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Allegato B
Seduta n. 273 del 28/1/2008
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ATTI DI CONTROLLO
PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
Interpellanze:
I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro degli affari esteri, il Ministro
della difesa, il Ministro della giustizia, per sapere - premesso che:
in Afghanistan è in corso dal 2001 una guerra devastante che ha prodotto, a tutt'oggi, quasi 30.000 morti, di cui - secondo stime attendibili prodotte dalle Nazioni Unite - almeno 9.000 negli ultimi ventiquattro mesi;
i ribelli controllano almeno venti distretti nelle province di Kandahar, Helmand e Uruzgan;
il conflitto è ormai esteso anche alle province orientali, a ridosso del confine pachistano, e si sta allargando anche a ovest, nella zona controllata dal contingente militare italiano;
nel contempo, si moltiplicano - proporzionalmente ai bombardamenti dell'aviazione Nato - gli attentati suicidi, che colpiscono militari ma anche civili;
secondo stime dell'Onu, il 52 per cento del prodotto interno lordo del Paese deriva dalla produzione dell'oppio e il settore dell'agricoltura dedicato all'oppio continua a crescere a ritmi esponenziali: nel 2006 la produzione di oppio è cresciuta, rispetto all'anno precedente, del 59 per cento;
nonostante la presenza di oltre 35.000 militari stranieri a Kabul e in altre città dell'Afghanistan, gli operatori delle organizzazioni non governative e dell'Onu vengono rapiti alla luce del giorno in una condizione ormai priva dei requisiti minimi di sicurezza;
l'Onu afferma che, a causa di questa guerra, ogni giorno muoiono 700 bambini e circa 70 donne per mancanza di assistenza medica;
il nostro Paese ha sostenuto nel 2007 un impegno di 23 milioni di euro per la ricostruzione del sistema giudiziario afghano, con esiti in relazione ai quali il ministro degli esteri ha parlato di «progressi» nella introduzione con cui ha aperto a Roma, il 3 luglio 2007, i lavori della «conferenza sulla giustizia in Afghanistan»;
nel corso della stessa relazione, il ministro degli esteri ha sottolineato «la centralità della giustizia ai fini del successo della ricostruzione in Afghanistan: sicurezza, sviluppo economico, rispetto dei diritti umani dipenderanno anche dalla solidità, dalla efficacia e dalla trasparenza della giustizia»;
il 19 dicembre 2007 l'Assemblea generale dell'Onu ha approvato una risoluzione, promossa dal nostro Paese, che conteneva la moratoria contro la pena di morte nel mondo;
abbiamo appreso, per mezzo di una lettera inviataci nei giorni scorsi dal presidente del Movimento per l'Avvenire dell'Afghanistan, Abdullah Naibi, e grazie ad un appello promosso il 17 gennaio 2008 da Reporters senza Frontiere, che Said Parweiz Kâmbakhch, ventitreenne studente di giornalismo dell'Università di Mazaré Charif, si trova dal 27 ottobre 2007 ristretto in carcere;
Said Parweiz Kâmbakhch, giovane militante della sinistra laica afghana, è accusato di «blasfemia e di aver veicolato giudizi diffamatori nei confronti dell'Islam»;
il giornalista, collaboratore del giornale Jahan-e Naw (Il Mondo nuovo), è accusato di ciò sulla base di alcuni articoli sul ruolo delle donne nelle società islamiche rinvenuti nella sua abitazione;
nella citata lettera-appello del 17 gennaio, Reporters senza frontiere si dice «molto preoccupata per la pressione esercitata dai conservatori religiosi sulle autorità, (le cui) accuse (nei confronti di Said Parweiz Kâmbakhch) di blasfemia contro l'Islam nascondono la volontà di attentare alla libertà di stampa»;
il fratello del giovane, Sayed Yaqub Ibrahimi, anch'egli giornalista, ha dichiarato che il suo arresto è illegale, nella misura in cui «tutti i casi potenzialmente sanzionabili che riguardano la stampa devono essere giudicati dalla Commissione di valutazione dei media prima di essere sottoposti ad una Corte di giustizia»;
