatasi nuoce gravemente alla piena operatività delle autorità di bacino di rilievo nazionale e, in particolare, rischia di essere totalmente pregiudicata tra poco più di quindici giorni per l'Autorità di bacino del fiume Tevere, che vede allocate al piano interessato dallo sfratto esecutivo tutte le risorse hardware essenziali al puntuale adempimento delle proprie funzioni;
in data 20 maggio 2007 è stato formalizzato dal Ministro dell'economia e delle finanze il decreto ministeriale che autorizza l'accesso al fondo speciale di riserva per il reperimento delle risorse finanziarie necessarie a contrastare la grave situazione determinatasi, ivi compresa quella concernente l'Autorità di bacino del fiume Tevere;
la procedura tecnico-amministrativa conseguente alla predetta autorizzazione richiede tempi di attuazione non compatibili con il termine ultimo fissato per l'esecuzione dello sfratto -:
se e quali azioni i Ministri abbiano cominciato o intendano avviare al fine di garantire la piena funzionalità ed operatività delle autorità di bacino di rilievo nazionale e, in particolare, al fine di evitare l'esecuzione forzata dello sfratto interessante l'Autorità di bacino del fiume Tevere che, come evidenziato in premessa, ne comporterebbe l'impossibilità ad assolvere il proprio mandato istituzionale.
(4-03960)
Risposta. - Per quanto indicato nell'interrogazione in esame, concernente la contrazione di risorse finanziarie per le Autorità di bacino di rilievo nazionale, si riporta quanto comunicato dalla Direzione generale difesa del suolo di questo Ministero.
«Stante la riduzione degli stanziamenti ordinari disposti negli ultimi anni per il funzionamento delle Autorità di bacino e le conseguenti difficoltà di queste a proseguire regolarmente nelle attività istituzionali, con nota n. GAB/2007/4603/A06 del 23 aprile 2007, è stata inoltrata al MEF la richiesta per il prelevamento dal «fondo speciale di riserva per le spese impreviste» del complessivo importo di euro 2.653.958,36 importo determinato dalla somma tra l'esposizione debitoria di euro 1.046.758,06 complessivamente accumulata al 31 dicembre 2006 e la somma di euro 1.607.200,30 complessivamente preventivata quale integrazione dello stanziamento di bilancio 2007.
Con nota n. 1733/SG27.9 del 21 maggio 2007 l'Autorità di bacino del fiume Tevere ha chiesto, a valere sulla somma di euro 210.000,00 indicata quale esposizione debitoria 2005-2006 (e ricompresa nel sopraindicato importo complessivo di euro 1.046.758,06), una anticipazione di euro 76.285,60 per fare fronte alla morosità nella locazione dei locali, stante l'imminente secondo accesso stabilito dall'Autorità giudiziaria nell'ambito della procedura esecutiva di sfratto. Nelle more della definizione della sopraccitata richiesta di prelevamento dal fondo speciale di riserva per le spese impreviste, è stata assegnata all'Autorità
del Tevere la somma di euro 76.285,60 mediante procedura urgente in conto sospesi.
Successivamente il MEF ha comunicato di aver disposto, con prelevamento dal citato fondo speciale di riserva, l'assegnazione complessiva di euro 1.000.000,00 con la quale in definitiva fare fronte solo alla esposizione debitoria determinata a saldo del 2006 (a meno di euro 46.758,06 necessari per il completamento della richiesta di cui sopra); con decreto n. 591 del 9 luglio 2007 la Direzione generale per la difesa del suolo ha, quindi, assegnato all'Autorità del Tevere la somma di euro 133.714,40, a saldo della differenza tra la richiesta per il 2005-2006 di euro 210.000,00 e l'assegnazione in conto sospesi di euro 76.285,60.
Giova far presente che, ad oggi, sono state assegnate alle Autorità di bacino tutte le risorse (a meno come detto di euro 46.758,06) necessarie a sanare l'esposizione debitoria al 31 del 2006, nonché tutte le risorse a disposizione sullo stanziamento di bilancio per il 2007.
Si rimane in attesa di riscontro da parte del MEF in merito alla citata richiesta di integrazione per il 2007 con prelevamento dal fondo speciale di riserva per le spese impreviste.
Permanendo così la situazione, è evidente che per i prossimi anni sarà necessario rideterminare in modo più puntuale le risorse necessarie alle Autorità di bacino per svolgere regolarmente le proprie attività istituzionali, risorse da mettere a loro disposizione con procedure ordinarie anche perché non sarà possibile ricorrere in modo continuativo a fondi a disposizione per situazioni eccezionali ed impreviste. È altresì evidente che in questa operazione di rideterminazione delle risorse per il funzionamento delle Autorità vi è la necessità urgente di individuare e porre in essere tutte le soluzioni volte ad ottimizzare tali risorse, così da garantire, comunque, il contenimento della spesa pubblica evitando al contempo indiscriminate riduzioni di stanziamento.
Il problema rilevato nella interrogazione evidenzia come una prima indifferibile soluzione da ricercare sia proprio quella della locazione delle sedi, stante la impossibilità di continuare a sostenerne gli elevati costi.
A tal fine il Ministero ha già individuato alcuni immobili da poter destinare a sede della predetta Autorità con la quale sono in corso contatti per la migliore risoluzione del problema.
Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare: Alfonso Pecoraro Scanio.
MURA. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
nella zona della Val d'Arda, in Provincia di Piacenza, sono in corso i lavori per la realizzazione della variante alla strada provinciale n. 4, denominata di Bardi, all'altezza del comune di Lugagnano;
nel progetto dell'opera era prevista la costruzione di un ponte sul torrente Arda, ponte che è attualmente in fase di costruzione. Ai fini della realizzazione del ponte una rilevante quantità di ghiaia e di altro materiale litoide di non ben precisata provenienza, è stata accumulata abusivamente su un area di proprietà della Provincia di Piacenza con grave, anticipata e senza titolo, manomissione dei luoghi del Torrente Arda;
la costruzione della variante alla Strada Provinciale n. 4 si è resa necessaria dopo che le ditte UNICEM, produttrice di cemento, e DANESI-R.D.B. produttrice di laterizi hanno eseguito rilevanti ampliamenti con conseguente aumento delle produzioni, che a loro volta hanno avuto come conseguenza un notevole aumento del traffico di mezzi pesanti;
attualmente tale traffico mette in crisi la viabilità di tutte le strade della Val D'Arda: strada provinciale n. 31 Salsediana (dalla S.S. 9 Via Emilia a Castell'Arquato), strada provinciale di Bardi n. 4 «Castellana» (da Fiorenzuola d'Arda a
Castell'Arquato), strada provinciale n. 6 di Carpaneto da Piacenza a Castell'Arquato;
la detta variante e il relativo ponte sul Torrente Arda risultano utili esclusivamente allo snellimento del traffico del comune di Lugagnano Val d'Arda, mentre lascia irrisolti i problemi di viabilità degli altri comuni interessati ed in particolare quelli di Castell'Arquato;
sono stati effettuati investimenti rilevanti per dar vita ad un'opera altamente invasiva per l'ambiente fluviale e per il contesto specifico e che non è in grado di risolvere i problemi di viabilità presenti nell'intera Valle dell'Arda;
inoltre il Torrente Arda risulterebbe manomesso non solo nei limiti dell'opera in questione ma in una zona più ampia sia a monte che a valle del costruendo ponte con conseguente danneggiamento delle sponde e la rimozione incontrollata della vegetazione;
da diverse segnalazioni ed esposti presentati anche alla Procura della Repubblica di Piacenza da parte di abitanti del luogo si apprende di presunti abusi ai danni del territorio lungo il corso del torrente Arda, nei territori dei comuni di Castell'Arquato, Lugagnano Val D'Arda, Vernasca, Morfasso, della Provincia di Piacenza, consistenti in scavi e reinterri con l'utilizzo di ruspe, escavatori e autocarri lungo le sponde del torrente, in depositi di cumuli di materiale non identificato e nella costruzione di piazzali e capannoni sempre in area spondale tutelata -:
se il ministro sia a conoscenza delle problematiche evidenziate e di eventuali danni arrecati all'ambiente nella zona della Val D'Arda lungo il corso del torrente Arda nei territori dei comuni di Castell'Arquato, Lugagnano Val D'Arda, Vernasca, Morfasso, della Provincia di Piacenza e quali misure ritenga di prendere in proposito.
(4-03206)
Risposta. - Con riferimento alla interrogazione in esame concernente la realizzazione della variante alla strada provinciale n. 4 di Bardi presso il comune di Lugagnano, si riferisce quanto segue.
L'intervento in questione risulta in corso di realizzazione da parte della Provincia di Piacenza ed è denominato: «Riqualificazione e miglioramento funzionale della viabilità di collegamento con la Strada Statale n. 9 «VIA EMILIA» nel territorio, comunale di Lugagnano Val d'Arda» (importo complessivo di euro 5.649.854,99), che, come riportato nell'interrogazione, prevede anche un nuovo ponte sul torrente Arda. Tale intervento è stato sottoposto alla procedura di valutazione di impatto ambientale di cui alla legge regionale 9 del 1999.
Con delibera di Giunta della regione Emilia Romagna n. 66 del 19 gennaio 2004, è stata pronunciata la compatibilità ambientale di tale intervento subordinandola all'attuazione di diverse misure, prescrizioni, volte a tutelare l'ambiente in cui sarebbe stato realizzato. Il progetto esecutivo dell'intervento, approvato con determinazione dirigenziale n. 2847 del 6 dicembre 2004, ha recepito le prescrizioni del suddetto provvedimento regionale ed è stato affidato con determinazione dirigenziale n. 492 del 11 marzo 2005 in seguito ad apposita procedura ad evidenza pubblica.
La realizzazione del ponte di attraversamento del torrente Arda, peraltro non interamente completato (deve ancora essere realizzata la sovrastruttura stradale, i sistemi di protezione della circolazione stradale e le opere di salvaguardia del manufatto dai fenomeni erosivi e altre opere minori), è avvenuta a partire dal mese di agosto 2005.
La realizzazione di tale opera in calcestruzzo armato ha comportato l'interessamento diretto dell'alveo del torrente Arda e delle sue sponde per la realizzazione delle pile e delle spalle (scavi per l'alloggiamento delle fondazioni) mentre, per la realizzazione delle successive operazioni (murature in elevazione, pile, realizzazione impalcato, eccetera), è stato «utilizzato» unicamente con una pista di cantiere che consentisse il raggiungimento delle zone d'intervento (guado provvisorio, autorizzato dal servizio tecnico bacini trebbia e Nure della regione
Emilia Romagna con nota protocollo AMB/GPC/05/60156 del 19 luglio 2005).
La Direzione Generale per la difesa del suolo, con nota del 16 novembre 2007, riferisce che durante la realizzazione di tali interventi e di quelli a servizio del manufatto di attraversamento (rilevati di accesso al ponte) si è dovuto provvedere al taglio della vegetazione interferente con l'opera da realizzare nonché alla movimentazione di materiali inerenti. Queste ultime operazioni erano state oggetto di particolare attenzione durante la procedura di via, che ha previsto una serie di mitigazioni e compensazioni proprio legate all'interferenza con l'alveo del corso d'acqua. In particolare, ad integrazione di quanto previsto nello studio di impatto ambientale, il provvedimento autorizzativo rilasciato dalla regione Emilia Romagna ha, fra l'altro, prescritto: «l'inserimento lungo il tracciato di formazioni vegetali, quali siepi arbustive ed arboreo arbustive, disposte sia parallelamente che perpendicolarmente al nastro stradale; il potenziamento della vegetazione presente nei punti di attraversamento di rii e canali introducendo specie arboreo ed arbustive autoctone».
Rispetto all'occupazione del terreno di proprietà provinciale, indicato al catasto terreni del comune di Lugagnano val d'Arda al foglio n. 19, mappali n. 222 e 223, posto nelle vicinanze del nuovo ponte, ora in fase di realizzazione, in posizione sopraelevata rispetto al torrente Arda (terrazzo alluvionale), l'amministrazione provinciale rappresenta che in data 25 gennaio 2005 è stata acquisita al protocollo provinciale, al n. 5545, una richiesta di occupazione temporanea della medesima da parte di una società privata. Durante la fase istruttoria della citata richiesta, la medesima Società ha comunicato (fax in data 19 febbraio 2005, protocollato al n. 14991 di protocollo in data 21 febbraio 2005) di aver provveduto, pur in assenza del provvedimento di concessione, allo stoccaggio di materiale inerte su parte di tale terreno.
Tale comunicazione ha comportato da parte dell'amministrazione provinciale l'applicazione di quanto disciplinato dall'articolo 18 (occupazioni abusive) del «Regolamento per l'applicazione del canone per l'occupazione di spazi ed aree pubbliche (Cosap)» approvato con delibera del C.P. n. 79 del 18 dicembre 1998 e modificato con deliberazione del C.P. n. 29 del 28 febbraio 2000.
Nell'ambito del suddetto procedimento è stato precisato che la società avrebbe potuto mantenere il deposito effettuato facendone esplicita richiesta; in tal caso, inoltre, la medesima ditta avrebbe dovuto dimostrare la conformità urbanistico-edilizia dell'intervento (nota in data 1o marzo 2005 n. 19544 di protocollo).
Successivamente, con D.D. n. 1382 del 11 luglio 2005, è stato rilasciato il provvedimento di concessione n. 64 del 2005 per l'occupazione temporanea di parte dell'area di proprietà provinciale censita al catasto terreni del comune di Lugagnano val d'Arda al foglio n. 19, mappali n. 222 e 223.
Al riguardo l'amministrazione provinciale non ritiene che il deposito temporaneo di materiale inerte effettuato sul terreno di proprietà provinciale abbia comportato manomissione del torrente Arda in quanto, come anticipato, posto ad una certa distanza dal citato corso d'acqua.
In merito alla costruzione di capannone e piazzale in «area spondale tutelata», risulta inoltre agli atti dell'U.T.C. del comune di Lugagnano val d'Arda:
Permesso di Costruire n. 17 del 2006 rilasciato in data 17 marzo 2007, inizio lavori 26 marzo 2007 alla ditta «TYCO VALVES & CONTROLS SRL DIVISIONE VANESSA» per la realizzazione di un capannone e l'ampliamento di un fabbricato esistente.
Denuncia Inizio Attività n. 89 del 2006 del 15 novembre 2006 alla ditta «TYCO VALVES & CONTROLS SRL DIVISIONE VANESSA» per la realizzazione di piazzale per deposito e operazioni di carico e scarico merci.
Dette opere insistono su area classificata dal vigente P.R.G. «Zone D1 - Produttive di completamento» e quindi sono state regolarmente autorizzate.
Il comune riferisce inoltre che a monte dell'abitato di Lugagnano val d'Arda in sponda destra del torrente Arda si trova inoltre un'area in cui sono in corso da decenni attività di tipo artigianale quale lo stoccaggio e la miscelazione di cemento e un impianto per la frantumazione di inerti ad oggi dismesso ed un deposito TIR.
Tale area risulta classificata dal vigente P.R.G. come «Zona B2 - di recupero ambientale del sistema fluviale» che recepisce la delimitazione e le prescrizioni del Piano territoriale di coordinamento provinciale articolo 15.2 P.T.C.P.). Pertanto il P.R.G. si attua mediante redazione di un progetto unitario di iniziativa pubblica che individui gli interventi di massima al fine di integrare le funzioni esistenti valorizzando le peculiarità naturalistiche.
L'Amministrazione comunale con delibera del Consiglio comunale n. 25 del 26 aprile 2004 ha adottato un «Piano unitario di riqualificazione aree in località Oltre Arda», avente appunto lo scopo di integrare le attività ivi esistenti con le finalità di tutela paesaggistica. L'Amministrazione comunale ha in corso una verifica Arpa per verificare gli insediamenti compatibili con la destinazione urbanistica dell'area ed ha invitato gli insediamenti esistenti a realizzare gli interventi previsti dal piano di recupero ambientale.
Relativamente ai problemi di traffico evidenziati lungo la viabilità provinciale della val d'Arda l'amministrazione provinciale precisa che, certamente, la strada provinciale n. 4 di Bardi sopporta un notevole transito di mezzi sia leggeri sia pesanti generati dai diversi insediamenti produttivi e residenziali posti lungo il suo tragitto (l'arteria si sviluppa dall'intersezione con la strada statale n. 9 Via Emilia, nel centro abitato di Fiorenzuola d'Arda, all'intersezione con la strada provinciale n. 359R di Salsomaggiore e Bardi nel comune di Vernasca, interessando, quindi, i territori dei comuni di Fiorenzuola d'Arda, Alseno, Castell'Arquato, Lugagnano val d'Arda e Vernasca con attraversamento, ad eccezione del comune di Alserio, dei rispettivi capoluoghi comunali). Peraltro, solo alcuni tratti della stessa presentano livello di servizio medio-bassi la cui causa è principalmente da ricondurre alla modesta sezione trasversale e alle diverse interferenze presenti lungo il suo tracciato.
Dai dati in possesso della amministrazione provinciale non si ravvisano, invece, situazioni di particolari criticità lungo le ulteriori arterie provinciali segnalate strada provinciale n. 31 Salsediana, strada provinciale n. 6 di Carpaneto e strada provinciale n. 6-bis di Castell'Arquato), fatta eccezione per una porzione della strada provinciale n. 6 di Carpaneto (tratto che si sviluppa nei comuni di San Giorgio Piacentino e Podenzano). Peraltro, le problematiche presenti lungo tale tratto, non sono certamente da ricondurre al traffico generato dalla medio-alta val d'Arda.
L'amministrazione provinciale precisa, infine, che l'opera in corso di realizzazione costituisce un primo intervento, ritenuto prioritario e, peraltro, convenuto e concordato con le Amministrazioni comunali interessate, per la risoluzione dei problemi viabilistici della strada provinciale n. 4 di Bardi che, ovviamente, non potrebbero essere risolti interamente e contemporaneamente se non attraverso l'investimento di rilevanti risorse finanziarie.
In proposito evidenzia che, a breve, verranno, consegnati i lavori relativi all'intervento denominato «Sistema pedemontano riqualificazione e messa in sicurezza della viabilità di collegamento fra la Pedemontana e la Strada statale n. 9 Via Emilia presso Fiorenzuola d'Arda» riguardanti il miglioramento di un ulteriore tratto della strada provinciale n. 4 di Bardi (in località San Pietro posta a sud del centro abitato di Fiorenzuola d'Arda) in quanto è certamente una priorità provinciale l'ammodernamento della citata arteria nei tratti che presentano le maggiori criticità (strettoie, attraversamento centri abitati, intersezioni, eccetera), mediante l'attuazione di diversi interventi che non possono, ovviamente, prescindere dalla programmazione di bilancio.
La risoluzione degli ulteriori punti critici presenti lungo detta arteria quali, ad esempio, l'attraversamento del centro abitato di Castell'Arquato, per il quale, peraltro,
sono in corso le relative valutazioni, non risultano di immediata e completa risoluzione anche a causa dello stato delle previsioni urbanistiche del medesimo comune.
Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare: Alfonso Pecoraro Scanio.
MURGIA. - Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
da quanto si evince da articoli e da comunicati stampa sembrerebbe che i sindacati delle Forze di Polizia di Cagliari, ma anche di quelli presenti in altre zone d'Italia, lamentino gravi carenze relative ai mezzi e agli strumenti idonei a garantire la Sicurezza del territorio;
in particolare, i sindacati lamenterebbero carenze gravi relative ai mezzi in dotazione ed agli autoveicoli, ed alla loro relativa manutenzione, che, in seguito ai tagli decisi dalla Finanziaria e di conseguenza dal Ministero dell'interno, rischiano di restare fermi nei garage per mancanza di carburante;
da quanto affermato dai sindacati, la grave situazione sarebbe causata dalla esiguità dei fondi dello stesso Ministero dell'Interno, in conseguenza dei tagli previsti dalla recente Finanziaria, che impedisce un corretto approvvigionamento del carburante per gli autoveicoli in dotazione alle Forze di Polizia e le conseguenze si rifletterebbero in particolar modo sulla riduzione degli itinerari percorribili per il pattugliamento;
attraverso le loro proteste i sindacati esprimono dissenso e preoccupazione anche per quanto riguarda la riparazione delle auto o l'approvvigionamento del materiale di consumo della Scientifica; secondo quanto espressamente affermato dai sindacati nel testo dell'articolo, sembra che «...Tutte le pattuglie della Polizia in servizio in provincia possono effettuare il servizio di prevenzione sul territorio o repressione di attività criminose esclusivamente con il carburante presente nei serbatoi delle auto. L'allarme emergenza, annunciato già all'inizio dell'anno con la riduzione delle risorse, impone una programmazione delle spese che si rinnova praticamente di settimana in settimana. Il caso del carburante è quello più significativo. Ma bisogna fare i conti con tutti i fondi non ancora accreditati. Una situazione che impedisce il normale approvvigionamento del materiale necessario allo svolgimento delle attività di routine andato avanti fino ad ora grazie alla pazienza dei fornitori che non vengono pagati da gennaio...»;
il sindacato COISP, attraverso il suo Presidente Maccari ed a conferma di quanto esposto nell'articolo, così commenta la situazione di precarietà dei mezzi a disposizione delle Forze di Polizia: «...Stiamo pagando la mancanza di investimenti nel settore Sicurezza. Questo, attualmente, comporta la paralisi delle Forze di Pubblica Sicurezza, ingessate per mancanza di mezzi e strumenti operativi. Scarsezza di carburante, di pezzi di ricambio, ma soprattutto il collasso del parco veicolare, sono solo una parte di quanto lamentiamo. Per non parlare dei Reparti Volo, costretti a limitare il servizio dei poliziotti che, in talune circostanze, dovrebbero pagarsi la benzina per operare con le volanti...» -:
se sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative di propria competenza intenda adottare affinché siano garantite le dotazioni minime di mezzi e di strumenti idonei a garantire la sicurezza del territorio e necessarie al normale svolgimento delle operazioni poste in atto dalle Forze di Polizia.
(4-04116)
Risposta. - Effettivamente, le risorse finanziarie assegnate al Ministero dell'interno hanno registrato, nel periodo 2004-2007, un andamento tendenzialmente decrescente.
A fronte di tale situazione, il Dipartimento della pubblica sicurezza si è attivato per un'attenta opera di razionalizzazione della spesa, attraverso una scrupolosa attività di pianificazione ed ottimizzazione delle risorse.
