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Allegato B
Seduta n. 272 del 23/1/2008
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ATTI DI CONTROLLO
PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
Interrogazione a risposta orale:
ANTONIO PEPE, LAMORTE, FILIPPONIO TATARELLA, BELLOTTI, PROIETTI COSIMI, LEO e GERMONTANI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per le riforme e le innovazioni nella pubblica amministrazione, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
lo scorso 9 gennaio 2008, è stato sottoscritto il Contratto nazionale integrativo relativo al biennio economico 2004-2005 per i consiglieri e i referendari dei ruoli della Presidenza del Consiglio dei ministri e per i dirigenti di prima seconda fascia del ruolo speciale tecnico-amministrativo del Dipartimento della protezione civile;
sulla base di quanto risulta agli interroganti, il predetto contratto è stato sottoscritto a costo zero e, quindi, nessun adeguamento di ordine economico è stato garantito a tutti i dirigenti di ruolo della Presidenza del Consiglio dei ministri -:
quali urgenti iniziative il Governo intenda adottare, al fine di adempiere ad un atto dovuto, qual è, nella fattispecie, il rinnovo dei contratti dei pubblici dirigenti.
(3-01554)
Interrogazioni a risposta scritta:
RAMPELLI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
nei giorni scorsi il Dipartimento per l'innovazione e le tecnologie ha deciso di chiudere il portale www.italia.it, il cui scopo era quello di valorizzare il turismo in Italia;
per la realizzazione di tale iniziativa erano stati stanziati 45 milioni di euro;
il progetto - lanciato voluto dall'ex-Ministro per l'innovazione ingegner Stanca - è stato rilanciato dall'attuale Governo;
sembrerebbe che negli ultimi due anni e mezzo siano stati spesi circa sei milioni di euro per lo studio di fattibilità e la messa in linea della prima versione del portale;
in data 22 febbraio 2007, il Vicepresidente del Consiglio dei ministri e Ministro dei beni culturali, onorevole Francesco Rutelli - presentando a Milano il portale www.italia.it nel corso della prima giornata della Borsa internazionale del turismo - aveva affermato: «il portale è una grandissima finestra dal mondo sull'Italia. Il nostro paese si sta aprendo con una operazione di straordinario interesse. Tutti i potenziali turisti che sognano l'Italia e che sono decine di milioni, avranno l'opportunità di sapere facilmente come arrivare nel nostro Paese e di scoprire le sue straordinarie qualità»;
da ambienti vicini al Ministro dei beni culturali si affermava che «La nascita del sito rappresenta un altro segnale inequivocabile della nuova politica, portata avanti dal vicepremier, di valorizzazione delle bellezze e dei prodotti italiani nel
mondo» (Ansa del 19 febbraio 2007 dal titolo: «Merloni: risultati 2006 motivo vanto per l'Italia»);
il 2 marzo 2007 si era insediato, presso il Dipartimento per l'innovazione e le tecnologie, il Comitato nazionale per il portale Italia.it.; il comitato, formato pariteticamente dalle amministrazioni statali e regionali, è stato costituito con il compito di curare: la redazione e l'approvazione dei piani editoriali del portale, l'individuazione delle redazioni centrali e distribuite, nonché il loro modello di funzionamento, il coordinamento delle iniziative regionali, interregionali e centrali, la redazione e l'approvazione del piano di promozione e dei piani commerciali dei contenuti del portale;
sulla chiusura del sito, il Codacons ha presentato un esposto alla Corte dei conti nel quale si chiede di «accertare come siano state spese nel dettaglio queste risorse e quali vantaggi concreti il portale abbia portato al turismo italiano, verificando eventuali sprechi di denaro pubblico» -:
se non ritenga opportuno chiarire con urgenza le ragioni del fallimento del progetto www.italia.it;
in che modo intenda giustificare l'enorme spreco di denaro pubblico per un'iniziativa che doveva rappresentare il «biglietto da visita internazionale» della politica governativa in materia di promozione turistica e che invece si è rivelata un ennesimo esempio di incompetenza e cattiva gestione delle risorse.
