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Allegato B
Seduta n. 274 del 4/2/2008
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GIUSTIZIA
Interrogazioni a risposta scritta:
MELLANO. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
nell'ultima visita ispettiva effettuata il 1o dicembre 2007 da una delegazione radicale presso la Casa circondariale di Bergamo risultavano detenute 419 persone, a fronte di una capienza prevista di 235 detenuti;
prima dell'emanazione della legge per la concessione di indulto del 31 luglio 2006
la popolazione detenuta aveva raggiunto la quota record di 510 individui che, a seguito dell'atto di clemenza, sono scesi sotto le 300 unità;
la struttura penitenziaria di via Gleno si sta avviando al «normale» sovraffollamento che negli ultimi anni ha fissato il numero di detenuti attorno ai 470-480, con celle dove sono normalmente contenute il doppio delle persone previste;
una nuova sezione nell'area penale, originariamente indicata per la custodia attenuata, è stata ultimata da oltre un anno, con una capacità di accoglienza di 100 posti letto in celle nuove da due detenuti per stanza, risulta tuttora inutilizzata -:
se il Ministero sia a conoscenza della specifica situazione della mancata apertura della nuova sezione per la custodia attenuata presso la Casa circondariale di Bergamo, i cui lavori di predisposizione sono terminati da oltre un anno;
se il Ministero non ritenga necessario ed urgente un proprio intervento volto a garantire l'immediata apertura funzionale della sezione in oggetto, definendone la destinazione e la dotazione infrastrutturale e di personale;
se il Ministero non ritenga opportuno individuare con precisione i problemi oggettivi e le responsabilità soggettive del Dap o del Prap-Lombardia che non hanno permesso alla direzione della Casa circondariale di utilizzare la struttura per un così lungo tempo, a fronte della necessità impellente di spazi vitali nella stessa Casa circondariale e nella rete carceraria italiana.
(4-06236)
REALACCI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
secondo i dati statistici forniti dal Ministero della giustizia, l'effetto indulto sta andando verso l'esaurimento e le carceri sono nuovamente a rischio sovraffollamento. Nel giugno 2007 a fronte di una capienza regolamentare di 43.140 posti già si erano raggiunte le 43.957 presenze di detenuti;
a fronte di questo si registra una diffusa carenza di personale carcerario. Secondo il Sappe, il Sindacato Autonomo della Polizia Penitenziaria, i due fenomeni determinano una miscela non certo rassicurante che deve essere continuamente monitorata e sulla quale occorre intervenire;
stando ai dati forniti dallo stesso Ministero della giustizia, inoltre, risulta che gli organici in dotazione agli istituti di pena del centro-nord registrino una situazione di generale carenza del personale effettivamente in servizio;
tale fenomeno è dovuto in parte alle mancate assunzioni in servizio, ma è decisamente aggravato dal gran numero di richieste di trasferimento in sedi del sud Italia, luogo di origine della maggior parte del personale penitenziario italiano, con una emorragia di personale nelle carceri del centro nord;
il fenomeno sopra descritto determina da una parte la carenza di personale in determinate aree geografiche e in alcuni istituti del centro nord, mentre dall'altra fa registrare veri proprio esuberi nelle aree geografiche del sud e nelle isole. Di conseguenza si riscontra un eccesso di personale in alcune sedi e gravi carenze in altre;
semplificativa di questo quadro, la situazione della Toscana, dove nel 2007 si registra un 37 per cento in meno rispetto agli organici che dovrebbero essere garantiti, con dei picchi nell'Istituto penitenziario di Gorgona con - 50,5 per cento di deficit di organico operante, Arezzo con - 41,5 per cento o Pisa con - 36,2 per cento;
la situazione che si determina è grave e merita la massima attenzione sia dal punto di vista della condizione dei detenuti, sia della situazione in cui si trovano ad operare le persone impegnate nei servizi di sorveglianza e di assistenza degli istituti di pena;
la carenza di personale nelle carceri, infatti, da una parte genera maggiori carichi di lavoro e di stress per le guardie, ma dall'altra anche meno diritti, meno assistenza e più disagi per i detenuti;