In particolare, si sta provvedendo all'ammodernamento del parco veicolare della Polizia di Stato, con un progetto di standardizzazione dei «pacchetti di manutenzione», al fine di rendere più agevoli tali interventi.
Nel settore delle telecomunicazioni e dell'informatica, è in corso di realizzazione il progetto che prevede il progressivo trasferimento del traffico telefonico e dei dati, ad oggi veicolato su supporti di trasmissione in outsourcing, su reti di proprietà dell'Amministrazione.
Nel settore dell'equipaggiamento ed in quello del casermaggio si stanno realizzando rilevanti economie grazie ad un diverso sistema di distribuzione dei beni dalle aziende fornitrici ai magazzini di servizio.
In relazione alle specifiche richieste dell'interrogante riguardanti la dotazione logistica degli uffici della Polizia di Stato operanti nella provincia di Cagliari, si precisa che la Questura ed i dipendenti Commissariati di pubblica sicurezza dispongono complessivamente di 87 autovetture (7 in più rispetto alle previsioni).
Undici vetture con colori di serie sono di recente acquisizione in quanto assegnate alla Questura di Cagliari a partire dal 2006.
Gli uffici della Polizia Stradale ubicati nella medesima provincia dispongono complessivamente di 38 autovetture (14 in più rispetto alle previsioni) e di 25 motocicli.
Otto autovetture sono state assegnate a partire dal 2006.
Le esigenze di gestione del parco veicolare sono attentamente seguite dal Dipartimento della pubblica sicurezza, che ha provveduto ad integrare gli stanziamenti previsti nel corrente esercizio finanziario, assegnando all'autocentro della Polizia di Stato di Cagliari ulteriori euro 400.000,00 per l'acquisto di carburanti e lubrificanti ed ulteriori euro 61.835,40 per la manutenzione dei veicoli.
Gli stanziamenti per l'acquisto di materiali di consumo per le attività del gabinetto regionale di Polizia scientifica - individuati in base alle disponibilità di bilancio - sono stati nel corrente anno pari ad euro 9.761.
Con riferimento alle esigenze del servizio aereo, premesso che nella provincia di Cagliari non esiste un reparto volo della Polizia di Stato, ma sono operativi alcuni elicotteri in dotazione alla sede di Abbasanta (Oristano), si precisa che il Dipartimento della pubblica sicurezza, in relazione alle risorse finanziarie disponibili, ha avviato un intervento di razionalizzazione, a livello nazionale, dell'attività complessiva degli aeromobili in dotazione, anche attraverso la redistribuzione delle risorse fra i vari reparti.
Grazie a detti interventi, l'attività del servizio aereo della Polizia di Stato ha mantenuto piena efficacia sul piano operativo.
Preme infine sottolineare che il tema dell'apparato logistico a disposizione delle Forze di polizia è all'attenzione del Governo.
Il disegno per la legge finanziaria del 2008, recentemente approvato dal Consiglio dei Ministri ed attualmente all'esame del Parlamento, ha previsto, per le esigenze di funzionamento e dunque di potenziamento logistico delle Forze di polizia e del Corpo nazionale dei Vigili del fuoco, l'istituzione di un fondo di parte corrente nell'ambito del bilancio del Ministero dell'Interno con una dotazione pari ad euro 200.000.000.
Il Viceministro dell'interno: Marco Minniti.
ANGELA NAPOLI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
nell'articolo dal titolo «La casta di scorta» L'Italia in rosso spreca soldi in consulenze, pubblicato sul quotidiano nazionale Libero del 10 ottobre 2007, compare l'elenco degli incarichi del Governo, ripartiti tra i vari ministeri;
tra i Ministeri che presentano a loro carico il maggior numero di consulenti o di affidamento di incarichi, appaiono quelli dei Beni Culturali e dell'Ambiente;
scorrendo la lista dei consulenti facenti capo al Ministero dell'Ambiente, sempre pubblicata sul citato quotidiano nazionale, compare il nome di Adamo Nicola, il quale percepirebbe la cifra di 87.797,67 euro annui;
sul sito telematico del Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, il nome del dott. Nicola Adamo compare tra i componenti del Comitato per la vigilanza sull'uso delle Risorse Idriche, istituito dalla legge 5 gennaio 1994, n. 36;
nel settore relativo ai comunicati stampa, sempre nel sito telematico del Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio, si legge della riunione di insediamento del Comitato di Vigilanza per le Risorse Idriche (Coviri) in data 21 marzo 2007 -:
se il dott. Nicola Adamo sia la stessa persona che attualmente ricopre la carica di Vice Presidente del Consiglio Regionale della Calabria o se si tratta di semplice omonimia;
se ritengano compatibile l'incarico di componente del Coviri nel caso in cui questo coincidesse con quello di Vice Presidente della Giunta Regionale, considerato che il Comitato in questione ha il compito di «garantire l'osservanza dei principi della legge di riforma dei servizi idrici, con particolare riferimento all'efficienza, efficacia ed economicità del servizio, alla regolare determinazione ed al regolare adeguamento delle tariffe, nonché alla tutela degli interessi degli utenti» e pertanto il «controllore» coinciderebbe con il «controllato», peraltro nella Regione Calabria, da anni in gestione «emergenza ambientale».
(4-05333)
Risposta. - In merito a quanto indicato nell'interrogazione in esame, concernente l'affidamento di incarichi, si rappresenta che il dottor Nicola Adamo, componente del Comitato per la Vigilanza sull'uso delle risorse idriche, è persona diversa dal dottor Nicola Adamo, Vice Presidente del Consiglio regionale della Calabria.
Si tratta, pertanto, di semplice omonimia.
Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare: Alfonso Pecoraro Scanio.
OLIVIERI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
lo scorso 3 ottobre il Consiglio Provinciale di Genova, a conclusione della discussione sulle gravi carenze dell'organico in forza al Comando Provinciale dei Vigili del Fuoco, ha approvato un documento inviato, tra gli altri, anche all'attenzione del Presidente del Consiglio dei ministri e del Ministro dell'interno;
secondo il documento approvato dal Consiglio Provinciale di Genova gli organici a disposizione del Comando Provinciale dei Vigili del Fuoco sarebbero sottodimensionati di un numero di operatori stimato tra le 100 e le 250 persone;
il documento auspica l'avvio di un confronto tra l'Amministrazione Provinciale, il Ministero dell'interno e le Organizzazioni sindacali -:
come il Governo intenda affrontare il problema della carenza di organico in forza al Comando Provinciale dei Vigili del Fuoco di Genova;
se e con quale tempistica il Governo intenda rispondere positivamente alla sollecitazione relativa all'avvio di un confronto con l'Amministrazione Provinciale genovese.
(4-05217)
Risposta. - Si premette che tra le maggiori conseguenze negative delle carenze finanziarie di cui soffre il Corpo nazionale dei Vigili del fuoco figura l'impossibilità di completare l'organico teorico del personale, recentemente portato dalle disposizioni del
decreto legislativo n. 217 del 2005, della legge n. 49 del 2006 e del decreto interministeriale n. 222 del 2006 a 34.710 unità, a fronte delle sole circa 31.500 realmente in servizio, determinando una carenza di circa 3.000 unità operative.
Le più recenti leggi finanziarie peraltro hanno di fatto impedito al Corpo nazionale la sistematica copertura del turn-over del personale posto in quiescenza, il che ha determinato l'impossibilità non soltanto di completare l'organico teorico, ma persino di mantenere almeno l'organico reale al passo con la copertura dei pensionamenti effettuati.
Un primo passo migliorativo si è avuto però con l'applicazione delle disposizioni della legge finanziaria per il 2007 che, nonostante il contesto di rigidità nel quale ha operato, ha comunque attuato un'inversione di tendenza sostanziale rispetto al passato.
In primo luogo, la citata legge finanziaria, per far fronte almeno parzialmente alla necessaria copertura del turn over, ha allocato le risorse per procedere ad una immediata assunzione di 600 unità nella qualifica di vigile del fuoco, che prenderanno servizio nei Comandi provinciali, sulla base delle carenze rilevabili a livello nazionale, al termine del corso di formazione di sei mesi iniziato il 16 luglio 2007.
In secondo luogo, detta legge ha previsto per il Corpo nazionale dei Vigili del fuoco un percorso ad hoc per la stabilizzazione del rapporto di lavoro del personale volontario in possesso di determinati requisiti. Con decreto del Ministro dell'interno in data 30 luglio 2007 sono stati fissati i criteri relativi alla procedura selettiva per detta stabilizzazione, che consentirà l'immissione di personale altamente qualificato al fine di poter dare un contributo fondamentale al servizio istituzionale di salvaguardia della vita delle persone. Tra i volontari effettivamente legittimati alla stabilizzazione, il Dipartimento della funzione pubblica dovrà stabilire, a breve, sulla base dei fondi resi disponibili dalla stessa legge finanziaria, quante unità potranno effettivamente essere assunte a tempo indeterminato.
Si soggiunge che, in relazione alle previsioni contenute nella legge 311 del 2004 (Finanziaria per il 2005), il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 16 gennaio 2007 ha, fra l'altro, autorizzato questo Dipartimento, per il triennio 2007-2009, a bandire concorsi per la copertura di 1.021 posti nei ruoli del Corpo nazionale dei Vigili del fuoco, di cui 814 Vigili del fuoco, la cui assunzione resterà in ogni caso subordinata all'adozione dei prescritti provvedimenti autorizzativi della funzione pubblica.
Si ricorda, inoltre, che il disegno di legge finanziaria per il 2008 reca per il triennio 2008-2010, specifiche risorse per assunzioni di personale nel Corpo nazionale dei vigili del fuoco.
Si auspica pertanto che l'attuazione complessiva delle suindicate misure possa migliorare la situazione del Comando provinciale dei Vigili del fuoco di Genova, le cui carenze di organico nei ruoli dei Vigili del fuoco, dei capi squadra e dei capi reparto ammontano attualmente a 17 unità (sono presenti 553 unità rispetto alle 570 previste dalla pianta organica).
Da un apposito studio effettuato nell'ambito del Progetto «Soccorso Italia in 20 minuti» è emersa l'esigenza di potenziare il citato comando mediante l'istituzione di un distaccamento di città a Genova levante e di 4 distaccamenti volontari nei comuni di Masone, Arenano, Torriglia e Rezzoaglio.
L'istituzione del distaccamento permanente di Genova levante (28 unità previste), potrà essere resa possibile in sede di idoneo provvedimento legislativo di potenziamento del Corpo nazionale che fornisca risorse aggiuntive, mentre, per quanto concerne la costituzione dei citati distaccamenti volontari, sono già stati invitati i comuni interessati ad avviare le relative procedure.
Riguardo alla collaborazione con la provincia di Genova, l'esigenza di realizzare programmi straordinari di incremento dei servizi di soccorso tecnico urgente e per la sicurezza dei cittadini potrebbe essere soddisfatta tramite l'attuazione della misura prevista dalla citata legge finanziaria per il 2007, che ha previsto la possibilità per il Ministro dell'interno e, per sua delega, per
i Prefetti di stipulare convenzioni con le Regioni e gli Enti locali dirette a fornire la contribuzione logistica, strumentale, o finanziaria da parte delle stesse Regioni e degli Enti locali.
Ulteriori possibilità di potenziamento del Corpo sono previste nel disegno di legge n. 1.817 concernente la legge finanziaria per l'anno 2008, con la quale si istituisce nel bilancio del Ministero dell'interno un fondo di parte corrente per le esigenze di funzionamento della sicurezza e del soccorso pubblico con una dotazione di 190 milioni di euro, di cui 30 milioni di euro per le specifiche necessità del Corpo nazionale dei Vigili del fuoco.
Inoltre, nel medesimo disegno di legge, in aggiunta ai miglioramenti retributivi per il personale statale in regime di diritto pubblico, al fine di migliorare l'operatività e la funzionalità del soccorso pubblico, è previsto lo stanziamento, a decorrere dall'anno 2008, di 6,5 milioni di euro da destinare al personale del Corpo e di 10 milioni di euro per la sottoscrizione del patto per il soccorso.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Ettore Rosato.
PEDRINI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
nel maggio 2005 Enel ha presentato a codesto Ministero e all'allora Ministero delle Attività Produttive il progetto e lo studio di impatto ambientale relativo alla conversione a carbone della centrale di Porto Tolle; nel dicembre 2005 la regione Veneto ha espresso parere positivo di compatibilità ambientale prescrivendo la riduzione da 4 a 3 sezioni e una durata di esercizio del nuovo impianto fino al 31 dicembre 2030; nel luglio 2006 la Commissione nazionale VIA ha effettuato i previsti sopralluoghi sul sito ed ha richiesto integrazioni e chiarimenti sul progetto; nell'ottobre 2006 Enel ha fornito le suddette integrazioni; nel gennaio 2007 la regione Veneto ha espresso un nuovo favorevole parere di compatibilità ambientale. Da ultimo, nel giugno 2007, al fine di apportare ulteriori miglioramenti al progetto, Enel ha richiesto a codesto Ministero la sospensione del procedimento VIA fino al 31 agosto prossimo;
dal punto di vista ambientale l'utilizzo tecnologicamente avanzato del carbone consente di raggiungere limiti di emissioni estremamente contenuti e al di sotto della metà di quelli consentiti dalle nuove norme comunitarie che entreranno in vigore nel 2008 sia per l'anidride solforosa, sia per gli ossidi di azoto, sia per le polveri e, grazie alla riduzione di taglia, anche per la CO2;
l'impianto a carbone di Porto Tolle sarà dotato di filtri ad elevata efficienza (99,9 per cento) per catturare i residui solidi della combustione che assicurerebbero una riduzione fino al 73 per cento di tutte le emissioni;
anche dal punto di vista della logistica dei combustibili, il progetto prevede il massimo rispetto ambientale: tutte le fasi del ciclo, dal trasporto allo scarico in banchina, fino allo stoccaggio nei carbonili e al successivo invio nelle caldaie, avverrebbero con nastri trasportatori e strutture chiusi ed isolati rispetto all'esterno evitando qualunque dispersione di polveri;
il carbone rappresenta oggi, a livello internazionale, un'alternativa concreta e sicura per la produzione di energia e nel nostro Paese, invece, esso viene usato per una quota modestissima (14 per cento contro un 31 per cento medio dell'Europa, il 39 per cento nei Paesi OCSE) mentre Paesi attenti all'ambiente come Danimarca (32 per cento) o Germania (47 per cento) ne fanno ampiamente ricorso;
in Germania sono in autorizzazione e costruzione 12 nuovi siti a carbone, negli Stati Uniti lavorano oltre 100 impianti a carbone e in Australia il 78 per cento di energia è prodotta con il carbone;
il ricorso al carbone contribuisce a diversificare il mix dei combustibili attualmente utilizzato in Italia, con un grande sbilanciamento nei confronti del metano e dell'olio combustibile (circa il 70 per cento),
che garantisce una migliore sicurezza delle fonti di approvvigionamento e una riduzione della bolletta elettrica italiana del 20-25 per cento che l'allineerebbe a quella degli altri Paesi europei; l'impianto di Porto Tolle è assolutamente indispensabile per garantire la sicurezza energetica del nostro Paese tale, cioè, da scongiurare gli attuali e noti a tutti rischi di black out -:
sulla base di quali motivazioni la Commissione VIA, stando alle indiscrezioni apparse sulla stampa in questi ultimi giorni, avrebbe intenzione di rigettare l'istanza di sospensiva presentata da Enel e contestualmente, di esprimere parere negativo sul progetto di conversione a carbone pulito della centrale di Porto Tolle, posto che, se così fosse, il territorio perderebbe 2 miliardi di euro di investimenti e, nell'immediato, perderebbero il proprio posto di lavoro 200 addetti alla manutenzione dell'impianto e 300 dipendenti Enel verrebbero ricollocati in tutta Italia e nell'arco del prossimo quinquennio verrebbero meno i circa 4.000 posti di lavoro che la riconversione garantirebbe.
(4-04432)
Risposta. - In relazione all'interrogazione in esame indicata concernente il progetto di riconversione a carbone della centrale di porto Tolle, si riferisce che in data 30 maggio 2005 la società Enel produzione spa ha presentato istanza di pronuncia di compatibilità ambientale per il sopracitato progetto e, in data 23 luglio 2007, a conclusione dell'istruttoria tecnica di VIA la Commissione per le valutazioni dell'impatto ambientale, in seduta plenaria, ha illustrato, discusso ed approvato un parere nel quale venivano evidenziate una serie di criticità che non rendevano possibile esprimersi, in modo definitivo, in merito alla compatibilità ambientale del progetto in esame.
In conseguenza di tale parere la Direzione per la salvaguardia ambientale di questo Ministero, in data 13 agosto 2007, ha comunicato alla società Enel produzione Spa e a tutte le Amministrazioni coinvolte nel procedimento di Via, nonché al Ministero dello sviluppo economico titolare, ai sensi della legge 55 del 2002, del procedimento autorizzativo unico finalizzato al rilascio dell'autorizzazione ed esercizio delle centrali termoelettriche, che in base alle criticità evidenziate dalla Commissione Via nella sua relazione, ai sensi e per gli effetti delle disposizioni di cui all'articolo 6, comma 4, del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 27 dicembre 1988, il procedimento avrebbe potuto riprendere solo a valle della presentazione di una adeguata documentazione integrativa da parte di ENEL.
In data 24 ottobre 2007, al fine di superare le carenze e criticità sopra dette l'Enel ha inoltrato quanto predisposto ed ha chiesto il riavvio del procedimento di Via ma, a causa di alcuni mancati adempimenti, tra i quali in particolare quelli relativi alla consultazione del pubblico, si è vista comunicare, dagli uffici competenti di questa Direzione, la non procedibilità della richiesta di riavvio presentata.
Pertanto, allo stato attuale il procedimento è sospeso e potrà essere riavviato solo dopo il perfezionamento degli atti da parte della Societ Enel.
In merito al fatto che nessuna informazione sarebbe resa pubblica circa il progetto in questione si precisa che al contrario, in osservanza della normativa comunitaria e nazionale in materia di Via il progetto è stato messo a disposizione del pubblico per la consultazione e l'espressione di osservazioni. In particolare la società Enel, in data 3 giugno 2005, ha provveduto alla pubblicazione dell'avviso al pubblico sui quotidiani La Repubblica, Il Gazzettino, La Voce di Rovigo e Il Resto del Carlino relativo al deposito del progetto e dello studio di impatto ambientale presso i preposti Uffici della regione Veneto.
Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare: Alfonso Pecoraro Scanio.
PEDRIZZI. - Al Ministro della pubblica istruzione. - Per sapere - premesso che:
nel 1977 con la legge 517 in Italia sono state eliminate le classi differenziali per studenti disabili;
nell'ultima finanziaria, è stato eliminato il condizionamento del numero degli insegnanti di sostegno al numero degli studenti normodotati (fino all'anno scolastico 2006/2007 il numero degli insegnanti di sostegno per istituto doveva rispettare il rapporto 1:138);
relativamente all'attribuzione dei posti di sostegno, la normativa vigente, così come richiamata dalla Circolare Ministeriale n. 51 del 12 giugno 2007, attribuisce al Ministero della pubblica istruzione il potere di adeguare l'organico di diritto (il numero degli insegnanti di sostegno non può superare il rapporto 1:138) all'organico di fatto, corrispondente quest'ultimo alle effettive esigenze delle istituzioni scolastiche, il numero degli insegnanti di sostegno richiesto dalle scuole relativo al bisogno reale degli studenti disabili autorizzando perciò richieste di posti in deroga al rapporto 1:138, per aumentare il numero degli insegnanti di sostegno nelle scuole;
la mancata attribuzione di tali posti in deroga di fatto cancella e nega il diritto fondamentale all'educazione e all'istruzione dei ragazzi disabili, diritto sancito dalla Costituzione e richiamato dalla legge 104 del 1992; negazione che equivale a isolamento per le fasce più deboli, ghettizzazione e premessa alla regressione umana, personale e sociale;
nell'anno scolastico 2007/2008 a fronte di un aumento del 5 per cento (circa 10.000 alunni certificati in più) della popolazione scolastica con disabilità corrisponde una diminuzione di insegnanti di sostegno (5.000 insegnanti in meno) determinata esclusivamente dalla necessità di dover dar corso ad un'imposizione del Ministro dell'economia e delle finanze senza tener conto che la «necessità» e la «gravità» delle situazioni superano di fatto il vincolo squisitamente economico imposto e che il Ministro dell'economia e delle finanze si deve semplicemente adoperare per attuare quegli scostamenti che sono necessari per garantire il diritto allo studio agli alunni diversamente abili;
nella scuola secondaria di secondo grado, l'alunno che usufruisce del rapporto 1:1 (un insegnante di sostegno per uno studente disabile) ha diritto a 18 ore settimanali di sostegno contro le 30-36 ore effettive di lezioni, ore che sono insufficienti specialmente per quegli alunni che seguono un piano di lavoro differenziato;
in un'intervista, il vice Ministro della pubblica istruzione, Mariangela Bastico, ha affermato che ci sarà un insegnante di sostegno in più ogni due nuovi studenti disabili (significa che uno studente disabile deve avere l'insegnate di sostegno per 9 ore settimanali), attuando questo, non si considera più la persona con i suoi bisogni, tutt'altro, le esigenze degli alunni disabili diventano secondarie, diventa invece basilare il fattore puramente numerico;
gli insegnanti di sostegno sono figure professionali specializzate che in molte realtà territoriali rappresentano l'unica risorsa umana e culturale per favorire la crescita personale e sociale degli alunni diversamente abili;
considerato che da diversi anni, in ordine alla definitiva attribuzione degli insegnanti di sostegno, si registrano purtroppo, da parte del Ministero e quindi degli Uffici Scolastici Regionali, operazioni di riduzioni del personale di sostegno creando l'incresciosa quanto paradossale situazione di dover portare avanti azioni di protesta e/o azioni giudiziali da parte delle famiglie per vedere garantito il diritto allo studio dei propri figli; nell'anno scolastico 2006/2007 nella sola provincia di Messina ci sono stati sei ricorsi di genitori alla Magistratura e cinque appelli del Ministero della pubblica istruzione;
anche per l'anno scolastico 2007-2008, inopinatamente il Ministero della pubblica istruzione ha ridotto le assegnazioni dei posti in deroga, dopo averli
autorizzati in base alla normativa richiamata in premessa; tale decisione risulta inaccettabile ove si consideri che le riduzioni in questione sono frutto di decisioni di carattere economico - finanziario e calpestano i principi generali già richiamati che sono determinanti per la crescita personale di ogni soggetto;
il Ministro, con questa politica di tagli, acuisce le difficoltà delle famiglie dei minori disabili, che vedono le istituzioni come un nemico contro cui lottare e non un punto di riferimento in caso di bisogno e inoltre trasmette agli studenti «normodotati» il subdolo messaggio che il compagno di classe disabile è un peso per la collettività;
alcune istituzioni scolastiche, non riuscendo ad avere le giuste ore di sostegno, stanno realizzando i laboratori H dove gli insegnati di sostegno raggruppano gli studenti con la programmazione differenziata, così facendo, dopo trenta anni si riaprono le «vecchie classi differenziali» -:
se intenda promuovere un intervento urgente affinché il Ministero della pubblica istruzione ripristini immediatamente le giuste e necessarie assegnazioni di posti di sostegno in tutte le province e affinché il numero delle ore di sostegno da assegnare agli alunni non sia vincolato a nessun tipo di parametro statistico ed economico ma sia affidato solo al gruppo di lavoro (neuropsichiatra, psicologo, assistente sociale, docenti) che opera all'interno di ogni singola scuola così come stabilito dall'articolo 5 comma 2 del decreto del Presidente della Repubblica del 24 febbraio 1994 e affinché venga eliminato il pasticcio, tutto italiano, dell'organico di diritto e l'organico di fatto.
