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Allegato B
Seduta n. 275 del 19/2/2008
INTERROGAZIONI PER LE QUALI È PERVENUTA RISPOSTA SCRITTA ALLA PRESIDENZA
BONELLI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
in data 1 febbraio 2006 è stata presentata al Comune di Perugia una richiesta per l'ampliamento della Cava di Monte Petroso che prevede una quantità di materiale estratto di 2.800.000 metri cubi che si aggiungono ai 2.000.000 metri cubi ancora da estrarre;
la cava di cui si chiede richiederà una specifica variante urbanistica per i vincoli e destinazioni d'uso alle quali l'area sottende per motivi paesaggistici-ambientali ed idrogeologici nel PRG vigente del Comune di Perugia;
la cava è adiacente alla Villa Colle del Cardinale, bene dello Stato sottoposto a vincolo ed attualmente in fase di restauro con fondi pubblici;
nel mese di novembre 2006 la Fassa Bortolo S.p.a. di Treviso ha presentato al Comune di Corciano un progetto per un insediamento industriale da realizzarsi su un terreno classificato negli strumenti urbanistici come area produttiva di completamento ed integrazione pur essendo situato nella piana del torrente Caina ed in piena visibilità territoriale, essendo la piana di Mantignana circondata da un sistema collinare dove, tra l'altro, insistono castelli, borghi e pievi, come il Castello di Pieve del Vescovo ed il borgo di Migiana che si trovano a distanza di poche centinaia di metri;
il Comune di Corciano ha negato l'autorizzazione a insediare lo stabilimento unitamente alla sopraintendenza ai beni artistici e ambientali con l'applicazione del vincolo indiretto;
dopo l'impossibilità di realizzare lo stabilimento nell'area industriale nella piana di Mantignana di Corciano, La Fassa Bortolo sembra voler progettare lo stesso insediamento in un lembo di confine (con Perugia, Corciano e Umbertide) del territorio comunale di Magione in una zona posta nelle immediate vicinanze della Cava di Montepetroso;
il territorio in oggetto ha vocazione agricola, turistica e ricettiva: uliveti per la produzione di olio DOP, due frantoi, vigneti di pregi (disciplinare «Colli del Trasimeno» D.O.C) impianti di agricoltura biologica, aziende che allevano ovini e bovini (e conferiscono il latte al Consorzio Produttori Latte Regionale»), due aziende che posseggono un impianto di caseificazione, la filiera Turismo/Ambiente/Cultura;
il pregio paesaggistico è notevole, caratterizzato com'è da una omogenea identità arricchita da importanti elementi architettonici, artistici ed archeologici quali la Villa Colle del Cardinale e la Tomba Etrusca del Faggeto;
lo stabilimento in oggetto prevede l'edificazione di tre torri di enormi proporzioni (7000, 8000, 20.000 metri cubi) e prospetta una occupazione esigua (40-50 posti di lavoro e di bassa qualificazione) a
fronte di un tale impatto sull'ambiente e sul paesaggio, oltre la perdita in posti di lavoro a causa della crisi che si genererà nel comparto turistico;
l'attività industriale legata all'estrazione degli inerti della cava di Monte Petroso prevede una necessità trasportistica di circa 300 viaggi giornalieri di camion (che calcolato in base ai dati forniti dalle aziende interessate) sarà pari ad un autoarticolato da 62 Tonnellate ogni 2 o 3 minuti per vent'anni, corrispondenti alla durata della richiesta di concessione per l'ampliamento della cava;
in base alla capacità produttiva dell'impianto di lavorazione degli inerti dichiarata dalla stessa Fassa Bortolo equivalente a 30.000 q.li al giorno la frequenza dei viaggi dei camion dovrebbe essere di uno ogni 97 secondi;
il traffico generato dall'attività industriale provocherebbe, oltre ad evidenti disagi per la mobilità locale, anche un significativo e profondo impatto di inquinamento atmosferico ed acustico, con gravi ed irreversibili ripercussioni sull'eventuale potenzialità di turismo dell'intera area dove si stanno realizzando progetti finanziati con fondi comunitari (Docup ob.2; Por 3) ed investimenti pubblici e privati, con la finalità della completa valorizzazione di un'area orientata ad un turismo ambientale e culturale di eccellenza;
la viabilità locale che dovrebbe sopportare il traffico pesante generato dall'attività industriale, risente di numerose criticità come riscontrabile nel caso della strada «Colle del cardinale» attualmente in condizioni strutturali precarie, come dichiarato dalla IV Circoscrizione del Comune di Perugia, e nel caso della strada provinciale Taverne-Pierantonio (S.P.160-170-172, classificata strada secondaria extraurbana di categoria C) non a norma per la tipologia di traffico pesante prevista, perché priva delle prescritte banchine laterali di 150 cm (centocinquanta) per parte e per la larghezza stessa delle due carreggiate che non sempre raggiunge i prescritti mt. 7.50 (sette metri e cinquanta centimetri);
il traffico pesante per il trasporto del materiale finito dalla fabbrica verso i depositi ed i punti vendita nazionali si convoglierebbe in direzione nord per raggiungere la E45 ed in direzione sud-ovest per raggiungere il raccordo Perugia-Bettolle e l'Autostrada A1, impegnando quindi l'intera tratta provinciale Taverne-Pierantonio;
il Piano Strategico Perugia Europa 2003-2013 (Obiettivo 6.2, Azione 6.2.3) prevede un abbattimento del traffico industriale pesante più che un così considerevole aumento;
con due interrogazioni al consiglio regionale dell'Umbria è stato richiesto l'intervento della regione per impedire che venisse concesso rispetto l'ampliamento della cava di Monte Petroso e della realizzazione di un impianto industriale per la lavorazione di inerti prima nella piana di Mantignana ed ora in Comune di Magione, al fine di garantire le migliori opportunità di sviluppo sostenibile per l'area territoriale in oggetto dell'interrogazione;
appare evidente che l'eventuale realizzazione della cava e della localizzazione dell'impianto industriale comprometterebbe gravemente l'equilibrio ambientale della zona, con inevitabili danni per tutta la popolazione;
molti dubbi sorgono anche sul fabbisogno idrico che le attività di estrazione e di lavorazione comporterebbero e con quali conseguenze sul territorio;
la presenza di importanti elementi artistici ed archeologici quali il Castello di Antognolla (1174), Il Castello di Pieve del Vescovo (1394), La Villa del Colle del Cardinale (1575) e la Tomba etrusca del Faggeto, rappresenta un ulteriore motivo di preoccupazione in merito a detta eventualità -:
se il Ministro per i beni e le attività culturali non intenda assumere le iniziative di competenza per tutelare il paesaggio
dell'area in oggetto, che potrebbe essere compromesso della realizzazione della cava;
se, qualora ne sussistano i presupposti non intenda intervenire ai sensi dell'articolo 150 del decreto legislativo n. 42 del 2004.
(4-05154)
Risposta. - In merito alle iniziative assunte da questo Ministero ai fini della tutela del paesaggio nella zona di monte Petroso, si fa innanzitutto presente che la Soprintendenza per i beni architettonici ed il paesaggio e per il patrimonio storico artistico ed etnoantropologico dell'Umbria ha accolto le istanze di tutela avanzate dal comune di Corciano, in seguito alla presentazione del progetto della Fassa Bortolo spa, avviando il procedimento per l'apposizione di un vincolo indiretto ai sensi dell'articolo 45 del decreto legislativo n. 42 del 2004 sulla zona di Pieve del Vescovo - Corciano (Perugia). Dalla relazione di vincolo risulta essere stato individuato «un sistema territoriale» formato dal torrente Caina, la stessa Pieve ed i borghi di Mantignana e Migiana, ben riconoscibile e nel quale i vari elementi si «traguardano»: in questo sistema il castello della Pieve ne rappresenta il cardine baricentrico e portante.
Inoltre, lo stesso ufficio ha proposto ai sensi dell'articolo 138 del decreto legislativo citato l'apposizione di un ulteriore vincolo paesaggistico di raccordo tra i due vincoli paesaggistici già esistenti, l'uno circostante la villa Colle del Cardinale ed emesso con decreto giunta regionale n. 3665 del 28 maggio 1996, l'altro riguardante la zona di monte Malbe nei comuni di Perugia e Corciano ed emesso con decreto giunta regionale n. 3325 del 28 maggio 1985.
Il primo vincolo in corso di adozione, quello indiretto, ha lo scopo di garantire l'armonizzazione dei processi di sviluppo edificatorio nella zona, nelle more dell'adozione del vincolo paesaggistico.
In merito a questo secondo vincolo si rende noto che, nella riunione dello scorso 3 dicembre 2007, la Commissione provinciale per il paesaggio ha riconosciuto l'interesse paesaggistico dell'area.
Per quanto riguarda il possibile spostamento dell'insediamento industriale della Fassa Bortolo dal comune di Corciano a quello di Magione, il quale richiederebbe in ogni caso una modifica del Piano regolatore, il Comune interessato ha riferito che allo stato attuale non risulta presentata alcuna istanza, né il Comune stesso ha, di propria iniziativa, avviato una procedura in tal senso.
Infine, non appare necessario per il momento intervenire ai sensi dell'articolo 150 del Codice dei beni culturali e del paesaggio, in quanto è ancora oggetto di valutazione la localizzazione dell'impianto industriale della ditta Fassa Bortolo spa da parte degli Enti locali competenti.
Il Sottosegretario di Stato per i beni e le attività culturali: Danielle Mazzonis.
BUEMI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
le unità cinofile dei Vigili del Fuoco nascono per la prima volta in Italia a Torino nel 1939 ed erano specializzate nella ricerca di persone disperse sotto le macerie, vennero istituite per l'allora imminente periodo bellico e notevole fu il contributo dato dai cani per individuare le persone travolte sotto le macerie dopo i bombardamenti;
dopo la guerra le unità cinofile vennero progressivamente destituite per mancanza di personale specializzato e qualificato. Agli inizi degli anni '90, grazie alla professionalità, costanza e passione di alcuni vigili del Comando Provinciale di Torino e di altri Comandi d'Italia, in date differenti iniziarono a riconoscerne l'importante ruolo svolto nelle operazioni di soccorso per ricerca persone disperse in superficie, macerie e valanghe;
proprio a Torino e precisamente nel Comune di Volpiano ha oggi sede il 1 Nucleo Regionale e la Scuola Nazionale decretata 30 maggio 2005 dal Capo Dipartimento
Prefetto Morcone. La struttura, sorge in un area di circa 10.000 metri quadrati, attrezzata per ospitare ed addestrare fino a quaranta unità cinofile contemporaneamente. Sulla stessa sorge un complesso di circa 600 metri quadri composto da uffici amministrativi, aula didattica per quaranta posti, cucina e aula mensa con foresteria e servizi attrezzati per il pernottamento. Il complesso è inoltre provvisto di autorimesse per cinque automezzi, e di complessivi 20 box di stazionamento per i cani e di un campo macerie da addestramento di circa 2.000 metri quadri. Abbiamo inoltre quattro automezzi da intervento, attrezzati per il trasporto di cani e personale. Tale struttura garantisce che tutte le Unità Cinofile dei Vigili del Fuoco, sotto il coordinamento del suo responsabile Del Vago Massimo e del vice responsabile Tassi Antonio in collaborazione con la Direzione Centrale per l'Emergenza di Roma, la Direzione Centrale per la Formazione e la Direzione Piemonte, la standardizzazione e abilitazioni non che la verifica annuale, di tutte le unità cinofile dei Vigili del Fuoco d'Italia;
le unità sono momentaneamente contingentate in circa 200 unità, distribuite sul territorio nazionale in Nuclei Regionali e si occupano prevalentemente della ricerca di persone disperse in superficie e macerie, in fase sperimentale del fire-investigation (investigazione e ricerca di incendi dolosi) e del soccorso acquatico;
i corsi di abilitazione hanno la durata di una settimana con una partecipazione per corso di circa 20 unità, il personale abilitato ogni anno deve effettuare sempre, presso la scuola Nazionale di Volpiano, una verifica per mantenere il riconoscimento della sua abilitazione;
presso la Scuola di Volpiano, si riunisce il comitato tecnico nazionale cinofilo, si effettuano corsi di aggiornamento e attività di addestramento non solo a tutti i cinofili dei Vigili del Fuoco d'Italia ma anche quando ci viene richiesto ad associazioni di volontariato della protezione civile;
la Scuola dove ha sede il 1 Nucleo Regionale sotto il coordinamento della Direzione Regionale Piemonte effettua nella regione stessa, dai 70 agli 80 interventi di ricerca persone disperse in superficie (zone boschive) e ricerca su macerie (crolli) e valanga;
la durata temporale degli interventi delle unità cinofile varia da 1 a 5 giorni circa, a secondo delle tipologia del luogo, delle caratteristiche del disperso e del motivo del suo allontanamento, il fine essenziale del lavoro delle unità è quello di contribuire al ritrovamento della persona viva con enorme soddisfazione per tutta la squadra di soccorso quando questo accade, oppure nei casi più sfortunati di ritrovare il corpo del disperso per restituirlo ai propri cari per una degna sepoltura;
i cani dei Vigili del Fuoco, sono di proprietà degli stessi, i quali li comprano e dopo aver superato una selezione per verificare le attitudini alla specializzazione scelta, iniziano tutto il percorso formativo di abilitazione e mantenimento della propria preparazione con addestramenti settimanali per tutta la durata operativa del cane. I metodi utilizzati per l'addestramento non sono mai coercitivi nei confronti del cane, si utilizzano come ricompense per gli esercizi richiesti o per il lavoro svolto il gioco o il cibo. Il cane per un cinofilo dei Vigili del Fuoco non è considerato uno strumento di lavoro ma un compagno con il quale condividere emozioni, soddisfazioni e sacrifici;
tutta l'attività sopra menzionate viene attualmente effettuata senza un minimo di organico fisso dedicato alla Scuola stessa, ma con enormi sacrifici da personale volontario VVF e permanente;
il lavoro di addestramento e di logistica, nella struttura, viene operato da personale altamente specializzato nel settore cinofilo con decenni di esperienza tecnica e teorica, e con qualifiche specifiche
del corpo nazionale Vigili Del Fuoco che ne rendono indispensabile il loro impiego per una proficua continuità della stessa struttura operativa -:
se non intenda intraprendere ogni misura di sua competenza al fine di assumere, anche con contratto a tempo determinato, personale, con qualificata preparazione specifica (professionalità oggi esistenti presso il centro di esclusivo apporto volontaristico), dedicato alla Scuola di Volpiano e al 1 Nucleo Regionale ed inserito nell'organico nazionale dei Vigili del Fuoco.
(4-04972)
Risposta. - Si concorda con quanto evidenziato dall'interrogante in ordine all'importanza del ruolo svolto dalle unità cinofile del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, per le quali la Scuola nazionale di Volpiano costituisce una struttura in grado di rappresentare un sicuro punto di riferimento sotto il profilo dell'addestramento ed aggiornamento professionale degli operatori.
L'attuale modello organizzativo delle unità cinofile, disciplinato dal decreto del Capo dipartimento dei vigili del fuoco, del soccorso pubblico e della difesa civile, in data 30 maggio 2005, prevede l'istituzione, presso le Direzioni regionali dei vigili del fuoco, di nuclei cinofili, dislocati anche presso alcuni Comandi provinciali nel relativo territorio di competenza. In totale sono oggi attivi 18 nuclei operativi.
L'attività dei predetti nuclei viene assicurata da personale dei vigili del fuoco permanente e volontario, che ne garantisce il corretto svolgimento sotto il profilo sia formativo che di mantenimento nel settore.
Premesso che l'organico previsto per il Nucleo regionale cinofilo Piemonte, con sede a Volpiano, si ritiene adeguato alle esigenze operative, si precisa che l'esigenza manifestata in ordine all'assegnazione di personale presso la Scuola nazionale di formazione cinofila, anch'essa sita in Volpiano e posta alle dipendenze della Direzione regionale vigili del fuoco Piemonte, viene condivisa in linea di principio e, comunque, deve essere ricondotta nel quadro generale delle esigenze comuni alle strutture centrali e periferiche del Corpo nazionale dei vigili del Fuoco.
È noto, infatti, che il Corpo dei vigili del fuoco soffre da tempo, su tutto il territorio nazionale, di gravi insufficienze di risorse finanziarie, con inevitabili ripercussioni sotto il profilo degli organici, le cui carenze sono attualmente quantificabili in circa 3000 unità.
L'impegno profuso dal Governo ha consentito, attraverso la legge finanziaria per il 2007, l'assunzione di 600 unità nella qualifica di vigile del fuoco e l'avvio dei percorsi di stabilizzazione del personale volontario discontinuo.
In tal modo il Governo ha attuato un'inversione di tendenza sostanziale rispetto al passato, proseguita anche in sede di emanazione della finanziaria per il 2008, che prevede l'allocazione di apposite risorse per assunzioni di personale cosiddetto «discontinuo» attraverso le procedure di stabilizzazione, e che consentirà di soddisfare 1e prioritarie esigenze operative del Corpo nazionale dei vigili del fuoco.
In tale ambito si auspica di poter garantire, anche attraverso l'assunzione di personale permanente, un miglior livello di continuità e di efficienza alla struttura didattica specialistica di Volpiano, anche attraverso l'assegnazione di una dotazione minima di organico stabilmente operante presso la struttura stessa.
Si rappresenta, comunque, che, al momento, il Corpo nazionale dei vigili del fuoco assicura, secondo standard accettabili, sia lo svolgimento dell'attività formativa e di mantenimento, previo impiego di istruttori e addetti alla didattica provenienti da altre sedi territoriali, i quali vengono richiamati nella Scuola di Volpiano in relazione alle specifiche e contingenti necessità didattiche, sia la richiesta capacità operativa dei nuclei regionali negli scenari incidentali che prevedono l'impiego di tale specialità.
Nel contesto generale appena descritto, si evidenzia che la situazione della Scuola nazionale di Volpiano, sarà, come sopra esposto, tenuta in debita considerazione da
questa Amministrazione, che auspica in futuro di poter estendere l'esperienza maturata presso la citata struttura in altri centri didattici da dislocare opportunamente sul territorio nazionale.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Ettore Rosato.
CASSOLA. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
lo scambio di studi all'estero costituisce, per gli studenti universitari italiani, una grande opportunità, anche in vista del difficile inserimento nel mondo del lavoro;
sembrerebbe che alcuni studenti universitari italiani abbiano vinto una borsa di studio (Summer students) al Fermi National Laboratory Accelerator di Chicago (USA);
tuttavia, tutti gli studenti vincitori lamentano, oltre alla lentezze burocratiche, la necessità, imposta dalle procedure, di dover fissare un appuntamento al Consolato statunitense tramite la chiamata di un numero a pagamento «899» -:
se sia a conoscenza di quanto esposto in premessa e se non ritenga utile stabilire degli accordi con il Governo statunitense al fine di istituire dei numeri verdi o nazionali per effettuare le chiamate al Consolato statunitense e prevedere delle procedure semplificate nel caso di soggiorni legati allo studio.
(4-04054)
Risposta. - Tra Italia e Stati Uniti vige un sistema di libera circolazione dei rispettivi cittadini fino a novanta giorni di soggiorno - previa disponibilità di un passaporto conforme alle vigenti normative statunitensi - per turismo e affari.
Per tutte le altre ipotesi di visto, incluso lo studio - come nel caso specifico posto dall'interrogante - sentite le Autorità statunitensi a Roma, si rende noto che la procedura di rilascio visti è considerata standard dalle predette Autorità, così come l'impiego del servizio telefonico a pagamento per informazioni in materia di visti.
Più in generale, le Autorità consolari statunitensi non ritengono che un eventuale accordo bilaterale fornirebbe una soluzione per facilitare le richieste e il rilascio dei visti per gli studenti universitari.
Il Viceministro degli affari esteri: Franco Danieli.
DEIANA, FOLENA e SMERIGLIO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
la giunta comunale del Comune di Rieti ha deliberato di «...modificare la denominazione delle aree di circolazione del Terminillo, al fine di onorare degnamente la personalità che hanno contribuito allo sviluppo turistico della montagna di Roma...»;
in particolare, tra le modifiche decise, vi è quella di trasformare la denominazione di via dei Ginepri in «Via Alessandro Pavolini, intellettuale toscano»;
la delibera di giunta evita però di ricordare come Alessandro Pavolini, sia stato un fascista della prima ora, Ministro della Cultura Popolare (dal 31 ottobre del 1939), uno dei personaggi pìù influenti dellaRepubblica sociale italiana (dopo l'8 settembre 1943), segretario del Pfr (Partito fascista repubblicano), organizzatore e promotore del Manifesto di Verona, fondatore delle brigate nere e molto altro;
il governo della Repubblica di Salò si è macchiato di terribili eccidi nei confronti della popolazione civile e dei partigiani che combattevano per la libertà, oltre a collaborare attivamente con l'occupante nazista;
la costituzione italiana ripudia ogni forma di violenza razzista e autoritaria e ogni violazione dei diritti dei popoli -:
quali informazioni abbia il Ministro e che giudizio dia della vicenda;
se ci siano e quali siano le disposizioni emanate dal Ministro ai Prefetti (e
da questi agli uffici toponomastici dei comuni) relative alla toponomastica e i criteri ispiratori di essi;
se intende farsi promotore di un intervento presso il Prefetto di Rieti al fine di chiarire gli aspetti di criticità della vicenda.
