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Allegato B
Seduta n. 266 del 15/1/2008
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DIFESA
Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:
IV Commissione:
GALANTE. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
nell'articolo sulle navi d'assalto anfibio, pubblicato sul numero 11 del 2007 della rivista specializzata Military Technology a firma di Massimo Annati, si afferma che la Marina Militare, dopo aver realizzato con la Cavour la seconda portaerei della sua flotta, sta progettando la costruzione di una nave LHD. Si prevede che tale nave verrà ordinata entro la fine del 2008 ed entrerà in servizio nel 2012. Nell'articolo si accenna, inoltre, al fatto che alla prima LHD si aggiungerebbero successivamente altre due navi gemelle;
notizia di un progetto riguardante una LHD si riscontra anche nella rivista online Analisi Difesa, dove, in un dossier del giugno 2007 a firma di Federico Cerreti ed intitolato «Le forze anfibie italiane», si dice che la Forza di proiezione dal mare della Marina si baserà, a medio termine, su una forza composta di due portaerei e tre LPD (situazione raggiunta già quest'anno con l'entrata in servizio della Cavour) e, sul lungo periodo, su una forza di due portaerei, tre LPD ed una LHD;
le LHD (Landing Helicopter Dock) sono navi molto più grandi e potenti delle LPD (Landing Platform Dock). Infatti, mentre le LPD sono navi per operazioni anfibie che imbarcano anche elicotteri, le LHD sono portaelicotteri d'assalto anfibio. Le attuali LPD italiane hanno un dislocamento di 8 mila tonnellate, la futura LHD raggiungerebbe, sempre secondo Military Technology, le 18-20 mila tonnellate, superando in tal modo le dimensioni della portaerei Garibaldi e diventando la seconda nave della flotta italiana, dopo la Cavour;
le operazioni anfibie e di trasporto nel corso delle missioni all'estero, in cui fino ad ora è stato coinvolto il nostro Paese, sono state egregiamente svolte dalle tre LPD. La nuova LHD moltipliclherebbe invece, il potenziale offensivo della flotta italiana, già notevolmente accresciutosi con l'aggiunta di una seconda e più grande portaerei, la Cavour, raggiungendo cosi una potenza bellica che va ben al di là delle necessità imposte sia dalla difesa del territori nazionale, sia dalla partecipazione a missioni umanitarie all'estero. Tale eccedenza risulterebbe ancora più sproporzionata nel caso in cui alla prima LPD dovessero aggiungersi altre due navi dello stesso tipo;
a queste problematiche si aggiunge il fatto che il progetto di una o più LHD non risulta scaturire da alcuna programmazione derivante a sua volta dalla definizione di un preciso modello di difesa, discusso ed approvato dal Parlamento. Solo in questo modo, infatti, dovrebbero essere pianificate le necessità delle Forze Armate, sia in termini di mezzi che di uomini. Al contrario, si sta affermando una tendenza secondo la quale la scelta dei sistemi d'arma avviene attraverso un processo decisionale in cui il Parlamento è
ristretto in un ruolo di mera ratifica di scelte svolte altrove -:
se, nel caso in cui esista effettivamente il progetto di costruzione di una LHD, il Ministro della difesa non ritenga che l'acquisizione di una o più navi di questo tipo non contrasti con gli assetti di una Marina calibrata sugli obiettivi strategici delle forze armate di difesa del territorio nazionale e di intervento in operazioni umanitarie all'estero.
(5-01902)
DE ZULUETA. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
il nostro Paese è responsabile del programma giustizia per 1'Afghanistan;
il 12 novembre 2007 Amnesty International ha diffuso un rapporto che documenta come le forze Isaf abbiano trasferito detenuti alla Direzione nazionale della sicurezza (Nds, i servizi di sicurezza afgani) nonostante tale organismo sia al centro di costanti denunce di tortura. Di recente le Nazioni Unite hanno chiesto indagini su casi di detenuti presi a frustate, sottoposti a freddo estremo e privati del cibo;
sempre nel mese di novembre diversi organi di stampa hanno riportato notizie della partecipazione di soldati italiani ad azioni di combattimento nel distretto di Farah, a nord di Herat;
a seguito di tali rivelazioni sono state, presentate, sempre nello stesso mese, due interrogazioni parlamentari, una della sottoscritta interrogante ed una a firma del deputato Severino Galante. È rispondendo al quesito posto dall'onorevole Galante che il Governo ha riconosciuto la veridicità delle notizie riportate dalla stampa;
il 7 gennaio 2008 il New York Times ha pubblicato un articolo, dal titolo Foiling U.S. Plan, Prison Expands in Afghanistan, dal quale emerge che le condizioni dei detenuti della prigione americana di Bagram sono analoghe se non peggiori a quelle di Guantanamo. Alcuni di essi sono in condizioni di vera segregazione, chiusi in isolamento assoluto anche per mesi, mentre altri sono costretti a vivere anche in otto in celle da due posti. In un rapporto confidenziale inviato dalla Croce Rossa al Pentagono e confermato da due ufficiali che hanno parlato al New York Times sotto la garanzia dell'anonimato, si sottolinea che decine di prigionieri sono stati tenuti in isolamento per settimane e settimane, addirittura per mesi e in alcuni casi sottoposti a interrogatori crudeli, in piena violazione delle norme previste dalla Convenzione di Ginevra. Due detenuti sarebbero morti nel 2002 per i trattamenti subiti, ha denunciato la Croce Rossa;
gli Stati Uniti in base all'arbitraria definizione di enemy combatant non applicano la Convenzione di Ginevra ai detenuti sottoposti ad un «trattamento così duro che Karzai non ha più voluto firmare l'accordo con gli americani che doveva guidare la gestione della nuova prigione di Pol-i-Charki», così come riportato in un articolo de il Manifesto dell'11 gennaio 2008 a firma di Emanuele Giordana;
nel 2006 Human Rights Watch ha denunciato la presenza in Afghanistan di una ventina di prigioni segrete americane, inaccessibili, sotto esclusivo controllo americano, chiamate Forward Operations Bases;
il 3 aprile 2007 è stata inaugurata a Pol-i-Charki, a 15 miglia da Kabul, un carcere di massima sicurezza. Tale prigione, risalente ai tempi sovietici, è stata ristrutturata dagli americani con finanziamenti dei paesi «donatori» dell'Unione europea. I timori delle organizzazioni internazionali per la difesa dei diritti umani è che anche questa prigione possa trasformarsi in un altro «buco nero» -:
se i nostri militari, nell'ambito di azioni di combattimento abbiano fatto dei prigionieri e, eventualmente, a quale autorità li abbiano consegnati, con quali modalità e garanzie di detenzione nel rispetto della Convenzione di Ginevra e del diritto nazionale afgano.
(5-01903)