lo stesso Sayed Yaqub Ibrahimi ha messo in evidenza come «il sistema giuridico statale sia stato chiamato in causa da parte dei procuratori soltanto dopo il Consiglio dei Mullah, che ha invocato la pena di morte per insulti contro i testi sacri»;
i giornalisti afghani hanno scritto nelle settimane scorse al presidente della Repubblica Hamid Karzaï, chiedendo la liberazione del giovane collega;
soltanto due giorni più tardi il Consiglio dei Mullah ha messo pubblicamente in guardia le autorità dall'ipotesi di liberazione del giornalista che, a tutt'oggi, è ancora in carcere;
Reporters senza frontiere, in un comunicato stampa, si è detta altresì «preoccupata per la sorte di Ghows Zalmay, un anziano giornalista che è stato incarcerato all'inizio di novembre per avere pubblicato una traduzione del Corano» ritenuta «non islamica, in particolare nei passi che riguardano l'adulterio e l'atto del mendicare» dai religiosi conservatori;
anche per Ghows Zaimay il Consiglio dei Mullah ha chiesto la pena capitale -:
se il Presidente del Consiglio dei ministri ed i Ministri interpellati non ritengano che la questione sia, nella misura in cui chiama in causa il nostro ruolo attivo nell'ambito della ricostruzione civile e giuridica dell'Afghanistan e, al contempo, il nostro impegno internazionale per l'approvazione in sede di Nazioni Unite della moratoria sulla pena di morte, di preminente interesse nazionale ed in quanto tale di competenza del Governo;
quali iniziative urgenti il Governo intenda porre in essere per scongiurare l'esecuzione della pena capitale nei confronti dei due giornalisti incarcerati;
attraverso quali modalità il Governo intende urgentemente adoperarsi per la liberazione dei due prigionieri e per garantire la reale esigibilità del diritto alla libera informazione.
(2-00932) «Burgio, Mantovani, Cacciari, Cardano, Deiana, Duranti, Mascia, Sperandio, Tranfaglia, Iacomino, Siniscalchi, Khalil detto Alì Rashid».
La sottoscritta chiede di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro per i diritti e le pari opportunità, il Ministro della solidarietà sociale, per sapere - premesso che:
il Comune di Palermo, con nota protocollo n. 827234 del 24 dicembre 2007, ha sospeso a partire dal 1o gennaio 2008 i servizi di ospitalità per donne e loro figli/e, vittime di violenza, presso le case rifugio della città, tra le quali la casa delle Moire, eliminando così la garanzia di luoghi di protezione per quelle donne che, con i loro figli, sono costrette ad allontanarsi da casa per problemi di sicurezza;
il centro di accoglienza le «Onde-Onlus», che segue circa 400 donne l'anno, ha sempre offerto, oltre l'ospitalità, la presa in carico di donne e minori e l'attivazione di tutte le attività utili quali le consulenze legali, le terapie individuali e di gruppo per donne e bambini, la definizione e l'accompagnamento nei progetti di vita individuali, i servizi di rete, la messa in protezione del nucleo o della donna;
i risultati delle attività sono stati evidenti in questi anni ed hanno prodotto percorsi positivi di autonomia e di non recidività del problema;
con questa decisione, di fatto, si interrompe un servizio prezioso per la città e si mettono a repentaglio i nuclei familiari e le donne a rischio di incolumità fisica a causa di violenza intrafamiliare e/o di abusi;
in questo modo, non solo non si potrà più rispondere alle situazioni di emergenza, ma neppure all'esigenza di strutturare scenari di protezione per le donne vittime di violenza ed i loro figli avviando per essi efficaci percorsi di uscita da tali situazioni;