(4-01390)
Risposta. - Ai sensi dell'articolo 1 del regio decreto-legge 10 maggio 1923, n. 1158, convertito in legge con la legge 17 aprile 1925, n. 473, questo Ministero, per il tramite delle Soprintendenze ai beni architettonici, è competente ad esprimere le proprie valutazioni in merito alle nuove denominazioni di strade e piazze con riguardo ai profili di tutela degli antichi toponimi.
Per quanto attiene al caso riferito dagli interroganti, l'Ufficio territoriale del Governo di Rieti ha trasmesso alla Soprintendenza per i beni architettonici e per il paesaggio del Lazio, per il necessario parere, la delibera della Giunta comunale di Rieti avente ad oggetto la ridenominazione di alcune vie del Terminillo.
Il provvedimento della Giunta risulta motivato dalla volontà dell'Amministrazione comunale di onorare degnamente le personalità che hanno contribuito allo sviluppo turistico del complesso.
Ai sensi della legge regionale 26 luglio 2002, n. 25, la regione Lazio riconosce «la toponomastica come espressione del patrimonio storico-culturale del Lazio e quale elemento identificativo dei caratteri peculiari del paesaggio e della popolazione» (articolo 1, comma 1) e promuove l'intitolazione di vie a «cittadini laziali particolarmente meritevoli per la loro attività svolta in Italia e nel mondo» comma 2, lettera d).
Come segnalato dalla stessa Prefettura di Rieti, non appare coerente con l'indirizzo politico regionale l'intitolazione di una delle strade da rinominare (via dei Ginepri) ad Alessandro Pavolini, nato a Firenze, trattandosi di un personaggio «non locale».
Pertanto, la Soprintendenza del Lazio ha ritenuto, in accordo con quanto espresso dalla Prefettura, di invitare l'Amministrazione comunale a chiarire attraverso un adeguato approfondimento il ruolo avuto dal Pavolini nello sviluppo turistico del Terminillo, al fine di formulare un parere compiuto e definitivo.
Il Sottosegretario di Stato per i beni e le attività culturali: Danielle Mazzonis.
DEL BUE. - Al Ministro della pubblica istruzione. - Per sapere - premesso che:
innumerevoli giovani che escono dall'Università con il titolo di dottori in Scienzeambientali (vecchio ordinamento, in 5 anni e 30 esami) non hanno un proprio albo professionale e per poter esercitare la libera professione sono obbligati ad iscriversi ad albi di altre figure professionali quali quello degli ingegneri, dei chimici o degli agronomi;
per poter superare l'esame di Stato che permette l'iscrizione ad uno qualsiasi di questi albi professionali, un laureato in Scienze ambientali è costretto a studiare argomenti che sono lontani dal proprio piano di studi;
una volta superato l'esame di Stato il neo laureato è autorizzato a firmare solo lavori attinenti alla professionalità per cui è stato reso idoneo e non per quelli ai quali è stato preparato nei cinque anni di università;
pur nella necessità di individuare profili professionali sempre più altamente specializzati sui problemi relativi all'ambiente, non si capisce il motivo per cui tale figura non possa esercitare la propria professione autonomamente -:
se non sia il caso di assumere iniziative normative per istituire un autonomo albo professionale per laureati in Scienze ambientali a tutela della relativa figura professionale.
(4-01283)
Risposta. - Con riferimento all'interrogazione in esame, si fa presente che i requisiti per l'accesso agli esami di Stato per l'abilitazione all'esercizio delle libere professioni sono attualmente previsti dalle
norme contenute nel decreto del Presidente della Repubblica 5 giugno 2001, n. 328.
Con tale regolamento sono state introdotte innovazioni relative all'ordinamento delle attività professionali dei connessi albi, ordini e collegi, nonché ai requisiti per l'ammissione al prescritto esame di Stato e le relative prove.
L'articolo 8, del citato decreto del Presidente della Repubblica n. 328 del 2001, in relazione ai titoli conseguiti precedentemente alla riforma degli ordinamenti didattici attuata con il decreto ministeriale 3 novembre 1999, n. 509, dispone che «i titoli accademici conseguiti sotto il previgente ordinamento continuano ad essere titoli validi per l'accesso agli esami di Stato, solo laddove già in precedenza davano la possibilità di accedere ad uno specifico esame di Stato». Pertanto, le lauree che nell'ambito della normativa antecedente non consentivano l'accesso agli esami di Stato per l'abilitazione all'esercizio della professione non costituiscono tuttora titolo idoneo per sostenere i nuovi esami, fatte salve espresse previsioni in tal senso nel decreto medesimo.
In particolare, la laurea in scienze ambientali è, attualmente, titolo valido per l'ammissione all'esame di Stato per l'iscrizione all'Albo degli architetti, sezione A - settore «pianificazione territoriale», e non anche per l'accesso ad altri Albi professionali per i quali già prima dell'entrata in vigore del decreto del Presidente della Repubblica n. 328 del 2001 non era riconosciuta idonea.
Premesso quanto sopra ai fini di una puntuale ricognizione della normativa vigente in ordine a requisiti di ammissione agli esami di Stato per l'abilitazione all'esercizio professionale, si fa presente che il Ministero sta valutando l'opportunità di procedere ad una verifica della corrispondenza tra i titoli di studio, conseguiti in applicazione sia dei nuovi che dei vecchi ordinamenti didattici, e gli attuali sbocchi professionali e di lavoro, al fine di introdurre eventuali modifiche alla disciplina vigente in materia di accesso alle libere professioni.
Si segnala, infine, che è all'esame del Parlamento un disegno di legge governativo in materia di professioni intellettuali, per la riorganizzazione degli ordini, albi e collegi professionali, per il riconoscimento delle associazioni professionali, per la disciplina delle società professionali e per il raccordo con la normativa dell'istruzione secondaria superiore e universitaria.
Il Ministro dell'università e della ricerca: Fabio Mussi.
FABRIS. - Al Ministro dell'università e della ricerca, al Ministro della pubblica istruzione. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 2 e l'articolo 1, comma 4, del decreto-legge n. 97 del 2004, convertito in legge, con modificazioni, dalla legge n. 143 del 2004, e i decreti ministeriali n. 21 del 10 febbraio 2005 e n. 85 del 18 novembre 2005 disciplinano le modalità relative ai corsi di abilitazione speciale rivolti a docenti della scuola (dell'infanzia e primaria e secondaria di 1 e 2 grado) che sono sprovvisti del diploma di abilitazione all'insegnamento;
secondo il disposto dell'articolo 3, comma 1, del citato decreto ministeriale n. 85 del 2005, i corsi abilitanti riservati devono essere svolti nell'anno accademico 2005-2006 e in linea di massima potrebbe ragionevolmente presumersi che detti corsi debbano terminare entro e non oltre il mese di aprile 2007;
attualmente, rispetto alla questione sollevata, per motivi riguardanti l'organizzazione delle singole Università, nelle diverse regioni italiane emerge una situazione estremamente diversificata sia per quanto riguarda i tempi di svolgimento, sia per quanto attiene i modelli organizzativi, ma anche e soprattutto per i tempi di conclusione;
per tali ragioni il Ministero della pubblica istruzione e il Ministero dell'università e della ricerca, hanno emanato due note fissando le date entro cui, a livello nazionale, devono essere conclusi i corsi e
si devono effettuare gli esami ovverosia entro il gennaio 2008 per le scuole secondarie ed entro il marzo 2008 per le scuole dell'infanzia e primarie;
nonostante lo sforzo profuso dai dicasteri sopraccitati si deve rilevare che in questo modo si creerebbe quel che comunemente viene definito un «assurdo didattico» in forza del quale i corsisti le cui Università hanno previsto il termine dei corsi a marzo-aprile (nel pieno rispetto del decreto ministeriale n. 85 del 2005), dovranno forzatamente attendere per poter espletare l'esame finale di abilitazione e cominciare successivamente a lavorare -:
quali provvedimenti e iniziative il Governo intenda assumere al fine di razionalizzare le modalità di svolgimento dei corsi di abilitazione, ripristinandone la conclusione entro l'anno accademico 2005-2006 (quindi maggio-giugno 2007) in modo tale da soddisfare legittime aspettative di numerosi soggetti interessati.
(4-02714)
Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame si precisa che con l'attivazione dei corsi speciali disciplinati dal decreto ministeriale n. 85 del 2005 e rivolti ai docenti della scuola materna ed elementare e per quelli della scuola media di I e II grado, in possesso del solo requisito del periodo di servizio, pari a 360 giorni, le Università hanno attuato quanto predisposto dal legislatore con la legge n. 143 del 2004, consentendo agli stessi, che ne erano sprovvisti, l'acquisizione del diploma di abilitazione all'insegnamento.
Tali corsi sono iniziati in quasi tutti gli Atenei per un numero complessivo di circa 30 mila corsisti.
Si deve sottolineare che i predetti corsi speciali sono rivolti al personale docente che è in possesso del solo titolo di studio di accesso all'insegnamento, ed è pertanto opportuno integrare i corsi con l'inserimento delle discipline socio-psicopedagogiche necessarie per conseguire l'abilitazione.
In ragione di questo fatto, la durata dei medesimi è stata quindi stabilita in 800 ore per l'abilitazione per le scuole materne ed elementari e 600 ore per la scuola media di primo e secondo grado. Al fine di consentire a tutti gli interessati sia la frequenza delle lezioni di didattica frontale sia l'utilizzo dei laboratori, i corsi sono organizzati in moduli.
Al fine di assicurare una parità di trattamento per tutti i discenti e salvaguardare l'efficacia e l'efficienza dell'attività svolta nei corsi, a conferma dell'alto valore dell'insegnamento impartito, le Università sono state invitate a porre in essere ogni atto idoneo ad assicurare che in ogni Regione i corsi per gli insegnanti della scuola materna ed elementare, completino i propri lavori entro gennaio 2008, eccezionalmente entro febbraio 2008 per le sedi con un elevato numero di corsisti, con esami finali nel mese di marzo 2008 (sessione straordinaria dell'anno accademico 2006/07) e assicurare altresì che i corsi rivolti agli insegnanti della scuola secondaria di I e II grado si concludano preferibilmente entro dicembre 2007, con esami finali nel gennaio 2008. Eccezionalmente, per obiettive situazioni evidenziate da alcuni Atenei a causa dell'elevato numero dei corsisti, entro febbraio 2008, con esami finali nel mese di marzo 2008 (sessione straordinaria anno accademico 2006/07).
Pertanto, al fine di evitare che la programmazione delle attività prefiguri una situazione disomogenea e crei una disparità di trattamento tra coloro che potrebbero conseguire l'abilitazione in tempi diversi l'Amministrazione ha fissato una data di conclusione dei corsi uguale per tutti ed ha consentito l'inserimento (con riserva) di tutti i docenti nelle rispettive graduatorie in un'unica data per garantire a tutti le stesse possibilità di lavoro.
Si ricorda, a tale proposito che il Ministero della pubblica istruzione, con nota del 19 dicembre 2006, ha precisato che tutti i docenti iscritti nei corsi speciali potranno inserirsi con riserva nelle graduatorie permanenti di terza fascia in occasione del prossimo aggiornamento con decorrenza 1o settembre 2007 e che si procederà allo scioglimento della stessa alla data di conseguimento dell'idoneità o abilitazione.
Inoltre, la legge n. 296 del 2006 (Finanziaria per il 2007), nel prevedere la trasformazione
delle graduatorie permanenti in graduatorie ad esaurimento dall'anno scolastico 2007/2008, ha di fatto garantito a tutti coloro che a tale data si inseriranno in dette graduatorie, anche con riserva, la nomina a tempo indeterminato successivamente al conseguimento dell'abilitazione, sulla base delle disponibilità annualmente accertate.
Il Ministro dell'università e della ricerca: Fabio Mussi.
FRATTA PASINI. - Al Ministro delle infrastrutture, al Ministro dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
lunedì 2 luglio, il Ministro delle infrastrutture, ha inaugurato sei nuovi collegamenti ferroviari con treni Eurostar, tra Milano e Venezia, ma tali collegamenti escludono inspiegabilmente Verona dalle fermate previste;
tale decisione ha sollevato le legittime e vibrate proteste del sindaco di Verona, in quanto l'eliminazione della sosta ferroviaria nella città, penalizza l'intera rete di trasporti del veronese e del suo bacino d'utenza, e non considera sia l'importanza economia e produttiva che la città e la provincia di Verona rivestono, sia il rilievo dei flussi turistici verso la città scaligera ed il suo hinterland;
la scelta di Trenitalia infatti, privilegiando la sosta nella città di Padova rispetto a quella nella città di Verona, le riconosce evidentemente una priorità che desta dubbi e perplessità, in quanto queste due città meriterebbero almeno una uguale considerazione nell'ambito dei trasporti ferroviari, in considerazione anche del fatto che Verona è situata strategicamente sullo sbocco della ferrovia del Brennero nella Valle Padana;
è inoltre inquietante quanto dichiarato dall'amministratore delegato di Trenitalia Mauro Moretti circa l'indisponibilità di fondi per la realizzazione della tratta ferroviaria ad alta velocità Verona-Padova il che allontana nel tempo la realizzazione completa della ferrovia ad alta velocità Milano-Venezia -:
se non ritengano assolutamente urgente ed indispensabile intervenire nei confronti di Trenitalia al fine di includere che fra le soste previste dai nuovi collegamenti dei treni Eurostar anche la stazione di Verona, in considerazione del rilievo economico della città e della sua collocazione sulla linea ferroviaria del Brennero;
se siano effettivamente mancanti i finanziamenti per la realizzazione della tratta ad alta velocità Verona-Padova ed entro quali tempi si intenda completare tale opera fondamentale per l'economia del nord-est d'Italia.
(4-05450)
Risposta. - In riferimento all'interrogazione parlamentare in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
I nuovi collegamenti Eurostar veloci in servizio sulla linea Milano-Venezia e viceversa, istituiti a giugno scorso, nascono dall'esigenza - espressa da una larga fascia di clientela - di assicurare collegamenti veloci tra i due capoluoghi, con un numero di fermate estremamente limitato, sfruttando appieno le velocizzazioni derivanti dai recenti potenziamenti infrastrutturali e dalla razionalizzazione del modello di servizio commerciale.
In quest'ottica, Ferrovie dello Stato ha previsto un'unica fermata intermedia, ciò anche per evitare l'assimilazione del nuovo prodotto agli Eurostar già in circolazione sulla medesima relazione.
La scelta della fermata da effettuare è ricaduta su Padova, che rappresenta il centro di diramazione per tutto il Veneto e la cui posizione consente, inoltre, di poter rendere più evidente la velocizzazione del collegamento da/per Milano a differenza di Verona che, essendo baricentrica nel corridoio Milano-Venezia, l'avrebbe resa poco percepibile.
A ciò Ferrovie dello Stato aggiunge che i collegamenti da/per Verona sull'asse trasversale padano effettuati con treni di dualità (Eurostar City, Cisalpino, Eurocity, Intercity) sono numerosi e coprono tutte le
fasce orarie. In particolare, l'attuale programmazione prevede:
46 collegamenti al giorno da/per Milano;
42 collegamenti al giorno da/per Venezia.
Questi collegamenti sono integrati da una fitta rete di treni del servizio regionale da/per entrambe le destinazioni dal costo più basso e con tempi di percorrenza sostanzialmente paragonabili.
Inoltre, i nuovi Eurostar veloci costituiscono un'offerta aggiuntiva e non sostitutiva rispetto a quella precedente. Pertanto, l'offerta complessiva da/per Verona è rimasta quasi del tutto inalterata. Fa eccezione solo la coppia di treni Eurostar 9489/9496 trasformata in collegamento veloce e programmata senza la fermata di Verona che presenta, comunque, valide alternative di viaggio nelle medesime fasce orarie.
Va, infine, sottolineato che lo stesso programma che ha portato all'introduzione di nuovi Eurostar veloci, comportando anche una revisione e ottimizzazione generale del modello di esercizio, ha consentito di assicurare una maggiore regolarità e di ridurre i tempi di percorrenza di tutti gli Euuostar/Eurostar City della direttrice con benefici anche per i collegamenti da/per Verona.
La realizzazione della linea ad Alta Velocità/Alta Capacità Milano-Verona-Padova è stata inserita nel primo programma di opere strategiche per lo sviluppo del paese approvato dal CIPE con delibera n. 121 del 21 dicembre 2001 ai sensi della Legge Obiettivo.
In tale ambito Rete ferroviaria italiana ha redatto, tra l'altro, i progetti preliminari della tratta AV/AC Verona-Padova e del nodo di Verona, trasmettendoli ai competenti enti istituzionali e a questo ministero per il successivo iter approvato, rispettivamente nel giugno 2003 e nel febbraio 2004.
Per la tratta AV/AC Verona-Padova, il CIPE nella seduta del 29 marzo 2006 con delibera n. 94, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale nel novembre 2006, ha approvato una prima fase del progetto preliminare riferita ai tratti tra Verona-Montebello-Vicenza e tra Grisignano di Zocco-Padova per un costo stimato in 3,333 milioni di euro. La stesa delibera rimanda a successivi approfondimenti progettuali il completamento dell'intera tratta stimato in ulteriori 50 milioni di euro con tracciato completamente in variante rispetto al progetto originario, tra la periferia ovest di Vicenza e Grisignano di Zocco.
Per quanto attiene al Nodo di Verona, il relativo progetto preliminare prevede la realizzazione del nuovo asse AV/AC, per un'estesa di circa 10 km, in prevalente affiancamento all'attuale linea ferroviaria Milano-Verona-Padova. Le opere e gli impianti previsti, oltre ad integrarsi topograficamente e funzionalmente con le tratte AV/AC verso Milano e verso Padova, consente la connessione dell'asse Milano-Verona-Padova con le altre direttrici da e per il Brennero e da e per Bologna, afferenti il nodo di Verona.
La realizzazione delle suddette opere è prevista nello schema di Contratto di Programma approvato con prescrizioni dal CIPE nella seduta del 20 luglio scorso nella Tabella C «Altre opere da realizzare».
Il Ministro delle infrastrutture: Antonio Di Pietro.
GALANTE. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto riportato da diversi organi di stampa, l'Italia ha recentemente firmato un memorandum d'intesa con il Pentagono riguardante il progetto statunitense di costruzione di un sistema antimissili, altrimenti detto «scudo spaziale»;
lo «scudo spaziale» prevede, al momento, lo schieramento di rampe di lancio missilistiche in Polonia e di radar in Repubblica Ceca. Le decisioni dei due paesi est europei hanno sollevato le critiche di Francia e Germania per aver rotto l'unità della Ue sulle questioni della difesa. Inoltre, hanno provocato le proteste della Russia, che si sente minacciata dal posizionamento di un sistema missilistico Usa
che si trova a ridosso dei propri confini e a migliaia di chilometri di distanza dall'Iran, obiettivo dichiarato dello «scudo spaziale»;
il comandante dell'agenzia missilistica del Pentagono, generale Henry Obering, ha affermato, riferendosi al memorandum d'intesa, che «...con il Governo italiano abbiamo siglato un accordo quadro che definisce linee principali e meccanismi sulla base dei quali collaboreremo a questo progetto»;
secondo Il Messaggero, sempre in riferimento al memorandum firmato tra Italia e Usa, «Sul piatto vi sarebbe la disponibilità italiana a realizzare un sistema di copertura del nostro spazio aereo attraverso il dispiegamento in Italia di radar collegati con la centrale Ceca» -:
se il Ministro della difesa intenda chiarire, in dettaglio, in che cosa consistano i contenuti del memorandum d'intesa tra Italia e Usa;
se il Ministro intenda chiarire se nel memorandum d'intesa sia prevista l'installazione, in territorio italiano, di radar o altre parti dello «scudo spaziale»;
se il Ministro della difesa non ritenga che l'aver siglato ora un memorandum d'intesa non contrasti con l'intenzione, precedentemente dichiarata dal governo, che la questione dello «scudo spaziale» vada affrontata in ambito Ue e Nato, e che qualsiasi parere in merito vada rinviato a quanto emergerà dalla riunione di giugno dei ministri della difesa dei paesi aderenti alla Nato.
