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Allegato B
Seduta n. 273 del 28/1/2008
INTERNO
Interrogazioni a risposta scritta:
MELLANO, PORETTI, BELTRANDI, D'ELIA e TURCO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il signor Gian Piero Buscaglia, dal 1981 al 2002 è stato dipendente amministrativo nella Polizia di Stato italiana, prima ad Imperia, poi ad Alessandria; attualmente ha in corso la causa contro il proprio licenziamento;
dal 1981 al 1987 Buscaglia denuncia a numerosi alti funzionari della Polizia il verificarsi di irregolarità gravi, relative ad esempio al trasporto di armi ed esplosivi (secondo quanto verificato da Buscaglia un impresario - a cui la Procura di Savona proporrà in seguito il soggiorno obbligato per mafia - paga le tasse governative per il rilascio di esplosivo e non per i rinnovi: oltre al curioso favore economico, risulta così sempre intestatario della quantità iniziale di tritolo per sparo mine e non delle quantità acquistate successivamente). Individua inoltre alcune evidenti anomalie nella tenuta di appalti dell'Istituto Case Popolari (IACP);
nel 1987, in seguito alle gravi minacce subite e dopo vani tentativi di trovare appoggio negli alti dirigenti della Polizia e nel Sindacato, chiede il trasferimento alla questura di Alessandria;
alla Questura di Alessandria, dopo qualche anno di tranquillità, viene trasferito nel 1991 in una sede in costruzione: per tre anni sarà l'unico inquilino di un 2o piano, senza telefono, senza macchina da scrivere; accanto 8 stanze vuote, una piena di spazzatura davanti al suo «ufficio»;
nel 1993, anche in seguito alle gravi violazioni dei diritti subiti sul luogo di lavoro in una storia ormai ultra-decennale, si separa dalla moglie e dai figli;
nel 1996 gli viene notificato un nuovo trasferimento alla «Stradale». Ora delegato sindacale Usi, oppone ricorso al TAR. Contro questo grave atto Buscaglia chiede nuovamente aiuto ai Sindacati. In seguito a una breve malattia di soli 4 giorni, subisce non solo la prevista visita fiscale ma anche, quella collegiale di idoneità al servizio, di solito riservata alle lunghe assenze; il datore di lavoro, anziché limitarsi a chiedere alla ASL un giudizio di idoneità, lancia insinuazioni sul suo carattere e sulla vita privata; il medico che presiede la commissione ASL ha così il pretesto per portare l'esame sul piano psichiatrico;
dal 1997 ad oggi è stato chiamato dal suo datore di lavoro e dai giudici, per ben 12 volte, a sostenere una perizia psichiatrica;
in tutte le visite sostenute è risultato idoneo alla propria attività lavorativa e, in un solo caso, rifiutandosi di sostenere l'ennesima visita, è stato giudicato non idoneo, sulla base di risultanze documentali;
in alcuni casi le visite sono state ripetute per ragioni puramente burocratiche di «competenza territoriale»;
dal novembre 1997 la notizia delle ripetute perizie si diffonde al di fuori dell'ambito lavorativo e sui giornali, e contro il «marchio psichiatrico» Buscaglia si rivolge invano al Garante della privacy;
dal 1998 Buscaglia, per protestare contro le continue perizie, dopo aver tentato la via istituzionale per rivendicare le proprie ragioni, adotta metodi di protesta eclatanti ma assolutamente innocui: espone cartelli, striscioni, produce e diffonde volantini, sciopera, rifiuta di essere nuovamente visitato; in alcuni casi, a fini puramente dimostrativi e di fatto autodenunciandosi, viola alcune disposizioni regolamentari e di legge per protestare contro la «persecuzione psichiatrica»; la situazione scivola però sul piano penale quando espone un cartello in ufficio con scritto «Abusi in corso», appeso fuori dall'orario di lavoro e recante l'elenco delle perizie; ciò gli procura una denuncia per interruzione di pubblico servizio. I soli
reati «di violenza» contestati a Buscaglia sono connessi alle sue presunte resistenze e lesioni arrecate nei confronti dei poliziotti intervenuti a impedire le sue solitarie manifestazioni;
stando agli atti processuali, il 13 giugno 1999 avrebbe opposto resistenza e arrecato lesioni a ben 6 poliziotti, tre la mattina e tre il pomeriggio; il tutto da solo, senza armi proprie e improprie e strumenti contundenti; per queste imputazioni, viene in un caso assolto, e nell'altro condannato in primo grado a 4 mesi e mezzo malgrado i referti medici presentati (ben tre) attestino che il signor Buscaglia sia l'unico protagonista uscito «lesionato» dall'episodio; gli agenti di polizia interrogati giustificano le percosse come difesa da una supposta aggressione;
sempre stando agli atti processuali, il 14 ottobre 1999 Buscaglia oppone resistenza a 7 poliziotti ed è nuovamente accusato di lesioni, procurate anche in questo caso senza alcuna arma o strumento contundente, tranne (sic) la ruota posteriore della bicicletta del Buscaglia, contro la quale un agente avrebbe urtato la gamba procurandosi ferite lacero-contuse; per questa imputazione, Buscaglia viene nuovamente condannato in primo grado a 4 mesi e mezzo di reclusione;
nel gennaio 2000 il caso Buscaglia viene portato all'attenzione del Parlamento Italiano con una interrogazione del Senatore dei Verdi Ripamonti, alla quale seguono articoli e interviste;
nell'aprile 2002 si arriva alla dodicesima ed ultima perizia che sancisce di nuovo «la piena capacità di intendere e volere», la non pericolosità e la capacità di stare in giudizio; ma a maggio dello stesso anno arriva il preavviso di licenziamento;
dopo i due arresti di cui si è accennato, Buscaglia subisce perquisizioni domiciliari e personali e gli è imposto obbligo di firma: ogni giorno esce dalla caserma di Polizia di Stato per andare in quella dei Carabinieri. È in una di queste occasioni che viene informato della richiesta di cambio di cognome ai propri figli. La notizia è riportata con evidenza dai giornali locali con un ulteriore e irreparabile danno all'immagine;
intanto Buscaglia viene isolato e pesantemente discriminato sul posto di lavoro; non gli vengono più affidate pratiche e non gli viene più richiesta alcun tipo di attività professionale; per protesta, Buscaglia rifiuta di restare sul posto di lavoro per non lavorare, e viene denunciato per assenteismo; il 15 settembre 2002 viene licenziato;
nel 2003 e nel 2004 il «caso Buscaglia» approda in Consiglio regionale del Piemonte con due interrogazioni presentate dal gruppo radicale; nella risposta alla seconda interrogazione l'Assessore alla Sanità Galante scrive «non ho problemi ad affermare che il numero di visite e di perizie psichiatriche commissionate è anomalo»;
nell'aprile 2004 il «caso Buscaglia» giunge al Parlamento europeo grazie ad una interrogazione a prima firma dell'Eurodeputato radicale Olivier Dupuis;
nel dicembre 2007 ha avuto inizio ad Alessandria il processo che vede Gian Piero Buscaglia chiedere il reintegro contro il licenziamento ingiustamente subito; a tutt'oggi Buscaglia si ritrova privo di lavoro e di pensione;
ad avviso degli interroganti le continue convocazioni per visite psichiatriche sono state di tutta evidenza uno strumento di intimidazione, utilizzato nei confronti di un dipendente «fastidioso», che negli anni di attività lavorativa ha attuato veementi proteste contro gravi ingiustizie nei suoi confronti;
questa vicenda, qui brevemente riassunta nei suoi passi salienti, vede indubbiamente il suo inizio nei primi anni '80, quando Buscaglia, da poco assunto alla Questura di Imperia, da zelante neofita, finisce, svolgendo le proprie funzioni, con il venire a conoscenza di episodi poco chiari e di irregolarità. Buscaglia invece di far finta di nulla tenta di porre all'attenzione
dei suoi superiori tali vicende ricevendo il consiglio di starne alla larga. La Liguria vive in quegli anni le vicende dell'infiltrazione mafiosa negli appalti e nella politica e, successivamente, nei primi anni '90 scoppia il caso dei funzionari di polizia collusi con la Massoneria e la nuova P2.