(4-04872)
Risposta. - Si fa riferimento alla interrogazione in esame riguardante le cattedre di sostegno e si comunica quanto segue.
Le Direttive generali sull'azione amministrativa fino ad ora emanate hanno individuato come obiettivo prioritario l'assunzione di iniziative volte a dare un reale sostegno agli alunni diversamente abili.
In tal senso è stato anche ricostituito l'Osservatorio sull'handicap il quale, d'intesa con le associazioni interessate e in stretto rapporto con la scuola reale, ha il compito di approfondire tutte le tematiche concernenti l'integrazione degli alunni diversamente abili, per avere il quadro esatto delle criticità e per raccogliere nuove proposte. Da ultimo è stato avviato un protocollo di lavoro all'interno dell'Osservatorio ove si spiega quali percorsi la scuola farà e come avviare una intesa sostanziale con le regioni e gli enti locali affinché anche l'assistente materiale e il mediatore culturale sia presente nell'aula.
In particolare, per quanto concerne il corrente anno scolastico, sono stati autorizzati i posti di sostegno necessari a sostenere tutti gli allievi disabili nella misura indicata dall'apposita certificazione. I così detti tagli, riguardano invero le regioni in cui il numero dei ragazzi è in calo, nonché le regioni in cui il rapporto insegnanti-alunni disabili è particolarmente basso, molto al di sotto della media nazionale che è a sua volta inferiore al rapporto tendenziale di un docente ogni due alunni diversamente abili.
Inoltre, il dibattito che si è recentemente sviluppato sulla insufficienza dei posti di sostegno, è riconducibile in parte anche alle misure adottate con Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 185 del 23 febbraio 2006, emanato in attuazione della finanziaria per il 2003, che ha apportato modifiche al sistema delle certificazioni creando complicazioni e proteste. Il Ministero sta lavorando su nuove modalità di certificazione della disabilità d'intesa con il Ministero della salute.
Si ricorda che rientra nella competenza della Azienda sanitaria locale certificare l'handicap spetta al Glho (gruppo di lavoro operativo per l'handicap) indicare il fabbisogno di ore di sostegno per ciascun alunno disabile; si ritiene anche opportuno precisare che il docente di sostegno è una risorsa assicurata alla scuola, perchè su tutta la scuola (sulla molteplicità delle sue componenti) ricade il dovere di apprestare, per
l'alunno medesimo, gli strumenti che ne favoriscano l'integrazione, l'educazione e l'apprendimento. Il compito di redigere il Pei (Piano educativo individualizzato) - che descrive gli interventi predisposti per l'alunno disabile - è infatti espressamente rimesso dal decreto del Presidente della Repubblica 24 febbraio 1994 al «personale
insegnante curriculare e di sostegno della scuola» vale a dire all'intero consiglio di
classe, e non già al solo docente di sostegno.
Proprio in quanto risorsa assegnata alla scuola e non al singolo portatore di handicap, il docente di sostegno fa parte a pieno titolo del Consiglio di classe, ne assume la contitolarità e partecipa alla programmazione educativa e didattica, alla elaborazione e alla verifica delle attività di competenza del Consiglio stesso con riferimento a tutti gli alunni della classe e non al solo portatore di handicap come previsto dal Testo unico sull'istruzione approvato dal decreto legislativo n. 297 del 1994.
Si fa infine presente che il disegno di legge finanziaria per l'anno 2008, attualmente all'esame della Camera dei Deputati, all'articolo n. 50, commi 3 e 4, detta disposizioni in materia di sostegno per gli allievi disabili che superano le attuali modalità di attribuzione degli insegnanti di sostegno, partendo dalla definizione di un organico funzionale attribuito ad ogni scuola o a reti di scuole, con l'obiettivo di garantire continuità didattica e maggiore valorizzazione dei docenti di sostegno anche in relazione ai diversi tipi di disabilità. La nuova norma modifica l'attuale parametro di un insegnante di sostegno ogni 138 alunni, criterio che ha prodotto notevoli disparità di trattamento tra gli alunni e precarietà dei docenti. I posti dell'organico di diritto degli insegnanti di sostegno aumenteranno da 48mila a 65mila e un piano triennale definirà 17mila nuove assunzioni, riducendo l'elevato numero di precari presenti soprattutto nella scuola superiore.
Attualmente il 50 per cento degli insegnanti di sostegno è di ruolo, mentre con le nuove disposizioni la percentuale salirà al 70 per cento, al fine di assicurare contingenti di personale corrispondenti alle effettive esigenze rilevate, tramite una stretta collaborazione tra regioni, uffici scolastici regionali, aziende sanitarie locali e istituzioni scolastiche, sulla base di certificazioni idonee a definire appropriati interventi formativi.
Il Viceministro della pubblica istruzione: Mariangela Bastico.
PEDRIZZI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
durante il periodo estivo, innumerevoli incendi sono divampati in molte regioni d'Italia, con conseguente bilancio disastroso in termini di danni ambientali e, a volte, di perdite di vite umane;
con particolare riguardo alla Provincia di Latina, i terribili episodi avvenuti hanno messo in evidenza la grave situazione di carenza, già nota da tempo, in cui versa l'organico del Comando provinciale dei Vigili del fuoco, il quale, nonostante i sacrifici ed i massacranti turni cui sono stati sottoposti i relativi Vigili del fuoco per cercare di garantire una efficiente presenza su tutta la Provincia, non è riuscito ad assicurare un adeguato standard di sicurezza alla popolazione residente, nonché a soddisfare tutte le richieste di intervento;
le organizzazioni sindacali dei Vigili del fuoco di Latina si sono fatte portavoce di questa grave situazione, evidenziando come sia divenuta ormai una esigenza improrogabile rivedere la pianta organica del Comando, potenziare le sedi già esistenti ed aprire nuovi distaccamenti sul territorio provinciale (quale per esempio quello sull'isola di Ponza), al fine di permettere la permanenza degli operatori sul posto, abbattendo i tempi di percorrenza e garantendo così un intervento più tempestivo;
il Ministero dell'interno, nell'ambito del progetto «Soccorso Italia in 20 minuti», ha, da tempo, previsto l'istituzione di due distaccamenti permanenti in provincia di Latina, nei centri di Priverno e Castel
forte, ma la mancanza di personale ne ha reso impossibile l'operatività -:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza della grave situazione in cui versa il Comando dei Vigili del fuoco della Provincia di Latina e se non ritenga opportuno operare un incremento del relativo organico sia attraverso l'inserimento di almeno 6 unità permanenti per turno, sia attraverso un potenziamento del parco automezzi;
se non ritenga necessario, al fine di migliorare sensibilmente la sicurezza per la popolazione e l'ambiente, rendere operativi i due distaccamenti di Priverno e Castelforte e istituire un presidio stagionale presso l'isola di Ponza.
(4-05034)
Risposta. - Si concorda in linea di massima con l'esigenza rappresentata dall'interrogante a proposito dei distaccamenti dei Vigili del fuoco di Latina.
Peraltro la situazione rispecchia una problematica presente anche in altri distaccamenti di pari categoria in tutto il territorio nazionale.
Il Corpo nazionale dei Vigili del fuoco soffre infatti da tempo di gravi carenze finanziarie, che ne ostacolano l'ottimale adempimento dei compiti istituzionali impedendone il completamento dell'organico ed il miglioramento della logistica, oltre a determinare una crescente e preoccupante esposizione debitoria.
Detta situazione è stata causata dalle ripetute manovre di finanza pubblica di segno negativo che, a partire dal 2001, hanno ridotto in modo corposo le dotazioni finanziarie destinate alle spese di funzionamento della struttura e delle attività di soccorso.
Tra le maggiori conseguenze negative delle carenze finanziarie del Corpo nazionale figura l'impossibilità di completare l'organico teorico del personale, recentemente portato dalle disposizioni del decreto legislativo n. 217 del 2005, della legge n. 49 del 2006 e del decreto interministeriale n. 22 del 2006 a 34.710 unità, a fronte delle sole circa 31.500 realmente in servizio, determinando una carenza di circa 3.000 unità operative.
È da aggiungere, al riguardo, che le più recenti leggi finanziarie hanno impedito al Corpo nazionale la sistematica copertura del turn-over del personale posto in quiescenza, il che ha determinato l'impossibilità di mantenere l'organico reale al passo con la copertura dei pensionamenti effettuati.
Un primo passo migliorativo si è avuto con l'applicazione delle disposizioni della legge finanziaria per il 2007 che, nonostante il contesto di rigidità nel quale ha operato, ha comunque attuato un'inversione di tendenza sostanziale rispetto al passato.
In primo luogo, la citata legge finanziaria, per far fronte almeno parzialmente alla necessaria copertura del turn-over, ha allocato le risorse per procedere ad una immediata assunzione di 600 unità nella qualifica di vigile del fuoco, che prenderanno servizio nei Comandi provinciali, sulla base delle carenze rilevabili a livello nazionale, al termine del corso di formazione di sei mesi iniziato il 16 luglio 2007.
In secondo luogo, detta legge ha previsto per il Corpo nazionale dei Vigili del fuoco un percorso ad hoc per la stabilizzazione del rapporto di lavoro del personale volontario in possesso di determinati requisiti. Con decreto del Ministro dell'interno in data 30 luglio 2007 sono stati fissati i criteri relativi alla procedura selettiva per detta stabilizzazione, che consentirà l'immissione di personale altamente qualificato al fine di poter dare un contributo fondamentale al servizio istituzionale di salvaguardia della vita delle persone.
Tra i volontari effettivamente legittimati alla stabilizzazione, il Dipartimento della funzione pubblica dovrà stabilire, a breve, sulla base dei fondi resi disponibili dalla stessa legge finanziaria, quante unità potranno effettivamente essere assunte a tempo indeterminato.
Si soggiunge che in relazione alle previsioni contenute nella legge 311 del 2004 (Finanziaria per il 2005), il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 16 gennaio 2007 ha, fra l'altro, autorizzato questo Dipartimento, per il triennio 2007-2009, a bandire concorsi per la copertura di
1021 posti nei ruoli del Corpo Nazionale, di cui 814 Vigili del fuoco, la cui assunzione resterà in ogni caso subordinata all'adozione dei prescritti provvedimenti autorizzativi della funzione pubblica.
Si ricorda, inoltre, che il disegno di legge finanziaria per il 2008 reca per il triennio 2008-2010, specifiche risorse per assunzioni di personale nel Corpo nazionale dei vigili del fuoco ed in particolare 7 milioni di euro per l'anno 2008, 16 milioni per l'anno 2009, 26 milioni annui a decorrere dal 2010.
Nel predetto disegno di legge è stata anche prevista l'istituzione nel bilancio del Ministero dell'interno di un fondo di parte corrente per le esigenze di funzionamento della sicurezza e del soccorso pubblico con una dotazione di 190 milioni di euro, di cui 30 milioni di euro per le specifiche necessità del Corpo nazionale dei Vigili del fuoco.
Inoltre, in aggiunta ai miglioramenti retributivi per il personale statale in regime di diritto pubblico, al fine di migliorare l'operatività e la funzionalità del soccorso pubblico, il testo del disegno di legge citato prevede lo stanziamento, a decorrere dall'anno 2008, di 6,5 milioni di euro da destinare al personale del Corpo e di 10 milioni di euro per la sottoscrizione del «Patto per il soccorso».
Si auspica, pertanto, che l'attuazione complessiva delle suindicate misure possa migliorare, in termini di risorse umane e mezzi operativi, la situazione del Comando provinciale dei Vigili del fuoco di Latina, le cui carenze di organico nei ruoli dei Vigili del fuoco, dei capi squadra e dei capi reparto ammontano attualmente a 8 unità (sono presenti 206 unità rispetto alle 214 previste dalla pianta organica).
Ulteriori unità di personale operativo potranno comunque essere assegnate al comando in questione a seguito dei prossimi concorsi di riqualificazione per capo squadra e per capo reparto.
Si precisa, inoltre, che le sedi menzionate di Priverno e Castelforte (Latina) sono aperte ed operative nel turno diurno (dalle ore 8 alle ore 20 dal 1o gennaio 2007 al 31 dicembre 2007) grazie alla convenzione stipulata fra il Dipartimento dei Vigili del fuoco, del soccorso pubblico e della difesa civile e la regione Lazio.
È altresì allo studio l'istituzione di un distaccamento volontario a Ponza, per rispondere alle necessità di soccorso nell'isola e garantire una maggiore copertura del territorio.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Ettore Rosato.
PELINO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
il 22 agosto del 2006 in località Isola Gran Sasso (Teramo) un costone di roccia si staccò a quota 2.700 metri dalla parete nord del corno grande del Gran Sasso provocando un movimento di trentamila metri cubi di pietre e rocce, per un fronte di 80 metri di larghezza e modificando per sempre l'aspetto della parete nord del Gran Sasso («Paretone») e in detta occasione una nuvola di detriti avvolse Casale San Nicola, paese alla pendici della montagna, fenomeno avvistato anche da parecchi automobilisti che percorrevano la A4;
ad un anno dal preoccupante evento franoso, il Gran Sasso continua a perdere pezzi in un fenomeno di assestamento continuo e costante e nonostante l'opera di geologi, di esperti dell'Imont, allertati dalla protezione civile - che avrebbero dichiarato, come da notizie di stampa, che «non sembra ci siano masse instabili di materiale roccioso» e che «la caduta dei massi, comunque, è sempre difficile da prevedere» - per studiare il fenomeno, non è stato fatto nulla dal Governo, né per installare opportuna segnaletica stradale né per il reperimento di fondi, tant'è che non è dato sapere se la situazione di pericolo, già avveratasi l'anno scorso, sia effettivamente cessata;
occorre con urgenza acclarare se ci sono i presupposti per il ripetersi della mancata tragedia del 22 agosto del 2006, giorno in cui la frana che si staccò dal
paretone nord del Gran Sasso, causando finanche la chiusura del traforo al traffico, visto che il movimento di erosione del rilievo seguita a verificarsi, probabilmente accelerato dai cambiamenti climatici, come riportato da interviste a geologi della provincia di Teramo nei quotidiani locali, secondo i quali il movimento franoso ha avuto inizio sin dalla fine del XIX secolo, con una frana considerata la più grande del Gran Sasso;
sui fenomeni franosi che interessano il Gran Sasso è attesa per fine settembre 2007 la pubblicazione degli atti del convegno organizzato lo scorso anno dalla sezione amana dei Cai;
è urgente ed improcrastinabile acclarare con risultati scientifici certi la portata del fenomeno erosivo del Gran Sasso, onde prevenire e scongiurare altri crolli, visto che il materiale roccioso della scorsa frana si è depositato parte lungo l'impluvio e parte alla base del canale dove parrebbe essersi stabilizzato e visto che ad oggi non v'è alcuna segnaletica di pericolo -:
quali misure di competenza intenda adottare il governo per acclarare la situazione geologica del distacco franoso in essere presso il paretone del Gran Sasso in tempi immediati, per scongiurare una situazione di pericolo ai danni della collettività e per consentire alle autorità locali di ripristinare o seguitare ad interdire le attività a valle del movimento franoso; per adottare la opportuna segnaletica e per reperire i necessari stanziamenti economici.
(4-04968)
Risposta. - Con riferimento all'interrogazione in esame concernente la situazione geologica del distacco del costone roccioso del 22 agosto 2006 dalla parete nord del Gran Sasso (Paretone), la Direzione per la difesa del suolo, sulla base di quanto derivato da informazioni pervenute da parte degli uffici della regione Abruzzo, della provincia di Teramo, della Prefettura di Teramo, dell'Ente parco nazionale Gran Sasso e Monti della Laga e del comune di Isola del Gran Sasso relativamente all'entità dell'evento franoso, ai rischi ad esso associati e alle iniziative messe in campo, ha riferito che la frana del 22 agosto 2006 si è staccata poco a destra della «farfalla» (frana storica alta circa 300 metri). Le dimensioni della frana e l'ora in cui è avvenuta ne hanno esaltato l'importanza, poiché molti automobilisti in transito sull'autostrada A24 sono stati «investiti» dalla nuvola di polvere.
Il blocco di roccia staccatosi dal quarto pilone della vetta orientale, alla quota di circa 2.700 m sopra il livello del mare, si è schiantato sulla sottostante cengia obliqua che attraversa tutta la parete ed è percorsa dalla via alpinistica «Jannetta». La massa rocciosa si è frantumata e polverizzata, scivolando verso valle lungo un canalone naturale, prima di abbattersi sui sottostanti pendii boscosi delle «Coste di San Nicola». Una parte del materiale lapideo si è fermata sul sottostante ghiaione (testimonianza tangibile del periodico franare del paretone), mentre la restante parte si è depositata tra il pendio boscoso ed il sottostante alveo del fosso Gravone, a monte della chiesetta di San Nicola.
La cresta rocciosa che protegge a monte l'abitato di Casale San Nicola è stata interessata solo in minima parte dalla caduta di frammenti rocciosi, e più che altro ha riparato in parte il paese dalla nuvola di polvere, che ha investito anche l'autostrada, provocandone una breve interruzione per scarsa visibilità. Pertanto, il peso del materiale franato depositatosi sulla cresta a monte di Casale San Nicola è del tutto trascurabile e non comporta pericoli per l'abitato.
Le misure di protezione civile adottate per la messa in sicurezza della zona, che sembrerebbero essere ancora in atto, sono state l'interdizione dell'area potenzialmente interessata da ulteriori crolli e dal materiale già franato e depostosi in posizione instabile sulle cenge del «paretone». È del tutto presumibile che tale materiale franato si assesti in maniera «definitiva» in seguito alle piogge autunnali e, soprattutto, alle valanghe primaverili che ogni anno, durante il disgelo, «ripuliscono» cenge e canaloni dalla neve residua e dai detriti
invernali, accumulando un notevole spessore di neve alla base del «paretone» stesso.
In merito a ulteriori distacchi rocciosi dalla parete in argomento avvenuti successivamente, non risultano segnalazioni. Per quanto riguarda i pericoli potenziali di crollo, la provincia di Teramo ha indetto, successivamente a tale evento, una tavola rotonda di studiosi e frequentatori della montagna, dalla quale è emerso che l'evento è da considerarsi ordinario e che detti pericoli rientrano nella categoria dei pericoli oggettivi di cui sono consapevoli i frequentatori della montagna. È emerso, invece, che i maggiori rischi idrogeologici sul territorio sono quelli che interessano abitati e infrastrutture. Infine, non risulta che siano stati attivati altri studi in merito da parte degli uffici regionali competenti.
Un convegno sullo stesso tema è stato organizzato dall'ente Parco il 1o dicembre 2006, in cui erano coinvolti ricercatori dell'Istituto nazionale della montagna (Imont) e delle Università «La Sapienza» di Roma e «D'Annunzio» di Chieti e da cui è emerso che detti crolli fanno parte di una normale dinamica di un massiccio roccioso e che crolli di grandi dimensioni e disastrosi in tale area sono da ritenersi poco probabili. Si è sottolineato, inoltre, che in quei luoghi lavori di messa in sicurezza sarebbero inutili, impossibili e senza senso e che sarebbe preferibile, invece, impiantare un sistema di monitoraggio.
Il monitoraggio ai fini del preallertamento è una importante procedura da prevedersi nei piani di emergenza da predisporsi nelle aree a rischio idrogeologico ai sensi del comma 4, articolo 1 del decreto-legge 180 del 1998 e ai sensi del comma 5, articolo 67 del decreto legislativo 152 del 2006.
Il fabbisogno economico complessivo nazionale per la sistemazione definitiva dei bacini idrografici è molto elevato. Le risorse economiche messe a disposizione per la difesa del suolo, invece, sono sempre molto contenute e riescono a soddisfare solo una minima parte delle numerose richieste che pervengono da Regioni e Comuni, di interventi preventivi più urgenti, finalizzati prioritariamente alla salvaguardia della vita umana e dei beni e attività esposti.
Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare: Alfonso Pecoraro Scanio.
PELLEGRINO. - Al Ministro della pubblica istruzione. - Per sapere - premesso che:
la disabilità è una condizione che limita l'interazione tra la persona e l'ambiente e rende quindi l'individuo meno autonomo nello svolgere le normali attività quotidiane e nel partecipare alla vita sociale;
il numero di ragazzi con disabilità, che frequentano le scuole italiane, aumenta di 8.000 unità l'anno, interessando circa 170.000 famiglie;
negli ultimi anni, sono diversi i provvedimenti che hanno ridotto la qualità dell'integrazione scolastica per gli alunni disabili, come, l'applicazione scorretta del DCPM 185/06, il quale ha imposto nuove certificazioni della disabilità (in violazione della legge n. 80 del 2006 che riduceva il numero delle visite sanitarie a carico degli alunni con disabilità) e l'emanazione della circolare n. 19/2007, la quale ha aumentato il numero degli alunni anche nelle classi in cui sono presenti persone con disabilità;
nei giorni scorsi, il Ministro della pubblica istruzione, ha preannunciato un significativo taglio al comparto scuola ed in particolare, una riduzione del rapporto fra insegnanti di sostegno e alunni frequentanti, il quale andrebbe ad aggravare ulteriormente il rapporto attuale che prevede un insegnante di sostegno ogni 138 alunni frequentanti;
molte, sono le Associazioni come la FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell'Handicap) contrarie a questo taglio, in quanto l'azione di sostegno è l'unico concreto intervento che consente una reale inclusione scolastica: il danno,
culturale prima che ancora organizzativo, sarebbe di enorme portata, con ricadute negative sul diritto allo studio delle persone con disabilità -:
se il Governo intenda assumere provvedimenti per verificare la sussistenza di quanto anzi premesso e, se confermato, ritenga opportuno disporre quanto necessario alla risoluzione del problema.