(4-03152)
Risposta. - L'interrogazione in esame affronta, in senso generale, la questione del progetto statunitense d'installare un sistema di intercettazione missilistica in Europa e, più in particolare, la notizia, riportata da diversi organi di stampa, che ipotizzerebbe la firma da parte dell'Italia di un memorandum d'intesa con il Pentagono riguardante tale progetto.
Al riguardo, si deve sottolineare, preliminarmente, che sull'intera questione il Governo, anche per voce del Presidente del Consiglio dei ministri, onorevole Prodi, in risposta ad analoghi atti di sindacato ispettivo, ha mantenuto sempre la medesima linea, esprimendo identiche valutazioni e concetti, che si intende richiamare, per coerenza, anche in riscontro a tale interrogazione.
Nel merito, è opportuno considerare, in senso generale, che la difesa missilistica si inquadra nel più generale concetto di «deterrenza» e prende atto della natura imprevedibile ed asimmetrica delle nuove minacce provenienti dal terrorismo internazionale e dagli Stati potenzialmente ostili proliferatori di armi di distruzione di massa.
In questo quadro concettuale si collocano i programmi portati avanti in ambito Nato e quelli sviluppati sul piano bilaterale dagli Stati Uniti con alcuni Paesi europei.
Ciò posto, il sistema progettato dagli Stati Uniti prevederebbe, in particolare, l'installazione dì un sistema radar nella Repubblica Ceca e di batterie di missili intercettori in Polonia.
L'amministrazione americana ha dato nuovo slancio ai programmi nazionali di difesa missilistica in un quadro concettuale che attribuisce maggior peso alla «deterrenza negativa», cioè alla vanificazione degli obbiettivi dei potenziali aggressori.
Il progetto americano, inizialmente concepito in funzione della difesa nazionale, è evoluto a programma volto a tutelare anche i territori e le popolazioni dei Paesi alleati e amici.
Infatti, gli USA hanno avviato il rafforzamento dei loro sistemi operativi dislocando sistemi di missili intercettori, sensori e radar in Alaska e California.
Analogamente, come già detto, Washington intenderebbe dispiegare sistemi di difesa (prevalentemente radar per allertamento rapido, ma anche sistemi per l'intercettazione dei missili offensivi nella prima fase del lancio) anche in Polonia e nella Repubblica Ceca.
I principali alleati sono stati incoraggiati ad associarsi ai progetti americani e sono state avviate cooperazioni, oltre che con il nostro Paese, anche con altri paesi, fra i
quali: Giappone, Regno Unito, Danimarca, Australia, Israele, Olanda e Russia.
La difesa contro la proliferazione della minaccia missilistica è avvertita in seno all'Alleanza atlantica come un'esigenza preminentemente protettiva.
Da parte italiana, è stato recentemente firmato un Accordo quadro di cooperazione Italia-USA che amplia il perimetro di tale cooperazione al settore della difesa da missili balistici, esclusivamente al fine di consentire uno scambio informativo nello specifico settore.
Si ricorda che con gli Stati Uniti esistono già da tempo rapporti di collaborazione industriale nel settore missilistico, tra i quali emerge, per importanza, quello per la progettazione e lo sviluppo del sistema Medium Extended Air Defence System (MEADS) sistema che gli Stati Uniti intendono utilizzare in sostituzione del sistema di difesa denominato Patriot, utilizzato da numerose nazioni europee e non.
Il citato Accordo quadro di cooperazione si inserisce nelle molteplici iniziative intraprese in ambito Nato, dove, fin dal 1996, sono state avviate varie attività volte alla realizzazione di idonei strumenti a protezione dell'Alleanza dal rischio derivante dall'uso di missili balistici equipaggiati con armi di distruzione di massa (WMD) da parte di nazioni ostili o gruppi terroristici.
L'Accordo in questione è giustificato dalla volontà dei due Paesi di creare un quadro normativo che consenta alle due nazioni di rafforzare la cooperazione in ambito bilaterale in tale specifico settore, per consentire di dare l'avvio a scambi di informazioni.
In particolare per l'Italia appare infatti necessario avviare uno scambio di informazioni per supportare lo sviluppo di una policy nazionale, basandosi anche sulle attività in corso negli Stati Uniti con il Programma di difesa del territorio e della popolazione da missili balistici denominato US BMDS ed in vista della possibilità che la Nato decida di dotarsi di un sistema similare in grado di difendere territori e popolazioni dell'Alleanza.
L'Accordo non determina impegni e/o oneri finanziari tra le parti.
Anche in ambito Nato esistono avanzati programmi di cooperazione in materia di difesa antimissile, che mirano alla protezione di tutti i territori e delle popolazioni alleate.
A questo riguardo, l'Italia unitamente ad altri alleati ha sollecitato l'avvio di una riflessione sulle opportunità di integrazioni fra i due progetti Nato e USA, anche in riscontro alle recenti sollecitazioni della Repubblica Ceca e della Polonia che, in relazione alle sopra citate installazioni, hanno fatto stato della loro volontà che esse diventino parte di un sistema di protezione «alleato».
È fuor di dubbio che la difesa missilistica abbia eminentemente una finalità protettiva, ma nuovi programmi sono suscettibili di alterare equilibri strategici consolidati in particolare con la Russia.
Conseguentemente il Ministro degli affari esteri l'onorevole D'Alema unitamente ad esponenti di altri Paesi partner, tra i quali il Primo Ministro tedesco Merkel, hanno convenuto sull'opportunità che tale materia sia affrontata in ambito Nato, anche nel formato NRC (Consiglio Nato-Russia), così come anche nella dimensione dell'Unione europea.
Il Governo americano ha, peraltro, più volte sottolineato, sia nell'ambito dell'Alleanza Atlantica che nel corso di contatti bilaterali con la Russia, le finalità prettamente difensive di tali sistemi, collegandole esclusivamente a potenziali minacce provenienti dal quadrante orientale e medio orientale.
La difesa missilistica è stata inserita a pieno titolo tra le questioni in discussione nel quadro del Consiglio Nato-Russia.
L'Italia auspica che questo confronto possa continuare ed anzi rafforzarsi, in uno spirito costruttivo e senza preclusioni pregiudiziali, poiché esso valorizza il ruolo di strumento di dialogo politico (oltre che di cooperazione pratica) del Consiglio Nato-Russia, soprattutto in materia di sicurezza.
Esso, inoltre, giova a dissipare i timori da parte di Mosca, che meritano, tuttavia, di essere tenuti in debita considerazione e riscontrati.
Si sottolinea, altresì, che anche nell'ambito della riunione formale dei Ministri della difesa del Consiglio Nato-Russia, svoltasi il 14 giugno 2007 a Bruxelles, sia stato evidenziato come l'Italia abbia accolto con favore la disponibilità americana ad avviare forme di cooperazione nel settore della difesa missilistica con la Russia, tenendo conto delle «preoccupazioni» espresse in materia da Mosca.
In tale ambito è stata univoca la sottolineatura, da parte dei «27», dell'importanza di continuare a discutere di tale tematica nel quadro NRC, il quale rappresenta un foro prezioso per approfondire il dialogo con reciproca fiducia e trasparenza, a complemento delle consultazioni bilaterali che sono in corso tra Washington e Mosca.
Con riferimento, infine, all'ultimo quesito posto dall'interrogante, l'Accordo quadro in questione rappresenta lo strumento normativo che consente al nostro Paese di ampliare la cooperazione con gli Stati Uniti anche al settore della difesa da missili balistici al fine di consentire uno scambio di informazioni nello specifico settore nella prospettiva delle discussioni in sede Nato e sulle eventuali decisioni.
In conclusione, si conferma come l'Italia sia, da sempre, impegnata coerentemente in tutti i fori, nella promozione degli strumenti multilaterali di non proliferazione, controllo degli armamenti e disarmo, nonché nella ricerca di soluzioni pacifiche e negoziali delle controversie internazionali.
Aspetti questi che costituiscono un caposaldo della politica estera del Governo.
Il Ministro della difesa: Arturo Mario Luigi Parisi.
GIANCARLO GIORGETTI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
il nostro Paese non ospita un'Esposizione Universale da 100 anni. Nel 2006 l'Italia ha scelto la città di Milano come candidata nazionale per l'expò 2015, per il quale esiste una unica città concorrente, quella di Smirne, in Turchia;
la scelta tra le due città è delegata, alla fine di febbraio prossimo, al voto dei paesi membri del BIE, presso la cui sede di Parigi, nel dicembre 2006, Milano, che supera abbondantemente la città turca per dinamismo economico, importanza finanziaria, innovazione tecnologica, produzione culturale ha presentato un progetto unanimemente ritenuto molto valido, e che la stampa ha definito nettamente superiore a quello presentato dalla città di Smirne;
la città turca, per contro, ha notevolmente valorizzato, più che le qualità della propria ospitalità, il proprio ruolo di ponte tra le culture occidentale ed orientale, accogliendo il probabile sostegno di tutti i paesi arabi e a maggioranza musulmana; tale ruolo di ponte, per quanto importante, pare insufficiente per una manifestazione nata per presentare le meraviglie dell'industria e della tecnologia moderna;
oltre che in termini di prestigio, la scelta di Milano come sede dell'expò comporterebbe un valore aggiunto di 7 miliardi di euro per la città secondo uno studio della Bocconi con una «produzione attivata» di 13 miliardi di euro e 65 mila nuovi posti di lavoro. Potrebbe essere visitata da 29 milioni di persone nell'arco di sei mesi e con la rappresentazione di 150-180 paesi. Costituirebbe una importantissima leva di rilancio dell'area metropolitana milanese per quel che riguarda infrastrutture e servizi. Alla candidatura del capoluogo lombardo è stato già annunciato un intento partecipativo da parte delle altre città e province della Lombardia e della città di Lugano;
pur trattandosi di un evento a carattere economico e culturale, molti hanno evidenziato (anche dalle pagine del Corriere) come la scelta della sede potrebbe essere influenzata da considerazioni di carattere strategico e politico, del tutto estranee alla qualità del progetto presentato. La scelta di Smirne potrebbe essere, per alcune capitali europee che intendono ritardare ed impedire l'ingresso della Turchia
nell'Unione, un modo per sedare il malessere turco verso l'Europa, regalando di fatto un evento significativo in termini di ritorno economico e turistico all'opinione pubblica turca;
a fronte di un impegno personale costante dei rappresentanti istituzionali della città di Milano e della regione Lombardia per portare in Italia l'Expò 2015, l'atteggiamento del Governo è rimasto tiepido ed ambiguo. Nell'ultima finanziaria i contributi per Milano sono stati palesemente scarsi, affatto commisurati alla necessità di mettere in atto una candidatura forte, tanto che si è scatenata una «questione settentrionale» che ancora oggi anima il dibattito politico ed è stata rinfocolata dalla questione degli slot Alitalia su Malpensa;
considerata la portata mondiale dell'evento e l'importanza degli interessi coinvolti, è impensabile che una città possa vedere coronata da successo la propria candidatura ad una esposizione universale senza un sostegno forte, deciso e convinto da parte del governo nazionale e di tutta la rete della diplomazia politica ed economica del paese -:
quali iniziative politico-diplomatiche sono state portate avanti dal Governo a sostegno della candidatura della città di Milano per l'expo 2015 e quali siano al momento le posizioni conosciute dei membri votanti del BIE in vista delle decisioni del febbraio-marzo 2008.
(4-05197)
Risposta. - In merito a quanto sollevato dall'interrogante nell'interrogazione in esame sul sostegno della candidatura della città di Milano per l'Expo 2015, si comunica quanto segue:
75 Paesi membri del BIE (Bureau International des Expositions) visitati in 5 aree geografiche da missioni congiunte Ministero affari esteri-Enti locali milanesi;
40 missioni a Parigi per riunioni dei vari organi BIE competenti per le candidature alle Esposizioni internazionali e universali;
10 delegazioni Ministero affari esteri-Enti locali milanesi a Fora organizzati dai concorrenti alle Esposizioni del 2012 (Yeosu, Corea, Wroklaw, Polonia, Tangeri, Marocco) e del 2015 (Smirne, Turchia, Roma per Milano Expo, Italia);
decine di contatti con i delegati BIE di Paesi membri del Bureau (visite, colazioni di lavoro, incontri in Residenza del Rappresentante permanente italiano a Parigi);
oltre 100 tra Ambasciate e Consolati mobilitati permanentemente per monitorare lo sviluppo degli atteggiamenti dei Paesi di accreditamento nei confronti delle candidature;
collaborazione alla preparazione delle presentazioni della candidatura di Milano all'Expo 2015 in occasione delle Assemblee generali del BIE a Parigi a dicembre 2006 ed a giugno 2007; partecipazione alle stesse da parte del Ministro Bonino, del Ministro De Castro e di chi scrive;
a queste specifiche iniziative si aggiungono i contatti mantenuti dal Signor Presidente della Repubblica, dal Signor Presidente del Consiglio, dal Vice Presidente Ministro degli affari esteri, dal Vice Presidente Ministro dei beni culturali nonché da qualsiasi Ministro che si sia recato durante quest'anno in visita a paesi BIE. In tutte le suddette occasioni di incontro è stata permanentemente evidenziata l'importanza che il Governo italiano attribuisce alla candidatura di Milano. Molti di questi contatti ad alto livello hanno permesso di ottenere immediate manifestazioni di appoggio o assicurazioni di favorevole esame del progetto dell'Expo;
in numerosi casi sia il Capo dello Stato che il Presidente del Consiglio hanno inviato o affidato a delegazioni congiunte messaggi di amicizia e di richiesta di appoggio alla nostra candidatura. In molti altri casi sono stati stabiliti tempestivi contatti telefonici da parte del Presidente Prodi e del Ministro D'Alerna.
Sin dal dicembre 2006, si è instaurata una vasta e consistente collaborazione tra gli Enti locali lombardi e il Ministero degli affari esteri.
Per quanto concerne le relazioni tra il Governo ed il Comitato promotore milanese è stata adottata, per la prima volta, una formula inedita rispetto a precedenti Esposizioni. Il Governo ha accettato di entrare a far parte del Comitato organizzatore composto da parte milanese dal Sindaco Moratti, dal Presidente della regione Formigoni, dal Presidente della provincia Penati, dal Presidente dell'Ente fiera Roth e dal Presidente della Camera di commercio Sangalli, con una rappresentanza governativa composta dal Ministro per il commercio internazionale Emma Bonino, dal Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio onorevole Gianni Letta e, per il Ministero degli affari esteri, dal sottoscritto.
Inoltre il Ministro degli affari esteri ben prevedendo l'importanza dell'impegno e la vastità della campagna promozionale da condurre, creava al MAE sin dal gennaio 2007 un coordinamento generale della candidatura, guidato dall'Ambasciatore Claudio Moreno, dotato di personale altamente qualificato.
Nell'espletamento di queste funzioni il coordinamento generale ha guidato e/o partecipato a missioni in 75 Paesi membri del BIE, e in 40 missioni a Parigi per riunioni dei vari organi BIE competenti per le candidature alle Esposizioni internazionali ed universali, oltre che in numerosi incontri collegati a vertici multilaterali.
È inoltre opportuno rilevare che, su decisione della Presidenza del Consiglio dei Ministri, tutti i membri del Gabinetto che hanno effettuato visite in Paesi membri del BIE hanno svolto una puntuale e decisa azione di supporto alla candidatura, in particolare per quanto riguarda le tematiche legate ai temi della Esposizione ovvero agricoltura, ambiente, commercio, turismo e ricerca scientifica. Va anche ricordato che membri del Governo hanno sempre partecipato con convinto entusiasmo alle tre ultime Assemblee generali del BIE, in cui è stato presentato il progetto a Parigi e che hanno fatto registrare la presenza dei Ministri Bonino, De Castro, Melandri e dei Sottosegretari Craxi e Letta ed all'assemblea dello scorso novembre ha preso parte il Presidente del Consiglio Romano Prodi.
Inoltre il Governo ha assicurato presenze qualificanti di Ministri e Sottosegretari al Forum tenuto a Roma il 25-26 giugno 2007 dedicato ai cambiamenti climatici, mentre membri di Governo saranno ugualmente presenti al prossimo Forum dal 2 al 5 febbraio 2008 dedicato alla salute e sicurezza dell'alimentazione.
Per quanto riguarda la parte finanziaria dell'appoggio governativo alla candidatura di Milano all'Expo 2015, va innanzi tutto ricordato che sin dall'approvazione della legge Finanziaria 2007 il Governo Prodi ha stanziato la somma di euro 4 milioni da suddividere tra due esercizi finanziari 2007-2008. Tale ammontare costituisce oltre il 50 per cento del bilancio di candidatura. In particolare è stata destinata al finanziamento del comitato milanese per i fini della campagna promozionale la somma di euro 3 milioni mentre 1 milione di euro è stato suddiviso tra Presidenza del Consiglio, Ministero del commercio internazionale e Ministero degli affari esteri sempre per gli scopi della campagna promozionale. Un impegno finanziario senza precedenti che dimostra una totale condivisione da parte del Governo degli obbiettivi della candidatura milanese.
Va rilevato in proposito che sin dall'inizio della selezione della candidatura di Milano tra altre città italiane candidate, il Governo italiano si è portato, a norma delle regole del BIE, garante totale di ogni futuro impegno che la candidatura di Milano sottoscriverà per l'organizzazione dell'Expo 2015.
Quello che è ancora più rilevante è che a seguito di lunghe consultazioni tra il Comitato milanese e le Amministrazioni finanziarie del Governo si è giunti alla qualificazione del contributo governativo per la realizzazione dell'Esposizione nell'anno 2015, in particolare, per quanto riguarda gli interventi infrastrutturali ad essa connessi, per un importo complessivo di 1 miliardo e 498 milioni di euro.
Va evidenziato a questo proposito che, nel dossier di candidatura, figurano due lettere, rispettivamente del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e del Presidente del Consiglio dei Ministri Prof.
Romano Prodi che sottolineano tale appoggio incondizionato e convinto al progetto milanese.
A riprova di tale impegno e di tali appoggi senza riserve del Governo italiano si sono svolte due visite di grande importanza per la candidatura: quella del Presidente Wu Jianmin e del Segretario Generale del BIE Vicente Loscertales, nonché della commissione d'inchiesta incaricata di valutare a Milano e a Roma le qualità e l'idoneità della candidatura milanese per concorrere a tale evento universale. Ebbene, in tali occasioni, il Governo ha svolto ogni azione tendente ad ottenere la testimonianza di tutti i principali vertici istituzionali e governativi, nonché di tutte le forze parlamentari del Governo e dell'opposizione, delle centrali sindacali, del mondo dell'impresa, delle associazioni ambientali e della società civile.
Vale la pena ricordare che in tutte le visite di Stato del Signor Presidente della Repubblica e quelle ufficiali del Signor Presidente del Consiglio e relative visite reciproche, sono stati costantemente evocati i temi più qualificanti della proposta dell'Expo di Milano. Sono stati tracciati grazie al coordinamento tra Enti locali e questo Ministero degli affari esteri ampi programmi di cooperazione decentrata spesso supportati da progetti di cooperazione allo sviluppo del Ministero degli affari esteri. Ma lo sforzo forse più intenso svolto da questo Ministero degli esteri è stata la mobilitazione permanente e ripetuta di tutta la rete diplomatica e consolare all'estero con più di 120 Rappresentanze coinvolte che assicurano un monitoraggio puntuale dell'evoluzione della posizione dei Paesi di accreditamento ed assicurano un indispensabile ed altamente qualificato appoggio a tutte le missioni congiunte MAE-Enti locali.
A tali misure istituzionali si sono aggiunte, a partire dal mese di gennaio 2008, due altri tipi di interventi, che sono:
creazione di una Task Force a Parigi con la messa a disposizione di numerosi funzionari delle Rappresentanze diplomatiche colà operanti che, congiuntamente con un equivalente contingente di funzionari messi a disposizione dagli Enti locali milanesi e lombardi, operano un monitoraggio costante delle Rappresentanze diplomatiche dei 140 Paesi membri del BIE, segnalano puntualmente ogni evoluzione ed allargamento della membership presso il Segretariato Generale del BIE e intrattengono contatti con le Rappresentanze diplomatiche dei Paesi presso il BIE;
designazione e attivazione di alcuni inviati speciali, scelti tra funzionari dei massimi gradi della Farnesina, per missioni ripetute in zone geografiche specifiche, come supporto all'azione delle nostre Ambasciate specie in favore di quelle che hanno accreditamenti multipli.