di tutta evidenza è che le gravissime azioni di mobbing subite da Buscaglia, ad Imperia (prima) e ad Alessandria (dopo), nel disinteresse delle istituzioni e dei sindacati, sono conseguenti al rifiuto di Buscaglia di uniformarsi e chiudere gli occhi;
al cittadino Buscaglia spetta non solo il reintegro ma una vera e propria riabilitazione sociale della propria immagine -:
quale sia il giudizio su questa vicenda paradossale e tragica;
se sia normale che un cittadino venga convocato per ben 12 volte a sostenere una perizia psichiatrica, senza che costui abbia commesso alcun crimine, né abbia manifestato sintomi clinicamente significativi di incapacità o di disturbo psichico;
se non si ravvisi una grave lesione della libertà e dei diritti umani e civili del cittadino Buscaglia, colpito, senza alcun motivo, da un «marchio psichiatrico» che difficilmente potrà essere cancellato;
se non si ravvisi nel comportamento del datore di lavoro (amministrazione civile del Ministero dell'interno) l'intento di colpire un cittadino solo per il suo comportamento «non ortodosso» e non perché vi fossero davvero le condizioni che facessero presupporre la necessità di perizie psichiatriche;
se la «psichiatrizzazione» del signor Buscaglia e la ricorrente verifica di una ipotizzata infermità mentale - per altro, sulla base dell'esito delle stesse perizie, del tutto ingiustificata - non costituisca una forma di deliberata intimidazione e condizionamento di un dipendente e una grave violazione dei suoi diritti civili ed umani;
se questo tipo di persecuzione non lasci perlomeno supporre che non sia stato semplicemente ed esclusivamente il comportamento professionale o l'antipatia soggettiva del Buscaglia ma vi siano ragioni reali ben diverse e più gravi a giustificare un accanimento eclatante tanto nelle forme quanto nella sostanza;
se non ritenga infine che al cittadino Buscaglia, per le gravi violazioni subite, le istituzioni, lo Stato, debbano in modo inequivocabile chiedere scusa, riconoscendo le violazioni e il mancato sostegno.
(4-06180)
JANNONE. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
se lo scalo di Malpensa dovesse essere ridimensionato da hub a «semplice» aeroporto lombardo, aprendo quindi ai voli low cost e cargo, l'aeroporto di Orio al Serio verrebbe fortemente penalizzato da una pesante concorrenza, essendo suddivise dal piano aeroportuale lombardo le varie specializzazioni sui diversi scali della regione Lombardia;
il passaggio di Alitalia ad Air France, comporterebbe un drastico ridimensionamento dell'aeroporto di Malpensa, con un taglio previsto di circa 6.000.000 di passeggeri, quasi 300 voli Alitalia (di cui 150 trasferiti a Fiumicino) e 3.000 posti di lavoro;
per il sistema lombardo e di tutte le regioni interessate, l'aeroporto di Malpensa rappresenta un punto fondamentale di sviluppo e quindi un suo ridimensionamento costituirebbe un pesantissimo freno al sistema economico del Nord Italia;
al Nord viene venduto il 70 per cento dei biglietti aerei per tratte internazionali e al Nord si può contare su un bacino di utenza di 15,5 milioni di abitanti contro gli 11,3 milioni di Fiumicino;
l'hub di Malpensa è al centro di un'area che è il motore economico del Paese, con 1 milione e 361 mila imprese contro le 957 mila di Fiumicino;
lo spostamento su Fiumicino dei voli con destinazione Nord America e Asia comporterebbe un aumento di almeno 2 ore di volo rispetto a Malpensa -:
quali azioni il Ministro intenda intraprendere per tutelare l'equilibrio del sistema aeroportuale italiano, evitando gravi danni al sistema aeroportuale lombardo, conseguenti all'eccessivo ridimensionamento dello scalo di Malpensa con le risultanti difficoltà per l'economia delle regioni del Nord, potenzialmente gravata da danni occupazionali, turistici e infrastrutturali.