(4-06166)
FITTO e LAZZARI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della giustizia, al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
in data 26 marzo 2006 e 10 settembre 2006, rispondendo a due precedenti interrogazioni in merito alla misteriosa morte del giovane leccese Simone Renda avventa il 3 marzo precedente a Playa del Carmen in Messico, il ministero degli Affari Esteri forniva rassicurazioni sull'assistenza che il Governo italiano avrebbe garantito alla famiglia del giovane e assicurava il massimo impegno per fare la dovuta chiarezza sulla intera vicenda, rendendo noto di aver preso contatti con i legali della famiglia Renda e con le autorità messicane per visionare gli atti del processo;
in data 8 gennaio da notizie di stampa sono emersi nuovi inquietanti particolari sulla morte di Simone Renda che sarebbe addirittura stato torturato nel carcere messicano;
risulta sempre da notizie di stampa che la Procura di Lecce avrebbe aperto una inchiesta sulla morte del giovane e l'avrebbe poi archiviata per «non procedibilità» e che parallelamente il processo in Messico si stia celebrando con modalità che agli interroganti appaiono non certo mirate a garantire l'accertamento della verità e dei responsabili dell'accaduto;
i legali della famiglia Renda nel corso del processo che appare agli interroganti sempre più destinato a non accertare la verità, hanno presentato una nuova denuncia per denuncia per sequestro di persona, tortura e omicidio doloso alla Procura della Repubblica nei confronti di medici, guardie, dipendenti dell'hotel che chiesero l'intervento delle forze dell'ordine e tutti coloro che a vario titolo avrebbero avuto a che fare con questa vicenda in Messico;
secondo i legali messicani della famiglia Renda, le autorità messicane intervenute all'atto dell'arresto e poi della certificazione della morte di Simone Renda, avrebbero violato le norme che regolano i rapporti internazionali, la convenzione sui diritti umani, la stessa legge messicana, ipotizzando omissioni comportamenti dolosi e colposi che avrebbero di fatto provocato la morte del ragazzo e che di fatto pare non siano oggetto né di indagini da parte della Procura messicana, né tantomeno del processo in corso;
dalla stampa messicana si apprende che il Presidente del Consiglio Prodi avrebbe programmato una missione in Messico a febbraio prossimo -:
quali provvedimenti i ministri interrogati stiano mettendo in atto per garantire alla famiglia Renda che il lavoro delle autorità messicane sia volto ad accertare la verità e ad assicurare i responsabili alla giustizia;
se il Presidente del Consiglio Romano Prodi, in occasione della sua prossima visita in Messico, non ritenga di poter intervenire presso le autorità messicane per chiedere che le indagini e il processo si svolgano nella massima legalità e che su questa vicenda possa esserci una sorta di collaborazione tra Messico e Italia per giungere all'accertamento della verità.
(4-06171)
FITTO, LICASTRO SCARDINO, LAZZARI, MAZZARACCHIO e DI CAGNO ABBRESCIA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - Premesso che:
il 26 novembre del 2004 sul BURP della regione Puglia viene pubblicato il Decreto di aggiudicazione delle gare per la realizzazione degli impianti di trattamento e smaltimento rifiuti della regione Puglia, in riferimento al Piano dei Rifiuti - Fitto pubblicato sul BURP della regione Puglia il 23 ottobre 2002;
il Piano suddivideva la regione in dieci bacini. Mentre per quattro bacini si prevedeva lo smaltimento in discariche controllate e tecnologicamente compatibili con la salvaguardia del territorio e dell'ambiente, negli altri sei bacini si prevedeva la realizzazione di un impianto complesso, che poteva essere cdr o termovalorizzatore, onde consentire il definitivo superamento del problema. Il Piano quindi non prevedeva necessariamente la realizzazione di termovalorizzatori, ma si proponeva di richiedere al mercato le migliori soluzioni tecniche per lo smaltimento ed il riutilizzo dei rifiuti finalizzato alla chiusura del ciclo;
la commissione di gara, composta da tecnici, concluse i suoi lavori, scegliendo tre proposte che prevedevano impianti cdr, tre termovalorizzatori e quattro discariche quale soluzione tecnica per risolvere i problemi territoriali nei dieci bacini già individuati. Anche i risultati di gara vennero impugnati innanzi al giudice amministrativo che complessivamente - salvo un paio di eccezioni, giustificate da ragioni formali e non sostanziali - riconobbe la bontà dell'operato della struttura commissariale;
il 20 giugno 2005, il Tar Puglia rigettò la sospensiva dei bandi chiesta dai ricorrenti, e pronunciandosi nel merito, riconobbe la bontà dell'operato della struttura commissariale;
i tre termovalorizzatori previsti erano a Trani, Bari e Brindisi;
per Bari e Brindisi, a causa di alcuni difetti nella procedura, non fu possibile procedere all'aggiudicazione dell'appalto. Bisognava quindi ripetere la procedura e procedere all'affidamento;