il Comune di Palermo, sottoscrivendo il Protocollo di intesa con cui si era formata la Rete contro la violenza alle donne ad ai minori della città, si era impegnato, in particolare, a «svolgere un ruolo attivo nel supporto all'uscita dalla violenza attraverso i propri servizi territoriali e le convenzioni con le strutture di ospitalità»;
non va dimenticato, inoltre, che il Comune di Palermo, sottoscrivendo un Protocollo d'Intesa con il Dipartimento per i Diritti e le Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri, era diventato territorio pilota per il progetto nazionale Arianna 1522;
la decisione, assunta dal Comune di Palermo, si pone in netto contrasto e in contrapposizione con la richiesta di tutti gli operatori del settore, a livello locale e nazionale, di operare, al contrario, al fine di rafforzare la presenza di strutture contro la violenza alle donne e ai loro figli sul territorio stante il preoccupante aumento di tale fenomeno che vede, in particolare nella Regione Sicilia, secondo i dati Istat, il 23 per cento delle donne dichiarare di subire una qualche forma di violenza -:
quali iniziative si intendano intraprendere al fine di garantire l'immediato ripristino di tali servizi nella città di Palermo, tenuto conto anche del protocollo d'intesa, di cui alle premesse, sottoscritto con il Dipartimento per i Diritti e le Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio, che viene, di fatto, ampiamente disatteso e rende più difficile garantire un sistema di aiuto integrato alle donne vittime di violenza.
(2-00935) «Dioguardi».
Interrogazioni a risposta orale:
BELLOTTI e FILIPPONIO TATARELLA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
l'attuale Commissario Straordinario dell'Agenzia per la protezione dell'ambiente (APAT), avvocato Giancarlo Viglione, ricopre attualmente anche l'incarico di Capo di Gabinetto del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare;
la predetta nomina a Commissario dell'APAT, avvenuta nel maggio 2007, è stata accompagnata da numerose critiche avanzate da alcuni politici della maggioranza di centro-sinistra (cfr. Il Giornale del 21 gennaio 2008, pag. 7), i quali hanno sottolineato la necessità che l'avvocato Viglione lasci l'incarico di Capo di Gabinetto, quanto meno per ragioni di opportunità politica;
da quando ha assunto l'incarico di Commissario straordinario dell'APAT, l'avvocato Viglione, sulla base di quanto risulta agli interroganti, avrebbe compiuto alcune nomine discutibili ed avrebbe assunto, attraverso contratti di «cococo», numerose unità di personale;
come riporta sempre Il Giornale del 21 gennaio 2008, pag. 7, tra le nomine criticate anche dal sindacato (l'USI-Rdb-Ricerca), vi rientra quella, a capo dipartimento gestione del personale dell'APAT, del dottor Luigi Capasso, ex ufficiale giudiziario del Ministero della giustizia, che mai ha ricoperto, in precedenza, incarichi dirigenziali nell'ambito della pubblica amministrazione;
sempre in base a quanto risulta agli interroganti, numerosi pubblici dipendenti di altre amministrazioni sarebbero stati cooptati, secondo criteri non meritocratici, dall'avvocato Viglione attraverso procedure di mobilità e di autorizzazione all'assunzione di idonei a concorsi pubblici precedentemente espletati -:
quali atti amministrativi che riguardano la gestione del personale il Commissario
straordinario all'APAT abbia direttamente o indirettamente sottoscritto dall'inizio dell'assunzione dell'incarico.
(3-01559)
GASPARRI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere se risponda al vero la notizia che nella giornata di mercoledì 23 gennaio 2008 l'Agencontrol, struttura che fa capo al Ministro delle politiche agricole e forestali, avrebbe disposto un'assunzione o una collaborazione per il signor Filippo Bellanca, strettissimo collaboratore del senatore dell'Udeur Stefano Cusumano.