(4-06181)
JANNONE. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
in data 10 gennaio 2008, è avvenuto un nuovo sbarco di clandestini a Lampedusa, in Sicilia. Sono 187 gli extracomunitari irregolari giunti nel porto dell'isola, e tra loro ci sono tre donne;
gli immigrati, che si sono dichiarati di nazionalità marocchina, palestinese e irachena, sono stati condotti nel centro di prima accoglienza di Lampedusa;
solo venerdì, dopo essere stati intercettati la notte precedente su due barconi, erano arrivati nell'isola in tutto 236 clandestini. La prima «carretta», con 204 persone a bordo, era stata avvistata a 12 miglia a sud dell'isola dalla nave Orione della Marina militare, in servizio di pattugliamento nel Canale di Sicilia. Gli immigrati erano stati tutti trasbordati su una motovedetta della Guardia costiera che ha poi raggiunto il porto di Lampedusa;
la stessa nave della Marina aveva intercettato poco dopo, a venti miglia a sud, un secondo barcone con 32 clandestini che erano stati prima raccolti con una idrobarca a disposizione dell'unità militare e successivamente trasbordati su un'altra motovedetta della Guardia costiera;
subito dopo le operazioni di identificazione, gli extracomunitari erano stati trasferiti nel centro di prima accoglienza che proprio due giorni fa si era svuotato con la partenza degli ultimi immigrati;
con il nuovo arrivo di ieri sull'isola ci sono ora 423 immigrati irregolari che, in attesa di essere trasportati nei cpt della Sicilia e della Calabria affollano oltre misura la struttura di accoglienza di Lampedusa che può accogliere fino a un massimo di 190 persone -:
quali azioni urgenti il Ministro intenda intraprendere per risolvere al più presto un affollamento che sta tornando per l'ennesima volta insostenibile per gli abitanti dell'isola di Lampedusa, considerando che la stagione estiva si sta avvicinando e che il turismo, conseguentemente alla presenza dei clandestini, è notevolmente diminuito, con danni ingenti per le strutture ricettive e per l'economia interna dell'isola.
(4-06182)
JANNONE. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
secondo le stime del Green Book di Federambiente, che rappresenta i servizi pubblici d'igiene ambientale, risalente a dicembre 2007, si dovranno spendere quasi 27 milioni di euro per liberare le strade della Campania dai rifiuti e smaltirli in discarica oppure impacchettarli in ecoballe;
le 100 mila tonnellate di rifiuti che soffocano Napoli, Caserta, Avellino e altri comuni ancora, comportano un costo medio per smaltire ogni tonnellata, dal cassonetto alla destinazione finale, di 267 euro, per un totale di 26 milioni e 700 mila euro;
il percorso delle operazioni di sgombero è diviso in due parti:
a) dal cassonetto all'impianto di trattamento, di competenza esclusiva dell'Asia, l'azienda pubblica locale;
b) dall'impianto CDR alla discarica o al sito di raccolta delle ecoballe, compito affidato ad aziende specializzate private;
il compenso per queste ultime è di 13-14 euro a tonnellata, ossia circa 420 euro a camion, ai quali si devo aggiungere 40 euro se l'attesa per le operazioni di carico supera le 2 ore e mezza;
il termovalorizzatore di Brescia, premiato dalla Columbia University come il migliore al mondo, da dieci anni smaltisce 800 mila tonnellate di rifiuti, risparmia 150 mila tonnellate di petrolio, riscalda 50 mila appartamenti e assicura l'energia elettrica a 190 mila famiglie, tenendo l'aria perfettamente pulita;
un termovalorizzatore comporta 300 milioni di euro di investimento costruttivo, un anno per la progettazione, due per la costruzione; oneri ammortizzabili in quindici anni -:
quali azioni urgenti il Ministro intenda intraprendere per risolvere l'emergenza rifiuti registrata nella regione Campania;
quali verifiche siano state disposte per monitorare il giusto utilizzo del finanziamento di 2 miliardi di euro di cui ha disposto la regione considerato che, nonostante tale disponibilità economica, non è mai stato costruito nessun termovalorizzatore.
(4-06188)
IACOMINO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nella notte del 31 dicembre 2007, pochi minuti prima della mezzanotte a Torre Annunziata, si è consumata l'ennesima tragedia che tanto sgomento e rabbia ha suscitato in città, ma che poca attenzione ha ricevuto da parte dei mass-media nazionali;
Giuseppe Veropalumbo era un operaio di appena trent'anni, con una figlioletta di nove mesi. Le sue «colpe» erano di non essere emigrato da quel luogo (come, invece, hanno fatto circa quindicimila cittadini in vent'anni), e di abitare in una delle zone più ad alto rischio della città, nel rione prossimo al tristemente famoso quadrilatero delle carceri, covo del clan Gionta;
mentre trascorreva i minuti che precedono i festeggiamenti per l'anno nuovo giocando a carte coi suoi familiari (seduto al tavolo e lontano dalla finestra), improvvisamente è stato raggiunto da un colpo di arma da fuoco proveniente dall'esterno, che gli ha perforato il torace e provocato una forte emorragia polmonare, provocandone la morte in pochissimi minuti;
Giuseppe abitava al nono piano;
il giorno seguente erano evidenti i segni di più colpi, probabilmente di mitragliatrice, su più punti dell'edificio. Nella stessa notte sono state colpite le vetrine di tre esercizi commerciali, in totale sono stati ritrovati in città più di 500 bossoli;
come ha detto il parroco durante i suoi funerali, Veropalumbo non è stato vittima della fatalità perché non è crollato il tetto della sua casa, ma è stato vittima dell'assedio della città da parte della criminalità organizzata che negli ultimi tempi è diventata ancor più aggressiva e sprezzante delle regole;
è inaccettabile che in un Paese democratico come l'Italia esistano delle zone franche come Torre Annunziata dove la camorra e la microcriminalità determinano la vita della comunanza;
c'è una disattenzione evidente. Mentre i riflettori si sono accesi su Forcella dopo l'omicidio Annalisa Durante, nello stesso periodo a Torre Annunziata venne uccisa Matilde Sorrentino, una donna coraggiosa che osò sfidare i camorristi denunciando le violenze sessuali subite dal suo bambino vittima di pedofilia. Il suo assassinio passò in secondo piano rispetto a quello di Annalisa e nemmeno in quell'occasione è stato riservato particolare interesse a questa città sul fronte della lotta senza quartiere alla criminalità organizzata -:
quali iniziative intenda assumere il Ministro per contrastare più efficacemente
l'ondata criminale che investe la città di Torre Annunziata sede per lo più di un tribunale;
se non ritenga eccezionale e grave la situazione dal punto di vista democratico, della sicurezza e della tutela dei cittadini e di una amministrazione comunale che non ha strumenti idonei a poter contrastare quest'ondata di criminalità sul territorio nonostante essa stessa, faccia ogni sforzo per essere punto di riferimento della comunità;
se non si ritenga opportuno allertare le forze dell'ordine sollecitandone una maggiore attività investigativa e adeguando la loro presenza sul territorio.