Bisogna ricordare che a partire dalla fine del 2007 si è registrato un aumento senza precedenti del numero degli Stati membri del BIE con l'inserimento nell'arco di poche settimane di 42 nuovi membri che hanno portato il numero complessivo degli stati membri del BIE a 140. Ciò ha richiesto un'intensificazione senza risparmi di energie e di mezzi per coprire con visite promozionali - come sin dall'inizio il Comitato organizzatore dell'Expo si era impegnato a fare con il Segretariato generale BIE - ciascun Paese membro. Tale impegno è stato fin dall'inizio la dimostrazione programmatica del rispetto e dell'attenzione che il Governo italiano e il comitato di Milano Expo 2015 intendono riservare ad ogni paese, anche il più piccolo e lontano, sulla base di un riconoscimento di pari dignità e uguale prestigio di ciascuno di essi. Nei prossimi mesi, dal 25 gennaio corrente sino alla fine di marzo 2008, saranno svolte ulteriori missioni congiunte in oltre 45 Paesi membri del BIE.
Alla luce di quanto sopra, risulta sinceramente difficile comprendere su quali basi muovano le perplessità dell'interrogante. Infatti, o si tratta di mancanza di informazioni sulla reale situazione e sul relativo atteggiamento di questo Governo nei confronti dell'Expo milanese, o le infelici insinuazioni corrispondono a polemiche strumentali che non hanno mancato di trasparire in recenti articoli di stampa e persino trasmissioni televisive. Tali polemiche
ed attacchi certamente non giovano al buon esito di una campagna condotta da questo Governo con sincerità di intenti e dispiego di tutte le risorse disponibili, in perfetta sintonia e coordinamento con i membri milanesi/lombardi del Comitato organizzatore.
Quanto alle posizioni dei Paesi membri del BIE nei confronti della candidatura di Milano, non siamo in condizioni di soddisfare la richiesta dell'interrogante per ovvi motivi di riserbo e di cautela che sono richiesti da un processo elettorale a voto segreto. Tuttavia, dai dati forniti circa le azioni condotte per sensibilizzare i Paesi membri del BIE sulla candidatura e gli interventi previsti da oggi al momento del voto, si può facilmente desumere la misura dell'impegno del Governo a favore di Milano Expo 2015 e prospettare un quadro sufficientemente ottimista sull'orientamento dei Paesi membri del BIE verso la candidatura italiana.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Vittorio Craxi.
GIOVANARDI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
sui quotidiani modenesi, e su alcuni quotidiani nazionali, è stata data notizia che la Torre Ghirlandina, simbolo della città di Modena, sarà a breve oggetto di un lungo intervento di restauro (per il quale sarebbe stato nominato un apposito Comitato scientifico) e che tale intervento comporterà la realizzazione di un ponteggio esterno che avvolgerà l'intera struttura e che sarà coperto da un'installazione dell'artista Mimmo Paladino;
il comune di Modena, attraverso discussioni in sede di Consiglio e pubblici comunicati, si è ampiamente intrattenuto sull'argomento, fornendo soprattutto informazioni «sulla copertura» ed arrivando anche ad indicazioni tecniche di assoluto dettaglio (modi di microforatura dei teli, qualità ignifughe, eccetera);
nulla viene detto, all'incontrario, sull'argomento principale, cioè sull'intervento a farsi sulla Torre, sulla sua necessità e sulle programmate modalità di esecuzione;
la durata della permanenza in loco prevista per l'impalcatura (minimo anni due) non appare correlata all'intervento (peraltro non noto) a farsi, ma appare quale entità a sé stante e predeterminata;
a giudicare dalle simulazioni diffuse dall'Amministrazione Comunale, non solo scomparirebbe a lungo l'immagine stessa della Torre simbolo della Città, ma essa sarebbe sostituita da una configurazione geometrica totalmente nuova (una «ziggurat o piramide a gradini», secondo lo stesso Paladino: o, più propriamente, un grattacielo gradonato di matrice nordamericana ed alto quasi 100 metri);
non si conoscono altri recenti casi di realizzazione di ponteggi integrali attorno ad una torre di quelle dimensioni, non essendo stata realizzata un'istallazione simile neppure alla Torre di Pisa (dal restauro, come è noto, estremamente complesso) o altrove -:
quale sia la reale tipologia dell'interventoda farsi (ad oggi sconosciuta) nonché la necessità e la reale durata (col relativo, fondamentale, cronoprogramma) dei lavori di restauro;
quali siano le informazioni, mai rese pubbliche, sulle condizioni statiche della Torre, peraltro recentemente «monitorata» in continuo (con installazioni visibilmente e pubblicamente collocate al piano terra del Palazzo Comunale);
quali siano le motivazioni tecniche e di opportunità sulla scelta preventiva, e francamente inusuale, di un «ponteggio totale» anziché di un ponteggio di altra natura (per sezioni e/o dall'alto), che avrebbe consentito di mantenere la vista, sia pure parziale, della Torre ed anche di far apprezzare agli osservatori (durante i lavori ed a distanza) i risultati man mano raggiunti ed evitando condizioni da «sorpresa finale»;
quali accorgimenti siano stati predisposti per evitare che, qualora i lavori dovessero comportare anche interventi sui paramenti esterni lapidei, l'opera di Paladino (nella sua preannunciata «forte vivacità di immagini segni e colori») possa falsare l'apprezzamento «da vicino» di colori e tonalità e quindi fornire riferimenti fuorvianti ai restauratori al lavoro sulle impalcature collocate fra telo e torre;
se al Governo risultino le modalità di designazione dei membri del Comitato scientifico (di cui non si conoscono né i nominativi né l'attività tecnico-scientifica già completata e che ha fornito la base progettuale per i lavori in via di inizio) e dello stesso Paladino, importante artista della transavanguardia (ma estraneo alla cultura modenese ed alle espressioni artistiche locali), cui viene chiesta, peraltro, un'opera programmaticamente precaria e provvisoria;
se, di tutta l'operazione, e soprattutto del completo annullamento della Ghirlandina per un periodo di tempo non definito ma comunque non inferiore a due anni (e della relativa motivazione ed imprescindibilità), sia stata informata la Commissione UNESCO, essendo con evidenza l'operazione - che andrà comunque inserita nell'obbligatorio rapporto periodico - difficilmente inquadrabile nei processi di conoscenza e di valorizzazione indispensabili per i piani di gestione dei siti inseriti nella Lista UNESCO;
quale sia il costo «reale» e complessivo dell'operazione e, in particolare, il rapporto fra il costo delle opere provvisorie (incluso il telo di Paladino) e l'effettivo intervento di restauro della Torre Ghirlandina, che dovrebbe - come è ovvio - costituire la parte principale e preponderante dell'intero impegno economico;
se il Ministro, visto quanto fin qui riferito e osservato, non intenda sospendere l'iniziativa in attesa di acquisire tutti i necessari elementi di informazione e quanto utile a individuare in modo univoco e motivato la tipologia di ponteggio più idonea al caso in questione ed alla sua rilevanza.
(4-06245)
Risposta. - Il sito di «Modena: Cattedrale, Torre Civica e Piazza Grande» è iscritto dal 1997 nella Lista del patrimonio mondiale dell'Umanità.
Nel corso del 2006 la Soprintendenza per i beni architettonici e paesaggistici dell'Emilia Romagna, ha autorizzato il Comune di Modena ad «eseguire lavori urgenti ed indifferibili» sulla Torre Ghirlandina, dopo il verificarsi di pericolosi distacchi di materiale lapideo.
La Torre sarà oggetto di interventi di restauro per la parte sommitale, nella zona compresa tra 78 e 90 metri di altezza, ed indagini sullo stato di conservazione dell'intero paramento murario a partire dalla quota di calpestio.
La Soprintendenza è in attesa dell'inizio dei lavori per seguire da vicino le fasi di realizzazione più delicate.
Per gli studi sul controllo dello stato di conservazione complessivo del monumento, il comune di Modena ha istituito anche un apposito Comitato scientifico, tra i cui componenti risultano anche la Soprintendenza per i beni architettonici e paesaggistici e la Soprintendenza per i beni archeologici, oltre che la responsabile della gestione del sito Unesco, dottoressa Piccinini.
Per quel che riguarda la nomina degli esperti chiamati a fare parte del Comitato, si segnala che essa attiene alla sfera di autonomia dell'Ente locale e che comunque le deliberazioni assunte da tale organismo non sono sostitutive delle funzioni di tutela il cui esercizio spetta all'Amministrazione dei beni culturali.
Considerato che tali interventi, come del resto già evidenziato, riguardano l'intera Torre, dal piano di calpestio alla Guglia, appare senz'altro opportuna l'installazione di un ponteggio a tutt'altezza, con relativo telo protettivo.
La scelta dell'Amministrazione comunale di coprire il ponteggio con un telo riproducente un'opera dell'artista Mimmo Paladino non solleva particolari perplessità
e comunque risulta preferibile alla scelta di coprire il ponteggio con soli messaggi pubblicitari.
Relativamente al costo complessivo dell'operazione, come si evince dalla relazione del comune di Modena, per le operazioni relative agli interventi di restauro e indagini diagnostiche è previsto un costo pari a euro 4 milioni, mentre, per l'allestimento del ponteggio è previsto un costo di euro 150.000,00 («... per la parte di realizzazione, tecnica, e per i materiali...»). Il lavoro dell'artista risulta fornito a titolo gratuito.
L'Unesco è stata costantemente informata attraverso il coordinatore del Comitato di pilotaggio del sito Unesco, che, come già detto, è anche membro del Comitato scientifico.
Per quanto riguarda il timore che il telo possa «...falsare l'apprezzamento da vicino di colore e tonalità e quindi fornire riferimenti fuorvianti ai restauratori...» l'Amministrazione ritiene che tale preoccupazione sia eccessiva tenuto conto del fatto che il telo è stampato solo sulla faccia esterna e che è anche microforato. Va inoltre tenuto conto dell'alta professionalità dei restauratori che operano in cantieri di restauro di tale importanza e della presenza dei tecnici della Soprintendenza che seguiranno da vicino le operazioni di restauro nell'ambito dei relativi compiti di sorveglianza.
Infine, per ciò che riguarda i tempi di realizzazione dell'intervento, stimati in ventiquattro mesi anche se l'Amministrazione comunale non ha fornito dati più precisi in merito, è parere del Ministero per i beni e le attività culturali che un monumento di tale importanza meriti sicuramente studi approfonditi e tempistiche adeguate alla realizzazione delle fasi di indagine diagnostica e conseguenti interventi di restauro.
Il Sottosegretario di Stato per i beni e le attività culturali: Danielle Mazzonis.
GIUDITTA. - Al Ministro dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
il numero chiuso rappresenta uno strumento adottato attualmente da un numero sempre maggiore di università italiane per regolare l'accesso degli studenti ai corsi di laurea, allo scopo di garantire determinati standard qualitativi ai propri iscritti, evitando il sovraffollamento delle facoltà;
ogni anno migliaia di studenti partecipano alle prove selettive per l'accesso programmato ai corsi di laurea, i cui test, seppur definiti attitudinali, mirano semplicemente a verificare le conoscenze dei candidati su talune materie, ma hanno dimostrato: di non essere capaci di accertare le competenze ed il grado di professionalità degli stessi, di creare delle disparità insostenibili e di non rappresentare un valido ed efficace strumento di selezione, in quanto talvolta le domande proposte non hanno alcun nesso con l'ambito disciplinare della laurea;
di pochi giorni fa è, infatti, la notizia della scoperta di errori nei test d'ingresso alla facoltà di Medicina e Chirurgia, il cui corso di laurea rientra nella disciplina della legge n. 264 del 1999 ed è dunque a numero programmato;
il ministero dell'università che da anni affida al Cineca, un consorzio informatico di Bologna, la correzione e l'elaborazione dei test per le selezioni nelle facoltà a numero programmato, scoperto l'errore, non ha ufficializzato l'elenco degli ammessi, annunciando che due degli 80 quesiti previsti erano di fatto sbagliati per evidenti errori nella formulazione delle opzioni indicate;
il ministero ha deciso di annullare i due quiz sbagliati, ma di ritenere comunque valida la prova, annunciando che la valutazione avverrà non su 80 ma su 78 quesiti ed eliminando così dal computo finale le due domande incriminate;
tale decisione ha generato una valanga di ricorsi da parte delle aspiranti matricole che mettono in dubbio la validità del test, sostenendo di essere state di fatto penalizzate dalla presenza dei due quesiti sbagliati, in quanto per la soluzione degli stessi hanno impiegato in media venti
minuti, sottraendo così alle altre risposte il tempo a disposizione;
l'accaduto non coinvolge solo i circa 5.000 candidati campani, che nei giorni scorsi hanno sostenuto i test di ammissione presso le facoltà di Medicina e Chirurgia della Regione, ma ben 37 facoltà italiane e 70.000 giovani per un totale di 7.000 posti disponibili, in quanto sia la prova che la data di svolgimento della stessa sono state uguali per tutte le università pubbliche;
nel 2006 i non ammessi furono pari all'84 per cento dei partecipanti, ma quest'anno secondo le stime ufficiali potrebbero sfiorare il 90 per cento;
la soluzione annunciata dal ministero dell'università e della ricerca ha generato aspre polemiche, forti dubbi ed una diffusa insoddisfazione negli studenti che accusano le istituzioni di scoraggiare chi vuole emergere per meriti personali e di non promuovere lo studio e la cultura nel nostro Paese;
nuovi scandali hanno colpito altre università italiane, come quella di Catanzaro dove è stata denunciata l'impropria apertura dei plichi dei test per l'ammissione al corso di Medicina e quella di Bari dove, a seguito di sequestri e perquisizioni, la Guardia di finanza ha scoperto l'esistenza di una vera e propria «organizzazione» che, in cambio di denaro, consentiva agli studenti di superare le prove senza problemi, attraverso telefoni cellulari capaci di mettere in comunicazione i candidati con l'esterno per ricevere via sms le soluzioni dei quesiti;
negli atenei in questione le indagini, partite già lo scorso anno, hanno dimostrato che gli studenti arrivavano a pagare dagli 8.000 ai 30.000 euro pur di essere ammessi ai corsi di laurea in Medicina ed Odontoiatria, azionando meccanismi corruttivi che in qualche caso vedrebbero coinvolti anche docenti;
l'opinione pubblica, così come le associazioni studentesche, sconvolte da quanto accaduto, hanno ribadito la loro ferma contrarietà al numero chiuso, considerato un criterio d'accesso dannoso per i ragazzi e dispendioso per le famiglie;
è già stata presentata, a firma dell'interrogante, una proposta di legge per l'abolizione dell'accesso programmato all'università, che ha riscosso ampio consenso tra le forze politiche di entrambi gli schieramenti, al fine di permettere agli studenti di iscriversi liberamente alle facoltà scelte e nella convinzione che sia più giusta una selezione naturale lungo il corso degli studi universitari -:
quali iniziative il Ministro interrogato intenda assumere in merito alle vicende sopra esposte e se non sia più opportuno annullare le selezioni incriminate per dar prova della legittimità e della trasparenza delle procedure seguite nella formazione della graduatoria finale, garantendo il rispetto di regole certe, l'ammissione ai corsi di laurea degli effettivi vincitori e l'eliminazione di ogni forma di corruzione.
(4-04786)
Risposta. - In relazione all'interrogazione in esame si fa presente che le problematiche in esso segnalate sono condivisibili in termini generali.
Infatti, fin dall'inizio della legislatura il Ministero si è impegnato ad adottare provvedimenti diretti a risolvere alcune evidenti disfunzioni del sistema universitario.
Nella legge finanziaria per il 2007, e nel suo decreto-legge collegato, sono state inserite norme che hanno trovato un largo consenso da parte della Conferenza dei Rettori delle Università italiane, del Consiglio universitario nazionale, dei sindacati e dalle associazioni di categoria.
Si riferisce, inoltre, che sono allo studio metodologie attraverso cui potranno essere previste le prove di ammissione ai corsi programmati a livello nazionale per il futuro.
Per ciò che concerne la questione delle irregolarità avvenute per l'accesso alle facoltà a numero chiuso, si fa presente che il Tar Campania, prendendo atto delle determinazioni assunte dal Ministero con il decreto 21 novembre 2007 e dei seguenti decreti rettorali di conferma delle graduatorie,
ha ritenuto superate tutte le censure sull'irregolarità dell'iter procedurale, espresse nelle precedenti ordinanze di sospensione di decreti rettorali di approvazione delle graduatorie degli ammessi al corso di laurea in medicina e chirurgia.
L'emanazione del provvedimento ha pertanto superato le censure espresse dal Tar sull'inesistenza di un provvedimento formale del Ministero che confermasse la validità delle prove e le relative modalità di svolgimento.
Come è noto, infatti, con il decreto citato, il Ministero ha preso atto dello svolgimento del procedimento volto alla ammissione ai corsi di laurea in medicina e chirurgia, e dei relativi atti endoprocedimentali compiuti, e, in particolare, della effettuata correzione degli elaborati, avvenuta considerando 78 domande sulle 80 proposte.
Inoltre ha confermato gli atti, e tra questi le disposizioni in via breve impartite e le operazioni materiali svolte, finalizzate alla correzione delle prove, attraverso le modalità sopra menzionate.
In particolare, poi, per quel che concerne l'ipotesi di una violazione alla segretezza delle operazioni che potrebbe aver inficiato la regolarità delle prove, il Tar con ordinanza n. 3606/07 del 10 dicembre ha respinto le domande incidentali di sospensione presentate da alcuni studenti. Il predetto Tribunale ha infatti ritenuto che: «... sulla scorta degli sviluppi della vicenda ed anche sulla base degli atti delle amministrazioni interessate sopra citati, l'originaria ipotesi di una violazione alla segretezza delle operazioni non è stata confermata da alcun riscontro fattuale...».
In relazione a quanto rappresentato, alla luce della recente summenzionata giurisprudenza, il Ministero, in linea generale, ritiene di non dover adottare ulteriori provvedimenti in merito alla vicenda relativa ai concorsi di ammissione ai corsi di laurea in medicina e chirurgia per l'anno accademico 2007-08.
Il Ministro dell'università e della ricerca: Fabio Mussi.
GRILLINI e DATO. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
come segnalava di recente una serie di articoli sulla stampa italiana, fra i quali un articolo di Aprileonline.info del 2 luglio 2007 che riportiamo in calce, «La legislazione italiana, a differenza di molti altri paesi, non contemplerebbe il cosiddetto panorama freedom (libertà [o diritto, ndr.] di panorama), che permette a chiunque di fotografare e riprodurre quanto pubblicamente visibile senza preoccuparsi di dover trovare il progettista e pagargli i diritti d'autore»;
il problema è stato portato alla ribalta dal fatto che l'edizione italiana dell'enciclopedia Wikipedia e il progetto collegato «Commons» (un database di immagini liberamente e gratuitamente disponibili a tutti), dopo avere rilevato l'assenza in Italia di una normativa che conceda la «libertà di panorama» ha deciso di cancellare tutte le fotografie, già presenti o inserite in futuro, riguardanti opere dell'architettura progettate in Italia da architetti che non siano morti da almeno 70 anni, e così pure tutte le opere d'arte esposte in pubblico (ivi inclusi i monumenti cittadini). Questo implica che «L'intera architettura contemporanea e moderna italiana [di progettisti ancora in vita, o morti da meno di 70 anni (come previsto dalla legge n. 633 del 1941 sul diritto d'autore)], perciò, rischia di non poter essere raffigurata nella più grande enciclopedia del mondo, col pesante danno per i beni culturali italiani che questo comporta;
Wikipedia è infatti la più grande enciclopedia del web e con sessanta milioni di utenti al giorno è tra i dieci siti più visitati al mondo (settimo sito in Italia con oltre 17 milioni di visite - fonte Nielsen, agosto 2007), è libera, gratuita, indipendente, gestita e costruita da volontari, e disponibile a tutta la popolazione grazie ad Internet, e rappresenta una delle novità più interessanti del secolo nella diffusione della cultura;
così una fotografia della Stazione Centrale o del portone del Duomo o del Pirellone a Milano, piuttosto che del nuovo edificio dell'Ara Pacis o il nuovo Auditorium di Roma o la chiesa di Padre Pio a San Giovanni Rotondo, o il monumento ai partigiani a Bergamo o quello a Pertini a Milano, o la Stazione di Firenze o il «Colosseo Quadrato» all'Eur, fino alle singole opere come la fontana di Piazza Esedra a Roma..., non possono essere riprodotte in Internet su Wikipedia (né, teoricamente, su alcun sito di qualsiasi tipo) per illustrare «le immagini di tutte le opere architettoniche moderne» presenti sul territorio italiano;
questo implica che illustrare l'arte italiana degli ultimi 100-150 anni (a seconda della durata della vita dell'autore) è impossibile, anche quando si tratti di opere prodotte con denaro pubblico al preciso scopo di abbellire gli spazi pubblici ed accrescerne il pubblico godimento;
a questo va aggiunto il fatto che realizzazioni artistiche contemporanee, dalla Défence di Parigi al nuovo Reichstag tedesco, sono oggi utilizzate attivamente per generare turismo, con beneficio della collettività ed anche della fama degli artisti che hanno realizzato le opere, nonché vantaggio d'immagine e di prestigio degli enti che le hanno commissionate e pagate;
l'assenza di una legge sulla «libertà di panorama» danneggia quindi, anziché aiutarli, gli artisti contemporanei italiani, specie quelli meno noti, che vedono preclusa da questa lacuna la possibilità di fare conoscere attraverso un mezzo di comunicazione potente e gratuito le loro realizzazioni;
al tempo stesso danneggia le città che hanno investito in opere d'arte e in ristrutturazioni affidate a nomi prestigiosi allo scopo dichiarato di favorire il turismo, dato che il solo artista ha oggi il potere di impedire, se lo desidera, qualsiasi riproduzione di una propria opera, anche se nata per essere di pubblico godimento, e che tale potere è in mano ai suoi eredi per 70 anni dopo la sua morte;
la gratuità di Wikipedia, e l'enorme valore socio-culturale della diffusione di fotografie che riguardano opere d'arte moderne e contemporanee, meritano una deroga al diritto d'autore che preveda, per la loro diffusione a scopo didattico, la totale libertà;
la legge sul diritto di autore risale al 1941 ed è urgente una omogenizzazione della legislazione italiana con quella internazionale, che tenga in considerazione i nuovi media, e che esistono numerosi progetti di legge bipartisan per la revisione delle norme sul diritto di autore -:
se non intenda provvedere urgentemente alla regolamentazione della «libertà di panorama», considerate le diverse specificità dei media e il valore della diffusione didattica della cultura a tutta la popolazione.