il Commissario delegato per l'emergenza rifiuti della regione Puglia, Nichi Vendola, per i termovalorizzatori di Bari e Brindisi si è limitato ad oggi a procedere alla revoca per autotuela dell'aggiudicazione;
per Trani invece la società Rea Trani (in ATI Noyvallesina Engineering spa, GEA srl e Amet spa) risultò aggiudicataria dell'impianto di termovalorizzazione con decreto n. 269 del 26 novembre 2004 del Commissario delegato per l'Emergenza Rifiuti in Puglia;
è opportuno sottolineare come la società aggiudicatrice, la REA, risulti a capitale di maggioranza pubblico, avendo l'azienda AMET Trani il 51 per cento delle partecipazioni nella suddetta ATI;
successivamente, con decreto n. 187 del 9 dicembre 2005, il Commissario delegato
per l'Emergenza Rifiuti, Nichi Vendola, ha adottato l'atto di aggiornamento completamento e modifica del Piano regionale di gestione dei rifiuti, nel quale sconfessando quanto previsto nel precedente Piano, la struttura commissariale si diceva contraria alla realizzazione di termovalorizzatori sul territorio pugliese;
con decreto n. 137/CD, in data 26 giugno 2006, il Commissario delegato Vendola, ha revocato l'aggiudicazione della gara per l'affidamento del pubblico servizio di gestione del sistema impiantistico complesso con recupero energetico del Bacino di utenza BA/1 e BA/4 alla Rea di Trani, adducendo come pretesto che le modifiche da lui apportate al Piano rifiuti sono inconciliabili con la realizzazione di termovalorizzatori;
in seguito a tale revoca dell'aggiudicazione, la società REA di Trani ha presentato richiesta di risarcimento danni nei confronti del Commissario delegato, quantificata in circa 190 milioni di euro, comprendenti danno emergente e lucro cessante;
il Decreto di aggiudicazione dell'appalto n. 269 del 26 novembre 2004, prevedeva un investimento complessivo per la realizzazione del termovalorizzatore di Trani di euro 97.659.396, di cui 5 milioni di cofinanziamento pubblico, in attuazione della Misura 1.8 del Por Puglia 2000-2006;
ne deriva che la costruzione del termovalorizzatore di Trani sarebbe costata alla regione Puglia 5 milioni di euro, la revoca potrebbe costare circa 190 milioni di euro se dovesse essere riconosciuto all'azienda il diritto al risarcimento dei danni;
ad oggi dei 10 Bacini in cui il Piano rifiuti divide la Puglia, per 6 il Commissario Vendola ha proceduto alla firma dei contratti con enorme ritardo, per altri 4 non lo ha ancora fatto;
il Piano rifiuti Fitto è stato modificato dal Commissario Vendola solo nel senso di dire no ai termovalorizzatori, ipotizzando che la Puglia potesse entro breve tempo raggiungere una quota di raccolta differenziata pari al 55 per cento;
la raccolta differenziata in Puglia che nel 2005 era faticosamente arrivata al 10 per cento, in quasi tre anni è salita all'11 per cento. Per arrivare al 55 per cento quindi occorrono andando a questo ritmo altri 45 anni;
si evince quindi che senza i tre termovalorizzatori, in Puglia il ciclo dei rifiuti non può considerarsi chiuso;
la regione Puglia nei giorni scorsi ha dato al Governo la disponibilità ad accettare i rifiuti provenienti dalla Campania ma solo nelle discariche private per rifiuti speciali;
in Puglia le discariche per rifiuti speciali sono 5: Brindisi, Foggia, Canosa, Fragagnano e Grottaglie;
la discarica di Brindisi è chiusa da un anno, quelle di Fragagnano e Grottaglie accolgono ormai da un anno dovranno accogliere per tutto il 2008 i rifiuti del Bacino Lecce 2 a causa dei ritardi del Commissario Vendola per colpa dei quali in quel Bacino non sono ancora pronti gli impianti;
negli ultimi due anni e mezzo per sopperire alla mancanza degli impianti, sono state ampliate e/o prorogate una quindicina di discariche le cui volumetrie oggi disponibili servono ovviamente a fronteggiare l'emergenza pugliese -:
se, in considerazione di quanto sta avvenendo in Campania e delle recenti dichiarazioni del Presidente del Consiglio dei ministri e dello stesso ministro Pecoraro Scanio sulla necessità dei termovalorizzatori per risolvere l'emergenza, il ministro non ritenga di dover intervenire presso la regione Puglia affinché revochi la revoca dell'aggiudicazione del termovalorizzatore di Trani e dia corso alle procedure necessarie a procedere alla realizzazione degli altri due termovalorizzatori previsti;
in quali e quante discariche pugliesi arriveranno i rifiuti campani, in che quantità e per quanto tempo;
che ruolo abbia la regione Puglia nella determinazione delle discariche, della quantità e dei tempi relativi ai rifiuti campani che arriveranno in Puglia;
quali e quante discariche siano state prorogate e/o ampliate e che volumetrie siano ad oggi disponibili nelle discariche pubbliche e private della regione Puglia;
se alla luce di quanto descritto in premessa, ossia che ad oggi in 4 Bacini su 10 della Puglia il Piano rifiuti è rimasto disatteso e il ciclo dei rifiuti non risulta quindi concluso, il ministro non ritenga di dover intervenire presso la regione Puglia per evitare che a breve si ritrovi nelle stesse condizioni della Campania.