è opportuno segnalare, inoltre, che anche il trasferimento di questo personale molto spesso avviene nonostante il parere contrario dei dirigenti delle strutture che si vedono assottigliare gli organici. Parere di cui, invece, si dovrebbe tenere maggior conto in sede decisionale per approvare o meno tali richieste;
la circostanza è particolarmente delicata e complessa, anche stando a quanto rilevato dall'Associazione Ristretti Orizzonti e agli allarmi lanciati dai sindacati di categoria, secondo i quali, negli ultimi anni, il fenomeno dei suicidi nelle carceri, non solo fra i detenuti (43 nel solo 2007), ma anche da parte del personale penitenziario, va considerato come una vera e propria emergenza. Non è erroneo pensare infatti che le cause vanno ricercate in turni massacranti, carichi di lavoro eccissivi, rapporti umani inesistenti;
si deve tenere conto, inoltre, dei disagi che incarichi molto lontano dal luogo di provenienza possono essere anch'essi causa di disagio sociale e psicologico. Sarebbe opportuno venire incontro alle esigenze del personale con soluzioni per migliorare la loro situazione, come per esempio, un'attenzione e un'agevolazione per le condizioni abitative. L'equilibrio è delicato perché se si osservano le statistiche relative ai suicidi fra il personale della Polizia Penitenziaria, si nota un picco nel 2007 con addirittura 7 suicidi (quattro negli ultimi dieci giorni dell'anno, che corrispondono a un tasso di 1,63 su 10.000 persone, ovvero quasi il triplo della percentuale che si riscontra a livello nazionale. Una casistica che ha indotto il Sappe ha sollecitare l'apertura di un tavolo interministeriale che conduca un'inchiesta per capire quanto abbiano inciso le difficili condizioni lavorative sui drammatici atti delle guardie e di appurare se fra le guardie carcerarie sia diffusa la sindrome del burn-up, ossia il disagio derivante dalla discrepanza tra i propri ideali e le effettive condizioni di lavoro. Un fenomeno questo che in qualche misura può anche essere messo in relazione con i disagi di ordine sociale e familiare che destinazioni lontano dai luoghi di origine può provocare -:
come intenda verificare e approfondire il fenomeno dei trasferimenti ai fini di ottimizzare la gestione del personale in dotazione;
come intenda scongiurare i rischi derivanti da un lato dal sovraffollamento delle carceri e dall'altro dalle carenze di personale in dotazione riscontrate;
come intenda salvaguardare i diritti del personale di guardia e migliorare la loro condizione sociale come la dotazione di alloggi adeguati e/o la possibilità di avere integrazioni al reddito per casa o famiglia.
(4-06240)
CAPOTOSTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il 31 gennaio 2008, numerose agenzie di stampa hanno riportato la notizia secondo cui il settimanale L'Espresso, avrebbe pubblicato un articolo da cui si evincerebbero talune informazioni in merito al procedimento giudiziario che coinvolge l'ex Ministro della giustizia, senatore Mario Clemente Mastella, nonché sua moglie, il Presidente del Consiglio regionale della Campania Sandra Lonardo, e diversi altri esponenti del partito dei Popolari-Udeur;
secondo le suddette agenzie di stampa, L'Espresso avrebbe riportato la notizia che la Procura di Santa Maria Capua Vetere ha trasmesso alla Procura di Napoli atti riguardanti oltre «100 episodi da contestare, con un capitolo consistente sulle toghe sporche, un altro sulla spartizione di appalti e infine un filone sulle gare pilotate per i depuratori che dovevano salvare la Campania dall'inquinamento»;
secondo il settimanale, si tratterebbe di «materiale grezzo, che deve essere ancora vagliato e tradotto in ipotesi di reato. O fascicoli in fase di completamento, come quello sui presunti giudici corrotti»;
inoltre, sempre secondo L'Espresso, «l'inchiesta capuana oggi spaventa più la magistratura che la politica (...). L'inchiesta spaventa quei pubblici ministeri che la ritengono una esagerazione, quasi una provocazione che fa il gioco della politica: una mossa azzardata e inopportuna. Ma spaventa ancora di più uno squadrone di giudici sorpresi mentre bussavano alle porte del Palazzo in cerca di una raccomandazione»;