(4-04951)
Risposta. - Si fa riferimento alla interrogazione in esame riguardante la diminuzione dei posti di sostegno e si comunica quanto segue.
Le Direttive generali sull'azione amministrativa fino ad ora emanate hanno individuato come obiettivo prioritario l'assunzione di iniziative volte a dare un reale sostegno agli alunni diversamente abili.
In tal senso è stato anche ricostituito l'Osservatorio sull'handicap il quale, d'intesa con le associazioni interessate e in stretto rapporto con la scuola reale, ha il compito di approfondire tutte le tematiche concernenti l'integrazione degli alunni diversamente abili, per avere il quadro esatto delle criticità e per raccogliere nuove proposte. Da ultimo è stato avviato un protocollo di lavoro all'interno dell'Osservatorio ove si spiega quali percorsi la scuola farà e come avviare una intesa sostanziale con le regioni e gli enti locali affinché anche l'assistente materiale e il mediatore culturale sia presente nell'aula.
In particolare, per quanto concerne il corrente anno scolastico, sono stati autorizzati i posti di sostegno necessari a sostenere tutti gli allievi disabili nella misura indicata dall'apposita certificazione. I cosiddetti tagli, riguardano invero le regioni in cui il numero dei ragazzi è in calo, nonché le regioni in cui il rapporto insegnanti-alunni disabili è particolarmente basso, molto al di sotto della media nazionale che è a sua volta inferiore al rapporto tendenziale di un docente ogni due alunni diversamente abili.
Il dibattito che si è recentemente sviluppato sulla insufficienza dei posti di sostegno, è riconducibile in parte anche alle misure adottate con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri n. 185 del 23 febbraio 2006, emanato in attuazione della finanziaria per il 2003 che ha apportato modifiche al sistema delle certificazioni creando complicazioni e proteste.
A conferma del costante impegno del Governo sul sostegno agli allievi disabili, per dare una risposta positiva alle famiglie degli allievi diversamente abili ed ai docenti, soprattutto in riferimento alle situazioni critiche che sono state affrontate e risolte in questo avvio di anno scolastico nelle diverse regioni, sono state introdotte, nel disegno di legge finanziaria per il 2008, misure che consentono di rispondere a tali esigenze con una progressiva stabilizzazione e specializzazione del personale e garantire quindi una maggiore continuità didattica.
I posti dell'organico di diritto per il sostegno aumenteranno da 48.000 a 65.000 passando dall'attuale 50 per cento di insegnanti di ruolo al 70 per cento.
I nuovi criteri consentono di assicurare un rapporto medio nazionale tendenziale di un insegnante di sostegno ogni 2 alunni diversamente abili, anche attraverso compensazioni tra province diverse, fermo restando il rispetto dei principi sull'integrazione degli alunni fissati dalla legge 5 febbraio 1992, n. 4 e dalla legge 4 agosto 1977, n. 517.
Il Viceministro della pubblica istruzione: Mariangela Bastico.
PICCHI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
da fonti stampa si apprende che la Società Dantesca Italiana, nata ufficialmente in Firenze il 31 luglio 1888, si trova al centro di alcune dispute inerenti il rinnovo delle cariche sociali;
è stato necessario l'intervento delle forze dell'ordine per consentire lo svolgimento delle riunioni degli organi sociali;
il ministero per i beni e le attività culturali finanzia annualmente la Dantesca;
numerose leggi nazionali mai abrogate le affidano la missione di divulgazione delle opere del Sommo Poeta Dante Alighieri;
l'amministrazione comunale di Firenze avrebbe richiesto l'intervento del ministero -:
se ritenga opportuno verificare i fatti in premessa;
se e come intenda intervenire al fine di ristabilire l'ordinato svolgimento della vita sociale della Dantesca;
quali ulteriori azioni intenda intraprendere al fine di supportare e sviluppare i progetti e le attività divulgative della Dantesca.
(4-05861)
Risposta. - In merito all'interrogazione parlamentare in esame occorre premettere che la Società Dantesca Italiana è, un ente morale istituito con Regio Decreto dell'8 novembre 1901, n. 363 il cui Statuto è stato approvato con D.P.C.S. del 29 maggio 1947, n. 645.
In materia di nomine lo Statuto non prevede provvedimenti da parte di questo Ministero. L'articolo 4 infatti recita: «la Società è retta da un Consiglio centrale composto da un Presidente, un Vice Presidente, sei Consiglieri nonché un Segretario, un Vice Segretario ed un Amministratore. I membri del Consiglio centrale sono eletti dall'Assemblea generale dei soci. Le nomine del Presidente e del Vice Presidente sono comunicate al Ministero della pubblica istruzione».
L'ente ha comunicato, in data 18 ottobre 2007, che il 26 settembre 2007 si è riunito il Consiglio direttivo della società, nel corso del quale sono state accolte le dimissioni da Presidente del professor Guglielmo Gorni e si è provveduto all'elezione del nuovo Presidente nella persona del professor Emilio Pasquini. Nella medesima riunione il Consiglio ha proceduto alla nomina del nuovo Vice Presidente, professor Giuliano Tanturli e del nuovo Consigliere Segretario, professor Giancarlo Breschi.
Ciò premesso, con riferimento al primo quesito posto dall'interrogante si rappresenta che la Direzione generale per i beni librari e gli istituti culturali ha richiesto il 13 dicembre 2007 al Presidente della Società Italiana Dantesca di fornire con cortese urgenza notizie in merito a quanto riportato dalla stampa e da un socio circa i presunti disordini avvenuti nel corso dell'assemblea dello scorso 7 dicembre 2007.
Quanto ad una verifica diretta, da parte di questa amministrazione, dell'accaduto si fa presente che l'Associazione in questione è soggetto giuridico di diritto privato e che, pertanto, è sottoposta ai soli controlli previsti dagli articoli 23 e 24 del codice civile a termini dei quali «l'autorità governativa» (che non è comunque identificabile con questo Ministero) può solamente disporre la sospensione dell'esecuzione di quelle sole deliberazioni dell'ente che siano contrarie all'ordine pubblico o al buon costume.
Per quanto attiene alle competenze di questo Ministero sull'ente in questione, si segnala che esso svolge esclusivamente un ruolo di vigilanza sulla corretta utilizzazione dei contributi che concede mentre spetta ai soci adire il giudice ordinario qualora riscontrino eventuali illegittimità.
Infine, si fa altresì presente che la Società Italiana Dantesca è stata inclusa nella tabella degli Istituti culturali di cui all'articolo 1 della legge 17 ottobre 1996, n. 534 recante «Nuove norme per l'erogazione di contributi agli istituti culturali» e, fino al 2005, ha ricevuto un contributo pari a 30.000,00 euro.
Per il triennio 2006-2008 l'associazione non ha presentato domanda di inserimento nella tabella ma ha comunque beneficiato, per l'anno finanziario 2007, del contributo previsto dall'articolo 8 della medesima legge con una somma di 13.000,00 euro, per la quale si stanno richiedendo le relative rendicontazioni.
Si segnala, infine, che a tutt'oggi non risulta che l'amministrazione comunale di Firenze abbia richiesto l'intervento di questo Ministero.
Il Sottosegretario di Stato per i beni e le attività culturali: Andrea Marcucci.
PINI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
alle ore 16 circa di oggi, lunedì 2 aprile 2007, risulta all'interrogante che le forze di polizia abbiano temporaneamente chiuso al pubblico la chiesa di San Petronio, in Bologna, dopo aver fermato per controlli quattro persone di nazionalità straniera, presumibilmente asiatici;
dopo nemmeno mezz'ora la chiesa sarebbe stata riaperta al pubblico e i quattro soggetti accompagnati fuori da parte della polizia -:
se tali fatti corrispondano al vero;
quali valutazioni di rischio siano state effettuate dalle forze dell'ordine in merito all'evento.
(4-03160)
Risposta. - Nel febbraio del 2006, nell'ambito di una mirata attività investigativa, condotta sulla base di informazioni pervenute da organismi di polizia stranieri, erano emersi concreti elementi circa un progetto di attentato di matrice islamica ai danni della basilica di San Petronio a Bologna, al cui interno si trova, come è noto, un affresco quattrocentesco che, nel rappresentare l'inferno, vi colloca la figura del profeta Maometto.
Pertanto, le Forze di polizia avevano predisposto un servizio di vigilanza fissa agli ingressi del luogo di culto con il supporto di un'apparecchiatura per i controlli antiesplosivo, misure che sono tuttora in atto e che hanno trovato specifica utilizzazione nel corso dell'episodio segnalato dall'interrogante.
Nella circostanza, intorno alle ore 15,45 del 2 aprile 2007, operatori della Questura di Bologna in servizio di vigilanza hanno identificato e sottoposto alla verifica della menzionata strumentazione quattro cittadini siriani che si erano intrattenuti a lungo nei pressi della cappella che ospita l'affresco.
Conseguentemente, l'afflusso di persone nella basilica è stato temporaneamente interrotto per evidenti finalità di prevenzione e tutela della sicurezza dei cittadini.
Dopo pochi minuti, i quattro stranieri hanno potuto lasciare il luogo di culto, in quanto gli accertamenti sulla pericolosità dei medesimi hanno dato subito esito negativo. È stato poi riscontrato che gli stessi erano dipendenti del Ministero dell'industria siriano entrati regolarmente in Italia - muniti di visto e degli altri documenti di viaggio - per frequentare un corso d'istruzione, organizzato da una ditta italiana con sede e Pordenone, sull'impiego di macchinari acquistati dal Governo siriano.
Ciò premesso, si assicura che le Forze di polizia mantengono costantemente elevato il livello di attenzione per la prevenzione ed il contrasto del terrorismo internazionale di matrice islamica.
Secondo le indicazioni del Comitato di analisi strategica antiterrorismo (Casa), gli operatori di pubblica sicurezza procedono, da un lato, ad una costante verifica e riscontro di tutte le informazioni di intelligence su possibili attentati in Italia e, dall'altro, ad un attento monitoraggio dei luoghi di aggregazione delle comunità mussulmane, in cui è possibile ipotizzare l'eventuale presenza di stranieri gravitanti nell'area dell'integralismo islamico.
Quanto sopra trova conferma anche nella vasta operazione di polizia giudiziaria che il 6 novembre 2007 ha portato all'arresto di undici persone indagate per i reati di associazione sovversiva con finalità di terrorismo, favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, ricettazione e traffico di documenti falsi.
Gli sviluppi della relativa inchiesta dimostrano sia la qualità e l'efficacia dell'azione investigativa, sia la necessità di porre la massima attenzione alle dinamiche in atto in determinati ambienti del radicalismo e dell'integralismo islamico, presenti anche nel nostro Paese.
Il Viceministro dell'interno: Marco Minniti.
PINI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il 14 aprile 2007 un gruppo di circa centocinquanta tifosi del Rimini Calcio ha
manifestato pacificamente contro la decisione delle autorità di Pubblica Sicurezza di non autorizzare l'esposizione all'interno dello stadio di uno striscione in memoria di un sostenitore della medesima squadra di calcio, Marco Caruso, scomparso tragicamente il 10 maggio 1997;
il predetto striscione recava la semplice dicitura «Marco Caruso nei nostri cuori» e risulta essere stato esposto ovunque la squadra del Rimini abbia giocato in questi anni senza che la circostanza destasse il minimo disappunto;
nel corso della manifestazione non ha avuto luogo alcun incidente di sorta;
ciò nonostante, ventotto dei partecipanti al pacifico corteo svoltosi il 14 aprile all'esterno dello stadio di Rimini sono finiti nel registro degli indagati della Procura della Repubblica, per aver promosso una manifestazione non autorizzata e di carattere sedizioso;
a venti di questi manifestanti, in quanto incensurati, è stato vietato l'ingresso allo stadio per tre anni;
ad altri sette, in quanto recidivi, è stato imposto l'obbligo di firma prima e dopo le gare sostenute dal Rimini;
per l'ultimo dei predetti ventotto dimostranti, Cristiano Ciocchini, il divieto di accesso allo stadio è stato esteso a cinque anni, con il medesimo obbligo di comparsa all'inizio ed alla fine degli incontri del Rimini Calcio F.C. presso la stazione dei Carabinieri di Rimini Viserba -:
quale sia l'opinione del Governo circa i fatti generalizzati nella premessa ed in merito alla effettiva proporzionalità della sanzione (DASPO) inflitta a coloro che hanno promosso il pacifico corteo del 14 aprile scorso a Rimini.
(4-04141)
Risposta. - Il 27 marzo 2007, in previsione dello svolgimento dell'incontro di calcio tra le squadre del Rimini e del Cesena fissato per il 14 aprile, si è riunito presso la questura di Rimini il Gruppo Operativo Sicurezza (GOS).
Detto organismo è istituito, ai sensi dell'articolo 19-ter del decreto ministeriale del 6 giugno 2005, per ciascun impianto sportivo con capienza superiore ai diecimila spettatori, con il compito tra l'altro di verificare la predisposizione di tutte le misure organizzative dell'evento, anche in relazione ad eventuali prescrizioni imposte, e di vigilare sulla corretta attuazione del piano finalizzato al mantenimento delle condizioni di sicurezza.
Nella citata seduta il GOS ha ritenuto di non concedere il «nulla osta» per l'esposizione dello striscione menzionato dall'interrogante, all'interno dello stadio Neri di Rimini, attenendosi alla determinazione n. 14 dell'8 marzo 2007, con la quale l'Osservatorio nazionale per le manifestazioni sportive ha disciplinato l'introduzione di tale materiale negli stadi.
Ciò in quanto i richiedenti, oltre ad appartenere al gruppo ultras, denominato «Falange d'Assalto», erano già sottoposti a divieto di accesso ai luoghi di svolgimento di manifestazioni sportive (D.A.SPO.).
Inoltre, lo striscione non incitava la squadra ma ricordava una persona che, secondo quanto all'epoca comunicato dal consolato generale italiano ad Amsterdam, era deceduta in Olanda nel 1997, per presunta overdose da assunzione di alcool e droga. La medesima era stata anche deferita all'Autorità giudiziaria per i reati di furto aggravato, lesioni personali, detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti, danneggiamento e oltraggio a pubblico ufficiale.
Conseguentemente, lo striscione è stato ritenuto implicitamente incitante alla violenza e, quindi, non conforme alle prescrizioni di cui all'articolo 2 bis della legge 4 aprile 2007, n. 41 (recante «Misure urgenti per la prevenzione e la repressione di fenomeni di violenza connessi a competizioni calcistiche»).
Si soggiunge che, proprio in concomitanza dell'incontro di calcio di cui in premessa, circa duecento ultras del Rimini hanno dato luogo nelle immediate vicinanze dello stadio ad una manifestazione non preavvisata contro la mancata concessione del «nulla osta» e, nella circostanza, hanno scandito slogan inneggianti alla violenza e cori
con espressioni offensive nei confronti delle forze dell'ordine.
Per il ruolo avuto durante l'iniziativa, sono state successivamente individuate ventotto persone, che sono state deferite all'Autorità giudiziaria per i reati di manifestazione non preavvisata (articolo 18 del Testo unico delle leggi di pubblica sicurezza), oltraggio a un Corpo politico, amministrativo o giudiziario (articolo 342 del codice penale), istigazione a disobbedire alle leggi (articolo 415 del codice penale) e grida e manifestazioni sediziose (articolo 654 del codice penale).
Sotto il profilo amministrativo, il questore di Rimini ha disposto l'applicazione del provvedimento del D.A.SPO. «semplice» nei confronti di sedici di esse, mentre per le restanti dodici, che risultavano già sottoposte alla stessa misura di prevenzione, ha previsto anche l'aggravante dell'obbligo di comparire presso un ufficio di polizia nel corso della giornata in cui si svolgono le manifestazioni sportive per le quali opera detto divieto.
Il Viceministro dell'interno: Marco Minniti.
PIRO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
dall'inizio dell'anno 2007 nella città di Licata, importante centro della provincia di Agrigento, si sono registrati una ventina di attentati incendiari, con una media di un attentato ogni due giorni;
la recrudescenza del fenomeno d'inizio anno peggiora una situazione già grave e che vede la città di Licata interessata da molti mesi dall'azione intimidatoria e violenta di gruppi di criminalità organizzata, particolarmente indirizzata nei confronti di esercizi commerciali ed attività economiche, e che ha fatto segnare già una settantina di attentati nel corso del 2006;
più volte nel corso dell'anno passato la situazione di Licata ha formato oggetto di apposite riunioni del Comitato Provinciale per l'ordine pubblico presieduto dal Prefetto di Agrigento che ha, tra l'altro, proposto il potenziamento delle forze di pubblica sicurezza impegnate sul territorio;
la città ha tentato di reagire, organizzando partecipate manifestazioni, si è costituito anche un comitato antiracket presieduto da un sacerdote; tuttavia l'offensiva criminale non si interrompe, anzi si manifesta con rinnovata virulenza e pericolosità -:
quale valutazione dia sullo stato dell'ordine pubblico a Licata, quali iniziative e quali decisioni siano state già intraprese;
se non ritenga di dover assumere iniziative ulteriori e urgenti per contrastare in modo efficace i gruppi criminali molto attivi sul territorio, allo scopo di assicurare normali condizioni di vita e di libera attività nella città.
(4-02670)
Risposta. - Secondo quanto riferito dalle Autorità provinciali di pubblica sicurezza, nel territorio di Licata (Agrigento) il fenomeno degli attentati incendiari trova, effettivamente, ampia diffusione.
Da un'attenta analisi in sede investigativa, risulta tuttavia che non tutti gli episodi sono riconducibili a forme di intimidazione che la criminalità organizzata esercita nei settori degli appalti pubblici, delle estorsioni e dell'attività usuraria.
Oltre ad essere emersi casi di rivalsa tra le stesse organizzazioni criminali in competizione nel traffico delle sostanze stupefacenti, va purtroppo rilevato come una significativa percentuale di detti eventi delittuosi è dovuta anche all'incivile prassi di taluni abitanti del luogo di risolvere con tale forma di violenza i propri personali dissidi.
Poiché, nel corso del 2006, si sono verificati complessivamente a Licata 61 episodi (21 incendi e 40 danneggiamenti a seguito di incendi), per fronteggiarne la recrudescenza si è svolta, nel dicembre 2006, un'apposita riunione del Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica, nel corso della quale è stata disposta una nuova strategia di prevenzione generale,
denominata «Piano coordinato di controllo del territorio».
Il piano ha ripartito l'area urbana ed extraurbana in due settori affidati, alternativamente, al presidio degli equipaggi della Polizia di Stato e dell'Arma dei carabinieri ed ha previsto, nella logica della cosiddetta «sicurezza partecipata», un più diretto coinvolgimento nei servizi di sicurezza stradale del Corpo della locale polizia municipale, disimpegnando da tale onere le pattuglie delle forze di polizia.
Per l'intensificazione dei controllo del territorio, il commissariato di pubblica sicurezza di Licata è stato potenziato di 4 unità, tutte inserite nel settore «Volanti», e vi concorrono anche le pattuglie del Reparto prevenzione crimine e del reparto mobile della polizia di Stato di Palermo.
Analogamente, l'Arma dei carabinieri ha aumentato (di circa il 27 per cento) l'impiego dei propri militari nell'attività di prevenzione generale, attraverso l'utilizzo nei servizi esterni di tutte le risorse umane disponibili della compagnia di Licata e con il supporto del reparto operativo del Comando provinciale di Agrigento. Si evidenzia, altresì, che il presidio territoriale dell'Arma ha anch'esso recentemente beneficiato di un incremento di organico pari a 7 unità.
Tale azione di prevenzione, effettuata secondo una strategia finalizzata a privilegiare una più efficace presenza dinamica delle forze di polizia sul territorio, nonché per dare una più incisiva risposta alla domanda di sicurezza dei cittadini, ha consentito di ridurre il numero degli episodi incendiari che, nel periodo compreso dal mese di novembre 2006 a quello di febbraio 2007, sono scesi a 19 rispetto ai 24 casi verificatisi nel precedente analogo arco temporale.
L'azione di repressione, conseguente anche all'intensificazione di quella di vigilanza soprattutto nella fascia oraria notturna (dalle ore 22,00 alle ore 04,00 in cui si concentra il maggior numero degli atti incendiari), ha raggiunto risultati altrettanto favorevoli.
In particolare, il 23 gennaio 2007, a seguito di accurate indagini, le forze di polizia hanno deferito all'Autorità giudiziaria due giovani ritenuti responsabili dell'incendio della saracinesca di un esercizio commerciale consumato pochi giorni prima. Il successivo 6 febbraio, invece, una pattuglia della polizia di Stato in servizio di vigilanza ha tratto in arresto in flagranza di reato due pregiudicati che stavano incendiando un'autovettura e la vetrina di un negozio.
I mezzi d'informazione hanno dato particolare rilevanza all'operato delle forze dell'ordine.
Per quanto più in generale concerne l'azione di contrasto alla criminalità, nel febbraio del 2005 e nel novembre del 2006 il personale in servizio presso il commissariato di pubblica sicurezza di Licata, supportato da elementi della squadra mobile della questura di Agrigento, ha tratto in arresto, nel corso delle operazioni di polizia giudiziaria denominate «Progresso» e «Progresso 2», nove persone ritenute tutte affiliate a cosche mafiose e, contestualmente, ha provveduto al sequestro preventivo di beni riconducibili alle attività delinquenziali degli arrestati.