(3-01562)
Interrogazioni a risposta scritta:
CIRIELLI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto si evince dall'articolo pubblicato sul quotidiano La città di Salerno in data 24 gennaio 2008, sembrerebbe che a Nocera Inferiore nel corso della notte ci sia stato «... un massiccio intervento di pulizia con la rimozione di 1.800 quintali di spazzatura...» -:
se siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa e, se corrispondenti al vero, in quale sito di trasferenza ovvero in quale discarica siano stati sversati i rifiuti e se l'operazione sia stata condotta nel rispetto delle norme igienico sanitarie soprattutto relativamente al sito dove sarebbero attualmente allocati.
(4-06197)
LUCIANO ROSSI. Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
il 14 gennaio 2008 l'inceneritore municipale di Terni è stato posto oggi sotto sequestro dalla magistratura che ha anche inviato informazioni di garanzia al sindaco della città, Paolo Raffaelli, ai componenti del consiglio di amministrazione dell'Azienda servizi municipalizzati (Asm), la società che lo gestisce, e ad alcuni tecnici, in tutto nove persone indagate per disastro ambientale;
l'inceneritore, che è stato costruito nel 1975 dal Comune di Terni a ridosso del fiume Nera e della zona industriale della città, dopo un breve periodo di funzionamento, ha subito un lungo e sostanziale processo di ristrutturazione che ha adeguato l'impianto alle nuove normative trasformandolo in termovalorizzatore di rifiuti con produzione di energia elettrica ed è entrato in servizio il 12 marzo 1998;
dal dicembre 2007 l'impianto è fermo per lavori di manutenzione ordinaria svolti dall'Asm, mentre erano invece regolarmente in funzione - fino al sequestro deciso dalla magistratura - la stazione di trasferenza e gli impianti connessi, nei quali vengono selezionati i rifiuti poi destinati alla discarica di Orvieto;
la magistratura ha acquisito, altresì, gli esami radiografici e le visite mediche dei dipendenti del termovalorizzatore comunale, al fine di accertare il legame tra l'inquinamento atmosferico e l'aumento delle patologie tumorali che si registra tra i dipendenti stessi ma non solo;
i prelievi eseguiti nei giorni scorsi all'interno dei camini del termovalorizzatore e dei forni dell'Asm, avrebbero - infatti - fornito la ulteriore conferma in merito alla presenza di materiali radioattivi (nei forni) e diossine (lungo il canale dei camini), prodotte in conseguenza del fatto che insieme al cdr (il combustibile derivato dai rifiuti, le cosiddette «ecoballe») sarebbe stata bruciata anche immondizia di scarsa qualità, come ad esempio rifiuti sanitari, transitata nell'impianto in assenza di adeguati controlli;
nel 2006, l'Agenzia regionale per l'ambiente a seguito di una serie di
verifiche realizzate nella zona in cui si concentrano oltre all'inceneritore dell'Asm anche quelli di Terni Ena e Printer, aveva evidenziato come dal confronto tra le emissioni di Asm e Terni Ena, - nonostante i due impianti emettano lo stesso quantitativo di polveri totali in aria - la ricaduta risultasse completamente differente dal momento che la concentrazione al suolo di polveri dovute all'inceneritore dell'Asm risultava fino a cinque volte superiore rispetto a quella di Terni Ena -:
se non intenda acquisire ogni opportuno elemento necessario a verificare la situazione ricordata in premessa e quali iniziative, di rispettiva competenza intendano assumere per risolvere la citata problematica;
se non si ritenga di assumere iniziative volte allo scioglimento degli organi amministrativi dell'Asm e della civica amministrazione.
