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Allegato B
Seduta n. 267 del 16/1/2008
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GIUSTIZIA
Interrogazioni a risposta scritta:
VITALI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
come è noto, il 27 gennaio 2008 decadranno dagli uffici direttivi e semidirettivi, circa 400 magistrati ai sensi della legge n. 111 del 30 luglio 2007 e dell'interpretazione accolta dal CSM nella delibera di plenum del 4 ottobre 2007;
nel parere formulato in data 31 maggio 2007 sul disegno di legge di riforma dell'ordinamento giudiziario, il medesimo Consiglio aveva rilevato che i tempi assegnati per il ricambio dei magistrati suddetti apparivano troppo brevi, osservando tra l'altro: «sarebbe auspicabile assicurare un tempo gradualmente più congruo prima di determinare l'effetto della decadenza dall'incarico, anche per consentire al Consiglio di programmare, con un più ampio lasso di tempo, il ricambio di numerosi uffici direttivi e semidirettivi che si trovano nelle condizioni previste dalla norma (...)»;
ad oggi il CSM è ancora impegnato - nonostante l'accelerazione dei complessi procedimenti relativi alle nomine - ad assegnare numerosi incarichi pubblicati in data assai anteriore alla pubblicazione dei posti dei 157 direttivi in decadenza ed è pertanto evidente che per lungo tempo uffici giudiziari, anche di notevole dimensione, giudicanti e requirenti, resteranno privi dei titolari;
inoltre, non sono stati finora nemmeno pubblicati gli oltre 200 posti di magistrati semidirettivi che pure decadranno dall'incarico il 27 gennaio 2007, di talché i tempi di copertura dei posti suddetti saranno ancora più lunghi -:
se il Ministro della giustizia ritenga di proporre un provvedimento legislativo d'urgenza per differire in misura congrua il termine di decadenza del 27 gennaio 2008 previsto dall'articolo 3, comma 5, della legge citata, al fine di evitare i gravi inconvenienti segnalati dal CSM, ora divenuti ancora più attuali.
(4-06090)
CARLUCCI e VITALI. - Al Ministro della giustizia, al Ministro dell'università e della ricerca scientifica. - Per sapere - premesso che:
come preannunciato nei giorni scorsi da alcuni quotidiani, Adriano Sofri, ex
leader di Lotta Continua, è stato ospite della trasmissione televisiva «Che tempo fa» condotta da Fabio Fazio e in onda sabato 12 gennaio 2008 su Raitre, per presentare il suo libro: «Chi è il mio prossimo»;
appare assolutamente sconcertante e inopportuna la comparsata televisiva (Sofri era stato intervistato da Fazio anche nel 2003, nelle prima edizione della trasmissione, in uno speciale di seconda serata intitolato: «Mezz'ora d'aria»), peraltro in diretta e su una rete pubblica, di un personaggio condannato a ventidue anni di reclusione per l'omicidio del commissario Mario Calabresi, avvenuto a Milano il 17 maggio del 1972;
attualmente Sofri si trova in regime di detenzione domiciliare nella sua casa toscana a causa di gravissimi motivi di salute che lo rendono incompatibile con lo stato di detenzione in carcere;
il magistrato di sorveglianza ha concesso un permesso in deroga al regime di detenzione domiciliare, per cui Sofri è potuto intervenire alla diretta negli studi milanesi della Rai;
ad avviso degli interroganti un atteggiamento così permissivo da parte del magistrato competente mette seriamente in dubbio la certezza del diritto, la proporzionalità delle pene e l'imparzialità del giudice, minando alla base il sistema giustizia italiano;
è inaccettabile che personaggi come Adriano Sofri, o ad esempio l'ex capo delle Brigate Rosse Renato Curcio, tristemente noti alle cronache perché macchiatisi di efferati delitti durante gli anni di piombo, che hanno seminato il terrore nel nostro Paese, vengano oggi invitati a tenere conferenze, attività di formazione dei docenti o incontri nelle Università, fornendo così l'idea di uno Stato che concede uno spazio ingiustificato a quei «cattivi maestri» che salgono in cattedra in veste di intellettuali, filosofeggino, tengono rubriche, provocando nei familiari delle vittime un sentimento di rinnovato dolore e un senso di profonda ingiustizia;
in Italia è in atto uno stravolgimento dei valori per cui chi ha seminato violenza insegna, mentre chi le ha subite può, al massimo, inviare lettere ai giornali per gridare il proprio sdegno -:
quali iniziative anche di carattere normativo intendano adottare per evitare che si ripetano episodi di tal genere;
se il Ministro della giustizia non intenda avviare iniziative ispettive, anche per chiarire quali siano le ragioni per cui è stata concessa la deroga al regime di detenzione da parte del magistrato di sorveglianza ad un soggetto sottoposto al regime di detenzione domiciliare, facendo venir meno, a parere degli interroganti, la certezza della pena e l'imparzialità del giudice.
(4-06108)