Non è minore l'impegno dimostrato dai militari della compagnia dei carabinieri di Licata che, nello svolgere investigazioni mirate all'individuazione degli autori di incendi dolosi, hanno eseguito, nel giugno 2006, dieci ordinanze di custodia cautelare in carcere, per i reati di associazione a delinquere di tipo mafioso ed estorsione, nei confronti di altrettanti esponenti delle famiglie mafiose di Compobello di Licata (Agrigento) e di Ravanusa (Agrigento).
L'esigenza di arginare l'illegalità ha indotto e porre attenzione anche ad un'attività di promozione sociale, volta all'educazione dei giovani. In tale contesto e con la diretta collaborazione tra il distretto scolastico di Agrigento e la locale questura, sono stati organizzati diversi incontri presso gli istituti scolastici della provincia, anche con lo scopo di prevenire la diffusione del consumo di sostanze stupefacenti.
Tra le iniziative di particolare rilevo va evidenziata la costituzione, avvenuta il 2 marzo 2006, della locale associazione antiracket ed antiusura, avente sede presso il
palazzo municipale, che opera in stretto contatto con le Autorità provinciali di pubblica sicurezza per la tempestiva adozione di tutte quelle misure volte a sostenere le vittime delle estorsioni.
Nell'assicurare che l'attenzione delle forze di polizia alla complessa realtà territoriale e sociale rimane ai massimi livelli, si evidenzia, più in generale, che il 12 settembre scorso è stato stipulato tra il Ministro dell'interno ed il presidente della Confindustria un accordo a livello nazionale contro il racket, allo scopo di intensificare forme di sostegno agli imprenditori che intendono investire nelle aree del Mezzogiorno d'Italia e per agevolare la collaborazione delle imprese con le forze dell'ordine nella lotta alle estorsioni.
Nella stessa direzione, nell'ambito delle disposizioni contenute nel cosiddetto «Pacchetto sicurezza», approvato il 30 ottobre scorso in Consiglio dei ministri, viene introdotta, in modo organico e innovativo, una reale tutela per gli imprenditori che, soggetti al ricatto della criminalità organizzata di stampo mafioso, hanno il coraggio di denunciare gli abusi subiti.
In particolare, è previsto che attraverso la «denuncia di assoggettamento» all'influenza mafiosa, sarà consentito l'accesso a misure di controllo e di sostegno e a contributi specificamente stanziati.
Il Viceministro dell'interno: Marco Minniti.
PISICCHIO. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
due giovani italiani, Angelo Falcone e Simone Nobili, in India per motivi di turismo, alloggiati in una abitazione privata nella città di Mandi, stato Himachal Pradesh, subirono una irruzione della polizia alle 22 circa del 9 marzo 2007;
per quanto la dettagliata perquizione della polizia all'abitazione non avesse portato ad alcun particolare rinvenimento, i due giovani italiani furono condotti presso la locale centrale di polizia e trattenuti per circa 24 ore senza poter comunicare con l'ambasciata italiana e con i familiari in Italia, nonostante le ripetute richieste;
i due giovani, peraltro prostrati psicologicamente, sottoscrissero una dichiarazione in lingua indi, senza l'assistenza di un traduttore, in cui, lungi dall'essere riportata la verbalizzazione dell'accaduto, si dichiarava che erano stati fermati in un taxi con un bagaglio contenente ben 18 kg di hashish;
da quel momento i giovani sono reclusi nel carcere di Mandi, in condizioni disumane, costretti a dormire per terra, a cibarsi solo di riso e lenticchie, in condizioni igienico sanitarie così precarie da aver provocato l'insorgere di epatite virale e di dissenteria;
quale che possa essere la posizione processuale degli accusati che continuano, peraltro a proclamarsi estranei ai fatti, e senza voler fare cenno all'inverosimiglianza dell'accusa di detenzione di un così ingente quantitativo di droga, tale da far rientrare i due giovani nella categoria di narcotrafficanti, esiste il concreto e attuale problema delle scarsissime garanzie processuali riconosciute ai due connazionali e della loro precaria condizione di salute -:
quali urgenti e concrete iniziative il Ministro intenda assumere per offrire ogni opportuna tutela ai connazionali detenuti in India.
(4-04815)
Risposta. - Il signor Angelo Falcone e il signor Simone Nobili sono stati tratti in arresto dalle Autorità di polizia indiane il 10 marzo 2007 a Mandi nell'Himachal, con l'accusa di detenzione di 18 chilogrammi di hashish finalizzata allo spaccio. I connazionali sono stati condotti nel carcere di Mandi, ove tuttora permangono in regime di custodia cautelare.
Il caso del signor Falcone e del signor Nobili è stato seguito sin dall'inizio con la massima attenzione sia dal ministero degli affari esteri che dall'Ambasciata in New Delhi. Sin dal momento dell'arresto, la Rappresentanza si è adoperata, in particolare,
per fornire agli interessati ogni possibile assistenza, mantenendo un costante contatto con i familiari in Italia. La stessa Rappresentanza è altresì intervenuta presso le competenti Autorità indiane al fine di ottenere una conclusione più rapida possibile delle indagini relative alle accuse contestate.
Diverse visite consolari sono state effettuate per verificare le condizioni di salute e di detenzione dei due connazionali. In occasione dell'incontro in carcere avvenuto lo scorso 4 ottobre, il signor Falcone e il signor Nobili sono apparsi in buono stato di salute psico-fisico; gli stessi hanno dichiarato di essere trattati con cortesia dalle Autorità carcerarie, di ritenere accettabili le condizioni igieniche della struttura nella quale sono reclusi e di poter senza difficoltà comunicare con i loro congiunti in Italia con cadenza settimanale. L'ambasciata ha comunque ottenuto dalle predette Autorità l'autorizzazione a che gli interessati siano sottoposti ad una visita sanitaria di controllo da parte di un medico esterno al penitenziario.
Quanto alla vicenda giudiziaria, terminata la fase istruttoria, il procedimento penale a carico del signor Falcone e del signor Nobili è stato instaurato. L'ultima udienza preliminare, cui ha assistito un rappresentante dell'Ambasciata, si è svolta il 4 ottobre scorso. Nel corso di una nuova udienza svoltasi lo scorso 27 ottobre sono stati formalizzati i capi di imputazione a carico dei connazionali: detenzione di sostanze stupefacenti a fini di spaccio. A fine dicembre sono previste le udienze per la raccolta delle prime testimonianze.
Il 26 novembre scorso i genitori dei due connazionali sono stati ricevuti dall'ambasciatore Antonio Armellini. L'ambasciata li ha, inoltre, assistiti per individuare un nuovo legale ed il 27 novembre un funzionario dell'ambasciata li ha accompagnati nel carcere di Mandi.
L'ipotesi di un eventuale rientro in Italia del signor Nobile e del signor Falcone, stante la pendenza del procedimento penale, non appare al momento praticabile. Tanto più che non esistono, allo stato attuale, accordi bilaterali tra il nostro Paese e l'India per il trasferimento dei detenuti. L'India, inoltre, non risulta aver aderito alla Convenzione di Strasburgo del 1983 sul trasferimento delle persone condannate.
Il Viceministro degli affari esteri: Franco Danieli.
QUARTIANI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
nel decreto legislativo n. 152 del 2006 (Norme in materia ambientale) - pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 88 del 14 aprile 2006 - Supplemento Ordinario n. 96 - nell'allegato IX parte seconda - Requisiti tecnici e costruttivi - al punto 2.7 vengono esposti i requisiti tecnici per la costruzione dei camini;
nel sopraccitato punto 2.7 la norma tecnica prescrive che i camini debbano «garantire che siano evitati fenomeni di codensa»;
stante la letterale interpretazione di tale norma, la installazione di impianti termici di potenza superiore a 35kw che prevedano l'utilizzo delle cosiddette caldaie a condensazione, in virtù del fatto che tali dispositivo vedono, tra i principi del loro funzionamento, l'utilizzo dei «fenomeni di condensa» nei camini, a giudizio dell'interrogante verrebbe a violare le disposizioni relative ai Requisiti tecnici costruttivi previsti dalla legge;
la legge finanziaria 2007 (articolo 1, comma 347) incentiva e prevede finanziamenti per l'installazione di tali apparecchi indipendentemente dalla tipologia di edificio/impianto e dell'anno di costruzione dell'edificio;
tuttavia la mancanza di una chiara interpretazione della norma relativa ai requisiti tecnici e costruttivi dei camini, pone gli operatori del mercato della installazione di impianti e gli utenti in una situazione di grave incertezza e di rischio di violazione delle norme -:
quale sia, al fine di fornire certezze nelle possibilità di installazione e utilizzo
dei dispositivi cosiddetti «a condensazione», l'autentica interpretazione che il Ministro competente ritiene di poter fornire della norma esposta in premessa.
(4-05178)
Risposta. - In merito a quanto indicato nell'atto di sindacato ispettivo in oggetto indicato relativo ai requisiti tecnici per la costruzione di camini, si rappresenta che l'articolo 285 del decreto legislativo n. 152 del 2006 stabilisce che gli impianti termici civili, ricadenti nel campo di applicazione del titolo II della parte quinta dello stesso ed aventi potenza termica nominale superiore a 35 KW, devono rispettare le caratteristiche tecniche «pertinenti al tipo di combustibile utilizzato», previste dalla parte II dell'allegato IX alla parte quinta del decreto.
Tenendo conto del progresso tecnologico degli impianti termici alimentati a gas naturale e degli inequivocabili miglioramenti ambientali a questi connessi in termini di maggiore efficienza energetica e conseguente riduzione delle emissioni, si ritiene che la caratteristica tecnica relativa ai fenomeni di condensa di cui alla parte quinta del decreto legislativo n. 152 del 2006, allegato IX, parte II, paragrafo 2.7, possa non applicarsi ai summenzionati impianti, poiché non pertinente all'utilizzo di gas naturale.
Tale interpretazione si ritiene possibile anche nelle more di un eventuale chiarimento normativo che consenta di adeguare più esplicitamente le norme vigenti allo sviluppo tecnologico.
Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare: Alfonso Pecoraro Scanio.
RAMPELLI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
il comune di Roma, nell'ambito del programma di riqualificazione «Giustiniano Imperatore», ha deciso di costruire due complessi immobiliari di otto piani negli spazi compresi tra viale Giustiniano e via Costantino, inclusi nel cosiddetto «Comparto A»;
gli stabili in oggetto andrebbero ad insistere su un terreno, caratteristico della zona ed un tempo sede di estese «marrane», argilloso e melmoso e percorso da falde acquifere sotterranee e già in passato concausa di cedimenti strutturali;
il «Comparto A» confina con edifici residenziali, ubicati sia su via Costantino che su via Villa di Lucina, alcuni dei quali - a seguito di costosi interventi sulle loro fondazioni sostenuti con risorse private e senza alcun finanziamento pubblico - attualmente possono ritenersi stabili, contrariamente a tanti altri collocati in zone contigue che hanno subito lesioni, cedimenti e dissesti;
il comune prevede di costruire sull'area in oggetto - nonostante la nota inaffidabilità del terreno - due fabbricati per oltre 150 abitazioni, garage, piscina e servizi interrati, per tre piani entro terra ed otto piani fuori terra in una stretta lingua di terreno compresa proprio tra i fabbricati esistenti su via Costantino e via di Villa di Lucina;
le nuove costruzioni, progettate a pochi metri dai suddetti fabbricati, comporteranno lo spostamento della piscina comunale esistente in loco ed un enorme scavo dei terreni, battimenti, trivellazioni e pompaggi di acque sotterranee per la realizzazione di pali di grande diametro a profondità di oltre 50 metri, con una pericolosissima opera di disturbo dell'equilibrio attualmente raggiunto dallo strato di terreno argilloso e di imprevedibile interferenza sulla situazione ormai consolidata di stabilità dei palazzi contigui;
prova concreta ed inoppugnabile della pericolosità di un tale imponente intervento per le costruzioni vicine, è ravvisabile, oltre che dalle relazioni geologiche, dal fatto che il comune ha dovuto prevedere - con ulteriore aumento dei costi di appalti - un'operazione di monitoraggio
continuativa per il controllo della stabilità dei fabbricati adiacenti, nella consapevolezza che i lavori di costruzione hanno un alto grado di rischio gravante sui tali fabbricati;
tale iniziativa di sostituzione edilizia, considerata dalle famiglie residenti nei fabbricati contigui imprudente ed inutilmente onerosa, comporterà per le stesse: a) una persistente situazione di rischio di danno strutturale, in ragione degli assestamenti di tali tipologie di terreni, possibili anche dopo l'esecuzione dei lavori; b) un immediato e consistente danno patrimoniale per la significativa diminuzione di valore economico degli appartamenti, determinata essenzialmente dalla suddetta persistente situazione di alea di rischio della stabilità strutturale; c) un inevitabile stato di continua apprensione a scapito del sereno godimento della propria proprietà;
in altre zone di Roma si sono registrati, anche nel recente periodo, danni e lesioni ai fabbricati contigui ai cantieri di scavo allestiti dal comune di Roma per effetto di lavori decisamente meno invasivi di quelli di cui trattasi;
la cittadinanza residente, pur condividendo la necessità di soddisfare il bisogno abitativo delle famiglie evacuate dagli stabili pericolanti, in gran parte non apprezza il progetto di sostituzione edilizia denominato «Programma di riqualificazione Giustiniano Imperatore» sia dal punto di vista meramente architettonico, sia da quello urbanistico;
è da considerarsi definitivamente fallito il percorso partecipativo con i residenti iniziato nella scorsa consigliatura dall'Assessorato all'Urbanistica e dalla Commissione Urbanistica del Municipio Roma XI, secondo l'interrogante, a causa della chiusura e della mancanza di dialogo dimostrata dal comune di Roma ed in particolare dal Direttore dell'Unità Organizzativa Segni di Qualità Giustiniano Imperatore, nonché responsabile del procedimento del relativo intervento, che nei fatti si è fin qui manifestato avverso ad ogni tipo di concertazione con la cittadinanza -:
se in considerazione dei pericoli per l'incolumità pubblica segnalati in premessa non intenda richiedere al prefetto se sussistano i presupposti per l'attivazione dei poteri di intervento di cui all'articolo 54 del T.U.E.L., eventualmente promuovendo un approfondimento sulle condizioni geomorfologiche del territorio interessato.
(4-03630)
Risposta. - Con riferimento all'interrogazione in esame concernente la costruzione di due complessi immobiliari nell'ambito del programma di riqualificazione «Giustiniano imperatore» nel comune di Roma, si fa presente che la direzione generale per la difesa del suolo ha riferito che l'area di via Giustiniano Imperatore non è individuata come area a rischio/pericolosità idrogeologica nel piano di assetto idrogeologico del Tevere approvato. La presenza di terreni con scadenti caratteristiche geomeccaniche e che, quindi, necessitano di particolari prescrizioni in ambito edificatorio, riguarda piuttosto la pianificazione comunale e comunque, procedure autorizzative a carattere locale.
Non si ravvisa pertanto, una competenza specifica del ministero, nemmeno per quanto riguarda l'applicazione dell'articolo 54 del T.U.E.L., che al comma 8 recita: «Ove il sindaco o chi ne esercita le funzioni non adempia ai compiti di cui al presente articolo, il Prefetto può nominare un commissario per l'adempimento delle funzioni stesse».
Ciò nonostante, interessato alla questione e allertato dal pericolo di incolumità pubblica, il ministero dell'ambiente ha chiesto informazioni al Comune di Roma.
Il dipartimento VI - politiche della programmazione e pianificazione del territorio - del Comune di Roma con nota n. 15179 del 4 luglio 2007, ha comunicato che:
1) il quadro delle problematiche statistiche e strutturali rilevate e rilevabili in molti edifici del quartiere e che ha determinato l'emergenza abitativa in atto, deriva dalla inadeguatezza delle tecniche costruttive
e fondali utilizzate al tempo della costruzione degli stessi, quali pali flottanti o fondazioni dirette, in presenza di terreni di natura alluvionale e argillosa, come risulta anche dalle relazioni geologiche: «Appare pertanto, che le cause principali che hanno determinato i dissesti degli edifici nell'area in studio siano da addebitare alle scadenti caratteristiche geotecniche dei terreni di fondazione, associate alle obiettive limitazioni tecnologiche che negli anni '50 non permettevano di eseguire pali di dimensioni tali da raggiungere gli strati rigidi a 45-50 metri di profondità; infatti, quando tali tecnologie si sono sviluppate e sono diventate di usuale utilizzazione, si sono costruite nella stessa zona edifici attualmente del tutto stabili e sicuri».
Il progetto esecutivo, approvato e in corso di realizzazione, prevede tutte le misure e dispositivi progettuali necessari e idonei a rispondere adeguatamente alle problematiche del terreno, in primo luogo pali di fondazione che superano abbondantemente i livelli argillosi sino ad attestarsi sul cosiddetto bedrock, ovvero negli strati di terreno con caratteristiche con compressibilità adeguata.
2) Per risolvere il tema della emergenza abitativa, in un quadro di sostenibilità generale, il Comune di Roma ha avviato «un programma di riqualificazione» dell'intero ambito, che tiene conto sia delle procedure per la soluzione dell'emergenza abitativa (e per il ritorno nel proprio quartiere delle famiglie sgomberate), sia degli sviluppi potenziali a medio e lungo termine, in un quadro generale di sostenibilità urbanistica, finanziaria e sociale dell'intera operazione in tutti i suoi diversi livelli di attuabilità. Con il «Programma di riqualificazione urbana Giustiniano imperatore» l'amministrazione lavora all'individuazione di mobilità innovative di intervento che consentano di gestire l'emergenza trasformandola in una sorta di progetto pilota, con caratteristiche che possano avere la funzione di modello anche in altre aree critiche della città.
3) Il programma di riqualificazione urbana avviato dal Comune di Roma, persegue un duplice obiettivo: da un lato un programma di trasformazione del quartiere che consenta, oltre la soluzione del problema della sostituzione edilizia, un migliore assetto e disegno di suolo con la previsione di nuovi servizi e spazi pubblici, in questo senso va ricercata la ragione della sostituzione della vecchia piscina comunale, costruita negli anni '80, con una nuova struttura, di maggiore superficie e migliori dotazioni, la cui sostituzione consente, tra l'altro, di utilizzare in modo maggiormente razionale le aree pubbliche; dall'altro il perfezionamento di un percorso di garanzie giuridiche e procedimentali che garantisca e tuteli la realizzabilità del processo attuativo. Tale percorso è, fin dalla costituzione della «Cabina di regia», aperto alla concreta condivisione e partecipazione da parte dei residenti proprietari, la cui adesione volontaria ai contenuti del programma resta comunque condizione preliminare ed obbligatoria per l'attuazione di eventuali, successivi compatti di sostituzione edilizia.
4) Il programma di un'alta qualità urbana e architettonica è stato ed è obbiettivo fondante dell'intero processo: ogni passaggio è stato contraddistinto dalla ricerca del massimo risultato, a partire dal concorso internazionale per la configurazione progettuale di indirizzo, alla tipologia di procedura adottata per la realizzazione del primo comparto di sostituzione edilizia, ove la qualità dell'offerta tecnica ha rappresentato il 70 per cento del peso complessivo per l'aggiudicazione.
5) Per ultimo la documentazione in atti e quanto rappresentato dimostra completamente infondato quanto argomentato circa il mancato dialogo e percorso di partecipazione e informazione con i cittadini del quartiere riguardo alle scelte da compiere e in atto da parte dell'amministrazione comunale. Quanto indicato nel «Regolamento del processo di partecipazione dei cittadini alle scelte di trasformazione urbana», approvato dal consiglio comunale nel marzo 2006, è stato ed è diffusamente e dettagliatamente anticipato sin dalle prime fasi di elaborazione del programma in oggetto; il metodo del confronto partecipativo è cardine dei princìpi
ed obbiettivi del programma, così come l'ascolto e la ricerca di soluzioni condivise, al di là della legittimità delle richieste.
Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare: Alfonso Pecoraro Scanio.
SGOBIO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
da notizie provenienti da ambienti sindacali, si apprende che, nel quadro dell'emergenza criminalità a Napoli e secondo il piano di contrasto messo a punto giorni fa direttamente dal Ministro dell'Interno, anche i Vigili del Fuoco saranno impiegati a collaborare a supporto delle operazione di polizia nei blitz anticamorra;
a parere dell'interrogante, se così fosse, l'impiego dei Vigili dei Fuoco nel piano di sicurezza della città, solleva alcune perplessità di merito, vista la cronica e più volte denunciata mancanza di risorse e di mezzi del corpo e tenuto conto della grave e persistente carenza di organico del corpo in questione;
sempre secondo l'interrogante sarebbe opportuno che ad un aggravio dei compiti dei Vigili del Fuoco dovrebbe corrispondere un opportuno potenziamento del corpo;
nella provincia di Napoli, a fronte di 3 milioni di cittadini, a regime ci sono 975 Vigili del Fuoco, con un rapporto vigile/cittadino di 1 su 3 mila, che diventano circa 150 unità per turno di lavoro, per un rapporto vigile/cittadino di 1 ogni 2 mila;
l'impiego dei Vigili dei Fuoco, come conseguenza diretta del piano assunto contro l'emergenza criminalità, comporterebbe la distrazione di più squadre al soccorso ed alla sicurezza dei cittadini;
a parere dell'interrogante è arrivato il momento di metter mano alle problematiche denunciate dalle organizzazioni sindacali di categoria dei vigili del fuoco, tenuto conto del fatto che i suddetti lavoratori prestano costantemente, e in ogni condizione, un'opera impagabile e che sono costretti ad operare, malgrado l'ampliamento delle loro competenze di intervento, con una perdurante carenza di uomini, con mezzi in dotazione obsoleti ed insufficienti e con attrezzature ed equipaggiamenti logori ed inadeguati;
da tempo, le organizzazioni sindacali di categoria chiedono un adeguamento di organico e di servizi-:
se non ritenga necessario colmare la grave carenza di personale del Corpo dei vigili del fuoco di Napoli;
quali provvedimenti intenda urgentemente assumere al fine di coprire le lacune di organico suddette e se non ritenga urgente intervenire al fine di potenziare anche i mezzi e le attrezzature del corpo, garantendo un servizio più efficiente ed efficace alla popolazione, innalzando il livello di protezione dell'operatore vigile del fuoco che è esposto a rischi particolarmente elevati, come testimoniano i dati, preoccupanti ed in costante aumento, riferiti ai decessi in servizio ed agli infortuni.