(4-06198)
CATANOSO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 27 dicembre 2006, è stato disposto lo stato di emergenza fino al 31 dicembre 2007 sulla considerazione del permanere della situazione emergenziale e sulla base dei presupposti previsti dall'articolo 5 della legge n. 225 del 1992;
nello stesso provvedimento si affermava che la dichiarazione dello stato di emergenza era stata adottata per fronteggiare situazioni che - per intensità ed estensione - richiedevano l'utilizzo di mezzi e poteri straordinari e per ciò stesso si valutava l'esigenza di prevedere un congruo periodo di proroga dello stato di emergenza, necessario per porre in essere i lavori e gli interventi occorrenti per il rientro nell'ordinario;
in prossimità della scadenza del termine, in considerazione della sussistenza delle ragioni che nel dicembre del 2006 avevano giustificato l'emanazione del suddetto decreto, i comuni della provincia di Catania interessati dagli eventi calamitosi hanno inoltrato alle istituzioni competenti la richiesta di un'ulteriore proroga dello stato di emergenza;
a tutt'oggi, nonostante tale richiesta e i motivi circostanziati in essa contenuti, sembrerebbe che il Governo non abbia ancora provveduto;
allo stesso tempo sono apparse su alcuni organi di stampa locali (La Sicilia del 29 dicembre 2007) notizie in merito all'avvenuta approvazione da parte dell'esecutivo della proroga dello stato di emergenza (su sollecitazione di autorevoli esponenti della maggioranza), con ciò creando false aspettative tra la popolazione;
a favore di una estensione temporale dello stato emergenziale depongono una serie di motivazioni, la cui sussistenza sul piano tecnico-amministrativo era stata apertamente riconosciuta dallo stesso personale dirigenziale del Dipartimento nazionale della protezione civile, appositamente intervenuto in occasione di una pluralità di pubblici incontri svoltisi nei mesi di ottobre, novembre e dicembre presso la sede del Dipartimento protezione civile della Regione Sicilia - Servizio regionale di protezione civile per la provincia di Catania;
tra le predette motivazioni vi è, innanzitutto, la necessità di portare a compimento i piani di ricostruzione, soprattutto in quei comuni dove il patrimonio edilizio pubblico e privato è stato fortemente danneggiato o è andato completamente distrutto;
una interruzione dei benefici connessi allo stato di emergenza provocherebbe conseguentemente il blocco totale di qualsiasi intervento diretto al rientro nell'ordinario nonché delle ulteriori e necessarie opere di ricostruzione ed adeguamento antisismico che, in successione temporale, devono essere ancora avviate ai
sensi della Direttiva del Presidente della Regione Sicilia del 22 dicembre 2005;
l'attuazione dei piani di ricostruzione ha riguardato in gran parte gli interventi considerati prioritari ma occorre tenere presente che tutta un'altra serie di interventi, anch'essi essenziali al rientro nella normalità (scuole, strade, luoghi di culto, cimiteri eccetera), devono essere ancora realizzati e per questo c'è la necessità di fruire di ulteriori tempi e risorse;
la cessazione dello stato di emergenza determinerebbe gravi conseguenze anche sul piano amministrativo: gli enti, che pure si sono avvalsi del personale assunto ai sensi dell'O.P.C.M. n. 3254 del 2002, non sarebbero più in grado di affrontare l'elevatissimo carico di lavoro derivante dall'esigenza di definire il complesso iter burocratico per la concessione dei contributi nonché per seguire il monitoraggio degli interventi legati alla ricostruzione dalla fase di realizzazione sino al collaudo;
la mancata concessione della proroga rischia, infine, di provocare un vero e proprio allarme sociale: le famiglie che risiedevano nelle aree sottoposte a perimetrazione non solo non beneficerebbero più del contributo previsto per l'autonoma sistemazione (CAS) ma si verrebbe a realizzare un'ingiustificata disparità di trattamento tra i cittadini che hanno subito ingenti danni patrimoniali a seguito degli eventi sismici ed eruttivi e chi invece - pur trovandosi nelle medesime condizioni - si trova ancora in attesa di vedere definita la propria posizione;
l'eventualità di un'ulteriore proroga dello stato di emergenza si rende ancora più necessaria tenuto conto che la situazione sociale ed economica dei comuni siciliani, vittime del terremoto del 29 ottobre 2002, presenta ancora oggi notevoli criticità e non è certamente meno grave di quella delle popolazioni del Molise interessate dal sisma del 31 ottobre 2002, le quali, tuttavia, hanno già beneficiato nel tempo di numerose proroghe non solo sul versante dello stato emergenza ma anche su quello fiscale e contributivo: anzi, com'è noto, i danni causati dal terremoto nella provincia di Catania sono stati ben maggiori -:
se non ritenga opportuno, tenuto conto del fatto che la data del 31 dicembre 2007 è ormai trascorsa, concedere con estrema urgenza un'ulteriore proroga - con termine finale fissato al 31 dicembre 2008 - dello stato di emergenza in ordine ai gravi fenomeni eruttivi connessi all'attività vulcanica dell'Etna nel territorio della provincia di Catania ed agli eventi sismici concernenti la medesima area verificatisi nel mese di ottobre 2002.