(4-06195)
JANNONE. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
secondo i dati dell'istituto Superiore di Sanità, il giorno 5 gennaio 2008, in seguito agli incendi di oltre 60 cassonetti dei rifiuti, si sono registrati nell'aria di Napoli poco meno di novemila microgrammi di diossina, pari a quanta ne produce in 546 giorni l'inceneritore di Marghera;
sono 1400 le tonnellate di rifiuti urbani riversate ogni giorno nelle strade della Città di Napoli e 7345 quelle depositate ogni giorno nell'intera regione Campania, 100.000 le tonnellate di rifiuti non raccolti;
nonostante la regione Campania sia commissariato da 14 anni, con il conseguente stanziamento di fondi e poteri straordinari, l'emergenza rifiuti continua da tempo senza soluzioni fattive e decisive;
la regione Campania destina fondi pubblici a quindici strutture che dovrebbero svolgere la raccolta differenziata, i cosiddetti «consorzi di bacino», nati nel 1993 con una legge regionale: il 30 novembre del 2007, tre settimane prima del nuovo «scandalo della spazzatura» tali enti hanno ottenuto un finanziamento pubblico dalla giunta guidata dal governatore Antonio Bassolino di 6.999.783 di euro ripartiti tra i 4 consorzi per la differenziata di Napoli (oltre 3 milioni di euro), i 4 di Caserta (quasi un milione e mezzo di euro), i due di Avellino, i quattro di Salerno, uno di Benevento;
il flusso di denaro destinato ai consorzi della raccolta differenziata in questi anni è stato continuo: nel 2002, per esempio, il Commissario per l'emergenza rifiuti (che allora era Bassolino) decideva di ripartire tra i consorzi costituiti nei Bacini identificati con legge regionale 10/93 una ulteriore tranche di euro 10.329.147;
nei consorzi della provincia di Napoli si pagano 850 addetti che non lavorano; dovrebbero gestire la raccolta differenziata, ma i comuni, che sono i proprietari e i soci dei consorzi, affidano il servizio ai privati, e così gli operai non lavorano, gli automezzi sono guasti e le condizioni igieniche risultano pessime;
il Comieco, Consorzio nazionale per il recupero di imballaggi a base cellulosica, denuncia dati allarmanti sulla totale inconsistenza della raccolta differenziata; secondo lo studio, «la mancata realizzazione di un sistema efficace di raccolta di carta e cartone ha generato costi, tra il 1999 e il 2005, pari a 102 milioni di euro»;
l'esecutivo Ue ha avviato una procedura contro l'Italia accusando le istituzioni di non aver rispettato la direttiva che obbliga gli Stati membri a raccogliere ed eliminare i rifiuti senza danni per la salute e per l'ambiente così come proibisce l'abbandono e la discarica incontrollata;
la procedura d'infrazione è stata avviata a giugno, dopo che la commissione ha giudicato insufficiente il decreto-legge che prevede l'apertura di quattro nuove discariche: Serre, Savignano Irpino, Terzigno e Sant'Arcangelo Trimonte -:
quali misure concrete il Ministro intenda intraprendere atte a risolvere il problema dei rifiuti in Campania che, persistendo da 14 anni non può più definirsi un'emergenza, tenendo in considerazione sia le esigenze di salute pubblica
sia le vigenti norme di tutela ambientale.
(4-06212)
RAMPELLI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
lo scorso 15 gennaio, a fronte delle tensioni venutesi a creare in relazione alla sua visita all'Università «La Sapienza» in occasione dell'inaugurazione del nuovo anno accademico, Papa Benedetto XVI ha rinunciato ufficialmente a presenziare all'evento;
tale gesto, certamente di responsabilità, ha fatto seguito alle polemiche inscenate da un gruppo di professori, firmatari di un appello al Magnifico Rettore contro la presenza del Santo Padre, al quale si sono aggiunti studenti dei collettivi universitari riconducibili all'area della sinistra extraparlamentare;
tale episodio, già di per se doloroso in quanto - ad avviso dell'interrogante - gravissimo esempio di intolleranza e di mancato rispetto delle più elementari regole della democrazia, ha esposto il nostro Paese all'attenzione dei media internazionali, pregiudicandone l'immagine e l'autorità;
Papa Benedetto XVI, oltre ad essere un'autorità religiosa conosciuta e rispettata in tutto il mondo, è anche il Capo di Stato della Città del Vaticano, soggetto di diritto pubblico internazionale universalmente riconosciuto, con il quale la maggior parte dei Paesi intrattiene normali rapporti politici ed economici;
tale veste «giuridica», oltre a rappresentare un aggravio di responsabilità per quanto accaduto, investe anche la sfera dei rapporti internazionali dell'Italia, incapace, almeno nell'occasione, di garantire la sicurezza del massimo rappresentante di uno Stato estero sul proprio territorio;
nei giorni seguenti alla menzionata rinuncia, i maggiori organi di informazione nazionali, riportando le dichiarazioni del Cardinale Angelo Bagnasco, presidente della CEI, hanno di fatto addossato la responsabilità dell'episodio alle autorità italiane;
il Cardinale Bagnasco, in occasione della sua prolusione al Consiglio permanente della Conferenza episcopale italiana, secondo quanto riportato dai media, avrebbe affermato che la rinuncia del Papa alla visita alla Sapienza «si è fatta necessariamente carico dei suggerimenti delle autorità italiane» che, evidentemente non in grado di scongiurare incidenti, avrebbero optato per una soluzione di comodo;
secondo quanto riportato da Il Giornale, nell'edizione del 22 gennaio, il Ministro dell'interno, d'accordo con il Presidente del Consiglio, avrebbe addirittura suggerito alle autorità vaticane di inventare un'indisposizione «diplomatica» dell'ultima ora, in modo da evitare ogni tipo di problema e scongiurare, si sottolinea ancora una volta, il rischio di incidenti -:
se quanto esposto in premessa corrisponda al vero e, in caso affermativo, se non ritenga opportuno chiarire, in via ufficiale, le modalità con cui era stato previsto il servizio di sicurezza all'interno dell'ateneo romano in occasione della visita del Pontefice;
quali urgenti iniziative il Ministro interrogato intenda assumere per scongiurare il ripetersi di tali eventi che, a fronte dell'intolleranza di una minoranza secondo l'interrogante violenta, conculcano la libertà e il sereno vivere delle persone.