(4-01511)
Risposta. - Come è noto, il Corpo nazionale dei vigili del fuoco è l'organismo che, per compiti istituzionali, provvede in maniera diretta e con l'immediatezza necessaria, alla tutela della vita umana e alla salvaguardia dei beni e dell'ambiente dai danni, o dai pericoli di danni, causati da incendi o da altre situazioni accidentali.
Al riordino ed aggiornamento della normativa sulle funzioni e sui compiti del Corpo nazionale dei vigili del fuoco si è provveduto di recente con il decreto legislativo 8 marzo 2006, n. 139, che ne ha individuato e definito le competenze.
Al personale del predetto Corpo è, peraltro, attribuita, nell'ambito dell'esercizio delle funzioni di istituto, la qualità di ufficiale od agente di polizia giudiziaria (articolo 6 del decreto legislativo n. 139 del 2006) e di agente di pubblica sicurezza (articolo 8, comma 1, della legge n. 1570
del 1941), che ne consente perciò, ove ne ricorrano le condizioni, l'impiego da parte dell'Autorità giudiziaria e dell'Autorità di pubblica sicurezza nell'ambito delle rispettive attribuzioni.
La diretta connessione tra i compiti istituzionali e funzioni di polizia giudiziaria emerge anche nelle previsioni contenute nell'articolo 2 del decreto legislativo 13 ottobre 2005, n. 217, relativo al nuovo ordinamento del personale del Corpo nazionale dei vigili del fuoco.
In tale contesto si inserisce, peraltro, il dispositivo dell'ultimo comma dell'articolo 11 della legge 13 maggio 1961, n. 469, che, mantenuto in vigore dal richiamato decreto legislativo n. 139 del 2006, prevede la possibilità che i prefetti affidino ai comandi provinciali, «in via eccezionale, particolari servizi di carattere tecnico, per i quali il personale abbia attitudine in dipendenza dei compiti di istituto».
In virtù, quindi, di tali competenze sia tecnico-operative, sia di polizia giudiziaria, il personale del Corpo nazionale dei vigili del fuoco è stato effettivamente coinvolto in operazioni congiunte con le forze di polizia nel quadro dell'emergenza criminalità nel territorio della provincia di Napoli.
Tale coinvolgimento si colloca nell'ambito di quelle operazioni di polizia che richiedono specifiche competenze tecniche, strettamente connesse ai compiti istituzionali e al ruolo che riveste lo stesso personale del Corpo nazionale, nell'ottica di un'interoperatività che assicuri il migliore e più completo servizio possibile a tutela del cittadino.
In particolare, per fare fronte alla citata situazione di emergenza, lo scorso anno si sono intensificati a Napoli gli interventi delle forze dell'ordine con le quali il comando provinciale dei vigili del fuoco ha operato in passato e continua ad operare per l'abbattimento degli ostacoli fissi.
Tale tipologia di intervento comporta sostanzialmente l'impiego di idonee attrezzature da taglio per rimuovere cancellate, portoni blindati ed ogni altro tipo di ostacolo che impedisce alle forze di polizia di raggiungere obiettivi predefiniti.
Peraltro, il ministero dell'interno ha seguito e continua a seguire con particolare attenzione la problematica delle condizioni e dei termini di impiego del personale del Corpo nazionale dei vigili del fuoco in attività di polizia particolarmente complesse come quelle presenti nel territorio napoletano, al fine di ricercare sempre migliori soluzioni improntate ad una doverosa collaborazione istituzionale.
Ciò premesso, nel merito dei quesiti formulati dall'interrogante, si osserva che le carenze di personale e mezzi evidenziate nell'atto di sindacato ispettivo non riguardano il circoscritto ambito della provincia di Napoli, ma si riferiscono ad una più generale situazione relativa all'intero territorio nazionale, laddove gli organici operativi, a fronte di documentati incrementi delle situazioni potenzialmente pericolose, hanno subito nel corso degli ultimi anni una progressiva riduzione in termini di effettiva presenza sul territorio.
Va detto, peraltro, che le carenze di circa 3000 unità attualmente esistenti nel Corpo nazionale sono anche la conseguenza delle scelte operate in sede di emanazione delle leggi finanziarie degli anni precedenti, ove, a fronte di sporadici interventi di aumento di organico, non sono state previste autorizzazioni alla copertura del turn over del personale posto in quiescenza.
Sotto questo profilo, l'attuale Governo ha operato un'inversione di tendenza sostanziale rispetto al passato; sarà infatti possibile procedere ad un parziale ripianamento degli organici dei Vigili del fuoco attraverso l'attuazione delle misure previste dalla legge finanziaria del 2007.
In primo luogo, la citata legge ha allocato le risorse per procedere ad una immediata assunzione di 600 unità nella qualifica di vigile del fuoco, che prenderanno servizio nei comandi provinciali, sulla base delle carenze rilevabili a livello nazionale, entro la fine dell'anno, al termine del corso di formazione. Si terrà pertanto conto della necessità di assegnare nuovo personale alle sedi che ne hanno maggiormente bisogno, come quella di Napoli.
In secondo luogo, la stessa normativa ha previsto per il Corpo nazionale dei vigili del
fuoco un percorso «ad hoc» per la stabilizzazione del rapporto di lavoro del personale precario in possesso di determinati requisiti. Con decreto del Ministro dell'interno in data 30 luglio 2007 sono pertanto stati fissati i criteri relativi alla procedura selettiva per detta stabilizzazione, che consentirà l'immissione di personale altamente qualificato al fine di poter dare un contributo fondamentale al servizio istituzionale di salvaguardia della vita delle persone. In base alle disposizioni contenute nella citata normativa, è consentita infatti la stabilizzazione di una parte dei vigili del fuoco selezionati tra quei soggetti che prestano servizio volontario nel Corpo nazionale stesso, iscritti negli appositi elenchi da almeno tre anni e con almeno centoventi giorni di servizio, purché in possesso dei requisiti richiesti dalla normativa. A breve la Presidenza del Consiglio dei ministri - dipartimento funzione pubblica - farà conoscere la quota complessiva di vigili del fuoco da stabilizzare e, nell'ambito di tale quota, altro personale operativo sarà assegnato a Napoli.
Ulteriori unità di personale operativo potranno essere assegnate alla sede di Napoli a seguito dei prossimi concorsi di riqualificazione per capo squadra e per capo reparto.
Si soggiunge che il decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 16 gennaio 2007 ha inoltre autorizzato, ai sensi dell'articolo 1, comma 104, della legge n. 311 del 2004, l'avvio, nel triennio 2007/2009, delle procedure concorsuali per la copertura di 1021 posti nei ruoli del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, di cui 814 vigili del fuoco, la cui assunzione sarà subordinata ad apposita autorizzazione del dipartimento per la funzione pubblica.
In ordine ai mezzi, si richiama la disposizione della stessa legge finanziaria 2007, nella parte in cui stabilisce, fra l'altro, che, per la realizzazione di programmi straordinari di incremento dei servizi di soccorso tecnico urgente e per la sicurezza dei cittadini, il Ministro dell'interno e, per sua delega, i prefetti, possano stipulare convenzioni con le regioni e gli enti locali che prevedano la contribuzione logistica, strumentale o finanziaria da parte degli stessi enti territoriali.
La medesima legge finanziaria ha poi previsto nuove entrate stabili quali quelle derivanti dal sistema di finanziamento del Servizio antincendi negli aeroporti, tramite l'istituzione di un fondo di 30 milioni di euro da destinare al bilancio del dipartimento dei vigili del fuoco, del soccorso pubblico e della difesa civile, alimentato da un incremento di 0,50 euro dell'addizionale sui diritti di imbarco aeroportuale.
Per far fronte alle citate problematiche di carattere finanziario, il Governo ha avviato altresì un percorso che, nell'ambito delle disposizioni urgenti in materia finanziaria, introdotte dal decreto-legge 2 luglio 2007, n. 81 (cosiddetto decreto sul «Tesoretto»), convertito, con modificazioni, nella legge 3 agosto 2007, n. 127, ha previsto lo stanziamento di 20 milioni di euro per le esigenze del Corpo, per un primo immediato ripianamento dei debiti finora maturati.
Le citate carenze di risorse potranno essere fronteggiate anche mediante le disposizioni contenute nel disegno di legge finanziaria per l'anno 2008, il quale prevede l'istituzione presso il ministero dell'interno di un fondo di parte corrente per le esigenze di funzionamento della sicurezza e del soccorso pubblico, ad esclusione delle spese per il personale e di quelle destinate al ripianamento delle posizioni debitorie, con una dotazione di 190 milioni di euro, di cui 30 milioni per le specifiche necessità del Corpo nazionale dei vigili del fuoco.
Nel medesimo disegno di legge è prevista inoltre l'autorizzazione per il Corpo nazionale dei vigili del fuoco della spesa per assunzioni di personale, pari a 7 milioni di euro per l'anno 2008, 16 milioni per l'anno 2009, 26 milioni annui a decorrere dal 2010, nonché lo stanziamento di 10 milioni di euro per il «patto per il soccorso».
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Ettore Rosato.
SGOBIO. - Al Ministro della pubblica istruzione, al Ministro per gli affari regio nali e le autonomie locali. - Per sapere - premesso che:
sono tante le segnalazioni giunte all'interrogante da parte di numerosi docenti impegnati da anni nei Centri Territoriali Permanenti (CTP) - istituiti con decreto-legge n. 281 del 1997, al fine di promuovere il concetto di «Educazione degli Adulti» e di «cittadinanza attiva» - riguardo al progressivo decadimento di tali strutture;
nella Regione Campania, ad esempio, dove vi sono circa due milioni di analfabeti - tra totali e di ritorno - dopo gli entusiasmi degli anni '97, '98 e '99 non è più avvenuta nessuna seria programmazione: a tutt'oggi manca il Comitato locale, non ci sono referenti e la Regione eroga, ogni tanto, finanziamenti «a pioggia» non mirati né a stabilire il reclutamento, né le modalità e né l'aggiornamento del personale, a scapito, quindi, del progetto educativo iniziale;
la situazione che si registra in Campania è diffusa su gran parte del territorio nazionale, dove, negli ultimi anni, si sta assistendo al tentativo di cancellare gli aspetti innovativi introdotti dall'ordinanza ministeriale n. 455 del 1997, a sostegno degli interventi di alfabetizzazione e di integrazione;
dopo dieci anni, alcune figure docenti sono quasi scomparse, in particolare quelle degli alfabetizzatori, indispensabili per avviare il recupero delle fasce deboli - quali gli analfabeti di ritorno, gli stranieri, eccetera - e in molti CTP l'organico è ritornato ad essere precario e soggetto ad ataviche logiche clientelari;
con la Finanziaria del 2007, inoltre, è scomparsa l'Educazione degli Adulti (EDA) dando luogo alla più limitata Istruzione degli Adulti (IDA), finalizzata esclusivamente all'acquisizione di un sapere formalizzato attraverso il titolo di studio di scuola media superiore (articolo 1, comma 632);
sia gli immigrati e sia gli analfabeti di ritorno - soprattutto donne - per la loro peculiarità della propria condizione difficilmente potranno accedere ad un diploma e perciò saranno interessati a questo tipo di corsi;
con le modifiche apportate nella Finanziaria 2007, nei fatti, non tutti i docenti hanno pari dignità professionale, dal momento che gli alfabetizzatori, pur lavorando con la stessa utenza e avendo negli ultimi anni acquisito specifiche abilità di insegnamento, hanno il contratto della scuola elementare, che oltre a prevedere una retribuzione più bassa, li obbliga ad un orario di servizio superiore di ben un terzo a quello degli altri colleghi -:
quali provvedimenti, ciascuno per gli ambiti di propria competenza, intendano attuare al fine di dare risposte certe e definitive ai docenti impegnati nei CTP, al fine di:
a) preservare la loro specifica professionalità conquistata con personale dedizione;
b) attuare il ruolo EDA dando pari dignità professionale a tutti i docenti;
c) attuare l'aggiornamento continuo e specifico del personale docente EDA;
d) formalizzare il riconoscimento della professionalità degli alfabetizzatori che da anni si occupano dell'insegnamento della lingua italiana agli stranieri;
e) facilitare il recupero delle fasce deboli verso i percorsi finalizzati all'acquisizione delle competenze alfabetiche di base.
(4-04066)
Risposta. - Si risponde all'interrogazione parlamentare in esame con la quale l'interrogante, partendo da alcune considerazioni sulla situazione di analfabetismo presente nella regione Campania e sulle criticità delle misure adottate sul territorio per affrontare il fenomeno, avanza perplessità sui possibili effetti derivanti dall'attuazione del comma 632, articolo 1 della legge
finanziaria 2007, riguardante la riorganizzazione dei Centri territoriali permanenti.
Al riguardo si precisa che le disposizioni normative contenute nel suddetto comma rispondono alla esigenza prioritaria, affermata anche in sede europea, di assicurare l'acquisizione delle competenze chiave per la partecipazione della cittadinanza attiva e per innalzare i livelli d'istruzione della popolazione adulta. Un'attenzione particolare è riservata alle fasce deboli della popolazione, con specifico riferimento agli immigrati, per favorirne l'integrazione linguistica e sociale.
A tal fine, ai Centri, riorganizzati in reti territoriali e in collegamento ottimale con i corsi serali, viene riconosciuta per la prima volta, l'autonomia amministrativa, organizzativa e didattica e attribuito un proprio organico, distinto da quello degli ordinari percorsi scolastici e, pertanto, più stabile e funzionale.
Il decreto ministeriale 25 ottobre 2007 relativo alla riorganizzazione di detti centri territoriali, previsto dalla legge n. 296 del 2006, è stato trasmesso alla Corte dei conti per la registrazione.
Accanto ai percorsi per l'acquisizione delle competenze chiave, dei titoli di studio e della conoscenza della lingua italiana da parte degli stranieri; continueranno ad essere erogate tutte quelle attività che, nel quadro dell'ampliamento dell'offerta formativa delle istituzioni scolastiche, saranno ritenute funzionali all'educazione degli adulti in sinergia con il contesto territoriale di appartenenza.
La riorganizzazione sarà sostenuta da adeguate misure di sistema e da iniziative di aggiornamento del personale che potrà anche avvalersi di una piattaforma on line dedicata all'educazione degli adulti.
Con riguardo, in particolare alla regione Campania, il direttore generale dell'ufficio scolastico regionale ha precisato che il Comitato regionale educazione degli adulti per la Campania, istituito con decreti del Presidente della giunta regionale n. 2363 del 28 ottobre 2001 e n. 2645 del 23 dicembre 2001, ha definito gli ambiti territoriali EdA in base alla popolazione residente nei comuni con età superiore ai 18 anni; alla presenza dei centri per l'impiego; alla presenza dei centri territoriali permanenti; alle scuole di ogni ordine e grado.
Con delibera n. 287, datata 5 marzo 2004, della giunta regionale della Regione Campania sono stati individuati i seguenti ambiti territoriali EdA: Avellino 5, Benevento 4, Caserta 7, Napoli 9 + 11 sottoambiti; Salerno 8.
In relazione alla lamentata mancanza del «Comitato locale» nella Regione Campania, lo stesso dirigente ha precisato che il Comitato regionale EdA, dopo aver identificato gli ambiti territoriali EdA ed aver emanato «Le linee guida per la costruzione del sistema integrato dell'EdA in Campania» con delibera n. 794 della giunta regionale della regione Campania in data 16 giugno 2006, ha costituito cinque gruppi provinciali per l'organizzazione di Conferenze provinciali per l'EdA nelle cinque province della Campania, al fine di diffondere le Linee guida suddette e promuovere la costituzione dei comitati locali. In data 13 novembre 2006 si è tenuta a Caserta la prima conferenza provinciale EdA; in data 14 giugno 2007 si è tenuta a Benevento la seconda conferenza provinciale EdA e a tutt'oggi, sono stati istituiti il Comitato locale EdA di Napoli e il Comitato locale EdA di Piedimonte Matese (Caserta).
In ordine alla presunta assenza di referenti, il direttore regionale ha fatto presente che presso l'ufficio scolastico regionale per la Campania è attivo da tempo un ufficio per le politiche formative integrate, nel cui ambito opera il referente regionale del settore EdA.
Con riguardo poi ai finanziamenti regionali, al responsabile dell'ufficio scolastico regionale risulta che la regione Campania, tramite la misura 3.8 del POR, ha indetto tre bandi di tale misura destinati all'EdA:
delibera n. 4751 della giunta regionale Campana, datata 11 ottobre 2002, recante «Interventi rivolti all'adeguamento e allo sviluppo delle conoscenze e delle qualifiche delle cittadine e dei cittadini italiani ed immigrati, non occupati, disoccupati e lavoratori maggiormente esposti al rischio di esclusione dai processi produttivi»;
avviso, approvato con D.D. n. 188 del 27 luglio 2004, su «Interventi rivolti alle cittadine e ai cittadini superiore ai 55 anni che necessitano di percorsi specifici di apprendimento»;
avviso, approvato con D.D. n. 323 del 15 novembre 2004, su «Interventi di istruzione e formazione permanente legati alle tematiche della genitorialità».
Il medesimo dirigente generale ha fatto presente infine che appena sarà emanato il decreto ministeriale applicativo dell'articolo 1, comma 632, della legge n. 296 del 2006, l'Ufficio scolastico regionale provvederà a programmare, per ambiti territoriali EdA, i Centri provinciali per l'istruzione degli adulti, riorganizzando la distribuzione dei Centri medesimi e dei corsi serali in reti territoriali sulla base del modello che sarà prefigurato dal decreto medesimo.
Il Viceministro della pubblica istruzione: Mariangela Bastico.
TREPICCIONE. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro delle infrastrutture, al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
è in corso di definizione un progetto di potenziamento della portualità turistica nel Golfo di Policastro, in provincia di Salerno, riguardante in particolare i porti di Scario, Sapri e Policastro, ma anche la aree di Capitello e Villammare; lungi dall'esprimere un complessivo dissenso da quello che può essere un volano di sviluppo dell'intera area campana del Golfo di Policastro, taluni aspetti del progetto destano perplessità in relazione in relazione a valori paesaggistici ed ambientali, che già in passato sono stati oggetto di tutela;
in particolare per quel che riguarda il Porto di Scario è previsto di elevare la mantellata del molo di sopraflutto fino a 4 metri di altezza dal piano di calpestio della banchina, allo scopo di impedire l'ingresso delle onde di burrasca; ma in tal modo si ha anche l'occultamento del fronte mare da ogni angolo del vecchio borgo marinaro (e di conseguenza della vista del borgo dal mare) con conseguente menomazione del quadro panoramico che attualmente è oggetto di vincolo paesaggistico; si aggiunga che i lavori di ristrutturazione comporteranno anche il taglio di numerosi alberi pluridecennali, sia pure sostituiti con nuovi impianti;
per quel che riguarda il porto di Sapri, in relazione al quale si ritiene assai opportuno offrire un'occasione di rilancio, il progetto prevede la realizzazione di una passerella in legno lunga 400 metri che taglia in due la piccola baia di San Giorgio, al fine di collegare il porto alla città; lungo la passerella sono previsti numerosi approdi. Va osservato che la passerella non collega con il centro cittadino, quanto invece con un'area di snodo dalla quale è necessario percorrere altre centinaia di metri per raggiungere l'abitato. Fatto più grave, il progetto sembra ledere l'integrità della baia medesima, già posta sotto tutela con decreto 20 luglio 1966, in quanto «... quadro naturale di incomparabile bellezza godibile da numerosi punti di vista...»; sui medesimi luoghi Italia Nostra condusse negli anni '70 un'aspra e vittoriosa battaglia al fine di salvarli dalla speculazione edilizia;
conclusivamente va osservato che la regione Campania intende ristrutturare o realizzare ben 5 porti (o approdi) turistici in soli 13 chilometri con la presenza estiva di migliaia di barche e decine di migliaia di persone; comincia pertanto a porsi il complessivo problema delle migliaia di scarichi a mare non solo di idrocarburi, ma anche di organici, problema particolarmente grave nella baia di San Giorgio, un cul de sac che si trova a ridosso di due ampie aree di attracco;
ma anche per gli approdi di Capitello e Villammare la presenza dei soli gavitelli di attracco può costituire un rilevante problema di inquinamento; la normativa vigente, valida per tutte le unità da diporto
dal 1o agosto 2005 prevede che ad esse siano vietati scarichi in mare dei servizi igienici nell'ambito dei porti, degli approdi e nei limiti indicati dalle autorità dinanzi alle spiagge, a meno che non siano dotate di adeguato serbatoio di scarico; una recente indagine della stampa specializzata di settore ha rilevato che quasi nessuno ha tale serbatoio ed è infinitesimo il numero di quelli che lo usa correttamente; la stessa indagine ha dimostrato che nei porti dove è previsto un servizio di smaltimento dei reflui (impianto denominato pump up), quasi nessuno chiede di utilizzarlo; chi abita vicino alla riva in prossimità dei porti, sa in che stato trova le acque di primo mattino, anche nei mari più puliti, poiché si tratta di un'inquinamento concentrato nello spazio e nell'orario; la cosa è aggravate dalle molte unità diportistiche che nella stagione estiva, non avendo trovato posto nella rada, stazionano appena fuori del porto;
tale situazione rischia di inficiare tutti gli sforzi di depurazione delle acque reflue compiuti dai comuni del Golfo di Policastro; pertanto sarebbe opportuno che nell'ambito del citato progetto di potenziamento della portualità turistica siano quanto meno dettate severe prescrizioni sui reflui delle unità diportistiche, che sia imposto ad esse l'uso di wc chimici con serbatoio di contenimento che sono in vendita a costo contenuto, e che sia vietato l'attracco delle unità sulle quali sia possibile trascorrere la notte negli approdi di Capitello e Villammare -:
quali iniziative i Ministri interrogati intendano adottare - nell'ambito delle proprie competenze salvaguardando l'autonomia regionale - in relazione alle problematiche esposte e se non si ritenga opportuno approfondire gli impatti paesaggistici ed ambientali dell'intero progetto.
(4-01183)
Risposta. - Con riferimento all'interrogazione, in esame, concernente il potenziamento della portualità turistica del golfo di Policastro, (Porto di Scario, Sapri e Policastro), la Baia di San Giorgio e gli approdi di Capitello e Villamare, si fa presente che la materia relativa al potenziamento della portualità turistica rientra nelle competenze regionali, ai sensi dell'articolo 105, lettera e), del decreto-legge 112 del 31 marzo 1998, trattandosi di interventi di costruzione in porti di rilievo regionale.