infine, lo stesso settimanale affermerebbe che «la Procura capuana ha registrato uno dei momenti chiave nella storia della giustizia italiana, alla vigilia della nomina di decine di nuovi capi degli uffici giudiziari. In tanti erano pronti a contattare quelli che apparivano come i luogotenenti del ministro: il consuocero Carlo Camilleri e l'instancabile Vincenzo Lucariello, protagonista di una incredibile carriera che l'ha visto cominciare come netturbino, andare in pensione come segretario generale del Tar e finire in cella a 73 anni. Alcuni invocavano una spintarella, altri chiedevano un aiuto concreto. A leggere gli atti, venivano indicate due strade: quella maestra passava per il Csm, l'organo di autogoverno della magistratura. E quella secondaria usava il bypass dei ricorsi amministrativi: Tar prima e Consiglio di Stato poi. Dove Lucariello vantava e dimostrava di avere agganci potenti. Non è un caso che, secondo le indagini dei pm capuani, dopo l'invio dei primi provvedimenti il neopresidente del Consiglio di Stato organizza un incontro con Lucariello in un'area di servizio sull'autostrada Roma-Napoli, ignorando di essere pedinato dai carabinieri»;
risulta, per l'interrogante, oltremodo scandaloso che simili informazioni siano entrate in possesso di un organo di stampa e siano state rese pubbliche, considerato che una fuga di notizie comporta un grave intralcio per il corretto svolgimento del procedimento giudiziario in corso e per la serenità di giudizio dei magistrati competenti, oltre che una grave lesione del diritto degli imputati a non essere sottoposti ad una gogna mediatica e ad una condanna che anticipa qualunque sentenza -:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto descritto nella presente interrogazione;
di quali elementi disponga, per quanto di sua competenza, riguardo alla vicenda secondo la quale L'Espresso sia entrato in possesso di informazioni riservate relative ad un procedimento giudiziario in corso, presumibilmente in base ad una fuga di notizie e se non intenda assumere urgenti iniziative ispettive al fine di accertare eventuali profili di responsabilità disciplinare in capo a soggetti operanti presso la Procura di Santa Maria Capua Vetere in relazione alla succitata fuga di notizie.
(4-06264)
CIRIELLI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
le recenti vicende di cronaca hanno messo in evidenza una situazione della sanità in Campania che l'interrogante considera di straordinaria gravità e che richiede urgentissimi interventi;
la gravità della situazione è confermata dalle dichiarazioni di autorevoli esponenti politici, tra le quali spiccano quelle rese dal Sindaco di Salerno Vincenzo De Luca che, secondo quanto si evince dall'articolo pubblicato dal quotidiano il Mattino, avrebbe dichiarato che nel sistema sanitario campano «...c'è un sistema clientelare diffuso. Nella sanità qualsiasi inchiesta avrà una sola fine: Poggioreale. La sanità è oggetto di mercato, ogni concorso per primario è falsato senza parlare della gestione di assicurazioni, appalti, sistemi informatici. In Campania non si sceglie in base alle professionalità
ma all'appartenenza politica. Siamo alla degenerazione della Prima Repubblica...»;
nel testo dell'articolo il Sindaco Vincenzo De Luca prosegue affermando che: «... C'è una democrazia malata. Quando chi governa e commette disastri ottiene voti significa che c'è un sistema clientelare capillare che coinvolge anche intellettuali, giornalisti ed imprenditori per i quali provo ribrezzo...»;
da quanto si evince dall'articolo apparso sul quotidiano il Corriere del Mezzogiorno, datato 19 gennaio 2008, pare che il Sindaco De Luca abbia dichiarato testualmente che «...La sanità, in Campania, è stata gestita totalmente dal centrosinistra. E quando la magistratura deciderà di indagare anche su questo versante ci sarà solo un risultato: Poggioreale... La sanità campana è oggetto di mercato politico, non esiste un concorso per primari non truccato e su questo e su appalti, forniture, sistemi informatici e assicurazioni nel mondo sanitario regionale bisognerebbe indagare...» -:
di quali elementi dispongano sulle questioni segnalate in premessa;
se siano state avviate indagini in merito e quali iniziative di propria competenza intendano adottare.
(4-06275)