(4-06213)
MURGIA. - Al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
così come si evince dal testo dell'articolo pubblicato sul quotidiano l'Unione sarda del 17 gennaio 2008, sembrerebbe che nella città di Nuoro non possa essere garantita la sicurezza dei cittadini per i fatti criminali che quotidianamente si verificano soprattutto a causa dell'insufficiente
stato di operatività della Procura nuorese e dei relativi uffici giudiziari;
secondo quanto testualmente affermato dal procuratore di Nuoro, il dottor Antonio Amoroso, pare che gli organici degli uffici giudiziari siano gravemente ridotti al minimo e, pertanto, non siano in grado di poter garantire la funzionalità e la celerità degli interventi e delle operazioni investigative in ordine ai reati compiuti ogni giorno;
relativamente alla grave frequenza degli atti delittuosi che si verificano a Nuoro ed alla frustrante impossibilità di intervento da parte degli uffici giudiziari, il Procuratore Amoroso commenta così la preoccupante situazione: «...È inutile nasconderlo, la Procura in questo momento è in grande sofferenza e ciò nonostante l'impegno totale profuso dai miei colleghi e dalla polizia giudiziaria. Ma qua purtroppo si passa da un'emergenza all'altra e sempre per fatti gravissimi...»;
in particolare, con riferimento al preoccupante numero di crimini che si susseguono nel capoluogo nuorese, il dottor Amoroso sottolinea che «...Basta guardare gli indici di criminalità per capire in che situazione stiamo lavorando, il circondario di Nuoro è al terzo posto in Italia per il numero di omicidi in rapporto agli abitanti, ciò significa che a Napoli, per stare in media, dovrebbero esserci oltre trecento morti ammazzati in un anno...»;
secondo le osservazioni del dottor Amoroso è assolutamente grave che «...la Procura barbaricina possa contare solo su cinque sostituti che hanno in carico qualcosa come tremila fascicoli penali a testa. Una mole di lavoro immensa, soprattutto se si considera lo sforzo necessario per risolvere i fatti più gravi...» -:
se sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e, se corrispondenti al vero, quali iniziative urgenti di propria competenza intenda adottare per poter integrare e rendere maggiormente operativi e funzionali gli uffici giudiziari e la procura della città di Nuoro che, da quanto si evince dalle affermazioni del procuratore Antonio Amoroso, non sono in grado di garantire la necessaria celerità di intervento e, di conseguenza, la dovuta giustizia e sicurezza alla cittadinanza nuorese.
(4-06214)
JANNONE. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
secondo una relazione della Corte dei conti al Parlamento relativa alla gestione dell'emergenza rifiuti in Campania, effettuata dai commissari straordinari del Governo, emerge che per i 71 tra commissari straordinari, subcommissari, vicecommissari allo smaltimento dei rifiuti, in pochi anni si è passati da un compenso onnicomprensivo di dieci milioni al mese a quello, extra esclusi, di diecimila euro mensili, pari solo a quello spettante agli assessori regionali campani;
l'inchiesta del quotidiano Libero del 6 gennaio 2008, evidenzia le voci di spesa, dal 1997 al 2005, per un totale di 282.129.870 milioni di euro, ripartite in:
compensi per il Commissario, dirigenti e Prefetti = 1.933.935;
compensi ai subcommissari e al personale amministrativo (stipendi, contributi previdenziali, indennità accessorie, buoni pasto, corsi di formazione, trattamento di missione e rimborsi spesa per viaggi) = 22.407.419;
raccolta differenziata Isu (stipendi dei lavoratori dei consorzi di bacino addetti alla raccolta differenziata) = 235.323.836;
compensi a commissioni, comitati e consulenze = 9.706.933;
funzionamento struttura (affitti, materiali di consumo, attrezzature e arredi, utenze, sistemi informatici) = 10.555.585;
comitato di rientro e comitato di vigilanza = 261.055;
commissioni scientifiche e convenzioni Università = 1.871.944;
oneri legali = 71.913 -:
quali misure il Ministro intenda intraprendere per mettere in atto procedure di snellimento delle strutture dedicate alla gestione dello smaltimento dei rifiuti così da renderle più efficienti e meno dispendiose per le casse dello Stato.
(4-06216)
ALEMANNO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
da quanto si evince dagli organi di stampa, sembrerebbe che, nel mese di ottobre dell'anno 2007, furono messi in vendita dei copriwater in alcuni grandi magazzini del Lazio con inciso un versetto cardine del Corano;
secondo quanto affermato dalla stampa, la notizia ha scatenato le reazioni di protesta del mondo islamico e sembra che ci sia stato il concreto timore che si potessero verificare violente manifestazioni;
secondo il quotidiano arabo «Al Quds al Arabi» pare che: «la comunità islamica dubita del fatto che la polizia (italiana nda) stia operando per far cessare la vendita di questo prodotto e che indaghi a fondo per sapere quanti ce ne siano ancora in circolazione...»;
da quanto si evince dagli organi di stampa sembra che il gesto sia stato condannato dal Governo in carica e che la Digos di Latina, dopo aver ricevuto la denuncia dell'imam di Latina Abdelatif Ibrahim El Ghayesh, avrebbe sequestrato in 24 ore 218 copriwater con le scritte coraniche su una partita di 240 -:
se siano stati completamente ritirati dal mercato italiano tutti i prodotti incriminati e citati in premessa e, in caso contrario, quali iniziative intenda intraprendere o abbia già intrapreso per porre rimedio alla situazione descritta;
se siano state avviate eventuali indagini per il reato di vilipendio della religione islamica;
se la problematica sia stata sollevata in seno alla Consulta per l'Islam istituita presso il Ministero dell'interno e con quali risultati;
se l'episodio abbia dato luogo o possa dar luogo in futuro a reazioni ovvero a manifestazioni violente o a problemi di ordine pubblico.
(4-06219)
FUGATTI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
la stampa trentina ha dato oggi notizia di un pestaggio ad opera di un consistente numero di albanesi, di cui è rimasto vittima un giovane studente frequentatore dell'Istituto tecnico industriale cittadino;
il recente episodio non è purtroppo isolato, ma rientra in una più ampia casistica di aggressioni ai danni degli studenti che frequentano gli istituti scolastici del Trentino perpetrate dai loro colleghi extracomunitari;
opera a Trento un'organizzazione, il «Club Noi», che fornisce ospitalità a giovani, anche stranieri, che versino in situazione di disagio, curandone anche il reinserimento nella società;
il predetto «Club Noi» si giova anche di finanziamenti pubblici, erogati dal Comune e dalla Provincia autonoma di Trento, che sono proporzionali al numero di giovani assistiti;
a quanto risulta all'interrogante esiste il sospetto che il «Club Noi» recluti giovani, specialmente tra gli albanesi, al fine di assicurarsi un più elevato gettito di contributi pubblici, senza peraltro esercitare la necessaria vigilanza su di loro -:
quale sia l'opinione del Governo sui fatti generalizzati nella premessa, se sia a conoscenza di rapporti eventualmente esistenti tra i responsabili delle violenze ed il «Club Noi», quali misure ritenga opportuno
adottare per eliminare dagli ambienti scolastici trentini l'odioso fenomeno delle aggressioni.