(4-06202)
LEOLUCA ORLANDO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e della previdenza sociale. - Per sapere - premesso che:
si è appreso dagli organi di stampa che l'Amministratore delegato della «Tk-Ast» di Terni ha convocato nella giornata di Venerdì 25 gennaio i segretari territoriali di Fim, Fiom, Fim, Uilm, Fismic e Ugl per comunicare loro che se il Governo italiano non inoltrerà entro il 31 gennaio 2008 un formale ricorso contro la sanzione europea che ha colpito «Ast» per 60 milioni di euro, a fronte della procedura per infrazione alla normativa agli aiuti di Stato in materia di sconti sulle tariffe energetiche, la «Tk-Ast» potrebbe vedersi costretta a cominciare un'operazione di significativo ridimensionamento della fondamentale area a caldo dell'Acciaieria di Terni. Il tutto, evidentemente, con un conseguente negativo impatto sull'economia del territorio e dell'occupazione -:
se i Ministri competenti non intendano convocare immediatamente un tavolo di concertazione tra le parti sociali ed i vertici dell'azienda per affrontare la situazione e superare nel più breve tempo possibile questa grave emergenza.
(4-06205)
JANNONE. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il 6 dicembre la Corte dei Conti ha condannato il presidente della giunta regionale campana, Antonio Bassolino, a risarcire a palazzo Santa Lucia tre milioni e 200 mila euro;
la vicenda risale al 2001, epoca in cui Bassolino rivestiva anche l'incarico di commissario all'emergenza rifiuti;
cento lavoratori socialmente utili furono assunti per istituire un call center ambientale, gestito dalla società mista Pan;
a Bassolino, secondo i magistrati contabili, non competeva, in qualità di commissario delegato, la creazione di un call center di quel tipo e neppure la costituzione della società mista che lo doveva gestire;
la costituzione della società Pan ha comportato per le casse della Regione una spesa di circa 4 milioni di euro. Ingiustificata, secondo la Corte dei conti. Di qui la condanna emessa il 6 dicembre nei confronti di Bassolino;
il tema delle società miste, partecipate dalla Regione Campania, è da anni al centro di polemiche e critiche;
in una recente inchiesta il settimanale l'Espresso definisce in questi termini Palazzo Santa Lucia, proprio in riferimento alla proliferazione delle società miste: «Un'amministrazione-polipo dove le dimensioni della holding regionale sono da record»;
la Regione avrebbe quote in 37 società, che farebbero registrare perdite per 36 milioni di euro al 31 dicembre 2006. Nell'inchiesta si cita l'esempio di Autoservizi Irpini, «una perla che elargisce stipendi per 18 milioni l'anno» -:
quali verifiche siano state disposte per monitorare il giusto utilizzo dei finanziamenti di cui dispone la struttura commissariale della Campania, al fine di evitare continui sprechi di denaro pubblico.