(4-06175)
BENEDETTI VALENTINI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
la magistratura di Terni ha aperto un procedimento penale nei confronti del sindaco di quella città, del presidente dell'Azienda servizi municipalizzati, del direttore generale dell'azienda, dei componenti del Consiglio di amministrazione, del dirigente del servizio di igiene ambientale presso l'ASM, del delegato del Servizio prevenzione e protezione, per gravi ed inquietanti ipotesi di reati attinenti ad inquinamento, a procedure irregolari e pericolose di smaltimento e scarico, a possibile disastro ambientale, a superamento dei limiti nelle emissioni specie di acido cloridrico e diossine, e così a situazioni di alto pericolo e serio danno per l'incolumità dei lavoratori e della popolazione, ponendo contemporaneamente sotto sequestro l'inceneritore di rifiuti, operante nell'area della conca ternana già pesantemente gravata dal problema dell'inquinamento, da troppo tempo e vanamente denunciato;
il fermo dell'inceneritore di Terni, oltre che un fatto eccezionale in sé, viene a cadere in una situazione molto pesante del sistema di smaltimento dei rifiuti dell'Umbria, che vede, appunto, messo fuori causa tale nevralgico impianto, mentre sono sature o quasi sature e in precarissime condizioni le discariche, tanto da far temere in tempi ravvicinati un quadro di emergenza di cui si sono avuti in queste settimane squallidissimi esempi estremi in altre parti d'Italia;
in tali frangenti, è imperativo che si individuino responsabilità, si chiariscano antefatti e prospettive, si prevengano disastri, si tuteli la salute delle persone, si assumano provvedimenti, anche legislativi e finanziari, di tipo straordinario, dovendo la vicenda vedere l'intervento diretto del Governo, sia perché la regione anche per tali finalità ha ricevuto e non ben impiegato risorse statali, sia perché non sarebbe tollerabile dover intervenire in seguito con forme sostitutive ed emergenziali, come accaduto per altre regioni -:
se in base a dati risultanti al Governo, sia vero che nella «Conca ternana» si sia riscontrata una percentuale di tumori, superiore ed in quale misura rispetto al resto del territorio umbro con il rischio di coinvolgimento diretto anche del personale operante negli impianti -:
se analoghe rilevazioni siano emerse per le malattie respiratorie e cardiovascolari;
quali controlli e quali eventuali tutele siano stati disposti in sede nazionale al fine di valutare e fronteggiare il rischio diossina e radioattività nell'area del Ternano;
se non ritenga di acquisire dall'Osservatorio nazionale per i rifiuti elementi circa l'ipotesi che l'inceneritore ternano bruciasse rifiuti al di sotto degli 850 gradi, limite minimo per non emettere diossina nell'atmosfera e circa il fatto che dai registri di funzionamento degli impianti mancassero parti relative a combustioni irregolari;
se sia vero che, in assenza della necessaria quantità di rifiuti per il funzionamento degli impianti, sarebbero stati prelevati rifiuti già conferiti nella discarica «Le Crete» di Orvieto e portati a Terni per essere inceneriti;
dove risulti che siano state conferite tutte le polveri di incenerimento;
se non si ritenga di assumere iniziative volte allo scioglimento degli organi amministrativi dell'ASM e della civica amministrazione;
se per il conferimento di rifiuti tossici e nocivi siano stati pagati dai soggetti conferitori somme ulteriori rispetto alle normali tariffe e se queste risultino nel bilancio degli enti interessati;
se la condizione di degrado in cui operava l'inceneritore dell'ASM, abbia eventualmente determinato l'affidamento dello smaltimento a soggetti privati già operanti nella zona;
se abbiano fondamento le notizie secondo cui sotto l'inceneritore siano stati trovati rifiuti tossici, nocivi e pericolosi;
se sia stato rilevato il livello delle nanopolveri (Pm 2,5) notoriamente responsabili di patologie molto gravi quali i tumori al pancreas, al fegato, il diabete, il morbo di Parkinson e Alzhaimer;
se attualmente, dopo quanto accaduto, risulti al Governo che gli altri impianti di smaltimento rifiuti presenti nella zona (inceneritore Acea ex Terni Ena, inceneritore Print, impianto smaltimento rifiuti nocivi ditta Iosa) vengano sottoposti, e da chi, a più rigidi controlli rispetto a quanto fatto fino ad ora;
se dal Governo non si ritenga necessario un intervento normativo straordinario per il risanamento dell'ambiente ed il risarcimento dei danni alle città ed ai cittadini della «conca Terni-Narni» (in termini di aumento delle malattie, danno esistenziale dei residenti, minore valore dei fabbricati, declino di tutte quelle Istituzioni università in primis - che potevano attirare persone e risorse sul territorio).
(4-06178)