(4-06220)
MELONI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
giovedì 10 gennaio 2008 si è svolta al porto di Cagliari una manifestazione di protesta contro la decisione del Governo e del governatore della Regione Sardegna di far arrivare nel capoluogo sardo una nave-cargo che trasportava ventiquattro camion di rifiuti provenienti dalla Campania;
tutti gli ingressi al porto canale distante una decina di chilometri da Cagliari sono stati bloccati dai manifestanti e, in particolare, l'uscita nel territorio di Assemini è stata pacificamente ostruita dai militanti di Azione Giovani, l'organizzazione giovanile di Alleanza Nazionale;
all'arrivo, alle 18.30 circa, della nave carica di rifiuti si sono verificati dei tafferugli tra le forze dell'ordine e alcuni manifestanti che cercavano di impedire l'abbassamento del portellone della nave-cargo e l'uscita dei mezzi che trasportavano i rifiuti;
i militanti di Azione Giovani non hanno partecipato ai disordini e sono rimasti all'esterno della zona transennata;
i giovani di AN hanno trascorso il pomeriggio per lo più cantando ed intonando slogan contro il governatore della Sardegna e hanno sempre mantenuto un comportamento corretto che non è mai sconfinato in situazioni di pericolo per le forze dell'ordine; gli stessi non hanno mai dato la minima impressione di ostilità;
nell'istante in cui i Tir sono scesi dalla nave, gli agenti in tenuta antisommossa si sono ulteriormente avvicinati ai ragazzi di Azione giovani che manifestavano pacificamente;
sembrerebbe che nessun responsabile delle forze dell'ordine abbia fornito alcuna comunicazione e mostrato la minima intenzione di voler dialogare con chi fino a quel momento ha manifestato in maniera tranquilla;
a quanto risulta, il questore non era presente sul luogo e nessun ordine di sgombero è stato impartito ai manifestanti per far passare i mezzi carichi di rifiuti;
alle 22,30 circa è iniziata una carica improvvisa della polizia senza che i manifestanti opponessero la minima resistenza; ciò nonostante, una quarantina di persone sono state condotte in questura per l'identificazione, con l'imputazione di resistenza a pubblico ufficiale;
il questore di Cagliari ha asserito che la Polizia avrebbe agito rispettando la legge e solo dopo aver chiesto ai manifestanti di liberare il passaggio, quando in realtà, secondo i presenti, tale richiesta non è stata effettuata -:
per quale motivo nella circostanza descritta in premessa il questore non era presente sul luogo e non è stata operata alcuna opera di mediazione con i manifestanti o un qualsiasi tentativo di dialogo;
per quali ragioni, in particolare, la polizia abbia fatto ricorso ad un uso della forza apparso ingiustificato e sproporzionato dinanzi ad una pacifica contestazione;
se non ritenga opportuno assumere le iniziative di competenza per accertare quanto accaduto anche al fine di verificare se l'operato delle forze dell'ordine sia stato conforme alle disposizioni normative che disciplinano le modalità e le condizioni che giustificano interventi come quelli descritti in premessa.
(4-06221)
PAOLETTI TANGHERONI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il 17 gennaio 2008 nei campi nomadi di Coltano, Gello e in una villetta di Boccadarno, tutte località in provincia di Pisa sono state fermate 20 persone di origine kosovara e 30 di origine macedone.
Il blitz delle forze dell'ordine é scattato alle prime luci dell'alba dopo le numerose segnalazioni dei residenti che denunciavano risse continue e vere e proprie lotte fra bande accompagnate spesso da episodi di violenza con feriti e contusi;
durante le perquisizioni, gli oltre 100 uomini del reparto «prevenzione del crimine» della questura di Pisa coadiuvati da quelli del reparto prevenzione di Firenze, ai quali va il nostro plauso ed il nostro ringraziamento, hanno rinvenuto, all'interno delle abitazioni degli extracomunitari, un vero e proprio arsenale composto da bombe molotov, pistole di vario calibro e coltelli, nonché numerosi oggetti preziosi quasi certamente provenienti da rapine e furti;
molti di questi immigrati stanno usufruendo delle agevolazioni abitative e finanziarie messe loro a disposizione dal Comune di Pisa tramite il progetto di accoglienza denominato «Le città sottili». Questo progetto, promosso cinque anni fa dal comune, guidato dagli esponenti dell'Unione, e nato per favorire e migliorare l'integrazione delle popolazioni rom sul territorio, era stato addirittura definito un modello da imitare dal Ministro Amato. Sembra ormai evidente, dopo ciò che è successo, che questo modello sia vergognosamente fallito seppur l'amministrazione locale, vicina ai partiti della sinistra, si ostini a finanziarlo spendendo soldi pubblici che ad avviso dell'interrogante potrebbero essere sicuramente investiti in altri progetti di maggior importanza;
oltre ai costi per la bonifica e la preparazione delle terre poi destinate all'insediamento dei rom, che hanno comportato una spesa di circa 400 milioni di vecchie lire, annualmente il progetto «Le città sottili» costa ai cittadini pisani oltre 230 mila euro dei quali 160 per il finanziamento dei programmi di scolarizzazione e per l'integrazione dei minori e 90 per accompagnamento e mediazione. Non si deve dimenticare che le abitazioni all'interno delle quali sono state ritrovate le armi sono case comunali assegnate a queste persone gratuitamente;
27 slavi dei 30 arrestati sono già tornati in libertà e per di più hanno rioccupato le abitazioni del comune, l'irresolutezza della giunta pisana e dei suoi rappresentanti pubblici, e la rabbia di tutti gli onesti cittadini che, attraverso le tasse e le spese comunali, stanno pagando la casa a coloro i quali mettono ogni giorno a repentaglio la pubblica sicurezza e la tranquillità sociale di un intera provincia -:
se il Ministro sia a conoscenza della situazione della zona pisana;
se il Ministro non ritenga opportuno smettere di appoggiare un progetto che è palesemente fallito e faccia in modo che i soldi pubblici vengano investiti e utilizzati in maniera più costruttiva;
se il Ministro non ravvisi gli estremi per adottare immediati provvedimenti di espulsione a carico dei 30 cittadini slavi, in applicazione del decreto-legge sulla sicurezza appena approvato dal Consiglio dei ministri ed in via di conversione in legge da parte del Parlamento.
