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Allegato B
Seduta n. 274 del 4/2/2008
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BENI E ATTIVITÀ CULTURALI
Interrogazione a risposta in Commissione:
SASSO. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
la Direzione generale per gli Archivi di Stato starebbe valutando di sopprimere la sede dirigenziale dell'Archivio di Stato di Foggia;
lo stesso provvedimento non pare interessare altri uffici dipendenti dalla stessa Direzione generale;
dall'Archivio di Stato di Foggia dipende la sezione di Archivio di Stato di Lucera e entrambi tali istituti furono istituiti nel primo quarto del XIX secolo: l'Archivio di Foggia nel 1820, la Sezione di Lucera nel 1825;
tale circostanza induce ad affermare che l'archivio foggiano è il più antico istituto archivistico del Mezzogiorno dopo quelli di Napoli e di Palermo e che la sezione di Lucera è quella di più antica istituzione in Italia;
l'istituto foggiano fornisce un bacino di utenza che comprende ad oggi quasi sessanta comuni, ma che si estende ad alcuni centri del Molise (fino al 1806 amministrato dal preside provinciale di Capitanata), dell'avellinese e del beneventano;
ne consegue che, anche per quantità, il patrimonio documentario custodito dai due istituti archivistici è di tutto rilievo: tra Foggia e Lucera si annoverano infatti oltre 120.000 pezzi tra buste, registri e volumi, che consentono di ricostruire la storia di gran parte dei comuni della provincia (e di quella di tanti altri centri dell'Italia meridionale) a partire dal XVI secolo (in alcuni casi anche da epoche più antiche), e sono ancora usati per dirimere importanti questioni possessorie degli Enti di pertinenza;
sulla base del patrimonio documentario custodito si sta svolgendo un'intensa attività promozionale a favore di numerose comunità locali che non interessano solo la Provincia, con finalità eminentemente didattiche e nonostante difficoltà economiche che in questi anni hanno contraddistinto la vita di tutta l'amministrazione archivistica italiana -:
quali iniziative si intendano intraprendere per garantire l'autonomia e la funzionalità di un'istituzione che può considerarsi una preziosa risorsa culturale per la Puglia e per evitare il grave danno che la soppressione della sede dirigenziale dell'Archivio di Stato di Foggia arrecherebbe non solo alla città e alla provincia, ma all'intero bacino di utenza dell'istituto.
(5-01945)
Interrogazioni a risposta scritta:
GIOVANARDI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
sui quotidiani modenesi, e su alcuni quotidiani nazionali, è stata data notizia che la Torre Ghirlandina, simbolo della città di Modena, sarà a breve oggetto di un lungo intervento di restauro (per il quale sarebbe stato nominato un apposito Comitato scientifico) e che tale intervento comporterà la realizzazione di un ponteggio esterno che avvolgerà l'intera struttura e che sarà coperto da un'installazione dell'artista Mimmo Paladino;
il comune di Modena, attraverso discussioni in sede di Consiglio e pubblici comunicati, si è ampiamente intrattenuto sull'argomento, fornendo soprattutto informazioni «sulla copertura» ed arrivando anche ad indicazioni tecniche di assoluto dettaglio (modi di microforatura dei teli, qualità ignifughe, eccetera);
nulla viene detto, all'incontrario, sull'argomento principale, cioè sull'intervento a farsi sulla Torre, sulla sua necessità e sulle programmate modalità di esecuzione;
la durata della permanenza in loco prevista per l'impalcatura (minimo anni due) non appare correlata all'intervento (peraltro non noto) a farsi, ma appare quale entità a sé stante e predeterminata;
a giudicare dalle simulazioni diffuse dall'Amministrazione Comunale, non solo scomparirebbe a lungo l'immagine stessa della Torre simbolo della Città, ma essa sarebbe sostituita da una configurazione geometrica totalmente nuova (una «ziggurat o piramide a gradini», secondo lo stesso Paladino: o, più propriamente, un grattacielo gradonato di matrice nordamericana ed alto quasi 100 metri);
non si conoscono altri recenti casi di realizzazione di ponteggi integrali attorno ad una torre di quelle dimensioni, non essendo stata realizzata un'istallazione simile neppure alla Torre di Pisa (dal restauro, come è noto, estremamente complesso) o altrove -:
quale sia la reale tipologia dell'interventoda farsi (ad oggi sconosciuta) nonché la necessità e la reale durata (col relativo, fondamentale, cronoprogramma) dei lavori di restauro;