(4-05031)
Risposta. - In merito all'opportunità di introdurre nel nostro ordinamento giuridico l'istituto del «panorama freedom» per consentire ai gestori di siti internet privati la pubblicazione di immagini di opere d'arte contemporanee e non, al fine di favorire ed accrescere in Italia ed all'estero la conoscenza del nostro patrimonio culturale, occorre procedere ad alcune precisazioni preliminari.
Pur non essendo espressamente disciplinata nel nostro ordinamento, la libertà di panorama ossia il diritto spettante a chiunque di fotografare soggetti visibili, in particolare monumenti ed opere dell'architettura contemporanea, è riconosciuta in Italia per il noto principio secondo il quale il comportamento che non è vietato da una norma deve considerarsi lecito.
In altre legislazioni, invece, tale diritto è disciplinato diversamente a seconda dell'interesse che si ritiene di tutelare prevalentemente (si pensi, ad esempio, alla legislazione belga ed a quella olandese che consentono di fotografare liberamente solo gli edifici mentre è necessaria la richiesta di un permesso per le sculture ove costituiscano
il soggetto principale della fotografia; oppure a quella tedesca secondo cui è possibile invece fotografare anche le sculture pubblicamente visibili per usi commerciali; infine a quella statunitense che, similmente a quella italiana consente di poter utilizzare le fotografie scattate in luoghi pubblici o aperti al pubblico per qualunque scopo, salvo che si tratti di opere d'arte non stabilmente installate in un luogo pubblico poiché in tal caso è necessaria l'autorizzazione del titolare).
In Italia, non essendo prevista una disciplina specifica, deve ritenersi lecito e quindi possibile fotografare liberamente tutte le opere visibili, dal nuovo edificio dell'Ara Pacis al Colosseo, per qualunque scopo anche commerciale salvo che, modificando o alterando il soggetto, non si arrivi ad offenderne il decoro ed i valori che esso esprime.
Per quanto attiene alla tematica del pagamento dei diritti agli autori delle opere contemporanee, si evidenzia che l'articolo 2 della legge 9 gennaio 2008, n. 2 (in Gazzetta Ufficiale serie generale n. 21 del 25 gennaio 2008) ha modificato l'articolo 70 della legge sul diritto d'autore ampliando il regime delle esenzioni. In particolare, è consentita la libera pubblicazione attraverso la rete internet, a titolo gratuito, di immagini e musiche a bassa risoluzione o degradate, per uso didattico o scientifico e solo nel caso in cui tale utilizzo non sia a scopo di lucro.
Pertanto, ove il soggetto fotografato fosse un'opera di autore vivente, l'utilizzo non potrà avvenire che nei limiti anzidetti. Il problema chiaramente non riguarda le opere considerate beni culturali, ossia aventi più di cinquant'anni e di interesse culturale che si trovano in consegna nei musei o negli altri luoghi della cultura, le quali possono essere riprodotte ai sensi e con i limiti previsti dagli articoli 107 e 108 del Codice dei beni culturali e del paesaggio (autorizzazione da parte dell'amministrazione consegnataria e pagamento di un canone, salvo che la riproduzione non sia chiesta per scopi personali o didattici e non commerciali).
Il Sottosegretario di Stato per i beni e le attività culturali: Danielle Mazzonis.
HOLZMANN. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
lo scorso mese l'interrogante aveva già proposto un analogo quesito al Ministero riguardante l'apposizione abusiva di un cartello di grande dimensione presso il cippo confinario del Brennero recante la scritta Sudtirol ist nicht Italien che tradotta significa «L'Alto Adige non è Italia»;
detto cartello che era stato collocato su un terreno, pare di proprietà privata, ad un metro di distanza dal cippo confinario e rivolto nella direzione di coloro che da nord entrano in territorio italiano;
il cartello è stato installato da attivisti del nuovo partito locale altoatesino Sudtirol Freiheit traduzione «Alto Adige libero»;
il cartello metallico è stato successivamente rimosso per alcuni giorni ma di recente è stato eretto nuovamente e da troppo tempo costituisce un vero e proprio insulto alla comunità di lingua italiana -:
quali azioni concrete abbia posto in essere od intenda intraprendere il Ministero degli affari esteri nei confronti della Repubblica d'Austria per chiedere l'immediata rimozione di questa odiosa offesa alla memoria dei Caduti della prima Guerra mondiale, alla popolazione dell'Alto Adige e più in generale all'Italia intera.
(4-05893)
HOLZMANN. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
presso il confine di Stato, al passo del Brennero in territorio austriaco, ad un solo metro di distanza dal cippo confinario è stato collocato un cartello di grandi dimensioni con la scritta Sudtirol ist nicht Italien che tradotto significa che l'Alto Adige non è Italia;
detto cartello, installato da noti estremisti altoatesini di lingua tedesca, continua a costituire un'offesa per gli italiani, in particolare quelli dell'Alto Adige;
da quasi tre mesi detto cartello continua a fare bella mostra di sé senza che
le autorità austriache abbiano sentito il dovere d'intervenire per rimuoverlo;
il cartello è diventato un oggetto di culto, grazie anche alla colpevole inerzia del Ministero, e fa da sfondo a comitive e turisti che si fanno fotografare vicino ad esso -:
quali iniziative intenda attuare il ministero interrogato, intervenendo, questa volta con decisione, sulle autorità austriache per fare cessare questa ennesima provocazione e dimostrare l'opportuna sensibilità per difendere la dignità dello Stato e degli italiani.
(4-06152)
Risposta. - La vicenda da Lei sollevata negli atti parlamentari in parola è seguita con particolare attenzione da questo ministero sin dal novembre scorso allorché il Consolato Generale d'Italia in Innsbruck aveva avuto notizia che, in occasione dell'89o anniversario dell'annessione dell'Alto Adige all'Italia, era stata apposta sul lato austriaco del confine autostradale del Brennero una grande insegna con i colori della bandiera austriaca recante la scritta «Sued Tirol ist nicht Italien». Venivano quindi effettuati in contemporanea interventi presso il Ministero degli esteri austriaco e le Autorità locali, per sollecitare la rimozione sia del cartello in parola sia di una corona di fiori listata a lutto, collocata nei pressi del medesimo, recante la scritta «da Kufstein a Salorno» (i confini storici del Tirolo del 1809).
Anche a seguito di tali interventi il cartello era stato rimosso, ma il successivo 30 novembre esso era ricomparso nello stesso luogo. È stato pertanto compiuto un ulteriore passo presso il ministero degli esteri austriaco e, nello stesso tempo, è stato convocato l'ambasciatore austriaco a Roma. In tale contesti veniva rappresentata la nostra viva aspettativa che le Autorità austriache provvedessero alla rimozione immediata e definitiva del cartello in questione, per noi inaccettabile in quanto recante, sullo sfondo dei colori nazionali austriaci, scritte oltraggiose, false e lesive dell'integrità territoriale dello Stato italiano e dello statuto di autonomia altoatesina, universalmente considerato tra i più avanzati al mondo. Si sottolineava altresì che l'iniziativa degli attivisti altoatesini in territorio austriaco rivestiva una dimensione politica che Vienna non poteva ignorare, anche perché in evidente contrasto con le stesse posizioni dello Stato austriaco. Si era inoltre evidenziata l'urgenza dell'intervento richiesto alle Autorità austriache, dal momento che ogni ritardo avrebbe potuto essere percepito dagli attivisti come un implicito incoraggiamento, nonché l'esigenza di assicurare un attento monitoraggio per prevenire il ripetersi di simili iniziative.
Gli interlocutori austriaci, oltre a prendere attenta nota di quanto loro rappresentato, hanno mostrato, come in passate analoghe circostanze, di condividere pienamente le nostre valutazioni, assicurando il loro pronto interessamento nel senso da noi auspicato.
Infatti, il 20 dicembre scorso, per il tramite della nostra Ambasciata a Vienna e di questa ambasciata d'Austria, il ministero degli esteri austriaco ci informava che gli interventi da esso svolti presso il Governo Regionale del Tirolo avevano portato alla rimozione dei cartelli da parte dei proprietari del terreno ove i medesimi erano stati installati.
Nel corso di una ricognizione effettuata agli inizi del nuovo anno, il nostro console generale a Innsbruck ha purtroppo rilevato che i cartelli in parola erano di nuovo (o erano rimasti) al loro posto. Le immediate rimostranze del nostro ambasciatore a Vienna con il direttore politico del Ministero degli esteri, ambasciatore Mayr-Harting, venivano accolte con apparente genuino stupore per il permanere di una situazione che si riteneva risolta e con rinnovate assicurazioni di dare seguito alla nostra richiesta di rimozione. Successivamente, a margine del tradizionale ricevimento di inizio anno per il Corpo diplomatico, il nostro Ambasciatore ha avuto modo di intrattenere sull'argomento anche il Presidente federale Fischer, che è apparso ben informato e aperto alle nostre aspettative.
Certamente anche a seguito di tale colloquio, il ministero degli esteri austriaco ha nei giorni scorsi informato che la prefettura territorialmente competente ha avviato un procedimento penale contro i proprietari del terreno ove i cartelli sono installati, rappresentando al contempo la difficoltà, sotto il profilo giuridico, di disporre una rimozione coercitiva dei cartelli da un'area di proprietà privata. Pur registrando tale sviluppo come un segnale concreto e ufficiale dell'opposizione delle Autorità austriache all'iniziativa di «Sued-Tiroler Freiheit», abbiamo da ultimo svolto un ulteriore intervento con questa ambasciata d'Austria, per sollecitare nuovamente la rimozione dei cartelli in parola, i cui contenuti sono per noi assolutamente inaccettabili.
In attesa di verificare l'esito di questo ulteriore passo, ritengo comunque di poter rilevare che le azioni svolte da questo ministero non possono certo essere considerate una «colpevole inerzia», come da Lei sostenuto nell'interrogazione in parola. A tal proposito desidero sottolinearLe quanto segue:
la provocazione degli attivisti di «Sued-Tiroler Freiheit», che si colloca in un contesto pre-elettorale (per il corrente anno sono in calendario elezioni amministrative sia nel Land Tirolo sia nella Provincia di Bolzano), ha posto in una situazione di forte disagio e imbarazzo anche le Autorità Federali austriache, della cui amicizia e buona fede non si ha motivo di dubitare;
le Autorità Federali austriache si sono attivate con una risposta di ordine giuridico, e cioè con un'azione giudiziaria, calcolando il rischio che, con misure più incisive, si porterebbero gli attivisti agli onori della cronaca e si alimenterebbe la propaganda di «Sued-Tiroler Freiheit», diretta non solo contro l'«occupazione italiana» ma anche contro l'«acquiescenza austriaca».
Alla luce di tali considerazioni, Le assicuro che questa amministrazione sta continuando, in collaborazione con le Autorità di Vienna, a seguire da vicino e con massima priorità la questione con l'obiettivo di giungere a una rapida rimozione dei cartelli in parola.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Famiano Crucianelli.
IANNARILLI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
in attuazione del progetto pluriennale denominato: «Italia in 20 minuti» nel 2004 si è stabilito - con accordo firmato dal Ministero dell'Interno e le sigle sindacali nazionali di categoria - di istituire otto distaccamenti dei vigili del fuoco in provincia di Frosinone;
di questi, quello di Alatri, classificato distaccamento misto è composto da due vigili del fuoco permanenti e tre precari;
come si apprende da fonti certe, la volontà del Ministero dell'Interno sembra essere quella di cambiare il decreto istitutivo del distaccamento di Alatri da misto (2 vigili del fuoco permanenti e 3 precari) a volontario (solo 5 vigili precari);
è interesse generale sia del personale operativo del comando di Frosinone, sia dell'Amministrazione comunale del Comune di Alatri che il distaccamento da poco istituito sul territorio e attivo dal 1 novembre del 2007 continui ad essere, almeno, di tipo misto - come previsto - per offrire ai cittadini un servizio altamente specializzato e garantire, allo stesso tempo, la sicurezza dei cittadini e l'incolumità dei vigili del fuoco;
vale solo la pena di ricordare che la durata del corso di formazione per i vigili del fuoco volontari è di appena tre settimane, a fronte di un vero e proprio corso di specializzazione professionale di un anno per gli effettivi;
con il mantenimento della destinazione del distaccamento di Alatri a misto si addiverrebbe ad un aumento di organico e ad una, contestuale, diminuzione del
precariato (politica prioritaria per l'attuale Governo); di contro, con l'istituzione di un distaccamento volontario si incentiverebbe, di fatto, il precariato;
ad oggi, il comando di Frosinone soffre di una carenza di organico notevolissima. In tutto il territorio provinciale operano solamente quattro squadre. La conseguenza è disastrosa, come facilmente comprensibile. Nonostante l'abnegazione dei 22 vigili del fuoco effettivi, il loro servizio non può garantire adeguata risposta ai cittadini. Basti considerare la seguente proporzione: 22 vigili del fuoco su un territorio di 500.000 abitanti. Un vigile del fuoco ogni 22.700 cittadini, quando gli standard europei richiedono almeno 1 vigile ogni 1.000 abitanti;
il delineamento della pianta organica del comando di Frosinone risale ad un decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 1997: da allora non è mai stato aggiornato né integrato e la forza lavoro risulta, per ovvi motivi, non più consona alle esigenze attuali né della popolazione né del territorio;
il dirigente regionale dei vigili del fuoco del Lazio, ingegnere Abate, ha previsto per il 2008 l'istituzione di tre distaccamenti cosiddetti boschivi in provincia di Latina. Nella stessa provincia ne sono già presenti tre, oltre ai quattro distaccamenti permanenti operanti sul territorio;
per la provincia di Frosinone, lo stesso ingegner Abate, ha individuato un solo distaccamento boschivo per la durata di appena quattro mesi;
tale trattamento sembra all'interrogante per nulla consono alle esigenze dei cittadini della provincia di Frosinone;
ad adiuvandum si consideri che sul territorio provinciale insistono aree ad alto rischio incendi, sia per quanto riguarda le zone industrializzate che le aree boschive (con la presenza di due parchi nazionali) e, ancora, difficilmente raggiungibili come la Valle di Comino -:
se non ritenga opportuno scongiurare l'ipotesi ventilata della trasformazione del distaccamento dei vigili del fuoco di Alatri da misto a volontario, rassicurando così e lavoratori e popolazione;
e se non ritenga opportuno assumere urgenti iniziative tese a risolvere l'indifferibile inadeguatezza degli organici del comando provinciale dei vigili del fuoco di Frosinone al fine di garantire la tutela del territorio interessato e la sicurezza di tutti i cittadini ciociari.
(4-05806)
Risposta. - Nel quadro delle iniziative di sviluppo della componente volontaria e nella prospettiva di un riequilibrio e potenziamento della componente permanente del Corpo nazionale è stato realizzato, nel 2002, il progetto «Soccorso Italia in 20 minuti» che, basandosi su uno studio sistematico del territorio, ha come obiettivo quello di rendere, in tempi rapidissimi dalla chiamata, un servizio più efficiente ad un maggior numero di abitanti.
A riguardo, dall'esame di alcuni parametri quali, in particolare, il numero degli interventi di soccorso in rapporto alle caratteristiche del territorio e alla densità della popolazione di riferimento, il distaccamento dei vigili del fuoco di Alatri è stato individuato ed inserito nel progetto indicato quale sede di distaccamento misto, con presenza contemporanea di personale volontario e personale permanente.
Il 9 gennaio 2008 è stato emanato il decreto ministeriale con il quale è stato istituito, in via provvisoria, il presidio di Alatri quale distaccamento volontario, nelle more dell'assegnazione al Comando provinciale di Frosinone del personale permanente necessario per il cambio di titolo in «distaccamento misto».
Tale trasformazione potrà avvenire non appena si renderanno disponibili gli incrementi organici del Corpo nazionale dei vigili del fuoco.
Attualmente, il Comando provinciale vigili del fuoco di Frosinone dispone di 161 unità operative nei ruoli dei Vigili del fuoco, dei Capi squadra e dei Capi reparto, mentre la relativa pianta organica ne prevede
172, con una carenza quindi di undici unità, pari al 6,40 per cento dell'organico, in linea con la carenza media nazionale.
Il ricorso ai richiami del personale discontinuo, inserito nel dispositivo di soccorso, ha consentito finora al Comando provinciale di Frosinone di fare fronte alla descritta situazione di carenza sia della sede centrale che di quelle periferiche.
Peraltro, la problematica descritta nell'atto di sindacato ispettivo rispecchia una situazione presente su tutto il territorio nazionale, ove il «Corpo» soffre di una persistente carenza di personale operativo, anche a seguito della rideterminazione delle attuali dotazioni organiche avvenuta con il decreto legislativo 13 ottobre 2005, n. 217.
Si rappresenta, in proposito, che è allo studio di questa Amministrazione, nell'ambito della vigente pianta organica del Corpo nazionale, una redistribuzione di personale operativo nelle sue articolazioni periferiche, quali le sedi centrali dei Comandi e dei dipendenti distaccamenti, che tenga conto delle effettive necessità operative.
In tale sede è ipotizzabile, a breve, un incremento della pianta organica del Comando di Frosinone ed, in tal modo, si verrebbero, quindi, a sanare, seppur parzialmente, le lamentate carenze del dispositivo di soccorso.
In via generale, si ricorda che le carenze di circa 3000 unità attualmente esistenti nel Corpo nazionale sono anche la conseguenza delle scelte operate in sede di emanazione delle leggi finanziarie degli anni precedenti, ove, a fronte di sporadici interventi di aumento di organico, non sono state previste autorizzazioni alla copertura del turn over del personale posto in quiescenza.
Sotto questo profilo, il Governo ha operato un'inversione di tendenza sostanziale rispetto al passato, che consentirà di procedere ad un parziale ripianamento degli organici dei vigili del fuoco attraverso l'attuazione delle misure previste dalle leggi finanziarie del 2007 e del 2008.
Si ricorda che con la manovra del 2007 sono state allocate risorse per procedere ad una immediata assunzione di 600 unità nella qualifica di vigile del fuoco, che hanno concluso il corso di formazione di sei mesi iniziato il 16 luglio 2007 e che, a breve, saranno avviati alle sedi di destinazione sulla base delle carenze rilevabili a livello nazionale.
In secondo luogo, la stessa normativa 2007 ha previsto per il Corpo nazionale dei Vigili del fuoco un percorso ad hoc per la stabilizzazione del rapporto di lavoro del personale precario in possesso di determinati requisiti. Con decreto del Ministro dell'interno in data 30 luglio 2007 sono pertanto stati fissati i criteri relativi alla procedura selettiva per detta stabilizzazione, che consentirà l'immissione di personale già qualificato al fine di poter dare un contributo fondamentale al servizio istituzionale di salvaguardia della vita delle persone.
In base alle disposizioni contenute nella citata normativa, è consentita infatti la stabilizzazione di una parte dei vigili del fuoco selezionati tra quei soggetti che prestano servizio volontario nel Corpo nazionale stesso, iscritti negli appositi elenchi da almeno tre anni e con almeno centoventi giorni di servizio. Con decreto del Presidente della Repubblica adottato il 28 dicembre 2007, è stata autorizzata la stabilizzazione di 130 unità per l'anno 2007.