(4-06223)
DE ZULUETA. - Al Ministro dell'interno, al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
il 29 dicembre 2007, il Ministro dell'interno ha annunciato la firma di un accordo con la Libia che prevede pattugliamenti congiunti italo-libici al largo delle coste del Paese nord-africano e il trasferimento di risorse economiche al Governo di Tripoli;
nel comunicato stampa del Governo, con il quale si è annunciata tale iniziativa, non c'è alcun cenno alle dovute garanzie formali per quanto riguarda la tutela dei diritti umani;
il contenuto dell'accordo, che rientra tra le misure di contrasto degli arrivi irregolari via mare, non è mai stato portato alla conoscenza del Parlamento come sarebbe fatto d'obbligo non ultimo dalla nostra Costituzione;
il 16 gennaio 2008, il Governo libico, con un comunicato stampa, ha annunciato una vasta operazione di «raccolta e rimpatrio immediato di tutti gli immigrati clandestini» e ha deciso di «cominciare immediatamente le operazioni di raccolta di tutti gli immigrati irregolari, senza nessuna eccezione, ed il loro rimpatrio immediato»;
tale operazione di raccolta e rimpatrio immediato - secondo una stima delle autorità libiche - riguarderebbe 2 milioni di persone, tra cui numerosi richiedenti asilo e rifugiati provenienti in maggioranza dal Corno d'Africa e donne e minori, la cui presenza è stata segnalata dall'UNHCR;
dal rapporto consegnato alla Commissione europea, dai delegati della missione tecnica in Libia sull'immigrazione illegale (dell'aprile 2005), emerge che la Libia non fa distinzione tra immigrati regolari e irregolari;
come sottolineato in numerosi rapporti di organizzazioni come Human Rights Watch e Amnesty International, in Libia migranti e rifugiati sono vittime di arresti arbitrari, aggressioni fisiche da parte delle forze dell'ordine e rimpatri forzati in paesi dove le loro vite o la loro incolumità fisica sono a rischio. Decine di migliaia di migranti sono inoltre detenuti in condizioni disumane per mesi o anni, ed altre migliaia sono abbandonati ogni anno nel deserto ai confini meridionali del paese;
la Libia non ha firmato la Convenzione di Ginevra sui rifugiati;
l'Italia è tenuta al rispetto del principio di non-réfoulement di chi fugge da persecuzioni e violenze, sancito dalla Convenzione di Ginevra sui rifugiati;
in mancanza di un sistema di garanzie e di controlli sulla sorte effettiva delle persone intercettate in mare e restituite alle autorità libiche, gli accordi di collaborazione chiamano direttamente in causa gravi responsabilità dell'Italia -:
se il Governo non ritenga opportuno sospendere qualsiasi forma di supporto tecnico alla lotta all'immigrazione illegale in Libia finché il contenuto dell'accordo, comprese le singole voci di costo, non sia stato reso pubblico e sottoposto al vaglio del Parlamento;
se non ritenga opportuno altresì avviare i necessari contatti diplomatici per impedire che la Libia attui l'annunciato programma di rimpatrio indiscriminato di massa.
(4-06224)
ANGELA NAPOLI. - Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro della salute, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per gli affari regionali e le autonomie locali. - Per sapere - premesso che:
sabato 22 dicembre 2007, indetta dal Movimento per la Difesa del Territorio, si è svolta, nella Piana di Gioia Tauro, una grande manifestazione contro il raddoppio del termovalorizzatore in quel territorio;
fin dalla scorsa legislatura l'interrogante aveva denunziato la preoccupante situazione ambientale che si sarebbe venuta a creare nella Piana di Gioia Tauro con la paventata costruzione di ben tre impianti di centrali termoelettriche a metano e la costruzione del termovalorizzatore per i rifiuti;
nel marzo del 2002, nonostante i poteri conferiti al Commissario delegato per l'emergenza ambientale in Calabria, è stato varato un Piano regionale dei rifiuti, da subito definito dalla stampa locale «fallimentare, pericoloso e nefasto per lo sviluppo agricolo»;
il citato Piano regionale aveva previsto la costruzione di due termovalorizzatori, localizzati nella Piana di Gioia Tauro e nella provincia di Cosenza, che avrebbero dovuto distruggere i rifiuti, preventivamente differenziati nei nove impianti
di preselezione previsti, prodotti da due milioni di calabresi;
quanto sopra veniva confermato in un incontro svoltosi a Crotone il 9 luglio 2003, tra la Commissione parlamentare d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti ed il commissario per l'emergenza rifiuti in Calabria, del tempo;
dal resoconto stenografico del citato incontro è emersa la difficoltà incontrata per la costruzione del termovalorizzatore della zona al nord della Calabria, per la contrarietà dei Comune di Castrovillari; difficoltà superata con la previsione del raddoppio di quello di Gioia Tauro;
da subito quella decisione era apparsa come chiara volontà di far diventare Gioia Tauro la «pattumiera regionale» della Calabria;
peraltro, quando venne assunta la decisione del raddoppio del termovalorizzatore di Gioia Tauro non erano ancora state effettuate le valutazioni dell'impatto ambientale che si sarebbe venuto a creare nella Piana di Gioia Tauro, a prevalente vocazione agricola, e la cui popolazione era già stata costretta, negli anni 80, ad insorgere per contrastare la costruzione di una centrale a carbone, proprio laddove oggi c'è l'importante porto;
la proroga dello stato d'emergenza ambientale ha portato, nel luglio 2006, ad una sentenza della Corte costituzionale che, in accoglimento del ricorso della Presidenza del Consiglio dei Ministri, ha dichiarato la illegittimità della legge della Regione Calabria, con la quale si prevedeva la sospensione della realizzazione del raddoppio del termovalorizzatore di Gioia Tauro;
da allora non sono mai apparse chiare le posizioni assunte nel merito dalla Regione Calabria e dai Commissari succedutisi per l'emergenza ambientale, ed in alcuni momenti il tutto è apparso come un «palleggiamento» delle rispettive responsabilità;
nel frattempo la provincia di Reggio Calabria, i Sindaci dei Comuni del territorio della Piana, gli ambientalisti e tutte le organizzazioni sindacali hanno deliberato contro il raddoppio del termovalorizzatore di Gioia Tauro;
la contrarietà e la preoccupazione sono cresciute sul territorio dopo la pubblicazione dello studio condotto dalla Regione Veneto congiuntamente con l'Istituto Oncologico Veneto, nel quale è stato «accertato scientificamente che la provincia di Venezia ha subito un massiccio inquinamento atmosferico da sostanze diossino-simili rilasciate dagli inceneritori e che nella popolazione esaminata risulta un significativo eccesso di rischio di sarcoma correlato sia alla durata che all'intensità dell'esposizione»;