quali siano le informazioni, mai rese pubbliche, sulle condizioni statiche della Torre, peraltro recentemente «monitorata» in continuo (con installazioni visibilmente e pubblicamente collocate al piano terra del Palazzo Comunale);
quali siano le motivazioni tecniche e di opportunità sulla scelta preventiva, e francamente inusuale, di un «ponteggio totale» anziché di un ponteggio di altra natura (per sezioni e/o dall'alto), che avrebbe consentito di mantenere la vista, sia pure parziale, della Torre ed anche di far apprezzare agli osservatori (durante i lavori ed a distanza) i risultati man mano raggiunti ed evitando condizioni da «sorpresa finale»;
quali accorgimenti siano stati predisposti per evitare che, qualora i lavori
dovessero comportare anche interventi sui paramenti esterni lapidei, l'opera di Paladino (nella sua preannunciata «forte vivacità di immagini segni e colori») possa falsare l'apprezzamento «da vicino» di colori e tonalità e quindi fornire riferimenti fuorvianti ai restauratori al lavoro sulle impalcature collocate fra telo e torre;
se al Governo risultino le modalità di designazione dei membri del Comitato scientifico (di cui non si conoscono né i nominativi né l'attività tecnico-scientifica già completata e che ha fornito la base progettuale per i lavori in via di inizio) e dello stesso Paladino, importante artista della transavanguardia (ma estraneo alla cultura modenese ed alle espressioni artistiche locali), cui viene chiesta, peraltro, un'opera programmaticamente precaria e provvisoria;
se, di tutta l'operazione, e soprattutto del completo annullamento della Ghirlandina per un periodo di tempo non definito ma comunque non inferiore a due anni (e della relativa motivazione ed imprescindibilità), sia stata informata la Commissione UNESCO, essendo con evidenza l'operazione - che andrà comunque inserita nell'obbligatorio rapporto periodico - difficilmente inquadrabile nei processi di conoscenza e di valorizzazione indispensabili per i piani di gestione dei siti inseriti nella Lista UNESCO;
quale sia il costo «reale» e complessivo dell'operazione e, in particolare, il rapporto fra il costo delle opere provvisorie (incluso il telo di Paladino) e l'effettivo intervento di restauro della Torre Ghirlandina, che dovrebbe - come è ovvio - costituire la parte principale e preponderante dell'intero impegno economico;
se il Ministro, visto quanto fin qui riferito e osservato, non intenda sospendere l'iniziativa in attesa di acquisire tutti i necessari elementi di informazione e quanto utile a individuare in modo univoco e motivato la tipologia di ponteggio più idonea al caso in questione ed alla sua rilevanza.
(4-06245)
PEDRIZZI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 48 del decreto legislativo n. 42 del 22 gennaio 2004 prevede, con riferimento al prestito - per mostre ed esposizioni - di beni culturali appartenenti allo Stato o sottoposti a tutela statale, che la relativa richiesta di autorizzazione sia presentata al Ministero per i beni e le attività culturali «almeno quattro mesi prima dell'inizio della manifestazione», con l'indicazione del responsabile della custodia delle opere in prestito;
la stessa norma non prevede, però, alcun termine entro il quale debba essere rilasciata la predetta autorizzazione, rinviando ad un decreto ministeriale - non ancora emanato - i criteri, le procedure e le modalità di rilascio;
ciò crea, all'evidenza, serie difficoltà a tutti coloro che intendono allestire manifestazioni aventi ad oggetto beni di questo genere, che, a causa della descritta situazione, possono vedersi rifiutata la loro richiesta di prestito dell'opera senza avere il tempo per provvedere diversamente, con effetti chiaramente negativi sull'offerta culturale del nostro Paese;
altrettanto negativo è il fatto che la tardiva risposta pone in molti casi gli organizzatori di mostre nella situazione di non poter provvedere, per tempo, alla distribuzione di materiale pubblicitario e di quant'altro occorra per approntare una adeguata campagna pubblicitaria che dia risalto all'evento, quando l'incertezza sulla disponibilità delle opere richieste non pone addirittura in dubbio l'effettuazione delle stesse esposizioni programmate (che non possono, all'evidenza, essere organizzate in pochi giorni) -:
se il Ministro per i beni e le attività culturali non ritenga di fissare, anche in via amministrativa, un termine entro il quale debba essere data risposta alla predetta richiesta di autorizzazione.
(4-06246)