(4-06231)
TURCO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
nell'estate del 2001, il dottor Marco Tronchetti Provera acquista Telecom, comprando da Bell - holding con sede legale al 73 di Cote d'Eich, Lussemburgo - il 22,5 per cento delle azioni Olivetti che ne garantiscono il controllo; i soci della Bell raccolgono dalla transazione plusvalenze esentasse per due miliardi di euro, pari a circa 3.500 miliardi di vecchie lire;
il 31 luglio 2007 la Guardia di Finanza notifica un accertamento della Agenzia delle Entrate, che fa capo al Ministero dell'Economia, di circa 1,8 miliardi di euro (comprendenti imposte evase, sanzioni e interessi) agli azionisti della Bell che detenevano il pacchetto di controllo di Telecom, in quanto lo Stato non avrebbe incassato le tasse sui profitti: i due miliardi di euro di plusvalenze della vendita Telecom sarebbero stati sottratti alla tassazione attraverso una «esterovestizione», termine tecnico con cui viene definita la fittizia localizzazione all'estero della residenza fiscale di una società che, al contrario, ha di fatto la sua attività e persegue il suo oggetto sociale in Italia;
il 27 novembre 2007 i pubblici ministeri milanesi Carlo Nocerino e Letizia Mannella, nell'avviso di conclusione delle indagini sull'omessa dichiarazione dei redditi nei confronti del finanziere bresciano Emilio Gnutti e di Alex Schmitt, rispettivamente amministratori di fatto e di diritto della società Bell utilizzata per la scalata a Telecom, sostengono che la società Bell solo formalmente era lussemburghese, ma era in realtà domiciliata a Milano presso la sede dello studio legale Freshfields Bruckhaus Deringer, sita in via dei Giardini n. 7;
il 21 gennaio 2008 la finanziaria lussemburghese Bell annuncia che «La società ha sottoscritto un verbale di contraddittorio con l'Agenzia coi termini per la definizione conclusiva, tramite accertamento con adesione, della contestazione per presunta evasione fiscale relativamente alla plusvalenza conseguita per effetto della cessione ad Olimpia della partecipazione Olivetti, perfezionata nel 2001 (...) La decisione di pervenire alla definizione concordataria della vertenza comporta l'abbandono da parte dell'Agenzia stessa anche delle pretese avanzate nei confronti dei soci - tra cui Hopa - e degli amministratori a titolo di coobbligati solidali per i debiti fiscali di Bell comunque riconducibili all'operazione accertata. Per effetto dell'atto di cui sopra, le controversie già instaurate presso le sedi giudiziarie competenti saranno reciprocamente e definitivamente abbandonate» -:
se risponda a verità che l'entità della cosiddetto maxi multa ammontava a 1,8 miliardi di euro;
se risponda a verità, come diffuso dalla nota della Bell del 21 gennaio scorso, che la Bell e l'Agenzia delle Entrate hanno «sottoscritto un verbale di contraddittorio con l'Agenzia con i termini per la definizione conclusiva, tramite accertamento con adesione, della contestazione per presunta evasione fiscale relativamente alla plusvalenza conseguita per effetto della cessione ad Olimpia della partecipazione Olivetti, perfezionata nel 2001», per cui la Bell stessa pagherà all'Agenzia delle Entrate una cifra pari a circa un decimo a quella prevista dalla maxi multa;
quali siano le ragioni per le quali l'Agenzia delle Entrate, dipendente dal Ministero dell'Economia, sia addivenuta alla soluzione concordataria di cui sopra, e se il Ministero ne fosse a conoscenza;
chi siano i soci e gli amministratori a titolo di coobbligati solidali per i debiti fiscali di Bell comunque riconducibili all'operazione accertata che, a seguito della definizione concordataria della vertenza, si vedranno cancellare le pretese avanzate dall'Agenzia delle entrate;
quali siano le controversie già instaurate dalle due parti presso le sedi giudiziarie competenti che saranno reciprocamente e definitivamente abbandonate.
(4-06233)