I percorsi di stabilizzazione del personale volontario dei vigili del fuoco già avviati con la scorsa manovra finanziaria proseguiranno a seguito delle previsioni contenute nella legge finanziaria per il 2008, ove sono state allocate, per il Corpo nazionale, risorse per assunzioni di personale, da realizzarsi attraverso le procedure selettive di stabilizzazione, pari a 7 milioni di euro per l'anno 2008, 16 milioni di euro per l'anno 2009 e 26 milioni di euro annui a decorrere dal 2010.
In esito alle suddette procedure concorsuali e di stabilizzazione, nonché ai prossimi concorsi di riqualificazione per Capo squadra e per Capo reparto, si perverrà ad una parziale riduzione delle attuali carenze organiche.
Al momento, si può quindi prevedere l'assegnazione, nell'ambito dell'indicato progetto di redistribuzione, di alcune unità di personale operativo al Comando di Frosinone e si confida che l'attuazione delle misure previste dal Governo con le citate
normative di cui alle leggi finanziarie 2007 e 2008, oltre a determinare una sempre maggiore rispondenza alle esigenze del soccorso su tutto il territorio nazionale, possa far fronte alle necessità rappresentate dall'interrogante.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Ettore Rosato.
LATTERI. - Al Ministro dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
la legge del 4 novembre 2005, n. 230, recante «Nuove disposizioni concernente i professori e i ricercatori universitari e delega al Governo per il riordino del reclutamento dei professori universitari» stabilisce che le funzioni assistenziali primariali dei professori di materie cliniche, in servizio alla data di entrata in vigore della stessa legge, vengano «mantenute fino al termine dell'anno accademico nel quale si è compiuto il settantesimo anno di età» (articolo 1, comma 18);
la suddetta disposizione non precisa, accanto alla dizione «professore di materie cliniche», l'eventuale distinzione fra professore ordinario e professore associato, come peraltro definito dall'articolo 102 del decreto del Presidente della Repubblica 382/1980 che, dettando norme di riordino della docenza universitaria, stabilisce che «l'attribuzione della qualifica superiore è deliberata annualmente dal rettore»;
si è venuta a creare una contraddizione nella legislazione vigente, laddove la legge n. 230 del 2005, voluta dal precedente Ministro Moratti, stabilendo una proroga automatica delle funzioni primariali, in mancanza di una definizione chiara per quanto attiene anche ai professori, associati, risulta essere in contrasto con quanto stabilito dall'articolo 102 del decreto del Presidente della Repubblica n. 918 del 1980. La difficoltà di una corretta interpretazione della norma è, peraltro, costituita dalla mancanza di una eventuale modifica o abrogazione di quanto disposto dal decreto del Presidente della Repubblica suddetto -:
se non ritenga di dover intervenire, eventualmente in sede applicativa o di interpretazione, per superare il contrasto normativo sopra descritto.
(4-01688)
Risposta. - In relazione alla questione posta nell'interrogazione in esame si comunica che questo Ministero ha, a suo tempo, con nota indirizzata agli atenei, espresso l'avviso che la disposizione contenuta nell'articolo 1, comma 18, della legge 4 novembre 2005, n. 230, debba essere interpretata nel senso che i professori di materie cliniche, e quindi sia ordinari che associati, in servizio alla data di entrata in vigore della legge, possono mantenere le proprie funzioni assistenziali e primariali, inscindibili da quelle di insegnamento e di ricerca, fino al compimento del settantaduesimo anno di età, cioè fino alla conclusione del biennio di trattenimento in servizio, concesso ai sensi dell'articolo 16 del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 503.
Il Ministro dell'università e della ricerca: Fabio Mussi.
LEONI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
da fonti giornalistiche apprendiamo che il comune di Rieti si prepara ad intitolare una via della città al gerarca fascista Alessandro Pavolini;
la giunta di centrodestra guidata dal Sindaco Giuseppe Emili, di AN, lo ha deciso approvando una delibera su proposta dell'Assessore Costini, Presidente provinciale di Alleanza nazionale;
la targa recherà la dicitura «Via Alessandro Pavolini, intellettuale toscano»;
Pavolini è stato, probabilmente, anche un intellettuale, ma nella storia italiana è sicuramente più noto per essere stato uno squadrista, uno dei gerarchi fascisti più violenti e intransigenti del regime, considerato tra i più vicini ad Hitler;
dopo aver, infatti, perfezionato, sul modello tedesco la macchina del Ministero della propaganda per mezzo del famigerato
Ministero della Cultura Popolare (il Minculpop), che guidò dal 1939 al 1943, fu segretario generale del partito fascista repubblicano ai tempi della Repubblica di Salò;
Pavolini seguì dunque Mussolini fino in fondo, partecipando, in qualità di generale comandante delle Brigate nere, all'«avventura» della Repubblica di Salò -:
se il Ministro sia a conoscenza dei fatti suesposti, e se ritenga opportuna la scelta della giunta di Rieti di dedicare una via della città (che oltretutto si trova proprio nel cuore di un territorio dove ogni anno vengono commemorati gli eccidi nazifascisti di Leonessa, del Trancia, di Poggio Bustone e delle Fosse reatine) ad un gerarca fascista che fu un vero e proprio protagonista in negativo del ventennio come Alessandro Pavolini.
(4-01376)
Risposta. - Ai sensi dell'articolo 1 del regio decreto-legge 10 maggio 1923, n. 1158, convertito in legge con la legge 17 aprile 1925, n. 473, questo Ministero, per il tramite delle Soprintendenze ai beni architettonici, è competente ad esprimere le proprie valutazioni in merito alle nuove denominazioni di strade e piazze con riguardo ai profili di tutela degli antichi toponimi.
Per quanto attiene al caso riferito dagli interroganti, l'Ufficio territoriale del Governo di Rieti ha trasmesso alla Soprintendenza per i beni architettonici e per il paesaggio del Lazio, per il necessario parere, la delibera della Giunta comunale di Rieti avente ad oggetto la ridenominazione di alcune vie del Terminillo.
Il provvedimento della Giunta risulta motivato dalla volontà dell'Amministrazione comunale di onorare degnamente le personalità che hanno contribuito allo sviluppo turistico del complesso.
Ai sensi della legge regionale 26 luglio 2002, n. 25, la regione Lazio riconosce «la toponomastica come espressione del patrimonio storico-culturale del Lazio e quale elemento identificativo dei caratteri peculiari del paesaggio e della popolazione» (articolo 1, comma 1) e promuove l'intitolazione di vie a «cittadini laziali particolarmente meritevoli per la loro attività svolta in Italia e nel mondo» comma 2, lettera d).
Come segnalato dalla stessa Prefettura di Rieti, non appare coerente con l'indirizzo politico regionale l'intitolazione di una delle strade da rinominare (via dei Ginepri) ad Alessandro Pavolini, nato a Firenze, trattandosi di un personaggio «non locale».
Pertanto, la Soprintendenza del Lazio ha ritenuto, in accordo con quanto espresso dalla Prefettura, di invitare l'Amministrazione comunale a chiarire attraverso un adeguato approfondimento il ruolo avuto dal Pavolini nello sviluppo turistico del Terminillo, al fine di formulare un parere compiuto e definitivo.
Il Sottosegretario di Stato per i beni e le attività culturali: Danielle Mazzonis.
MELLANO. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
il conflitto russo-ceceno, che a riflettori spenti prosegue giorno dopo giorno, ha causato in pochi anni, dall'inizio della prima guerra fino ad oggi una perdita di vite umane (di civili innanzitutto) che non ha eguali in nessuna guerra degli ultimi decenni ad esclusione della tragedia del Darfur. Stime accreditate parlano di 200.000-250.000 morti durante le due guerre a fronte di una popolazione che in origine contava poco più di 1 milione di persone;
da più fonti è stata denunciata e confermata la persecuzione subita dalla popolazione da parte dei soldati russi con uccisioni, torture, stupri di massa, fosse comuni, rapimenti e richieste di riscatto persino per la restituzione dei cadaveri dei famigliari uccisi;
ad una precedente interrogazione sul tema (n. 4-00851), il Sottosegretario agli Esteri Famiano Crucianelli rispondeva testualmente il 23 ottobre 2006: «Lo scorso mese di agosto il Presidente Putin ha adottato una nuova iniziativa che ribadisce la volontà di rafforzare i processi di normalizzazione
della situazione in Cecenia: si tratta dell'annuncio del ritiro parziale delle Forze di sicurezza federali dalla regione entro il 2008. La misura interessa solo una parte, ma cospicua e professionalmente qualificata, delle Forze federali attualmente impiegate in Cecenia (circa 10.000 unità). L'iniziativa del Cremlino rappresenta anche un importante segnale di fiducia nei confronti del Primo Ministro ceceno Kadyrov, il quale chiedeva da tempo un graduale disimpegno delle Forze federali;
il Governo italiano ritiene pertanto di confermare la linea sin qui seguita, tesa ad utilizzare il rapporto privilegiato con la Russia per incoraggiare il Paese a non abbandonare il percorso intrapreso di normalizzazione politica»;
il Presidente sanguinario Ramzan Kadyrov ha più volte dimostrato la volontà di governare la Cecenia come fosse un proprio feudo, eliminando ogni opposizione e con l'aiuto costante del controllo casa per casa da parte dei servizi di sicurezza russi (FSB);
le recenti elezioni russe hanno nuovamente dimostrato il disprezzo di qualsiasi procedura democratica, fino a giungere al ridicolo in Cecenia dove i comunicati ufficiali parlano di una affluenza alle urne che supera il 98 per cento e un voto al partito di Putin che raggiunge il 99,5 per cento. Dati di tutta evidenza falsi, propagandati senza nemmeno il tentativo di renderli credibili;
permane e si aggrava la censura nell'intera Russia sulla stampa e più in generale su qualsiasi movimento politico e sociale che voglia porre l'attenzione sulla deriva autoritaria in atto e, in Cecenia, è precluso a chiunque di entrare liberamente per fornire all'esterno informazioni e all'interno aiuti umanitari concreti;
ormai in Cecenia si confrontano tre frange in lotta tra loro: una legata al potere di Kadyrov, una fondamentalista-islamica e indipendentista, una democratica e nonviolenta;
la democrazia in Russia è una delle premesse necessarie per far cessare in Cecenia il genocidio umano, culturale e strutturale in atto;
solo un intervento diplomatico forte da parte dell'Unione europea (e dell'Occidente più in generale) potrebbe consentire un'inversione di rotta e un inizio di trattative che dovrebbero coinvolgere l'ala moderata e filo-occidentale dei Ceceni, che spesso vivono oggi in esilio in Paesi occidentali -:
se ritenga ancora valide, dato lo stato attuale del regime russo, del conflitto russo-ceceno e del Governo di Kadyrov in Cecenia, le valutazioni fornite nella risposta scritta del 23 ottobre 2006;
se non ritenga utile proporre ai Ministri degli affari europei, all'Alto responsabile per la politica estera e di difesa comuni dell'Unione Javier Solana, ai responsabili istituzionali russi e agli esponenti moderati ceceni, l'immediata convocazione di una «Conferenza di Pace» con l'obiettivo di individuare le modalità per uscire dal conflitto, salvaguardando la sicurezza della Russia, facendo cessare i massacri e le distruzioni da parte dell'esercito e disarmando le milizie cecene;
quali passi concreti intenda porre in essere nei confronti della diplomazia russa per tentare di porre fine al più grave massacro compiuto in Europa dalla fine della seconda guerra mondiale ad oggi.
(4-06035)
Risposta. - Le più recenti vicende politiche in Cecenia permettono di mantenere sostanzialmente inalterate le valutazioni da me espresse nella risposta scritta all'atto parlamentare n. 4-00851 dell'ottobre 2006 cui fa riferimento l'interrogante nell'interrogazione in esame.
La situazione nel Caucaso settentrionale resta infatti una delle questioni più complesse per il Governo russo: è convinzione italiana che essa vada affrontata con un approccio non militare ma politico, che preveda la partecipazione di tutte le parti non compromesse con il terrorismo. Tale è
stata peraltro la strada adottata dal 2002 dal Cremlino: essa ha permesso finora l'interruzione del conflitto armato, la riduzione della violenza terroristica e l'avvio di una pacificazione della Repubblica che sta cominciando a produrre i primi positivi risultati per il benessere socio-economico della popolazione.
È prematuro trarre da tali premesse la certezza di una stabilizzazione permanente della situazione. La leadership del nuovo Presidente Ramzan Kadyrov, seppur a tutt'oggi apparentemente efficace, è infatti ancora in fase di consolidamento. Inoltre, anche se sensibilmente ridotti, non sono scomparsi gli episodi di violazione dei diritti umani legati anche al clima di diffusa impunità e di una gestione opaca del potere da parte delle autorità cecene, spesso legate a logiche cianiche non compatibili con i più elementari standard democratici occidentali.
Ciò premesso, si ritiene opportuno confermare la linea sin qui seguita, tesa ad utilizzare, nel rispetto delle prerogative di un Paese amico e sovrano, il rapporto privilegiato con la Federazione Russa per incoraggiare Mosca, sia sul piano bilaterale che nell'ambito degli opportuni fori internazionali, a progredire sulla via della democrazia, della stabilizzazione politica e di una sempre più convinta tutela dei diritti umani in Cecenia e in tutto il Caucaso settentrionale. Ciò, naturalmente, mantenendo ferma un'inequivocabile condanna di ogni forma di terrorismo. È un incoraggiamento che l'Italia confermerà alla nuova Presidenza russa all'indomani delle elezioni del prossimo marzo, nella fiducia che anche il successore di Putin troverà nel nostro Paese un apprezzato interlocutore con cui affrontare i temi più delicati dell'agenda interna ed internazionale.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Famiano Crucianelli.
MENIA. - Al Ministro della difesa, al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
dal 16 ottobre sono state spente le luci tricolori sul Monte Sabotino, di fronte alla città di Gorizia;
sullo stesso monte, versante sloveno, ricompare ciclicamente la scritta «nas Tito», inneggiante al tristemente famoso maresciallo che fu capo della Jugoslavia comunista;
secondo voci ricorrenti in città, l'illuminazione tricolore sarebbe stata spenta perché non gradita ai vicini sloveni;
altre ricostruzioni dicono invece di difficoltà tecniche e di un impianto non a norma che la bgt «Pozzuolo del Friuli», affidataria dello stesso, non potrebbe rimettere in opera per mancanza di fondi -:
quali siano le motivazioni dell'oscuramento del Sabotino;
se davvero derivi da scelte politiche dello stesso tenore del francobollo dedicato a Fiume ritirato all'atto dell'emissione per compiacere il governo croato;
se si tratti invece di questioni tecniche ed in tal caso come si voglia ovviarvi, anche con opportuna destinazione di fondi, al fine di ripristinare urgentemente l'illuminazione del monte Sabotino.
(4-05475)
Risposta. - L'interrogazione in esame affronta la questione dello spegnimento delle luci del Tricolore sul monte Sabotino avvenuto nel mese di ottobre 2007.
Al riguardo, si rende noto che il Comando della Brigata di Cavalleria «Pozzuolo del Friuli», affidatario dell'infrastruttura sul monte Sabotino, ha effettivamente provveduto, il 16 ottobre 2007, allo spegnimento dell'impianto di illuminazione, in considerazione dell'imperativa tutela della incolumità del personale addetto alla manutenzione, ma anche di coloro che, a qualsiasi titolo, potessero trovarsi in prossimità dell'impianto stesso.
Ciò, infatti, si è reso necessario, in quanto, in esito ai sopralluoghi effettuati dal responsabile del Servizio di prevenzione e protezione del suddetto Comando, l'impianto si è rivelato inadeguato a causa della sua vetustà, ma anche non rispondente alla normativa tecnica di sicurezza prevista dalla legislazione vigente in materia.
Conseguentemente, il Comando della citata Brigata, al fine di ripristinare la funzionalità dell'illuminazione, così come auspicato dall'interrogante, ha affidato ad un ingegnere l'incarico di realizzare un progetto esecutivo di messa a norma dell'intero impianto.
Per completezza d'informazione, si evidenzia che il medesimo Comando, alla luce delle notizie riportate dagli organi d'informazione regionali sull'avvenuto spegnimento dell'impianto in questione, ha opportunamente diramato un comunicato stampa per rendere noti i motivi di natura tecnica all'origine della decisione adottata al riguardo.
Il Ministro della difesa: Arturo Mario Luigi Parisi.
MIGLIORI e ULIVI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
la popolazione residente negli otto comuni nel quale è suddiviso il territorio dell'Isola d'Elba è di poco meno di 30.000 persone;
durante il periodo estivo, vi è una forte presenza turistica che rende il numero di soggiornanti circa 10 volte superiore alla suddetta popolazione residente;
tale situazione aumenta esponenzialmente il rischio del verificarsi di situazioni di pericolo per le persone o del verificarsi di incendi;
gli operatori del locale Comando dei Vigili del Fuoco, che operano con abnegazione ma al limite della loro capacità operativa, sono in numero palesemente inferiore a quello che occorrerebbe per gestire nel modo migliore le reali esigenze degli elbani e dei turisti;
gli operatori impegnati per ogni turno sono sei, e tale situazione obbliga di fatto gli operatori, in caso del verificarsi in contemporanea di diverse situazioni di pericolo, ad una scelta discretiva sulla priorità di intervento in base alla gravità degli eventi stessi;
gli automezzi attualmente in uso al Comando dei Vigili del Fuoco dell'Isola d'Elba, sono perlopiù ormai obsoleti (l'autobotte risale al 1982) e lo stesso Comando dispone, per l'intero territorio dell'isola, di una sola area attrezzata ad eliporto -:
se non ritenga di voler disporre l'aumento di personale operativo da assegnare al Comando dei Vigili del Fuoco dell'Isola d'Elba;
se non ritenga di voler far effettuare un censimento sui mezzi attualmente in utilizzo al Comando dei Vigili del Fuoco, disponendo, se del caso, l'assegnazione allo stesso di nuovi mezzi e strutture, prima fra tutte un ulteriore eliporto per facilitare le operazioni cui sono preposti i Vigili del Fuoco.
(4-04991)
Risposta. - Si concorda in linea di massima con l'esigenza rappresentata dall'interrogante a proposito dell'isola d'Elba, presso la quale sono in funzione il distaccamento di Portoferraio e quello volontario di Campo nell'Elba.
Peraltro la situazione rispecchia una problematica presente anche in altri distaccamenti di pari categoria in tutto il territorio nazionale.
Il Corpo nazionale dei vigili del fuoco soffre infatti da tempo di gravi carenze finanziarie che si riflettono negativamente sulle attività operative, sulle esigenze strutturali e logistiche e sulle potenzialità organizzative, in sede sia centrale che periferica. Detta situazione è dovuta alle ripetute manovre di finanza pubblica di segno negativo che, a partire dal 2001, hanno ridotto in modo corposo le dotazioni finanziarie destinate alle spese di funzionamento della struttura e delle attività di soccorso. Ci si riferisce, in particolare, alle risorse per la conduzione dei mezzi di soccorso terrestri, navali, aerei ed al relativo materiale aereo.
Il Governo sta pertanto adottando ogni utile iniziativa diretta ad assicurare un incremento delle risorse a garanzia della funzionalità del soccorso tecnico urgente.
Al fine di realizzare programmi straordinari di incremento, dei servizi di soccorso tecnico urgente e per la sicurezza dei cittadini,
la legge finanziaria per il 2007 ha infatti previsto la possibilità per il Ministro dell'interno e, per sua delega, i Prefetti di stipulare convenzioni con le Regioni e gli Enti Locali che prevedano la contribuzione logistica, strumentale, o finanziaria delle stesse Regioni e degli Enti Locali.
Riguardo all'organico del personale, recentemente portato dalle disposizioni del decreto legislativo n. 217 del 2005, della legge n. 49 del 2006 e del decreto interministeriale n. 222 del 2006 a 34.710 unità, a fronte delle sole circa 31.500 realmente in servizio, occorre sottolineare che le più recenti leggi finanziarie hanno impedito al Corpo nazionale la sistematica copertura del turn-over del personale posto in quiescenza, il che ha comportato l'impossibilità di mantenere l'organico reale al passo con la copertura dei pensionamenti effettuati, determinando una carenza di circa 3.000 unità operative.
Sotto questo profilo, l'attuale Governo ha operato un'inversione di tendenza sostanziale rispetto al passato; sarà infatti possibile procedere ad un parziale ripianamento degli organici dei Vigili del fuoco attraverso l'attuazione delle misure previste dalle leggi finanziarie del 2007 e del 2008.
In primo luogo, la legge finanziaria del 2007 ha allocato le risorse per procedere ad una immediata assunzione di 600 unità nella qualifica di vigile del fuoco, che hanno concluso il corso di formazione di sei mesi iniziato il 16 luglio scorso e che prenderanno servizio nei Comandi Provinciali sulla base delle carenze rilevabili a livello nazionale.