Risulta che la regione Campania, allo scopo di favorire lo sviluppo della portualità lungo le proprie coste, ha varato un piano generale di potenziamento della portualità turistica che prevede la rifunzionalizzazione delle strutture esistenti nonché la realizzazione di nuove strutture portuali.
In particolare per quel che concerne il golfo di Policastro, mirati interventi hanno riguardato i comuni di San Giovanni a Piro, Santa Marina, Ispani, Vibonati e Sapri. Detto progetto approvato con delibera n. 748 del 22 maggio 2004 della regione Campania è parte di quei complessivi 26 interventi di sviluppo della portualità turistica regionale le cui fonti finanziarie provengono da quelle rese disponibili dal POR Campania 2000-2006 e dal P.T: portualità turistica, progetto di iniziativa regionale afferente appunto il miglioramento e potenziamento del sistema della portualità turistica. Gli anzidetti interventi, rientrano altresì nell'ambito dello studio di fattibilità di sistema denominato SINUS LAOS di cui alla deliberazione regionale 5490 del 15 novembre 2002, redatto in forma associata dagli stessi comuni di Ispani, Vibonati, Santa Marina, Sapri e San Giovanni a Piro e da questi ultimi approvato.
Per quanto riguarda il problema dell'inquinamento dovuto agli scarichi a mare non solo di idrocarburi ma anche di rifiuti organici, dovuto all'aumento delle unità diportistiche conseguente al potenziamento dei porti turistici, si fa presente che al riguardo è stata già emanata dal Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio una specifica direttiva in data 29 luglio 2005 rivolta a tutte le capitanerie di Porto e gli uffici circondariali marittimi che, ferma restando la normativa internazionale sulla materia (Convenzione Marpol 73/78 che prevede il divieto di scarico in prossimità della costa di reflui di bordo e di acque di sentina, oltre che per il naviglio commerciale anche per le imbarcazioni da
diporto omologate per trasportare più di 15 passeggeri), estende a tutte le imbarcazioni da diporto, mediante l'emanazione di ordinanze contenenti norme locali di dettaglio, le prescrizioni in merito al divieto di effettuare scarichi a mare dai servizi igienici di bordo nell'ambito dei porti degli approdi e presso gli ormeggi dedicati, nonchè entro il limite delle spiagge frequentate da bagnanti, fissando a tre miglia dalla costa la distanza minima per lo scarico degli impianti igienici di bordo.
Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare: Alfonso Pecoraro Scanio.
TURCO, BELTRANDI, CAPEZZONE e PORETTI. - Al Ministro delle comunicazioni. - Per sapere - premesso che:
dal sito dell'ORP (Opera Romana Pellegrinaggi) - che risulta avere il patrocinio del Ministero delle Comunicazioni - si apprende che «L'Opera Romana Pellegrinaggi è un'attività istituzionale del Vicariato di Roma, Organo della Santa Sede, alle dirette dipendenze del Cardinale Vicario del Papa (...) e ha lo scopo di promuovere e organizzare pellegrinaggi, e altre iniziative di cristiana pietà verso i Santuari di Lourdes, di Fatima, di Santiago di Compostela, di Czestochowa, di Terra Santa; verso luoghi di particolare interesse culturale, spirituale ed ecumenico; servizi di accoglienza a Roma e in Italia, di assistenza negli itinerari religioso-culturali e nei pellegrinaggi in favore di diocesi, parrocchie, enti pubblici, associazioni ed istituti religiosi in Italia ed all'estero. (...)? Durante il 2006 sono stati più di 50 mila i pellegrini che hanno scelto l'Opera Romana Pellegrinaggi».
«16 - Le eventuali controversie sull'interpretazione e applicazione delle presenti Norme e Condizioni o comunque dipendenti dalla partecipazione ai viaggi-pellegrinaggi dell'ORP saranno sottoposte ad un Collegio di tre arbitri, dei quali due rispettivamente nominati da ciascuna parte ed il terzo, con funzioni di Presidente, d'intesa dei primi due o, in mancanza, dal Presidente del Tribunale dello Stato della Città del Vaticano, che provvederà anche alla nomina dell'arbitro eventualmente non designato, o non sostituito, in caso di suo impedimento, da una delle parti. Il Collegio Arbitrale giudicherà secondo equità, seguendo le regole di procedura ritenute più idonee ed il lodo avrà efficacia di sentenza definitiva e inappellabile, vincolante tra le parti. Il Collegio Arbitrale avrà sede nello Stato della Città del Vaticano, dovrà terminare i propri lavori entro trenta giorni dal suo insediamento e le spese del procedimento saranno poste a carico della parte soccombente. In ogni caso la Legislazione applicabile è quella vigente nello Stato della Città del Vaticano».
la nuova «Legge fondamentale dello Stato della Città del Vaticano», entrata in vigore il 22 febbraio 2001, all'articolo 16 prevede che «In qualunque causa civile o penale ed in qualsiasi stadio della medesima, il Sommo Pontefice può deferirnel'istruttoria e la decisione ad una particolare istanza, anche con facoltà di pronunciare secondo equità e con esclusione di qualsiasi ulteriore gravame» -:
a quale titolo il ministero delle comunicazioni abbia concesso il patrocinio, da quando e in che cosa concretamente consista;
se e quali altri siti abbiano ottenuto il patrocinio del ministero delle comunicazioni;
come intenda, alla luce di quanto citato in premessa, tutelare le posizioni giuridiche dei cittadini italiani che acquistano servizi dall'ORP;
più in generale se la Santa Sede abbia comunicato allo Stato italiano quali attività economiche svolge, extra territoriali o meno, destinate ai cittadini italiani.
(4-03453)
Risposta. - Al riguardo si fa presente che dalle ricerche effettuate al protocollo ufficiale del gabinetto del signor Ministro
non risultano pervenute richieste di patrocinio da parte dell'Opera romana pellegrinaggi né, di conseguenza, lo stesso risulta concesso da parte del Ministro in carica.
Per completezza di informazione si comunica che la verifica è stata estesa anche agli anni precedenti fino al 2001, ma da quanto agli atti del registro ufficiale la ricerca si è rivelata altrettanto infruttuosa.
Infine, dalla navigazione all'interno delle pagine del sito dell'Opera romana pellegrinaggi, non è stato possibile trovare alcun richiamo al patrocinio del ministero delle comunicazioni o link contenenti riferimenti in tal senso.
Il Ministro delle comunicazioni: Paolo Gentiloni Silveri.
TURCO, BELTRANDI, CAPEZZONE, D'ELIA, MELLANO e PORETTI. - Al Ministro della pubblica istruzione. - Per sapere - premesso che:
il Magistero in Scienze religiose consta di 4 anni di frequenza obbligatoria, 54 esami e discussione di tesi finale;
nelle graduatorie, alla voce «altri titoli», vengono riconosciuti validi corsi di gran lunga inferiori e meritevoli dei 3 punti quale titolo culturale, ma non il titolo del Magistero che è un titolo accademico;
le graduatorie dei docenti di religione non sono inserite nelle graduatorie permanenti;
il Ministero non attribuisce al titolo il riconoscimento che lo stesso Ministero invece gli dà come titolo valido per la partecipazione ad un concorso -:
per quale ragione tale titolo non venga contemplato per l'attribuzione di numero 3 punti nelle graduatorie permanenti del personale docente;
poiché il titolo del Magistero non comporta il riconoscimento di 3 punti come titolo culturale, come abbia potuto dare accesso ai ruoli;
in base a quali norme i docenti di religione anche con un titolo inferiore al Magistero sono stati immessi nei ruoli attraverso il concorso indetto dal Ministero;
in base a quali norme tali docenti possono transitare in altre classi di concorso.
(4-03522)
Risposta. - Si risponde all'interrogazione parlamentare in esame concernente la mancata valutazione del titolo accademico «Magistero in scienze religiose» ai fini dell'inserimento nelle graduatorie ad esaurimento del personale docente ed educativo.
Si premette che la legge n. 296/2006, all'articolo 1, comma 605 (finanziaria 2007), ha trasformato le graduatorie permanenti di cui all'articolo 1 del decreto legge 7 aprile 2004, n. 97, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 giugno 2004, n. 143, in graduatorie ad esaurimento.
In applicazione alla legge n. 296 del 2006 sopra citata, con decreto ministeriale del 15 marzo 2007, questo ministero ha provveduto a ridefinire la tabella di valutazione dei titoli del personale docente ed educativo, inserito nella terza fascia delle graduatorie ora ad esaurimento.
Detta tabella prevede la valutazione come altro titolo, con il punteggio di 3 punti, delle lauree rilasciate dalle università italiane, e dei titoli accademici conseguiti in uno degli Stati membri dell'Unione europea.
Il titolo di «Magistero in scienze religiose» rilasciato da una facoltà approvata dalla Santa Sede, per poter essere valutato nell'ordinamento scolastico italiano deve avere il preventivo riconoscimento del ministero dell'università e della ricerca, su parere conforme del Consiglio universitario nazionale, secondo le modalità previste dall'articolo 2 del decreto del Presidente della Repubblica n. 175 del 2 febbraio 1994.
Si conferma che le graduatorie dei docenti di religione non sono inserite nelle graduatorie permanenti; infatti è con la legge n. 186 del 18 luglio 2003, recante «Norme sullo stato giuridico degli insegnanti di religione cattolica degli istituti e
delle scuole di ogni ordine e grado», che sono stati istituiti, per la prima volta, due distinti ruoli regionali articolati per ambiti territoriali corrispondenti alle diocesi, del personale docente e corrispondenti ai cicli scolastici previsti dall'ordinamento.
La stessa legge, in fase di prima applicazione, ha previsto una procedura concorsuale riservata, ai fini dell'accesso nei ruoli, per titoli ed esami, intendendo per titoli quelli previsti al punto 4 dell'Intesa tra il ministero della pubblica istruzione e il presidente della Conferenza episcopale italiana.
Tale procedura è stata indetta con Decreto direttoriale del 2 febbraio 2004.
Successivamente, al termine della procedura stessa, si è provveduto alle assunzioni a tempo indeterminato del contingente di personale insegnante di religione cattolica, sulla base delle graduatorie di merito.
Per quanto riguarda il transito in altre classi di concorso dei docenti di religione, si fa presente che la legge già citata n. 186 del 2003, ha previsto all'articolo 4 comma 3 che l'insegnante di religione cattolica con contratto di lavoro a tempo indeterminato può usufruire della mobilità professionale nel comparto scuola soltanto nel caso in cui sia stata revocata l'idoneità, ovvero che si trovi in situazione di esubero a seguito di contrazione dei posti di insegnamento, con le modalità previste dalle disposizioni vigenti e subordinatamente al possesso dei requisiti prescritti per l'insegnamento richiesto, ed ha altresì titolo a partecipare alle procedure di diversa utilizzazione e di mobilità collettiva previste dall'articolo 33 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165.
Il Viceministro della pubblica istruzione: Mariangela Bastico.
TURCO. - Al Ministro della pubblica istruzione. - Per sapere - premesso che:
sul sito del Ministero della pubblica istruzione è reperibile l'intervento che il Ministro ha tenuto il 5 marzo 2007 «ai responsabili della CEI-Servizio Nazionale per l'Insegnamento della Religione Cattolica - La formazione in servizio per una professionalità competente» (http://www.pubblica.istruzione.it/ministro/interventi/2007/050307.pdf);
a pagina 11 di detto intervento è possibile leggere «Fermo restando che gli insegnanti di religione sono destinatari, come qualsiasi altro insegnante, di tutte le iniziative promosse dall'Amministrazione e dei soggetti qualificati, per essi è prevista una formazione aggiuntiva sulle tematiche attinenti la religione cattolica. Tale attività, come sapete, è disciplinata dal decreto del Presidente della Repubblica 16 dicembre 1985, n. 751, che al punto 4.3 recita testualmente: "per l'aggiornamento professionale degli insegnanti di religione in servizio, la conferenza episcopale italiana e il Ministero della pubblica istruzione attuano le necessarie forme di collaborazione nell'ambito delle rispettive competenze e disponibilità, fatta salva la competenza delle Regioni e degli enti locali a realizzare per gli insegnanti da essi dipendenti analoghe forme di collaborazione rispettivamente con le conferenze episcopali regionali o con gli ordinari diocesani". I fondi (nel 2006 sono stati assegnati 400.000,00 euro - dato riservato) vengono utilizzati per l'organizzazione di corsi di formazione sia nazionali (CEI) sia locali (ordinario diocesano)»;
per quanto riguarda «Gli impegni per il futuro», al punto 7 dell'intervento, è possibile leggere: «Oltre alla formazione i punti di forza per la costruzione di una nuova professionalità docente su cui il Ministero intende investire sono i seguenti:
7.1 - Assicurare i fondi, almeno nella stessa misura dello scorso anno (ma vedremo di incrementarli) per la formazione specifica degli insegnanti di religione realizzata sia dalla CEI a livello nazionale sia dalle Diocesi a livello locale. Il mio auspicio è che ne sia fatto buon uso;
7.2 - Potenziare lo stato giuridico degli insegnanti di religione. Ad un insegnamento cui si riconosce una forte valenza culturale, educativa ed esistenziale deve corrispondere un docente organicamente inserito nei ruoli della scuola e non
più, come già ho avuto occasione di dire, soggetto ai caroselli degli incarichi annuali. Sono stato informato che nel tavolo paritetico state discutendo come assicurare la mobilità (trasferimento) degli insegnanti di ruolo da una Diocesi all'altra e come superare il rilascio di una «nuova idoneità» da parte dell'Ordinario diocesano accogliente. Faremo il possibile per estendere agli insegnanti di religione tutti i diritti-doveri degli altri insegnanti sempre in un'azione condivisa con la CEI;
7.3 - Come preannunciato dalla direttiva sull'azione amministrativa del 25 luglio scorso, stiamo predisponendo l'immissione in ruolo del 3 contingente degli Idr vincitori di concorso (3.060) in modo da pervenire ad una stabilità del ruolo;
7.4 - Stiamo studiando l'opportunità di un secondo concorso nelle regioni in cui non si raggiunge la prevista quota del 70 per cento degli insegnanti di ruolo;
7.5 - Un ulteriore impegno comune è da profondere per la revisione dell'Intesa riguardo i titoli di accesso all'insegnamento a seguito della riforma dei corsi universitari;
7.6 - La questione della valutazione. È noto che l'articolo 309 del testo unificato richiede che la valutazione per gli alunni che si sono avvalsi dell'insegnamento della religione cattolica sia fatta in una "speciale nota" da consegnare alla famiglia distinta dalla scheda. Il Ministero con circolare ministeriale n. 84 del 2005 aveva consentito l'inserimento della disciplina nella scheda di valutazione. Il TAR, come a tutti è noto, su questa questione ha dato la sospensiva. Con la circolare del 12 giugno sono stato costretto a riportare chiarezza nelle scuole chiedendo l'applicazione dell'articolo 309 citato. Su questa questione non è facile trovare le condizioni giuridiche e, soprattutto la condivisione politica, tuttavia vi posso assicurare che vi è grande attenzione da parte mia e dei miei collaboratori. So anche che nell'ultimo incontro del Tavolo paritetico avete affrontato la questione di come l'insegnamento della religione, seguito da un alunno con profitto, possa essere un elemento da tenere in considerazione per l'attribuzione del credito scolastico agli studenti delle superiori. Se non è possibile inserire questa norma nel Regolamento vedremo di inserirla nella prossima ordinanza sugli scrutini ed esami. Sono queste le riflessioni che come ministro mi sento di fare sull'insegnamento della religione cattolica nella scuola e sull'importanza della formazione in servizio dei docenti di religione, sono disponibile a raccogliere anche nel futuro le vostre proposte e i vostri suggerimenti tramite gli organismi della CEI e mi auguro si possa costruire un rapporto di collaborazione costruttiva per donare maggiore qualità al nostro sistema educativo di istruzione e formazione dei giovani» -:
quali siano le ragioni per le quali il dato di 400.000 euro è riservato e a chi;
quale sia il dettaglio delle iniziative svolte nel 2006 (luogo, partecipanti, percettori del fondo);
se sia a conoscenza di iniziative analoghe da parte di regioni ed enti locali;
se e di quanto sia riuscito ad incrementare i fondi, ovvero quanto sia stato assegnato nel 2007 e quale sia il dettaglio delle iniziative svolte (luogo, partecipanti, percettori del fondo).
(4-04835)
Risposta. - Si premette che i docenti di religione cattolica sono destinatari di iniziative di aggiornamento e formazione promosse dall'amministrazione al pari di tutto il personale docente; pertanto il diritto-dovere all'aggiornamento va ad essi garantito secondo i principi posti per le iniziative destinate a tutti gli insegnanti indipendentemente dallo specifico ambito disciplinare.
Per l'aggiornamento professionale dei docenti di religione cattolica è stata sottoscritta tra il ministero e la Conferenza episcopale italiana, in esecuzione dell'accordo di revisione del Concordato Lateranense del 14 dicembre 1985, un'intesa che al punto 4.7 prevede necessarie forme di collaborazione.
Per le realizzazione delle attività di aggiornamento, - di cui l'amministrazione scolastica si assume l'impegno finanziario - ci si avvale di iniziative proposte da istituzioni fornite di personalità giuridica (decreto del Ministro della pubblica istruzione del 15 luglio 1987, allegato b e successive modifiche e integrazioni) che, unitamente al nulla osta rilasciato dalla CEI, inviano direttamente al ministero, se trattasi di corsi a livello nazionale o alle direzioni scolastiche regionali, se si tratta di corsi a livello locale, la documentazione prevista dalla circolare ministeriale n. 18 del 21 febbraio 2002.
Il ministero, ai sensi della suddetta circolare e della circolare n. 372 del 1992 recante «iniziative di aggiornamento proposte da istituzioni fornite di personalità giuridica di diritto pubblico e privato», d'intesa con la CEI, determina la distribuzione delle risorse necessarie secondo un programma complessivo; per i corsi a livello locale il ministero medesimo invia il decreto di impegno agli uffici periferici che procedono, ognuno per la propria competenza, alla stipula delle convenzioni, al controllo sulle attività, alla rendicontazione e all'erogazione delle risorse impegnate.
Per i corsi a livello nazionale, il ministero, secondo quanto previsto dalle succitate circolari, affida a una commissione, composta da almeno tre ispettori tecnici, l'esame delle proposte per decidere in merito alla idoneità delle iniziative, alla congruità dei costi in rapporto ai contenuti e alle finalità. Se il giudizio è positivo viene stipulata la convenzione ed emanato il decreto di impegno.
Il direttore dell'ufficio scolastico regionale ove si svolge il corso, vigila sulle attività programmate, sugli atti, sugli adempimenti amministrativo-contabili e sugli attestati di avvenuta frequenza al corso dei partecipanti e provvede, inoltre, a far pervenire al ministero, insieme al proprio nulla osta tutta la rendicontazione. Questo ministero procede, quindi, ad emanare il decreto di erogazione.
Il dato circa la somma a tal fine impegnata nel 2006 è stato pubblicato sul sito del ministero. Analoga somma è stata impegnata nell'esercizio finanziario 2007.
Si allegano le tabelle riguardanti le iniziative nazionali, seguite dall'amministrazione centrale e le iniziative locali, seguite dagli uffici scolastici regionali riguardanti gli esercizi finanziari 2006 e 2007.
Allegato 1
Esercizio finanziario 2006
Proposte Nazionali
Istituto Superiore Scienze Religiose S. Pietro Martire di Verona
Novaglie - casa S. Fidenzio - 45 docenti
Diocesi di Roma
Fiuggi-Hotel Bristol-60 docenti
Istituto S. Tommaso-Messina
Istituto S. Tommaso-Messina-100 docenti
Ateneo Salesiano Roma
Tesero Hotel Shandrany - 60 docenti
Fondazione SS. Francesco D'Assisi e Caterina da Siena
Assisi-Casa Domus Pacis-100 docenti
Proposte locali | ||
Abruzzo | Diocesi Lanciano, Ortona | 30 docenti |
Basilicata | Diocesi di Potenza | 980 docenti |
Calabria | Diocesi di Catanzaro, Squillace | 30 docenti |
Campania | Diocesi di Acerra | 50 docenti |
Emilia Romagna | Diocesi di Bologna | 60 docenti |
Friuli Venezia Giulia | Diocesi di Udine | 32 docenti |
Lazio | Diocesi di Roma | 60 docenti |
Liguria | Diocesi di La Spezia-Sarzana | 95 docenti |
Lombardia | Diocesi di Bergamo | 80 docenti |
Marche | Diocesi di Pesaro | 40 docenti |
Puglia | Diocesi di San Severo | 78 docenti |
Sardegna | Arcidiocesi di Oristano | 30 docenti |
Sicilia | Diocesi di Monreale | 65 docenti |
Toscana | Diocesi di Livorno | 36 docenti |
Umbria | Diocesi di Terni-Narni | 90 docenti |
Veneto | Curia Vescovile di Vicenza | 70 docenti |
Esercizio finanziario 2007
Proposte Nazionali
Fondazione collegio Marconi Istituto Superiore di Scienze ReligiosePortogruaro Pal Vescovile - 40 docenti
Diocesi di Roma
Viterbo, Domus «La Quercia» - 60 docenti
Istituto S. Tommaso dell'Ispettoria Salesiana Sicula
Via del Pozzo 43 Messina - 100 docenti
Ateneo Salesiano
Tesero Trento Hotel Shandrany
Via Pampeago 36 fraz. Stava 50 docenti
Fondazione SS. Francesco D'Assisi e Caterina da Siena della CEI
Assisi - Domus Pacis - piazza della Porzionuncola 100 docenti
Diocesi di Bergamo
Casa del Giovane - Bergamo - 100 docenti
Proposte locali | ||
Abruzzo | Arcidiocesi di L'Aquila | 30 docenti |
Basilicata | Diocesi di Potenza-Muro Lucano | 980 docenti |
Calabria | Diocesi di Catanzaro, Squillace | 30 docenti |
Campania | Diocesi di Acerra-Napoli | 50 docenti |
Friuli Venezia Giulia | Diocesi di Udine | 32 docenti |
Lazio | Diocesi di Roma | 60 docenti |
Liguria | Diocesi di La Spezia - Sarzana | 96 docenti |
Lombardia | Diocesi di Bergamo | 80 docenti |
Marche | Arcidiocesi di Pesaro | 40 docenti |
Puglia | Diocesi di Lecce | 78 docenti |
Sicilia | Diocesi di Monreale | 65 docenti |
Toscana | Diocesi di Livorno | 50 docenti |
Umbria | Curia Vescovile Terni-Narni | 60 docenti |
Veneto | Diocesi di Vicenza | 70 docenti |
Per quanto riguarda le iniziative locali il ministero non è a conoscenza del luogo in cui si è svolto il corso in quanto è individuato nell'apposita convenzione stipulata tra il percettore, che è in genere la diocesi, e l'ufficio scolastico regionale.