ciò nonostante la costruzione in Contrada Cicerna di Gioia Tauro del sito unico regionale per l'incenerimento dei rifiuti è andata avanti, nell'ambito dell'appalto di 73.889.263 euro aggiudicato alla Società T.E.C. (Termo Energia Calabria), subentrata, in circostanze mai chiarite pubblicamente, ad un raggruppamento temporaneo d'imprese di cui facevano parte anche le «cooperative rosse» e la «Pianalmpianti», impresa di Lamezia Terme coinvolta nell'inchiesta «Poseidone»;
nel mese di luglio del 2007, la Giunta Regionale della Calabria aveva cercato di supportare il finanziamento alla Società TEC per la costruzione del raddoppio, ma la delibera è stata poi sospesa per le numerose proteste insorte;
nonostante le persistenti criticità del settore, il 31 ottobre 2007 si è chiusa l'annosa fase ambientale in Calabria e dal 28 novembre 2007 è entrato in vigore il nuovo Piano regionale dei rifiuti, che diverrà a regime nel 2012;
il nuovo Piano regionale dei rifiuti, per quanto riguarda la termovalorizzazione, conferma il solo raddoppio dell'impianto esistente a Gioia Tauro, da completare entro il 2009;
nel frattempo la Regione Calabria, ad avviso dell'interrogante solo per prendere tempo, ha chiesto ed ottenuto dal Governo nazionale una commissione di scienziati che si pronunci, in una situazione di moratoria, sulla termovalorizzazione calabrese;
contemporaneamente, secondo quanto previsto dal Piano regionale rifiuti, pubblicato sul B.U.R. Calabria del 14 novembre 2007, proseguirà la costruzione del raddoppio del termovalorizzatore, concessionario T.E.C. Spa, in area Industriale dell'A.S.I, di Gioia Tauro - Rosarno - San Ferdinando, in Contrada Cicerna; il tutto nel mentre, in assenza di un'adeguata raccolta differenziata, l'attuale e unico termovalorizzatore rischia già di non rispettare il protocollo di Kyoto;
naturalmente a questo punto dovranno essere stanziati ulteriori finanziamenti a favore della Società T.E.C., per la quale rimane a tutt'oggi da chiarire i motivi che le hanno consentito di subentrare al raggruppamento iniziale e temporaneo d'imprese;
nell'attuale periodo, definito dagli esperti di possibile rinnovato stato di pre-emergenza ambientale in Calabria, la Giunta regionale ha deliberato di «accogliere la richiesta, formulata dalla Campania, di poter smaltire circa mille tonnellate di rifiuti urbani non pericolosi, che saranno distribuite equamente nelle discariche delle quattro province calabresi»;
e corrono insistenti voci, riportate anche dalla stampa locale, secondo le quali si potrebbe verificare un bliz di autotreni campani pieni di spazzatura stagionata verso l'inceneritore di Gioia Tauro;
l'interrogante segnala che nella Piana di Gioia Tauro è già in funzione dal 2005 il termovalorizzatore in questione, che brucia circa 120.000 tonnellate l'anno di rifiuti, e del quale si vorrebbero ultimare i lavori per il raddoppio; è stata da poco completata una centrale a turbogas da 800 MW nel territorio di Rizziconi; esiste un mega-elettrodotto da 380.000 KV; sono già stati approvati i progetti per altri due impianti per la produzione di energia elettrica e per il più grande rigassificatore tra quelli in via di realizzazione in Italia;
il quadro sopra delineato dall'interrogante evidenzia, purtroppo, il tentativo di far divenire la Piana di Gioia Tauro la «pattumiera» della Calabria, contrastando decisamente quelle che sono le potenzialità di sviluppo di quel territorio -:
quali le risultanze della commissione scientifica governativa sulla termovalorizzazione in Calabria;
se siano in atto indagini sulle vicende descritte in premessa;
se sia stato valutato anche nell'ambito dei citati studi, adeguatamente l'impatto ambientale che comporterebbe l'ultimazione del raddoppio del termovalorizzatore di Gioia Tauro;
se il Ministro dell'ambiente non intenda, anche sulla base della situazione verificatasi in Campania, assumere iniziative per evitare un eccessiva penalizzazione ambientale delle aree della Piana di Gioia Tauro;
se corrispondono al vero le notizie in base alle quali starebbero per essere scaricati nel termovalorizzatore di Gioia Tauro autotreni e forse anche navi campane piene di spazzatura stagionata e della cui natura, quindi non è dato conoscere.
(4-06227)
JANNONE. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il Tribunale Civile di Palermo ha stabilito che le mogli di Totò Riina e Salvatore Biondino - in qualità di tutrici legali di costoro - devono risarcire la famiglia di Paolo Borsellino con 3 milioni e 360 mila euro, in quanto i suddetti sono stati mandanti della strage di via D'Amelio che causò la morte del magistrato;
a erogare i soldi materialmente alla famiglia Borsellino non saranno le mogli,
ma il Fondo di rotazione e solidarietà per le vittime della mafia, che attinge ai beni confiscati ai boss;
questo risarcimento è certo opportuno e condivisibile, e semmai risulterebbe necessario estendere tali misure anche ai familiari delle vittime del terrorismo -:
quali iniziative, in specie di carattere normativo, il Ministro intenda intraprendere per aprire il processo di equiparazione, per tutele e diritti, tra le vittime della mafia e quelle del terrorismo.
(4-06229)
JANNONE. - Al Ministro dell'interno, al Ministro dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
in data 21 febbraio 2003 duecento disobbedenti, no global ed altri esponenti politici del centro-sinistra, avevano rallentato un treno sulla linea che collega Vicenza a Bologna, carico di mezzi corazzati destinato alla base Usa di Camp Derby, nel livornese, che sarebbero poi stati imbarcati su un cargo militare diretto in Iraq;
furono portati in tribunale cinque no global con due accuse ben precise:
1) interruzione di pubblico servizio;
2) Blocco ferroviario.
tutti e cinque, guidati da Luca Casarini, sono stati assolti dall'accusa di blocco ferroviario e condannati per interruzione di pubblico servizio, ma, con il riconoscimento delle attenuanti, il gup di Padova li ha condannati prima a 20 giorni di carcere poi, trasformati in pena pecuniaria (760 euro) in seguito annullati definitivamente grazie all'indulto, e suddette attenuanti speciali, grazie al richiamo dell'articolo 11 della Costituzione italiana che così recita: «L'Italia ripudia la guerra»;
le attenuanti speciali applicate attestano che il Casarini è stato rimesso in libertà per aver agito, nel blocco ferroviario, per motivi di «particolare valore morale e sociale», come recita l'articolo 62, comma 1, del codice penale -:
quali misure il Governo intenda adottare al fine di evitare il ripetersi di episodi analoghi lungo le linee ferroviarie italiane.
(4-06232)