In secondo luogo, la citata legge ha previsto per il Corpo nazionale dei vigili del fuoco un percorso «ad hoc» per la stabilizzazione del rapporto di lavoro del personale precario in possesso di determinati requisiti. Con decreto del Ministro dell'interno in data 30 luglio 2007 sono pertanto stati fissati i criteri relativi alla procedura selettiva per detta stabilizzazione, che consentirà l'immissione di personale già qualificato al fine di poter dare un contributo fondamentale al servizio istituzionale di salvaguardia della vita delle persone.
In base alle disposizioni contenute nella citata normativa, è consentita infatti la stabilizzazione di una parte dei vigili del fuoco selezionati tra quei soggetti che prestano servizio volontario nel Corpo nazionale stesso, iscritti negli appositi elenchi da almeno tre anni e con almeno centoventi giorni di servizio, purché in possesso dei requisiti richiesti dalla normativa.
Con decreto del Presidente della Repubblica adottato il 28 dicembre scorso è stata autorizzata la stabilizzazione di 130 unità di personale per l'anno 2007.
I percorsi di stabilizzazione del personale precario proseguiranno con l'attuazione della legge finanziaria per il 2008, nella parte in cui si prevede l'autorizzazione, per il Corpo nazionale dei vigili del fuoco di una spesa per assunzioni di personale, da realizzarsi attraverso le procedure selettive di stabilizzazione, pari a 7 milioni di euro per l'anno 2008, 16 milioni di euro per l'anno 2009 e 26 milioni di euro annui a decorrere dal 2010.
In relazione alle previsioni contenute nella legge 311 del 2004 (legge finanziaria per il 2005), il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 16 gennaio 2007 ha inoltre autorizzato il Dipartimento dei vigili del fuoco, del soccorso pubblico e della difesa civile a bandire, nel triennio 2007/2009, i concorsi per la copertura di 1021 posti nei ruoli del Corpo, di cui 814 Vigili del fuoco, la cui assunzione resta comunque subordinata ai prescritti provvedimenti autorizzativi della Funzione pubblica.
In aggiunta ai miglioramenti retributivi per il personale statale in regime di diritto pubblico, al fine di migliorare l'operatività e la funzionalità del soccorso pubblico, la legge finanziaria per il 2008 prevede lo stanziamento, a decorrere dall'anno 2008, di 6,5 milioni di euro da destinare al personale del Corpo e di 10 milioni di euro per la sottoscrizione del «Patto per il soccorso».
Nella predetta legge finanziaria per il 2008 è stata anche prevista l'istituzione nel bilancio del Ministero dell'interno di un fondo di parte corrente per le esigenze di funzionamento della sicurezza e del soccorso pubblico, per il rinnovo e l'ammodernamento
degli automezzi e degli aeromobili delle Forze di polizia e del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, ad esclusione delle spese per il personale e di quelle destinate al ripianamento delle posizioni debitorie, con una dotazione di 190 milioni di euro, di cui 30 milioni di euro per le specifiche necessità del Corpo nazionale dei vigili del fuoco.
Si soggiunge che la scorsa estate è stato siglato l'accordo tra il Ministero dell'interno e la regione Toscana per potenziare il sistema di soccorso attraverso programmi straordinari di incremento dei sevizi antincendi per un ammontare di 500.000 euro.
Tale convenzione prevede peraltro oltre alla disponibilità di personale discontinuo in affiancamento alle squadre di vigili del fuoco locali, il perseguimento di altri obiettivi quali appunto il potenziamento di mezzi e attrezzature, messi a disposizione dalla Regione, organizzazione delle esercitazioni e delle simulazioni, e quant'altro riguardi l'organizzazione della campagna anti-incendio boschivo.
Si auspica, pertanto, che l'attuazione complessiva delle suindicate misure possa migliorare, in termini di risorse umane e mezzi operativi, la situazione del distaccamento vigili del fuoco di Portoferraio.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Ettore Rosato.
OSVALDO NAPOLI. - Al Ministro dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
la Legge n. 143 del 4 giugno del 2004 dava la possibilità alle Università e alle Istituzioni di Alta Formazione Artistica e Musicale (AFAM) di istituire, nell'ambito delle proprie strutture didattiche, corsi speciali di durata annuale, per il conseguimento dell'abilitazione all'insegnamento riservati:
a) agli insegnanti di scuola secondaria in possesso della specializzazione per il sostegno agli alunni disabili conseguita ai sensi del decreto del Ministro della pubblica istruzione in data 24 novembre 1998, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 131 del 7 giugno 1999, e del decreto del Presidente della Repubblica 31 ottobre 1975, n. 970, che siano privi di abilitazione all'insegnamento nelle scuole di istruzione secondaria, ma in possesso di un diploma di laurea o del diploma ISEF o di accademia di belle arti o di istituto superiore per le industrie artistiche, idoneo per l'accesso ad una delle classi di concorso di cui al decreto del Ministro della pubblica istruzione n. 39 del 30 gennaio 1998, e successive modificazioni, pubblicato nel supplemento ordinario al bollettino ufficiale del Ministero della pubblica istruzione, parte prima, n. 11-12 del 12-19 marzo 1998, e che abbiano prestato servizio su posti di sostegno per almeno trecentosessanta giorni dal 1 settembre 1999 alla data di entrata in vigore del presente decreto;
b) agli insegnanti di scuola materna ed elementare in possesso della specializzazione per il sostegno di cui alla lettera a), privi di abilitazione o idoneità all'insegnamento, e che abbiano prestato servizio su posti di sostegno per almeno trecentosessanta giorni dal 1 settembre 1999 alla data di entrata in vigore del presente decreto;
c) agli insegnanti in possesso della specializzazione per il sostegno di cui alla lettera a) e di un diploma di maturità afferente alle classi di concorso comprese nelle tabelle C e D del citato decreto del Ministro della pubblica istruzione n. 39 del 30 gennaio 1998, e successive modificazioni, alle classi di concorso comprese nella tabella A del medesimo decreto alle quali si accede con il possesso di un titolo conclusivo di un corso di studio di scuola secondaria superiore di durata quinquennale, che siano privi di abilitazione o idoneità e che abbiano prestato servizio su posti di sostegno per almeno trecentosessanta giorni dal 1 settembre 1999 alla data di entrata in vigore del presente decreto.
c-bis) agli insegnanti in possesso del titolo conclusivo del corso di studi dell'istituto magistrale conseguito in uno
degli anni 1999, 2000, 2001 e 2002, che siano privi di abilitazione o idoneità e abbiano prestato servizio per almeno 360 giorni nella scuola materna e nella scuola elementare dal 1 settembre 1999 alla data di entrata in vigore del decreto, successivamente e in conformità alle modalità di formazione definite nella fase transitoria di attuazione del decreto legislativo da emanare ai sensi dell'articolo 5 della legge n. 53 del 2003;
c-ter) agli insegnanti tecnico-pratici, in possesso del titolo di studio di cui alla lettera c), che siano privi di abilitazione o idoneità e che abbiano prestato servizio per almeno 360 giorni dal 1 settembre 1999 alla data di entrata in vigore del decreto;
con decreto, ministeriale n. 85 del 18 novembre 2005 si dava la possibilità alle Università degli studi e alle Accademie di belle arti di istituire, ai sensi dell'articolo 2, comma 1, lettera c-bis) e comma 1-ter, della legge 4 giugno 2004, n. 143, corsi speciali, di durata annuale, per il conseguimento dell'abilitazione o idoneità all'insegnamento, riservati ai docenti, che avevano prestato, dal 1 settembre 1999 al 6 giugno 2004, almeno 360 giorni di servizio, con il possesso del prescritto titolo di studio per accedere ad insegnamenti corrispondenti a posti di ruolo o classi di concorso;
le Università e le Accademie si sono organizzate e hanno iniziato, così come previsto dalle normative citate, corsi abilitanti per il conseguimento dell'abilitazione all'insegnamento, negli ultimi mesi del 2006 con un termine previsto per aprile/maggio 2007;
l'emanazione da parte del Ministero della pubblica istruzione della nota del 19 dicembre 2006 avente protocollo n. 1943, e del Ministero dell'università e della ricerca della nota del 18 dicembre 2006 avente protocollo n. 2130, prevedono, per i corsi abilitanti speciali per l'insegnamento, il divieto per gli Uffici Scolastici Regionali di procedere prima di gennaio 2008 alla nomina delle commissioni di esame per le abilitazioni;
tali note impediranno la possibilità di sostenere l'esame di abilitazione entro giugno 2007 e la conseguente possibilità di immissione nelle graduatorie permanenti nello stesso mese, se non con riserva (inclusione in terza fascia senza effetti ai fini delle supplenze annuali e delle assunzioni a tempo indeterminato);
tali note violano l'articolo 3, comma 1, del decreto ministeriale n. 85 del 2005, secondo cui i corsi abilitanti devono essere svolti nell'anno accademico 2005/2006 e, quindi terminare entro aprile 2007;
tali note creano una situazione per cui i corsisti, che termineranno nel mese di aprile 2007, saranno costretti a non poter svolgere l'esame di abilitazione per quasi un'anno -:
se non si ritenga opportuno dare la possibilità ai corsisti che termineranno i corsi abilitanti speciali, con le Università e le Accademie che hanno rispettato i termini così come previsti dalle normative sopra citate, di poter espletare l'esame di abilitazione nel mese di giugno 2007 così da poter sciogliere la riserva per il conferimento delle supplenze ed i ruoli già dall'anno scolastico 2007/2008.
(4-02666)
Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame si precisa che con l'attivazione dei corsi speciali disciplinati dal decreto ministeriale n. 85 del 2005 e rivolti ai docenti della scuola materna ed elementare e per quelli della scuola media di I e II grado, in possesso del solo requisito del periodo di servizio, pari a 360 giorni, le Università hanno attuato quanto predisposto dal legislatore con la legge 143 del 2004, consentendo agli stessi, che ne erano sprovvisti, l'acquisizione del diploma di abilitazione all'insegnamento.
Tali corsi sono iniziati in quasi tutti gli Atenei per un numero complessivo di circa 30 mila corsisti.
Si deve sottolineare che i predetti corsi speciali sono rivolti al personale docente che è in possesso del solo titolo di studio di accesso all'insegnamento, ed è pertanto opportuno integrare i corsi con l'inserimento
delle discipline socio-psico-pedagogiche necessarie per conseguire l'abilitazione.
In ragione di questo fatto, la durata dei medesimi è stata quindi stabilita in 800 ore per l'abilitazione per le scuole materne ed elementari e 600 ore per la scuola media di primo e secondo grado. Al fine di consentire a tutti gli interessati sia la frequenza delle lezioni di didattica frontale sia l'utilizzo dei laboratori, i corsi sono organizzati in moduli.
Al fine di assicurare una parità di trattamento per tutti i discenti e salvaguardare l'efficacia e l'efficienza dell'attività svolta nei corsi, a conferma dell'alto valore dell'insegnamento impartito, le Università sono state invitate a porre in essere ogni atto idoneo ad assicurare che in ogni Regione i corsi per gli insegnanti della scuola materna ed elementare, completino i propri lavori entro gennaio 2008, eccezionalmente entro febbraio 2008 per le sedi con un elevato numero di corsisti, con esami finali nel mese di marzo 2008 (sessione straordinaria dell'anno accademico 2006/2007) e assicurare altresì che i corsi rivolti agli insegnanti della scuola secondaria di I e II grado si concludano preferibilmente entro dicembre 2007, con esami finali nel gennaio 2008. Eccezionalmente, per obiettive situazioni evidenziate da alcuni Atenei a causa dell'elevato numero dei corsisti, entro febbraio 2008, con esami finali nel mese di marzo 2008 (sessione straordinaria anno accademico 2006/2007).
Pertanto, al fine di evitare che la programmazione delle attività prefiguri una situazione disomogenea e crei una disparità di trattamento tra coloro che potrebbero conseguire l'abilitazione in tempi diversi l'Amministrazione ha fissato una data di conclusione dei corsi uguale per tutti ed ha consentito l'inserimento (con riserva) di tutti i docenti nelle rispettive graduatorie in un'unica data per garantire a tutti le stesse possibilità di lavoro.
Si ricorda, a tale proposito che il Ministero della pubblica istruzione, con nota del 19 dicembre 2006, ha precisato che tutti i docenti iscritti nei corsi speciali potranno inserirsi con riserva nelle graduatorie permanenti di terza fascia in occasione del prossimo aggiornamento con decorrenza 1o settembre 2007 e che si procederà allo scioglimento della stessa alla data di conseguimento dell'idoneità o abilitazione.
Inoltre, la legge n. 296 del 2006 (Finanziaria per il 2007), nel prevedere la trasformazione delle graduatorie permanenti in graduatorie ad esaurimento dall'anno scolastico 2007/2008, ha di fatto garantito a tutti coloro che a tale data si inseriranno in dette graduatorie, anche con riserva, la nomina a tempo indeterminato successivamente al conseguimento dell'abilitazione, sulla base delle disponibilità annualmente accertate.
Il Ministro dell'università e della ricerca: Fabio Mussi.
PELLEGRINO. - Al Ministro dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia dell'Università degli Studi di Napoli Federico II, è istituita la Scuola di Specializzazione in Biochimica Clinica, la quale risponde alle norme generali delle Scuole di Specializzazione;
la Scuola ha lo scopo di formare specialisti nell'area della medicina di laboratorio e della diagnostica biochimico-clinica e di biologia molecolare clinica (genetico molecolare), fornendo qualificazione professionale specifica nei suddetti campi e competenze nell'organizzazione del laboratorio clinico nelle sue integrazioni con la medicina clinica;
sono diversi gli episodi di esclusione dalla partecipazione a concorsi pubblici del sistema sanitario nazionale di Specialisti con titolo in «Medicina di laboratorio: Biochimica Clinica e Biologia Molecolare Clinica» conseguito presso la Scuola di Specializzazione in Biochimica Clinica dell'Università degli Studi di Napoli Federico II;
tali esclusioni sono dettate dal mancato riconoscimento del titolo conseguito presso la scuola di Specializzazione in
«Biochimica Clinica» dell'Università degli Studi di Napoli, e di altre università italiane come Bari, Padova, Palermo, come equipollente al titolo previsto per la Scuola di Specializzazione in Biochimica Clinica in ambito nazionale;
questa scelta, non considera che la Scuola di Specializzazione in «Biochimica Clinica» dell'Università degli Studi di Napoli Federico II, e di altre università italiane che rilasciano il titolo di «Specialista in Medicina di Laboratorio: Biochimica Clinica e Biologia Molecolare Clinica» (Statuto pubblicato con D.R. n. 2821 del 19 luglio 1999), prevede un percorso formativo professionalizzante del tutto sovrapponibile a quello previsto per la Scuola di Specializzazione in Biochimica Clinica in ambito nazionale (G.U. 139 del 17 giugno 1997), in seguito al riordino delle Scuole di Specializzazione del Settore Medico pubblicato con decreto MURST 5 maggio 1997 -:
se il Governo intenda assumere provvedimenti per verificare la sussistenza di quanto anzi premesso e se confermato, ritenga opportuno disporre quanto necessario al riconoscimento del titolo conseguito presso la Scuola di Specializzazione in «Biochimica Clinica»dell'Università di Napoli Federico II, e di altre università italiane al fine di garantire ai tanti Specialisti la partecipazione a concorsi pubblici del sistema sanitario nazionale.
(4-04681)
Risposta. - In relazione alla questione posta nell'interrogazione in esame si comunica che questo Ministero ha già provveduto ad interpellare in merito il Consiglio universitario nazionale che, nell'adunanza del 12 settembre 2007, si è espresso favorevolmente all'equipollenza tra i due titoli di specializzazione indicati.
Si fa presente che il sopra citato parere è stato trasmesso al Ministero della salute, competente per dichiarare l'equipollenza tra le specializzazioni ai fini dell'accesso ai concorsi nel Servizio sanitario nazionale.
Il Ministro dell'università e della ricerca: Fabio Mussi.
ANTONIO PEPE. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
la Provincia di Foggia conta numerosi siti archeologici le cui potenzialità storico culturali sono spesso inespresse;
l'incuria e lo scempio derivante dal trafugamento degli antichi reperti oltre alla mancanza di adeguate risorse rischiano di disperdere un patrimonio il cui reale valore culturale resta ancora difficilmente quantificabile;
la soprintendenza per i beni archeologici della Puglia con sede in Taranto è impegnata da anni nella valorizzazione dei siti di interesse architettonico storico e nella catalogazione e messa in sicurezza dei reperti antichi;
alcuni enti locali della Daunia tra cui il Comune e la Provincia di Foggia, consapevoli del patrimonio di cui sono ricchi, si sono espressi con atti di indirizzo consiliare per divenire parte integrante di un sistema sovracomunale di elevata specializzazione per la gestione archeologica del territorio con la contestuale istituzione di un vero e proprio parco;
in tal senso è stata presentata una apposita proposta di legge a prima firma onorevole Michele Bordo -:
quali iniziative intenda porre in essere al fine di salvaguardare un territorio importante dal punto di vista archeologico e se, per meglio presidiare, coordinare e tutelare il territorio dal punto di vista culturale in attesa di una eventuale ed utile istituzione del parco archeologico, non ritenga di dover favorire la istituzione di una autonoma Soprintendenza con una apposita dotazione economica con sede a Foggia.
(4-05722)
Risposta. - Si fa presente innanzitutto che questo Ministero ritiene più opportuna, anche in considerazione del raggiungimento degli obiettivi di efficienza, efficacia ed economicità dell'azione amministrativa,
l'istituzione di una sola Soprintendenza in ogni regione per ciascun settore di competenza.
Nel caso di specie, non si concorda con quanto sostenuto dall'interrogante circa la necessità di creare una ulteriore Soprintendenza archeologica nella regione Puglia, con apposita dotazione economica e sede a Foggia, al fine di risolvere il problema delle frequenti depredazioni del territorio pugliese, bensì si considera maggiormente efficace il potenziamento della struttura già esistente.
Si rammenta, infine, che ai sensi delle disposizioni della legge 27 dicembre 2006, n. 296 (legge finanziaria per il 2007), i Ministeri devono provvedere alla riorganizzazione degli uffici di livello dirigenziale generale e non generale, nonché alla eliminazione delle duplicazioni organizzative esistenti ed alla rideterminazione delle strutture periferiche, procedendo ad una loro riduzione al fine di razionalizzare ed ottimizzare l'organizzazione delle spese e dei costi di funzionamento (articolo 1, comma 404, lettere a e c).
Il Sottosegretario di Stato per i beni e le attività culturali: Danielle Mazzonis.
PICCHI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
l'Opificio delle Pietre Dure di Firenze è uno tra i più antichi ed autorevoli istituti di restauro e culturali nazionali, la cui fama, autorevolezza e professionalità è nota ed apprezzata in tutto il mondo;
La Repubblica del 26 ottobre 2007 riporta che da alcuni anni l'Opificio versa in situazioni critiche dal punto di vista finanziario a tal punto da metterne a rischio l'operatività quotidiana per la difficoltà incontrata nel pagamento delle bollette;
le cifre riconosciute per le attività e la sopravvivenza dell'Opificio sono largamente insufficienti e si sono ridotte nel corso degli anni di oltre il 40 per cento;
l'organico risulta in via di pensionamento, non ci sono soldi per nuove assunzioni e il bando per i nuovi allievi è fermo da oltre due anni, infine la mancanza di soldi impedisce anche la possibilità di effettuare missioni che potrebbero portare nuovi incarichi di restauro e quindi relativi fondi;
sarebbe incredibilmente dannoso per il prestigio dell'Italia all'estero e per l'identità culturale del nostro paese se tale condizione di precarietà dell'Opificio dovesse perdurare, magari costringendola a ridurre ulteriormente le proprie attività o a chiudere veri e propri settori di lavoro -:
quali iniziative urgenti intenda intraprendere per salvaguardare l'operatività dell'Opificio e garantirne l'autonomia amministrativa e gestionale;
se non ritenga opportuno assumere le opportune iniziative normative per stanziare risorse opportune per lo sviluppo strategico e coordinato delle attività dell'Opificio.
(4-05437)
Risposta. - Si fa presente che nel decreto del Presidente della Repubblica 26 novembre 2007, n. 233 di riorganizzazione del Ministero, ormai in vigore, l'Opificio delle pietre dure è divenuto Istituto centrale dotato di autonomia amministrativa e contabile a riconoscimento del ruolo fondamentale svolto dall'Opificio nel campo della ricerca applicata e della formazione.