Si fa presente, infine, che non si è a conoscenza di iniziative analoghe da parte di regioni o enti locali.
Il Viceministro della pubblica istruzione: Mariangela Bastico.
VENIER. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
in occasione della ricorrenza del 25 aprile, la locale sezione del Partito dei Comunisti Italiani di Scerni (Chieti), ha comunicato all'Amministrazione comunale l'intenzione di deporre una corona di fiori presso il monumento dei caduti sito in Piazza De Riseis;
qualche giorno dopo il sindaco comunicava alla locale sezione il divieto di porre la corona di fiori, motivando tale diniego con l'affermazione che trattandosi di festa nazionale, qualsiasi manifestazione e/o attività di ricorrenza deve essere prioritariamente concertata con l'Amministrazione comunale, essendo questa istituzione prima deputata alle organizzazioni delle onorificenze;
non ravvisando i termini per un giusto diniego da parte dell'Amministrazione comunale la locale sezione procedeva a depositare la corona commemorativa, ma in data 25 aprile il sindaco ne ordinava l'immediata rimozione, in quanto «non espressione della Scernese, ma di una sezione politica di un partito»;
la motivazione avanzata dall'Amministrazione Comunale appare all'interrogante assolutamente priva di fondamento, visto che, peraltro, l'Amministrazione stessa avrebbe proceduto alla commemorazione della festa nazionale il 28 aprile e non già il 25, dunque le due manifestazioni non si sarebbero svolte in contrasto;
appare infatti al sottoscrittore del presente atto un abuso di autorità impedire la libera espressione, anche di un partito politico, cui fanno riferimento alcuni cittadini della comunità scernese, per la commemorazione della giornata del 25 aprile;
sembra inoltre che la motivazione avanzata dal sindaco per la rimozione della corona di fiori - «trattandosi di festa nazionale (...) questa amministrazione è la Prima Deputata alle organizzazioni delle onorificenze» - sia assolutamente arbitraria -:
quali iniziative intenda adottare affinché, in occasione di feste nazionali, sia tutelata la libertà di espressione di tutti i cittadini, che vogliano organizzare manifestazioni
commemorative anche non direttamente organizzate dalle istituzioni, che non turbano l'ordine pubblico.
(4-03958)
Risposta. - Da notizie acquisite tramite la Prefettura - UTG di Chieti, il segretario della sezione del Partito dei Comunisti Italiani del comune di Scerni, in data 21 aprile 2007 inoltrava all'amministrazione comunale una nota con la quale comunicava che avrebbe depositato a nome del Partito una corona commemorativa presso il monumento dei Caduti, in piazza De Riseis, il 25 aprile 2007, in occasione della Festa della liberazione.
A tale comunicazione il sindaco rispondeva di non poter autorizzare la richiesta per quella data, in quanto coincidente con la festa nazionale per la quale qualsiasi, eventuale, iniziativa doveva essere concertata con l'amministrazione comunale, che ne stava già predisponendo l'organizzazione.
Tuttavia, come osservato dall'interrogante, per consolidata consuetudine, fin dal 1994 la commemorazione del 25 aprile si svolge nel comune di Scerni il successivo 28 aprile, in quanto coincide con la festa del santo patrono e, pertanto, vi è un maggior afflusso di visitatori.
Nonostante quanto sopra rappresentato, in data 25 aprile 2007, di propria iniziativa e senza alcun ulteriore contatto con l'amministrazione, esponenti del predetto partito posizionavano la corona commemorativa nel luogo suindicato.
Il successivo 26 aprile 2007 il sindaco del comune di Scerni predisponeva l'ordine di rimozione.
Lo stesso sindaco chiariva nell'ordinanza che «ai partiti è deputato il compito di rappresentare all'istituzione la volontà di compartecipare nelle iniziative delle ricorrenze pubbliche, ma non di assumere autonome iniziative che possano rappresentare turbamenti degli equilibri della intera collettività e che interessano luoghi pubblici in determinate circostanze»; inoltre «ciò deve essere inteso quale legittimo riscontro all'autonomo deposito della corona commemorativa, nonostante l'invito a concertarne la deposizione, rivolto al segretario del partito citato con la nota sindacale del 21 aprile 2007».
Si rappresenta, comunque, che i vigili urbani, recatisi sul posto per eseguire l'ordinanza sindacale, constatavano che la corona era stata tolta e, pertanto, l'amministrazione comunale procedeva ad archiviare il provvedimento di rimozione essendone venuto a mancare il presupposto.
Ciò premesso, prescindendo da qualsiasi valutazione circa l'opportunità di impedire una legittima manifestazione di partecipazione civica alla ricorrenza, si ricorda che l'autonomia costituzionalmente riconosciuta agli enti locali rende questi ultimi liberi di formulare il proprio indirizzo politico-amministrativo attraverso gli atti di governo locale e la pari ordinazione istituzionale attualmente sancita esclude ogni intervento da parte dell'amministrazione centrale.
Per questo motivo, eventuali interventi o richiami da parte dell'amministrazione statale, al di fuori di specifiche previsioni normative che li contemplano, rischierebbero di configurarsi come atti di indebita ingerenza.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alessandro Pajno.
VOLONTÈ. - Al Ministro della pubblica istruzione. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto pubblicato a pagina 18 dal quotidiano Il Giornale di giovedì 20 settembre, risulterebbe distribuito in alcuni istituti scolastici del Nord un testo, scritto da un insegnante di Napoli, dal titolo inequivocabile: «Il Piccolo Ateo - anti catechismo per i giovani che non si vogliono fare fregare»;
obiettivo dell'autore è quello di convertire all'ateismo le giovani generazioni utilizzando argomentazioni grossolane e brutali aggressioni alla tradizione cristiana -:
quali siano gli istituti scolastici in cui è stato distribuito il manuale e se ritenga opportuno che nelle scuole, sia pure nell'ambito
della loro autonomia, venga distribuito materiale quale quello descritto in premessa.
(4-05659)
Risposta. - Si risponde all'interrogazione parlamentare in esame, riguardante la distribuzione dell'opuscolo «Il piccolo ateo» presso alcuni istituti scolastici del nord Italia.
Al riguardo si fa presente che i responsabili degli uffici scolastici delle regioni del nord appena venuti a conoscenza della notizia, apparsa sul quotidiano Il Giornale, della distribuzione presso alcuni istituti scolastici non identificati del nord Italia dell'opuscolo Il piccolo ateo, rivolto agli alunni delle scuole medie, si sono subito attivati, effettuando apposite indagini.
Sono state effettuate verifiche presso le scuole del primo e del secondo ciclo di ciascuna provincia del Veneto, presso le scuole secondarie di primo grado del Friuli Venezia Giulia, presso le scuole secondarie di primo grado del Piemonte, presso tutte le istituzioni scolastiche della regione Liguria, presso le scuole di tutte le province dell'Emilia Romagna e presso le scuole della regione Lombardia. Non risulta essere avvenuta la distribuzione dell'opuscolo in alcuna scuola, né ai dirigenti scolastici delle scuole interpellate sono giunte segnalazioni in merito da parte del personale scolastico.
L'ufficio scolastico regionale per la Lombardia ha anche direttamente interpellato il capo dell'ufficio stampa del Gruppo cattolico di ricerca e informazioni socio-religiosa, che ha denunciato il problema, al fine di conoscere maggiori dettagli che potessero consentire di individuare le scuole interessate, ma non è stato possibile ricevere informazioni più precise.
Poiché si tratta di un testo liberamente scaricabile dal sito del suo autore non si può escludere che qualche studente possa esserne venuto in possesso reperendolo per via telematica; tale eventualità non può essere ovviamente imputabile alle scuole.
Il Viceministro della pubblica istruzione: Mariangela Bastico.
ZACCHERA. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
con grande pubblicità il Ministro degli affari esteri ha lanciato nei mesi scorsi la «It Card» che dovrebbe permettere ai nostri connazionali residenti all'estero in vacanza o in temporaneo soggiorno in Italia di godere di particolari sconti usufruendo di servizi con aziende o società convenzionate;
prima azienda a concedere tali sconti dovrebbe essere Trenitalia;
invece, presentando la carta, nessuno allo sportello sembra conoscere tale «card» e quindi nessuno sconto sarebbe concesso -:
se sia stata pubblicizzata l'esistenza della «card» anche a livello di biglietterie Trenitalia, perché altrimenti essa risulta inutile;
come debbano comportarsi i presentatori della «card» quando essa sia misconosciuta da Trenitalia o altra società sottoscrivente gli accordi,
se il Ministero degli affari esteri abbia verificato se la «card» sia effettivamente o meno riconosciuta tra le società ed aziende aderenti.
(4-04983)
Risposta. - Il ministero degli affari esteri, nell'ottica di una migliore efficienza e di un ampliamento del ventaglio dei servizi consolari offerti all'utenza, ha lanciato la scorsa estate il progetto relativo alla carta di sconto It.Card, distribuendo a tutte le rappresentanze diplomatiche e consolari oltre 1 milione di tessere e 900mila opuscoli illustrativi. Ogni rappresentanza ha poi nominato un referente responsabile, con il compito di assegnare le carte di sconto ai richiedenti e fornire le informazioni ad esse relative.
La It.Card, con validità sino al 31 dicembre 2012, può essere concessa a titolo gratuito ad ogni connazionale che risulti regolarmente iscritto nell'anagrafe consolare.
L'iniziativa si fonda sull'intesa del ministero con l'Associazione Asso-Cral, Federazione
dei circoli dopolavoristici, apolitica ed apartitica, che conta 280mila iscritti e la cui missione statutaria consiste nel fornire pacchetti di sconti ed altri benefici ai propri soci. Grazie all'accordo con tale Associazione, i titolari della It.Card possono avvalersi di sconti e benefici presso circa 900 esercizi commerciali ed aziende, quali agenzie di viaggio, villaggi turistici, Autogrill aziende marittime, società di noleggio autovetture, di vendita di beni di consumo via Internet, teatri e cinema nelle principali città italiane.
Oltre ad Asso-Cral, si sono associati sin dall'inizio al progetto It.Card e mediante apposite convenzioni: le Ferrovie dello Stato, con sconti dal 10 al 20 per cento sul costo dei biglietti nazionali; la Federalberghi, con riduzioni dal 10 al 50 per cento negli oltre mille esercizi affiliati; la Federazione del Turismo Equestre, cori sconti del 10-15 per cento nelle sue 600 aziende di agriturismo con maneggi; il Touring Club, con benefici sui servizi e le pubblicazioni da esso offerti.
Altre convenzioni sono in avanzata fase di negoziazione con il ministero dei beni culturali, per offrire sconti sui biglietti di ingresso nei principali musei e siti archeologici nazionali, e con l'AGIP, per ottenere riduzioni sui prezzi praticati nei punti di ristoro presenti presso i distributori di benzina.
Per quanto riguarda, in particolare, gli sconti offerti da Trenitalia, questi sono disciplinati dalla convenzione sopra richiamata.
Come indicato dal ministero degli affari esteri a tutte le rappresentanze con messaggio del 12 giugno scorso e come precisato nell'apposita pagina web relativa alla It.Card presente sul sito www.esteri.it, il connazionale titolare della It.Card accede ai benefici della convenzione con trenitalia solo dopo essersi registrato al sito internet www.cartaviaggio.trenitalia.com e dopo aver compilato l'apposito formulario. Tale disposizione è motivata sia da ragioni di sicurezza circa l'effettiva titolarità della IT.Card, sia dalla necessità per Trenitalia di avvalersi di un programma di sconti già in vigore, che sta producendo risultati soddisfacenti.
La procedura prevede pertanto che, compilati i campi ed inviato il formulario, l'interessato riceva una mail di conferma dell'iscrizione, contenente un codice personale, che rappresenterà il titolo per ottenere gli sconti sui biglietti acquistati via internet, in biglietteria o in agenzia di viaggio.
Lo sconto non è quindi fruibile mediante la semplice presentazione della It.Card, ma richiede la registrazione presso l'apposito programma di Trenitalia denominato «Cartaviaggio».
Qualora, nonostante il titolare abbia espletato tutte le procedure richieste, lo sconto previsto non gli sia riconosciuto da Trenitalia, il connazionale potrà rivolgersi ai call center indicati sugli opuscoli allegati alla IT.Card, che risolveranno il problema o, se ciò non fosse possibile, segnaleranno la criticità al ministero degli affari esteri.
Il Viceministro degli affari esteri: Franco Danieli.
ZACCHERA. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
la Scuola europea di Monaco di Baviera ha un proprio statuto ove sono definite denominazione, finalità, finanziamenti, organi, funzioni con le rispettive competenze;
le molteplici attività della scuola vengono riassunte in un bilancio annuale in cui vengono riportate non solo le entrate ed uscite annuali, ma vengono inseriti anche crediti e debiti legati a residui attivi e passivi maturati ma non ancora estinti;
dalla lettura di questi bilanci traspare che l'Italia non ha richiesto il rimborso delle spese per i professori di lingua italiana per una somma ingente e che alla luce dei dati fino ad oggi disponibili sarebbe di 1.850.000 euro;
appare sinceramente incredibile che in momenti in cui la scuola italiana in Germania soffre di gravissime carenze e si
avvii alla dolorosa chiusura di molti corsi non venga esatto un credito che spetterebbe all'Italia -:
se quanto sopra risulta effettivamente al MAE e, in caso affermativo, a quanto ad oggi ammontino i crediti vantati dall'Italia;
quali iniziative siano state assunte per recuperare i predetti crediti e, anche tenendo conto dell'entità degli stessi, quali fini si intende dare alle somme così eventualmente recuperate.
(4-05233)
Risposta. - Il problema del recupero dei crediti vantati dall'Italia nei confronti della Scuola europea di Monaco è da tempo noto alle amministrazioni a vario titolo competenti: i ministeri della pubblica istruzione, dell'economia e finanze e degli affari esteri.
Nella Scuola di Monaco le retribuzioni dei docenti distaccati dai diversi Stati membri dell'Unione europea sono assunte a completo carico dell'Ufficio dei brevetti, mentre in tutte le altre Scuole europee la retribuzione di docenti è composta dallo stipendio nazionale, corrisposto dall'amministrazione competente dello Stato membro, e da un'integrazione a carico del sistema delle Scuole europee. Pertanto il trattamento nazionale degli insegnanti italiani distaccati alla Scuola europea di Monaco, eventualmente già corrisposto dal Ministero della pubblica istruzione - competente ad assicurare gli stipendi nazionali del personale docente italiano in servizio all'estero - deve essere recuperato dal predetto dicastero. Si precisa, inoltre, che materialmente gli emolumenti sono erogati dalle diverse tesorerie provinciali del Ministero dell'economia e finanze in rapporto ai singoli periodi di permanenza all'estero dei singoli docenti.
Secondo quanto comunicato lo scorso febbraio dal Consolato generale d'Italia a Monaco di Baviera, la somma da recuperare potrebbe consistere in complessivi 1.350.000 euro al 2003.
Al tal riguardo, il ministero degli affari esteri aveva segnalato il problema al ministero dell'economia e finanze una prima volta nel 2002, e lo rappresentava nuovamente nell'agosto del 2006 e ancora nel febbraio 2007 sia al ministero dell'economia e finanze che a quello della pubblica istruzione, presenti attraverso i propri delegati nel sistema di governo delle scuole europee. Inoltre, il ministero degli affari esteri sta coadiuvando le amministrazioni tecniche competenti nella ricerca dei dati relativi alle unità di personale per le quali va effettuato il recupero delle somme.
Con riferimento, infine, alla destinazione dei fondi eventualmente recuperati, la questione - che non riguarda alcun capitolo di bilancio del ministero degli affari esteri - è di natura eminentemente tecnico contabile. In ogni caso, il credito da recuperare non potrà essere automaticamente speso per finalità relative alle scuole europee, né ad altre situazioni scolastiche di interesse italiano presenti in Germania.
Il Viceministro degli affari esteri: Franco Danieli.
ZACCHERA. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
risulta all'interrogante da dichiarazione scritta di un presente ai fatti che in data 16 ottobre 2007 - ricevendo una delegazione di 18 imprenditori veneti in visita al Consolato generale di Melbourne (Australia) - alla richiesta di una maggiore illuminazione nella sala dell'incontro, il Console generale d'Italia dottor Francesco De Conno, scusandosi, avrebbe comunicato agli ospiti presenti di non poterlo fare perché lo stesso consolato non poteva permettersi di consumare maggiore corrente elettrica e di dotarsi di un nuovo impianto per mancanza di fondi a bilancio, con evidente sconcerto dei presenti;
tale circostanza - comune a numerose nostre rappresentanze diplomatiche - è già stata segnalata dal sottoscritto in altri atti di sindacato ispettivo;
oltre alla mancanza di fondi per il minuto mantenimento delle sedi e il pagamento delle bollette, molte strutture all'estero non hanno in tutto o in parte i necessari parametri per una adeguata sicurezza sui luoghi di lavoro sia ai sensi
delle leggi italiane e/o per quanto riguarda le leggi locali -:
quali iniziative abbia intrapreso il MAE al fine di dotare le nostre rappresentanze all'estero di fondi sufficienti per coprire le necessarie spese di funzionamento, servizi e dotazioni minime di sicurezza.
(4-05537)
Risposta. - A seguito di una visita al Consolato generale d'Italia a Melbourne di una delegazione di imprenditori veneti e di esponenti di autorità locali, svoltasi in un clima costruttivo di reciproca stima e cordialità, un rappresentante della comunità italiana residente a Melbourne commentava con terze persone - e non con il console - il fatto che alcune delle numerosissime lampadine della sala riunione venivano lasciate spente.
Se l'interlocutore ne avesse parlato direttamente con il titolare della sede, avrebbe potuto appurare che tale misura era stata adottata sin dal 2006 - insieme ad altre quali la soppressione di alcune linee telefoniche d'ufficio non indispensabili - per soddisfare le note esigenze di contenimento della spesa pubblica.
Peraltro, l'illuminazione della sala non ha mai suscitato proteste da parte dei numerosissimi visitatori italiani e stranieri, né prima né dopo l'episodio in questione.
La politica di contenimento delle spese osservata dal Console generale di Melbourne è comune a tutta la rete diplomatico-consolare e consente di impiegare al meglio le risorse disponibili.
Sotto il profilo della sicurezza, il titolare della sede di Melbourne non ha ravvisato criticità nell'applicazione del decreto legislativo n. 626 del 1994 sulla sicurezza sui luoghi di lavoro e nessuno dei dipendenti in servizio presso quella sede ha mai sollevato il problema.
Nel 2008 le rappresentanze italiane all'estero potranno comunque utilizzare le nuove risorse ad esse destinate anche per le spese di funzionamento e per il miglioramento delle condizioni di sicurezza. La manovra di bilancio per il 2008 prevede, infatti, l'istituzione di un Fondo per i consumi intermedi, al quale è stata attribuita una dotazione di 70 milioni di euro, superiore al totale dei fondi per le stesse spese previste dai vari capitoli di bilancio nel precedente anno finanziario.
Il Viceministro degli affari esteri: Franco Danieli.
ZANELLA. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
l'Ufficio Americano Brevetti (USPTO) ha nei giorni scorsi confermato la procedura di riesame di quattro brevetti del settore agro-alimentare richiesti dalla Monsanto;
tali brevetti erano utilizzati dal gigante Monsanto contro i piccoli agricoltori, in particolar modo il brevetto per la soia transgenica;
i contadini americani sono stati appoggiati dalla Pubblic Patent Foundation, associazione newyorkese che si occupa di proprietà intellettuale, che ha riesaminato le pretese della Monsanto e determinato il riesame di cui sopra;
di solito, nei due terzi dei casi, le procedure di riesame portano alla revoca dei brevetti -:
se il Governo sia al corrente di tali fatti;
quali ripercussioni può avere simile riesame sul settore agro-alimentare italiano.
(4-04687)
Risposta. - L'interrogazione in esame pone l'accento sulle eventuali ripercussioni che la procedura di riesame aperta dall'Ufficio Americano Brevetti (USPTO) nei confronti di quattro brevetti richiesti dalla Monsanto potrebbe avere nei confronti del settore agro-alimentare italiano.
Al riguardo, si fa presente, innanzi tutto, che la tematica specifica rientra nella primaria
competenza del Ministero dello sviluppo economico - Ufficio brevetti, che non si è mancato di interessare.
Con particolare riguardo ai brevetti richiesti dalla Monsanto, si evidenzia che gli stessi non sono riconducibili al sistema UPOV relativo alle varietà vegetali, ma riguardano, più in generale, la protezione giuridica delle invenzioni biotecnologiche ovvero l'evento transgenico (o sequenza genica) coperto da brevetto ai sensi della direttiva n. 98/44/CE, attuata con decreto-legge 10 gennaio 2006, n. 3.
In particolare, si sottolinea che la procedura di riesame dei brevetti della Monsanto, effettuata dall'Ufficio Americano Brevetti (USPTO), non esercita alcuna influenza su eventuali brevetti esistenti nel nostro Paese.
Inoltre, si ricorda che la normativa italiana non prevede la revoca dei brevetti ma soltanto l'annullamento da parte del giudice ordinario.
La revoca è prevista solo per il brevetto europeo a seguito della procedura di opposizione.
Infatti, la protezione brevettale in Italia può essere ottenuta anche tramite la procedura del brevetto europeo, che prevede la possibilità di presentare opposizione entro nove mesi dalla concessione, da parte dell'EPO, del brevetto e di ottenere la revoca della concessione qualora l'opposizione abbia esito positivo.
Una volta che il brevetto europeo è convalidato in Italia, lo stesso soggiace alla legge nazionale.
Ció premesso, si assicura che il Mipaaf continuerà a seguire la massima attenzione l'evoluzione della vicenda ed i possibili sviluppi nell'ambito del commercio agro-alimentare.
Il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali: Paolo De Castro.