Si è inoltre operato in questo triennio, per quanto possibile, un incremento dei fondi assegnati per il suo funzionamento (nel 2005: 377.572,00 euro; nel 2006: 410.085,00 euro; nel 2007: 519.774,30 euro).
Va inoltre segnalato che la riduzione progressiva delle risorse umane è dovuta, in parte, al necessario contenimento della spesa pubblica comune a tutta l'Amministrazione, in parte, e specificatamente per quanto riguarda l'Opificio, alle more per bandire il concorso pubblico per esami per l'accesso alla Scuola, attualmente sospeso
in attesa dell'adozione del nuovo regolamento di organizzazione delle Scuole di alta formazione del MIBAC.
Il Sottosegretario di Stato per i beni e le attività culturali: Andrea Marcucci.
RAITI e VANNUCCI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
agli interroganti è stata fatta pervenire copiosa documentazione dalla quale si evince che il Comune di Tavullia, sito nella provincia di Pesaro e Urbino, avrebbe negato alla società Vodafone Omnitel l'installazione di una antenna radiobase per telefonia mobile, in quanto l'intervento proposto risulta in contrasto con quanto previsto dall'articolo 4.4.1.1. delle N.T.A. (Norme Tecniche di Attuazione) del vigente Piano regolatore, poichè ricadente all'interno di un'area sottoposta a tutela orientata di derivazione geomorfologia, dove è prescritto che le quote massime di estradosso degli interventi edilizi consentiti non devono superare le corrispondenti quote massime di crinale;
inoltre il traliccio in progetto, essendo stato ubicato a ml. 30 dalla strada provinciale, lambisce il limite di un'area sottoposta a tutela integrale di derivazione storico-culturale, pertanto detto intervento contrasta in maniera sostanziale con la natura del vincolo stesso;
la Vodafone ha presentato ricorso straordinario al Capo dello Stato contro il Comune di Tavullia per ottenere l'annullamento del provvedimento di diniego con il quale la società telefonica è stata diffidata dall'eseguire i lavori per il nuovo impianto;
la Vodafone Omnitel, inoltre, ha già posizionato un'altra antenna nel Comune di Tavullia, nonostante ben tre pareri negativi dell'Amministrazione Comunale;
in questo caso non è stata rispettata, ai sensi dell'articolo 6. 2. 1. delle N.T.A. (Norme Tecniche di Attuazione) del Piano Regolatore, la distanza minima dai confini di zona pari a ml. 300, nonché la dovuta distanza minima dai fabbricati residenziali, prevista in ml. 200.00, e si è anche entrati in contrasto con l'articolo 4.4.1.1, delle N. T. A. in quanto trattasi di zona preservata, sottoposta a tutela integrale, per di più in questo caso le apparecchiature a terra ricadono in un'area preservata a tutela integrale di derivazione storico-culturale;
dalla relazione di verifica dell'impatto ambientale (V.I.A.) l'intervento in progetto è risultato palesemente sottodimensionato rispetto ai diversi elementi presenti in loco;
la Conferenza dei Servizi, secondo regolamento, ha approvato però la richiesta di installazione di una antenna radiobase per telefonia mobile anche se c'è stato un voto contrario del Comune;
allo stato, secondo quanto riportato da un articolo del Messaggero di Pesaro del 5 gennaio 2007, il terreno nel quale la Vodafone Omnitel vuole posizionare il nuovo impianto è stato preso già in affitto dalla stessa Vodafone -:
se il Ministro intenda adottare provvedimenti affinché siano rispettate la volontà e l'esigenze di tutela ambientale espresse dalle Amministrazioni Comunali con parere contrario all'istallazione di antenne radiobase da parte delle società di telefonia mobile -:
quali iniziative, anche normative, intenda assumere al fine di permettere ai Comuni di rimuovere le antenne radiobase che violano le Norme Tecniche di Attuazione dei Piani regolatori.
(4-02711)
Risposta. - Si fa innanzitutto presente che a Tavullia una sola antenna, di proprietà della società Vodafone, risulta essere stata installata senza il preventivo permesso del Comune, in forza del parere positivo espresso dalla Conferenza dei servizi attivata dallo sportello unico per le attività produttive.
In quella sede, il Comune ha espresso parere contrario all'intervento in quanto l'area interessata è sottoposta a tutela integrale
di derivazione storico-culturale in base alle norme tecniche di attuazione del Piano paesistico ambientale regionale, norme rispetto, alle quali il Comune stesso ha provveduto ad adeguare il proprio Piano regolatore generale.
Sulla zona di crinale, percorsa da una strada panoramica, non incide tuttavia alcun vincolo paesaggistico né ai sensi delle precedenti leggi di tutela (legge n. 1497 del 1939 e legge n. 431 del 1985) né ai sensi del decreto legislativo n. 42 del 2004.
Pertanto, le eventuali iniziative da intraprendere per la rimozione della antenna esulano dalle competenze di questo Ministero.
Il Sottosegretario di Stato per i beni e le attività culturali: Danielle Mazzonis.
RIGONI. - Al Ministro degli affari esteri, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'Italia è paese fondatore del Consiglio d'Europa, la più antica istituzione europea nata nel 1949, in un'Europa devastata e divisa dal conflitto mondiale appena terminato, con lo scopo di favorire la creazione di uno spazio democratico e giuridico comune;
fin dalla creazione del Consiglio d'Europa l'Italia è stata tra i maggiori contribuenti dell'agenzia, i cosiddetti «Grandi Pagatori», assieme a Francia, Germania, Regno Unito e Federazione Russa, e che tutti i «Grandi Pagatori» versano un contributo finanziario percentualmente identico, coerentemente con le regole dell'Organizzazione stessa;
nel disegno di legge finanziaria 2008 presentato dal Governo al Parlamento il 1 ottobre 2007 è prevista una riduzione del contributo italiano per la partecipazione al Consiglio d'Europa, nell'ordine del 10 per cento, ovvero di 3.298.794 euro;
una diminuzione del contributo italiano al bilancio del Consiglio d'Europa - sostanzialmente fermo da vari anni (con crescita zero in termini reali), che in ogni caso ha natura obbligatoria e non derogabile - comporterebbe la perdita dell'Italia del proprio ruolo storico di grande contributore e, pertanto, di uno tra i maggiori protagonisti della vita dell'Organizzazione;
appare difficilmente percorribile l'ipotesi di sottrarsi agli obblighi finanziari derivanti dalla partecipazione dell'Italia al Consiglio d'Europa, e che le conseguenze politiche negative, con inevitabile perdita di status del nostro Paese sul piano internazionale e, più nello specifico, paneuropeo, sarebbero di portata vastissima ed ingiustificabili anche alla luce del modestissimo (e incerto, data la natura obbligatoria del contributo) risparmio per l'erario che l'ipotetica riduzione comporterebbe -:
quali siano i motivi in base ai quali il Governo italiano abbia ritenuto di procedere in via unilaterale alla riduzione del contributo annuo al Consiglio d'Europa.
(4-05464)
Risposta. - Il problema evidenziato dall'interrogante è ben presente a questa amministrazione che ne ha avviato la soluzione d'intesa con il ministero delle finanze.
Nel corso dei lavori parlamentari di approvazione della legge di bilancio per il corrente anno, è stato approvato un emendamento presentato dal Governo che ha aumentato di 2 milioni di Euro il capitolo di spesa relativo al contributo ordinario all'organizzazione. Poiché tale maggiorazione comunque non avrebbe consentito all'Italia di far fronte al pagamento del totale contributo, questo ministero sta predisponendo, in accordo con il ministero economia e finanze, una ulteriore richiesta di integrazione di 2 milioni e seicentomila euro da attingere dal Fondo delle spese obbligatorie per ripristinare il predetto contributo nei termini previsti.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Famiano Crucianelli.
SMERIGLIO. - Al Ministro dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
con la legge n. 293 del 2003 «all'Istituto di studi politici San Pio V» furono riconosciuti non solo degli emolumenti (1 milione e 500 mila euro l'anno) senza alcun obbligo di concorso pubblico per il finanziamento del progetto di ricerca, ma anche il prestigioso status di «ente di ricerca non strumentale»;
tale legge fu approvata nonostante il parere contrario espresso dai tecnici degli uffici dell'allora ministro Letizia Moratti e suscitò numerose perplessità e contestazioni, per il fatto che sembrava essere un inspiegabile «regalo» in una situazione di totale ristrettezza dei fondi pubblici per la ricerca e stante l'obbligo per le altre fondazioni private di ricerca di continuare a presentare progetti e sottoporsi a selezioni secondo concorsi pubblici per sperare di ottenere finanziamenti di minore entità;
tale Istituto, da quanto si evince dal bilancio, ha ricevuto finanziamenti anche dalla Regione Lazio;
in detto Istituto, a quanto risulta all'interrogante, vi è un numero di dipendenti amministrativi largamente superiore ai ricercatori che sono solo due unità, né tanto meno è noto se i finanziamenti erogati siano utilizzati anche dalla collegata «Libera Università degli studi S. Pio V»;
tale situazione, in un momento in cui il Governo dell'Ulivo ha difficoltà per problemi di risanamento economico di incrementare, come è nel programma, in maniera significativa i fondi per la ricerca, appare all'interrogante, del tutto ingiustificata e discriminatoria;
altro elemento che dovrebbe far riflettere, sempre a parere dell'interrogante, è la composizione del Consiglio direttivo dell'Istituto che sembra essere determinata da una precisa spartizione di stampo partitocratico;
a giudizio dell'interrogante, sarebbe necessario accertare se l'attività e le modalità e i criteri di selezione del personale di ricerca di tale Istituto sia di tale rilevanza da meritare sovvenzioni statali -:
se non ritenga, in ogni caso, inopportuno mantenere tale finanziamento e di conseguenza se non si intenda ridistribuire tali fondi in maniera più trasparente e meritoria rispetto all'attività di ricerca.
(4-01752)
Risposta. - In relazione all'interrogazione in esame, e come noto all'interrogante, si fa presente che con legge del 23 ottobre 2003 n. 293, l'Istituto di studi «S. Pio V» pur mantenendo la natura giuridica di soggetto di diritto privato, è stato considerato ente di ricerca non strumentale, al quale è stato assegnato un contributo annuale di funzionamento di euro 1.500.000,00.
Il finanziamento grava sul capitolo 1679 di questo Ministero intestato a «contributi ad enti, associazioni, fondazioni ed altri organismi», sul quale la legge predetta ha previsto l'incremento di un importo pari alla somma da assegnare all'Istituto, da parte del Ministero dell'economia e delle finanze.
Dai bilanci trasmessi al Ministero, non risultano trasferimenti finanziari alla collegata «Libera Università degli Studi S. Pio V».
Anteriormente alle speciali disposizioni contenute nella legge n. 293 del 2003, nell'ambito del medesimo cap. 1679, l'Istituto riceveva contributi di importi di gran lunga inferiori e partecipava alla procedura selettiva per l'assegnazione dei predetti fondi agli Enti che presentavano richiesta ai sensi del decreto ministeriale 623 del 1996, ma la riserva prevista a favore dell'Istituto dalla legge citata ha comportato l'assegnazione automatica, senza alcuna valutazione, del contributo.
Si rende noto che è in corso di emanazione il provvedimento di revisione del Decreto ministeriale n. 623 del 1996, nel quale sono, tra l'altro, previste disposizioni più cogenti e trasparenti anche per quanto riguarda la valutazione in itinere ed ex post delle attività degli Enti e dei risultati raggiunti,
nonché la revoca ed il recupero dei fondi assegnati in caso di giudizio negativo sul loro utilizzo.
Il provvedimento potrà applicarsi all'Istituto «S. Pio V», ma solo in sede di valutazione successiva dell'attività svolta, considerata la specialità dei contenuti della legge n. 293 del 2003.
Il Ministro dell'università e della ricerca: Fabio Mussi.
SUPPA. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
il Santuario di Santa Maria di Casaluce in provincia di Caserta, già parte di un complesso fortificato di origine normanna sorto intorno all'anno mille, ha una grandissima rilevanza storica ed artistica essendo un importantissimo esempio di arte trecentesca nel 1300. Infatti quella che fu la prima fortezza normanna eretta in Italia ed in tutto il bacino del mediterraneo, venne trasformata in un monastero affidato in seguito all'ordine dei celestini, che ne presero possesso ufficialmente nel 1360, e che, per diversi secoli a venire lo curarono, ampliandolo e abbellendolo con pregiate pitture fiorentine, e dotandolo di un'icona bizantina importantissima;
il Santuario custodisce, infatti, l'icona bizantina del XI sec. di Santa Maria di Casaluce e due idrie che la storia associa alle giare utilizzate da Gesù Cristo per compiere il primo miracolo alle nozze di Cana di Galilea;
la sacra effige della Beata Vergine è meta di numerosissimi pellegrini provenienti da ogni parte d'Italia, i quali attingono anche l'acqua benedetta dalle idrie;
il ciclo pittorico degli affreschi trecenteschi della cappella detta «delle sette porte» attribuiti alla scuola di Giotto, è attualmente incompleto, perché parte degli affreschi sono stati asportati per essere restaurati a Napoli presso il museo di San Martino (una parte è stata a lungo esposta nella Cappella del Maschio Angioino) e mai riportati al loro luogo di origine;
questo importantissimo monumento, di fatto abbandonato da anni ad un inesorabile deterioramento, giace ad oggi in gravissime condizioni, a causa dei danni che il tempo, l'incuria, le numerose, ingiustificate manomissioni distruzioni e sottrazioni hanno provocato;
Casaluce si trova comunque in zona di alto degrado e pertanto il restauro del Santuario potrebbe significare anche la volontà di recuperare un'intera area di antichissime origini ma da troppo tempo abbandonata a se stessa;
la Sovrintendenza di Caserta ha messo in campo alcuni interventi, che però si sono rivelati frammentari e incompleti, a causa della cronica insufficienza dei fondi;
la Presidenza del Consiglio dei ministri con nota del 30 novembre 2006 prot. Di.C:A:/11881/II-4.9.3, pur esprimendo parere favorevole alle richieste di intervento, comunicava al parroco del Santuario la mancanza di fondi;
vani sono risultati i numerosissimi tentativi del parroco e di molti cittadini perché fossero reperiti fondi -:
se il Ministro non ritenga di dover adottare misure efficaci volte ad assicurare a questo complesso monumentale finalmente la giusta attenzione, predisponendo un adeguato piano volto al ripristino, al restauro e al consolidamento del Santuario di Casaluce, al fine di evitare che un tale patrimonio storico artistico e culturale subisca dei danni irreparabili.
(4-04095)
Risposta. - Il complesso del Castello di origine normanna e della chiesa di Santa Maria ad Nives è stato oggetto diversi interventi di tutela da parte della Soprintendenza di Napoli a partire dalla metà degli anni '60.
Un primo importante intervento di recupero avvenuto negli anni '80 ha riguardato l'interno dell'edificio riportando alla
luce le originarie crociere gotiche celate sotto la struttura barocca.
Successivamente, la Conferenza episcopale italiana ha finanziato i lavori relativi alla facciata ed alla sistemazione della parte interna della copertura.
Negli anni scorsi la Soprintendenza ha più volte chiesto fondi per riconsegnare al loro luogo di origine almeno una parte degli affreschi trecenteschi staccati nel corso dei primi importanti interventi di tutela risalenti agli anni '60, ma non li ha ottenuti.
Attualmente, la chiesa di Santa Maria ad Nives è stata inserita nella programmazione triennale 2008-2010 per un importo complessivo di 50.000,00 euro.
Il Sottosegretario di Stato per i beni e le attività culturali: Danielle Mazzonis.
ZACCHERA. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
secondo tradizione, al termine dei lavori delle commissioni continentali del CGIE (Consiglio Generale degli Italiani all'estero) vi è un incontro con la comunità italiana della nazione ove si riunisce la commissione;
in data 28 settembre si sono conclusi i lavori della Commissione continentale Europa in Lussemburgo;
nella stessa giornata la Commissione si è pertanto portata a Dudelange, a circa 20 km. dalla capitale lussemburghese, per tenere il predetto incontro che si è svolto presso la locale «Festa dell'Unità»; tale partecipazione avrebbe sollevato perplessità da parte di personale del MAE;
avrebbero fatto parte della delegazione i membri stessi della Commissione, oltre a rappresentanti di Camera e Senato;
presso gli stand della festa, la delegazione ufficiale ha ricevuto i rappresentanti delle comunità italiane locali e delle circoscrizioni consolari confinanti o comunque vicine al Lussemburgo -:
se quanto sopra esposto corrisponda a verità;
in caso affermativo, se la partecipazione stessa abbia ottenuto il placet da parte del MAE e quali siano i funzionari o dirigenti responsabili di tale scelta;
come venga giudicata questa smaccata presa di posizione politica del CGIE partecipante in forma ufficiale ad una festa di un partito politico che, per singolare combinazione, è lo stesso del Ministro degli affari esteri onorevole Massimo D'Alema, venendo meno in modo plateale alla consueta indipendenza - almeno formale - del MAE e del CGIE dai partiti politici;
sempre in caso affermativo, perché sia stata operata questa scelta, quanto sia costata la missione del CGIE in Lussemburgo e se non appaia disdicevole che un organismo dello Stato partecipi platealmente ad una manifestazione dichiaratamente politica.
(4-05108)
Risposta. - In occasione dello svolgimento delle Commissioni continentali del CGIE la scelta della sede in cui tenere le riunioni è normalmente demandata al membro del Consiglio residente nel Paese ospitante, che la individua d'intesa con il Segretario Generale del CGIE e consultando con la competente rappresentanza diplomatico-consolare.
La riunione dell'ultima Commissione Europa e Nord Africa ha avuto luogo nei locali messi a disposizione dalla Camera di Commercio italo-lussemburghese, mentre il consueto incontro con la collettività locale si è svolto in un vasto complesso di Dudelange, già sede di un'industria siderurgica - le acciaierie Acelor - ed oggi trasformato in un vasto spazio utilizzato per eventi di carattere socio-culturale.
Nello stesso giorno in cui si è svolto l'incontro tra il CGIE e la comunità italiana in Lussemburgo - il 29 settembre 2007 - aveva luogo anche la «Festa dell'Unità». Data l'imponenza degli spazi disponibili, non si è comunque verificata alcun tipo di contiguità tra i due eventi. Sempre negli stessi
giorni, il complesso ospitava altre manifestazioni, come l'esposizione sulla storia dell'immigrazione in Lussemburgo.
Si deve altresì rilevare che, allorché l'ambasciata in Lussemburgo era venuta a conoscenza della coincidenza tra l'incontro del CGIE con la comunità e la «Festa dell'Unità» aveva proposto un cambiamento di sede, ma esso era risultato impossibile a causa dell'imminenza della data.
In conclusione, non si ha nessun elemento per affermare che il CGIE abbia partecipato «in forma ufficiale ad una festa di partito politico».
Il Viceministro degli affari esteri: Franco Danieli.
ZANELLA. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
anche quest'anno, in autunno si svolgerà la Festa del cinema di Roma, per la precisione dal 2 all'11 ottobre 2008, come riportato dal sito ufficiale della manifestazione;
anche la mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia si svolgerà, come sempre, tra fine agosto e inizio settembre (27 agosto-6 settembre);
si rinnova dunque, per il terzo anno, il problema di una eccessiva vicinanza tra due eventi che si occupano della stessa materia: il cinema;
secondo il consigliere della Biennale Miracco, l'eccessiva vicinanza temporale tra le due manifestazioni è quantomeno inopportuna, causando un danno all'immagine di tutto il paese e della cultura cinematografica;
secondo la giornalista Daria Bignardi, la conseguenza di questa sovrapposizione è nettamente negativa: «Ogni anno esistono, diciamo, 100 buoni film? È chiaro che se li dividi per dieci ne toccano dieci a testa, se li dividi per undici, ne toccano di meno. [...] Venezia avrà i giorni contati» (intervista di Massimo Bran http://www.meetingvenice.it/cultura-e-attualita/interviste/intervista-a-irene-bignardi.html) -:
quali iniziative intenda intraprendere il Governo per evitare la vicinanza delle date delle due rassegne cinematografiche, in relazione alle garanzie promesse a suo tempo per salvaguardare la migliore riuscita di entrambe le kermesse.
(4-06145)
Risposta. - Con riferimento alla questione sollevata dall'interrogante, si rende noto che la terza edizione della Festa del Cinema di Roma si svolgerà dal 22 al 31 ottobre 2008 e non più dal 2 all'11 ottobre come comunicato in via ufficiale in data 18 gennaio 2008 sul sito web www.romacinemafest.org.
Tale decisione è stata presa in ragione della preoccupazione evidenziata dallo stesso mondo del cinema di una eccessiva contiguità di date con la Mostra internazionale di Arte cinematografica di Venezia.
Il Sottosegretario di Stato per i beni e le attività culturali: Elena Montecchi.